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JULES VERNE

La Stella del Sud



Disegni
di Leon Benett
incisi da Ch. Barbant, A. Bellenger, F. Delangle, V. Dutertre,
Dumouza, Fromenl, Uh. Hildibrand, F. Meaulle
Copertina di Graziella Sarno
U. MURSIA & C.
MILANO

Traduzione integrale dal francese di
MARIELLA MUGGINI

Titolo originale dellopera
L'TOILE DU SUD
(1884)

Propriet letteraria e artistica riservata
Printed in Italy Copyright 1972 U. MURSIA &C.
1299/AC - U. MURSIA & C. - Milano - Via Tadino, 29
PRESENTAZIONE
Sullo sfondo de La Stella del Sud,scritto nel 1884, tratteggiata la
pesante situazione in cui vennero a trovarsi i Boeri nell'Africa
australe in seguito ai soprusi economici e militari messi in atto dalle
forze britanniche, dopo la scoperta dei giacimenti d'oro e di
diamanti avvenuta in quei territori. (E a questo proposito andrebbe
qui sottolineato il tempismo di Verne: la scoperta dei giacimenti
risale proprio al 1884, data di pubblicazione del romanzo.) Sullo
sfondo de L'arcipelago in fiamme tratteggiata la guerra di
indipendenza della Grecia contro il governo turco che ebbe il suo
momento culminante nella battaglia di Navarino (20 ottobre 1827).
Entrambi i libri sono dunque ambientati nel quadro di moti
irredentistici che videro le minoranze oppresse sollevarsi contro i
dominatori, in nome della libert e della indipendenza.
Ma, come sempre avviene in Verne, la cornice storica resta sullo
sfondo, e in primo piano viene avanti l'avventura, con fatti, nomi e
volti presi in prestito dalla fantasia.
Ne La Stella del Sud, il protagonista un giovane chimico
francese, Cyprien Mr, inviato nell'Africa del Sud per compiervi
ricerche geologiche. Se non che, ad un certo momento, egli crede di
aver scoperto il metodo per fabbricare artificialmente i diamanti. Il
frutto della propria scoperta egli lo vede con i propri occhi: un
diamante favoloso, d'incalcolabile purezza e valore: la Stella del
Sud. Proprio il dono di nozze che ci vuole per Alice Watkins, la
fanciulla cui ha donato il suo cuore.
Purtroppo, durante una festa, il favoloso diamante scompare
misteriosamente, e ha cos inizio la caccia al ladro, che riserver al
protagonista la pi imprevedibile delle rivelazioni
A parte le osservazioni gi fatte sull'ambientazione del romanzo,
che costituisce il pretesto per una trama ricca di avvenimenti, di
personaggi e di tensione narrativa, riteniamo utile sottolineare qui
due punti che ci sembrano oltremodo interessanti.
Il primo riguarda la fabbricazione artificiale dei diamanti che
Verne affida a Cyprien Mr non senza quello spirito d'anticipazione
che gli congeniale. Infatti un compatriota di Cyprien, Henri
Moissan, chimico illustre che ottenne il Premio Nobel nel 1906, nove
anni dopo la pubblicazione di Verne riusc effettivamente a produrre
piccoli diamanti artificiali. C' da credere che Verne non solo
precorresse la scienza ma addirittura la ispirasse. Il secondo punto
riguarda i rapporti di Cyprien con la popolazione indigena, i cafri,
delineati nel loro momento pi tipico nei rapporti con Matakit, che
rivelano l'indignazione dello scrittore nei confronti delle miserabili
condizioni di vita in cui sono tenuti i negri e al tempo stesso
mostrano le sue perplessit nei confronti di certo colonialismo
culturale praticato sia pure con le migliori intenzioni. Spirito
liberale e profondamente umano egli anticipa anche in questo senso
alcuni motivi dell'anticolonialismo, anche se non riesce a liberarsi
completamente dal mito del primato dell'uomo bianco.

J ULES VERNE nacque a Nantes l'8 febbraio 1828. A undici anni,
tentato dallo spirito d'avventura, cerc di imbarcarsi
clandestinamente sulla nave La Coralie, ma fu scoperto per tempo e
ricondotto dal padre. A vent'anni si trasfer a Parigi per studiare
legge, e nella capitale entr in contatto con il miglior mondo
intellettuale dell'epoca. Frequent soprattutto la casa di Dumas padre,
dal quale venne incoraggiato nei suoi primi tentativi letterari.
Intraprese dapprima la carriera teatrale, scrivendo commedie e
libretti d'opera; ma lo scarso successo lo costrinse nel 1856 a cercare
un'occupazione pi redditizia presso un agente di cambio a Parigi.
Un anno dopo sposava Honorine Morel. Nel frattempo entrava in
contatto con l'editore Hetzel di Parigi e, nel 1863, pubblicava il
romanzo Cinque settimane in pallone.
La fama e il successo giunsero fulminei. Lasciato l'impiego, si
dedic esclusivamente alla letteratura e un anno dopo l'altro - in base
a un contratto stipulato con l'editore Hetzel - venne via via
pubblicando i romanzi che compongono l'imponente collana dei
Viaggi straordinari - I mondi conosciuti e sconosciuti e che
costituiscono il filone pi avventuroso della sua narrativa. Viaggio al
centro della Terra, Dalla Terra alla Luna, Ventimila leghe sotto i
mari, L'isola misteriosa, Il giro del mondo in 80 giorni, Michele
Strogoff sono i titoli di alcuni fra i suoi libri pi famosi. La sua opera
completa comprende un'ottantina di romanzi o racconti lunghi, e
numerose altre opere di divulgazione storica o scientifica.
Con il successo era giunta anche l'agiatezza economica, e Verne,
nel 1872, si stabil definitivamente ad Amiens, dove continu il suo
lavoro di scrittore, conducendo, nonostante la celebrit acquistata,
una vita semplice e metodica. La sua produzione letteraria ebbe
termine solo poco prima della morte, sopravvenuta a settantasette
anni, il 24 marzo 1905.
Indice
PRESENTAZIONE________________________________________3
LA STELLA DEL SUD__________________________________ 9
Capitolo I ________________________________________________9
SONO DAVVERO SBALORDITIVI QUESTI FRANCESI! ___________ 9
Capitolo II ______________________________________________20
I CAMPI DI DIAMANTI ______________________________________ 20
Capitolo III______________________________________________29
UN'AMICHEVOLE LEZIONE DI SCIENZE______________________ 29
Capitolo IV______________________________________________39
CYPRIEN AL VANDERGAART-KOPJ E ________________________ 39
Capitolo V ______________________________________________47
PRIMI RISULTATI __________________________________________ 47
Capitolo VI______________________________________________58
ALCUNE USANZE DEL CAMPO______________________________ 58
Capitolo VII _____________________________________________70
LA FRANA ________________________________________________ 70
Capitolo VIII ____________________________________________79
LA GRANDE PROVA________________________________________ 79
Capitolo IX______________________________________________86
CHE SORPRESA! ___________________________________________ 86
Capitolo X ______________________________________________95
NEL QUALE J OHN WATKINS MEDITA LUNGAMENTE__________ 95
Capitolo XI_____________________________________________109
LA STELLA DEL SUD______________________________________ 109
Capitolo XII ____________________________________________119
PREPARATIVI PER LA PARTENZA __________________________ 119
Capitolo XIII ___________________________________________126
IL LUNGO VIAGGIO ATTRAVERSO IL TRANSVAAL___________ 126
Capitolo XIV ___________________________________________139
A NORD DEL LIMPOPO ____________________________________ 139
Capitolo XV ____________________________________________149
UNA CONGIURA __________________________________________ 149
Capitolo XVI ___________________________________________158
IL TRADIMENTO__________________________________________ 158
Capitolo XVII __________________________________________169
UNA CORSA A OSTACOLI AFRICANA _______________________ 169
Capitolo XVIII__________________________________________176
LO STRUZZO PARLANTE __________________________________ 176
Capitolo XIX ___________________________________________188
LA GROTTA MERAVIGLIOSA_______________________________ 188
Capitolo XX ____________________________________________198
IL RITORNO ______________________________________________ 198
Capitolo XXI ___________________________________________208
GIUSTIZIA ALLA VENEZIANA______________________________ 208
Capitolo XXII __________________________________________218
UN NUOVO TIPO DI MINIERA ______________________________ 218
Capitolo XXIII__________________________________________226
LA STATUA DEL COMMENDATORE ________________________ 226
Capitolo XXIV__________________________________________232
UNA STELLA CHE SVANISCE ______________________________ 232



LA STELLA DEL SUD
CAPITOLO I
SONO DAVVERO SBALORDITIVI QUESTI FRANCESI!
PARLATE, signore, vi sto ascoltando.
Con il vostro permesso, signore, ho l'onore di chiedervi la
mano di vostra figlia, la signorina Watkins.
La mano di Alice!?
S, signore. La mia domanda sembra sorprendervi. Vogliate
scusarmi, ma io davvero non riesco a comprendere perch la troviate
tanto strana. Ho ventisei anni. Mi chiamo Cyprien Mr. Sono
ingegnere minerario, promosso secondo in graduatoria, al
Politecnico. La mia famiglia, anche se non ricca, tuttavia molto
conosciuta e stimata. Il console di Francia al Capo potr
testimoniarlo, se voi lo desiderate, e il mio amico Pharamond
Barths, il coraggioso cacciatore del Griqualand che anche voi
conoscete, potr confermarvi quanto vi ho detto. Mi trovo qui in
missione scientifica per conto dell'Accademia delle Scienze e del
Governo francese. L'anno scorso, all'Istituto, ho vinto il premio
Houdart per i miei lavori sulla composizione chimica delle rocce
vulcaniche dell'Auvergne. La mia monografia sul bacino
diamantifero del Vaal, che sto portando a termine, dovrebbe risultare
piuttosto interessante per il mondo scientifico. Quando rientrer dalla
mia missione, sar nominato professore incaricato della Scuola
Mineraria a Parigi, e ho gi fatto affittare un appartamento in me de
l'Universit al numero 104, terzo piano. Il mio stipendio con il
prossimo gennaio salir a quattromilaottocento franchi. Non il
Per, lo so bene; ma con i guadagni dei lavori personali e specifici,
dei premi accademici e delle collaborazioni con le riviste
scientifiche, la mia rendita risulter quasi raddoppiata. Aggiungo che
sono di gusti semplici per cui non mi occorre pi di cos per essere
felice. Signore, ho l'onore di chiedervi la mano di vostra figlia, la
signorina Watkins.
A giudicare dal tono fermo e risoluto di questo discorsetto, ci si
rendeva facilmente conto che Cyprien Mr era un tipo che, in ogni
situazione, mirava direttamente al suo scopo e che parlava molto
francamente.
La sua fisionomia del resto non smentiva l'impressione che
avevano prodotto le sue parole: quella cio di un giovane scienziato
abituato a dedicarsi a profondi pensieri e a serie ricerche e che
concede agli svaghi mondani solo il tempo strettamente necessario.
I suoi capelli castani tagliati a spazzola, la sua barba bionda e ben
rasata, la semplicit del suo abito da viaggio di pesante stoffa grigia,
il cappello di paglia da dieci soldi che egli aveva educatamente
deposto, entrando, su di una seggiola - quantunque il suo
.interlocutore fosse rimasto imperturbabile con il cappello in testa,
secondo l'impassibilit abituale della gente anglosassone - tutto
insomma in Cyprien Mr rivelava una persona molto seria, cos
come la limpidezza del suo sguardo indicava un cuore puro e una
coscienza onesta.
Bisogna aggiungere che questo giovane francese parlava
perfettamente l'inglese, come se fosse vissuto a lungo nelle regioni
pi britanniche del Regno Unito.
Il signor Watkins lo ascoltava, fumando una grossa pipa,
sprofondato in una poltrona di legno, con la gamba sinistra distesa su
un panchetto di paglia e il gomito appoggiato a un tavolo massiccio:
davanti a lui c'erano una bottiglia di gin e un bicchiere per met
pieno di tale bevanda alcolica.
Costui indossava un paio di calzoni bianchi, una giacca di tela blu,
una camicia di flanella gialliccia senza gilet n cravatta. Sotto il largo
cappello di feltro, che pareva destinato a dimorare sulla sua. testa
grigia, spuntava un rosso faccione che sembrava iniettato di gelatina
di ribes. Questo volto poco attraente, disseminato di ciuffi di barba
ispida color della gramigna, era fornito di due occhietti grigi, i quali
certo non lasciavano trasparire n bont, n pazienza.
C' da dire subito, come attenuante per il signor Watkins, che egli
soffriva terribilmente di gotta, cosa che lo costringeva a tenere
fasciato e a riposo il piede sinistro; la gotta d'altronde - nell'Africa
meridionale come in ogni altro paese del mondo - non ha certo la
prerogativa di addolcire il carattere delle persone che ne sono colpite.
La scena di cui trattiamo si stava svolgendo al pianterreno della
fattoria del signor Watkins a circa 29 gradi di latitudine sud
dall'equatore e a circa 22 gradi di longitudine est dal meridiano di
Parigi, presso la frontiera occidentale dello Stato libero di Orange, a
nord della colonia inglese del Capo, nel centro dell'Africa australe o
anglo-olandese. Questo paese, per il quale la riva destra del fiume
Orange segna il confine col grande deserto di Kala-kari, che porta
sulle vecchie carte il nome di paese dei Griqua, da una dozzina
d'anni stato chiamato con un nome molto pi appropriato: Dia-
monds-Field, il Campo di Diamanti.
La sala in cui aveva luogo questo colloquio diplomatico,
presentava uno strano contrasto tra una parte del mobilio, che era di
un lusso eccessivo, e altri particolari dell'arredamento che lasciavano
molto a desiderare. Il pavimento, per esempio, era di semplice terra
battuta, ma, qui e l, era stato coperto da spessi tappeti e da pelli
preziose. Alle pareti, che non erano mai state rivestite di una
qualsiasi forma di tappezzeria, erano appese una magnifica pendola
di bronzo cesellato, armi di valore di svariate fabbricazioni e
miniature inglesi montate su ricche cornici. Un divano di velluto era
affiancato da un tavolaccio di legno bianco che avrebbe a malapena
potuto essere usato in una cucina. Delle poltrone, venute direttamente
dall'Europa, cercavano inutilmente di essere invitanti per il signor
Watkins, il quale preferiva invece una vecchia seggiola, un tempo
intagliata e costruita da lui stesso.
Nel complesso dunque quell'insieme di oggetti di valore e
quell'accozzaglia di pelli di pantere, di leopardi, di giraffe e di
gattopardi gettati sopra i mobili, davano a quella sala una certa aria di
barbara opulenza.
Si capiva, guardando la conformazione del soffitto, che la casa
non aveva piani superiori e che era composta del solo pianterreno.
Come tutte le altre del paese, essa era costruita parte in legno, parte
in argilla, ed era coperta da lastre di zinco poggiate su una sottile
travatura.
Si capiva inoltre che tale abitazione era stata appena terminata.
Bastava avvicinarsi a una delle finestre per scorgere, al di fuori,
cinque o sei costruzioni abbandonate, tutte dello stesso stile ma di
epoche diverse e in uno stato di abbandono pi o meno avanzato. Si
trattava delle case che il signor Watkins aveva successivamente
costruito, abitato e abbandonato, secondo l'andamento della sua
fortuna e che ne segnavano per cos dire le tappe.
La pi lontana era fatta semplicemente di zolle di terra e poteva
chiamarsi a malapena capanna. La seconda era fatta d'argilla, la terza
di argilla e di legno, la quarta di argilla e di zinco. Si capiva da ci
secondo quale scala ascendente avesse avuto sviluppo l'industria del
signor Watkins.
Queste abitazioni, pi o meno decrepite, sorgevano su un
monticello presso la confluenza del Vaal e della Modder, i due
principali affluenti del fiume Orange in questa regione dell'Africa
australe. All'intorno, fin dove poteva spingersi lo sguardo, verso sud-
ovest e verso nord, non si vedeva che la pianura triste e desolata: il
Veld - come chiamato l - fatto di un terreno rossiccio, secco,
arido, polveroso, cosparso qua e l di un'erbetta rada e di isolati
cespugli spinosi. La mancanza totale di alberi la principale
caratteristica di questa triste contrada. Perci, tenendo conto che non
c' naturalmente carbon fossile e che le comunicazioni col mare sono
lente e difficoltose, non ci si meraviglier del fatto che il
combustibile sia l molto scarso e che ci si sia ridotti, per usi
domestici, a bruciare lo sterco delle greggi.
Su quella monotona distesa, dall'aspetto deprimente, si snodano le
anse dei due fiumi, talmente larghi e cos poco scavati nel terreno che
difficile capire come l'acqua abbia potuto restare nel suo letto e non
inondare tutta la piana circostante.
Verso oriente solamente la linea dell'orizzonte interrotta dalla
cresta di due lontane montagne, il Platberg e il Paardeberg, ai cui
piedi un occhio particolarmente acuto avrebbe potuto scorgere delle
colonne di fumo, un polverone e dei puntini bianchi, che sono in
realt case o tende, e, intorno a quelle, tutto un formicolio di esseri
umani.
l, in questo Veld, che si trovano i giacimenti di diamanti in
lavorazione, il Du Toit's Pan, il New-Rush e, forse il pi ricco di
tutti, il Vander-gaart-Kopje. Queste miniere a cielo scoperto e quasi a
fior di terra, che sono chiamate con il nome generale di dry-
diggings o miniere a secco, dall870 in poi, hanno prodotto per un
valore di circa quattrocento milioni in diamanti e pietre preziose. Si
trovano riunite in un'area circolare, il cui raggio al massimo di due
o tre chilometri. Le si potevano benissimo vedere con il binocolo
dalle finestre della fattoria Watkins, che ne distava circa quattro
miglia inglesi.
1
Il termine di fattoria, del resto, risulta estremamente improprio per
la costruzione del signor Watkins dal momento che era impossibile
scorgere all'intorno la minima traccia di coltura. Come tutti i pretesi
fattori di questa regione del Sud-Africa, il signor Watkins era
piuttosto un ricco pastore, un proprietario di mandrie di buoi, di
mucche e di montoni che non il capo di un'azienda agricola.
Intanto, il signor Watkins non aveva ancora risposto alla
domanda, che gli era stata gentilmente ma risolutamente rivolta da
Cyprien Mr. Dopo aver dedicato almeno tre minuti a una profonda
riflessione, egli si decise finalmente a staccare la pipa dalle labbra e a
sbottare nella seguente osservazione che, a dire la verit, non aveva
alcun rapporto con la domanda:
Credo che il tempo stia per cambiare, mio caro signore! La
gotta non mi ha mai fatto tanto soffrire come stamattina!
Il giovane ingegnere aggrott le sopracciglia, distolse per un
attimo il capo, facendo uno sforzo su se stesso per non lasciar
trasparire il suo disappunto.
Fareste bene a rinunciare al gin, signor Watkins! rispose poi
seccamente, additando la bottiglia di liquore che i ripetuti attacchi di
quel bevitore accanito andavano velocemente svuotando del suo
contenuto.

1
Il miglio inglese equivale a 1.609 metri. (N.d.T.)
Rinunciare al gin?! Per Giove! Me la raccontate proprio bella!
esclam il fattore. E chi ha mai sentito che il gin faccia male a
un galantuomo? S, lo so cosa volete dire! Volete citarmi la
ricetta di quel medico per un sindaco di Londra che aveva la gotta!
Come si chiamava quel medico? Abernethy, credo! Volete star
bene? diceva al suo ammalato. Vivete con uno scellino al giorno, e
guadagnatevelo lavorando! Tutto questo molto bello! Ma, nella
nostra vecchia Inghilterra, se per star bene bisognasse vivere con uno
scellino al giorno, a cosa servirebbe aver fatto fortuna? Quelle
sono sciocchezze indegne di una persona di spirito come voi, signor
Mr! Dunque non parlatene pi, ve ne prego. Per quanto mi
riguarda, piuttosto preferirei andarmene subito sotto terra! Ben
mangiare, ben bere, fumare una buona pipa tutte le volte che ne ho
voglia. Non ho altra gioia al mondo, e voi volete che io vi rinunci?
Oh! Per carit, non ci tengo affatto! rispose francamente
Cyprien. Ma lasciamo perdere questo discorso, se non vi dispiace,
signor Watkins, e torniamo piuttosto al motivo della mia visita.
Il signor Watkins, fino a quel momento cos loquace, era
ripiombato nel suo mutismo ed emetteva silenziose boccate di fumo.
In quella la porta si apr. Una fanciulla entr, portando un vassoio
con un bicchiere.
Questa dolce figuretta, cos graziosa sotto la grande cuffia, alla
moda delle contadine del Veld, era vestita d'un semplice abito di tela
a fiorellini.
Aveva diciannove o vent'anni, era di carnagione bianchissima, con
dei capelli biondi e fini, dei grandi occhi azzurri e un aspetto dolce e
gaio: ella era il ritratto della salute, della grazia e del buon umore!
Buon giorno, signor Mr! disse in francese ma con un
leggero accento britannico.
Buon giorno, signorina Alice! rispose Cyprien Mr, che
all'ingresso della fanciulla s'era alzato e si era inchinato davanti a lei.
Vi ho visto entrare, signor Mr, continu la signorina
Watkins, con un amabile sorriso che scopr una graziosa e candida
dentatura. E siccome so bene come non vi piace il gin che beve
mio padre vi ho portato dell'aranciata sperando che la troviate bella
fresca!
Siete infinitamente amabile, signorina!
Oh! a proposito! Non potete neppure immaginare che cosa ha
inghiottito stamattina Dada, il mio struzzo! riprese lei con aria
disinvolta. La mia biglia d'avorio per rammendare le calze! S,
proprio, la mia palla d'avorio! E si che non piccola, lo sapete
anche voi signor Mr; e mi era arrivata dritta dritta dal bigliardo di
New-Rush! Ebbene quella ghiottona di Dada se l' ingurgitata
come se fosse una pillola! Quella bestiaccia, mi far senz'altro morire
di spavento presto o tardi!
Nel raccontare la sua storia, la signorina Watkins aveva una
birichina luce di allegria negli occhi che stava a dimostrare come ella
non avesse alcuna intenzione di realizzare un cos lugubre
pronostico, neppure lontano nel tempo. Per, di colpo, con la
sensibilit propria della donna, ella fu colpita dallo strano silenzio di
suo padre e del giovane ingegnere e dall'imbarazzo che entrambi
dimostravano di provare in sua presenza.
Si direbbe, signori, che io vi disturbi! soggiunse. Non
temete: se avete dei segreti, che non devo ascoltare, me ne vado
subito! Del resto non ho tempo da perdere! Devo studiare la mia
suonata prima di occuparmi del pranzo Decisamente questa
mattina, non siete in vena di parlare signori! Vi lascio ai vostri
oscuri complotti!
Stava gi uscendo, quando si arrest un attimo e ritorn sui suoi
passi per dire con tono spiritoso, quantunque si trattasse di una cosa
seria:
Signor Mr, quando vorrete interrogarmi sull'ossigeno, sono a
vostra disposizione. Ho gi letto tre volte il capitolo di chimica che
mi avete dato da studiare e quel corpo gassoso, incolore, inodoro, e
senza sapore, non ha pi alcun segreto per me!
Dopodich la signorina Watkins fece una riverenza e disparve
come una leggera meteora.
Un istante pi tardi gli accordi di un piano si diffondevano da una
delle camere pi lontane della casa, annunciando che la fanciulla era
tutta dedita ai consueti esercizi musicali.
Ebbene, signor Watkins, riprese Cyprien al quale quella
gentile apparizione avrebbe ricordato il motivo della sua visita, se per
caso se lo fosse dimenticato, vi dispiacerebbe dare una risposta
alla domanda che ho avuto l'onore di farvi?
Il signor Watkins si tolse la pipa di bocca, sput in terra con un
gesto grandioso, sollev bruscamente il capo e, rivolgendo al giovane
uno sguardo inquisitore, disse:
Per caso, signor Mr, voi le avete gi parlato di tutto questo?
Parlato di che cosa? E a chi?
Di quello che m'avete detto a mia figlia.
Per chi diamine mi avete preso, signor Watkins! replic il
giovane ingegnere con uno sdegno tale da non lasciare dubbi sulla
sincerit delle sue parole. Io sono francese, signore! Non
dimenticatelo! Non mi sarei mai permesso di parlare di
matrimonio a vostra figlia senza il vostro permesso.
Lo sguardo del signor Watkins si raddolc immediatamente, di
colpo sembr che la lingua gli si sciogliesse.
Cos va bene! Bravo ragazzo! Mi congratulo con voi per
la vostra discrezione con Alice! rispose con tono quasi cordiale.
Ebbene, dal momento che ci si pu fidare di voi, vi chiedo di
darmi la vostra parola d'onore di non parlare, nemmeno per
l'avvenire, a mia figlia, di questo argomento.
E perch, se lecito, signore?
Perch questo matrimonio impossibile, ed meglio che voi lo
cancelliate dal vostro programma, riprese il signor Watkins.
Signor Mr, voi siete un giovane serio, un perfetto gentiluomo, un
eccellente chimico, un valente professore dall'avvenire brillante, non
ne dubito, tuttavia non avrete mia figlia, per la semplice ragione che
io ho fatto dei piani diversi sul suo conto!
Ma, signor Watkins
Non insistete! Sarebbe inutile! replic il fattore.
Foste anche duca o pari d'Inghilterra, voi non mi andreste bene!
Inoltre voi non siete nemmeno suddito inglese e avete appena
ammesso con ammirevole franchezza che non possedete alcuna
fortuna! Ora, ragioniamo un attimo: credete sul serio che io abbia
cresciuto Alice come ho fatto, procurandole i migliori professori di
Victoria e di Bloemfontein, per lasciarla poi andare a finire, a
vent'anni, a Parigi, in rue de l'Universit, al terzo piano, con un
signore di cui nemmeno capisco la lingua? Riflettete, signor Mr,
e provate a mettervi al mio posto! Supponete voi di essere il
fattore J ohn Watkins, proprietario della miniera di Vandergaart-
Kopje, e che io sia il signor Cyprien Mr, giovane scienziato
francese, inviato in missione al Capo! Immaginatevi di essere qui,
in questo salotto, seduto su questa poltrona, centellinando il vostro
solito bicchiere di gin, fumandovi del tabacco di Amburgo; forse che
voi accogliereste per un minuto un minuto solo l'idea di darmi la
mano di vostra figlia?
Certamente signore, rispose Cyprien, se credessi di
trovare in voi le qualit che la possano fare felice!
Ebbene, avreste torto, mio caro signore, torto marcio!..,
riprese il signor Watkins. Voi agireste, in tal caso, come un uomo
che non degno di possedere la miniera di Vandergaart-Kopje, o
meglio non la possedereste nemmeno, questa miniera! Credete forse
che mi sia caduta dal cielo fra le mani? Credete che non mi sia
costata intelligenza o fatica per scoprirla e per assicurarmene la
propriet? Ebbene! signor Mr, questa intelligenza, di cui ho dato
prova in tale situazione memorabile e decisiva, la applico a tutti gli
atti della mia vita e specialmente a tutto quello che riguarda mia
figlia! Perci vi ripeto: cancellate questa idea dal vostro
programma! Alice non per voi!
Giunto trionfalmente a questa conclusione, il signor Watkins prese
il bicchiere e lo vuot d'un soffio.
Il giovane ingegnere, confuso, non trovava nulla da rispondere: e
l'altro, approfittandone, lo incalzava insistendo:
Siete davvero sbalorditivi voi francesi! Non vi fermate davanti
a niente, parola mia! Ma come! Capitate qui, come se cadeste dal
mondo della luna, in fondo al Griqualand, davanti a un brav'uomo
che non aveva mai sentito parlare di voi, tre mesi fa, e che non vi ha
visto neanche dieci volte in questi novanta giorni! Venite a vederlo e
gli dite: J ohn Stapleton Watkins, voi avete una figlia incantevole,
beneducata, da tutti considerata la perla del paese e, cosa che non
guasta, vostra unica erede, per la propriet del pi ricco Kopje di
diamanti dei Due Mondi! Io sono il signor Cyprien Mr, di Parigi,
ingegnere, e ho quattromilaottocento franchi di appannaggio!
Vogliate darmi dunque, se non vi spiace, vostra figlia in sposa,
affinch io la conduca nel mio paese e voi non udiate pi parlare di
lei se non di tanto in tanto per posta o per telegrafo!. E voi trovate
tutto questo naturale? Io la trovo una cosa semplicemente assurda!
Cyprien s'era alzato, pallidissimo. Aveva preso il suo cappello e si
preparava a uscire.
S! assurda! insisteva il fattore. Ah! io non indoro la
pillola, io! Sono un inglese di vecchio stampo, signore! Se
anche adesso sono quello che sono, io sono stato pi povero di voi,
molto pi povero! Ho fatto tutti i lavori! Ho fatto il mozzo a
bordo d'una nave mercantile, il cacciatore di bufali nel Dakota, il
minatore nell'Arizona, il pastore nel Transvaal! Ho patito il caldo,
il freddo, la fame, la fatica! Per vent'anni, con il sudore della
fronte, mi sono guadagnato la crosta di pane secco che mi faceva da
pasto! Quando sposai la defunta signora Watkins, la madre
d'Alice, la figlia di un boero d'origine francese
2
- come voi, sia detto
fra parentesi, - non avevamo in due neppure di che nutrire una capra!
Ma ho lavorato! Non ho perso coraggio! E ora, che sono ricco,
intendo raccogliere i frutti della mia fatica! Soprattutto intendo
tenermi mia figlia, perch mi curi la gotta e mi suoni della musica la
sera quando m'annoio! Se mai si sposer, lo far qui, con un
ragazzo del paese, ricco come lei, fattore o minatore come noi, che
non mi parler di andar a vivere come un morto di fame al terzo
piano di un paese, dove non ho mai desiderato metter piede in vita
mia: si sposer con J ames Hilton, per esempio, o con un altro pezzo
d'uomo della sua tempra! I pretendenti non mancano, ve
l'assicuro! Insomma con un buon inglese che non abbia paura di un
bicchiere di gin e che mi tenga compagnia quando fumo la pipa!
Cyprien aveva gi la mano sulla maniglia della porta per uscire da
quella sala, dove cominciava a soffocare.
Senza rancore! gli disse il signor Watkins. Io non ce l'ho
con voi, signor Mr, e sar sempre molto lieto di vedervi, come

2
Molti Boeri o contadini olandesi dell'Africa meridionale discendono dai Francesi,
passati in Olanda e poi nella Colonia del Capo, in seguito alla revoca dell'editto di
Nantes. (N.d.T.)
cliente e come amico! Anzi, noi abbiamo ospiti a cena questa
sera! Volete essere dei nostri?
No, grazie, signore! rispose freddamente Cyprien. Devo
terminare la mia corrispondenza per l'ora della posta!
E si allontan.
Sorprendenti, questi francesi sorprendenti! andava
ripetendo il signor Watkins mentre riaccendeva la sua pipa con un
pezzetto di corda incatramata accesa che teneva sempre a portata di
mano.
E si vers un bicchierone di gin.
CAPITOLO II
I CAMPI DI DIAMANTI
QUELLO che feriva maggiormente il giovane ingegnere nella
risposta appena ricevuta dal signor Watkins era il fatto che egli non
poteva impedirsi di riconoscervi, sotto una forma eccessivamente
ruvida, un fondo di ragione. Riflettendoci, anzi, era sorpreso di non
aver saputo prevedere le logiche obiezioni che il fattore gli avrebbe
avanzato, e di essersi di conseguenza esposto all'eventualit di una
simile scenata.
Il fatto che egli, fino ad allora, non. aveva mai pensato alla
distanza che la ricchezza, la razza, l'educazione e l'ambiente
mettevano tra lui e la fanciulla. Abituato com'era, da cinque o sei
anni, a considerare i minerali da un punto di vista puramente
scientifico, egli si limitava a considerare i diamanti come semplici
pezzi di carbone, da mettere in esposizione nelle vetrine della Scuola
Mineraria. D'altra parte essendo abituato in Francia a condurre
un'esistenza socialmente molto pi elevata di quella dei Watkins, egli
aveva completamente perduto il senso del valore economico
rappresentato dal giacimento che il fattore possedeva. Non lo aveva,
perci, neppure sfiorato l'idea che fra la figlia del proprietario di
Vandergaart-Kopje e un ingegnere francese potesse esserci una
sproporzione. E, se anche gli fosse passata per la mente una tale
eventualit, probabile che, in qualit di parigino e di vecchio
allievo della Scuola Politecnica, avrebbe pensato di essere lui che
stava per contrarre un matrimonio morganatico.
Ma il brusco rimprovero lo aveva improvvisamente risvegliato dai
suoi sogni. Cyprien era provvisto di troppo buon senso per non
capire le serie ragioni che avevano motivato quel rifiuto, ed era
troppo onesto per irritarsi di un verdetto che, in fin dei conti, trovava
giusto.
Ma il colpo era non di meno penoso, e ora, che doveva rinunciare
ad Alice, capiva quanto lei gli fosse divenuta cara in meno di tre
mesi.
Infatti, erano solo tre mesi che Cyprien Mr la conosceva, da
quando cio era giunto nel Griqualand.
Come gli sembrava gi lontano quel giorno! Col pensiero gli
sembrava di rivedersi quando, in una polverosa giornata terribilmente
calda, era giunto finalmente al termine del suo lungo viaggio da un
emisfero all'altro!
Sbarcato col suo amico Pharamond Barths un vecchio
compagno di collegio che per la terza volta veniva a caccia
nell'Africa australe - Cyprien s'era subito separato da lui al Capo.
Pharamond Barths era partito per il paese dei bassuti, dove contava
di reclutare una piccola scorta di guerrieri negri, da cui si sarebbe
fatto accompagnare nelle sue spedizioni cinegetiche. Cyprien, invece,
aveva preso posto nel carrozzone a quattordici cavalli, che fa servizio
sulle strade del Veld e si era diretto verso il Campo di Diamanti.
Cinque o sei grandi casse, un vero laboratorio di chimica e di
mineralogia, dal quale non avrebbe voluto separarsi mai
costituivano il bagaglio del giovane scienziato. Ma la diligenza non
portava che cinquanta chili di bagagli per viaggiatore, cosicch fu
necessario affidare quelle preziose casse a un carretto tirato da buoi,
che doveva portarle nel Griqualand con la lentezza dei tempi dei
merovingi!
Questa diligenza, grande carro con panchine per dodici persone,
coperto da un tendone di tela, era montata su quattro enormi ruote
costantemente inzaccherate dall'acqua dei torrentelli che attraversava
a guado. I cavalli, attaccati a due a due, a volte aiutati dai muli, son
condotti con grande abilit da due cocchieri, seduti uno in fianco
all'altro a cassetta: uno tiene le redini mentre l'altro maneggia una
lunga frusta di bamb, come una gigantesca canna da pesca, di cui si
serve non solo per eccitare, ma anche per guidare i cavalli.
La strada passa per Beaufort, una graziosa cittadella sorta ai piedi
dei monti Nieuweveld, attraversa questa catena, giunge a Victoria e
arriva infine a Hopetown, - la Citt della Speranza, - sulle rive del
fiume Orange, e di l a Kimberley e ai principali giacimenti
diamantiferi, che ne distano solo poche miglia.
un viaggio faticoso e monotono, attraverso il Veld spoglio e
brullo.
Il paesaggio quasi sempre desolato - pianure rossicce, pietre
sparse come una seminagione di morene, rocce grigie affioranti,
un'erba rada e gialliccia, i cespugli riarsi. N piantagioni n bellezze
naturali. Di tanto in tanto, una fattoria miserabile, il cui proprietario,
avendo ricevuto dal governo coloniale l concessione delle terre, ha
l'obbligo di dare ospitalit ai viaggiatori. Ma tale ospitalit si limita
naturalmente al minimo indispensabile. In questa specie di alberghi
non si trovano n letti per gli uomini, n strame per i cavalli. A
malapena si pu trovare qualche scatola di conserve alimentari, che
hanno fatto pi volte il giro del mondo e che si devono pagare a peso
d'oro.
Ne consegue che i cavalli perch trovino cibo vengono lasciati
all'aperto ove sono costretti a cercarsi i pochi ciuffi d'erba dietro i
sassi. Quando poi si tratta di ripartire, un problema radunarli e una
gran perdita di tempo!
Quanti e quali sobbalzi facevano queste carrozze primitive lungo
delle strade pi primitive ancora! I sedili erano costituiti da coperchi
di casse di legno, utilizzate per il trasporto dei bagagli, sui quali gli
sfortunati viaggiatori, per una interminabile settimana, svolgevano le
funzioni di martello pneumatico. Era impossibile leggere, dormire e
anche parlare. Per ammazzare la noia la maggior parte dei viaggiatori
fumavano in continuazione notte e giorno come i fumaioli di una
fabbrica, bevevano a perdifiato e altrettanto sputavano.
Cyprien Mr si trovava per l'appunto l in compagnia di un
numeroso campionario di questa fluttuante popolazione che accorre
da tutti i punti del globo verso i depositi auriferi o diamantiferi, non
appena si sparge la voce della loro esistenza. C'era un grande e
grosso napoletano sciancato, dai lunghi capelli neri, dal volto
incartapecorito, dagli occhi poco rassicuranti, che sosteneva di
chiamarsi Annibale Pantalacci; un ebreo portoghese chiamato
Nathan, esperto di diamanti, che se ne stava tranquillo nel suo angolo
e guardava l'umanit con occhio filosofico; un minatore del
Lancashire, Thomas Steel, un omone dalla barba rossa e dalle spalle
vigorose che abbandonava le miniere di carbon fossile per cercar
fortuna nel Griqualand; un tedesco, Herr Friedel, che parlava come
un oracolo e che conosceva gi tutto quel che riguarda lo
sfruttamento diamantifero senza aver mai visto un solo diamante
nella sua ganga; uno yankee dalle labbra sottili, che non faceva che
parlare con la sua borraccia e che aveva senz'altro intenzione di
aprire una di quelle osterie dove confluisce la maggior parte del
guadagno dei minatori. Un fattore delle rive dell'Hart, un boero dello
Stato libero di Orange, un mercante d'avorio, che era diretto nel
paese dei Namaqua, due contadini del Transvaal e un cinese
chiamato Li - come si conviene a un buon cinese - completavano la
compagnia pi eterogenea, pi sconclusionata, pi internazionale e
pi rumorosa nella quale fosse mai capitato a una persona come si
deve di trovarsi.
Dopo essersi per un po' divertito ad osservare le loro fisionomie e
le loro maniere, Cyprien ne fu ben presto stanco. Ad attirare la sua
attenzione non restavano che Thomas Steel, con il suo fare vigoroso
e quel suo sorriso simpatico e il cinese Li, con quelle sue maniere
dolci e furbe. Quanto al napoletano, le sue volgari spiritosaggini, e la
sua faccia da galera, gli procuravano un insopportabile senso di
repulsione.
Uno degli scherzi pi apprezzati di costui fu rappresentato, per
due o tre giorni, dall'attaccate alla coda di cavallo che il cinese
portava sul dorso, secondo l'uso della sua gente, una quantit di
oggetti d'ogni tipo, dei ciuffi d'erba, dei torsi di cavolo, una coda di
vacca, una scapola di cavallo trovata lungo la strada.
Li, senza scomporsi, staccava l'appendice appesa al suo lungo
codino ma non lasciava trapelare n una parola, n un gesto, n uno
sguardo che dimostrasse come egli fosse del parere che quegli
scherzi oltrepassavano i limiti delle buone maniere. La sua faccia
gialla, i suoi occhietti all'ins conservavano una calma inalterabile,
come se egli fosse completamente estraneo a quel che accadeva
intorno a lui. In realt si sarebbe potuto credere che egli non capisse
una parola di ci che si diceva in quell'arca di No in viaggio per il
Griqualand.
Inoltre Annibale Pantalacci non si faceva alcun riguardo
d'aggiungere, nel suo cattivo inglese, commenti vari riguardo ai suoi
scherzi di bassa lega.
Pensate che la sua tinta gialla sia per caso contagiosa?
domandava ad alta voce al suo vicino.
Oppure:
Se solamente avessi un paio di forbici per tagliargli il codino!
Peccato!
E i viaggiatori ridevano a crepapelle. Quel che aumentava poi la
loro ilarit era che i boeri impiegavano sempre un po' di tempo a
capire ci che diceva il napoletano; poi improvvisamente si
abbandonavano anche loro a una fragorosa risata in ritardo di due o
tre minuti rispetto al resto della compagnia.
Alla fine Cyprien si sdegn di questa ostinazione nel fare del
povero cinese lo zimbello della compagnia cosicch fece notare a
Pantalacci che la sua condotta non era generosa. L'altro gli avrebbe
forse risposto con un'insolenza; ma una frase di Thomas Steel bast a
frenare prudentemente il suo sarcasmo.
No! non davvero un bel gioco fare cos con questo povero
diavolo, che non capisce neppure quel che si dice intorno a lui!
esclam quel bravo ragazzo, gi pentito di aver riso con gli altri.
La cosa termin l. Ma, pochi momenti dopo, Cyprien fu sorpreso
nel vedere lo sguardo acuto e leggermente ironico, uno sguardo
decisamente di riconoscenza, che il cinese gli rivolse. Gli nacque
l'idea che Li sapesse l'inglese molto pi di quanto lasciasse supporre.
Ma inutilmente, alla tappa successiva, Cyprien tent di fare
conversazione con lui. Il cinese rest impassibile e muto. Da allora
quello strano personaggio continu a incuriosire il giovane ingegnere
come un enigma, la cui soluzione era ancora da scoprire. Cos
Cyprien si lasci spesso andare a fare un attento esame di quella
faccia gialla e glabra, quella bocca che sembrava una sciabolata, che
si apriva su dei denti bianchissimi, quel nasino corto e schiacciato,
quella fronte larga, quegli occhi obliqui e quasi sempre rivolti a terra,
come per nascondere un'espressione maliziosa.
Che et poteva avere Li? Quindici anni o sessanta? Era
impossibile dirlo. Se i suoi denti, il suo sguardo, i suoi capelli neri
come la fuliggine potevano far pensare alla giovinezza, le rughe della
fronte, delle guance, persino della bocca sembravano indicare un'et
gi avanzata. Era piccolo, magro, apparentemente agile, ma con
qualcosa di vecchio e di femmineo.
Era ricco o povero? Altro punto incerto. Quei pantaloni di tela
grigia, quella giacca di seta gialla, quella berretta di corda intrecciata,
quelle scarpe con la suola di feltro, quelle calze immacolate potevano
appartenere a un mandarino di prima classe cos come a un uomo del
popolo. Il suo bagaglio era costituito da una sola cassa di legno
rosso, con questo indirizzo scritto con inchiostro nero:

H. Li,
front Canton to the Cape,

che significa: H. Li, di Canton, diretto al Capo. Questo cinese era,
d'altronde, di una pulizia estrema, non fumava, beveva solo acqua e
approfittava di tutte le soste per radersi la testa con la massima cura.
Cyprien non pot saperne di pi su di lui cosicch rinunci ben
presto ad occuparsi di quel problema vivente.
Intanto le giornate passavano, succedendosi monotonamente le
une alle altre. Talvolta i cavalli andavano di buon trotto. Altre volte
era impossibile far fare loro un passo. Ma, poco a poco, la strada
procedeva, e un bel giorno quella specie di dilignza giunse a
Hopetown. Una tappa ancora, e anche Kimberley fu superata. Poco
dopo, apparvero all'orizzonte alcune case di legno.
Era New-Rush.
Questo campo di minatori non differiva punto dagli altri paesi
improvvisati, appena aperti alla civilizzazione e che spuntano da terra
come per incanto. Delle capanne di legno, quasi tutte molto piccole e
simili ai gabbiotti dei cantieri europei, qualche tenda, una dozzina di
caff e di osterie, una sala da bigliardo, un Alhambra o sala da ballo,
dei grandi magazzini per i generi di prima necessit, ecco quello che
al primo momento colpiva lo sguardo.
In quelle botteghe c'era di tutto, - abiti e mobili, scarpe e bicchieri,
libri e selle, armi e stoffe, scope e munizioni da caccia, coperte e
sigari, frutta e verdura fresca e medicamenti, attrezzi agricoli e
sapone da toilette, spazzolini da unghie e latte condensato, delle
padelle per friggere e delle litografie, - insomma di tutto, tranne che i
compratori.
La popolazione del villaggio era ancora occupata nella miniera,
distante tre o quattrocento metri da New-Rush.
Cyprien Mr, come tutti i nuovi arrivati, si affrett ad andarla a
visitare mentre veniva preparato il pranzo nella casa pomposamente
insignita del nome Hotel Continental.
Erano circa le sei del pomeriggio. Il sole all'orizzonte appariva gi
velato da una sottile nuvola d'oro. Il giovane ingegnere ammir, una
volta di pi, il diametro enorme che l'astro del giorno, come quello
della notte, ha in queste latitudini australi, senza che il fenomeno
abbia potuto, per il momento, trovare una spiegazione esauriente.
Questo diametro sembrava essere il doppio di quello che solito
avere il sole in Europa.
Ma uno spettacolo ancor pi eccezionale attendeva Cyprien Mr
al Kopje, cio al giacimento dei diamanti.
Dove cominciavano i lavori, la miniera formava un monticello
livellato, che in quel punto interrompeva la pianura, altrimenti piatta
e monotona come un mare calmo. Ma qui c'era un immenso cratere
dalle pareti svasate, una specie di circo di forma ellittica e di circa
quaranta metri quadrati di superficie che apriva un buco in questa
area. Questo luogo racchiudeva non meno di tre o quattrocento claim
o cessioni, di trentun piedi per lato, che ogni concessionario faceva
lavorare a modo suo.
Il lavoro consiste, all'inizio, semplicemente nell'estrarre col
piccone e con la zappa le zolle di terra che sono generalmente
costituite di un materiale sabbioso rossastro mescolato a ghiaia. Una
volta portata sulle sponde della miniera, questa terra viene deposta in
apposite tavole di lavorazione per essere lavata, polverizzata, pestata,
poi finalmente esaminata, con la pi grande cura per vedere se
contiene delle pietre preziose.
Questi claim, essendo stati scavati indipendentemente gli uni dagli
altri, formano delle fosse di profondit molto diversa. Alcune
arrivano fino a cento metri e pi sotto il livello del suolo, altre
soltanto fino a quindici, venti o trenta metri.
Per esigenze di lavoro e di circolazione, ogni concessionario
obbligato, dal regolamento ufficiale, a lasciare lungo uno dei lati
della sua buca uno spazio di sette piedi assolutamente intatto. Questo
spazio, con quello identico che deve essere lasciato intatto dal vicino,
d luogo a una specie di argine o di rialzo, che rimane al livello del
suolo primitivo. Su questa banchina sono poste di traverso una serie
di tavole, che sporgono da ogni lato di un metro circa e che danno
all'argine una larghezza sufficiente perch due carrette possano non
urtarsi.
Purtroppo, a discapito della solidit di questa via sospesa e della
sicurezza dei minatori, i concessionari non si fanno scrupolo di
scavare gradualmente la base del muro di terra, a mano a mano che
gli scavi procedono, di modo che l'argine, il quale si erge in alcuni
punti per un'altezza pari a due volte la torre di Notre-Dame, finisce
con l'assumere la forma di una piramide rovesciata, poggiata su una
punta sottile. facile prevedere l'effetto di questa pericolosa
sistemazione: il crollo frequente di queste muraglie di terra, sia
nelle stagioni della pioggia sia quando un brusco cambiamento di
temperatura apre delle spaccature nel terreno. Ma il ripetersi
periodico di questi disastri non impedisce agli imprudenti minatori di
continuare a scavare i loro claim fino all'estremo limite della
possibilit e della prudenza.
Cyprien Mr, avvicinandosi alla, miniera, non vide dapprima che
le carrette, piene o vuote, che circolavano su questi percorsi sospesi.
Ma quando fu abbastanza vicino al bordo da poter gettare lo sguardo
fino in fondo a questa specie di cratere, egli scorse una folla di
minatori d'ogni razza, d'ogni colore, dagli abbigliamenti pi svariati,
che lavoravano alacremente sul fondo dei claim. C'erano dei negri e
dei bianchi, degli europei e degli africani, dei mongoli e dei celti - la
maggior parte quasi completamente nudi o semplicemente vestiti di
braghe di tela, di camicie di flanella, di cenci di cotone, di grandi
cappelli di paglia adorni di piume di struzzo.
Tutti questi uomini riempivano di terra dei secchi di cuoio, che
facevano poi salire fino al bordo della miniera lungo grossi cavi di fil
di ferro

per la trazione di cinghie di pelle di vacca arrotolate su
tamburi di legno a giorno. L i secchi erano prontamente rovesciati
sulle carrette, quindi ridiscendevano altrettanto velocemente verso il
fondo della miniera per rimontare con un nuovo carico.
Quei lunghi cavi di ferro, tesi per traverso sulla profondit dei
claim, danno ai dry-diggings o miniere di diamanti a secco, un
aspetto tutto particolare. Si sarebbero detti i fili di una gigantesca tela
di ragno la cui costruzione avesse dovuto essere improvvisamente
interrotta.
Cyprien per un po' si diverti a contemplare questo formicaio
umano. Poi torn a New-Rush, ove la campana della tavola dell'oste
non tard ad annunciare che la cena era servita. Per tutta la serata egli
ebbe la soddisfazione di sentire che alcuni parlavano di scoperte
prodigiose, di minatori poveri come Giobbe divenuti di colpo ricchi
con un solo diamante, e che altri, al contrario, si lamentavano per la
sfortuna, per la rapacit degli agenti di vendita, per la disonest dei
cafri impiegati nelle miniere che rubavano le pietre pi belle e altri
discorsi tecnici. Non si parlava che di diamanti, di carati, di centinaia
di sterline.
In complesso, tutta quella gente aveva un aspetto abbastanza
miserabile, e per un digger fortunato, che chiedeva rumorosamente
una bottiglia di champagne, per festeggiare la buona giornata, si
vedevano venti volti sparuti i cui proprietari non bevevano che birra
di pessima qualit.
Ogni tanto, una pietra passava di mano in mano intorno alla
tavola, per essere soppesata, esaminata, stimata e poi venire
nuovamente deposta nella tasca del suo possessore. Quel sasso
grigiastro e spento, non pi brillante di un pezzo di silice levigato
dall'acqua di un torrente, era un diamante nella sua ganga.
Di notte i caff si riempivano, e le stesse conversazioni, le stesse
discussioni che avevano rallegrato il pranzo, proseguivano ancor pi
animate attorno ai bicchieri di gin e di brandy.
Cyprien si era coricato di buon'ora nel letto che gli era stato
assegnato sotto una tenda vicina all'hotel. L egli si addorment ben
presto al suono d'un ballo all'aperto che i minatori cafri facevano nei
dintorni, e al frastuono assordante di un corno a pistone che, in una
pubblica sala, dominava i giochi coreografici dei signori bianchi.
CAPITOLO III
UN'AMICHEVOLE LEZIONE DI SCIENZE
IL GIOVANE ingegnere, bisogna dirlo subito in suo onore, non era
certo venuto nel Griqualand per passare il suo tempo in questa
atmosfera di avidit, di ubriachezze e di aria viziata dal fumo del
tabacco. Egli era incaricato di eseguire rilievi topografici e geologici
in certe zone del paese, di raccogliere degli esemplari di rocce e di
terreni diamantiferi, di fare sul posto delle analisi delicate. Sua prima
preoccupazione doveva dunque essere quella di procurarsi
un'abitazione tranquilla, ove potesse installare il suo laboratorio e
che, per cos dire, servisse da centro per le sue esplorazioni attraverso
tutto il distretto minerario.
Il monticello su cui s'innalzava la fattoria Watkins attrasse subito
la sua attenzione come il luogo pi adatto ai suoi lavori.
Sufficientemente lontano dal campo dei minatori per non essere
disturbato da quel rumoroso vicinato, Cyprien si trovava l a circa
un'ora di cammino dai Kopje pi lontani, - dal momento che il
distretto diamantifero non ha pi di dieci o dodici chilometri di
circonferenza. Egli decise dunque di scegliere una delle case
abbandonate da J ohn Watkins, di concordarne l'affitto e di
stabilirvisi: tutto questo per il giovane ingegnere fu l'affare di una
mezza giornata. Del resto, il fattore si mostr ragionevole. In fondo
egli si annoiava parecchio nella sua vita di solitudine, e vide con
sincero piacere stabilirsi presso di lui un giovane che gli avrebbe
procurato senz'altro una certa, distrazione.
Ma, se il signor Watkins aveva sperato di trovare nel suo locatario
un compagno di tavola o un amico assiduo nell'affrontare la bottiglia
di gin, egli era completamente fuori strada. Appena stabilitosi con il
suo seguito di storte, di fornelli e di reagenti nella sua nuova casa, - e
anche prima che i principali strumenti del suo laboratorio gli fossero
arrivati, - Cyprien aveva gi cominciato le sue passeggiate
geologiche nella zona. Cosicch la sera, quando rientrava, stanco
morto, carico di campioni di rocce nella scatola di zinco, nel carniere,
nelle tasche e perfino nel cappello, egli aveva piuttosto voglia di
buttarsi sul letto e di dormire che di ascoltare le vecchie storie del
signor Watkins. Inoltre egli fumava poco e beveva ancor meno. Tutto
questo non era precisamente quello che il fattore aveva sperato da un
allegro compare.
Ciononostante Cyprien era cos leale e buono, aveva dei modi e
dei sentimenti cos schietti, era talmente saggio e modesto che era
impossibile vederlo spesso e non affezionarglisi. Il signor Watkins -
forse senza neppure rendersene conto - provava pi rispetto per
questo giovane ingegnere che non per qualsiasi altra persona. Se
soltanto avesse saputo bere come si deve! Ma che si pu fare d un
uomo che non si bagna mai la gola con una bottiglia di gin? Ecco
come si concludevano regolarmente i commenti del fattore nei
confronti del suo locatario.
Quanto alla signorina Watkins, ella aveva subito stabilito col
giovane scienziato una bella e franca amicizia. Avendo trovato in lui
un fare distinto e una superiorit intellettuale che non esistevano fra
le persone da lei abitualmente frequentate, aveva accolto con gioia
l'occasione inaspettata di completare con delle nozioni di chimica
sperimentale la solida e multiforme istruzione che lei stessa si era gi
fatta attraverso la lettura di opere scientifiche.
Il laboratorio del giovane ingegnere, coi suoi bizzarri apparecchi,
suscitava la sua curiosit. Era soprattutto desiderosa di conoscere
tutto ci che riguardava la natura del diamante, questa pietra preziosa
che giocava un ruolo cos importante nelle conversazioni e nel
commercio del paese. A dir la verit Alice era piuttosto portata a dare
a questa gemma il valore di un sasso qualsiasi. Cyprien - e lei se n'era
accorta - aveva, a questo proposito, delle idee molto simili alle sue.
Naturalmente questo ugual modo di giudicare aveva contribuito
all'amicizia che immediatamente si era stabilita fra i due giovani. Si
pu con certezza affermare che essi erano i soli nel Griqualand a
pensare che l'unico scopo della vita non dovesse essere quello di
cercare, tagliare, e vendere queste piccole pietre cos tanto sospirate
in tutti i paesi del mondo.
Il diamante, le disse un giorno il giovane ingegnere,
semplicemente del carbonio puro. un frammento di carbone
cristallizzato, e niente altro. Lo si pu bruciare come un volgare
pezzo di brace, ed appunto la sua caratteristica di combustibile che,
la prima volta, ne ha fatto sospettare la sua natura. Newton, con il
suo eccezionale spirito di osservazione, aveva notato che il diamante
tagliato riflette la luce meglio di qualsiasi altro corpo trasparente.
Ora, dal momento che egli sapeva che tali propriet sono
caratteristiche della maggior parte delle sostanze combustibili, da ci
egli dedusse, con intuito straordinario, che il diamante doveva
essere combustibile. E gli esperimenti successivi gli diedero ragione.
Ma, signor Mr, se il diamante soltanto carbone, perch
costa cos caro? domand la fanciulla.
Perch molto raro, signorina Alice, rispose Cyprien
perch fino ad ora il suolo non ce ne ha regalate che piccole quantit.
Per lungo tempo se ne estratto solamente in India, in Brasile, e
nell'isola del Borneo. E, certamente voi vi ricorderete bene, perch
allora dovevate aver sette o otto anni, l'epoca ih cui per la prima volta
stata segnalata la presenza di diamanti in questa provincia
dell'Africa australe.
Certo, me lo ricordo eccome! disse la signorina Watkins.
Nel Griqualand tutti parevano impazziti! Non si vedeva che gente
armata di pale e picconi, che esplorava il terreno, che deviava i
ruscelli per esaminarne il letto, che non sognava, che non parlava che
di diamanti! Sebbene fossi cos piccina, vi assicuro che a volte ne ero
davvero esasperata, signor Mr! Ma voi dite che il diamante cos
caro perch raro Ma questa la sua sola qualit?
Non precisamente, signorina Watkins. La sua trasparenza, il
suo splendore quando stato tagliato in modo da riflettere la luce, le
stesse difficolt che comporta il tagliarlo poich estremamente
duro, non fanno che aumentare il suo pregio, nel campo scientifico, e
anche in quello industriale. Voi sapete che lo si pu levigare solo con
la sua polvere, e che proprio questa sua preziosa durezza ha permesso
di utilizzarlo da qualche anno a questa parte per la perforazione delle
rocce. Senza il diamante, non soltanto sarebbe molto difficile
lavorare il vetro e molte altre sostanze dure, ma sarebbe soprattutto
difficile perforare tunnel, gallerie di miniere e pozzi artesiani.
Adesso ho capito, disse Alice, che improvvisamente sent di
dovere un certo rispetto a quei poveri diamanti che fino allora aveva
tanto disprezzato. Ma, signor Mr, questo carbone che, voi dite,
allo stato cristallino il diamante cos che si dice, vero? - questo
carbone, dicevo, che cos' in conclusione?
un corpo semplice, non metallico, uno dei pi diffusi nella
natura,
rispose Cyprien. Tutti i composti organici, senza alcuna
eccezione, il legno, la carne, il pane, l'erba, ne contengono una forte
percentuale. Proprio grazie alla presenza di carbone o carbonio di cui
sono composti, possibile stabilire tra di loro un'affinit.
Che cosa strana! disse la signorina Watkins. Sarebbe
come dire che questo cespuglio, che l'erba del pascolo, che l'albero
che ci ripara, che la carne del mio struzzo Dada, e che io stessa e
anche voi, signor Mr, siamo in parte fatti di carbone come i
diamanti? Dunque, tutto a questo mondo carbone?
Francamente, signorina Alice, gi da molto tempo lo si
supponeva, ma la scienza moderna tende, di giorno in giorno, a
dimostrarlo sempre pi chiaramente! O, per meglio dire, essa tende a
ridurre sempre pi il numero dei corpi elementari, numero che a
lungo venne ritenuto sacro e intoccabile. I procedimenti che si
avvalgono dell'osservazione spettroscopica hanno, a questo
proposito, di recente aperto un nuovo capitolo per la chimica. Infatti
le sessantadue sostanze, fino ad oggi ritenute corpi semplici
elementari o fondamentali, potrebbero forse essere una sola e unica
sostanza atomica, l'idrogeno, per esempio, dalle differenti
caratteristiche elettriche, dinamiche e calorifiche!
Oh! voi mi fate paura, signor Mr, con tutte queste parole
difficili!
esclam la signorina Watkins. Parlatemi piuttosto del
carbone! Voi chimici, non potreste cristallizzarlo come fate con lo
zolfo, di cui mi avete mostrato l'altro giorno degli aghi cos graziosi?
Sarebbe molto pi comodo che non dover scavare la terra per
cercarvi dei diamanti!
Si gi pi volte tentato di realizzare quello che voi dite,
rispose Cyprien, e si cercato di fabbricare dei diamanti artificiali
attraverso la cristallizzazione del carbone puro. Devo precisare che,
in una certa misura, ci si anche riusciti. Despretz, nel 1853, e di
recente in Inghilterra un altro scienziato, hanno ottenuto della polvere
di diamante applicando una forte carica di corrente elettrica, nel
vuoto, a dei cilindri di carbone, sbarazzati di qualsiasi sostanza
minerale e preparati con dello zucchero candito. Ma fino ad ora il
fenomeno non ha avuto delle applicazioni industriali: probabile che
sia solo una questione di tempo! Da un momento all'altro, forse
proprio nel momento in cui vi parlo, il processo di fabbricazione del
diamante stato scoperto!
Essi cos parlavano mentre passeggiavano lungo la distesa
sabbiosa che si estendeva intorno alla fattoria o quando di sera,
seduti sulla veranda, guardavano le stelle di quello stupendo cielo
australe risplendere.
A volte, Alice lasciava il giovane ingegnere per ritornare alla
fattoria, altre volte invece lo portava a vedere il suo piccolo gregge di
struzzi, rinchiusi in un recinto, ai piedi della collinetta sulla quale
sorgeva l'abitazione di J ohn Watkins. Quelle piccole teste bianche
poggiate su un corpo nero, le lunghe zampe rigide, i ciuffi di piume
giallastre che ornano le ali e la coda di quegli animali piacevano alla
fanciulla che si divertiva, da un anno o due, ad allevare un gruppo di
questi giganteschi trampolieri.
Solitamente nessuno cerca di addomesticare questi animali, e i
contadini del Capo li lasciano vivere allo stato selvaggio. Si
accontentano di collocarli in zone molto vaste delimitate da alti
recinti di fil di ferro, simili a quelli che, in certi paesi, si mettono
lungo le strade ferrate. Gli struzzi, poco atti al volo, non possono
superare queste barriere. L essi vivono, tutto l'anno, in una cattivit
di cui non si rendono conto, nutrendosi di quello che. trovano e
cercando dei luoghi appartati per deporre le loro uova, che sono
difese dalla avidit dei ladruncoli da leggi severe. Solo al tempo della
muda, quando si tratta di spogliarli delle loro piume tanto richieste
dalle signore europee, gli uomini spingono a poco a poco gli struzzi
in una serie di recinti sempre pi stretti, fino a quando alla fine,
facile prenderli e denudarli del loro elegante abito.
Da alcuni anni a questa parte tale industria ha avuto, nelle regioni
del Capo, un prodigioso sviluppo e vien fatto, a ragione, di
meravigliarsi che si sia poco sviluppata ih Algeria, dove potrebbe
essere altrettanto vantaggiosa. Ogni struzzo, mantenuto in questo tipo
di cattivit, procura al suo proprietario senza esser causa di alcuna
spesa, un introito annuo dai due ai trecento franchi. Per capire questo
fatto bisogna sapere che una bella penna, quando sia di buona
qualit, venduta fino a sessanta e anche a ottanta franchi - prezzo
corrente - e che anche penne medie o piccole hanno un notevole
valore.
Ma la signorina Watkins allevava una dozzina di questi grandi
uccelli solamente per il suo divertimento. Si divertiva a vederli
covare le loro enormi uova o quando venivano a prendere il cibo coi
loro pulcini, come avrebbero fatto delle galline o dei tacchini.
Cyprien talvolta l'accompagnava e si divertiva ad accarezzare uno dei
pi carini fra gli struzzi del, piccolo branco, dalla testa nera e dagli
occhi d'oro - precisamente quella Dada vezzosa, che aveva
inghiottito la palla d'avorio di cui Alice usava servirsi per i suoi
rammendi.
A poco a poco, frattanto, Cyprien aveva sentito nascere in lui un
sentimento dolce e profondo per quella fanciulla. Si era persuaso che,
per dividere con lui una vita di lavoro e di ricerche, egli non avrebbe
potuto trovare una compagna pi semplice, pi intelligente, pi
dolce, pi educata sotto tutti i punti di vista. Effettivamente la
signorina Watkins, rimasta molto giovane senza madre, costretta cos
presto a imparare come si dirige una casa, era una massaia molto
brava allo stesso modo di come era una vera dama di societ. Era
proprio questo strano connubio, presente in lei, di fine distinzione e
di dolce semplicit che creava il suo fascino. Priva delle sciocche
pretese di tante eleganti signorine europee ella non temeva di
sporcare le sue bianche manine con la pasta per preparare una torta,
di aiutar in cucina, di provvedere a che la biancheria della casa fosse
sempre in ottimo stato. Questo tuttavia non le impediva di eseguire le
suonate di Beethoven altrettanto bene se non meglio di tante altre
fanciulle, di parlare correttamente due o tre lingue, di amare la
lettura, di saper apprezzare i capolavori di tutte le letterature, e infine
di riscuotere sempre molto successo nelle piccole riunioni mondane,
che si organizzavano talvolta tra i ricchi proprietari del paese.
Non che le fanciulle distinte fossero poi tanto rare in queste
riunioni. Nel Transvaal, in America, in Australia e in tutti i paesi
giovani dove il lavoro materiale per creare una societ nuova assorbe
totalmente l'attivit degli uomini, il patrimonio intellettuale resta
necessariamente, molto pi che in Europa, monopolio esclusivo delle
donne. Di conseguenza esse sono quasi sempre di gran lunga
superiori ai loro mariti e figli in fatto di cultura generale e di
sensibilit artistica. A parecchi viaggiatori capitato di incontrare,
non senza una certa sorpresa, un talento musicale di prim'ordine
unito a un'ottima cultura letteraria o scientifica, nella moglie di un
minatore australiano o di un pioniere del Far-West. La figlia di uno
"straccivendolo di Omaha o di un salumiere di Melbourne
arrossirebbe al pensiero di essere inferiore per cultura, per
educazione, per cognizioni d'ogni specie a una principessa della
vecchia Europa. Nello stato libero d'Orange, dove l'educazione delle
fanciulle gi da tempo stata portata allo stesso livello di quella dei
ragazzi, ma dove questi ultimi abbandonano troppo presto i banchi di
scuola, questo contrasto fra i due sessi sentito pi che altrove.
L'uomo , in famiglia, il breadwinner, cio colui che porta a casa il
pane: su di lui sono impressi i caratteri di una fisionomia non
raffinata, per la nativa rudezza e per la vita che conduce di lavoro
all'aria aperta, di fatiche e di pericoli. La donna, invece, oltre ai
doveri domestici, si assunta il compito di coltivare le arti e le
lettere, che sono disprezzate o trascurate dal marito.
Cosicch, a volte, capita di imbattersi, ai bordi.del deserto, in un
fiore di bellezza, di intelligenza e di fascino; era appunto il caso della
figlia del fattore. J ohn Watkins.
Cyprien si era reso conto di tutto questo, e siccome egli era
abituato ad andare direttamente al suo scopo, non aveva esitato a fare
la sua domanda di matrimonio.
Ahim! Egli vedeva ora crollare tutto il suo sogno e per la prima
volta si rendeva conto dell'abisso pressoch insuperabile che lo
divideva da Alice.
Con il cuore gonfio di pena, dopo quel colloquio decisivo, egli se
ne ritorn a casa. Comunque egli non era il tipo di uomo che si
abbandonava a una inutile disperazione: era ben deciso a lottare per
questo scopo; nel frattempo, per, avrebbe saputo trovare nel lavoro,
un sicuro diversivo per il suo dolore.
Dopo essersi seduto al suo tavolino, il giovane ingegnere
ricominci a scrivere la lunga lettera confidenziale che aveva
incominciato la mattina indirizzata al suo venerato maestro, Signor
G membro dell'Accademia delle Scienze e professore titolare alla
Scuola Mineraria:
Non ho ritenuto opportuno di riportare, nel mio rapporto
ufficiale, diceva poich per il momento non altro che un'ipotesi,
l'opinione che sta divenendo in me sempre pi una convinzione a
proposito del vero modo di formazione dei diamanti, opinione che mi
sono fatta in seguito alle mie osservazioni geologiche. N l'ipotesi
che li suppone di origine vulcanica n quella che vorrebbe
giustificare la loro presenza negli attuali giacimenti con l'azione di
violenti sconvolgimenti, mi convincono allo stesso modo di come
non convincono voi. Non c' bisogno che io mi metta qui a ricordarvi
i motivi che ce le fanno scartare. La formazione del diamante in loco,
per l'azione del fuoco, una spiegazione altrettanto insoddisfacente
perch troppo vaga. Quale sarebbe la natura di questo fuoco, e come
mai esso non avrebbe modificato i calcari d'ogni tipo, che sono
sempre presenti nei giacimenti dia-mantiferi? Questa soluzione mi
sembra infantile come la teoria dei vortici e degli atomi uncinati.
La sola spiegazione che mi soddisfi, se non completamente,
almeno in una certa misura, quella del trasporto per via acqua degli
elementi che compongono la gemma, e della formazione posteriore
del cristallo sul luogo. Sono stato molto colpito dal profilo speciale,
quasi uniforme, dei diversi giacimenti che ho esaminato e misurato
con la massima precisione. Tutti assumono, pi o meno, la forma di
una specie di coppa, di capsula o piuttosto, tenendo conto della crosta
che li ricopre, di una borraccia da caccia appoggiata sul fianco.
come un serbatoio di trenta o quarantamila metri cubi nel quale si sia
venuto accumulando tutto un mucchio di sabbia, di fango e di terre
d'alluvione, ricoprendo le rocce primitive. Questa caratteristica
particolarmente pronunciata nel Vandergaart-Kopje, uno dei
giacimenti pi recentemente scoperti che appartiene, tra parentesi, al
proprietario della casa, dalla quale vi sto scrivendo.
Quando si versa in una tazza un liquido che contenga dei corpi
estranei in sospensione, che cosa succede? Che questi corpi estranei
si depositano soprattutto sul fondo e intorno ai bordi della tazza.
Ebbene! esattamente ci che succede nel Kopje, soprattutto sul
fondo e verso il centro del bacino, cos come sul margine estremo,
che si trovano i diamanti. E il fatto talmente noto che i claim
intermedi scendono immediatamente a un prezzo inferiore, mentre le
cessioni centrali o vicine ai bordi acquistano subito un valore enorme
non appena la forma del giacimento stata definita. L'analogia
dunque depone a favore del trasporto dei materiali per l'azione delle
acque.
D'altra parte molte circostanze, che troverete enumerate nella
mia monografia, tendono a provare la formazione sul luogo dei
cristalli, a preferenza della tesi che li vorrebbe trasportati gi allo
stato perfetto. Per citarne solo due o tre, notiamo che i diamanti sono
sempre raggruppati in agglomerati di ugual colore, cosa che non
accadrebbe se essi fossero stati trasportati, gi formati, da un
torrente. Se ne trovano spesso due uniti insieme, che si distaccano a
un leggero tocco. Come avrebbero potuto resistere all'attrito e alle
peripezie d'un trasferimento via acqua? Inoltre, i grossi diamanti si
trovano quasi sempre sotto il riparo di una roccia, fatto che
tenderebbe a provare che l'influenza della roccia - la sua capacit
calorifica o qualche altra causa - ha facilitato il processo di
cristallizzazione. Infine, veramente molto raro che capiti di trovare
grossi diamanti insieme ad altri pi piccoli. Tutte le volte che si
scopre una bella pietra, essa isolata. come se tutti gli elementi
adamantini del nido si fossero questa volta concentrati in un solo
cristallo, sotto l'azione di particolari cause.
Questi motivi e molti altri ancora mi fanno dunque propendere
per l'ipotesi della formazione sul luogo, dopo il trasporto degli
elementi di cristallizzazione per mezzo delle acque.
Ma da dove sono venute le acque che trasportavano i detriti
organici, destinati a trasformarsi in diamanti? Questo purtroppo un
fatto che non mi stato possibile determinare, nonostante io abbia
fatto un attento esame dei diversi terreni.
La scoperta naturalmente avrebbe una grande importanza. Se si
potesse giungere a riconoscere il percorso seguito dalle acque, perch
non si potrebbe giungere, risalendolo, al punto di partenza dei
diamanti, l dove senza dubbio ce ne deve essere una quantit molto
maggiore che non nei piccoli giacimenti finora esplorati? Sarebbe
una piena conferma della mia teoria, e io ne sarei naturalmente molto
felice. Ma non sar certo io a farla perch io sono ormai alla fine
della mia missione senza essere riuscito a formulare a questo
proposito alcuna seria conclusione.
Sono stato invece pi fortunato nelle mie ricerche sulle rocce
E il giovane ingegnere, proseguendo la sua relazione, entrava, a
proposito dei suoi lavori, in merito a dettagli di ordine tecnico
certamente di grande interesse per lui e per il suo corrispondente, ma
che potrebbero essere non proprio tali per il lettore profano: ragion
per cui si ritiene pi prudente fargliene grazia.
A mezzanotte, dopo aver terminato la sua lunga lettera, Cyprien
spense la lampada, si sdrai sull'amaca e dormi il sonno del giusto.
Il lavoro aveva soffocato il dispiacere, - almeno per qualche ora -
ma una graziosa visione si ripropose pi volte al giovane scienziato
nel sonno dicendogli di non perdere tutte le speranze.
CAPITOLO IV
CYPRIEN AL VANDERGAART-KOPJE
BISOGNA proprio che io parta si disse il giorno dopo Cyprien
Mr mentre faceva la sua toilette; bisogna che abbandoni il
Griqualand! Dopo quello che mi sono lasciato dire da quel benedetto
uomo, rimanere un giorno di pi sarebbe una vera debolezza! Non
vuol darmi sua figlia? Pu darsi che abbia ragione! In ogni caso, non
voglio certo fare la parte di quello che gli si presenta per invocare le
circostanze attenuanti! Devo saper accettare con atteggiamento virile
questo verdetto, per quanto possa essermi doloroso, e affrontare con
fiducia il futuro!
Senza pi esitare, Cyprien si dispose a imballare le sue
apparecchiature nelle casse, che aveva conservato per servirsene
come credenze e come armadi. Era dunque affaccendato in questo
lavoro e trafficava con ardore gi da una ora o due, quando dalla
finestra aperta, trasportata dalla brezza mattutina, una voce fresca e
pura, librandosi come il canto di un'allodola, dal fondo della
propriet, arriv fino a lui portandogli una delle pi belle poesie del
poeta Moore:

It is the last rose of summer,
Left blooming alone
All her lovely companions
Are faded and gone, ecc.

Questa l'ultima rosa dell'estate, - rimasta in fiore ormai da sola
- tutte le sue dolci compagne - sono morte e appassite, ecc..
Cyprien corse alla finestra e vide Alice che si dirigeva verso il
recinto dei suoi struzzi, con il grembiule pieno di ghiottonerie per
loro. Era lei che cantava al sole appena sorto:

I will not leave thee, thoulone one!
To pine on the stem,
Since the lovely are sleeping,
Go sleep with them

Io non ti lascer, non ti lascer sola - appassire sullo stelo. -
Poich le dolci tue compagne sono andate a dormire, - va' a riposare
con loro.
Il giovane ingegnere non s'era mai ritenuto molto sensibile per la
poesia, eppure quella lo commosse fino in fondo al cuore. Si accost
alla finestra, trattenendo il respiro e ascoltando, o meglio, bevendo
quelle dolci parole. Il canto cess. La signorina Watkins distribuiva il
pasto agli struzzi, ed era un piacere vederli allungare il lungo collo e
il becco maldestro verso le sue manine dispettose. Poi, quando ebbe
terminato quella distribuzione, ella ritorn verso la fattoria sempre
cantando:

It is the last rose of summer,
Left blooming alone
Oh! who would inhabit
This black world alone?

Questa l'ultima rosa dell'estate, - rimasta in fiore ormai da sola.
- Oh! Chi vorrebbe abitare - tutto solo questo triste mondo?.
Cyprien era sempre allo stesso posto, con gli occhi umidi, come
inchiodato di fronte a quel fascino.
La voce s'allontanava: Alice stava rientrando nella fattoria; non ne
distava che venti metri, quando un rumore di passi precipitosi la fece
voltare e arrestare di colpo.
Cyprien, con un moto irriflessivo ma irresistibile, era uscito di
casa, a capo scoperto, ed era corso verso di lei.
Signorina Alice!
Signor Mr?
Essi si trovavano ora faccia a faccia, nella piena luce di quel sole
mattutino, sulla strada che costeggiava la fattoria. Le loro due ombre
si stagliavano nettamente sulla palizzata di legno bianco in quel
paesaggio spoglio. Ma ora che Cyprien aveva raggiunto la fanciulla,
egli sembrava sbalordito della sua corsa e taceva indeciso.
Avete qualcosa da dirmi, signor Mr? chiese lei
incuriosita.
Sono venuto a salutarvi, signorina Alice! Perch oggi stesso
io parto! rispose con una voce non troppo sicura Cyprien.
Il roseo incarnato che animava il volto delicato della signorina
Watkins scomparve d'un tratto.
Partire? Volete partire? Per dove? chiese lei turbata.
Per il mio paese per la Francia, rispose Cyprien. I miei
lavori, qui, sono finiti! La mia missione giunta al termine Io
non ho pi niente da fare nel Griqualand, cosicch sono costretto a
rientrare a Parigi
Parlando cos, con voce rotta, egli aveva l'aria di una persona
colpevole che cerca di scusarsi.
Ah! S vero! Doveva essere cos! balbett
Alice, senza ben sapere che cosa diceva.
La fanciulla era attonita per la sorpresa. Questa notizia la coglieva
nel mezzo della sua spensierata felicit come una mazzata. Subito
grossi lacrimoni le spuntarono negli occhi inondando le lunghe ciglia
che li incorniciavano. Poi, come se quello sfogo di dolore l'avesse
richiamata alla realt, ritrov un po' di forza per sorridergli:
Partire? riprese. Ma bene! E la vostra fedele allieva,
volete dunque abbandonarla senza che ella abbia terminato il suo
corso di chimica? Volete che mi fermi all'ossigeno e che l'azoto
resti per me un mistero insolubile? Ma una cosa orribile, signore!
Ella cercava di far buon viso a cattiva sorte e di scherzare ma il
tono della voce smentiva le sue parole. Sotto queste celie si
nascondeva un profondo rimprovero che and dritto al cuore del
giovane. Era come se lei gli dicesse:
Ebbene, e io? Non conto dunque nulla? Volete farmi
ripiombare nel vuoto pi completo! Voi sareste apparso, fra questi
boeri e questi avidi minatori, come un essere superiore e privilegiato,
sapiente, fiero, disinteressato, fuori del comune! Voi mi avreste
associata ai vostri studi e ai vostri lavori! Voi mi avreste aperto il
vostro cuore, facendomi partecipe delle vostre nobili ambizioni, delle
vostre preferenze letterarie e dei vostri gusti artistici! Voi mi
avreste mostrato la distanza che passa fra un pensatore come voi e i
trogloditi che mi circondano! Voi avreste fatto di tutto per farvi
ammirare e amare! E ci siete pienamente riuscito! Poi verreste a
annunciarmi, cos di punto in bianco, che voi partite, che tutto
finito, che dovete ritornare a Parigi e che desiderate dimenticarmi!
E voi credete che io possa accettare questo addio con serenit?.
Certo! C'era tutto questo nelle parole d'Alice e i suoi occhi bagnati
di pianto lo provavano cos chiaramente che Cyprien fu sul punto di
rispondere a quel rimprovero inespresso ma eloquente. Poco manc
che non gridasse:
Per forza! Ho chiesto ieri a vostro padre il permesso di farvi
mia moglie! Ma lui me l'ha rifiutato, senza lasciarmi alcuna
speranza! Capite adesso, perch devo partire?.
Ma si ricord, in tempo, della promessa. S'era impegnato a non
parlare mai alla figlia di J ohn Watkins del sogno che aveva fatto, ed
egli si sarebbe giudicato disprezzabile qualora non avesse mantenuto
la sua parola.
Nel contempo si rese conto che questo progetto di partire
improvvisamente, cos frettolosamente formulato sotto l'impressione
del rifiuto, era assurdo e brutale. Gli parve impossibile abbandonare
cos, senza un preavviso e senza indugi quella dolce fanciulla che
egli amava e che lo contraccambiava - era anche troppo chiaro - con
un affetto cos sincero e cos profondo.
Questa risoluzione, alla quale si era deciso due ore prima come a
una necessit imperiosa, adesso gli faceva orrore. Non osava pi
neppure pensarla.
Di colpo egli decise di rifiutarla!
Quando parlo di partire, signorina Alice, disse non mi
riferisco a questa mattina e neppure oggi io credo! Ho ancora
delle notizie da raccogliere devo completare i preparativi! In
ogni caso avr l'onore di rivedervi e di parlare con voi del vostro
programma di studi!
Detto ci, Cyprien, fatto dietro-front, fugg via come un matto,
ritorn a casa, si gett sulla poltrona di legno, e si immerse in
profonde meditazioni.
Il corso dei suoi pensieri era mutato.
Rinunciare a tanta felicit, per la mancanza di un po' di denaro!
si disse. Abbandonare la partita al primo ostacolo! Sarebbe coraggio
questo? Non sarebbe meglio sacrificare qualche pregiudizio e
rendermi degno di lei? Tanta gente ha fatto fortuna, in pochi mesi,
cercando i diamanti! Perch non dovrei provarci anch'io? Chi lo dice
che non potrei trovare anch'io una pietra da cento carati, come
successo agli altri; o meglio scoprire un nuovo giacimento? In fin dei
conti io possiedo cognizioni teoriche e pratiche maggiori di tutti
questi uomini! Perch la scienza non potrebbe darmi quello che il
lavoro, aiutato da un pizzico di fortuna, ha dato a loro? Dopo tutto,
tentare non mi costa nulla! Anche dal punto di vista delle mie
ricerche potrebbe risultarmi di grande utilit mettere mano al piccone
e provare il mestiere del minatore! E se riuscissi, se divenissi ricco
grazie a questo mestiere primitivo pu darsi che J ohn Watkins si
lasci piegare e ritorni sulla sua decisione! Vale ben la pena di tentare
la sorte di fronte a una simile possibilit !
Cyprien ricominci a camminare per la stanza; ma, questa volta,
le sue braccia erano inerti, e solo la sua mente lavorava.
A un tratto si arrest, si mise il cappello in testa e usc.
Dopo aver preso il sentiero che discende verso la piana, si diresse
a passo veloce verso Vandergaart-Kopje.
In meno d'un'ora ci arriv.
In quel momento, i minatori stavano ritornando
nell'accampamento per la colazione. Cyprien passando in rivista tutti
quei volti abbronzati, si chiese a chi avrebbe dovuto rivolgersi per
avere le delucidazioni che gli erano necessarie quando riconobbe, in
un gruppo, la faccia leale di Thomas Steel, l'ex minatore del
Lancashire. Dopo il loro contemporaneo arrivo nel Griqualand, egli
aveva gi avuto occasione due o tre volte di incontrarlo e di
constatare che quel bravo giovane arricchiva a vista d'occhio, a
giudicare dal suo aspetto florido, dagli abiti nuovi fiammanti e
soprattutto dalla grossa cintura di cuoio che sfoggiava ai fianchi.
Cyprien decise di avvicinarlo e di farlo partecipe dei suoi progetti
- cosa che fece in poche parole.
Affittare un claim? Niente di pi facile se avete danaro! gli
rispose il minatore. Ce-n' giust'affatto uno vicino al mio!
Quattrocento lire sterline,
3
ed fatta! Con quattro o cinque negri, che
lo lavoreranno per voi, potete stare sicuro di farvi almeno sette o
ottocento franchi di diamanti alla settimana!
Ma io non ho diecimila franchi e non ho neppure il pi piccolo
negro! disse Cyprien.
E allora, prendete una parte di claim, - un ottavo o anche un
sesto, - e lavoratelo voi stesso. Un migliaio di franchi potr bastare
per questo acquisto.
proprio quello che fa per me, rispose ,il giovane
ingegnere. Ma voi, signor Steel, come avete fatto, se non sono
troppo curioso? Siete dunque arrivato qui con un capitale?
Io sono arrivato soltanto con le mie braccia e con tre monetine
d'oro in tasca rispose l'altro. Ma ho avuto fortuna. Ho lavorato
dapprima a mezzo interesse, su un ottavo il cui proprietario preferiva
restarsene al caff piuttosto che occuparsi dei suoi affari. Avevamo
stabilito che avremmo suddiviso le pietre trovate e devo dire che ne
ho trovate di veramente belle specialmente una di cinque carati che
abbiamo venduta a duecento lire sterline! Allora ho smesso di
lavorare per quel fannullone e ho comperato un sesto, che ho scavato
da solo. Siccome non vi raccoglievo che pietruzze, me ne sono
liberato, dieci giorni fa! Adesso lavoro di nuovo, a mezzo interesse,
con un australiano, nel suo claim, ma non abbiamo ricavato che
cinque lire fra tutti e due nella prima settimana.
Se io trovassi un buon pezzo di claim da comprare a un prezzo
non troppo caro sareste disposto a diventare mio socio per scavarlo?
domand il giovane ingegnere.
Altroch, rispose Thomas Steel, a una condizione per,
che ciascuno di noi si tenga quello che avr trovato! Non che non
mi fidi, signor Mr! Ma, vedete, il fatto che, da quando sono qui,
mi sono accorto che ci perdo sempre a fare a met perch il piccone e

3
10.000 franchi. (N.d.T.)
la vanga mi conoscono bene e io faccio due o tre volte pi lavoro che
gli altri.
Mi sembra giusto rispose Cyprien.
Ah! fece di colpo il minatore del Lancashire. Ho un'idea,
e forse buona! Se prendessimo, in due, uno dei claim di J ohn
Watkins?
Come, uno dei suoi claim? Ma non tutto suo il Kopje?
S, signor Mr, ma voi sapete che il governo coloniale se ne
impadronito non appena esso risultato essere un giacimento di
diamanti. il governo che l'amministra, lo iscrive al catasto, lo
divide in claim trattenendo la maggior parte delle quote d'affitto e
non pagando al proprietario che un beneficio fisso. A dire la verit,
questo beneficio, quando il Kopje grande come questo, costituisce
nonostante tutto una bella rendita, e, d'altra parte, il proprietario ha
sempre la precedenza nell'affitto di tutti i claim che pu far lavorare.
appunto il caso di J ohn Watkins. Egli ne ha molti in gestione, oltre
la pura propriet di, tutta la miniera. Ma non pu farli lavorare come
vorrebbe perch la gotta gli impedisce di recarsi sui luoghi di lavoro;
credo perci che vi far delle buone condizioni se gli proporrete di
prenderne uno.
Preferirei che l'affare rimanesse fra voi e lui, rispose
Cyprien.
Come volete rispose Thomas Steel. Tra poco sapremo
qualcosa di pi preciso.
Tre ore dopo, il mezzo claim numero 942, debitamente segnato
con paletti e marcato sulla mappa, era affidato in perfetta forma ai
signori Mr e Thomas Steel previo pagamento di un premio di
novanta lire sterline,
4
da versarsi nelle mani dell'ufficio cessioni.
Inoltre era stipulato nel contratto che i concessionari avrebbero
diviso con J ohn Watkins i frutti degli scavi, e che gli avrebbero dato,
a titolo di percentuale, i primi tre diamanti che avessero trovato al di
sopra dei dieci carati. Non c'era nulla che facesse pensare che questa
eventualit si sarebbe avverata, ma essa era pur sempre possibile, -
tutto era possibile!

4
2.250 franchi. (N.d.T.)
In complesso, l'affare poteva essere considerato eccezionalmente
favorevole per Cyprien, e il signor Watkins glielo disse con la solita
sua franchezza, brindando con lui, dopo la firma del contratto:
Avete preso una buona decisione, ragazzo mio! diceva
battendogli sulla spalla. C' della stoffa in voi! Non mi
meraviglierei di vedervi diventare uno dei migliori minatori del
Griqualand!
Cyprien non pot fare a meno di vedere in queste parole un felice
augurio per l'avvenire.
E la signorina Watkins, che era presente all'incontro, aveva negli
occhi un luminoso raggio di sole! No, certo nessuno avrebbe potuto
indovinare che quella stessa mattina quegli occhi l'avevano passata a
piangere!
Per, per un tacito accordo, si evit di accennare alla scena penosa
della mattina. Cyprien rimaneva, era evidente; e questa in fin dei
conti era la cosa essenziale!
Il giovane ingegnere se ne and, col cuore leggero, per fare i
preparativi del suo nuovo lavoro non portando con s altro che
qualche vestito in una valigetta poich contava di stabilirsi sotto la
tenda, al Vandergaart-Kopje, e di non tornare alla fattoria che a
passarvi i momenti di riposo.
CAPITOLO V
PRIMI RISULTATI
L'INDOMANI mattina, i due soci si misero al lavoro. Il loro claim
era situato ai margini del Kopje e avrebbe dovuto essere ricco, se la
teoria di Cyprien Mr era fondata. Sfortunatamente questo claim era
gi stato abbondantemente esplorato e si sprofondava nei visceri
della terra a una profondit di oltre cinquanta metri. Sotto un certo
aspetto, per, questo era un vantaggio perch, trovandosi a un livello
pi basso che i claim vicini, secondo la legge del paese, beneficiava
del terriccio e quindi dei diamanti che potevano cadere dai dintorni.
Il lavoro era molto semplice. I due soci cominciarono a scavare
col piccone e con la vanga, secondo un andamento regolare, una
certa quantit di terra. Fatto ci, uno dei due risaliva sul bordo dello
scavo e issava, lungo il cavo di ferro, i secchi di terra che gli
venivano mandati dal basso.
Questa terra veniva quindi trasportata con la carriola nella casa di
Thomas Steel. L, dopo essere stata pestata rozzamente con un
grosso legno e poi liberata dai sassi senza valore, la si faceva passare
attraverso un setaccio a fori di quindici millimetri di diametro per
separare le pietre pi piccole, che venivano esaminate molto
attentamente prima di essere gettate via. Infine, la terra veniva
passata attraverso un setaccio ancora pi fitto per togliere la polvere
cos da portarla alle condizioni migliori per essere mondata.
Quando era versata su una tavola, davanti alla quale i due minatori
erano seduti, essi con una specie di rastrello fatto con un pezzo di
latta, la esaminavano con la massima cura a un pugno per volta, poi
la gettavano sotto la tavola da dove veniva asportata e buttata via
quando l'esame era ormai completamente finito.
Tutte queste operazioni avevano lo scopo di scoprire se per caso ci
fosse stato qualche diamante, a volte neppure pi grosso di una
mezza lenticchia. Eppure i due soci si consideravano alquanto
fortunati quando al termine di una giornata ne avevano trovato anche
uno solo. Essi facevano questo lavoro con grande entusiasmo e
mondavano minuziosamente la terra del claim; ma, tutto sommato,
durante i primi giorni i risultati furono praticamente nulli.
Cyprien, in particolare, sembrava avere poca fortuna. Se c'era un
piccolo diamante nella sua terra, era sempre Thomas Steel a vederlo.
Il primo che ebbe la soddisfazione di trovare da s non pesava,
compresa la ganga, neppure un sesto di carato.
Il carato un peso di quattro grani, ossia circa la quinta parte di un
grammo.
5
Un diamante di prima acqua, cio molto puro, limpido e
senza colore, vale, una volta che tagliato, circa duecentocinquanta
franchi, se pesa un carato. Ma, se i diamanti pi piccoli hanno un
valore proporzionalmente molto inferiore, il valore dei pi grossi
cresce rapidamente. Si calcola che il valore commerciale di una
pietra di bell'acqua uguale al quadrato del suo peso, espresso in
carati, moltiplicato per il prezzo corrente del suddetto carato. Di
conseguenza se si suppone che il prezzo del carato sia di
duecentocinquanta franchi, una pietra di dieci carati, della stessa
qualit, varr cento volte di pi, cio ventimila franchi.
Ma le pietre da dieci carati, e anche quelle da un carato, sono
molto rare. appunto per questo che sono cos care. E d'altra parte i
diamanti del Griqualand sono quasi tutti di colore giallo, - cosa che
diminuisce di molto il loro valore nelle gioiellerie.
Dunque l'aver trovato una pietra di un sesto di carato, dopo sette o
otto giorni di lavoro, era un ben magro compenso per tutte le pene e
le fatiche costate. Per tanto cos, allora era pi conveniente custodire
dei greggi o fare gli spaccapietre lungo le strade. Questo quanto
Cyprien andava considerando fra s e s. Cionondimeno la speranza
di trovare un grosso diamante, che ricompensasse in un colpo solo il
lavoro di molte settimane, o addirittura di molti mesi, sosteneva lui
cos come tutti i minatori, anche quelli meno fiduciosi. Quanto a
Thomas Steel, lui lavorava come una macchina senza pensarci, - in
conseguenza della velocit acquisita almeno in apparenza.

5
Esattamente 0,2052 gr. (N.d.T.)
I due soci, di solito, facevano colazione assieme accontentandosi
di sandwich e birra, che comperavano a uno spaccio all'aperto, ma
pranzavano a una delle numerose tavole calde che si contendevano la
clientela delle miniere. La sera dopo che si erano separati
andandosene ognuno per i fatti suoi, Thomas Steel si recava in
qualche sala da bigliardo, mentre Cyprien andava per un'ora o due
alla fattoria.
Il giovane ingegnere aveva spesso il dispiacere di incontrarvi il
suo rivale, J ames Hilton, un ragazzone dai capelli rossi, dalla pelle
bianca, la faccia disseminata di quelle macchie scure che si usano
chiamare efelidi. Che il suo rivale facesse chiaramente dei rapidi
progressi nelle grazie di J ohn Watkins, bevendo ancora pi gin e
fumando ancora pi tabacco di Amburgo di quanto facesse lui, era
cosa evidente.
Alice, a dir la verit sembrava non nutrire che un sommo
disprezzo per le volgari galanterie e i discorsi superficiali del giovane
Hilton. Naturalmente la sua presenza non era meno insopportabile
per Cyprien. Cosicch a volte, essendo incapace di tollerarla e
temendo di non sapersi dominare, augurava la buona sera alla
compagnia e se ne andava.
Il francese non contento! diceva allora J ohn Watkins
strizzando l'occhio all'amico. Pare che i diamanti non vengano a
piovergli sulla zappa!
E J ames Hilton rideva - nel modo pi stupido di questo mondo.
Di solito in questi casi, Cyprien concludeva l serata presso un
vecchio brav'uomo boero che si era installato presso la miniera e che
si chiamava J acobus Vandergaart.
Era lui che aveva dato il nome al Kopje, poich una volta, ai primi
tempi della cessione tutto quel terreno era stato suo. Anzi, a sentir
quello che si diceva, era stato per un vero e proprio insulto alla
giustizia che egli ne era stato spodestato a profitto di J ohn Watkins.
Ridotto ora alla totale rovina, egli viveva in una casupola di argilla,
facendo il mestiere del tagliatore di diamanti che aveva un tempo
esercitato a Amsterdam, sua citt natale.
Capitava spesso che i minatori, curiosi di conoscere il peso che
avrebbero avuto i loro diamanti una volta tagliati, li portassero a lui,
sia per farli sfaccettare, sia per sottoporli a operazioni pi delicate.
Ma questi lavori abbisognano di una mano sicura e di una vista acuta,
e il vecchio J acobus Vandergaart, eccellente operaio ai suoi tempi,
faceva, adesso, una grande fatica a eseguire queste ordinazioni.
Cyprien, che gli aveva dato da montare come anello il suo primo
diamante, si era ben presto affezionato a lui. Gli piaceva venirsi a
sedere nel suo laboratorio, per fare quattro chiacchiere con lui, o
anche semplicemente per tenergli compagnia mentre era al lavoro al
suo banco di lapidario. J acobus Vandergaart, con la sua barba bianca,
la fronte stempiata spaziosa, coperta da una berretta di velluto nero, il
suo lungo naso fornito di un paio di occhiali rotondi, aveva tutta l'aria
di un alchimista del quindicesimo secolo sepolto fra i suoi arnesi
bizzarri e le sue bottigliette di acidi.
In una ciotola di legno su un banco sistemato davanti alla finestra,
c'erano dei diamanti greggi ch'erano stati affidati a J acobus
Vandergaart, e il cui valore era a volte considerevole. Se egli voleva
sfaccettarne uno, la cui cristallizzazione non gli pareva perfetta,
cominciava a esaminare con la lente le incrinature che dividevano i
cristalli in lamine a facce parallele; poi faceva con un pezzo di
diamante gi sfaccettato, un'incisione nel senso voluto, introduceva
una lametta di acciaio in questa incisione, e dava un colpo secco.
Il diamante veniva spaccato lungo un lato, e poi l'operazione
veniva ripetuta per gli altri lati.
Se J acobus Vandergaart voleva invece tagliare la pietra, o, per
parlare pi esattamente, darle una forma determinata, egli
cominciava col fissare la forma che voleva dargli, disegnando colla
matita, sulla ganga, le sfaccettature progettate. Poi metteva
successivamente ciascuna di queste sfaccettature in contatto con un
secondo diamante, e li sottoponeva a un prolungato sfregamento uno
contro l'altro. Le due pietre si levigavano reciprocamente, dando
luogo alle sfaccettature desiderate.
J acobus Vandergaart giungeva cos a dare alla gemma una delle
forme, consacrate ormai dall'uso, e che rientrano nella seguente
suddivisione generale: il brillante doppio, il brillante semplice e
la rosa o rosetta.
Il brillante doppio si compone di sessantaquattro faccette, di una
tavola superiore e di una tavola inferiore.
Il brillante semplice non altro che la met di un brillante doppio.
La rosa ha la parte inferiore piatta e la parte superiore
tondeggiante a volta sfaccettata.
In via eccezionale, J acobus Vandergaart aveva occasione di
tagliare una briolette cio un diamante privo di tavola superiore e
di tavola inferiore, dalla forma di piccola pera. In India, si usa
praticare in queste briolettes un foro verso la cima per passarvi un
cordoncino.
Quanto ai pendeloques
6
che spesso il vecchio lapidario riceveva
l'incarico di tagliare, avevano la forma di una mezza pera con tavola
superiore e tavola inferiore, sfaccettata solo anteriormente.
Il diamante, una volta tagliato, doveva essere pulito perch il
lavoro fosse completo. Questa operazione si effettua con l'aiuto di
una mola, una specie di disco d'acciaio, di circa ventotto centimetri di
diametro, posto orizzontalmente sul tavolo ruotante su un perno sotto
l'azione di una grande ruota e di una manovella, che gira in ragione
di due o trecento giri al minuto. Contro questo disco lubrificato e
pieno di polvere di diamante, residua dei tagli precedenti, J acobus
Vandergaart premeva, una dopo l'altra, le faccette della pietra fino a
quando erano perfettamente levigate. La manovella era manovrata a
volte da un ragazzino ottentotto, a volte da amici, come Cyprien, al
quale non dispiaceva fargli questo piacere, per semplice cortesia.
Lavorando, chiacchieravano piacevolmente. Spesso J acobus
Vandergaart, spingendosi gli occhiali sulla fronte, si arrestava un po'
per raccontare qualche storia dei tempi passati. Effettivamente egli
conosceva proprio tutto su questa Africa australe in cui viveva da ben
quarantanni. E quello che rendeva cos piacevole la sua
conversazione il fatto che riportava con gran precisione la
tradizione del paese - una tradizione ancora viva e fresca.
Prima di tutto, il vecchio lapidario non cessava di fare numerose
lagnanze patriottiche e personali. Secondo lui, gli inglesi erano i pi
odiosi ladri che la terra abbia mai conosciuto. Tuttavia bisogna

6
Brillanti a goccia per orecchini. (N.d.T.)
lasciargli la responsabilit delle sue opinioni, per quanto esagerate
siano - e bisogna forse anche perdonargliele.
Niente di strano egli ripeteva volentieri, se gli Stati Uniti
d'America si siano dichiarati indipendenti, e l'India e l'Australia non
tarderanno a seguirne l'esempio! Qual popolo potrebbe tollerare una
simile tirannia! Ah! signor Mr, se la gente conoscesse tutte le
ingiustizie che questi inglesi, cos superbi delle loro ghinee e della
loro potenza navale, hanno commesso a questo mondo, non ci
sarebbero sufficienti parole di sdegno nella lingua umana da gettar
loro in faccia!
Cyprien non approvava e non disapprovava; ascoltava soltanto
senza rispondere nulla.
Volete che io vi racconti quello che hanno fatto a me, che vi
parlo? riprese J acobus Vandergaart animandosi. Ascoltatemi, e
poi mi direte se si possono avere due opinioni in proposito.
E siccome Cyprien gli assicur che non desiderava di meglio, il
buon uomo continu cos:
Io sono nato a Amsterdam nel 1806, durante un viaggio che vi
fecero i miei genitori. Pi tardi vi sono tornato per impararvi il mio
mestiere, ma ho trascorso tutta la mia infanzia al Capo, dove la mia
famiglia era emigrata circa cinquantanni prima. Eravamo olandesi e
molto fieri di esserlo, quando la Gran Bretagna s'impadron della
colonia, a titolo provvisorio, diceva! Ma J ohn Bull non abbandona
mai ci che ha preso una volta e, nel 1815, noi fummo solennemente
dichiarati sudditi del Regno Unito dal Congresso delle potenze
europee.
Mi sapreste dire con qual diritto l'Europa si impicciava delle
faccende delle province africane?
Sudditi inglesi! Ma noi non volevamo esserlo, signor Mr!
Allora, pensando che l'Africa era abbastanza vasta per darci una
patria, che fosse proprio tutta nostra, - per noi soli! - abbandonammo
la colonia del Capo per internarci nelle zone ancora selvagge, che
circondano le terre verso nord. Ci chiamavano boeri vale a dire
contadini, o anche "voortrekkers", cio pionieri avanzati.
Noi avevamo appena bonificato questi nuovi territori, eravamo
appena riusciti a crearci, a furia di lavoro, una esistenza
indipendente, quando il governo inglese intervenne a reclamarli
come suoi, - sempre con la scusa che noi eravamo sudditi inglesi!
Allora ebbe luogo il nostro grande esodo. Era il 1833. Di nuovo,
noi emigrammo in massa. Dopo aver caricato su carri tirati da buoi i
nostri mobili, gli utensili e le granaglie, ci avviammo all'interno del
deserto.
A quell'epoca il territorio di Natal era quasi del tutto spopolato.
Un conquistatore sanguinario chiamato Tchaka, un vero Attila negro
della razza zul, vi aveva sterminato pi di un milione di esseri
umani, dal 1812 al 1828. Il suo successore Dingaan vi dominava
ancora col terrore. Fu proprio questo re barbaro che ci autorizz a
stabilirci nel paese, ove oggi sorgono le citt di Durban e di Port-
Natal.
Ma era con il recondito scopo di attaccarci non appena avessimo
reso fertile quella regione che quello scaltro di Dingaan ci aveva
concesso questa autorizzazione. Allora ognuno s'arm per la propria
difesa, e fu solo attraverso sforzi inauditi, e, posso dirlo, attraverso
prodigi di coraggio, nel corso di pi di cento combattimenti nei quali
le nostre donne e persino i nostri figli lottavano al nostro fianco, che
ci fu possibile mantenere il possesso di quelle terre bagnate dal
nostro sudore e arrossate dal nostro sangue.
Orbene, non appena fummo riusciti a ottenere il pieno trionfo sul
despota nero, e a distruggere la sua potenza, il governatore del Capo
invi delle truppe inglesi coll'incarico di occupare il territorio di
Natal, in nome : di Sua Maest la regina d'Inghilterra! Vedete? Noi
eravamo sempre sudditi inglesi! Questo succedeva nel 1842.
Altri emigranti, nostri compatrioti, avevano, intanto, conquistato
il Transvaal e annientato sul fiume Orange il potere del tiranno
Moselekatze. Anch'essi si videro confiscare, con un semplice ordine
del giorno, la nuova patria, che avevano pagato con tante sofferenze!
Sorvolo sui particolari. Questa lotta dur vent'anni. Sempre noi
andavamo pi lontano e sempre la Gran Bretagna allungava su di noi
la sua mano rapace, come su tanti serv della gleba anche dopo che
l'avevamo lasciata!
Infine, dopo tante pene e lotte sanguinose, riuscimmo a far
riconoscere la nostra indipendenza nello Stato libero d'Orange. Un
proclama reale sottoscritto dalla regina Vittoria, in data 8 aprile 1854,
ci garantiva il libero possesso delle terre e il diritto di governarci da
soli. Ci costituimmo definitivamente in Repubblica si pu dire che
il nostro Stato, fondato sul coscienzioso rispetto della legge, sul
libero sviluppo delle energie individuali e sull'istruzione ripartita con
abbondanza in tutte le classi, avrebbe potuto servire da modello a
molte nazioni, che pretendono di essere pi civili di un piccolo stato
dell'Africa australe!
Il Griqualand ne faceva parte. Fu allora che io mi stabilii come
fattore, proprio nella casa dove ci troviamo in questo momento, con
la mia povera moglie e i miei due figli! Fu allora che io tracciai i
confini del mio kraal o parco da bestiame, proprio sulla superficie
della miniera, dove voi state lavorando! Dieci anni pi tardi J ohn
Watkins arriv nel paese e costru la sua prima casa. Allora non si
sapeva ancora che vi fossero dei diamanti in queste terre, e, per quel
che mi riguarda, avevo cos poche occasioni, dopo pi di trent'anni,
di esercitare il mio vecchio mestiere, che mi ricordavo a malapena
dell'esistenza di queste pietre preziose!
Di colpo, nel 1867, si sparse la voce che le nostre terre erano dia-
mantifere. Un boero dei dintorni dell'Hart aveva trovato dei diamanti
perfino negli escrementi dei suoi struzzi, e perfino nei muri d'argilla
della sua fattoria.
7
Immediatamente il governo inglese, fedele al suo solito sistema,
in disprezzo di tutti i trattati e di tutti i diritti, dichiar che il
Griqualand gli apparteneva.

7
Questo Boero si chiamava J acobs. Un certo Niekirk, commerciante olandese, che
viaggiava da quelle parti in compagnia di un cacciatore di struzzi chiamato
O'Reilly, riconobbe nelle mani dei figli del Boero che giocavano, un diamante che
egli comper per pochi soldi e che vendette per dodicimilacinquecento franchi a
Sir Philip Woodehouse, Governatore del Capo. Questa pietra, immediatamente
tagliata e spedita a Parigi, figur all'esposizione universale del Champs de Mars,
nel 1867. Da allora vennero estratti annualmente dal suolo del Griqualand dei
diamanti per un valore medio di quaranta milioni. Una circostanza davvero curiosa
che l'esistenza di giacimenti diamantiferi, in questo paese, un tempo era gi nota
ma poi era stata dimenticata. Delle vecchie carte del XV secolo portano a questo
punto la seguente indicazione: Here Diamonds, Qui ci sono dei diamanti.
(N.d.T.)
Invano la nostra Repubblica protest! Invano propose di
sottoporre la questione al giudizio di un capo di stato europeo!
L'Inghilterra rifiut l'intervento e occup il nostro territorio.
Si sperava almeno che i diritti privati sarebbero stati rispettati dai
nostri ingiusti padroni. Per quanto mi riguarda, io, rimasto vedovo e
senza figli, dopo la terribile epidemia del 1870, non avevo pi il
coraggio di andare in cerca di una nuova patria, di rifarmi una nuova
casa - la sesta o la settima della mia lunga esperienza. Restai dunque
nel Griqualand. Quasi solo nel paese, rimasi estraneo a questa febbre
dei diamanti che si era ormai impadronita di tutto il mondo, cosicch
continuai a coltivare il mio orto, come se il giacimento di Du Toit's
Pan non fosse stato scoperto a un tiro di fucile dalla mia casa!
Quale non fu dunque la mia sorpresa quando un giorno constatai
che la cinta del mio kraal, costruita con pietre sovrapposte senza
cemento era stata demolita durante la notte e trasportata trecento
metri pi lontano in mezzo alla piana. Al posto del mio, J ohn
Watkins, aiutato da un centinaio di cafri, ne aveva costruito un altro,
unito al suo e che racchiudeva nei suoi possedimenti una collinetta di
terra sabbiosa e rossiccia, che fino a quel momento era mia propriet
incontestata.
Andai a lamentarmi da quel depredatore Egli non fece altro
che ridermi in faccia! Lo minacciai di citarlo in tribunale, e lui mi
invit a farlo!
Tre giorni dopo mi spiegai l'enigma! Quella collinetta di terra
che era mia era una miniera di diamanti. J ohn Watkins, avutane la
certezza, si era affrettato ad attuare lo spostamento del mio confine;
poi era corso a Kimberley a denunciare ufficialmente a suo nome la
scoperta della miniera.
Io lo citai in tribunale Possiate, signor Mr, non dover mai
conoscere quanto costa fare causa in un paese inglese! Uno alla
volta, persi i miei buoi, i miei cavalli, i miei montoni! Vendetti
perfino il mobilio, perfino i miei vecchi abiti per pagare quelle
sanguisughe che hanno nome di avvocati, procuratori, sceriffi,
uscieri! In breve, dopo un anno di avanti e indietro, di ansie, di
proteste, la questione della propriet fu decisamente conclusa in
appello, senza alcuna possibilit di ricorso in cassazione
Persi la causa, e, per giunta, ero rovinato! Un giudizio in piena
regola defin le mie pretese infondate, respinse la mia domanda, e
disse che era impossibile per il tribunale stabilire di preciso i diritti
reciproci delle parti, ma che era necessario fissare un limite
incontestabile per l'avvenire. Cos fu stabilita al venticinquesimo
grado di longitudine, a est del meridiano di Greenwich, la linea che
avrebbe diviso le due propriet. La terra situata a occidente di questo
meridiano restava attribuita a J ohn Watkins, mentre la terra a oriente
venne assegnata a J acobus Vandergaart.
Quello che sembrava aver invitato i giudici a una cos strana
decisione era il fatto che, effettivamente questo 25 grado di
longitudine passa per la pianta del distretto attraverso il territorio
occupato dal mio kraal.
Ma la miniera, ahim, era a occidente cosicch toccava
automaticamente a J ohn Watkins.
Tuttavia come a indicare con una macchia indelebile l'opinione
che questo paese ha a proposito di un simile iniquo giudizio, questa
miniera continua a chiamarsi Vandergaart-Kopje!
Ebbene, signor Mr, non le pare che io abbia il diritto di dire
che gli inglesi sono dei ladri? chiese il vecchio boero concludendo il
suo racconto fin troppo vero.


CAPITOLO VI
ALCUNE USANZE DEL CAMPO
FACILE capire, come questo soggetto di conversazione non
doveva riuscire troppo gradevole per il giovane ingegnere. Non
poteva certo gioire di simili informazioni a proposito dell'onore
dell'uomo, che egli si ostinava a considerare suo futuro suocero.
Cosicch egli s'era abituato a prendere questa opinione di J acobus
Vandergaart come un'idea fissa dello sconfitto, che andava presa con
le dovute riserve.
J ohn Watkins, a cui un giorno egli aveva accennato con due
parole di questo affare, dopo essere scoppiato a ridere, per tutta
risposta s'era toccato la fronte col dito indice scrollando la testa come
per dire che il vecchio Vandergaart stava sempre pi dando i numeri!
Non era possibile effettivamente che il vecchio, sotto
l'impressione della scoperta della miniera diamantifera, si fosse
messo in testa, senza valide ragioni, che quel terreno era di sua
propriet? Dopo tutto i tribunali gli avevano dato decisamente torto,
ed era alquanto improbabile che i giudici non avessero dato ragione
alla parte pi fornita di prove. Ecco ci che si diceva il giovane
ingegnere per giustificare di fronte a se stesso il fatto del suo
continuare a frequentare J ohn Watkins dopo quello che J acobus
Vandergaart gli aveva detto su di lui.
Un altro vicino di miniera col quale Cyprien amava intrattenersi,
talvolta, perch la sua vita rispecchiava quella del tipico boero in tutti
i suoi colori pi caratteristici, era un fattore di nome Mathys
Pretorius, ben noto a tutti i minatori del Griqualand.
Quantunque avesse appena quarant'anni, anche Mathys Pretorius
aveva a lungo errato nel vasto bacino del fiume Orange, prima di
venirsi a stabilire in questo paese. Ma questa vita nomade non aveva
prodotto in lui l'effetto, come era avvenuto per il vecchio J acobus
Vandergaart, di renderlo emaciato e irritabile. L'aveva piuttosto
intontito e ingrassato a tal punto che riusciva appena a camminare: lo
si sarebbe detto un elefante!
Quasi sempre seduto in un seggiolone di legno, fatto su misura per
contenere la sua corporatura gigantesca, Mathys Pretorius non usciva
che in carrozza, vale a dire in una specie di calesse di vimini, tirato
da uno struzzo colossale. La facilit con cui lo struzzo si tirava dietro
quell'enorme peso era certo in grado di dare un'idea della sua forza
muscolare.
Mathys Pretorius veniva abitualmente al campo per contrattare
con gli osti l'acquisto dei suoi legumi. Egli vi era molto popolare
quantunque, per la verit, non fosse una popolarit troppo invidiabile
perch nasceva dalla sua estrema pusillanimit. Infatti i minatori si
divertivano a mettergli addosso una terribile paura raccontandogli
mille stupidaggini.
Una volta gli si annunciava un'invasione imminente di bassuti o di
zul! Altre volte si fingeva di leggere, in sua presenza, su qualche
giornale, un progetto di legge per dare la pena di morte, in tutto il
territorio di dominio britannico, a tutti coloro che fossero convinti di
pesare pi di trecento libbre! Oppure gli si diceva che un cane
rabbioso era stato avvistato sulla strada di Driesfontein cosicch il
povero Mathys Pretorius, che era costretto a prendere quella via per
tornare a casa, trovava mille pretesti per restare al campo.
Ma queste paure assurde non erano ancora niente in confronto al
sincero terrore che aveva di scoprire una miniera di diamanti nella
sua propriet. Si faceva allora un terribile quadro di quello che gli
sarebbe successo se degli uomini avidi invadendo il suo orto e
sconvolgendo tutto il suo campo lo avessero, per completare l'opera,
espropriato. Infatti, la sorte toccata a J acobus Vandergaart avrebbe
potuto toccare anche a lui! Gli inglesi avrebbero ben saputo trovare
delle ragioni per dimostrare che la sua terra era di loro propriet!
Questi oscuri pensieri, quando s'impadronivano della sua mente,
gli mettevano la morte in cuore. Se, per caso, vedeva un
prospettore
8
aggirarsi intorno alla sua casa, perdeva addirittura la
voglia di bere e di mangiare. Eppure continuava a ingrassare!
Uno dei suoi pi accaniti persecutori era, adesso, Annibale
Pantalacci. Quell'odioso napoletano il quale, tra parentesi,
sembrava prosperare a vista d'occhio perch aveva tre cafri impiegati
nel suo claim e sfoggiava un enorme diamante sullo sparato della sua
camicia - aveva scoperto la debolezza dell'infelice boero.. Cos,
almeno una volta alla settimana, egli si concedeva lo stupido
divertimento di eseguire rilevazioni o di vangare la terra nei dintorni
della fattoria di Pretorius.
Questo possedimento si estendeva lungo la riva sinistra del Vaal,
per circa due miglia al di sotto del campo e comprendeva delle terre
d'alluvione, che avrebbero effettivamente potuto essere fortemente
diamantifere quantunque fino a ora non se ne avesse avuto alcun
indizio.
Annibale Pantalacci, per rendere sempre pi veritiera questa
sciocca commedia, aveva cura di mettersi bene in vista proprio
davanti alle finestre di Mathys Pretorius, e, il pi delle volte portava
con s dei compagni per divertirsi con loro di questa burla.
Si vedeva, allora, il pover'uomo, mezzo nascosto dietro la tenda di
cotone, seguire con ansiet tutti i loro movimenti, spiare i loro gesti,
pronto a correre nella stalla e attaccare il suo struzzo alla carrozza per
fuggire, non appena si fosse sentito minacciato da un'invasione nelle
sue terre.
Cos, perch aveva avuto la malaugurata idea di confidare a uno
dei suoi amici che egli teneva, notte e giorno, il suo uccello da tiro,
tutto equipaggiato e il fondo del suo calesse pieno di provviste per
essere in grado di fuggire al primo sintomo di pericolo?
Me ne andr presso i boscimani, a nord del Limpopo!
diceva. Dieci anni fa commerciavo con loro l'avorio, e sarebbe
cento volte meglio, ve l'assicuro, trovarsi in mezzo ai selvaggi, ai
leoni e agli sciacalli che non restare fra questi inglesi insaziabili!
Naturalmente il confidente dello sventurato contadino s'era fatto
gran premura - secondo l'usanza invariata di quasi tutti i confidenti -

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Colui che compie prospezioni ossia quell'insieme di operazioni che riguardano i
metodi per la ricerca dei giacimenti minerari. (N.d.T.)
di rendere pubblici questi progetti! inutile chiedersi se Annibale
Pantalacci non ne avesse subito approfittato per schernirlo davanti a
tutti i minatori del Kopje.
Un'altra delle vittime abituali degli scherzi di pessimo gusto di
questo napoletano era, come nel passato, il cinese Li.
Anche lui s'era stabilito al Vandergaart-Kopje, dove aveva aperto
una lavanderia, ed ben noto come i figli del Celeste Impero siano
specialisti in questo mestiere!
In effetti, la famosa cassa di legno rosso, che aveva cos tanto
incuriosito Cyprien, durante i primi giorni del suo viaggio dal Capo
al Griqualand, non conteneva che delle spazzole, della soda, dei
pezzi di sapone e del turchinetto. Insomma, non occorreva altro a un
cinese intelligente per far fortuna in questo paese!
Lo stesso Cyprien non poteva trattenersi dal ridere quando
incontrava Li, sempre silenzioso e riservato, carico del suo gran
cestone di vimini che gli serviva per il suo lavoro.
Ma quello che lo disgustava era la vera e propria ferocia di cui
faceva uso Annibale Pantalacci con quel povero diavolo. Gli gettava
delle boccette d'inchiostro nella tinozza piena di detersivo, tirava
delle corde davanti alla sua porta per farlo cadere, lo inchiodava al
tavolo piantando un coltello nella stoffa della sua giacca. Inoltre ogni
volta che gli si presentava l'occasione, non mancava di allungargli un
calcio nelle gambe chiamandolo cane d'un pagano! e se si serviva
di lui era soltanto per liberarsi di quell'impegno settimanale! Ma non
trovava mai abbastanza bianca la sua biancheria quantunque Li la
lavasse e rilavasse con particolare cura. Per un minimo difetto di
piega egli si arrabbiava in una maniera spaventosa e pestava il
povero cinese come se fosse stato il suo schiavo.
Di tal genere erano i rozzi divertimenti del campo; ma, a volte,
diventavano anche tragici. Se capitava, per esempio, che un negro
addetto alle miniere, fosse accusato del furto di un diamante, tutti si
facevano premura di scortare il colpevole davanti al magistrato,
cominciando innanzitutto col somministrargli una vera tempesta di
pugni poderosi. Di modo che, se per caso il giudice assolveva
l'accusato, la gragnuola di colpi gli restava almeno come, acconto!
C' da dire, comunque, che in tali casi le assoluzioni erano ben rare!
Il giudice faceva pi alla svelta a pronunciare una condanna che non
a tracannarsi un quarto di arancia salata - uno dei cibi preferiti del
paese. La sentenza di solito era costituita da una condanna a quindici
giorni di lavori forzati e a venti colpi di cat of nine tails o di gatto
a nove code, specie di sferza a nodi, che s'adopera ancora in Gran
Bretagna e nelle colonie inglesi per frustare i prigionieri.
Ma c'era un delitto che i minatori tolleravano ancor meno del
furto, era la ricettazione e occultamento.
Ward, lo yankee arrivato nel Griqualand contemporaneamente al
giovane ingegnere, ne fece un giorno la crudele esperienza, avendo
sprovvedutamente comprato da un cafro dei diamanti. Ma un cafro
non poteva possedere legalmente dei diamanti, perch la legge gli
proibiva di comperarne a un claim o di lavorarli per proprio conto.
Appena il fatto fu reso noto - era sera, nell'ora in cui nel campo
c'era un gran baccano, dopo il pranzo - una folla furiosa si port
verso la cantina del colpevole, la saccheggi da cima a fondo, poi la
incendi, e certamente avrebbe anche impiccato lo yankee alla forca,
che dei volonterosi stavano gi innalzando, se, fortunatamente per
lui, non fosse sopraggiunta una dozzina di gendarmi a cavallo, in
tempo per salvarlo conducendolo in prigione.
Del resto le scene di violenza erano frequenti in mezzo a quella
popolazione multiforme, focosa e mezzo selvaggia. L, tutta la gente
si urtava in una ressa caotica! La sete dell'oro, l'ubriachezza,
l'influenza del clima torrido, le delusioni e gli insuccessi
contribuivano a riscaldare gli animi e a turbare le coscienze! Pu
darsi, se tutti questi uomini fossero stati fortunati nelle loro ricerche,
pu darsi che avrebbero dimostrato di possedere pi calma e pi
pazienza! Ma per uno di loro a cui toccava, di quando in quando, la
fortuna di trovare una pietra di grande valore, ce n'erano centinaia
che si trascinavano in un'esistenza miserabile, guadagnando appena
di che supplire alle proprie necessit, se addirittura non piombavano
nella pi nera miseria! La miniera era un tappeto da gioco, sul quale
si rischiava non solo il proprio denaro ma anche il proprio tempo, il
proprio lavoro, la propria salute. E ben scarso era il numero dei
giocatori fortunati, ai quali il caso guidasse il piccone nello scavare i
claim del Vandergaart-Kopje!
Di tutto ci Cyprien andava di giorno in giorno rendendosi sempre
pi conto, e gi si stava chiedendo se era il caso di continuare un
lavoro cos poco remunerativo, quando fu portato a mutare genere di
lavoro.
Un mattino egli si trov faccia a faccia con una dozzina di cafri,
che venivano al campo in cerca di lavoro.
Quella povera gente proveniva dalle lontane montagne che
separano la Cafreria propriamente detta dalla terra dei bassuti.
Avevano fatto pi di centocinquanta leghe a piedi, lungo il fiume
Orange, camminando in fila indiana, e vivendo di quel che potevano
trovare per strada, vale a dire di radici, di bacche e di cavallette.
Erano in uno stato di spaventosa magrezza, pi scheletri che esseri
viventi. Con le loro gambe stecchite, i lunghi torsi nudi, la pelle
incartapecorita che sembrava ricoprire una carcassa vuota, le costole
sporgenti, le gote incavate, essi avevano l'aria di gente pi disposta a
divorarsi delle bistecche di carne umana che non a scavare per giorni
e giorni nelle miniere. Cosicch nessuno si mostrava incline ad
assumerli e loro restavano accovacciati ai bordi della strada, indecisi,
tristi, abbrutiti dalla miseria.
Cyprien si sent profondamente scosso a quella vista. Fece loro
cenno di aspettare, ritorn all'albergo dove soleva pranzare, e
comand un enorme paiolo di farina di mais, stemperata nell'acqua
bollente, che fece portare a quegli affamati, con qualche scatola di
carne conservata e due bottiglie di rhum.
Poi si abbandon al piacere di assistere al loro banchetto, che, per
i cafri, era senza precedenti.
Francamente li si sarebbe detti dei naufraghi, raccolti su una
zattera, dopo quindici giorni di digiuno e di angosce. Mangiarono
tanto, che dopo un quarto d'ora sarebbero potuti scoppiare come
granate. Fu necessario, per la loro salute, porre un limite a quella
furia divoratrice, per timore di vedere tutti i convitati soccombere a
causa di un soffocamento generale.
Solo uno di quei negri dalla fisionomia intelligente e sveglia -
forse anche il pi giovane per quel che si poteva giudicare - si era un
po' trattenuto nel soddisfare il proprio appetito. E, cosa ancor pi
rara, egli si preoccup di ringraziare il suo benefattore, cortesia alla
quale nessun altro aveva pensato. Egli si avvicin a Cyprien, gli
prese la mano con un gesto sincero e gentile e poi la appoggi sulla
sua testa lanosa.
Come ti chiami? gli chiese sorpreso il giovane ingegnere,
commosso da questo segno di gratitudine.
Il cafro, che, per combinazione, capiva qualche parola d'inglese,
rispose subito:
Matakit.
Il suo sguardo sincero e leale piacque a Cyprien. Cos gli nacque
l'idea di ingaggiare quel ragazzone ben piantato per lavorare nel suo
claim; e l'idea non era cattiva.
Dopo tutto si disse quello che fanno tutti in questa regione.
Per questo povero cafro certo meglio aver me come padrone che
non cadere sotto un Pantalacci qualunque!
Poi riprese:
Ebbene, Matakit, tu stai cercando lavoro, no? gli domand.
Il cafro fece cenno di s.
Vuoi lavorare da me? Io ti dar da mangiare, ti fornir gli
attrezzi e ti dar venti scellini al mese!
Era la tariffa, e Cyprien sapeva che non avrebbe potuto proporre
di pi senza sollevarsi contro la collera di tutta la colonia. Ma gi
pensava di integrare questa magra remunerazione col dono di abiti, di
oggetti per la casa e di tutto quello che avrebbe potuto essere
prezioso per i gusti di un cafro.
Per tutta risposta, Matakit sorridendo mise in mostra due file di
denti candidi e piazz nuovamente la mano del suo protettore sulla
sua testa. Il contratto era concluso.
Cyprien si port immediatamente a casa il suo nuovo servitore.
Prese dalla valigia un paio dei suoi pantaloni di tela, una camicia di
flanella, un vecchio cappello e li diede al selvaggio che non riusciva
a credere ai suoi occhi. Vedersi, dopo il suo arrivo, abbigliato con
abiti cos splendidi superava di gran lunga i sogni pi arditi di quel
povero diavolo. Egli non sapeva come esprimere la propria
riconoscenza. Sgambettava, rideva e piangeva nello stesso tempo.
Matakit, tu mi sembri un bravo ragazzo! diceva Cyprien.
Vedo che capisci un po' l'inglese! Non sapresti dunque dire
qualche parola?
Il cafro fece un cenno negativo.
Ebbene! Poich le cose stanno cos io mi impegno a insegnarti
il francese riprese Cyprien.
E senza por tempo in mezzo, egli cominci col dare al suo allievo
una prima lezione, indicandogli il nome degli oggetti pi comuni e
facendoglielo poi ripetere.
Non solo Matakit risult essere un buon figliolo, ma era anche
intelligente, dotato di una memoria veramente eccezionale. In meno
di due ore, aveva imparato pi di cento parole e le pronunciava molto
correttamente.
Il giovane ingegnere, sorpreso da una simile facilit, si ripromise
di metterla a profitto.
Ci vollero sette o otto giorni di riposo e di nutrimento sostanzioso
al giovane cafro perch si rifacesse delle fatiche del viaggio e fosse
in grado di lavorare. Questi otto giorni furono cos bene utilizzati dal
suo maestro e da lui, che alla fine della settimana Matakit era gi
capace di esprimere le sue idee in francese, - in maniera scorretta, se
vogliamo, ma comunque perfettamente intellegibile. Cos Cyprien ne
approfitt per farsi raccontare tutta la sua storia: essa era molto
semplice.
Matakit non conosceva neppure il nome del suo paese, che si
trovava fra le montagne, dalla parte in cui sorge il sole. Tutto quello
che poteva dire che vi conduceva una vita estremamente
miserabile. Cosicch lui aveva deciso di cercare fortuna seguendo
l'esempio di qualche guerriero della sua trib che era espatriato e,
come loro, era venuto al Campo di Diamanti.
Che cosa sperava di guadagnarci? Tutt'al pi una mantella rossa e
dieci volte dieci monete d'argento.
Di solito i cafri disprezzano le monete d'oro. Questo deriva da un
loro pregiudizio ineliminabile che gli hanno inculcato i primi europei
che commerciarono con loro.
E che far di queste monete d'argento l'ambizioso Matakit?
Ebbene, egli si sarebbe procurato un mantello rosso, un fucile e
della polvere, poi sarebbe tornato al suo kraal. L, egli avrebbe
comperato una donna, che avrebbe lavorato per lui, curato la sua
vacca e coltivato il suo campo di mais. In queste condizioni, egli
sarebbe stato considerato un uomo di prestigio, un grande capo. Tutti
avrebbero invidiato il suo fucile e la sua grande fortuna, ed egli
sarebbe morto pieno d'anni e di ammirazione. Egli non chiedeva di
pi.
Cyprien rimase pensoso ascoltando questo programma cos
semplice. Bisognava modificarlo, ampliare gli orizzonti di questo
povero selvaggio, indicandogli come scopo della sua attivit delle
conquiste pi importanti che un mantello rosso e un fucile? Oppure
era meglio lasciarlo alla sua primitiva ignoranza, cosicch se ne
tornasse in pace al suo villaggio, a condurre la vita che sognava?
Domanda inquietante, che il giovane ingegnere non riusciva a
risolvere, ma alla quale Matakit pens di dare quanto prima una
risposta.
Infatti, appena fu a conoscenza dei primi elementi della lingua
francese, il giovane cafro mostr una straordinaria volont
d'imparare. Faceva domande in continuazione, voleva sapere tutto, il
nome di ogni cosa, il suo impiego, e la sua origine. Poi fu la volta
della lettura, della scrittura, del calcolo di cui si appassionava
moltissimo. Era davvero insaziabile!
Cyprien prese ben presto la sua decisione: davanti a una
vocazione cos evidente non era il caso di esitare. Si decise dunque a
impartire ogni sera una lezione d'un'ora a Matakit, che, oltre al lavoro
in miniera, dedicava alla propria istruzione tutto il tempo che aveva
libero.
La signorina Watkins, colpita anche lei da questo entusiasmo non
comune, si incaric di far ripetere le lezioni al giovane cafro. Del
resto, egli le andava ripetendo fra s e s durante tutto il giorno, vuoi
quando lavorava di piccone nel fondo del claim, vuoi quando issava i
secchi di terra o esaminava i sassi. Il suo entusiasmo nel lavoro era
talmente contagioso, che si era comunicato anche agli altri e il lavoro
alla miniera sembrava divenuto pi piacevole.
Inoltre per consiglio dello stesso Matakit, Cyprien aveva assunto
un altro cafro della sua trib, di nome Bardik, il cui zelo e la cui
intelligenza meritavano allo stesso modo di essere apprezzati.
Fu allora che al giovane ingegnere tocc una fortuna insolita:
trov una pietra di quasi sette carati, che vendette immediatamente
per cinquemila franchi, ancora grezza, al mediatore Nathan.
Fu davvero un bell'affare. Un minatore, che non avesse cercato nel
frutto del suo lavoro altro che una normale ricompensa, avrebbe
dovuto essere ben soddisfatto. Certamente! Ma Cyprien non era cos.
Quand'anche mi capitasse ogni due o tre mesi, una simile
fortuna diceva fra di s che cosa ci avrei guadagnato? Non di un
diamante di sette carati che io ho bisogno, ma di mille o
millecinquecento simili pietre altrimenti la signorina Watkins mi
sfuggir per toccare in sorte a quel J ames Hilton o a qualche rivale
del genere!
Cyprien un giorno si abbandonava a questi tristi pensieri di ritorno
al Kopje, dopo il suo pranzo in una torrida giornata polverosa - di
quella polvere rossa, accecante che aleggia quasi costantemente
nell'atmosfera delle miniere di diamanti - quando, a un tratto, egli
indietreggi spaventato non appena ebbe svoltato l'angolo di una casa
abbandonata. Un penoso spettacolo si present ai suoi occhi.
C'era un uomo impiccato alla stanga di un carro da buoi,
appoggiato contro il muro della casa, con la parte posteriore a terra e
la stanga in aria. Immobile, con i piedi tirati, le mani inerti, quel
corpo pendeva come un filo a piombo, facendo un angolo di venti
gradi con la stanga, sotto un raggio di luce sfolgorante.
La scena aveva un aspetto sinistro.
Cyprien, rimasto un attimo stupefatto, si sent subito invaso da un
gran senso di pena quando nel poveretto riconobbe il cinese Li,
sospeso al collo per mezzo della sua lunga coda di capelli, tra cielo e
terra.
Il giovane ingegnere non ebbe un attimo di dubbio su quello che
era necessario fare. Arrampicarsi sulla cima della stanga, afferrare il
corpo dell'infelice sotto le braccia, e issarlo per arrestare il processo
di strangolamento, poi tagliare il codino col coltello che aveva in
tasca - tutto questo fu questione di un attimo. Ci fatto, si lasci
scivolare a terra con precauzione, e depose il suo fardello all'ombra
della casa.
Era ancora in tempo. Li non era ancora freddo. Il suo cuore
batteva debolmente, ma batteva. Ben presto, riapr gli occhi, e, cosa
strana, sembr riprendere conoscenza a mano a mano che
riacquistava la vista.
Sulla fisionomia impassibile di quel povero diavolo, anche
uscendo da una cos terribile prova, non c'era n terrore n
particolare stupore. Si sarebbe detto che egli si stava semplicemente
svegliando da un sonno leggero.
Cyprien gli fece bere qualche goccia d'acqua macchiata d'aceto
che aveva nella sua borraccia.
Potete parlare ora? gli chiese istintivamente dimenticandosi
che Li non avrebbe potuto comprenderlo.
L'altro, tuttavia, fece un cenno affermativo.
Chi vi ha impiccato?
Io stesso rispose il cinese con l'aria di uno che non si sogna
neanche lontanamente di dire qualcosa di straordinario o di
riprovevole.
Voi? Ma avete tentato un suicidio, disgraziato! E perch?
Li aveva troppo caldo Li s'annoiava rispose il cinese.
E richiuse subito gli occhi, come per sfuggire a delle ulteriori
domande. Cyprien s'accorse, in quel momento, del fatto che il
discorso s'era svolto in francese.
Parlate anche l'inglese? riprese allora.
S rispose Li, riaprendo gli occhi.
Si sarebbero detti due asole oblique tagliate a lato del suo nasino
camuso.
A Cyprien sembr di ritrovare in quello sguardo un po' di
quell'ironia, che vi aveva a volte notato durante il viaggio dal Capo a
Kimberley.
I vostri motivi sono assurdi! gli disse con piglio severo.
Non ci si uccide perch fa troppo caldo! Parlate seriamente! Qui
c' sotto, ci scommetterei, qualche altro brutto scherzo di quel
Pantalacci!
Il cinese chin la testa.
Voleva tagliarmi il codino disse, abbassando la voce, e
sono sicuro che ci sarebbe riuscito entro uno o due giorni!
In quell'istante, Li vide questa benedetta codina fra le mani di
Cyprien e cap che la sventura, che temeva pi di ogni altra, si era
avverata.
Oh! signore! Come! Voi voi m'avete tagliato!
grid con voce straziante.
Era necessario per liberarvi, amico mio! rispose Cyprien.
Ma, che diamine! voi non varrete neppure un soldo di meno, in
questo paese! State tranquillo!
Il cinese sembrava talmente desolato per questa amputazione, che
Cyprien temendo di vederlo andare in cerca di un nuovo mezzo per
suicidarsi, decise di tornare a casa sua portandolo con s.
Li lo segu docilmente, si sedette alla tavola del suo salvatore, si
lasci sgridare, promise di non ripetere quel tentativo, e, ristorato da
una tazza di t bollente, giunse persino a dare qualche vaga
indicazione a proposito della sua persona.
Li, nato a Canton, era stato avviato al commercio in una casa
inglese. Poi era passato a Ceylon, di l in Australia e infine in Africa.
Da nessuna parte la fortuna lo aveva favorito. Il lavaggio della
biancheria non dava frutti migliori di tutti gli altri ventimila mestieri
che aveva tentato nel paese delle miniere. Ma la sua vera ossessione
era Annibale Pantalacci. Quell'essere lo faceva proprio disperare,
mentre, senza di lui, egli avrebbe anche potuto adattarsi a quella sua
precaria esistenza nel Griqualand! Insomma era per sfuggire a quelle
persecuzioni che aveva voluto farla finita con la sua vita.
Cyprien riconfort quel pover'uomo, gli promise di proteggerlo
contro il napoletano, gli diede da lavare tutta la biancheria che gli fu
possibile trovare, e lo risped a casa non soltanto consolato ma
addirittura completamente guarito del suo superstizioso attaccamento
al suo codino di cavallo.
E sapete in che modo aveva ottenuto tutto ci il giovane
ingegnere? Egli aveva detto a Li con molta semplicit ma anche con
molta seriet che la corda dell'impiccato portava fortuna e che la sua
scalogna era sicuramente finita, ora che aveva la sua coda in tasca.
In ogni caso Pantalacci non avrebbe pi potuto tagliargliela!
Questo tipo di ragionamento, squisitamente cinese, complet la cura.



CAPITOLO VII
LA FRANA
ERANO ORMAI cinquanta giorni che Cyprien non trovava un solo
diamante nella sua miniera. Cosicch era ogni giorno pi disgustato
dal mestiere di minatore, che gli sembrava una presa in giro quando
non si disponga di una cifra sufficiente per comprare un claim di
prima scelta e una dozzina di cafri capaci di lavorarlo.
Cos una mattina, lasciando che Matakit e Bardik se ne andassero
con Thomas Steel, egli rimase solo sotto la sua tenda. Voleva
rispondere a una lettera del suo amico Pharamond Barths, che gli
aveva fatto avere sue notizie per mezzo di un mercante d'avorio
diretto al Capo.
Pharamond Barths era entusiasta della sua vita di cacce e di
avventure. Egli aveva gi ucciso tre leoni, sedici elefanti, sette tigri,
pi un numero incalcolabile di giraffe, d'antilopi, senza contare la
semplice selvaggina.
Come i conquistatori della storia scriveva, egli alimentava la
guerra con la guerra. Non solo egli riusciva a mantenere, col bottino
di caccia, il piccolo corpo di spedizione di cui si era circondato, ma
gli sarebbe stato anche possibile, se solo l'avesse voluto, realizzare
dei considerevoli guadagni grazie alla vendita delle pellicce e
dell'avorio, o grazie agli scambi con le trib cafre, in mezzo alle
quali si trovava.
E terminava dicendo:
Non faresti una spedizione con me sulle rive del Limpopo? Io
sar l verso la fine del mese prossimo e mi riprometto di
discenderlo fino alla baia Delago, e poi di ritornare per mare a
Durban, dove mi sono impegnato a ricondurre i miei bassuti
Lascia dunque il tuo terribile Griqualand per qualche settimana, e
vieni a raggiungermi.
Cyprien stava rileggendo questa lettera, quando una spaventosa
detonazione, seguita da un grande rumore in tutto il campo, lo fece
scattare in piedi in tutta fretta e precipitarsi fuori della sua tenda.
Una folla di minatori, disordinata e piena di agitazione, correva
verso la miniera.
Una frana! si sentiva gridare da ogni parte.
La notte era stata, in effetti, molto fredda, quasi glaciale, mentre la
giornata precedente avrebbe potuto essere annoverata tra le pi calde
da molto tempo a quella parte. Solitamente era proprio in seguito a
questi bruschi cambiamenti di temperatura e alla conseguente
contrazione dei cumuli di terra lasciati allo scoperto che si verificava
questo genere di disastri.
Cyprien si affrett a dirigersi verso il Kopje.
Appena giunto, gli bast dare un'occhiata per rendersi conto di
cosa era accaduto.
Un enorme cumulo di terra, alto almeno sessanta metri e lungo
duecento, s'era spaccato verticalmente, formando una fessura, simile
alla breccia di un bastione. Molte migliaia di quintali di ghiaia se
n'erano staccati, precipitando nei claim e riempiendoli di sabbia, di
terriccio e di sassi. Tutto ci che, al momento del crollo si trovava
sulla cresta, uomini, buoi, carrette, era stato precipitato nella
voragine e caduto sul fondo.
Per fortuna, la maggior parte dei lavoranti non era ancora discesa
nella parte inferiore della miniera, altrimenti una buona met dei
minatori sarebbe rimasta sepolta sotto le macerie.
Il primo pensiero di Cyprien fu per il suo socio, Thomas Steel:
con sua gran gioia lo ravvis ben presto fra coloro che si trovavano
sull'orlo della voragine cercando di rendersi conto dell'accaduto.
Subito corse da lui e lo interrog.
S, l'abbiamo scampata bella! disse quello stringendogli la
mano.
E Matakit? chiese Cyprien.
Il povero ragazzo l sotto! rispose Thomas Steel indicando
le macerie che s'erano ammucchiate sulla loro propriet comune.
L'avevo appena fatto scendere e aspettavo che avesse finito di
riempire il primo secchio per tirarlo su, quando avvenne il crollo.
Ma non possiamo restare qui senza far niente per cercare di
salvarlo grid Cyprien. Pu darsi che sia ancora vivo!
Thomas Steel scosse la testa.
molto improbabile che sia ancora vivo sotto venti tonnellate
di terra! disse. E poi ci vorrebbero almeno dieci uomini che
lavorassero per almeno due o tre giorni per togliere la frana!
Non importa! rispose risolutamente il giovane ingegnere.
Non sia mai detto che noi lasciamo una creatura umana sotterrata in
questa tomba, senza aver almeno tentato di estrarla.
Poi, rivolgendosi a uno dei cafri con Bardik, che si trovava vicino
a lui come intermediario, egli disse che offriva una somma di cinque
scellini al giorno a tutti coloro che avessero voluto mettersi ai suoi
ordini per sgombrare il claim.
Una trentina di negri s'offrirono subito e, senza perdere un istante,
si misero all'opera. I picconi, le zappe, le pale non mancavano certo; i
secchi e le corde erano pronti, e le carrette altrettanto. Un gran
numero di minatori bianchi, venuti a sapere che si trattava di
dissotterrare un povero diavolo travolto dalla frana, offrirono
generosamente il proprio aiuto. Thomas Steel trascinato dall'esempio
di Cyprien, non fu meno attivo nel dirigere quest'opera di
salvataggio.
A mezzogiorno erano gi state tolte parecchie tonnellate di sabbia
e di pietre, accumulate sul fondo del claim.
Alle tre, Bardik gett un grido strozzato: aveva visto, sotto la sua
piccozza, un piede nero spuntare dalla terra.
Si raddoppiarono gli sforzi, e, qualche minuto pi tardi l'intero
corpo di Matakit era riesumato. Il disgraziato cafro era sdraiato sul
dorso, immobile e apparentemente morto. Per una curiosa
coincidenza, uno dei secchi di cuoio, che servivano al suo lavoro,
s'era capovolto sul suo volto, e lo ricopriva, come una maschera.
Questo fatto, che Cyprien not immediatamente, gli diede la
speranza di poter richiamare in vita il poveretto; ma, in realt, questa
speranza era molto debole, perch il cuore non batteva pi, la pelle
era fredda, le membra rigide, le mani rattratte per l'agonia e il volto -
del pallore livido proprio dei negri - era spaventosamente contratto
per l'asfissia.
Cyprien non perse coraggio. Fece trasportare Matakit nella casa di
Thomas Steel, che era la pi vicina. Lo si distese sulla tavola, che
serviva di solito per lo smistamento della ghiaia, e lo si sottopose a
delle frizioni sistematiche, a dei massaggi della cassa toracica con lo
scopo di procurargli una specie di respirazione artificiale, cos come
si usa fare per rianimare gli annegati. Cyprien sapeva che questo
trattamento era applicabile a tutti i casi di asfissia, e, nel caso
presente, non c'era altro da fare, dal momento che non si vedeva
alcuna lesione, alcuna frattura e neppure alcuna grave contusione.
Guardate, signor Mr, stringe ancora nella mano un po' di
terra! fece notare Thomas Steel, che faceva anche lui del suo
meglio per frizionare quel grande corpo nero.
E ce la metteva tutta, quel bravo figlio del Lancashire! Se egli
avesse dovuto pulire con olio di gomito, come si suol dire, l'albero
di trasmissione d'una macchina a vapore di milleduecento cavalli,
non avrebbe potuto impiegare una energia maggiore.
Questi sforzi non tardarono a dare degli apprezzabili risultati. La
rigidezza cadaverica del giovane cafro parve allentarsi poco a poco.
La temperatura della sua pelle sali sensibilmente. Cyprien che spiava,
col capo poggiato sul cuore, il pi piccolo segno di vita, credette di
sentire sotto la sua mano un debole fremito di buon augurio.
Ben presto questi sintomi si fecero pi accentuati. Il polso si
rimise a battere, una leggera inspirazione sollev in maniera quasi
impercettibile il petto di Matakit; poi, una espirazione pi forte
indic un manifesto ritorno alle funzioni vitali.
D'un tratto due vigorosi starnut scossero dalla testa ai piedi quel
gran corpo nero, poco fa ancora completamente inerte. Matakit apr
gli. occhi, respir, riprese conoscenza.
Urr! Urr! Il nostro amico salvo! esclam Thomas Steel
che, madido di sudore, sospese le frizioni. Ma guardate, signor
Mr, egli continua a non abbandonare quel pugno di terra che serra
fra le dita rugose!
Il giovane ingegnere aveva ben altro da fare che stare a occuparsi
di simili dettagli! Egli faceva inghiottire al suo ammalato una
cucchiaiata di rhum, e lo sollevava per facilitargli la respirazione.
Finalmente, quando lo vide proprio tornato alla vita, lo avvolse in
molte coperte, e con l'aiuto di tre o quattro uomini di buona volont
lo trasport nella sua abitazione, nella fattoria Watkins.
L il povero cafro fu deposto sul suo letto. Bardik gli fece
prendere una tazza di t fumante. Nel giro d'un quarto d'ora, Matakit
s'addorment d'un sonno calmo e profondo: era salvo.
Cyprien si sent il cuore pervaso da quella gioia indescrivibile che
l'uomo prova, quando riuscito a strappare una vita umana dalle
grinfie della morte. Mentre Thomas Steel e i suoi aiutanti, spossati
dalla lunga fatica andavano a festeggiare il successo nella pi vicina
taverna, Cyprien che voleva restare presso Matakit, prese un libro,
interrompendo di quando in quando la sua lettura solo per guardarlo
dormire, come un padre che veglia il sonno del suo bambino
convalescente.
Dopo sei settimane che Matakit era entrato al suo servizio,
Cyprien non aveva che da essere soddisfatto ed anche sorpreso di lui.
La sua intelligenza, la sua docilit, il suo entusiasmo nel lavoro erano
incomparabili. Era bravo, buono, servizievole, con un carattere
particolarmente dolce e allegro. Nessun lavoro lo stancava, nessuna
difficolt sembrava togliergli il suo coraggio. A volte c'era da dirsi
che non c'era vertice sociale a cui un francese, che avesse le qualit
di Matakit, non avrebbe potuto aspirare. E il caso aveva voluto che
questi doni fossero venuti a insediarsi sotto la pelle nera e la testa
lanosa d'un semplice cafro!
Tuttavia Matakit aveva un difetto - un difetto molto grave - che
risaliva, evidentemente, alla sua prima educazione e alle abitudini
troppo spartane che aveva prese nel suo kraal. Bisogna dirlo? Matakit
era un po' ladro, ma quasi inconsciamente. Quando vedeva un
oggetto, che gli serviva, trovava pi che naturale appropriarsene.
Inutilmente il suo padrone, preoccupato da questa tendenza, gli
faceva a questo proposito i rimproveri pi severi. Invano aveva
minacciato di spedirlo via se lo avesse ancora colto in fallo! Matakit
prometteva di non farlo pi, piangeva, gli chiedeva perdono e
l'indomani, se l'occasione gli si presentava, ricominciava come
prima.
I suoi furtarelli erano solitamente di poca importanza. Quello che
maggiormente attirava la sua cupidigia erano oggetti di scarso valore:
come un coltello, una cravatta, una portamatite, o simili altre
stupidaggini. Ma non per questo Cyprien era meno rattristato di
notare un simile difetto in un carattere cos simpatico.
Aspettiamo! speriamo! si diceva. Forse un giorno riuscir a
fargli capire quanto male rubare cos!
E Cyprien, mentre lo guardava dormire ripensava a questi strani
contrasti di Matakit che gli derivavano dalla vita trascorsa tra i
selvaggi della sua trib.
Al cader della notte il giovane cafro si risvegli cos fresco e
riposato che nessuno avrebbe potuto dire che il suo corpo aveva
cessato per due o tre ore ogni attivit respiratoria. Ora egli poteva
raccontare quel che gli era capitato.
Il secchio che accidentalmente era proprio andato a coprire la sua
faccia, e una lunga scala, formando una specie di arco di sostegno
sopra di lui, lo avevano dapprima protetto dagli effetti meccanici
della frana, e poi salvato per lungo tempo dalla asfissia totale
conservandogli, in fondo a quella sua prigione, una piccola provvista
d'aria. Egli si era reso conto di questa fortunata circostanza, e aveva
fatto il possibile per sfruttarla il pi a lungo possibile, cercando di
respirare solo a lunghi intervalli. Ma, poco a poco, l'aria s'era viziata.
Matakit aveva percepito che le sue facolt lentamente si andavano
oscurando. Infine egli era caduto in una specie di sonno pesante e
pieno di sogni angosciosi dal quale non si riaveva, a tratti, che per
tentare un supremo sforzo di respirazione. Poi tutto si era oscurato.
Aveva perso conoscenza di quel che succedeva intorno a lui, era
morto poich era proprio dal mondo dei morti che egli arrivava!
Cyprien lo lasci raccontare, gli diede da bere e da mangiare, e lo
costrinse, nonostante le sue proteste, a rimanere, per tutta la notte, nel
letto sul quale lo avevano deposto.
Finalmente, ben sicuro oramai che ogni pericolo era passato, lo
lasci da solo per andare a fare la solita visita a casa Watkins.
Il giovane ingegnere aveva bisogno di raccontare ad Alice le
vicende della giornata, il disgusto che ormai gli ispirava la miniera,
disgusto che il deplorevole incidente di quel mattino non aveva fatto
che accentuare ancor di pi. Era disgustato dall'idea di rischiare la
vita di Matakit per la probabilit, molto scarsa, di trovare qualche
mediocre diamante.
Fare io questo mestiere, passi ancora! pensava. Ma farlo fare,
per una miserabile paga, a questo povero cafro, che non mi deve
niente, semplicemente odioso!
Egli parl dunque alla fanciulla dei suoi scrupoli e delle sue
delusioni. Le parl della lettera che aveva ricevuto da Pharamond
Barths. In effetti non avrebbe fatto meglio a seguire il consiglio
dell'amico? Che cosa ci avrebbe rimesso a recarsi lungo le rive del
Limpopo per provare a dedicarsi alla caccia? Sarebbe stato certo pi
nobile che non scavare la terra, come un avaro, o farla scavare per
conto suo da qualche povero diavolo.
Che ne pensate, signorina Watkins le chiese voi che
avete tanta intelligenza e senso pratico? Datemi un consiglio! Ne ho
molto bisogno! Ho perso il mio senso dell'equilibrio! Ho bisogno di
una mano amica per rimettermi in carreggiata!
Cos egli parlava, con tutta sincerit, provando un piacere di cui
non si sapeva dar ragione, lui di solito tanto riservato, nel manifestare
davanti a quella gentile e dolce confidente, la miseria della sua
indecisione.
Il colloquio proseguiva in francese da alcuni minuti e per questo
semplice fatto aveva assunto un carattere di grande intimit, sebbene
J ohn Watkins, addormentatosi dopo un po' durante la sua terza
pipata, non avesse mostrato di interessarsi a quello che dicevano i
due giovani in inglese o in qualche altra lingua.
Alice ascoltava Cyprien con profonda simpatia.
Tutto quello che mi state dicendo rispose lei io lo
pensavo gi da molto tempo per voi, signor Mr! Non riesco
neppure a capire come un ingegnere, uno scienziato, come voi, abbia
potuto risolversi allegramente a condurre la vita del minatore! Non
pensate che sia un delitto contro voi stesso e contro la scienza?
Sprecare il vostro tempo prezioso, per un lavoro manuale, che un
semplice cafro o un ottentotto sanno fare meglio di voi, un vero
peccato ve l'assicuro!
Cyprien non aveva che una scusa per giustificare di fronte alla
fanciulla il suo gesto che sembrava tanto meravigliarla e indignarla.
E, chiss se forse lei non stava un po' esagerando il suo sdegno per
strappargli una confessione! Ma tale confessione egli aveva
giurato di tenerla per s e si sarebbe disprezzato se se la fosse lasciata
sfuggire; cos la sua bocca rimase chiusa.
La signorina Watkins prosegu dicendo:
Se ci tenete tanto a trovare dei diamanti, signor Mr, perch
non li cercate proprio l dove avreste veramente probabilit di
trovarli, nel vostro crogiolo? Ma come! Siete chimico, sapete meglio
di chiunque altro che cosa sono queste miserabili pietre, alle quali si
d tanto valore, e ricorrete a un lavoro ingrato e meccanico per
procurarvele? Io ritorno alla mia idea: se fossi al vostro posto,
cercherei piuttosto di fabbricare dei diamanti che non cercare di
scoprirne di gi fatti!
Alice parlava con tale animazione, con una tale fiducia nella
scienza e nello stesso Cyprien, che il cuore del giovane era come
irrorato da un balsamo rinfrescante.
Sfortunatamente proprio in quel momento J ohn Watkins usc dal
suo torpore per domandar notizie intorno al Vandergaart-Kopje. Fu
dunque necessario ritornare alla lingua inglese e abbandonare quella
conversazione cos piacevole. L'incanto era rotto.
Ma il seme era stato gettato in un buon terreno e doveva
germogliare. Il giovane ingegnere, ritornando a casa, ripensava alle
parole vibranti eppur cos sagge, che gli aveva dedicato la signorina
Watkins! Quello che di utopico poteva esserci in esse, scompariva ai
suoi occhi per non lasciar vedere di s che il contenuto generoso,
fiducioso e veramente affettuoso!
E poi, dopo tutto, perch no? pensava. La fabbricazione del
diamante, che, un secolo fa, poteva sembrare un'utopia, oggi, in un
certo senso, un fatto compiuto! Frmy e Peil a Parigi, hanno
fabbricato dei rubini, degli smeraldi e degli zaffiri, e non sono che
cristalli d'allumina diversamente colorati! Mac-Tear di Glasgow e J .
Ballantine Hannay della stessa citt, hanno ottenuto, nel 1880, dei
cristalli di carbone, che avevano le stesse propriet del diamante e il
cui solo difetto era di costare troppo cari - molto pi cari dei diamanti
naturali del Brasile, dell'India o, del Griqualand, - e, di conseguenza
di non rispondere alle esigenze del commercio! Ma quando la
soluzione scientifica di un problema stata trovata, l'applicazione
industriale non pu essere molto lontana! Perch non cercarla? Gli
scienziati, che finora hanno fallito, sono dei teorici, degli uomini da
studio e da laboratorio! Essi non hanno studiato il diamante sul
posto, nel suo terreno nativo, nella sua culla, per cos dire! Io potrei
beneficiare dei loro lavori, delle loro esperienze, e anche della mia.
Io ho estratto dei diamanti con le mie stesse mani! Ho analizzato,
studiato sotto tutti gli aspetti i terreni nei quali si trovano! Se c'
qualcuno che deve riuscire con un po' di fortuna a superare gli ultimi
ostacoli, quello sono proprio io! Tocca proprio a me!
Ecco quello che pensava Cyprien, e che gli ritorn alla mente
durante buona parte della notte.
La sua decisione fu presto presa. Il giorno dopo egli avvert
Thomas Steel che non intendeva pi, - almeno provvisoriamente - n
lavorare n far lavorare il suo claim. Si accord anche con lui che se
gli fosse capitata l'occasione di disfarsi del suo terreno, sarebbe stato
libero di farlo; poi si chiuse nel suo laboratorio per immergersi nei
suoi nuovi progetti.
CAPITOLO VIII
LA GRANDE PROVA
NEL CORSO delle sue brillanti ricerche intorno alla solubilit dei
corpi solidi nei gas - ricerche che lo avevano impegnato per tutto
l'anno precedente - Cyprien non aveva mancato di osservare che
certe sostanze, la silice e l'allumina, per esempio, insolubili
nell'acqua, sono disciolte dal vapore acqueo ad un'alta pressione e a
una temperatura molto elevata.
Da l egli prese la risoluzione di esaminare dapprima se non gli
fosse stato possibile arrivare ugualmente a trovare un fondente
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gassoso del carbonio per ottenere in seguito una cristallizzazione.
Ma tutti i suoi tentativi in questa direzione rimasero infruttuosi, e,
dopo parecchie settimane di sforzi inutili, dovette decidersi a
cambiare le proprie batterie.
Cambiare le batterie, era proprio l'espressione adatta poich, come
vedremo, nel suo progetto un cannone avrebbe dovuto sostenere un
ruolo importante.
Diverse analogie indussero il giovane ingegnere ad ammettere che
il diamante potrebbe formarsi nei Kopje altrettanto bene quanto Io
zolfo nelle solfatare. Ora, si sa che lo zolfo risulta da una
semiossidazione dell'idrogeno solforato: dopo che una parte s'
cambiata in acido solforoso, il resto si deposita sotto forma di
cristalli sulle pareti della solfatara.
Chiss pensava Cyprien, se i giacimenti di diamanti non sono
delle vere e proprie carbonaie? Dal momento che un miscuglio di
idrogeno e di carbone vi arriva necessariamente con le acque e coi

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Sostanz a che si unisce ai minerali da fondere e ne facilita la fusione,
combinandosi con la ganga del minerale o impedendo l'accesso dell'aria alla massa
in fusione, in modo da abbassare la temperatura (punto) di fusione dell'insieme.
(N.d.T.)
depositi alluvionali, sotto forma di metano, perch l'ossidazione
dell'idrogeno unita all'ossidazione parziale del carbonio non
dovrebbe produrre la cristallizzazione del carbonio in eccesso?
Da quest'idea al tentativo di far sostenere a un corpo qualunque la
funzione teorica dell'ossigeno secondo una reazione analoga ma
artificiale, il passo era breve per un chimico.
E Cyprien si concentr definitivamente sull'immediata
realizzazione di questo programma.
Innanzi tutto, si trattava di inventare un dispositivo sperimentale
che si avvicinasse il pi possibile alle supposte condizioni di
produzione del diamante naturale. Inoltre questo dispositivo doveva
essere molto semplice. Tutto ci che di grande si fa nella natura
come nell'arte, ha questa caratteristica. Che cosa c' di meno
complicato delle grandi leggi scoperte dall'umanit, - la gravitazione,
la bussola, la stampa, la macchina a vapore, il telegrafo elettrico?
Cyprien stesso scese nelle pi profonde cavit della miniera, per
approvvigionarsi di terra di una speciale qualit che egli riteneva
particolarmente adatta al suo esperimento. Poi costru con questa
terra uno spesso mortaio di cui rivesti accuratamente l'interno con un
tubo d'acciaio lungo mezzo metro, spesso cinque centimetri e di otto
centimetri di calibro.
Questo tubo non era altro che un segmento di cannone, fuori uso,
che egli era riuscito a comperare a Kimberley da una compagnia di
volontari, che era stata congedata, dopo una campagna contro le trib
cafre dei dintorni. Il suddetto cannone, debitamente segato nel
laboratorio di J acobus Vandergaart, costituiva proprio il mezzo che ci
voleva, cio un recipiente di una resistenza sufficiente per sopportare
un'enorme pressione all'interno.
Dopo aver sistemato in questo tubo, precedentemente chiuso a una
delle due estremit, dei pezzi di rame e circa due litri d'acqua,
Cyprien lo riempi di metano; poi lo stucc con cura e fece bullonare
alle due estremit degli otturatori metallici di una solidit a tutta
prova.
L'apparecchio cos era pronto. Ora non c'era che da sottoporlo a
un intenso calore.
Fu dunque collocato in un gran forno a riverbero, entro il quale il
fuoco doveva venir alimentato giorno e notte, in modo da ottenere
una camera di combustione incandescente che avrebbe dovuto durare
per due settimane.
Tubo e forno erano, inoltre, avvolti da uno spesso strato di terra
refrattaria, destinata a conservare la maggiore quantit di calore
possibile e a non raffreddarsi che molto lentamente, quando fosse
giunto il momento.
L'insieme assomigliava molto a un enorme alveare o a una
capanna di esquimesi.
Matakit era oramai in grado di rendere alcuni servizi al suo
padrone. Aveva seguito con la massima attenzione tutti i preparativi
dell'esperimento, e, quando seppe che si trattava di fabbricare del
diamante, si mostr ancora pi desideroso di concorrere al successo
dell'impresa. Impar subito ad alimentare il fuoco, di modo che si
pot affidare completamente a lui l'incarico di tenerlo sempre vivo.
D'altronde non facile immaginarsi quanto fossero lunghi e
difficili da portare a termine questi preparativi, di per s cos
semplici. A Parigi, in un grande laboratorio, l'esperimento avrebbe
potuto essere realizzato due ore dopo averlo concepito, ma occorsero
non meno di tre settimane a Cyprien, nel cuore di quel selvaggio
paese, per realizzare imperfettamente il suo progetto. Eppure egli fu
eccezionalmente favorito dalle circostanze, soprattutto per il fatto di
aver trovato, non appena ne aveva espresso il desiderio, non solo il
vecchio cannone, ma anche il carbone che gli era necessario. In
effetti questo combustibile era cos raro a Kimberley che, per averne
una tonnellata, bisognava rivolgersi contemporaneamente a tre
negozianti.
Finalmente, tutte le difficolt furono risolte, e, quando il fuoco fu
acceso i per una prima volta, Matakit si occup di non lasciarlo pi
spegnere.
Il giovane cafro, bisogna dirlo, andava molto fiero delle sue
funzioni! D'altronde queste non dovevano risultare poi tanto nuove
per lui e senza dubbio egli, nella sua trib, doveva aver gi messo
mano a qualche cucina pi o meno infernale.
Effettivamente Cyprien aveva constatato pi d'una volta da
quando Matakit era entrato al suo servizio, che, fra tutti gli altri cafri,
egli s'era fatto una vera e propria fama di stregone. Qualche segreto
di chirurgia elementare, due o tre giochi di prestigio, che aveva
imparato da suo padre, costituivano tutto il suo bagaglio di arte
magica. Eppure venivano a consultarlo per malattie reali o
immaginarie, per spiegare dei sogni, per delle questioni da regolare.
Matakit, che non si lasciava mai cogliere alla sprovvista, aveva
sempre qualche rimedio da indicare, qualche previsione da formulare
e qualche sentenza da sfoggiare. Le sue ricette erano talvolta
bizzarre, e le sentenze strambe, ma i suoi compatrioti ne erano
soddisfatti. Che cosa voleva di pi? Bisogna aggiungere che le storte
e i flaconi, d cui egli era ora circondato nel laboratorio del giovane
ingegnere per non parlare delle misteriose operazioni alle quali egli
collaborava, contribuivano molto ad aumentare il suo prestigio.
Cyprien non poteva fare a meno di sorridere, a volte, dell'aria
solenne che quel bravo ragazzo assumeva quando svolgeva le sue
modeste mansioni di fuochista e preparatore rinnovando il carbone
del forno, rimuovendo la brace, spolverando file e file di provette e di
crogioli in questa sua gravit: era l'ingenua espressione del rispetto
che la scienza ispirava a una natura rozza ma intelligente ed avida di
sapere.
Matakit aveva, del resto, i suoi momenti di monelleria e di
allegria, specialmente quando era in compagnia di Li. Fra i due s'era
stabilita una stretta amicizia sebbene fossero d'origine cos diversa,
durante le visite assai frequenti che il cinese faceva alla fattoria
Watkins. Tutti e due parlavano abbastanza bene il francese, tutti e
due erano stati salvati da Cyprien da una morte sicura e sentivano per
lui una viva riconoscenza. Era dunque naturale che si sentissero
attratti da una sincera simpatia, simpatia che si era mutata in affetto.
Fra di loro Li e Matakit davano al giovane ingegnere un nome
semplice e affettuoso, che ben esprimeva la natura del sentimento
che li animava nei suoi riguardi. Lo chiamavano piccolo padre e
non parlavano di lui che con parole di ammirazione e della pi
grande devozione.
Questa devozione si manifestava, da parte di Li, con una
scrupolosa attenzione nel lavare e nello stirare la biancheria di
Cyprien, da parte di Matakit con una precisione quasi religiosa con
cui eseguiva puntualmente gli incarichi del suo padrone.
Ma, talvolta i due amici si spingevano un po' troppo oltre nel loro
ardore di soddisfare il piccolo padre. Capitava, per esempio, che
Cyprien trovasse sulla sua tavola adesso mangiava a casa frutta
e dolci che non si era mai sognato di comandare e la cui origine era
inspiegabile dal momento che non li vedeva comparire sui conti dei
fornitori. Oppure le sue camicie, di ritorno dal bucato, portavano dei
bottoni d'oro di provenienza sconosciuta. Poi ancora ogni tanto una
elegante e comoda seggiola, un cuscino ricamato, una pelle di
pantera, un ninnolo di valore venivano misteriosamente ad
aggiungersi all'arredamento della casa.
E quando Cyprien interrogava a questo proposito sia Li, sia
Matakit, da loro non riusciva a ottenere che risposte evasive:
Non so! Non sono io! questo non mi riguarda!
Cyprien avrebbe con piacere accettato questi regali; ma quello che
li rendeva imbarazzanti era il timore che la loro origine forse non
fosse troppo pulita. Quei regali non avrebbero potuto essere costati
altro che lo sforzo di prenderli? Tuttavia, niente poteva confermare
queste supposizioni, e le indagini, spesso molto minuziose svolte a
proposito di questi strani ingressi non avevano dato alcun risultato.
E, dietro di lui, Matakit e Li si scambiavano fuggevoli sorrisi,
sguardi sornioni e segni cabalistici che volevano evidentemente dire:
Eh! il piccolo padre! Non ci capisce niente!
D'altra parte, altre preoccupazioni molto pi gravi, occupavano la
mente di Cyprien. J ohn Watkins sembrava deciso a trovare un marito
per Alice, e, in questa intenzione, da qualche tempo, egli portava
nella sua casa delle vere sfilate di pretendenti. Non solo J ames Hilton
era ormai l'ospite fisso quasi di ogni sera, ma anche tutti i minatori
celibi, ai quali i risultati positivi degli scavi sembravano apportare,
agli occhi del fattore, tutte le qualit indispensabili per il genero che
egli aveva sognato, venivano invitati da lui, trattenuti a pranzo, e,
finalmente proposti alla scelta di sua figlia.
Il tedesco Friedel e il napoletano Pantalacci ne facevano parte.
Entrambi ormai erano fra i minatori pi fortunati del campo di
Vandergaart. L'ammirazione, che sempre accompagna il successo,
non faceva a loro difetto n al Kopje n alla fattoria. Friedel era pi
pedante e pi saccente che mai, da quando la sua prosopopea era
sostenuta da qualche migliaio di lire sterline. Per quanto riguarda
Annibale Pantalacci, trasformatosi ormai in un dandy delle colonie
rilucente di catene d'oro, di anelli, di spille di diamanti, egli portava
abiti di tela bianca, che facevano apparire la sua carnagione ancora
pi gialla e pi terrea.
Ma con le sue battute spiritose, le sue canzonette napoletane e le
sue pretese di fare dello spirito, questo ridicolo personaggio cercava
invano di piacere ad Alice. Non che lei gli dimostrasse un particolare
disprezzo o che paresse essersi accorta del motivo che lo conduceva
alla fattoria; si limitava a non ascoltarlo punto volentieri e non rideva
mai n dei suoi scherzi, n dei suoi atteggiamenti. Anche troppo
ignara delle bassezze morali per sospettare l'ambiguo doppio senso
del suo linguaggio, non vedeva in lui che un visitatore volgare e non
meno noioso di tanti altri. Tutto ci era ben chiaro per Cyprien ed
egli avrebbe crudelmente sofferto se avesse visto impegnata in una
regolare conversazione con questo essere spregevole colei che
occupava un posto cos elevato nel suo rispetto e nel suo affetto.
E ne avrebbe tanto pi sofferto, poich il suo orgoglio gli avrebbe
impedito di mostrare il suo dolore trovando troppo umiliante il
tentativo di avvilire un cos indegno rivale agli occhi della signorina
Watkins. D'altronde, che diritto ne aveva? Su cosa avrebbe potuto
basare le sue critiche? Non sapeva niente di Annibale Pantalacci, e il
giudizio sfavorevole che gli ispirava non era dovuto che a una
repulsione istintiva.
Volerlo mostrare sotto una cattiva luce sarebbe stato
semplicemente porgere il fianco al ridicolo. Ecco quanto Cyprien
capiva benissimo ed egli avrebbe raggiunto la massima disperazione
se Alice gli fosse parsa prestare una certa attenzione a un simile
uomo!
D'altronde, egli si era nuovamente immerso con entusiasmo in un
lavoro, che lo assorbiva notte e giorno. Non era soltanto un processo
per la fabbricazione del diamante a stargli a cuore, ma dieci, ma venti
esperimenti che aveva in preparazione e che aveva in animo di
tentare non appena avesse portato a termine la prima prova. Egli non
si contentava pi dei dati teorici e delle formule di cui riempiva, per
ore e ore, i suoi quaderni di appunti. Ogni momento correva fino al
Kopje, ne riportava dei nuovi campioni di rocce e di terra,
ricominciava delle analisi gi eseguite centinaia di volte, ma con un
rigore e una precisione che non lasciavano spazio al minimo errore.
Pi il pericolo di perdere la signorina Watkins gli sembrava
incombente pi era risoluto a non lasciare nulla di intentato per
vincerlo. Tuttavia, era tale la sfiducia che in fondo nutriva verso se
stesso, che egli non aveva voluto dire niente alla fanciulla a proposito
dell'esperimento che era in corso di esecuzione. La signorina
Watkins sapeva soltanto che, seguendo il suo consiglio, egli si era
nuovamente dedicato alla chimica e lei ne era felice.
CAPITOLO IX
CHE SORPRESA!
IL GIORNO in cui sembr che l'esperimento dovesse finalmente
esser giunto a compimento fu un gran giorno.
Gi da due settimane il fuoco non era pi attivato, - cosa che
aveva permesso all'apparecchio di raffreddarsi gradatamente.
Cyprien pensando che la cristallizzazione del carbone avrebbe
dovuto essere ormai avvenuta, se pure aveva potuto operarsi in
queste condizioni, decise di togliere lo. strato di terra che faceva da
calotta sopra il forno.
Bisogn spezzare questa calotta a grandi colpi di piccone perch
s'era indurita come un mattone nel forno del loro fabbricante. Ma alla
fine cedette agli sforzi di Matakit e liber alla vista dapprima la parte
superiore del forno, - quello che si chiama capitello, - poi il forno
tutto intero.
Il cuore del giovane ingegnere batteva a centoventi pulsazioni al
minuto, nel momento in cui il giovane cafro, aiutato da Li e da
Bardik, estrasse questo capitello.
Egli non sperava assolutamente che l'esperimento fosse riuscito
perch faceva parte di quelle persone che dubitano sempre di se
stesse! Ma in fondo era anche possibile dopo tutto! E quale gioia se
fosse stato cos! Tutte le sue speranze di felicit, di gloria, di fortuna
stavano in quel grosso cilindro nero, che ricompariva ai suoi occhi
dopo tante settimane d'attesa.
Sciagura! Il cannone era scoppiato!
S! Sotto la formidabile pressione del vapore acqueo e del gas di
metano, portati a una temperatura elevatissima, lo stesso acciaio non
aveva potuto resistere. Il tubo, sebbene misurasse cinque centimetri
di spessore, s'era spaccato come una semplice provetta. Presentava,
su uno dei lati, quasi nel mezzo, una fessura spalancata come una
larga bocca, annerita, contorta per le fiamme e che sembrava
malignamente sghignazzare sul naso dello scienziato sconcertato.
Era proprio sfortunato! Tante fatiche per arrivare a questo risultato
negativo! In verit, Cyprien si sarebbe sentito meno umiliato se,
avendo preso migliori precauzioni, il suo apparecchio avesse potuto
sopportare la prova del fuoco! Che il cilindro non contenesse del
carbone cristallizzato, certamente egli era dieci volte preparato a
questa sconfitta! Ma, aver prima scaldato poi raffreddato, aver,
diciamolo pure, coccolato per un intero mese quel vecchio rullo
d'acciaio, buono ormai per essere gettato fra i rifiuti, era proprio il
colmo della sfortuna! Lo avrebbe volentieri spedito in fondo alla
collina, con una pedata se il tubo non fosse stato troppo duro e
pesante per lasciarsi trattare con tale disinvoltura.
Cyprien stava dunque per ributtarlo nel forno e si preparava a
uscire, desolato per andare ad annunciare ad Alice questo pessimo
risultato, quando la curiosit scientifica, che in lui sopravviveva
ancora, lo spinse ad avvicinare un fiammifero allo sbocco del tubo,
per esaminarne l'interno.
Senz'altro pensava la terra di cui l'ho rivestito internamente, si
trasformata in mattone come il rivestimento esterno del forno.
La supposizione era fondata. Tuttavia, secondo uno strano
fenomeno che Cyprien all'inizio non seppe spiegarsi, una specie di
palla d'argilla sembrava essersi staccata da questo rivestimento di
terra, dopo essersi indurita separatamente nel tubo.
Questa palla, d'un rosso nerastro, grossa press'a poco come
un'arancia, poteva facilmente passare per la fessura. Cyprien la
estrasse e la prese con noncuranza, per esaminarla. Poi, accorgendosi
che si trattava proprio d'un pezzo d'argilla, staccato dalla parete, che
era stato cotto isolatamente, stava buttandolo via, quando s'accorse
che mandava un suono vuoto, come un oggetto di terracotta.
Era come una piccola brocca chiusa nella quale ballava una specie
di pesante sonaglio.
Un salvadanaio si disse Cyprien.
Ma se avesse dovuto, sotto pena di morte, spiegare questo mistero,
egli ne sarebbe stato incapace.
Tuttavia volle mettersi il cuore in pace. Prese un martello e spacc
il salvadanaio.
Era proprio tale, in effetti, e conteneva un tesoro inestimabile. No!
Non ci si poteva sbagliare sulla natura del grosso sasso, che apparve
agli occhi sbalorditi del giovane ingegnere! Quella pietra era un
diamante racchiuso in una ganga del tutto simile a quella dei
diamanti soliti, ma si trattava di un diamante di dimensioni colossali,
inverosimili, senza precedenti!
Figurarsi! Quel diamante era pi grosso di un uovo di gallina,
dall'aspetto molto simile a una patata, e doveva pesare almeno
trecento grammi.
Un diamante! Un diamante artificiale! ripeteva a mezza
voce Cyprien stupefatto. Ho dunque trovato la soluzione del
problema di questa fabbricazione, a dispetto dell'incidente capitato al
tubo! Sono dunque ricco! Alice, la mia cara Alice, mia!
Poi, ripensandoci, come se non credesse a quel che vedeva:
Ma impossibile! un'illusione, un miraggio!
ripeteva, divorato dal dubbio. Ah! Sapr ben presto di che cosa si
tratta.
E, senza nemmeno avere il tempo di calzarsi il cappello,
sconvolto, pazzo di gioia, come Archimede quando usc dal bagno
nel quale era immerso avendo scoperto il suo famoso principio,
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ecco Cyprien scendere d'un salto il sentiero della fattoria e piombare
come un bolide nella casa di J acobus Vandergaart.
Trov il vecchio lapidario intento a esaminare delle pietre che
Nathan venditore di diamanti gli aveva portato da tagliare.
Ah! signor Nathan, capitate a proposito! esclam Cyprien.
Guardate! e anche voi, signor Vandergaart, guardate che cosa vi
porto, e ditemi che cosa !

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Il principio, appunto, di Archimede il quale stabilisce che ogni corpo, immerso
in un fluido, subisce una spinta verticale dal basso in alto uguale al peso del fluido
spostato dal corpo e applicata a quello che sarebbe il centro di gravit della parte
fluida spostata. Secondo la tradizione Archimede avrebbe scoperto questo
fondamentale principio mentre era nel bagno da cui sarebbe uscito gridando eureka
(greco, ho trovato).
E depose il suo sasso sul tavolo, dopodich si arrest incrociando
le braccia.
Nathan, per il primo, prese il sasso, sbianc in volto per la
sorpresa, e, con gli occhi sgranati, con la bocca spalancata, lo pass a
J acobus Vandergaart. Costui, dopo aver portato l'oggetto all'altezza
degli occhi, sotto la luce della finestra, lo esamin a sua volta
attraverso i suoi occhiali. Poi lo rimise sul tavolo, e guardando
Cyprien:
Questo il pi grosso diamante che ci sia al mondo, disse
tranquillamente.
S! il pi grosso! ripete Nathan. quattro o cinque
volte il Koh-i-noor, la Montagna di luce, l'orgoglio del Tesoro
reale d'Inghilterra, che pesa centosettantanove carati!
due o tre volte il Gran Mogol, la pi grossa pietra conosciuta
che pesa duecentottanta carati! riprese il vecchio lapidario.
quattro o cinque volte il Diamante dello zar, che pesa
centonovantatr carati! ribatt Nathan, via via sempre pi
stupefatto.
sette o otto volte il Reggente che pesa centotrentasei carati!
riprese J acobus Vandergaart.
Venti o trenta volte il Diamante di Dresda, che non ne pesa
che trentuno! esclam Nathan.
E aggiunse:
Penso che, dopo il taglio, questo diamante peser ancora
almeno quattrocento carati! Ma non sar neppur possibile lanciarsi
nella valutazione di una simile pietra! Sfugge a ogni calcolo!
Perch no? rispose J acobus Vandergaart che era rimasto il
pi calmo dei due. Il Koh-i-noor valutato trenta milioni di
franchi, il Gran Mogol dodici milioni, il Diamante dello zar otto
milioni, il Reggente sei milioni! Ebbene, questo, a dir poco, deve
valere cento milioni!
Eh! tutto dipende dal suo colore e dalla sua qualit! replic
Nathan, che cominciava a riaversi dallo sbalordimento e che riteneva
forse utile fare qualche riserva per l'avvenire in vista di un possibile
contratto. Se incolore e di prima acqua, il suo valore sar
inestimabile! Ma se giallo, come la maggior parte dei nostri
diamanti del Griqualand, questo valore sar molto meno elevato!
Pertanto non so se non preferirei per una pietra di simili dimensioni
una bella tinta blu dello zaffiro, come quella del Diamante di Hope, o
rosa, come quella del Gran Mogol, o anche verde smeraldo, come
quella del Diamante di Dresda.
Ma no! ma no! disse il vecchio lapidario con ardore.
Io sono per i diamanti incolori! Parlatemi del Koh-i-noor, o del
Reggente! Ecco delle vere gemme! Di fronte a loro le altre non
sono che pietre di fantasia!
Cyprien non ascoltava gi pi!
Signori, scusatemi, disse precipitosamente ma sono
costretto a lasciarvi subito!
E, ripreso il suo sasso prezioso, risal, sempre correndo, il sentiero
della fattoria.
Senza nemmeno curarsi di bussare, apr la porta del salotto, si
trov alla presenza di Alice, e, prima di aver fatto in tempo a rendersi
conto dell'impetuosit del suo comportamento, egli l'aveva presa fra
le braccia e baciata sulle guance.
Ebbene! Che cos' questo? esclam il signor Watkins,
scandalizzato da queste impreviste manifestazioni.
Egli era seduto a tavola, di fronte ad Annibale Pantalacci, e stava
cominciando con quel cattivo elemento una partita a picchetto.
Signorina Watkins, scusatemi balbett Cyprien sorpreso
della propria audacia, ma raggiante di gioia! Sono troppo
felice! Sono pazzo di felicit! Guardate! Ecco cosa vi porto!
E gett, pi che deporre, il suo diamante sulla tavola fra i due
giocatori.
Cos come Nathan e J acobus Vandergaart, anche costoro capirono
subito di che cosa si trattasse. Il signor Watkins, che non si era
ancora abbandonato se non molto moderatamente alla sua quotidiana
razione di gin, era in uno stato di sufficiente lucidit.
Voi avete trovato questo proprio voi nel vostro claim?
esclam vivacemente.
Trovato questo? rispose Cyprien trionfante. Ho fatto di
meglio! L'ho fabbricato io stesso tutto quanto! Ah! signor
Watkins, la chimica serve a qualcosa, dopo tutto!
E rideva e serrava fra le sue mani le dita sottili di Alice che, tutta
sorpresa di quelle appassionate dimostrazioni, ma entusiasta per la
felicit del suo amico, sorrideva con dolcezza.
proprio a voi che devo questa scoperta, signorina Alice!
riprese Cyprien. Chi mi ha consigliato di dedicarmi nuovamente
alla chimica? Chi ha preteso che io ricercassi il modo di fabbricare il
diamante artificiale, se non la vostra graziosa, la vostra adorabile
figliola, signor Watkins? Oh! io devo renderle omaggio, come gli
antichi prodi cavalieri alla loro dama e proclamare che a lei soltanto
va tutto il merito dell'invenzione! Io non vi avrei mai pensato
senza di lei!
Il signor Watkins e Annibale Pantalacci guardarono il diamante,
poi si guardarono l'un l'altro scuotendo il capo. Erano letteralmente
sprofondati nello sbalordimento pi completo. .
Voi dite di aver fabbricato questa voi stesso? riprese
J ohn Watkins. dunque una pietra falsa?
Una pietra falsa? disse Cyprien. Ebbene, s! una
pietra falsa! Ma J acobus Vandergaart e Nathan la stimano, a dir
poco, cinquanta milioni e forse cento! Se vero che non che un
diamante artificiale, ottenuto con un procedimento di cui io sono
l'inventore, non per questo meno autentico! Vedete anche voi che
non vi manca nulla, nemmeno la sua ganga!
E voi vi incaricate di fabbricare altri diamanti simili?
domand J ohn Watkins con insistenza.
Se me ne incarico, signor Watkins? Ma certo che s! Ve ne far
una montagna di diamanti! Ve ne far dieci volte, cento volte pi
grossi di questo, se voi lo desiderate! Ve ne far talmente tanti da
poter ricoprire tutta la vostra terrazza e selciare le strade del
Griqualand se il cuore ve lo comanda solo il primo che costa
fatica e, una volta ottenuta la prima pietra, tutto il resto non che un
dettaglio, una semplice questione di problemi tecnici da sistemare.
Ma se le cose stanno cos riprese il fattore divenuto pallido
sar la rovina per i proprietari delle miniere, anche per me, per
tutto il paese del Griqualand!
Evidentemente! esclam Cyprien. Che interesse volete
ancora che ci sia a scavare la terra per cercarvi dei piccoli diamanti
quasi senza valore quando - il fabbricarne industrialmente di tutte le
dimensioni sar altrettanto facile che fabbricare dei pani di quattro
libbre!
Ma, mostruoso! replic J ohn Watkins.
un'infamia! un abominio! Se quel che dite fondato, se
realmente voi possedete questo segreto
S'arrest, venendogli a mancare il respiro.
Vedete bene, disse freddamente Cyprien, che io non
parlo a vanvera dal momento che vi ho portato il mio primo
risultato! E io penso che sia di dimensioni tali da convincervi!
Ebbene! riprese infine il signor Watkins, che aveva ripreso
fiato se ci vero vi si dovrebbe fucilare sull'istante, nella
grande strada del campo, signor Mr! Ecco la mia opinione!
Ed anche la mia! credette di dover aggiungere Annibale
Pantalacci con un gesto minaccioso.
La signorina Watkins s'era alzata, pallidissima.
Fucilarmi perch ho risolto un problema di chimica, in ballo da
ben cinquant'anni? rispose il giovane ingegnere scrollando le
spalle. Francamente sarebbe un po' eccessivo!
Non c' niente da ridere, signore replic il fattore
infuriato. Voi avete pensato alle conseguenze di quella che voi
chiamate la vostra scoperta al lavoro delle miniere sospeso al
Griqualand privato della sua industria pi gloriosa A me che vi
parlo, ridotto in miseria?
In fede mia, vi confesso che non ho punto pensato a tutto
questo! rispose molto francamente Cyprien. Ma quelle sono le
inevitabili conseguenze del progresso industriale, e la scienza pura
non pu occuparsene! E poi per voi personalmente, signor
Watkins, non preoccupatevi. Quel che mio anche vostro e voi
sapete benissimo per quale motivo io ho diretto le mie ricerche in
questa direzione!
J ohn Watkins vide, improvvisamente, il vantaggio che poteva
trarre dalla scoperta del giovane ingegnere, e, ad onta di quello che
avrebbe potuto pensare il napoletano, non esit a fare come si suol
dire un voltafaccia.
Dopo tutto, riprese, pu essere che voi abbiate ragione, e
parlate da quel bravo ragazzo che siete, signor Mr! S!
pensandoci bene ritengo che troveremo il modo d'intenderci! Perch
dovreste fabbricare una quantit eccessiva di diamanti? Sarebbe la
via pi sicura per togliere valore alla vostra scoperta! Non sarebbe
pi avveduto custodire il segreto con precauzione, usarlo con
moderazione, fabbricare soltanto, ad esempio, una o due pietre simili
a questa oppure limitarvi a questo primo successo, dal momento che
vi procura tutto d'un colpo una somma ragguardevole che fa di voi
l'uomo pi ricco del paese? In questo modo, tutti saranno contenti,
le cose seguiteranno cos come erano nel passato e voi non sarete
venuto a turbare dei rispettabili interessi!
Era quello un nuovo aspetto della questione, al quale Cyprien non
aveva ancora pensato. Ma il dilemma si present subito davanti a lui
in tutto il suo inesorabile rigore: o conservare per s il segreto della
sua scoperta, lasciare che il mondo lo ignorasse e abusarne per
arricchirsi, oppure, come giustamente aveva detto J ohn Watkins,
svilire di colpo tutti i diamanti naturali e artificiali e, di conseguenza,
rinunciare alla fortuna, per arrivare a che cosa? a rovinare tutti i
minatori del Griqualand, del Brasile e dell'India!
Di fronte a questa alternativa, Cyprien esit forse un po' ma non
fu che un momento. Eppure, si rendeva conto che scegliere la via
della sincerit, dell'onore, della fedelt alla scienza, significava
rinunciare per sempre a quella stessa speranza che era stata la molla
principale della sua scoperta!
Il dolore che provava era altrettanto amaro e pungente quanto
inatteso, poich era nuovamente costretto a precipitare dall'alto del
suo bel sogno!
Signor Watkins, disse molto gravemente se io tenessi per
me il segreto della mia scoperta, io sarei, n pi n meno, un falsario!
Venderei a peso falso e ingannerei il pubblico sulla qualit del
prodotto. I risultati ottenuti da uno scienziato non appartengono in
esclusiva a lui! Fanno parte del patrimonio di tutti. Tenerne per s
anche la pi piccola parte secondo un interesse egoistico e personale,
sarebbe l'atto pi vile che un uomo possa commettere! Io non lo far
mai! No! Non aspetter una settimana e nemmeno un giorno per
rendere di pubblico dominio la formula che il caso, aiutato da un po'
di riflessione, mi ha posto fra le mani! La mia sola riserva sar, com'
giusto e doveroso, quella di offrire questa formula, prima alla mia
patria, alla Francia, che mi ha messo in condizione di servirla!
Domani in-vier all'Accademia delle Scienze il segreto del mio
procedimento! Addio, signore, devo a voi di aver capito nettamente
un dovere al quale non avevo pensato! Signorina Watkins, avevo
fatto un bel sogno! Ma purtroppo devo rinunciarci!
Prima ancora che la fanciulla avesse potuto fare un gesto verso di
lui, Cyprien aveva ripreso il suo diamante poi, salutando la signorina
Watkins e suo padre, usc.
CAPITOLO X
NEL QUALE JOHN WATKINS MEDITA LUNGAMENTE
LASCIANDO la fattoria, Cyprien, col cuore infranto, ma risoluto a
fare quello che considerava un suo dovere professionale, si rec
nuovamente da J acobus Vandergaart. Lo trov solo. Il venditore
Nathan aveva avuto fretta di lasciarlo per essere il primo a diffondere
nel campo una voce che interessava cos direttamente i minatori.
Questa notizia fu causa di grande rumore, sebbene si ignorasse
ancora che l'enorme diamante del signore, come veniva chiamato
Cyprien, era un diamante artificiale. Ma il signore stava proprio a
badare alle ciarle del Kopje! Egli aveva fretta di verificare, col
vecchio Vandergaart, la qualit e il colore di questa pietra, prima di
redigere un rapporto sull'argomento: ecco perch era tornato da lui.
Mio caro J acobus, disse mettendosi a sedere accanto a lui,
siate cos gentile da tagliarmi una faccetta su questa protuberanza
cosicch possiamo vedere un po' che cosa si nasconde sotto la ganga.
Niente di pi facile, disse il vecchio lapidario, prendendo la
pietra dalle mani del suo giovine amico. In fede mia, voi avete
scelto molto bene il punto! aggiunse, constatando la presenza di
un leggero rigonfiamento su uno dei lati della gemma la quale, a
parte quel difetto, era di un ovale quasi perfetto. Non rischiamo
certo, tagliando da questo lato, di compromettere il futuro!
Senza pi tardare, J acobus Vandergaart si mise all'opera e, dopo
aver scelto nella sua ciotola di legno una pietra grezza di quattro o
cinque carati, che fiss saldamente sulla cima di un apposito manico
si mise a strofinare l'una contro l'altra le due superfici esterne.
Si farebbe pi presto sfaldandola disse; ma, chi oserebbe
provarsi a dare un colpo di martello su una pietra di questo valore!
Questo lavoro, lungo e monotono, non dur meno di due ore.
Quando la faccetta fu abbastanza larga da permettere di giudicare
quale fosse la natura della pietra, la si dovette polire con la mola, ed
anche questo occup molto tempo.
Tuttavia era ancora giorno quando tutti questi lavori preliminari
furono conclusi. Cyprien e J acobus Vandergaart cedendo, finalmente,
alla loro curiosit, si avvicinarono per verificare il risultato
dell'operazione.
Una bella faccetta color del giaietto, ma di una limpidezza e di
uno splendore incomparabile s'offr ai loro sguardi.
Il diamante era nero! Caso quasi unico, e comunque davvero
eccezionale, che aumentava ancora, se pure era possibile, il suo
valore.
Le mani di J acobus Vandergaart tremavano per l'emozione
facendolo sfavillare ai raggi del sole morente.
la gemma pi straordinaria e pi bella che abbia mai riflessi i
raggi del giorno! disse con un rispetto quasi religioso. Che
cosa sar dunque, quando potr rifrangerli, dopo essere stata tagliata
su tutte le faccette!
Ve la sentireste di incaricarvi voi di questo lavoro? chiese
ansioso Cyprien.
S, certamente, mio caro figliolo! Sarebbe l'onore e il
coronamento della mia lunga carriera! Ma non fareste meglio a
scegliere una mano pi giovane e pi ferma della mia?
No! rispose affettuosamente Cyprien. Nessuno, ne sono
certo, si dedicherebbe, a questo lavoro con pi attenzione e con
maggiore abilit di voi! Tenete questo diamante, mio caro J acobus, e
tagliatelo come pi vi piace. Ne farete un capolavoro. affare fatto.
Il vecchio girava e rigirava la pietra fra le dita, e sembrava esitare
ad esprimere il suo pensiero.
C' una cosa che mi preoccupa fin col dire. Il fatto che
non mi piace molto l'idea di tenere presso di me un gioiello di simile
valore! Sono cinquanta milioni di franchi, a dir poco, e forse anche di
pi quelli che sto tenendo nel palmo della mano! Non prudente
prendersi una simile responsabilit!
Nessuno sapr niente se voi non lo dite, signor Vandergaart e,
da parte mia, vi garantisco di mantenere il segreto.
Hum! se ne avr sospetto! Voi potreste esser stato seguito
quando siete venuto qui! Si faranno delle supposizioni su quello
che non si potr sapere per certo! Il paese abitato da tanta gente
strana! No! Io non dormirei tranquillo!
Forse avete ragione! rispose Cyprien, comprendendo le
esitazioni del vecchio. Ma che fare, allora?
quello a cui sto pensando! rispose J acobus Vandergaart,
che rest silenzioso per qualche minuto.
Poi riprendendo:
Ascoltate, mio caro figliolo, disse. Quello che sto per
proporvi delicato e ha bisogno, da parte vostra, di una assoluta
fiducia nella mia persona! Ma voi mi conoscete abbastanza per non
trovare strano che io voglia prendere tante precauzioni! Bisogna
che io parta anche subito coi miei attrezzi e con questa pietra, per
andarmi a rifugiare in qualche angolo dove non sar conosciuto, a
Bloemfontein o a Citt del Capo, per esempio. L prender una
modesta cameretta, mi ci chiuder per lavorare nel maggior segreto,
e non ritorner che dopo aver finito il mio lavoro. Forse cos riuscirei
a seminare i malfattori! Ma, lo ripeto, quasi mi vergogno a
suggerire un piano simile
Ch'io trovo molto saggio disse Cyprien e io non esiter a
invitarvi a realizzarlo.
Tenete presente che sar un lavoro lungo, che mi occorrer
almeno un mese e che potrebbero capitarmi, nel frattempo, molti
accidenti!
Non importa, signor Vandergaart, se voi pensate che questa sia
la miglior cosa da fare! E, dopotutto, se anche il diamante andasse
perduto, non sarebbe poi un gran male!
J acobus Vandergaart guard il suo giovane amico con spavento.
possibile che un simile colpo di fortuna gli abbia fatto perdere
la ragione? si domand.
Cyprien intu quel pensiero e sorrise. Gli spieg allora donde
proveniva il diamante e come avrebbe ormai potuto fabbricarne
quanti ne voleva. Ma vuoi che il vecchio lapidario facesse poco
affidamento su questo racconto, vuoi che egli avesse un motivo
personale per non voler restare solo in quella casa isolata, a stretto
contatto con un diamante da cinquanta milioni, egli insistette -per
partire all'istante.
Ed ecco perch, dopo aver radunato in un vecchio sacco di cuoio,
i suoi attrezzi e i suoi vecchi panni, J acobus Vandergaart attacc alla
sua porta una tavoletta sulla quale scrisse: Assente per lavoro, si
cacci la chiave in tasca, mise il diamante nel taschino del gilet e
part.
Cyprien lo accompagn per due o tre miglia sulla strada per
Bloemfontein e non lo lasci che dopo le sue ripetute insistenze.
Era notte avanzata quando il giovane ingegnere rientr in casa
pensando forse pi alla signorina Watkins che alla sua famosa
scoperta.
Tuttavia, senza nemmeno perdere un po' di tempo per fare onore
al pranzo preparatogli da Matakit, egli sedette al tavolo di lavoro e si
mise a stendere la relazione che intendeva inviare col primo corriere
al segretario perpetuo dell'Accademia delle Scienze. Era una
descrizione minuziosa e completa del suo esperimento, seguita da
una ipotesi ingegnosa intorno alla reazione che avrebbe dovuto dare
luogo a quel magnifico cristallo di carbonio.
La caratteristica pi notevole di questo prodotto diceva ira
l'altro la sua assoluta identit col diamante naturale, e soprattutto
la presenza di una ganga esterna.
Di fatto Cyprien non esit ad attribuire questo singolare risultato
allo scrupolo che si era fatto di rivestire il suo recipiente con uno
strato di terra, scelta con cura nel Vandergaart-Kopje. Il modo con
cui una parte di quella terra s'era staccata dalla parete per formare
attorno al cristallo un vero e proprio guscio, non era molto facile da
spiegare, e si trattava di un punto che gli esperimenti successivi
avrebbero senz'altro chiarito. Si sarebbe potuto supporre che l si
fosse verificato un fenomeno d'affinit chimica assolutamente nuovo,
e l'autore si proponeva di farne oggetto d'uno studio approfondito.
Egli non aveva la pretesa di dare, al primo colpo, la teoria completa e
definitiva della sua scoperta. Quello che voleva era anzitutto di
comunicarla senza ritardo al mondo scientifico, dare la priorit della
scoperta alla Francia, mettere infine in discussione e in luce fatti
ancora ignoti e oscuri anche per lui.
Iniziato questo resoconto, aggiornata cos la sua contabilit
scientifica, in attesa di poterla completare con nuove osservazioni,
prima di indirizzarla a chi di dovere, il giovane ingegnere mangi
qualcosa e poi se ne and a dormire.
La mattina seguente Cyprien usc di casa e se ne and a
passeggiare immerso nei suoi pensieri fra i diversi campi della
miniera. Strane occhiate tutt'altro che simpatiche accompagnavano il
suo passaggio. Se egli non se ne accorgeva era per il fatto che
neppure si ricordava di tutte le conseguenze della sua grande
scoperta, cos brutalmente sottolineate il giorno prima da J ohn
Watkins, cio la completa rovina, in un tempo pi o meno lungo, dei
minatori e delle miniere del Griqualand. Tutto ci naturalmente era
sufficiente per mettere in agitazione tutto un paese mezzo selvaggio,
dove non si esita a farsi giustizia con le proprie mani, dove la
sicurezza del lavoro, e quindi del commercio che ne deriva, la legge
suprema. Qualora la fabbricazione dei diamanti divenisse
un'industria pratica, tutti i milioni sepolti nelle miniere del Brasile e
in quelle dell'Africa australe, per non parlare delle migliaia di vite gi
sacrificate, andrebbero irrimediabilmente perduti. Senza dubbio il
giovane ingegnere avrebbe potuto nascondere il segreto della sua
scoperta, ma a questo proposito la sua decisione era stata
esplicitamente dichiarata: egli era deciso a non farlo.
D'altra parte, durante la notte, - una notte di torpore, durante la
quale J ohn Watkins non sogn che diamanti stranissimi, del valore di
parecchi miliardi, - il padre di Alice aveva potuto meditare e riflettere
di tutto ci. Che Annibale Pantalacci e altri minatori vedessero con
ansia e rabbia la rivoluzione che la scoperta di Cyprien avrebbe
portato nell'esplorazione dei terreni diamantiferi, era pi che naturale
poich loro li esploravano per proprio conto. Ma per lui,
semplicemente proprietario della fattoria Watkins, la situazione non
era la stessa. Certamente se i claim fossero stati abbandonati in
seguito alla svalutazione delle gemme, se tutta quella popolazione di
minatori avesse finito coll'abbandonare i campi del Griqualand il
valore della sua fattoria si sarebbe ridotto considerevolmente, i suoi
prodotti non avrebbero pi avuto uno smercio facile, le sue case e le
sue capanne non sarebbero pi state affittate, senza pi locatari e
forse un giorno anche lui sarebbe stato obbligato ad abbandonare un
paese divenuto improduttivo.
Bene! si diceva J ohn Watkins, prima di arrivare a questo,
passeranno ancora molti anni! La fabbricazione dei diamanti
artificiali non ancora arrivata a uno stadio pratico, anche coi
procedimenti del signor Mr! Forse ha avuto buona parte anche il
caso in questa storia. Intanto per, caso o non caso, cionondimeno
egli ha fabbricata una pietra di enorme valore e se, in qualit di
diamante naturale, varrebbe una cinquantina di milioni, essa ne varr
anche di pi, sebbene sia stata prodotta artificialmente! S! Bisogna
trattenere questo giovanotto a tutti i costi! Bisogna, almeno per
qualche tempo, impedirgli di gridare ai quattro venti la sua enorme
scoperta! Bisogna che questa pietra entri definitivamente nella
famiglia Watkins e non ne esca pi se non per un considerevole
numero di milioni! Quanto a trattenere colui che l'ha fabbricata,
cosa fin troppo facile, anche senza impegnarsi in maniera definitiva!
Alice c', e con Alice, sapr ben ritardare la sua partenza per
l'Europa! S! Dovessi anche promettergliela in matrimonio!
dovessi anche dargliela!
Si pu esser sicuri che J ohn Watkins, accecato da una divorante
cupidigia, sarebbe arrivato fino a quel punto! In tutta questa
faccenda, egli non vedeva che se stesso, non pensava che a s! E
dopo, se il vecchio egoista pens a sua figlia, fu solo per dirsi:
Ma dopo tutto Alice non avr da dolersi! Questo mezzo pazzo
giovane scienziato un bell'uomo! Egli l'ama e penso che lei non sia
rimasta insensibile al suo amore! E allora, che cosa c' di pi bello
che unire due cuori fatti l'uno per l'altro o almeno far loro sperare
questa unione, fino al momento in cui questo affare sar ben
chiarito! Ah! per San Giovanni, mio patrono, al diavolo Annibale
Pantalacci e i suoi soci, e che ciascuno pensi per s, anche nelle terre
del Griqualand!.
Cos ragionava J ohn Watkins, manovrando una bilancia ideale
sulla quale aveva appena contrapposto all'avvenire di sua figlia un
semplice pezzo di carbone cristallizzato, ed era tutto felice di pensare
che i piatti erano alla stessa altezza conservando una linea
orizzontale.
E cos, l'indomani la sua decisione era presa: egli non avrebbe
precipitato le cose, avrebbe lasciato che si sviluppassero da sole dal
momento che nutriva seri dubbi sulla strada che avrebbero preso.
Innanzitutto, voleva rivedere il suo locatario, cosa facile dal
momento che il giovane ingegnere veniva tutti i giorni alla fattoria, -
ma cos pure voleva rivedere quel famoso diamante, che aveva preso,
nei suoi sogni, dimensioni favolose.
Il signor Watkins si rec dunque a casa di Cyprien il quale,
essendo mattina presto, vi si trovava ancora.
Ebbene, mio giovane amico,- gli disse con tono allegro,
come avete passato questa notte questa prima notte successiva alla
vostra grande scoperta?
Bene, signor Watkins, molto bene! rispose freddamente il
giovane.
Cosa? avete potuto dormire?
Come al solito!
Tutti questi milioni, usciti da questo forno, riprese il signor
Watkins, non hanno turbato il vostro sonno?
Assolutamente no, rispose Cyprien. Cercate dunque di
mettervi bene in testa questo, signor Watkins, che questo diamante
non varrebbe milioni se non a condizione che si tratti di un'opera
della natura e non di quella di un chimico
S si! signor Cyprien! Ma siete certo di poterne fare un
altro o degli altri? Potreste impegnarvi?
Cyprien esit, ben sapendo quanti imprevisti potevano capitare in
esperimenti di questo genere.
Lo vedete, riprese J ohn Watkins. Non vi
impegnereste! Dunque, fino a un nuovo esperimento e successo, il
vostro diamante conserver un enorme valore! Allora, perch dire,
almeno adesso, che una pietra artificiale?
Vi ripeto, rispose Cyprien, che non posso nascondere un
segreto scientifico di questa importanza!
S! s! lo so! rispose J ohn Watkins, facendo cenno al
giovane di tacere, come se temesse che egli potesse essere udito al di
fuori. S! S! Riparleremo di questo! Ma non
preoccupatevi di Pantalacci e degli altri! Essi non diranno niente
della vostra scoperta, perch loro interesse non parlarne!
Credetemi meglio aspettare! E soprattutto sappiate che mia
figlia e io siamo felici del vostro successo! S! molto felici!
Ma non potrei rivedere questo famoso diamante? Ieri ho appena
avuto il tempo di vederlo! Mi permettereste
Il fatto che io non l'ho pi! rispose Cyprien.
L'avete spedito in Francia! esclam il signor Watkins,
annichilito al pensiero.
No non ancora! Allo stato grezzo non sarebbe possibile
valutarne la bellezza! Rassicuratevi!
A chi dunque l'avete dato? Per tutti i santi dell'Inghilterra, a
chi?
L'ho dato da tagliare a J acobus Vandergaart, ma ignoro dove
l'abbia portato.
E voi avete affidato un simile diamante a quel vecchio pazzo?
grid J ohn Watkins, davvero sconvolto. Ma una vera follia,
signore! Una vera follia!
Bah! rispose Cyprien, che volete che ne faccia J acobus o
un altro d'un diamante il cui valore, per chi non ne conosce l'origine,
almeno di cinquanta milioni? Pensate che sia facile venderlo
segretamente?
Il signor Watkins parve colpito da questa argomentazione.
Effettivamente era chiaro che non doveva essere facile disfarsi di un
diamante di un simile prezzo. Tuttavia il fattore non era tranquillo e
avrebbe dato qualsiasi cosa, s qualsiasi cosa perch l'imprudente
Cyprien non l'avesse affidato al vecchio lapidario od almeno
perch il vecchio lapidario fosse gi ritornato nel Griqualand con
quella preziosa gemma!
Ma J acobus Vandergaart aveva chiesto un mese, e, per quanto
impaziente fosse J ohn Watkins, egli doveva aspettare.
Non c' bisogno di dire che, nei giorni seguenti, i suoi abituali
commensali, come Annibale Pantalacci, Herr Friedel, e l'ebreo
Nathan non mancarono di avanzare dubbi sull'onest del lapidario.
Ne parlavano spesso in assenza di Cyprien, e sempre facendo
osservare a J ohn Watkins che il tempo passava senza che J acobus
Vandergaart ricomparisse.
E perch dovrebbe tornare nel Griqualand diceva Friedel,
dal momento che pu cos facilmente tenersi questo diamante, di
grande valore, e di cui ancora niente lascia riconoscere l'origine
artificiale?
Perch non riuscirebbe a venderlo! rispose il signor
Watkins, riportando la tesi del giovane ingegnere, che tuttavia non
riusciva pi a tranquillizzarlo.
Bella ragione! rispose Nathan.
S! bella ragione! aggiunse Annibale Pantalacci. Credete
a me, il vecchio coccodrillo a quest'ora gi molto lontano ormai!
Niente di pi facile, soprattutto per lui che sa convertire la pietra e
renderla irriconoscibile! Non sapete nemmeno quale ne sia il colore!
Chi gli impedisce di tagliarla in quattro o sei pezzi e di farne,
sfaldandola, parecchi diamanti di proporzioni ancora considerevoli?
Queste discussioni riempivano di agitazione l'animo del signor
Watkins, che cominciava a pensare che J acobus Vandergaart non
sarebbe pi riapparso.
Solo Cyprien credeva risolutamente nella onest del vecchio
lapidario, e affermava che sarebbe tornato nel giorno fissato. Aveva
ragione.
J acobus Vandergaart torn quarantott'ore prima del previsto. Tali
erano stati la sua diligenza e il suo entusiasmo, che in ventisette
giorni egli aveva finito di tagliare il diamante. Egli ritorn, durante la
notte, per molarlo e polirlo per bene e, la mattina del ventinovesimo
giorno, Cyprien ricevette la visita del vecchio.
Ecco la pietra, gli disse semplicemente, deponendo sul
tavolo una scatoletta di legno.
Cyprien apr la scatola e rimase abbagliato.
Su uno strato di cotone bianco, un enorme cristallo nero, tagliato a
forma di romboide dodecaedro, gettava dei raggi prismatici d'uno
splendore tale che lo studio stesso ne sembrava illuminato. Il colore
nero come l'inchiostro, la trasparenza adamantina assolutamente
perfetta, con un potere di rifrazione senza pari, tutte queste cose
combinate insieme producevano un effetto pi che mai meraviglioso
e quasi conturbante. Ci si sentiva alla presenza di un fenomeno
eccezionale, di un gioco della natura forse senza precedenti. A parte
qualsiasi considerazione sul valore, lo splendore da solo del gioiello
era sufficiente per sbalordire.
Non solamente il pi grosso diamante, anche il pi bello
che ci sia al mondo! disse gravemente J acobus Vandergaart, con
una punta di orgoglio quasi paterno. Pesa quattrocentotrentadue
carati! Potete andare orgoglioso poich avete fabbricato un
capolavoro, caro il mio ragazzo, e il vostro esperimento stato un
colpo da maestro!
Cyprien non aveva risposto ai complimenti del vecchio lapidario.
Egli pensava di non essere altro che l'autore di una strana scoperta e
niente di pi. Molti altri vi si erano dedicati senza riuscire mentre
egli aveva certamente raggiunto la vittoria nel campo della chimica
inorganica. Ma, quali utili conseguenze per l'umanit avrebbe portato
la fabbricazione del diamante artificiale? Inevitabilmente essa
avrebbe portato alla rovina, nel giro di qualche tempo, tutti coloro
che vivevano del commercio delle pietre preziose, e in fin dei conti,
non avrebbe arricchito nessuno.
Cos immerso in queste riflessioni il giovane ingegnere si stava
riavendo dall'ebbrezza alla quale si era abbandonato nelle prime ore
che seguirono la sua scoperta. S, adesso questo diamante, per quanto
fosse splendido, cos com'era uscito dalle mani di J acobus
Vandergaart, non gli appariva pi che come una pietra senza valore e
alla quale avrebbe dovuto mancare ben presto anche il prestigio della
rarit.
Cyprien aveva ripreso la scatola, nella quale scintillava la
splendida gemma e, dopo aver stretto la mano del vecchio, egli si era
diretto verso la fattoria del signor Watkins.
Il fattore si trovava nella sala, sempre inquieto, sempre
preoccupato, nell'attesa del ritorno, che gli sembrava cos
improbabile, di J acobus Vandergaart. Sua figlia era presso di lui
facendo del suo meglio per cercare di calmarlo.
Cyprien apr la porta e rimase per un istante sulla soglia.
Ebbene? chiese impazientemente J ohn Watkins,
alzandosi con un brusco movimento.
Ebbene, l'onesto J acobus Vandergaart arrivato proprio questa
mattina! rispose Cyprien.
Col diamante?
Col diamante, tagliato in modo mirabile, del peso ancora di
quattrocentotrentadue carati!
Quattrocentotrentadue carati! grid J ohn Watkins. E
l'avete portato?
Eccolo.
Il fattore aveva preso la scatoletta, l'aveva aperta, e i suoi due
grandi occhi scintillavano quasi come questo diamante che egli
guardava con lo sbalordimento ammirato di un uomo in estasi! Poi,
quando gli fu dato da tenere fra le sue dita sotto quella forma fragile
e facilmente trasportabile, tangibile e scintillante al tempo stesso, il
valore colossale rappresentato dalla gemma, l'entusiasmo gli sugger
delle frasi s enfatiche che facevano ridere.
Il signor Watkins aveva la voce incrinata dalle lagrime e parlava
al diamante come a un essere animato:
Oh! bella, superba, splendida pietra! diceva. Eccoti
dunque ritornata, tesorino! Come sei brillante! Come sei
pesante! Quante buone e suonanti ghinee devi valere! Che cosa
si deve fare di te, mia bellissima? Mandarti al Capo e di l a
Londra per farti vedere e ammirare? Ma chi sar abbastanza ricco
da comperarti? La regina stessa non potrebbe permettersi un simile
lusso! Non basterebbe il suo appannaggio di due o tre anni! Ci
vorr un voto del Parlamento, una sottoscrizione nazionale! La si
far, va' l, stai tranquilla! E anche tu andrai a dormire nella Torre
di Londra, vicino al Koh-i-noor, che al tuo confronto, non sar pi
che un bamboccino! Quanto mai potrai valere, o mia bellissima?
E dopo essersi abbandonato a un breve calcolo mentale:
Il Diamante dello zar stato pagato da Caterina II un milione
di rubli contanti e novantaseimila franchi di rendita vitalizia! Non
sar certo esagerato chiedere per questo un milione di sterline e
cinquecentomila franchi di rendita perpetua!
Poi, colpito da un'idea improvvisa:
Signor Mr, non pensate che si dovrebbe innalzare alla pari il
proprietario di una simile pietra? Ogni tipo di merito ha il diritto di
essere rappresentato alla Camera Alta, e possedere un diamante di
questa sorta non davvero un merito da poco! Guarda dunque,
figlia mia, guarda! Non bastano nemmeno due occhi per ammirare
una simile pietra!
La signorina Watkins, per la prima volta in vita sua, guard un
diamante con qualche interesse.
veramente molto bello! Brilla come un pezzo di carbone,
quale esso , ma come un carbone incandescente! disse,
prendendolo delicatamente dal suo letto di cotone.
Poi, con un moto istintivo che qualsiasi fanciulla al suo posto
avrebbe avuto, s'avvicin allo specchio posto sopra il camino, e
depose il meraviglioso gioiello sopra la sua fronte fra i biondi capelli.
Una stella circondata d'oro, disse galantemente Cyprien
abbandonandosi, contro ogni sua abitudine, ai complimenti.
vero la si direbbe una stella! esclam Alice battendo
gioiosamente le mani. Ebbene bisogna lasciarle questo nome.
Battezziamola la Stella del Sud! Volete, signor Cyprien? Non
forse nera come le bellezze indigene di questo paese e brillante come
le costellazioni del nostro cielo australe?
E sia per la Stella del Sud! disse J ohn Watkins, che non
attribuiva al nome che un'importanza mediocre. Ma stai attenta a
non lasciarla cadere! riprese con spavento, in seguito a un brusco
movimento della fanciulla. S'infrangerebbe come vetro!
Davvero? cos fragile? rispose Alice, rimettendo molto
sdegnosamente la gemma nella sua scatola. Povera stella, non sei
dunque che una stella da ridere, come un pezzo di bottiglia!
Un pezzo di bottiglia! esclam il signor Watkins con un
gemito strozzato. Questi ragazzi non rispettano pi niente!
Signorina Alice, disse allora il giovane ingegnere, siete
voi che mi avete incoraggiato a dedicarmi alla ricerca della
fabbricazione artificiale del diamante! dunque a voi che questa
gemma deve il merito di esistere oggi come oggi! Ma, ai miei
occhi, un gioiello che non avr pi alcun valore commerciale,
quando se ne conoscer la provenienza! Vostro padre mi
permetter, certamente di offrirvelo come ricordo della vostra felice
influenza a proposito dei miei lavori!
Vero! fece il signor Watkins, non potendo dissimulare ci
che provava nei confronti di questa proposta inattesa.
Signorina Alice, continu Cyprien, questo diamante
vostro! Ve lo offro! ve ne faccio un regalo!
E la signorina Watkins, per tutta risposta, stese al giovane una
mano, che lui strinse teneramente fra le sue.


CAPITOLO XI
LA STELLA DEL SUD
LA NOTIZIA del ritorno di J acobus Vandergaart s'era subito diffusa.
Cosicch, la folla dei visitatori afflu ben presto alla fattoria per
vedere la meraviglia del Kopje. Naturalmente non si tard a sapere
che il diamante apparteneva alla signorina Watkins e che suo padre,
pi ancora di lei, ne era il reale possessore. Da ci nacque una
sovreccitazione della pubblica curiosit a proposito di questo
diamante, opera dell'uomo e non della natura.
Bisogna a questo punto far notare che non era ancora trapelato
nulla intorno all'origine artificiale del diamante in questione. Da un
lato, i minatori del Griqualand non sarebbero stati cos sconsiderati
da diffondere un segreto che avrebbe potuto portarli alla immediata
rovina. Dall'altro lato Cyprien, non volendo lasciar nulla al caso, non
aveva detto ancora nulla a questo riguardo, e aveva preso la decisione
di non inviare la sua relazione sulla Stella del Sud prima di aver
verificato il suo successo con un secondo esperimento. Quello che
egli aveva fatto una prima volta voleva essere sicuro di poterlo rifare
una seconda.
La pubblica curiosit era dunque estremamente sovreccitata e
J ohn Watkins non avrebbe potuto plausibilmente rifiutarsi di
soddisfarla, soprattutto perch la cosa favoriva la sua vanit. Egli
colloc dunque la Stella del Sud, su un leggero strato di cotone sulla
cima di una colonnina di marmo bianco che si ergeva nel mezzo del
camino, in sala, e tutto il giorno rimase costantemente sprofondato
nella sua poltrona ad ammirare l'incomparabile gioiello e a mostrarlo
al pubblico.
J ames Hilton fu il primo a fargli notare come fosse rischiosa
questa condotta. Si rendeva pienamente conto dei pericoli che si
attirava sul proprio capo, mettendo cos in mostra, agli occhi di tutti,
l'enorme valore che egli accoglieva sotto il proprio tetto? A sentire
Hilton, era indispensabile chiedere a Kimberley la protezione di una
speciale scorta di polizia, o la notte seguente gli sarebbe potuto
capitare qualche incidente.
Il signor Watkins, preoccupato da questa prospettiva s'affrett a
seguire il saggio consiglio del suo ospite e non tir il fiato se non
quando vide arrivare verso sera una scorta di polizia armata. I
venticinque uomini furono alloggiati negli edifici annessi alla
fattoria.
L'afflusso dei curiosi non fece che crescere, nei giorni successivi e
la celebrit della Stella del Sud oltrepass ben presto i limiti del
distretto per diffondersi fino alle contrade pi lontane. I giornali della
colonia dedicarono articoli su articoli alle descrizioni delle sue
dimensioni, della sua forma, del suo colore e del suo splendore. Il
cavo telegrafico di Durban pens a trasmettere questi dettagli via
Zanzibar e Aden, dapprima fino in Europa e in Asia, poi nelle due
Americhe e in Oceania. Dei fotografi chiesero l'onore di ritrarre il
meraviglioso diamante. Dei pittori speciali vennero per conto di vari
giornali illustrati per riprodurne l'immagine. Insomma si tratt di un
vero e proprio avvenimento per tutto il mondo.
Alla notizia si mescol la leggenda. Circolavano fra i minatori dei
racconti fantastici sulle propriet misteriose che ad esso venivano
attribuite. Si mormorava a voce bassa che una pietra nera non
avrebbe mancato di portare sfortuna! Dei saccentoni che godevano di
molta fiducia scossero il capo affermando che preferivano vedere
quella pietra del diavolo a casa di Watkins piuttosto che a casa loro.
In breve, le maldicenze e le calunnie che sono strettamente connesse
con la celebrit, non mancarono alla Stella del Sud la quale, peraltro,
non se ne cur minimamente e continu a versare:

torrenti di luce
sopra i suoi oscuri denigratori!.

Ma non si poteva dire lo stesso per J ohn Watkins, che questi
pettegolezzi avevano il dono di esasperare. Gli sembrava che essi
diminuissero un po' il valore della pietra ed egli li considerava come
oltraggi personali. Da quando il governatore della colonia, gli
ufficiali delle guarnigioni vicine, i magistrati, i funzionari, tutti i
corpi costituiti, erano venuti per rendere omaggio al suo gioiello gli
pareva di vedere, nei liberi commenti che ci si permetteva di fare al
suo riguardo, quasi un sacrilegio.
Cosicch, per reagire a queste sciocchezze, e anche per soddisfare
il suo amore per le gozzoviglie, decise di dare un grande banchetto in
onore di quel caro diamante, che egli contava di convertire in danari
contanti checch ne potesse dire Cyprien e sebbene il desiderio di sua
figlia fosse di tenerlo sotto forma di gemma.
Tale , ahim, l'influenza dello stomaco sulle decisioni di molte
persone, che l'annuncio di questo banchetto bast a modificare,
dall'oggi al domani, l'opinione pubblica nel campo di Vandergaart. Si
videro coloro che s'erano mostrati tra i pi malevoli nei confronti
della Stella del Sud, cambiare subito parere, affermare che dopo tutto
essa non aveva nessuna responsabilit della cattiva influenza che le
veniva attribuita e sollecitare umilmente un invito da J ohn Watkins.
Si parler a lungo di questo festino nel bacino del Vaal. Quel
giorno, c'erano ottanta convitati seduti sotto una tenda, innalzata a
uno dei lati della sala il cui muro era- stato abbattuto per l'occasione.
Un barone reale o arrosto colossale fatto di una intera schiena di
bue, occupava il centro della tavola, fiancheggiato da interi pezzi di
montone e da vari tipi di selvaggina locale. Montagne di verdura e di
frutta, barili di birra e di vino, accatastati a intervalli regolari e pronti
per essere spillati, completavano l'insieme di quel banchetto
veramente pantagruelico.
La Stella del Sud, collocata sul suo piedestallo, circondata da
candele accese, dominava, dietro alla schiena di J ohn Watkins, la
festa sontuosa, data in suo onore.
Il servizio era fatto da una ventina di cafri, ingaggiati per
l'occasione, sotto la direzione di Matakit, che s'era offerto di
comandarli, col permesso del suo padrone.
Erano l presenti, oltre alla scorta di polizia che il signor Watkins
s'era premurato cos di ringraziare per la loro sorveglianza, tutte le
maggiori personalit del campo e dei dintorni, Mathys Pretorius,
Nathan, J ames Hilton, Annibale Pantalacci, Friedel, Thomas Steel e
altri cinquanta.
Persino gli animali della fattoria, i buoi, i cani, e soprattutto gli
struzzi della signorina Watkins presero parte al festino e venivano a
mendicare le briciole del banchetto.
Alice, situata in faccia a suo padre, all'opposta estremit della
tavola, ne faceva gli onori con la sua solita grazia, ma non senza un
segreto dispiacere, sebbene ella ben comprendesse il motivo della
loro assenza: n Cyprien, n J acobus erano presenti alla festa.
Il giovane ingegnere aveva sempre evitato, per quanto possibile, la
compagnia di Friedel, di Pantalacci e soci. Inoltre, dopo la sua
scoperta, egli conosceva le loro intenzioni non precisamente
benevole al suo riguardo, e anche le loro minacce nei confronti dello
scopritore di questa fabbricazione artificiale che avrebbe potuto
rovinarli da cima a fondo. Egli s'era dunque astenuto dal comparire al
banchetto. Quanto a J acobus Vandergaart, verso il quale J ohn
Watkins aveva fatto ripetuti passi per tentare una riconciliazione, egli
aveva respinto con alterigia tutte queste iniziative.
Il banchetto era giunto alla fine. Se tutto si era svolto col massimo
ordine, ci era dovuto alla presenza della signorina Watkins che
aveva imposto un certo contegno anche ai pi rozzi convitati,
sebbene Mathys Pretorius fosse, come al solito, servito da bersaglio
agli scherzi volgari di Annibale Pantalacci: costui faceva credere allo
sfortunato boero le notizie pi stupefacenti! Un fuoco artificiale stava
per essere lanciato sotto la tavola! Non si attendeva che il ritiro
della signorina Watkins per condannare l'uomo pi grasso del gruppo
a bere, l'una dopo l'altra, dodici bottiglie di gin! Si trattava di
concludere la festa con un gran pugilato e con un combattimento
generale a colpi di revolver!
Ma egli fu interrotto da J ohn Watkins che, in qualit di presidente
del banchetto, aveva picchiato sulla tavola col manico del suo
coltello, per annunciare i brindisi tradizionali.
Si fece silenzio. L'anfitrione, ergendosi sulla sua alta persona,
appoggi i due pollici al bordo della tovaglia e cominci il suo
discorso con la voce un po' tremula per le troppo numerose libagioni.
Disse che quel giorno sarebbe rimasto il grande ricordo della sua
vita di minatore e di colono! Dopo aver superato i molti ostacoli
presentatisi durante la sua giovinezza, vedersi ora in questo ricco
paese del Griqualand, circondato da ottanta amici, riuniti per
festeggiare il pi grosso diamante del mondo, era una di quelle gioie
che non si dimenticano pi! vero che l'indomani uno dei suoi
onorevoli compagni che erano intorno a lui avrebbe potuto trovare
una pietra ancora pi grossa! Era proprio in quello il rischio e la
poesia della vita del minatore! (viva approvazione) Egli augurava
sinceramente una simile fortuna ai suoi ospiti! (Sorrisi, applausi)
Egli credeva anche di poter affermare che sarebbe stato veramente
difficile da soddisfare solamente colui che, al suo posto, non si
sarebbe dichiarato soddisfatto! Per concludere egli invit i suoi
ospiti a bere per la prosperit del Griqualand, per la solidit dei
prezzi sui mercati dei diamanti, a dispetto di qualunque tipo di
concorrenza, - e finalmente per il felice viaggio, che la Stella del Sud
stava per intraprendere per il mondo per portare prima al Capo, in
Inghilterra in seguito, i meravigliosi raggi del suo splendore!
Ma, disse Thomas Steel, non sar pericoloso spedire al
Capo una pietra di simile valore?
Oh! sar bene scortata! rispose il signor Watkins.
Molti diamanti hanno viaggiato in quelle condizioni e sono arrivati in
porto!
Anche quello del signor Durieux de Sancy disse Alice;
eppure, se non fosse stato per la dedizione del suo domestico
Eh! che cosa gli dunque capitato di cos straordinario?
chiese J ames Hilton.
Ecco la storia, rispose Alice senza farsi pregare:
Il signor de Sancy era un gentiluomo francese, della corte di
Enrico III. Egli possedeva un famoso diamante che porta ancor oggi
il suo nome. Questo diamante, fra parentesi, aveva gi avuto
numerose avventure. In particolare esso era appartenuto a Carlo il
Temerario che lo portava su di lui quando fu ucciso sotto le mura di
Nancy. Un soldato svizzero trov la pietra sul cadavere del duca di
Borgogna e la vendette per un fiorino a un povero prete, che la
cedette per cinque o sei a un giudeo. All'epoca in cui essa si trovava
nelle mani del signor de Sancy, il Tesoro reale si trov in gravi
difficolt, e il signor de Sancy acconsenti a impegnare il suo
diamante per anticiparne il valore al re. Il prestatore si trovava a
Metz. Fu dunque necessario affidare il gioiello a un servitore perch
glielo portasse.
"Non temete che quest'uomo se ne fugga in Germania?" venne
chiesto al signor de Sancy.
"Io mi fido di lui!" rispose.
A dispetto di questa sicurezza, n l'uomo n il diamante giunsero
a Metz. Cos la corte prendeva in giro il signor de Sancy.
"Io mi fido del mio domestico" egli continuava a ripetere. "Deve
essere stato assassinato."
E infatti furono fatte delle ricerche e si fin col ritrovare il suo
cadavere nel fossato d'una strada.
"Apritelo!" disse il signor de Sancy. "Il diamante dev'essere nel
suo stomaco."
Si fece come egli diceva e la sua tesi fu confermata. L'umile
eroe, di cui la storia non ha nemmeno tramandato il nome, era stato
fedele fino alla morte al suo dovere e al suo onore, "offuscando con
lo splendore della sua impresa" disse un vecchio cronista "lo
splendore e la bellezza del gioiello che portava".
Sarei molto sorpresa aggiunse Alice terminando la sua storia
se alla occorrenza la Stella del Sud non ispirasse una simile
devozione durante il suo viaggio!.
Un'acclamazione unanime accolse queste parole della signorina
Watkins; ottanta braccia innalzarono altrettanti bicchieri, e tutti gli
occhi istintivamente si volsero verso il camino per rendere un vero e
proprio omaggio all'incomparabile gemma.
La Stella del Sud non era pi sulla colonnina ove, fino a un
minuto fa, ella scintillava alle spalle di J ohn Watkins.
Lo sbalordimento di quegli ottanta volti era cos manifesto, che
l'anfitrione si volt subito per saperne la causa.
Appena ne ebbe compreso il motivo, lo si vide accasciarsi sulla
poltrona, come se fosse stato colpito dalla folgore.
Tutti si precipitarono intorno a lui, gli sciolsero la cravatta, gli
gettarono dell'acqua in testa Infine egli rinvenne dal suo
svenimento.
Il diamante! Url con voce tuonante. Il diamante!
Chi ha preso il diamante?
Signori, nessuno esca! disse il capo del corpo di polizia
facendo bloccare le uscite della sala.
Tutti i convitati si guardavano con stupore o si scambiavano le
proprie impressioni a voce bassa. Non erano passati pi di cinque
minuti da quando la maggior parte di loro aveva visto o aveva
pensato di aver visto il diamante. Ma bisognava pur arrendersi
all'evidenza: il diamante era scomparso.
Io chiedo che tutte le persone presenti siano perquisite prima di
uscire! propose Thomas Steel con la sua solita franchezza.
S! s rispose l'assemblea con un coro che sembrava
essere unanime.
Questa decisione parve ridare un raggio di speranza a J ohn
Watkins.
L'ufficiale di polizia fece dunque schierare tutti i convitati lungo
uno dei lati della sala e cominci col sottoporre lui stesso per primo
alla visita richiesta. Si rovesci le tasche, si tolse le scarpe, permise a
chi lo desiderasse di tastargli gli abiti. Poi procedette a un analogo
esame sulla persona di ciascuno dei suoi uomini. Infine i convitati
sfilarono a uno a uno davanti a lui e furono poi sottoposti a una
minuziosa perquisizione.
Queste perquisizioni non diedero il minimo risultato.
Tutti gli angoli e gli angoletti della sala del banchetto furono
allora passati in rivista con la maggior cura Non si trov -alcuna
traccia del diamante.
Rimangono i cafri incaricati del servizio! ordin l'ufficiale
di polizia, che non voleva accettare una sconfitta.
chiaro! Sono stati i cafri! gli fu risposto. Sono
talmente ladri da aver osato un simile colpo!
I poveri diavoli erano per usciti un po' prima del brindisi di J ohn
Watkins, non appena non c'era pi stato bisogno del loro lavoro. Si
erano accovacciati al di fuori, in circolo, intorno a un gran fuoco
acceso all'aperto e, dopo aver fatto onore alla carne avanzata dal
festino, si preparavano a un concerto fatto a modo loro, secondo la
moda dei cafri. Chitarre fatte con lunghe zucche, flauti nei quali si
soffia col naso, tam-tam sonori d'ogni tipo, avevano gi dato inizio a
quella assordante cacofonia che precede tutte le grandi
manifestazioni musicali degli indigeni del Sud-Africa.
Quei cafri non sapevano nemmeno esattamente che cosa si volesse
da loro, allorquando li si fece rientrare per perquisirli sebbene fossero
gi cos poco vestiti. Capirono solamente che si trattava del furto del
diamante di grande valore.
N pi n meno delle precedenti ricerche anche queste furono
inutili e infruttuose.
Se il ladro si trova fra questi cafri e deve esserci - egli ha
avuto dieci volte il tempo di mettere il suo bottino in luogo sicuro!
fece giustamente notare uno dei convitati.
evidente, disse l'ufficiale di polizia, e non c' forse che
un modo per costringerlo a denunciarsi, quello di rivolgersi a un
indovino della sua stessa razza. A volte l'espediente d qualche
risultato
Se voi permettete, disse Matakit, che si trovava ancora fra i
suoi compagni, io posso tentare l'esperimento!
Questa offerta fu subito accettata e i convitati si radunarono
intorno ai cafri; poi Matakit, abituato a questo ruolo d'indovino, si
prepar a cominciare la sua inchiesta.
Prima di tutto, cominci coll'aspirare due o tre prese di tabacco da
una tabacchiera di corno dalla quale non si separava mai.
Do ora inizio alla prova delle bacchette! disse dopo questa
operazione preliminare.
And a cercare in un cespuglio vicino una ventina di cannette, che
misur esattamente e che tagli di uguale lunghezza, cio dodici
pollici inglesi. Poi le distribu ai cafri, messi allineati, dopo averne
tenuta una da parte per s.
Andate pure a ritirarvi dove volete per un quarto d'ora disse
con tono solenne ai suoi compagni e ritornate solo quando udrete
battere il tam-tam! Se il ladro si trova fra di voi, la sua bacchetta si
sar allungata di tre dita.
I cafri si dispersero, visibilmente impressionati da questo
discorsetto ben sapendo che, con i sistemi sbrigativi della giustizia
del Griqualand, si veniva presto pescati e, senza avere il tempo di
difendersi, ancor pi presto impiccati.
Quanto ai convitati che avevano seguito con interesse i particolari
di questa messa in scena, essi si affrettarono naturalmente a
commentarla, ciascuno a modo suo.
Il ladro non avr il coraggio di tornare, se si trova fra costoro
osserv uno.
Ebbene! proprio questo lo incolper! rispose un altro.
Bah! Egli sar pi scaltro di Matakit, e si limiter a tagliare di
tre dita la sua bacchetta, per eliminare l'allungamento temuto!
Probabilmente proprio quello che spera l'indovino, e questo
accorciamento inopportuno sar sufficiente per denunciare il
colpevole.
Frattanto i quindici minuti erano trascorsi e Matakit, battendo
bruscamente sul tam-tam, richiam i suoi accusati.
Essi ritornarono tutti, dal primo all'ultimo, si schierarono davanti a
lui e restituirono le bacchette.
Matakit le prese, ne fece un mazzo e le trov tutte perfettamente
uguali. Stava dunque per riporle e dichiarare che la prova attestava
l'onorabilit dei suoi compatrioti, quando cambi parere e misur le
bacchette che gli erano state appena rese comparandole con quella
che aveva conservato per s.
Tutte erano pi corte di tre dita.
Quei poveri diavoli avevano giudicato prudente prendere questa
precauzione contro un eventuale allungamento che, secondo la loro
mentalit superstiziosa, poteva realmente accadere. Questo
effettivamente non stava ad indicare in loro una coscienza del tutto
pura e, senza dubbio, essi avevano tutti rubato qualche diamante nel
corso della giornata.
Un generale scroscio di risa accolse la constatazione di' questo
inatteso risultato. Matakit, abbassando gli occhi, sembrava pi che
mai umiliato dal fatto che un mezzo, la cui efficacia era stata molto
spesso dimostrata nel suo kraal, fosse divenuto vano nel mondo
civile.
Signori, non ci resta altro che riconoscere la nostra impotenza!
disse allora l'ufficiale di polizia salutando J ohn Watkins, che era
rimasto nella sua poltrona, immerso nella disperazione. Pu darsi
che siamo pi fortunati domani se prometteremo una forte
ricompensa a chiunque potr metterci sulle tracce del ladro!
Il ladro! esclam Annibale Pntalacci. E perch non
potrebbe essere quello stesso che voi avete incaricato di giudicare i
suoi compagni?
Di chi volete parlare? chiese l'ufficiale di polizia.
Ma di quel Matakit, che, sostenendo la parte dell'indovino,
ha sperato di allontanare i sospetti!
In quel momento, se si fosse fatta attenzione a lui, si sarebbe
potuto vedere Matakit fare una strana smorfia, lasciare velocemente
la sala e correre a gambe levate verso casa sua.
S! riprese il napoletano. Egli faceva parte, insieme con i
suoi compagni, di coloro che facevano servizio durante il
banchetto! un briccone molto furbo a cui il signor Mr si
affezionato non si sa per qual motivo!
Matakit onesto, ne rispondo io! esclam la signorina
Watkins, pronta a difendere il servitore di Cyprien.
Eh! che ne sai tu? replic J ohn Watkins. S quello
capace di aver messo le mani sulla Stella del Sud!
Non pu essere lontano! riprese l'ufficiale di polizia. In
men che non si dica l'avremo perquisito! Se il diamante in suo
possesso, ricever tanti colpi di frusta quanti sono i carati che esso
pesa, e, se non muore, sar impiccato dopo il
quattrocentotrentaduesimo!
La signorina Watkins tremava di paura. Tutta quella gente, mezzo
selvaggia, aveva applaudito alla terribile sentenza dell'ufficiale di
polizia. Ma come trattenere quegli animi brutali, senza rimorsi e
senza piet?
Un istante dopo, il signor Watkins e i suoi ospiti erano davanti alla
casa di Matakit, la cui porta fu sfondata.
Matakit non c'era e lo si attese invano per tutto il resto della notte.
L'indomani mattina non era ancora tornato, cosicch bisogn
pensare che aveva lasciato il Vandergaart-Kopje.
CAPITOLO XII
PREPARATIVI PER LA PARTENZA
IL MATTINO dopo, quando Cyprien Mr venne a sapere quello che
era successo il giorno precedente durante il banchetto, la sua prima
reazione fu quella di protestare contro la grave accusa di cui era stato
fatto oggetto il suo servitore. Egli non poteva ammettere che Matakit
fosse l'autore di un simile furto, ed egli si trov a condividere con
Alice il medesimo dubbio a questo riguardo. In verit egli avrebbe
piuttosto sospettato di Annibale Pantalacci, Herr Friedel, Nathan o
chiunque altro, tutta gente che gli sembrava poco raccomandabile.
Tuttavia era poco probabile che un europeo si fosse reso colpevole
di questo furto. Per tutti coloro che ignoravano la sua origine la Stella
del Sud era un diamante naturale e, di conseguenza, di un tale valore
che diventava molto difficile disfarsene vendendolo.
Eppure si andava ripetendo Cyprien, non possibile che sia
stato Matakit!
Ma in quella gli tornavano in mente alcuni dubbi, a proposito di
certi furtarelli di cui il cafro s'era talvolta reso colpevole, anche al
suo servizio. Nonostante tutti gli ammonimenti del suo padrone,
quello, seguendo la sua natura, molto elastica sulla questione del
tuo e del mio, non. era mai riuscito a liberarsi delle sue pessime
abitudini. Non rubava, pur vero, che oggetti senza grande valore;
ma, in fin dei conti questo era sufficiente per sporcare la sua fedina
penale che non faceva certo molto onore a Matakit.
D'altronde, nel campo delle supposizioni, c'era il fatto della
innegabile presenza del cafro nella sala del banchetto, quando il
diamante s'era eclissato come per incanto; poi c'era questo strano
fatto che, qualche istante dopo, non era stato pi trovato a casa sua; e
infine la sua fuga, troppo chiara forse, dal momento che non era
ormai pi possibile dubitare che egli avesse lasciato il paese.
Effettivamente Cyprien attese invano tutta la mattina che Matakit
ritornasse non volendo assolutamente credere alla colpevolezza del
suo domestico; ma quello non ricomparve. Fu poi anche constatato
che il sacco che conteneva i suoi risparmi, alcuni oggetti e utensili,
necessari per un uomo che vuole avventurarsi in quelle regioni quasi
deserte dell'Africa australe, era scomparso dalla casa. Il dubbio non
era dunque proprio pi possibile.
Verso le dieci il giovane ingegnere, forse pi rattristato dal
comportamento di Matakit piuttosto che dalla perdita del diamante, si
rec alla fattoria di J ohn Watkins.
L trov, riuniti in gran consiglio, il fattore, Annibale Pantalacci,
J ames Hilton e Friedel. Nel momento in cui si present, Alice, che
l'aveva visto venire, entrava anche lei nella sala ove suo padre e i
suoi tre assidui compari discutevano animatamente sul partito da
prendere per rientrare in possesso del diamante rubato.
Che lo si insegua, questo Matakit! gridava J ohn Watkins, al
colmo della rabbia. Che lo si ripeschi e, se non ha il diamante
addosso, che gli si apra il ventre per vedere se lo ha inghiottito!
Ah! figlia mia, hai fatto molto bene a raccontarci ieri quella storia!
Glielo cercheremo perfino nelle viscere, a quel furfante!
Eh, addirittura! rispose Cyprien con un tono divertito che
non piacque punto al fattore. Per inghiottire una pietra di simili
proporzioni bisognerebbe che Matakit avesse uno stomaco da
struzzo!
Forse che lo stomaco di un cafro non capace di tutto, signor
Mr? rispose J ohn Watkins. Vi sembra proprio che sia il caso
di ridere in questo momento e a questo proposito?
Io non rido, signor Watkins! rispose molto seriamente
Cyprien. Ma, se rimpiango quel diamante unicamente per il fatto
che voi mi avete permesso di offrirlo alla signorina Alice
E io ve ne sono riconoscente, signor Cyprien, aggiunse la
signorina Watkins come se l'avessi ancora in mio possesso!
Ecco come ragionano questi cervelli femminili! Riconoscente,
come se l'avesse ancora, questo diamante che non ha pari al
mondo!
Effettivamente, non si pu dire che sia proprio la stessa cosa!
fece osservare J ames Hilton.
Oh! no davvero! aggiunse Friedel.
Al contrario, invece proprio la stessa cosa! rispose
Cyprien, dato che, se ho fabbricato quel diamante, ne sapr ben
fabbricare un altro!
Oh! signor ingegnere, disse Annibale Pantalacci con un
tono carico di minacce all'indirizzo del giovane io penso che voi
fareste bene a non ricominciare la vostra esperienza nell'interesse
del Griqualand e anche nel vostro!
Davvero, signore? rispose Cyprien. Ritengo di non aver
bisogno di venire a chiedere l'autorizzazione a voi a questo riguardo!
proprio venuto il momento di discutere su questo esclam
il signor Watkins. il signor Mr assolutamente sicuro di aver
successo in un nuovo esperimento? Un secondo diamante, che uscir
dal suo impianto, avr il colore, il peso e, di conseguenza, il valore
del primo? Pu egli garantirci di produrre un'altra pietra, sia pure di
valore inferiore? Nel successo che egli ha avuto, oserebbe affermare
che non ha giocato una gran parte il caso?
Quel che diceva J ohn Watkins era troppo giusto perch il giovane
ingegnere non ne fosse colpito. Questo d'altronde corrispondeva a
vari dubbi che egli stesso si era gi posto. Il suo esperimento si
spiegava certamente con i dati della chimica moderna; ma il caso non
aveva molto influito su questo primo successo? E, se egli lo avesse
ripetuto, era sicuro di riuscire una seconda volta?
In queste condizioni, la cosa pi importante era dunque di
ritrovare il ladro a tutti i costi, e, cosa pi utile ancora, l'oggetto
rubato.
Intanto non si trovata alcuna traccia di Matakit? chiese
J ohn Watkins.
Nessuna, rispose Cyprien.
Si sono rovistati tutti i dintorni del campo?
S, si indagato a fondo! rispose Friedel. Il briccone
sparito, probabilmente durante la notte ed difficile, per non dire
impossibile, sapere da qual parte s' diretto.
L'ufficiale di polizia ha fatto una perquisizione nella sua casa?
continu il fattore.
S, rispose Cyprien, e non ha trovato nulla che potesse
metterlo sulle tracce del fuggitivo.
Ah! esclam il signor Watkins, darei cinquecento e
anche mille lire sterline perch lo si potesse ripescare!
Vi capisco, signor Watkins, disse Annibale Pantalacci.
Ma ho proprio paura che non riavrete mai pi n il vostro diamante,
n colui che l'ha rubato!
E perch?
Perch una volta fuggito, continu Annibale Pantalacci,
Matakit non sar cos sciocco da fermarsi per strada. Egli passer il
Limpopo, s'inoltrer nel deserto, andr fino allo Zambesi e fino al
lago Tanganika, fin presso i Boscimani, se sar necessario!
Parlando cos, l'astuto napoletano esprimeva sinceramente il suo
pensiero? Non voleva per caso semplicemente evitare che ci si
mettesse sulle tracce di Matakit, per riservare a se stesso questo
compito? Ecco ci che Cyprien si chiedeva, mentre lo osservava
attentamente.
Ma il signor Watkins non era uomo da abbandonare la partita col
pretesto che era difficile da eseguire. Egli avrebbe veramente
sacrificato tutta la sua fortuna per rientrare in possesso di
quell'incomparabile pietra e, attraverso la finestra aperta, i suoi occhi
impazienti, pieni di furore guardavano fino alle rive verdeggianti del
Vaal, come se avesse la speranza di scorgere il fuggitivo su quel
limitare.
No! esclam la cosa non pu finire cos! Io rivoglio il
diamante! Bisogna riacchiappare quel furfante! Ah! se non
avessi la gotta, non ci metterei molto tempo, ve l'assicuro!
Babbo mio! disse Alice, cercando di calmarlo.
Vediamo, chi se ne incarica? esclam J ohn Watkins
gettando attorno lo sguardo. Chi vuol mettersi alle calcagna del
cafro? Il compenso sar conveniente, ve ne do la mia parola!
E, siccome nessuno parlava:
Ecco, signori, insistette lui tutti e quattro voi ambite alla
mano di mia figlia! Ebbene! Riportatemi quell'uomo insieme col mio
diamante! - egli diceva ora mio diamante! - e, parola di Watkins,
mia figlia apparterr a colui che me lo sapr riportare!
Accettato! grid J ames Hilton.
Anch'io! dichiar Friedel.
Chi non vorrebbe tentare di guadagnare un premio cos
prezioso? mormor Annibale Pantalacci con un sorriso ambiguo.
Alice, rossa in volto, profondamente umiliata di vedersi offerta
come posta di una simile gara, soprattutto in.presenza del giovane
ingegnere, cercava invano di nascondere il proprio imbarazzo.
Signorina Watkins, le disse Cyprien a bassa voce
inchinandosi rispettosamente davanti a lei, io mi metterei
volentieri in gara, ma posso farlo senza il vostro permesso?
Voi lo avete con i miei migliori auguri, signor Cyprien!
:
ella
s'affrett a rispondere.
Allora sono pronto ad andare fino in capo al mondo! disse
Cyprien rivolgendosi a J ohn Watkins.
In fede mia, potreste non esser molto lontano dal vero disse
Annibale Pantalacci; credo che Matakit ce ne far fare di strada!
Con l'andatura che deve aver assunto, probabilmente domani sar a
Potchefstrom, e avr raggiunto le alture prima ancora che noi
abbiamo lasciato le nostre case.
E chi c'impedisce di partire oggi stesso sul momento?
chiese Cyprien.
Oh! non certo io, se cos vi piace! replic il napoletano.
Ma, per conto mio, non intendo partire senza gallette! Un buon
carrozzone, con una dozzina di buoi da tiro e due cavalli da sella, il
meno che ci si debba procurare per una spedizione come quella che
prevedo io! E tutto questo non si trova che a Potchefstrom!
Ancora una volta Annibale Pantalacci parlava seriamente? Aveva
solo lo scopo di scoraggiare i suoi rivali? Sarebbe stato difficile dare
una risposta! Quello che era certo, comunque, che egli aveva
perfettamente ragione. Senza simili mezzi di trasporto, senza quelle
provviste, sarebbe stata una vera follia tentare di inoltrarsi nel nord
nel Griqualand!
Tuttavia una scorta di buoi - Cyprien lo sapeva bene costava da
otto a diecimila franchi, come minimo, e lui non ne possedeva che
quattromila.
Un'idea! disse improvvisamente J ames Hilton, che nella sua
qualit di Africander d'origine scozzese, aveva uno spirito
naturalmente portato verso l'economia, perch non unirci tutti e
quattro per questa spedizione? Le probabilit di ciascuno resteranno
le stesse e le spese saranno almeno, divise!
Mi pare giusto disse Friedel.
Accettato rispose senza esitare Cyprien.
In tal. caso fece osservare Annibale Pantalacci bisogner
essere tutti d'accordo sul fatto che ciascuno conserva la sua
indipendenza ed libero di lasciare i compagni in qualunque
momento giudicher la cosa utile per cercare di raggiungere il
fuggitivo.
Va da s, questo! rispose J ames Hilton. Noi ci associamo
per l'acquisto del carrozzone, dei buoi e delle provviste, ma ognuno
di noi potr distaccarsi quando gli parr pi opportuno! E tanto
meglio per colui che per primo raggiunger l'obiettivo!
D'accordo risposero Cyprien, Annibale Pantalacci e Friedel.
Quando partirete? domand J ohn Watkins, le cui possibilit
di rientrare in possesso del diamante, grazie a questa combinazione
erano quadruplicate.
Domani, con la diligenza di Potchefstrom rispose Friedel.
Non si pu pensare di arrivare prima di quella.
D'accordo.
Frattanto Alice aveva preso in disparte Cyprien e gli domandava
se credeva veramente che Matakit potesse essere l'autore di un tale
furto.
Signorina Watkins gli rispose il giovane ingegnere sono
costretto a confessare che tutte le prove sono contro di lui, poich
fuggito! Ma quello che mi pare certo che questo Annibale
Pantalacci mi ha tutta l'aria di un signore che forse avrebbe molte
cose da dire a proposito della scomparsa del diamante! Che faccia da
galera! e qual brillante socio sono andato a prendermi! Bah! vada
come vada! In un certo senso quasi meglio averlo sott'occhio e
poter sorvegliare i suoi movimenti, piuttosto che lasciarlo agire
segretamente e di sua testa!
I quattro pretendenti poco dopo si congedarono da J ohn Watkins e
da sua figlia. Com'era naturale in simili circostanze, i saluti furono
brevi e si limitarono a uno scambio di strette di mano. Che cosa
avrebbero potuto dirsi questi rivali, che partivano insieme
augurandosi reciprocamente di andare al diavolo?
Rientrando a casa, Cyprien vi trov Li e Bardik. Questo giovane
cafro, dopo che era entrato al suo servizio, s'era sempre mostrato
molto zelante. Lui e il cinese stavano chiacchierando sulla soglia
della porta. Il giovane ingegnere annunci loro che sarebbe partite in
compagnia di Friedel, di J ames Hilton e di Annibale Pantalacci per
mettersi sulle tracce di Matakit.
I due si scambiarono uno sguardo, uno solo; poi avvicinandosi,
senza dire una parola di ci che pensavano sul fuggitivo:
Piccolo padre, dissero insieme, portaci con te, te ne
preghiamo insistentemente.
Portarvi con me? E per far che, di grazia?
Per prepararti il caff e i pasti, disse Bardik.
Per lavare la tua biancheria, soggiunse Li.
E per impedire ai cattivi di nuocerti! risposero insieme
come se si fossero dati la parola.
Cyprien rivolse loro uno sguardo riconoscente.
E sia! rispose, vi condurr entrambi visto che lo
desiderate! Dopodich egli and a prendere congedo dal vecchio
J acobus Vandergaart,
che, senza approvare o disapprovare la decisione di Cyprien di
unirsi a quella spedizione, gli strinse cordialmente la mano
augurandogli buon viaggio.
L'indomani mattina, quando si diresse, seguito dai suoi due fedeli,
verso il campo di Vandergaart, per prendere la diligenza di
Potchefstrom, il giovane ingegnere alz lo sguardo verso la fattoria
Watkins che era ancora sprofondata nel sonno.
Era un'illusione? Gli sembr di riconoscere dietro la tendina
bianca di una delle finestre una figuretta graziosa che, nel momento
in cui lui s'allontanava, gli mandava un ultimo cenno d'addio.
CAPITOLO XIII
IL LUNGO VIAGGIO ATTRAVERSO IL TRANSVAAL
ARRIVANDO a Potchefstrom, i quattro viaggiatori appresero che un
giovane cafro, - i cui connotati si accordavano con quelli della
persona di Matakit, - era passato il giorno precedente per la citt. Era
una fortunata coincidenza per il successo della loro spedizione. Ma la
cosa che avrebbe reso quest'ultima piuttosto lunga, senza dubbio, era
il fatto che il fuggitivo s'era procurato col una leggera carrozzina
tirata da uno struzzo, e che di conseguenza sarebbe stato pi difficile
raggiungerlo.
In effetti non c' camminatore migliore di questi animali, n pi
resistente, n pi veloce. C' poi da aggiungere che gli struzzi da tiro
sono molto rari, anche nel Griqualand, poich non sono facili da
allevare. Questo il motivo per cui Cyprien, n pi n meno dei suoi
compagni, non pot procurarsene a Potchefstrom.
Ora, in queste condizioni da quel che si era potuto constatare
Matakit proseguiva il suo viaggio verso il nord, con un
equipaggio che avrebbe messo alla prova dieci cavalli di posta.
Non restava dunque che prepararsi a seguirlo il pi rapidamente
possibile. Per la verit, il fuggitivo aveva, oltre a un notevole
anticipo, il vantaggio di una velocit molto superiore a quella del
mezzo di locomozione che avrebbero adottato i suoi avversari. Ma in
fin dei conti anche le forze di uno struzzo hanno dei limiti. Matakit
sarebbe pur stato obbligato a fermarsi e, forse, a perdere del tempo.
Nel peggiore dei casi, lo avrebbero raggiunto al termine del suo
viaggio.
Cyprien ebbe ben presto occasione di rallegrarsi d'aver condotto
con s Li e Bardik, quando inizialmente si tratt per lui di attrezzarsi
in vista della spedizione. Non un'impresa da niente in simili casi
quella di scegliere con discernimento gli oggetti che potrebbero
essere veramente utili. Nessuna esperienza pu valere quanto quella
del deserto. Cyprien aveva un bel conoscere perfettamente il calcolo
differenziale e integrale, ma egli non ne sapeva nulla dell'ABC della
vita del Veld, della vita sul trek
11
o sui solchi delle ruote del
carro come si dice laggi. Ora, non soltanto i suoi compagni non
sembravano disposti ad aiutarlo con buoni consigli ma piuttosto
avevano una certa tendenza a indurlo in errore. Per quanto riguardava
il carro ricoperto da un tendone impermeabile e l'attacco dei buoi da
tiro e le diverse provviste, le cose andarono ancora abbastanza bene.
L'interesse comune imponeva di fare una scelta giudiziosa: e J ames
Hilton se la cav a meraviglia. Ma non fu la stessa cosa per tutto
quello che venne lasciato all'iniziativa individuale di ciascuno, per
l'acquisto di un cavallo, per esempio.
Cyprien aveva gi notato, sulla piazza del mercato, un bellissimo
puledro di tre anni, pieno di fuoco, che era in vendita a un prezzo
moderato: lo aveva gi provato e, avendolo giudicato ben domato, si
disponeva a pagare al mercante la somma che quello domandava,
quando Bardik, prendendolo in disparte, gli disse:
Come, piccolo padre, tu vuoi comprare questo cavallo?
Certamente Bardik! il pi bello che io abbia mai trovato a un
simile prezzo.
Non bisognerebbe prenderlo, neanche se te lo regalassero!
rispose il giovane cafro. Questo cavallo non resisterebbe otto
giorni al viaggio nel Transvaal.
Che cosa vuoi dire? chiese Cyprien. Ti vuoi forse
mettere a fare l'indovino con me?
No, piccolo padre, ma Bardik conosce il deserto e ti avverte
che questo cavallo non salato.
Non salato? Avresti dunque la pretesa di farmi comprare
un cavallo tenuto in salamoia?
No, piccolo padre, ma questo vuol dire che quel cavallo non ha
ancora avuto la malattia del Veld. L'avr inevitabilmente ben presto,
e se anche non ne morr, diventer inutile per te.

11
Vocabolo inglese che significa lento viaggio di trasferimento su un carro trainato
da buoi. (N.d.T.)
Ah! fece Cyprien, colpito dall'avvertimento che gli dava il
suo domestico. E in che cosa consiste questa malattia?
una febbre ardente, accompagnata da tosse, rispose
Bardik. indispensabile non acquistare se non cavalli che
l'abbiano gi avuta - cosa che si capisce facilmente dal loro aspetto, -
poich raro che, avutala una volta, ne siano nuovamente colpiti.
Davanti a una tale eventualit, non c'era da esitare. Cyprien
sospese immediatamente le trattative e and a chiedere informazioni.
Tutti gli confermarono quello che gli aveva detto Bardik. Era un fatto
talmente noto nel paese che non se ne parlava nemmeno pi.
Messo cos in guardia contro la sua inesperienza, il giovane
ingegnere divenne pi prudente e si affid ai consigli di un medico
veterinario di Potchefstrom.
Grazie all'intervento di questo specialista, egli pot procurarsi, nel
giro di poche ore, la cavalcatura necessaria per quel genere di
viaggio. Era un vecchio cavallo grigio, solo pelle ed ossa, che aveva
ormai soltanto pi un mozzicone di coda. Ma bastava guardarlo per
esser sicuri che, almeno era stato salato e, quantunque fosse un po'
duro di trotto, valeva evidentemente molto di pi di quanto poteva
far pensare il suo aspetto. Templar - era il suo nome - godeva nel
paese di un'ottima reputazione, come cavallo da fatica, e, quando
l'ebbe visto, Bardik, che aveva ben diritto di essere consultato, si
dichiar pienamente soddisfatto.
Quanto a lui, Bardik era in particolar modo preposto alla direzione
del carrozzone e delle mute di buoi, funzione nella quale il suo amico
Li doveva venirgli in aiuto. Non c'era dunque da preoccuparsi per
procurar loro una cavalcatura, cosa che tra l'altro Cyprien non
avrebbe mai potuto fare, data la cifra che aveva dovuto sborsare per
il suo personale cavallo.
La questione delle armi non era meno delicata. Cyprien aveva ben
scelto i suoi fucili, un eccellente rifle sistema Martini-Henry e una
carabina Remington, che non brillavano certo per eleganza, ma che
colpivano giusto e si ricaricavano rapidamente. Ma quello che non
avrebbe mai pensato di fare se il cinese non gliene avesse dato l'idea
era di provvedersi di un certo numero di cartucce a proiettili
esplosivi. Egli avrebbe creduto di portare munizioni sufficienti
fornendosi di cinquecento o seicento cariche di polvere e di piombo e
fu molto sorpreso di apprendere che quattromila colpi per fucile
erano il minimo indispensabile per garantire una certa prudenza in
questo paese di belve e di indigeni non meno terribili.
Cyprien dovette pure provvedersi di due revolver a pallottola
esplosiva e complet il suo armamento comprando un superbo
coltello da caccia, che era in bella mostra da cinque anni nella vetrina
dell'armaiolo di Potchefstrom, senza che nessuno si fosse azzardato a
sceglierlo.
Fu ancora Li a insistere perch fosse fatto questo acquisto,
assicurando che niente avrebbe potuto essere pi utile di un simile
coltello. D'altronde la cura che egli dedic a tenere lucida e affilata
quella lama corta e larga, molto simile alla sciabola-baionetta della
fanteria francese, stava a testimoniare la sua dimestichezza con le
armi bianche, dimestichezza che era del resto tipica di tutti gli uomini
della sua razza.
In ogni caso, la famosa cassa rossa accompagnava sempre il
prudente cinese. Egli vi ripose, insieme con una quantit di scatole e
di ingredienti misteriosi, circa sessanta metri di quella corda morbida
e sottile, ma fortemente intrecciata, che i marinai chiamano sagola. E
siccome gli si chiedeva che cosa voleva farne:
Non si deve stendere la biancheria nel deserto come in tutti gli
altri luoghi? rispondeva evasivamente.
In dodici ore tutti gli acquisti erano terminati. Dei tendoni
impermeabili, delle coperte di lana, degli attrezzi da cucina, delle
abbondanti provviste alimentari in scatole ermeticamente chiuse, dei
gioghi, delle catene, delle cinghie di ricambio costituivano, nella
parte posteriore del carrozzone, la riserva del magazzino generale. La
parte anteriore, coperta di paglia, doveva servire da letto e da riparo
per Cyprien e per i suoi compagni di viaggio.
J ames Hilton aveva assolto molto bene il suo compito e sembrava
aver scelto in modo conveniente tutto ci che avrebbe potuto essere
necessario alla compagnia. Egli vantava la propria esperienza di
colono. Cos, pi che altro per far sfoggio di superiorit che non per
spirito di cameratismo, si sarebbe volentieri prestato a dare ai suoi
compagni informazioni sulle usanze del Veld.
Ma Annibale Pantalacci non mancava mai di intervenire e di
togliergli la parola.
Che bisogno avete di render note le vostre conoscenze al
francese? gli diceva a bassa voce. Ci tenete davvero tanto a
vedere che sar lui a guadagnare il premio della gara? Al vostro
posto, io terrei per me quello che so, e non aprirei bocca!
E J ames Hilton non mancava di rispondere, guardando il
napoletano con sincera ammirazione:
molto giusto quello che mi dite molto giusto! Ecco
un'idea che non mi sarebbe mai venuta!
Cyprien s'era fatto scrupolo di avvertire lealmente Friedel di
quello che aveva saputo a proposito dei cavalli del paese, ma incapp
in una prosopopea e in una testardaggine senza limiti. Il tedesco non
voleva ascoltare nessun consiglio e pretendeva sempre di agire di sua
testa. Comper perci il cavallo pi giovane e pi focoso che pot
trovare, - quello stesso che Cyprien aveva rifiutato - e si preoccup
soprattutto di munirsi della attrezzatura da pesca, con la scusa che si
sarebbe stati ben presto stanchi di selvaggina.
Infine, compiuti questi preparativi, ci si pot finalmente mettere in
viaggio, e la carovana si dispose nell'ordine che verr ora indicato.
Il carrozzone, trainato da dodici buoi rossi e neri, avanzava per
primo sotto l'alta direzione di Bardik, che a volte marciava accanto a
quelle robuste bestie con il pungolo in mano, altre volte per riposarsi,
saltava sul davanti del carro. L, troneggiando da quel seggio si
lasciava andare ai sobbalzi della strada senza esserne per nulla
seccato, anzi pareva addirittura incantato di questo modo di
viaggiare. I quattro cavalieri seguivano di conserva alla retroguardia.
Tranne i casi in cui giudicavano opportuno distaccarsi per abbattere
una pernice o per fare una ricognizione, tale doveva restare per
lunghi giorni l'ordine pressoch immutabile della piccola carovana.
Dopo una rapida decisione, fu stabilito che ci si sarebbe diretti
verso le sorgenti del Limpopo. Tutte le informazioni tendevano a far
supporre che Matakit avesse seguito quel percorso. In effetti, non
avrebbe proprio potuto prenderne un altro, se era sua intenzione di
allontanarsi al pi presto dai possedimenti britannici. Il vantaggio
che il cafro aveva sui suoi inseguitori, consisteva nella perfetta
conoscenza che egli aveva del paese e nella leggerezza del suo
equipaggio. Da un canto, egli sapeva evidentemente dove era diretto
e prendeva la via pi rapida, dall'altro, egli era sicuro, grazie alle sue
conoscenze con la gente del nord, di trovare ovunque aiuto e
protezione, del cibo e un riparo, e anche dei difensori, se. gli fosse
stato necessario. E si sarebbe potuto garantire che egli non avrebbe
potuto approfittare della sua influenza sugli indigeni per rivolgersi
contro coloro che lo pedinavano e per farli forse attaccare a mano
armata? Cyprien e i suoi compagni capivano dunque sempre pi la
necessit di procedere tutti uniti e di aiutarsi reciprocamente in
questa spedizione, se si voleva che uno di loro ne raccogliesse il
frutto.
Il Transvaal, che stavano per attraversare da sud a nord, quella
vasta regione dell'Africa meridionale, - almeno trenta migliaia di
ettari, - la cui superficie si estende tra il Vaal e il Limpopo, a ovest
dei monti Drakenberg, della colonia inglese di Natal, del paese degli
zul e dei possedimenti portoghesi.
Interamente colonizzato dai boeri, antichi cittadini olandesi del
Capo, che hanno dato origine, in quindici o vent'anni, a una
popolazione agricola di oltre centomila bianchi, il Transvaal ha
naturalmente risvegliato la cupidigia della Gran Bretagna. Di
conseguenza esso stato annesso nel 1877 ai domini del Capo. Ma le
frequenti ribellioni dei boeri, che si ostinano a difendere la propria
indipendenza, rendono ancora dubbia la sorte di quella bella
contrada.
una delle pi ridenti, delle pi fertili e anche delle pi salubri
dell'Africa. Ecco ci che spiega, anche se non giustifica, l'attrazione
che essa esercita, sui suoi temibili vicini. Le miniere d'oro, che vi
sono state appena scoperte, hanno influito non poco sull'azione
politica dell'Inghilterra riguardo al Transvaal.
Dal punto di vista geografico viene solitamente diviso, anche
dagli stessi boeri in tre regioni principali: il paese alto o Hooge-Veld,
il paese delle colline o Banken-Veld, e il paese delle boscaglie o
Bush-Veld.
Il paese alto il pi meridionale. formato dalle catene di
montagne che si dipartono dai Drakenberg verso ovest e verso sud.
il distretto minerario del Transvaal dove il clima freddo e secco
come quello nell'Oberland bernese.
Il Banken-Veld pi particolarmente il distretto agricolo. Si
estende a nord del precedente e accoglie nelle sue estese vallate verdi
la maggior parte della popolazione olandese.
Infine il Bush-Veld o paese delle boscaglie, e la regione delle
cacce per eccellenza, si apre in vaste pianure fino alle rive del
Limpopo, verso nord, mentre si addentra fino nelle terre dei cafri
beciuani, verso ovest.
Partiti da Potchefstrom, che situata nel Banken-Veld, i
viaggiatori dovevano innanzi tutto percorrere diagonalmente la
maggior parte di questa regione, prima di poter raggiungere il Bush-
Veld e di l, pi a nord, le rive del Limpopo.
Questa prima parte del Transvaal fu naturalmente la pi facile da
superare. Erano ancora in un paese semicivile. I pi gravi incidenti si
riducevano a una ruota impantanata o a un bue ammalato. Le anitre
selvatiche, le pernici, i caprioli abbondavano lungo la strada e
fornivano ogni giorno il sufficiente per il pranzo e per la cena. La
notte si passava normalmente in qualche fattoria, i cui abitanti, isolati
dal resto del mondo per i tre quarti dell'anno, accoglievano con
sincera gioia gli ospiti che capitavano.
Dovunque i boeri erano sempre gli stessi, ospitali, simpatici,
disinteressati. L'usanza del paese stabilisce, vero, che si dia loro un
compenso per il ricovero che essi offrono agli uomini e alle bestie in
viaggio. Ma essi rifiutano quasi sempre questo compenso e, anzi al
momento della partenza insistono perch si accetti della farina, delle
arance, delle pesche secche. Per quanto poco si dia loro in cambio,
un qualsiasi oggetto d'abbigliamento o da caccia, una frusta, un
barbazzale, un corno da polvere, eccoli andare in estasi per minimo
che ne sia il valore.
Quei bravi contadini conducono nel cuore delle loro vaste
solitudini un'esistenza molto felice; vivono senza fatica, loro e le loro
famiglie, di ci che producono le loro greggi e coltivano, con l'aiuto
degli ottentotti e dei cafri, quel tanto di terra che serve per
provvedersi di granaglie e di legumi.
Le loro case sono molto semplicemente fatte di terra, e coperte di
uno spesso strato di stoppia. Quando la pioggia ha aperto una breccia
nei muri - cosa che capita di frequente - il rimedio a portata di
mano. Tutta la famiglia si mette a impastare dell'argilla, con cui
prepara un gran mucchio; poi ragazzi e ragazze, pigliandone delle
manate, fanno precipitare un vero e proprio bombardamento di
argilla sulla breccia che viene cos ben presto ostruita.
All'interno di quelle abitazioni si trovano appena qualche mobile,
degli sgabelli di legno, delle rozze tavole, dei letti per gli adulti; i
fanciulli si contentano di dormire su pelli di montone.
Nonostante ci, l'arte conserva un suo posto anche in quelle
esistenze primitive, Quasi tutti i boeri sono musicisti, suonano il
violino o il flauto. Vanno matti per la danza e non conoscono n
ostacoli n fatiche quando si tratta di riunirsi - venendo talora da
paesi assai lontani - per abbandonarsi al loro passatempo preferito.
Le loro fanciulle sono modeste e spesso molto belle sotto i loro
semplici ornamenti di contadine olandesi. Si sposano molto giovani
portando in dote al fidanzato solamente una dozzina di buoi o di
capre, un carro o qualche altra ricchezza di tal genere. Il marito
s'incarica di erigere la casa, di dissodare alcuni arpenti
12
di terra
all'intorno ed ecco fondata una famiglia.
I boeri sono molto longevi e da loro come in nessun'altra parte del
mondo si conta un gran numero di centenari.
Un fatto singolare, ancora inesplicato, l'obesit che li colpisce
quasi tutti, in et matura, e che in loro raggiunge proporzioni
straordinarie. Sono, del resto, di statura alta, ma questa caratteristica
propria tanto dei coloni d'origine francese o tedesca che di quelli di
pura razza olandese.
Frattanto il viaggio proseguiva senza incidenti. Era raro che la
spedizione non trovasse, nella fattoria dove ogni sera capitava di
fermarsi, notizie di Matakit. Dappertutto lo avevano visto passare,
velocemente trainato dal suo struzzo, dapprima con due o tre giorni
d'anticipo, poi con cinque o sei, poi ancora con sette o otto.
Evidentemente stavano seguendo le sue tracce; ma altrettanto

12
Arpento un'antica misura agraria che corrisponde a circa 3.000 m
2
. (N.d.T)
evidentemente egli guadagnava terreno su quelli che si erano lanciati
al suo inseguimento.
Ma i quattro inseguitori non erano per questo meno certi di
raggiungerlo. Il fuggitivo avrebbe pur finito per fermarsi. La sua
cattura non era dunque altro che una questione di tempo.
Perci Cyprien e i suoi tre compagni se la prendevano comoda.
Cominciavano a poco a poco ad abbandonarsi ai loro svaghi preferiti.
Il giovane ingegnere raccoglieva campioni di rocce. Friedel
raccoglieva erbe e pretendeva di riconoscere, solo attraverso i loro
caratteri esteriori, le propriet delle piante che collezionava. Annibale
Pantalacci perseguitava Bardik o Li e si faceva perdonare le sue
cattiverie cucinando, durante le soste, dei piatti deliziosi di
maccheroni. J ames Hilton si incaricava di rifornire la compagnia di
selvaggina; non passava mai mezza giornata senza che abbattesse le
sue dodici pernici, quaglie in abbondanza, a volte un cinghiale o
un'antilope.
Una tappa dopo l'altra arrivarono cos al Bush-Veld. Ben presto le
fattorie divennero sempre pi rare e finirono con lo sparire del tutto.
Erano giunti al confine estremo della zona civilizzata.
A partire da quel punto, fu necessario piantare il campo tutte le
sere, accendere dei grandi fuochi, intorno ai quali uomini e bestie si
disponevano per dormire, non senza che si predisponesse una buona
guardia d'intorno.
Il paesaggio aveva assunto un aspetto sempre pi selvaggio. Delle
lande di sabbia giallastra, delle macchie di cespugli spinosi, di tanto
in tanto un ruscello circondato da paludi avevano sostituito le verdi
vallate del Banken-Veld. A volte bisognava addirittura fare un lungo
giro per evitare una vera foresta di thorn trees o alberi spinosi. Si
tratta di arbusti alti da tre a cinque metri, con un gran numero di rami
press'a poco orizzontali e tutti forniti di spine lunghe da due a quattro
pollici, dure e appuntite come dei pugnali.
Quella zona esterna del Bush-Veld, che va generalmente sotto il
nome di Lion-Veld - o Veld dei leoni - non sembrava per nulla
giustificare questo temibile appellativo perch dopo tre giorni di
viaggio, non si era ancora n vista n segnalata alcuna di queste
belve.
Si tratter senz'altro di una tradizione, si diceva Cyprien, e i
leoni si saranno ritirati pi all'interno nel deserto.
Ma siccome egli aveva espresso questa opinione davanti a J ames
Hilton, quello si mise a ridere.
Credete che non ci siano leoni? disse. Voi pensate cos
solo perch non sapete vederli!
Bella questa! Non vedere un leone in mezzo a una pianura
deserta! esclam Cyprien con tono molto ironico.
Ebbene! scommetto dieci lire, disse J ames Hilton, che
entro un'ora io ve ne mostrer uno che voi non avevate notato!
Non scommetto mai, per principio, rispose Cyprien, ma
non chiedo di meglio che di farne una prova.
Camminarono per venticinque o trenta minuti, e nessuno pensava
ormai pi ai leoni, quando J ames Hilton esclam:
Signori, guardate dunque quel formicaio che s'innalza laggi a
destra!
Che bella novit! gli rispose Friedel. Non vediamo altro
da due o tre giorni.
In effetti non vi nulla di pi frequente, nel Bush-Veld, di quei
grossi mucchi di terra gialla, innalzati da innumerevoli formiche e
che, loro soli con qualche cespuglio o con delle macchie di stecchite
mimose, stanno a interrompere di quando in quando la monotonia di
quelle immense piane. J ames. Hilton fece un risolino silenzioso.
Signor Mr, disse, se volete fare una galoppata, in
modo da avvicinarvi a quel formicaio - l, nel- punto indicato dal
mio dito -vi prometto che vedrete quello che desiderate vedere! Non
avvicinatevi troppo, per, o potreste trovarvi nei guai!
Cyprien spron il cavallo e si diresse verso il luogo che J ames
Hilton aveva chiamato formicaio.
L c' accampata una famiglia di leoni! aggiunse J ames
Hilton non appena Cyprien si fu allontanato. Uno su dieci di quei
mucchi giallastri che voi prendete per formicai, non sono che leoni
aggruppati.
Perbacco! esclam Pantalacci, avevate proprio bisogno
di raccomandargli di non avvicinarsi?
Ma accorgendosi che Bardik e Li lo ascoltavano, si riprese
cambiando tono alla sua frase:
Il francese si sarebbe buscato una bella paura e noi ci saremmo
fatti una grossa risata!
Il napoletano si sbagliava. Cyprien non era uomo da buscarsi una
bella paura, come diceva quello. A duecento passi dal luogo indicato,
egli cap con qual terribile formicaio avesse a che fare. Si trattava di
un enorme leone, di una leonessa e di tre leoncini, accovacciati al
suolo in cerchio, come dei gatti, e che dormivano pacificamente al
sole.
Al rumore degli zoccoli di Templar, il leone apr gli occhi, sollev
la testa enorme e sbadigli, mostrando, fra due file di denti
formidabili, una caverna nella quale avrebbe potuto sparire tutto
intero un fanciullo di dieci anni. Poi guard il cavaliere che si era
fermato a venti passi da lui.
Per fortuna il feroce animale non aveva fame, senza di che non
sarebbe rimasto cos indifferente.
Cyprien, la mano sulla carabina, attese due o tre minuti il
beneplacito del signor leone. Ma, vedendo che quello non era in vena
di iniziare le ostilit, egli non se la sent di turbare la felicit di quella
curiosa famiglia e, facendo dietro front, ritorn all'ambio verso i suoi
compagni.
Costoro, costretti a riconoscere il suo sangue freddo e la sua
bravura, l'accolsero con grandi acclamazioni.
Avrei perso la scommessa, signor Hilton rispose
semplicemente Cyprien.
La sera stessa giunsero, per fare la solita fermata, sulla riva destra
del Limpopo. L Friedel s'ostin a voler pescare del pesce da friggere
nonostante gli avvertimenti di J ames Hilton.
molto malsano, amico gli diceva quello. Sappiate che
nel Bush-Veld non bisogna n restare, dopo il tramonto del sole,
sulle rive dei fiumi, n
Bah! bah! Ho visto ben altro, io! rispose il tedesco con
l'ostinazione propria dei suoi connazionali.
Eh! esclam Annibale Pantalacci, che male ci pu essere
a rimanere presso il fiume per un'ora o due? Non vi ho forse passato
delle mezze giornate, immerso fino alle ascelle, quando andavo alla
caccia delle anitre?
Non proprio la stessa cosa! rispose J ames Hilton,
insistendo presso Friedel.
Sono tutte storie! rispose il napoletano. Mio caro
Hilton, fareste meglio a cercare la scatola di formaggio grattugiato
per i miei maccheroni piuttosto che impedire al nostro camerata di
andarci a pescare un bel piatto di pesce! Questo almeno costituir
una variet al nostro solito pasto.
Friedel parti, senza voler intendere ragione e si attard talmente a
pescare, che era gi notte inoltrata quando fece ritorno
all'accampamento.
L l'ostinato pescatore cen con appetito, fece onore come tutti gli
altri ai pesci che aveva pescati, ma si lament di forti brividi, quando
si sdrai nel carrozzone accanto agli altri compagni.
Il giorno dopo, al mattino presto, quando si alzarono per partire,
Friedel era in preda a una febbre ardente e gli era impossibile salire a
cavallo. Tuttavia volle che si riprendesse il viaggio, dicendo che
sarebbe stato benissimo sulla paglia in fondo al carro. Si fece
com'egli voleva.
A mezzogiorno delirava.
Alle tre era morto.
Era stato colpito da una febbre perniciosa di tifo fulminante.
Di fronte a questa fine cos immediata, Cyprien non pot fare a
meno di pensare che Annibale Pantalacci, coi suoi cattivi consigli
avesse una grave responsabilit nell'evento. Ma nessuno sembrava
aver fatto una simile osservazione, tranne lui.
Vedete se non avevo ragione di dire che non bisogna trattenersi
presso il fiume al cadere della notte! si content di ripetere
filosoficamente J ames Hilton.
Si fermarono un po' per seppellire il cadavere che non poteva
venir abbandonato alle fauci delle fiere.
Era quello di un rivale, quasi di un nemico, eppure Cyprien si
sent profondamente commosso mentre gli rendeva l'estremo tributo.
Lo spettacolo della morte, pur essendo dovunque cos augusto e
solenne, sembra assumere nel deserto una maestosit tutta nuova.
Alla presenza soltanto della natura, l'uomo comprende meglio che
quella la sua fine inevitabile. Lontano dalla sua famiglia, lontano da
tutti coloro che ama, il suo pensiero vola malinconicamente verso di
loro. Egli pensa che forse anche lui domani cadr su quella
sterminata pianura per non rialzarsi pi; che anche lui verr allora
sepolto sotto un mucchio di sabbia, sotto una nuda pietra, e che non
avr n le lacrime di una sorella o di una madre n il rimpianto di un
amico che lo accompagnino all'ultima dimora. E riversando su di s
una parte della piet che gli ispirava la sorte del compagno, a
Cyprien sembr che un po' di lui stesso venisse seppellito in quella
tomba!
L'indomani di quella lugubre cerimonia, il cavallo di Friedel, che
seguiva attaccato dietro al carrozzone, fu preso dalla malattia del
Veld. Lo si dovette abbandonare.
La povera bestia non era sopravvissuta che poche ore al suo
padrone!
CAPITOLO XIV
A NORD DEL LIMPOPO
Ci VOLLERO tre giorni di ricerche e di sondaggi per trovare un
guado attraverso il letto del Limpopo. E forse non l'avrebbero trovato
se alcuni cafri macalacchi, che vagavano lungo la riva del fiume, non
si fossero incaricati di guidare la spedizione.
Questi cafri sono dei miseri iloti che la razza pi intelligente dei
beciuani tiene in schiavit, obbligandoli al lavoro senza alcuna
remunerazione, trattandoli con estremo rigore, e, quello che peggio,
vietando loro, sotto pena di morte, di mangiare la carne. Gli
sfortunati macalacchi possono a loro piacimento uccidere la
selvaggina che incontrano per strada ma a condizione che la portino
subito ai loro signori e padroni. I quali non lasciano loro che le
viscere press'a poco come i cacciatori europei fanno con i cani da
preda.
Un macalacco non possiede niente di suo, neppure un capanno o
una zucca. Vanno in giro quasi completamente nudi, magri, scarni,
portando a tracolla degli intestini di bufalo che a una certa distanza si
potrebbero scambiare per pezzi di sanguinaccio nero ma che in realt
non sono altro che le borracce molto primitive nelle quali conservano
la loro provvista d'acqua.
Il genio commerciale di Bardik si manifest ben presto nell'arte
consumata con la quale egli seppe cavare da quei disgraziati la
confessione che possedevano, nonostante la loro miseria, alcune
penne di struzzo, accuratamente nascoste in una macchia vicina. Egli
propose subito loro di comprarle e fu fissato a questo scopo un
appuntamento quella sera stessa.
Hai dunque del denaro da dar loro in cambio? gli domand
Cyprien molto sorpreso.
E Bardik, ridendo a tutto spiano, gli mostr una manciata di
bottoni di rame, che egli andava collezionando da un mese o due e
che teneva in una borsa di tela.
Questa moneta non vera gli disse Cyprien, ed io non
posso permettere che tu paghi questi poveracci con una dozzina di
vecchi bottoni!
Ma gli fu impossibile far capire a Bardik in che cosa il suo
progetto era riprovevole.
Se i macalacchi accettano i miei bottoni in cambio delle loro
piume, che cosa c' da ridire? egli rispondeva. Voi sapete che
anche a loro non costato nulla raccogliere queste penne! Anzi essi
non hanno neppure il diritto di possederle dal momento che non
possono mostrarle che di nascosto! Un bottone, invece, un oggetto
utile, pi utile che una piuma di struzzo! Perch dunque mi sarebbe
proibito di offrirne una dozzina o due in cambio di un ugual numero
di piume?
Il ragionamento era specioso, ma non si poteva ottenere di meglio.
Quello che il giovane cafro non considerava era che i macalacchi
avrebbero accettato i suoi bottoni di rame, non per l'uso che ne
avrebbero potuto fare, dal momento che non indossavano alcun abito,
ma per il supposto valore che essi attribuivano a quei cerchietti di
metallo, cos simili a pezzi di moneta. C'era dunque in questo
scambio un vero inganno.
Ma Cyprien dovette riconoscere che la sfumatura era troppo
delicata per essere colta dall'intelligenza del selvaggio, molto elastica
in materia di affari, e quindi lo lasci libero di agire a modo suo.
L'operazione commerciale di Bardik ebbe luogo di sera, alla luce
delle torce. I macalacchi avevano evidentemente una sacrosanta
paura d'essere ingannati dal loro venditore, poich non si
accontentarono dei fuochi accesi dai bianchi, ma arrivarono carichi di
fasci di mais che incendiarono dopo averli piantati in terra.
Poi gli indigeni esibirono le penne di struzzo e si sentirono in
diritto di esaminare i bottoni di Bardik.
In quel momento cominci tra di loro, a furia di gesticolamenti e
di grida, una discussione animatissima sulla natura e sul valore di
quei cerchietti di metallo.
Nessuno capiva una parola di quello che dicevano nel loro
linguaggio velocissimo; ma era sufficiente osservare i loro volti
infiammati, le smorfie eloquenti, i violenti scatti di collera per essere
certi che il dibattito era per loro di grande importanza.
Improvvisamente quella disputa appassionata fu interrotta da una
inattesa apparizione.
Un negro di alta statura - avvolto con dignit in un orribile
mantello di cotone rosso, la fronte cinta da una specie di diadema
fatto di budella di caprone che i guerrieri cafri usano portare - era
uscito dalla boscaglia, presso la quale si discuteva la transazione; egli
si gett a gran colpi di lancia sui macalacchi, colti in flagrante reato
di operazioni vietate.
Lopepe! Lopepe! gridarono i disgraziati selvaggi,
sparpagliandosi da tutte le parti, come un branco di topi.
Ma una schiera di guerrieri negri, sbucando d'improvviso a circolo
dai cespugli che circondavano l'accampamento, si serr intorno a
loro e imped la fuga.
Lopepe si fece immediatamente consegnare i bottoni; li osserv
con cura alla luce delle torce di mais e li cacci, non senza
un'evidente soddisfazione, nel fondo della sua borsa di cuoio. Poi
s'avvicin a Bardik e, dopo avergli tolto di mano le penne di struzzo
gi consegnate, se ne impadron come aveva fatto con i bottoni.
I bianchi erano rimasti spettatori passivi di quella scena e non
sapevano bene se era il caso di intervenire, quando Lopepe risolse
questo problema avanzandosi verso di loro. Poi, arrestandosi a breve
distanza, pronunci con tono imperioso un lungo discorso del resto
assolutamente inintelligibile.
J ames Hilton, che capiva qualche parola di beciuano, riusc
comunque a cogliere il senso generale di quell'arringa e lo comunic
ai suoi compagni. La sostanza del discorso era che il capo cafro si
lamentava che si fosse permesso a Bardik di trafficare coi
macalacchi, i quali non potevano possedere nulla di proprio. Per
finire egli decideva di sequestrare le merci di contrabbando e
chiedeva ai bianchi che cosa avessero da obiettare. Tra questi le
opinioni sul partito da prendere erano differenti. Annibale Pantalacci
voleva che si cedesse all'istante per non mettersi in disaccordo con il
capo beciuano. J ames Hilton e Cyprien, pur riconoscendo che la
risoluzione poteva essere buona, temevano, mostrandosi troppo
concilianti sulla cosa, di fomentare l'arroganza di Lopepe e, forse, se
egli avesse spinto pi in l le sue pretese, di creare una rissa
inevitabile.
Tennero a mezza voce, un rapido consiglio nel quale stabilirono
che avrebbero lasciato i bottoni al capo beciuano, ma che avrebbero
preteso le penne. J ames Hilton si diede da fare per comunicare questa
deliberazione un po' a gesti, un po' con l'aiuto di qualche parola in
lingua cafra.
Lopepe assunse da principio un'aria diplomatica e parve esitare.
Ma le canne dei fucili europei che vedeva brillare nell'ombra, lo
portarono ben presto a decidersi cosicch rese le penne.
Da quel momento il capo, in verit molto intelligente, si mostr
pi elastico. Egli offr ai tre bianchi, a Bardik e a Li, una presa dalla
sua grande tabacchiera e sedette al bivacco. Un bicchiere d'acquavite,
che gli offerse il napoletano, fin col metterlo definitivamente di
buon umore; quando poi si alz dopo una sosta di un'ora e mezzo che
era trascorsa in un silenzio quasi assoluto da entrambe le parti, invit
la carovana a rendergli la visita, l'indomani, al suo kraal.
Glielo promisero e, dopo uno scambio di strette di mano, Lopepe
si ritir maestosamente.
Poco tempo dopo la sua partenza, tutti si erano coricati, eccezion
fatta per Cyprien, che sognava contemplando le stelle, dopo essersi
avvolto nella sua coperta. Era una notte senza luna, ma scintillante
d'una miriade di luci. Il fuoco s'era spento senza che il giovane
ingegnere se ne fosse accorto.
Egli pensava ai suoi, i quali certo non s'immaginavano che in quel
momento una simile avventura lo avesse condotto nel bel mezzo del
deserto dell'Africa australe, pensava a quella dolce Alice che forse
anche lei stava rimirando le stelle, pensava insomma a tutti quanti gli
stavano a cuore.
E, abbandonandosi a quella dolce fantasticheria che rende poetico
il grande silenzio della pianura, stava gi per assopirsi, quando uno
scalpiccio di zoccoli, una strana agitazione che proveniva dalla parte
dove erano asserragliati per la notte i buoi da tiro, fecero si che egli si
svegliasse e balzasse in piedi.
A Cyprien parve allora di distinguere nell'ombra una figura pi
bassa, pi raccolta di quella dei buoi, che era, senza dubbio, la causa
di tutta quell'agitazione.
Senza rendersi ben conto di che cosa si potesse trattare Cyprien
afferr una frusta che trov a portata di mano e si diresse
prudentemente verso il recinto del bestiame.
Non si era sbagliato. C'era l in mezzo ai buoi un animale
inaspettato che era venuto a turbare il loro sonno.
Ancora mezzo addormentato, prima di aver potuto riflettere su
quel che stava facendo, Cyprien lev la frusta e a occhio e croce
assest un gran colpo sul muso dell'intruso.
Un ruggito spaventoso rispose subito a quell'attacco! Quello
che il giovane ingegnere aveva trattato come un semplice barboncino
era nientepopodimeno che un leone.
Ma egli aveva appena avuto il tempo di mettere la mano su uno
dei revolver che portava alla cintura e di fare un brusco salto da un
lato, che l'animale, dopo essersi lanciato contro di lui senza
raggiungerlo, si precipit di nuovo sul suo braccio teso.
Cyprien sent le acute zanne lacerargli le carni e rotol nella
polvere con la terribile belva. Tutt'a un tratto scoppi una
detonazione. Il corpo del leone s'agit in una suprema convulsione,
poi s'irrigid e ricadde immobile.
Con la mano che gli rimaneva libera, Cyprien, senza perdere il suo
sangue freddo, aveva applicato il revolver all'orecchio del leone e
una pallottola esplodendo gli aveva fracassato il cranio.
Frattanto i dormienti, avvertiti dal ruggito seguito dalla
detonazione, raggiunsero il campo di battaglia. Liberarono Cyprien
mezzo schiacciato sotto il peso dell'enorme bestia, esaminarono le
sue ferite che per fortuna non erano che superficiali. Li le medic
semplicemente con qualche panno bagnato d'acquavite, poi gli venne
riservato il miglior posto in fondo al carrozzone e ben presto tutti si
riaddormentarono mentre Bardik, che volle vegliare fino al mattino,
faceva buona guardia.
Il giorno spuntava appena, quando la voce di J ames Hilton, che
pregava i compagni di andarlo ad aiutare, annunci loro qualche
nuovo incidente. J ames Hilton, ancora tutto vestito, era disteso sul
davanti del carro, e parlava con voce piena di terrore, senza osare di
fare un movimento.
Ho un serpente arrotolato intorno al ginocchio destro, sotto i
calzoni diceva. Non fate un movimento o sono morto! Vi
prego, cercate di fare qualcosa!
I suoi occhi erano dilatati per il terrore, il viso era di un pallore
livido.
All'altezza del ginocchio destro, si scorgeva effettivamente, sotto
la tela blu del pantalone, un corpo estraneo, una specie di gomena
avvolta intorno alla gamba.
La situazione era grave. Come diceva J ames Hilton, al suo primo
movimento il serpente non avrebbe mancato di morderlo!
Ma, in mezzo all'ansiet e all'indecisione generale, Bardik decise
di agire. Dopo aver afferrato senza rumore il coltello da caccia del
suo padrone, si avvicin a J ames Hilton, con un movimento quasi
insensibile, strisciando come un verme. Poi, mettendo gli occhi quasi
al livello del serpente, parve studiare con cura per alcuni secondi la
posizione del pericoloso rettile. Senza dubbio, cercava di riconoscere
come era collocata la testa dell'animale.
A un tratto, con un movimento rapidissimo si raddrizz, il suo
braccio s'abbass con violenza, e la lama del coltello si affond con
un colpo secco nel ginocchio di J ames Hilton.
Potete far cadere il serpente! morto disse Bardik,
mettendo in mostra tutti i suoi denti in uh largo sorriso.
J ames Hilton obbed macchinalmente e scosse la gamba Il
rettile cadde ai suoi piedi.
Era una vipera dalla testa nera, del diametro di un pollice appena,
ma il cui minimo morso sarebbe stato sufficiente a procurar la morte.
Il giovane cafro l'aveva decapitata con precisione fantastica. I calzoni
di J ames Hilton non mostravano che un taglio di sei centimetri
appena mentre la pelle non era stata nemmeno scalfita.
Cosa singolare che turb profondamente Cyprien: J ames Hilton
non parve neppure sognarsi di ringraziare il suo salvatore. Ora che
era fuori pericolo, egli trovava quell'intervento pi che naturale. Non
gli era neppure balenata l'idea di stringere la mano nera del cafro e di
dirgli: Ti devo la vita!.
Il vostro coltello veramente ben affilato! fece
semplicemente osservare mentre Bardik lo infilava nel fodero, senza
dare neppure lui, grande importanza a quello che aveva appena fatto.
La colazione cancell ben presto le impressioni di quella notte
cos agitata. Quella mattina essa consisteva in un solo uovo di
struzzo strapazzato, ma che bast a soddisfare abbondantemente
l'appetito dei cinque uomini.
Cyprien aveva un po' di febbre e le ferite lo facevano soffrire non
poco. Cionondimeno egli insistette per accompagnare Annibale
Pantalacci e J ames Hilton ai kraal di Lopepe. Il campo fu quindi
affidato alla buona guardia di Bardik e di Li, che avevano iniziato a
scuoiare il leone della sua pelle un vero mostro della specie
chiamata a muso di cane. I tre cavalieri si misero in viaggio da
soli.
Il capo beciuano li attendeva all'ingresso del suo kraal, circondato
da tutti i suoi guerrieri. Dietro a loro in secondo piano, donne e
fanciulli s'erano raggruppati pieni di curiosit per vedere gli stranieri.
Invece alcune di quelle nere donne ostentavano una totale
indifferenza. Sedute davanti alle loro capanne emisferiche,
continuavano a dedicarsi alle proprie occupazioni. Due o tre
facevano delle reti con lunghi fili di erbe tessili, che ritorcevano a
mo' di corda.
L'aspetto generale era miserabile, sebbene le case fossero
abbastanza ben costruite. Quella di Lopepe, pi grande delle altre,
internamente rivestita di stuoie di paglia, sorgeva quasi nel centro del
kraal.
Il capo vi fece entrare i suoi ospiti, assegn loro tre sgabelli e
sedette a sua volta davanti a loro mentre la guardia d'onore si
disponeva in cerchio dietro a lui.
Cominciarono con lo scambiarsi le consuete gentilezze. In
conclusione il cerimoniale si riduce solitamente al bere una tazza di
qualche bevanda fermentata, fatta dallo stesso anfitrione; ma, per
provare che quella cortesia non nasconde perfidi progetti,
quest'ultimo comincia sempre con l'accostare le sue grosse labbra,
prima di porgere la tazza allo straniero. Non bere, dopo un invito cos
corretto, sarebbe una ingiuria mortale. I tre bianchi assaggiarono
dunque la bevanda cafra, non senza grandi smorfie da parte di
Annibale Pantalacci il quale proclamava a gran voce che avrebbe di
gran lunga preferito un bicchiere di lacrima-christi a quell'insulso
intruglio beciuano.
Dopodich si parl d'affari. Lopepe avrebbe voluto acquistare un
fucile. Ma era un desiderio che non poteva venir soddisfatto, sebbene
egli offrisse in cambio un cavallo abbastanza buono e centocinquanta
libbre d'avorio. In effetti il regolamento coloniale molto rigoroso su
questo punto e vieta agli europei qualsiasi cessione d'armi ai cafri
della frontiera, a meno che non ci sia una speciale autorizzazione del
governatore. Per compensarlo, i tre ospiti di Lopepe avevano portato
per lui una camicia di flanella, una catena d'acciaio e una bottiglia di
rhum, cose che costituivano uno splendido regalo e che gli fecero
palesemente piacere.
Di conseguenza il capo beciuano si mostr perfettamente disposto
a fornire tutte le informazioni che gli furono richieste, il pi
chiaramente possibile, col sussidio di J ames Hilton.
E dapprima si seppe che un viaggiatore, in tutto rispondente alla
descrizione di Matakit, era passato per il kraal cinque giorni prima.
Era la prima notizia che la comitiva riceveva intorno al fuggitivo da
due settimane a quella parte. Perci venne accolta con molto piacere.
Il giovane cafro aveva probabilmente perso qualche giorno per
cercare il guado del Limpopo, e ora si dirigeva verso le montagne del
nord.
Ci volevano ancora molti giorni di cammino prima di raggiungere
quelle montagne?
Sette od otto al massimo.
Lopepe era amico del sovrano di quel paese, nel quale Cyprien e i
suoi compagni stavano per addentrarsi?
Lopepe se ne faceva un vanto! D'altronde, chi non avrebbe voluto
essere l'amico rispettoso e l'alleato fedele del grande Tonaia, il
conquistatore invincibile dei paesi cafri?
Tonaia soleva accogliere volentieri i bianchi?
Si, poich sapeva, come tutti i capi della regione, che i bianchi
non mancano mai di vendicare l'ingiuria fatta a uno dei loro. A che
scopo lottare contro i bianchi? Non sono loro sempre i pi forti
grazie ai loro fucili che si caricano da s? La miglior cosa dunque
quella di restare in pace con loro, di accoglierli bene e di trafficare
lealmente coi loro mercanti.
Tali furono, in sunto, le notizie fornite da Lopepe. Una sola era
veramente importante: quella che Matakit aveva perso parecchi
giorni di cammino, prima di poter attraversare il fiume, e che essi
erano ancora sulle sue tracce.
Ritornando all'accampamento, Cyprien, Annibale Pantalacci e
J ames Hilton trovarono Bardik e Li agitatissimi.
Essi raccontarono di aver ricevuto la visita di un gruppo di
guerrieri cafri, di una trib diversa da quella di Lopepe, che li
avevano dapprima accerchiati e poi sottoposti a un vero e proprio
interrogatorio. Che cosa venivano a fare in quel paese? Non venivano
forse per spiare i beciuani, raccogliere informazioni sul loro conto,
conoscerne il numero, le forze, e l'armamento? Degli stranieri
facevano male a immischiarsi in simili faccende. Ben inteso il grande
re Tonaia non aveva niente da ridire, finch non fossero penetrati nel
suo territorio; ma avrebbe potuto vedere le cose sotto un'altra luce, se
avessero deciso di entrarvi.
Questo era stato il significato del loro discorso. Il cinese non ne
pareva granch turbato. Ma Bardik, di solito cos calmo, cos pieno
di sangue freddo in ogni occasione, sembrava essere ora in preda a
un vero terrore di cui Cyprien non sapeva capacitarsi.
Guerrieri molto cattivi egli diceva, roteando gli occhi
guerrieri che detestano i bianchi e che gli faranno cuic!.
questa l'espressione che usano solitamente tutti i cafri mezzo
civilizzati quando vogliono esprimere l'idea di una morte violenta.
Che fare? Era il caso di attribuire una grande importanza a questo
incidente? No, certamente. Quei guerrieri, sebbene fossero circa una
trentina, secondo la relazione di Bardik e del cinese che erano stati
sorpresi senza armi, non avevano fatto loro alcun male e non avevano
manifestata nessuna velleit di saccheggio. Certo le loro minacce non
erano che inutili chiacchiere, di quelle che i selvaggi amano molto
fare agli stranieri. Sarebbero state sufficienti un po' di gentilezze
all'indirizzo del gran capo Tonaia, una franca spiegazione dei motivi
che conducevano i tre bianchi nel paese per dissipare tutti i suoi
sospetti, se pure ne aveva, e per assicurarsi la sua benevolenza.
Di comune accordo fu convenuto di rimettersi in cammino. La
speranza di raggiungere quanto prima Matakit e di ricuperare il
diamante rubato faceva dimenticare ogni altra preoccupazione.
CAPITOLO XV
UNA CONGIURA
IN UNA settimana di marcia, la comitiva era giunta in una contrada
che non aveva nulla di simile con i paesi precedentemente
attraversati dopo la frontiera del Griqualand. Si avvicinavano ora alla
catena di montagne che tutte le informazioni raccolte intorno a
Matakit indicavano come la probabile meta verso la quale si dirigeva.
La vicinanza degli altipiani e dei numerosi corsi d'acqua che ne
discendevano per andarsi a gettare nel Limpopo, gi s'annunciava
con una flora e una fauna completamente diversa da quella della
pianura.
Una delle prime vallate, che si dischiuse davanti agli occhi dei tre
viaggiatori, offr loro un freschissimo e ridente spettacolo, poco
prima del tramonto del sole.
Un fiume, dalle acque talmente limpide che si scorgeva perfino il
fondo del letto, scorreva fra due praterie di un verde smeraldo. Alberi
da frutta dallo svariato fogliame ricoprivano i pendii delle colline che
circondavano quella conca. In questo sfondo, ancora illuminato dal
sole, sotto l'ombra di enormi baobab, pascolavano tranquillamente
dei branchi di antilopi rosse, di zebre e di bufali. Pi lontano un
rinoceronte bianco, attraversando col suo pesante passo una larga
radura, si dirigeva lentamente verso la riva del fiume gi sbuffando di
gioia al pensiero di turbarne la tranquillit delle acque immergendovi
il suo grosso corpo. Si udiva una belva invisibile che sbadigliava di
noia sotto le fronde di un bosco ceduo. Un asino selvatico ragliava
mentre intere legioni di scimmie si rincorrevano attraverso gli alberi.
Cyprien e i suoi due compagni s'erano arrestati sulla sommit
della collina per meglio contemplare quello spettacolo cos nuovo per
loro. Erano finalmente arrivati in una di quelle regioni ancora
vergini, ove l'animale selvaggio - ancora padrone incontrastato della
zona - vive cos felice e cos libero che non ha neppure il sospetto del
pericolo. Ci che era davvero sorprendente era non solo la quantit e
la tranquillit di quegli animali, ma la straordinaria variet della
fauna presente in quella parte dell'Africa. Lo spettacolo si sarebbe
veramente potuto paragonare a uno di quegli strani quadri sui quali
l'autore si divertito a riunire, in uno spazio limitato, tutte le
principali specie del regno animale.
D'altronde gli abitanti sono pochi. E i cafri, nel cuore di quel
paese immenso, non possono essere che molto sparpagliati sulla sua
superficie. il deserto o quasi.
Cyprien, preso dal suo istinto di scienziato e di artista, si sarebbe
volentieri immaginato di esser ritornato all'era preistorica del
megaterio o di altri animali antidiluviani.
Non mancano che gli elefanti perch la festa sia completa!
esclam.
Ma in quella Li, stendendo il braccio, gli addit, in mezzo a una
vasta radura, numerose masse grigie. Da lontano si sarebbero dette
come delle rocce, vuoi per l'immobilit vuoi per il colore. In realt si
trattava di un branco di elefanti. La prateria ne era punteggiata per
parecchie miglia.
Tu te ne intendi dunque di elefanti? chiese Cyprien al
cinese, mentre preparavano il campo per la notte.
Li strizz i suoi occhietti obliqui.
Ho abitato per due anni nell'isola di Ceylon come aiutante di
caccia egli rispose semplicemente conservando la sua solita
riservatezza della quale rivestiva tutto ci che riguardava la sua vita.
Ah! se potessimo ammazzarne uno o due! esclam J ames
Hilton.
un tipo di caccia molto divertente
Certo, e nella quale la preda vale ben la polvere che costa!
aggiunse Annibale Pantalacci. Due zanne d'elefante sono un bel
bottino e noi potremmo facilmente sistemarne tre o quattro dozzine
sul fondo del carrozzone! Lo sapete, amici, che quelle
basterebbero a pagarci le spese del viaggio?
Ma un'ottima idea! esclam J ames Hilton. Perch non
ci proviamo domani mattina, prima di riprendere il viaggio?
Si discusse la cosa. In breve, fu deciso che si sarebbe levato il
campo alle prime luci del giorno, e che si sarebbe andati a tentare la
fortuna in quella parte della vallata nella quale si erano visti degli
elefanti.
Fatto questo piano e consumato rapidamente il pasto, si ritirarono
tutti sotto la tenda del carrozzone, tranne J ames Hilton che, essendo
di guardia quella notte, doveva rimanere accanto al fuoco.
Era l da solo ormai gi da due ore e cominciava a dormicchiare,
quando si sent toccare leggermente al gomito. Riapr gli occhi.
Annibale Pantalacci era seduto accanto a lui.
Non riesco a dormire, cos ho pensato che tanto valeva venirvi
a tenere compagnia, disse il napoletano.
molto gentile da parte vostra, ma per quanto mi riguarda
qualche oretta di sonno non mi dispiacerebbe proprio! rispose
J ames Hilton stirando le braccia. Se ci state potremmo ben
metterci d'accordo! Io andr a prendere il vostro posto sotto il
tendone e voi prenderete il mio qui!
No! Rimanete! Devo parlarvi! riprese Annibale
Pantalacci con voce cupa.
Si guard attorno come per assicurarsi che erano ben soli e poi
riprese:
Siete gi andato a caccia di elefanti?
S, rispose J ames Hilton, due volte.
Ebbene, allora sapete quanto questa caccia sia pericolosa!
L'elefante cos intelligente, cos furbo, e cos bene armato!
difficile che l'uomo non abbia la peggio nella lotta contro di lui!
Certo! Ma voi parlate per gli sprovveduti! rispose J ames
Hilton.
Con una buona carabina carica di pallottole non c' molto da
temere!
ci che pensavo, replic il napoletano. Tuttavia
possono capitare degli incidenti! Supponete che ne capiti uno
domani al francese; sarebbe una vera disgrazia per la scienza!
Una vera disgrazia! ripet J ames Hilton. E si mise a
ghignare con aria cattiva.
Per noi la disgrazia non sarebbe poi cos grande! riprese
Annibale Pantalacci, incoraggiato dall'atteggiamento del compagno.
Non resteremo che in due a inseguire Matakit e il suo
diamante! Ora, in due sempre pi facile intendersi
amichevolmente
I due uomini rimasero silenziosi, lo sguardo fisso sui tizzoni, la
mente immersa in meditazioni criminali.
S in due ci si pu sempre intendere! ripet il napoletano.
In tre pi difficile.
Segu ancora un istante di silenzio.
D'un tratto, Annibale Pantalacci sollev bruscamente la testa e
fiss lo sguardo nelle tenebre che lo circondavano.
Non avete visto niente? chiese a voce bassa. M'
sembrato di scorgere un'ombra dietro quel baobab!
J ames Hilton guard a sua volta; ma, per quanto acuto fosse il suo
sguardo, non vide nulla di sospetto nelle vicinanze del campo.
Non nulla! disse. solo la biancheria che il cinese ha
steso alla rugiada.
Ben presto la conversazione fu ripresa fra i due complici ma,
questa volta, a mezza voce:
Io potrei togliere le cartucce dal suo fucile, senza che se ne
accorga! diceva Annibale Pantalacci. Poi, al momento di
attaccare un elefante, potrei tirare un colpo dietro a lui, in modo che
l'animale si accorgesse di lui in quell'istante e non ci vorr molto!
forse troppo rischioso quel che proponete! obbiett
debolmente J ames Hilton.
Bah! lasciate fare a me e vedrete che andr tutto da s,
replic il napoletano.
Un'ora dopo, quando torn a riprendere il suo posto presso i
dormienti, sotto la tenda, Annibale Pantalacci ebbe cura di accendere
un cerino per accertarsi che nessuno si era mosso. Pot cos
constatare che Cyprien, Bardik e il cinese erano profondamente
addormentati.
Almeno ne avevano tutta l'aria. Ma se il napoletano fosse stato pi
accorto, avrebbe potuto notare nel rumoroso russare di Li qualche
cosa di artificioso e sornione.
Allo spuntare del giorno, tutti erano in piedi. Annibale Pantalacci
seppe approfittare del momento in cui Cyprien s'era recato al vicino
ruscello per dedicarsi alle abluzioni mattutine per togliere le cartucce
dal suo fucile. Fu questione di venti secondi. Era completamente
solo. In quel momento, Bardik stava facendo il caff, il cinese stava
raccogliendo la bancheria che aveva esposto alla rugiada notturna
sulla sua famosa corda tesa fra due baobab. Certamente dunque
nessuno aveva visto nulla.
Preso il caff, si parti a cavallo, lasciando il carro e il bestiame
sotto la custodia di Bardik.
Li aveva chiesto di poter seguire i cavalieri, e si era armato
solamente del coltello da caccia del suo padrone.
In meno di mezz'ora i cavalieri arrivarono nel luogo in cui, la sera
precedente, erano stati visti gli elefanti. Ma quel giorno dovettero
spingersi un po' pi lontano per trovarli e raggiunsero una larga
radura che si apriva tra le falde della montagna e la riva destra del
fiume.
In un'atmosfera limpida e fresca illuminata dai primi raggi del sole
su un immenso tappeto di erbetta fine e minuta, ancora tutta umida di
rugiada, una intera trib d'elefanti, - due o trecento almeno, - stava
facendo colazione. I piccoli sgambettavano allegramente intorno alle
madri oppure succhiavano loro silenziosamente il latte. I grandi, con
la testa al sole, muovendo regolarmente la proboscide pascolavano la
fitta erba della prateria. Quasi tutti si sventolavano con le larghe
orecchione simili a dei manti di cuoio, che agitavano come dei
punkas indiani.
C'era, in quella pace e in quella felicit domestica, qualche cosa di
talmente sacro, per cos dire, che Cyprien ne fu profondamente
scosso e propose ai compagni di rinunciare al massacro progettato.
A che scopo uccidere quelle creature inoffensive? disse.
Non sarebbe meglio lasciarle in pace nella loro solitudine?
Ma la proposta, per pi di un motivo, non poteva garbare ad
Annibale Pantalacci.
A che scopo? ribatt quello sghignazzando ma a riempire
le nostre saccocce, procurandoci parecchi quintali d'avorio. O forse
quelle grosse bestie vi fanno paura, signor Mr?
Cyprien scroll le spalle, senza degnarsi di raccogliere
quell'insolenza. Tuttavia, quando vide il napoletano e il suo
compagno continuare ad avanzarsi nella radura, li segu anche lui.
Ora tutti e tre non erano che a duecento metri di distanza dagli
elefanti. Se quelle intelligenti bestie, con il loro udito finissimo,
sempre in allarme, non avevano ancora notato l'avvicinarsi dei
cacciatori, era solo perch questi erano sotto vento, protetti inoltre da
una fitta selva di baobab.
Frattanto uno degli elefanti cominciava a dare segni di
inquietudine e alzava la proboscide quasi a forma di punto
interrogativo.
Ecco il momento, disse Annibale Pantalacci a mezza voce.
Se vogliamo raggiungere un buon risultato, dobbiamo dividerci e
scegliere ciascuno una posizione, poi tirare contemporaneamente, a
un segnale convenuto, perch al primo colpo di fucile, tutto il branco
prender la fuga.
Messisi d'accordo su questo punto, J ames Hilton si allontan
verso destra. Contemporaneamente, Annibale Pantalacci si diresse
verso sinistra e Cyprien rimase nel centro. Quindi tutti e tre ripresero
silenziosamente il cammino verso la radura.
In quel momento, Cyprien, con molta sorpresa, sent due braccia
improvvisamente circondarlo con una stretta vigorosa, mentre la
voce di Li gli sussurrava all'orecchio:
Sono io! Sono saltato in groppa dietro di voi! Non dite
nulla! Fra poco saprete il perch!
Cyprien giungeva in quella al margine del bosco e non si trovava
che a una trentina di metri dagli elefanti. Stava gi armando il fucile
per essere pronto, a qualsiasi sorpresa quando il cinese gli disse
ancora:
Il vostro fucile scarico! Non preoccupatevi! Va tutto
bene! Va tutto bene!
Nello stesso istante squill il fischietto che doveva essere il
segnale convenuto per l'attacco generale, e quasi subito dopo, un
colpo di fucile - uno solo - part dietro a Cyprien.
Questi si volt prontamente e vide Annibale Pantalacci, che
cercava di nascondersi dietro un tronco d'albero. Ma, quasi subito, un
fatto pi grave richiam la sua attenzione.
Uno degli elefanti, senza dubbio ferito e furioso per la ferita, s'era
lanciato contro di lui. Gli altri, come aveva previsto il napoletano,
s'erano affrettati a fuggire riempiendo l'aria di un trepestio tremendo
che faceva vibrare il suolo nel giro di duemila metri.
Eccoci, grid Li, sempre aggrappato a Cyprien. Nel
momento in cui l'elefante sta per piombare sii di voi, fate fare uno
scarto a Templari Poi girate intorno a quel cespuglio e lasciatevi
inseguire dall'elefante! Io m'incarico del resto!
Cyprien ebbe appena il tempo d'eseguire macchinalmente queste
istruzioni. Con la proboscide levata, gli occhi iniettati di sangue, la
bocca spalancata, le zanne puntate in avanti, l'enorme pachiderma
arrivava verso di lui con incredibile rapidit.
Templar si comport da vecchio volpone. Obbedendo con
mirabile precisione alla pressione delle ginocchia del suo cavaliere,
esso comp al momento giusto un brusco scarto verso destra. Cos
l'elefante, lanciato a tutta velocit and a prendere il posto che
cavallo e cavaliere avevano appena lasciato, pur senza raggiungerli.
Frattanto il cinese, dopo aver sguainato il coltello senza dir parola,
s'era lasciato scivolare a terra e, con un movimento rapido, si
precipit dietro il cespuglio, che aveva indicato al suo padrone.
L! l Girate attorno a quel cespuglio! Lasciatevi
inseguire! grid egli di nuovo.
L'elefante ritornava su di loro, pi che mai furioso per aver fallito
nel suo primo attacco. Cyprien, pur non comprendendo chiaramente
lo scopo di questa manovra indicatagli da Li, la esegu puntualmente.
Egli gir attorno al cespuglio, seguito dal pachiderma, ansante, ed
eluse due volte ancora il suo attacco con uno scarto improvviso del
cavallo. Ma questa tattica poteva durare a lungo? Li sperava in tal
modo di stancare l'animale?
Questo era quanto Cyprien si chiedeva senza poter trovare una
risposta soddisfacente, quando d'improvviso, con sua grande
sorpresa, l'elefante cadde sulle ginocchia.
Li, cogliendo con destrezza incomparabile il momento propizio
era strisciato nell'erba fin sotto le zampe dell'animale, e, con una sola
coltellata, gli aveva tagliato di netto quel tendine del piede, che
nell'uomo detto tallone d'Achille.
cos che usano fare gli Ind, nella caccia agli elefanti e il cinese
doveva aver pi volte praticato questa tattica a Ceylon dal momento,
che la aveva eseguita con una precisione e un sangue freddo
fantastici.
Atterrato e impotente, l'elefante rimase immobile, agitando la testa
nella folta erba. Un rivolo di sangue che colava dalla ferita, lo
indeboliva a vista d'occhio.
Urr! Bravo! gridarono subito Annibale Pantalacci e
J ames Hilton comparendo sul teatro della lotta.
Bisogna finirlo con una scarica nell'occhio! riprese J ames
Hilton, che sembrava provare un irresistibile bisogno di agitarsi e di
prendere parte attiva in quel dramma.
Ci detto imbracci il fucile e fece fuoco.
Immediatamente si ud l'esplosione della pallottola nel corpo del
gigantesco quadrupede il quale ebbe un'ultima convulsione, poi rest
immobile, simile a una roccia grigia caduta al suolo.
finita! grid J ames Hilton, spingendo il cavallo vicino
all'animale per vederlo meglio.
Aspettate! Aspettate! sembrava dire lo sguardo del cinese
rivolgendosi al suo padrone.
Non ci volle molto tempo perch si compisse l'orribile ma
inevitabile epilogo di quella scena.
Infatti appena J ames Hilton giunse presso l'elefante, si pieg sulla
staffa e, per derisione, cerc di sollevargli una delle sue enormi
orecchie. Ma l'animale con un movimento repentino raddrizz la
proboscide, la cal sull'imprudente cacciatore, gli ruppe la colonna
vertebrale e gli sfracell la testa, prima che gli stupefatti testimoni di
quello spaventoso finale avessero il tempo di prevenirlo.
J ames Hilton non pot che gettare un ultimo grido. In tre secondi
era ridotto a un ammasso di carni sanguinose, sul quale l'elefante
ricadde per non rialzarsi pi.
Ero sicuro che faceva il morto! disse sentenziosamente il
cinese, scuotendo la testa. La vendetta dell'elefante non manca
mai, quando gliene si presenta l'occasione.
Tale fu l'orazione funebre per J ames Hilton. Il giovane ingegnere,
ancora sotto lo choc del tradimento di cui per poco non era rimasto
vittima, non poteva fare a meno di vedere nel fatto il giusto castigo
per uno di quei miserabili che avevano cercato di abbandonarlo senza
difesa al furore di un cos terribile animale.
Quanto al napoletano, quali fossero i suoi pensieri in proposito,
giudic opportuno tenerli per s.
Frattanto il cinese era gi intento a scavare, col coltellaccio da
caccia, sotto il tappeto erboso della prateria, una fossa, nella quale,
aiutato da Cyprien, depose i miseri resti informi del suo nemico.
Questa operazione occup un certo tempo, e il sole era gi alto
sull'orizzonte quando i tre cacciatori ripresero il cammino per
l'accampamento.
Quando vi arrivarono, quale non fu la loro sorpresa? Bardik non
c'era pi.
CAPITOLO XVI
IL TRADIMENTO
CHE COSA era dunque successo al campo durante l'assenza di
Cyprien e dei suoi due compagni? Era difficile dirlo, finch il
giovane cafro non fosse ricomparso.
Si attese dunque Bardik, lo si chiam, lo si cerc da tutte le parti.
Non fu possibile trovare alcuna traccia di lui. La colazione, che egli
aveva cominciato a preparare, rimasta accanto al fuoco spento,
sembrava indicare che la sua sparizione risaliva solo a due o tre ore
prima.
Cyprien doveva limitarsi a delle congetture su quel che aveva
potuto provocarla ma niente poteva confermarle. Che il giovane cafro
fosse stato attaccato da una bestia feroce, era poco probabile: non
c'era alcun segno di lotta sanguinosa e neppure di disordine nei
dintorni. Che egli avesse disertato per ritornare al suo paese, come
sovente fanno i cafri, era ancora meno verosimile da parte di un
domestico cos devoto; e il giovane ingegnere si rifiut nel modo pi
assoluto di accettare una simile ipotesi proposta da Annibale
Pantalacci.
In breve, dopo una mezza giornata di ricerche, il giovane cafro
non era stato ritrovato e la sua scomparsa rimase un fatto
decisamente inspiegabile.
Annibale Pantalacci e Cyprien tennero dunque consiglio. Dopo
una certa discussione, stabilirono di aspettare fino all'indomani
mattina prima di levare il campo. Forse nel frattempo, Bardik
sarebbe tornato se per caso si fosse smarrito inseguendo qualche
animale selvatico che poteva aver risvegliato la sua avidit di
cacciatore.
Ma ricordando la visita che alcuni cafri avevano fatto a uno degli
ultimi campi, tenendo conto delle domande fatte a Bardik e a Li, del
timore da loro manifestato alla vista degli stranieri, forse delle spie
avventuratesi nel paese di Tonaia, ci si poteva chiedere, a ragione, se
per caso Bardik, caduto nelle mani di quegli indigeni, non fosse stato
condotto fino alla loro capitale.
La giornata si concluse tristemente e la sera fu pi lugubre ancora.
Una ventata di sventura sembrava soffiare sulla spedizione. Annibale
Pantalacci era muto e rabbioso. I suoi due complici, Friedel e J ames
Hilton erano morti, e ora egli rimaneva solo di fronte al suo giovane
nemico, ma pi che mai deciso a sbarazzarsi di un rivale di cui non
ne voleva sapere n per l'affare del diamante, n per l'affare del
matrimonio. E veramente per lui queste due cose non erano altro che
affari.
Quanto a Cyprien - a cui Li aveva raccontato tutto ci che aveva
udito a proposito della sottrazione delle cartucce - doveva ora
guardarsi, giorno e notte, dal suo compagno di viaggio. Il cinese a
dire la verit, faceva conto di assumersi una buona parte di tale
compito.
Cyprien e Annibale Pantalacci passarono la serata fumando
accanto al fuoco, silenziosamente, e si ritirarono sotto la tenda del
carro, senza nemmeno scambiarsi un buonasera. Toccava a Li fare la
guardia presso il fuoco, acceso per tenere lontane le bestie feroci.
L'indomani, al sorgere del giorno, il giovane cafro non era ancora
tornato all'accampamento.
Cyprien avrebbe volentieri atteso ventiquattro ore ancora per. dare
al suo domestico un'ultima possibilit di tornare, ma il napoletano
insistette perch si partisse all'istante.
Si pu fare a meno di Bardik, disse e aspettare ancora
significa correre il rischio di non poter raggiungere Matakit!
Cyprien si arrese e il cinese si diede da fare per radunare i buoi
per la partenza.
Nuova sventura e ancor pi grave. Anche i buoi non si trovavano
pi. La sera precedente essi stavano ancora accovacciati nella radura
intorno all'accampamento! Ma la mattina era impossibile vederne
anche soltanto uno.
Fu allora che si pot misurare la gravit della perdita che la
spedizione aveva avuto nella persona di Bardik! Se quell'intelligente
servitore fosse stato presente, al suo posto, non avrebbe mancato, lui
che conosceva le abitudini della razza bovina nell'Africa australe, di
legare a degli alberi o a dei picchetti quelle bestie che s'erano
riposate un'intera giornata. Di solito, quando facevano la sosta, dopo
una lunga giornata di marcia, la precauzione era inutile; i buoi
estenuati dalla fatica, non pensavano che a pascolare nelle vicinanze
del carro, quindi si sdraiavano per la notte e, al risveglio, si
allontanavano al massimo di un centinaio di metri. Ma non era la
stessa cosa dopo una intera giornata di riposo e di rifocillamento.
Evidentemente la prima cura di quelle bestie, al loro risvegliarsi
doveva esser stata quella di cercare delle erbe pi buone di quelle di
cui si erano nutrite il giorno precedente. In vena di vagabondare
s'erano allontanate a poco a poco, avevano perso di vista il campo e,
trascinate da quell'istinto che le riconduce alla stalla, probabile che,
una dietro l'altra, avessero tranquillamente ripreso la via del
Transvaal. Si trattava di un vero e proprio disastro che, se non raro
nelle spedizioni dell'Africa australe non per questo meno grave
perch senza il tiro il carro diventa inutile, e il carro per il viaggiatore
africano ad un tempo la casa, il magazzino, la fortezza.
Fu dunque grande il disappunto di Cyprien e di Annibale
Pantalacci quando, dopo una corsa affannosa di due o tre ore sulle
tracce dei buoi, dovettero ammettere che bisognava rinunciare ad
ogni speranza di recuperarli.
La situazione era particolarmente grave e, ancora una volta,
bisognava prendere una decisione.
Ora, non c'era che una sola cosa pratica da fare in simile
congiuntura: abbandonare il carro, caricarsi di tutte le provviste e di
tutte le munizioni che si potevano portare e continuare il viaggio a
cavallo. Se le circostanze fossero state favorevoli, avrebbero forse
potuto negoziare con un capo cafro per l'acquisto di un nuovo tiro di
buoi, in cambio di un fucile o di qualche cartuccia. Quanto a Li, si
sarebbe servito del cavallo di J ames Hilton che, lo sappiamo, non
aveva pi padrone.
Si misero dunque all'opera per tagliare dei rami spinosi, con cui
ricoprire il carrozzone di modo che rimanesse nascosto sotto una
specie di cespuglio artificiale. Poi ognuno prese biancheria, scatole di
conserve e munizioni nella maggior quantit che il suo sacco e le sue
tasche potevano contenere. Con suo gran rammarico, il cinese
dovette rinunciare a portare la sua cassa rossa, che era troppo
pesante; ma fu impossibile convincerlo a lasciare la sua corda, che si
avvolse intorno alle reni, sotto la giacca, come una cintura.
Terminati questi preparativi, dopo un ultimo sguardo a quella
vallata che era stata teatro di avvenimenti cos tragici, i tre cavalieri
ripresero il cammino verso le alture. Questa strada, come ogni altra
della zona, consisteva in un semplice sentiero battuto dalle bestie
feroci che seguono, per recarsi all'abbeveratoio, quasi sempre la via
pi breve.
Era mezzogiorno passato e, sotto un solleone, Cyprien, Annibale
Pantalacci e Li marciarono con passo sostenuto fino a sera; poi
quando ebbero fissato il campo in una gola profonda, al riparo d'una
grande roccia, seduti intorno a un buon fuoco di legna secca,
riconobbero che dopo tutto la perdita del carro non era irreparabile.
Per due giorni ancora, avanzarono cos senza sognarsi di essere
sulle tracce proprio di colui che stavano cercando. E difatti, la sera
del secondo giorno, un po' prima del tramonto del sole, mentre si
dirigevano a piccolo trotto verso una macchia d'alberi sotto la quale
contavano di passare la notte, Li diede in una esclamazione
soffocata:
Hugh! fece, indicando col dito un puntino nero che si
muoveva all'orizzonte sotto gli ultimi raggi del crepuscolo.
Gli sguardi di Cyprien e di Annibale Pantalacci seguirono
naturalmente la direzione indicata dal dito del cinese:
Un viaggiatore! esclam il napoletano.
proprio Matakit! rispose Cyprien, che s'era affrettato ad
avvicinare all'occhio il binocolo. Vedo benissimo la sua
carrozzina e lo struzzo! lui!
E pass il binocolo a Pantalacci, che pot controllare a sua volta
l'esattezza del fatto.
A che distanza credete si trovi da noi in questo momento?
chiese Cyprien.
A sette o otto miglia almeno, ma forse anche a dieci rispose
il napoletano.
Allora dobbiamo rinunciare alla speranza di raggiungerlo oggi,
prima di fare la sosta?
Certamente, rispose Annibale Pantalacci. Fra una
mezz'ora, sar notte fitta, e non si potr pi pensare di fare un passo
in quella direzione!
Va bene! Domani noi siamo sicuri di raggiungerlo, partendo di
buon'ora!
proprio quello che penso anch'io.
I cavalieri in quella erano arrivati alla macchia d'alberi e scesero a
terra. Secondo la solita abitudine cominciarono dapprima
coll'occuparsi dei cavalli che strigliarono e governarono con cura,
prima di legarli a dei picchetti per lasciarli pascolare. Nel frattempo,
il cinese si occupava di accendere il fuoco.
Durante questi preparativi cal la notte. Il pranzo fu quella sera
forse un po' pi allegro di quel che non era stato da tre giorni a quella
parte. Ma non appena fu terminato, i tre viaggiatori, avvolgendosi
nelle loro coperte, accanto al fuoco debitamente alimentato per tutta
la notte, la testa poggiata sulle selle, si disposero a dormire. Era
necessario che fossero in piedi prima di giorno, per bruciare le tappe
e raggiungere Matakit.
Cyprien e il cinese si addormentarono subito profondamente, cosa
che non sarebbe forse stata prudente da parte loro.
Non lo era neppure da parte del napoletano. Per due o tre ore si
agit sotto la coperta, come un uomo assalito da un'idea fissa. Una
tentazione criminale s'impadron di lui.
Alla fine, non resistendo pi, si alz in massimo silenzio, si
avvicin ai cavalli, sell il suo; poi staccando Templar e quello del
cinese, e tirandoli per le redini, se li port dietro. La fine erba di cui
era ricoperto il terreno soffocava completamente il rumore dei passi
dei tre animali che, con completa passivit si lasciavano condurre,
tutti storditi per quell'improvviso risveglio. Annibale Pantalacci li
fece discendere fino al fondo della valle, sul cui declivio si erano
accampati, li leg ad un albero e ritorn al campo. N l'uno n l'altro
dei due dormienti si era mosso.
Il napoletano radun allora la coperta, il fucile, le munizioni e
qualche provvista alimentare; poi freddamente, deliberatamente
abbandon i suoi due compagni in mezzo a quel deserto.
L'idea che lo aveva preso fin dalla sera precedente era che,
trascinando via i due cavalli, egli metteva Cyprien e Li
nell'impossibilit di raggiungere Matakit. Ci significava quindi
assicurare a s la vittoria. L'odiosit di un simile tradimento, la
vigliaccheria che mostrava nel depredare a quel modo dei compagni,
dai quali non aveva ricevuto che benefici, nulla fu capace di arrestare
quel miserabile. Balz in sella e, tirandosi dietro i due cavalli che
sbuffavano rumorosamente nel luogo dove li aveva lasciati, si
allontan al trotto sotto i raggi della luna il cui disco appariva al
disopra delle colline.
Cyprien e Li dormivano sempre. Alle tre del mattino soltanto, il
cinese apr gli occhi e contempl le stelle che scomparivano
sull'orizzonte verso est.
ora di fare il caff! si disse.
E senza pi tardare, scostando la coperta nella quale si era
avvolto, salt in piedi e inizi la sua toletta mattutina, che egli non
mancava di fare nel deserto cos come in citt.
Dov' dunque Pantalacci? si chiese improvvisamente.
L'alba cominciava a spuntare, e le cose all'intorno diventavano
meno indistinte.
I cavalli non ci sono pi! si disse Li, Vuoi vedere che quel
brav'uomo
E sospettando quel che era successo corse verso i paletti, ai quali
aveva visto attaccati i cavalli la sera precedente, fece il giro
dell'accampamento e fu in grado, con un colpo d'occhio, di stabilire
che tutti gli oggetti appartenenti al napoletano erano spariti insieme a
lui.
La cosa era chiara.
Un uomo di razza bianca non avrebbe probabilmente resistito al
naturale impulso di svegliare Cyprien per comunicargli sull'istante
questa gravissima notizia. Ma il cinese era di razza gialla e pensava
che, quando si tratta di annunciare una sventura, non c' fretta. Si
mise dunque tranquillamente a fare il caff.
stato gi molto gentile da parte di quel briccone di averci
lasciato le nostre provviste andava ripetendosi.
Dopo aver convenientemente e precisamente filtrato il caff
attraverso una tasca di tela, che aveva fabbricata a tale scopo, Li ne
riempi due tazze, ricavate dal guscio di un uovo di struzzo, che egli
portava abitualmente appese all'occhiello: poi s'avvicin a Cyprien
che continuava a dormire.
Ecco pronto il vostro caff, piccolo padre gli disse
cortesemente toccandogli la spalla.
Cyprien apr un occhio, stir le membra, sorrise al cinese, si lev a
sedere e bevette la bevanda fumante.
Dov' Pantalacci? chiese.
Partito, piccolo padre! rispose Li con il tono pi naturale,
come se si fosse trattato di una cosa scontata.
Come? partito?
S, piccolo padre, coi tre cavalli!
Cyprien si sbarazz della coperta e volse attorno uno sguardo con
il quale comprese tutto.
Ma il suo cuore era troppo fiero perch lasciasse trapelare la sua
agitazione e la sua indignazione.
Molto bene disse ma che quel miserabile non creda di
aver detto l'ultima parola!
Cyprien fece cinque o sei passi in lungo e in largo, assorto nei
suoi pensieri, cercando la risoluzione che conveniva prendere.
Bisogna partire immediatamente! disse al cinese.
Lasceremo qui le selle, le briglie, tutto quello che sarebbe
ingombrante o troppo pesante e non porteremo che i fucili e i pochi
viveri che ci rimangono! Camminando di buon passo, potremo
marciare quasi altrettanto velocemente e forse prendere delle strade
ancor pi dirette.
Li s'affrett a obbedire. In pochi minuti le coperte furono
arrotolate, i sacchi caricati sulle spalle: poi tutto quello che furono
costretti ad abbandonare in quel luogo, fu riunito in mucchio sotto
uno spesso strato di rami e di frasche, dopodich si misero in
cammino.
Cyprien aveva avuto ragione a dire che, sotto certi aspetti, sarebbe
stato forse pi comodo andare a piedi. Pot infatti pigliare delle
scorciatoie, superando dei dossi scoscesi che nessun cavallo avrebbe
potuto scalare; ma tutto questo a prezzo di quanta fatica!
Era circa l'una del pomeriggio, quando i due giunsero sul versante
settentrionale della catena che percorrevano da ormai tre giorni.
Secondo le informazioni fornite da Lopepe, non dovevano essere pi
molto lontani dalla capitale di Tonaia. Disgraziatamente, le
indicazioni sulla strada da prendere erano talmente vaghe e le idee
sulla distanza cos confuse nella lingua dei beciuani, che era molto
difficile sapere in anticipo se ci sarebbero voluti due o cinque giorni
di cammino per arrivarvi.
Mentre Cyprien e Li discendevano la scarpata della prima vallata,
che s'era aperta davanti a loro dopo aver superato lo spartiacque,
quest'ultimo usc in una strana risatina.
Delle giraffe! esclam.
Cyprien, guardando in basso, vide effettivamente una ventina di
quegli animali intenti a pascolare sul fondo della vallata. Non c'
nulla di pi aggraziato da vedere, in lontananza di quei loro lunghi
colli dritti come dei pali o snodati come dei lunghi serpenti nell'erba,
a tre o quattro metri dalla elegante corporatura chiazzata di macchie
giallastre.
Si potrebbe prendere una di quelle giraffe e servirsene per
sostituire Templar fece notare Li.
Cavalcare una giraffa! E chi ha mai visto fare una cosa simile?
esclam Cyprien.
Non so se la si mai vista, ma non sta che a voi di vederla
replic il cinese se voi volete lasciarmi provare!
Cyprien, che non aveva l'abitudine di considerare impossibile una
cosa solo perch era nuova per lui, si dichiar pronto ad aiutare Li
nella sua impresa.
Ci troviamo sotto vento rispetto alle giraffe, disse il cinese
e questa una fortuna perch esse hanno l'odorato molto fino e si
sarebbero gi accorte di noi! Dunque se voi volete aggirarle sulla
destra e poi spaventarle con un colpo di fucile, in modo da spingerle
dalla mia parte, non ci sar bisogno di altro; al resto ci penso io!
Cyprien s'affrett a deporre a terra tutto quello che avrebbe potuto
impacciargli i movimenti e, armato del fucile, si dispose a eseguire la
manovra indicatagli dal suo servitore.
Quello, dal canto suo, non perse tempo. Discese correndo la ripida
scarpata della valle, fino a quando fu arrivato presso un sentiero
battuto che ne percorreva il fondo. Doveva evidentemente essere il
percorso delle giraffe, a giudicare dalle innumerevoli impronte che vi
avevano impresso i loro zoccoli. L il cinese prese posizione dietro
un grosso albero, svolse la lunga corda da cui non si separava mai e,
tagliandola in due, ne form due pezzi della lunghezza ciascuno di
trenta metri. Poi dopo aver attaccato un grosso sasso a una delle
estremit di ciascuna corda - facendone un eccellente lazo -attacc
saldamente l'altra estremit ai rami pi bassi dell'albero. Infine dopo
essersi preoccupato di arrotolare sul braccio sinistro le estremit
libere di queste due specie di armi si nascose dietro il tronco e rimase
in attesa.
Cinque minuti dopo un colpo di arma da fuoco echeggi a breve
distanza. Subito segu uno scalpiccio rapido, il cui rumore, simile a
quello di uno squadrone di cavalleria, s'ingrossava di secondo in
secondo annunciando che le giraffe scappavano, come Li aveva
previsto. Si dirigevano dritte verso di lui, seguendo il loro sentiero,
ma senza sospettare la presenza di un nemico, che si trovava sotto
vento.
Quelle giraffe erano davvero superbe, con le narici al vento, le
teste scompigliate, le lingue penzolanti in fuori. Ma Li non si curava
minimamente di ammirarle. Aveva giudiziosamente scelto il suo
posto presso una strozzatura del sentiero dove le giraffe non
potevano passare che a due per volta: non aveva che da aspettare. Ne
lasci dapprima passare tre o quattro; poi, avvistandone una, che era
di proporzioni straordinarie, lanci uno dei due lazi. La corda fischi,
s'avvolse attorno al collo della bestia, che fece ancora qualche passo;
ma subito la corda si tese, le serr la gola ed essa dovette arrestarsi.
Il cinese, nel frattempo, non aveva perso tempo. Non appena vide
che il primo lazo aveva colto nel segno, afferrato il secondo lazo, lo
aveva gettato su di un'altra giraffa.
Il tiro non fu meno felice del primo. Tutto ci era accaduto in
meno di mezzo minuto. Gi il branco spaventato s'era disperso in
ogni direzione; ma le due giraffe, mezzo strangolate e ansimanti,
erano rimaste prigioniere.
Venite dunque, piccolo padre! grid il cinese a Cyprien, che
corse verso di lui ancora poco fiducioso nell'impresa.
Ma dovette pure arrendersi all'evidenza. C'erano l due bestie
superbe, grandi, forti, ben in carne, dai garretti sottili, dal dorso
lucente. Ma per quanto Cyprien le guardasse e le rimirasse, l'idea di
servirsene come di una cavalcatura continuava a sembrargli
irrealizzabile.
Com' possibile tenersi su una simile schiena, che discende
verso il posteriore con una inclinazione di sessanta centimetri
almeno? chiedeva ridendo.
Ma mettendosi a cavalcioni sulle loro spalle e non sui fianchi
della bestia, rispose Li. D'altronde poi cos difficile mettere
una coperta arrotolata sotto la parte posteriore della sella?
Ma noi non abbiamo selle.
Andr subito a cercare la vostra.
E che morso metteremo alle loro bocche?
quello che vedrete.
Il cinese aveva una risposta per tutto e, in lui, gli atti seguivano
prontamente alle parole.
L'ora del pranzo non era ancor giunta, che lui aveva gi fatto, con
una parte della corda due cavezze molto forti, che infil alle giraffe.
Le povere bestie erano cos stordite a causa di quello che era loro
accaduto, e d'altronde la loro indole era tanto mansueta, che non
opposero alcuna resistenza. Altri pezzi di corda, dovevano servire da
redini.
Terminati questi preparativi, fu facilissimo trascinarsi dietro le
due prigioniere. Cyprien e Li, ritornando sui loro passi raggiunsero il
luogo del campo del giorno precedente per riprendere la sella e gli
oggetti che vi avevano dovuto abbandonare.
La sera fu spesa nel completare queste sistemazioni. Il cinese era
davvero di un'abilit fantastica. Non soltanto egli riusc in breve
tempo a modificare la sella di Cyprien, in modo tale che essa poteva
venir sistemata orizzontalmente sul dorso di una delle giraffe, ma
costru per s una sella con dei rami; poi per maggiore precauzione,
pass met della notte a stancare le velleit di resistenza delle due
giraffe, montandole una dopo l'altra, mostrando loro, con perentori
argomenti, che dovevano obbedire.
CAPITOLO XVII
UNA CORSA A OSTACOLI AFRICANA
L'ASPETTO dei due cavalieri, quando l'indomani mattina si misero
in viaggio, era abbastanza stravagante. Non si sa bene se a Cyprien
sarebbe molto piaciuto mostrarsi cos equipaggiato alla signorina
Watkins nella grande strada del campo di Vandergaart. Ma bisogna
far di necessit virt. Del resto erano nel deserto, e col cavalcare
una giraffa non molto pi strano che montare un dromedario. La
loro andatura assomigliava molto a quella dei vascelli del deserto.
Era terribilmente rigida e caratterizzata da un certo beccheggio che
sul principio caus ai due viaggiatori un leggero mal di mare.
Ma in due o tre ore, Cyprien e il cinese si furono abbastanza
abituati. Ora, siccome le giraffe camminavano di buona lena e si
mostravano molto docili, dopo qualche tentativo di rivolta che fu
subito represso, tutto procedeva per il meglio.
Si trattava ora di riguadagnare, col massimo sforzo, tutto il tempo
perduto nei tre o quattro ultimi giorni di viaggio. Matakit a quest'ora
ne doveva aver fatta di strada! Forse Annibale Pantalacci lo aveva
gi raggiunto? Comunque fossero le cose Cyprien era ben risoluto a
non tralasciare nulla per raggiungere lo scopo.
Tre giorni di marcia avevano portato i cavalieri, o per meglio dire
i giraffieri, nella pianura. Essi seguivano ora la riva destra d'un fiume
molto sinuoso, che scorreva precisamente nella direzione del nord,
senza dubbio uno degli affluenti secondari dello Zambesi. Le giraffe,
completamente domate e, per giunta indebolite dalle lunghe marce e
dalla dieta alla quale Li le sottometteva sistematicamente, si
lasciavano guidare con estrema facilit. Cyprien poteva adesso
allentare le lunghe redini della sua cavalcatura e dirigerla anche solo
con la pressione delle ginocchia.
Cos, liberatosi di questa preoccupazione, provava un vero piacere
nell'uscire dalle regioni selvagge e deserte che si erano appena
lasciati alle spalle, a riconoscere da ogni parte le tracce di una
civilizzazione gi avanzata. Si vedevano, di tanto in tanto, dei campi
di manioca o di taro regolarmente coltivati e irrigati con una serie di
canne di bamb, inserite una dentro l'altra, che portavano l'acqua dal
fiume, delle strade larghe e ben battute, insomma un'aria generale di
prosperit; poi sulle colline che si disegnavano all'orizzonte, delle
capanne bianche, a forma d'alveari, che accoglievano una
popolazione molto fitta.
Per ci si accorgeva di essere ancora al limitare del deserto, non
foss'altro che per il numero straordinario di animali selvaggi,
ruminanti o no, che popolavano quella pianura. Qua e l, degli sciami
innumerevoli di volatili, di ogni grandezza e di ogni specie,
oscuravano l'aria. Si vedevano delle frotte di gazzelle o d'antilopi,
che attraversavano la strada; a volte un ippopotamo mostruoso
sollevava la testa dall'acqua del fiume, russava rumorosamente e
ripiombava sott'acqua col fracasso di una cateratta.
Tutto intento a questo spettacolo, Cyprien non s'aspettava per
nulla quello che il caso gli riservava a una delle curve della collina
che egli seguiva col suo compagno.
Si trattava, niente di meno, che di Annibale Pantalacci, sempre a
cavallo, che inseguiva a briglia sciolta Matakit in persona! Un miglio
al massimo li separava l'uno dall'altro, ma erano lontani almeno
quattro miglia da Cyprien e dal cinese.
Non c'era la minima possibilit di dubbio con quel sole splendente
i cui raggi cadevano quasi a picco in quella pianura spoglia inondata
da una luce abbagliante e attraverso quell'atmosfera limpida ripulita
da un forte vento che soffiava da est.
Entrambi furono cos felici di quella scoperta che il loro primo
impulso fu quello di abbandonarsi alla pazza gioia. Cyprien, diede in
un urr di gioia, Li in un hugh! che aveva lo stesso significato. Poi
lanciarono le giraffe al trotto.
Evidentemente Matakit aveva scorto il napoletano, che
cominciava a guadagnar terreno su di lui; ma non poteva vedere il
suo antico padrone e il suo compagno del Kopje, ancora troppo
lontani al margine della pianura.
Perci il giovane cafro, vedendo quel Pantalacci, che non era
uomo da concedergli grazia e che, senza nessuna spiegazione, lo
avrebbe ucciso come un cane, affrettava pi che poteva la sua
carrozzina tirata dallo struzzo. Il veloce animale divorava il terreno,
come si suol dire. Anzi correva talmente veloce che and a sbattere
contro una grossa pietra. La scossa fu talmente violenta che l'asse
della carrozzina, gi logorato dal lungo e difficile viaggio, si ruppe di
netto. Essendosi sfilata dall'asse una delle ruote, Matakit e il suo
carrozzino uno dopo l'altro si rovesciarono nel bel mezzo della
strada.
Lo sventurato cafro riport delle gravi lesioni in seguito alla sua
caduta. Ma il terrore che lo dominava fu anche superiore a un simile
choc, fu addirittura raddoppiato. Ben convinto che era finita per lui
se si lasciava raggiungere da quel crudele napoletano, si rialz pi
velocemente possibile, stacc lo struzzo in un batter d'occhio e
slanciatosi a cavalcioni su di esso, lo rimise al galoppo.
Allora cominci una vertiginosa corsa a ostacoli, come forse non
si era mai pi vista dal tempo del circo romano ove sovente facevano
parte del programma anche le corse di struzzi e di giraffe.
Mentre Annibale Pantalacci inseguiva Matakit, Cyprien e Li si
slanciarono sulle tracce dell'uno e dell'altro. Non avevano forse
interesse ad impadronirsi entrambi del giovane cafro per definire
finalmente la questione del diamante rubato e del miserabile
napoletano per punirlo come si meritava?
Le giraffe, lanciate a tutta velocit dai loro cavalieri, che avevano
assistito all'infortunio capitato, correvano colla velocit di cavalli
puro sangue, col lungo collo proteso in avanti, la bocca aperta, le
orecchie rovesciate ed erano speronate, frustate e forzate a correre
alla massima velocit possibile.
Quanto allo struzzo di Matakit, la sua rapidit era prodigiosa; non
c'era nessun vincitore del Derby o del Grand Prix di Parigi che
avrebbe potuto competere con esso. Le sue corte ali, inutili per
volare, gli servivano per per accelerare la sua corsa. Tutto ci lo
rendeva talmente superiore che in meno di pochi minuti il giovane
cafro aveva di molto aumentato la distanza che lo separava dal suo
inseguitore.
Ah! Matakit aveva scelto molto bene la sua cavalcatura,
prendendo uno struzzo! Se soltanto avesse potuto mantenere quella
andatura per un quarto d'ora, sarebbe diventato definitivamente fuori
portata e si sarebbe liberato dalle grinfie del napoletano.
Annibale Pantalacci d'altronde capiva bene che il minimo ritardo
gli avrebbe fatto perdere tutto il suo vantaggio. Gi si accresceva la
distanza fra il fuggitivo e lui. Al di l del campo di mais, attraverso il
quale si effettuava questa caccia, una fitta boscaglia di lentischi e di
fichi d'India, scossi dal vento, stendeva la sua oscura cornice a
perdita d'occhio. Se Matakit l'avesse raggiunta, sarebbe stato
impossibile ritrovarlo, poich non lo si sarebbe pi visto.
Seguitando a galoppare, Cyprien e il cinese seguivano quella lotta
con un interesse che possiamo del resto immaginare. Erano arrivati
finalmente ai piedi della collina e correvano attraverso i campi ma
ancora tre miglia li separavano dall'inseguito e dall'inseguitore.
Frattanto poterono vedere che il napoletano, con uno sforzo
inaudito, aveva riguadagnato un po' di terreno. O perch lo struzzo
era sfinito, o perch si era ferito contro un ceppo o contro una roccia,
la sua velocit era stranamente diminuita. Annibale Pantalacci si
trov ben presto soltanto a trecento piedi dal cafro.
Ma Matakit aveva finalmente raggiunto i margini della foresta;
poi disparve ad un tratto e, nello stesso momento, Annibale
Pantalacci, violentemente disarcionato, rotolava al suolo mentre il
cavallo fuggiva attraverso la campagna.
Matakit ci sfugge! grid Li.
S, ma in nostro potere quel briccone di Pantalacci, rispose
Cyprien.
E tutti e due accelerarono l'andatura delle loro giraffe.
Una mezz'ora dopo, attraversato quasi tutto il campo di mais, si
trovarono a soli cinquecento passi dal punto dove il napoletano era
caduto. La questione era ora di sapere se Annibale Pantalacci aveva
potuto rialzarsi e inoltrarsi nella macchia di lentischi, o se giaceva al,
suolo, gravemente ferito, per la caduta, o forse morto!
Il miserabile era ancora l. A cento passi da lui Cyprien e Li
s'arrestarono. Ecco che cosa era successo.
Il napoletano, nell'ardore dell'inseguimento, non aveva visto una
gigantesca rete tesa dai cafri per prendere gli uccelli che danneggiano
continuamente il loro raccolto. E proprio in questa rete s'era
impigliato Annibale Pantalacci.
E non si trattava di una rete di piccole dimensioni! Questa era
come minimo di cinquanta metri di lato e aveva imprigionato gi
molte migliaia di uccelli di ogni specie, di ogni taglia, dal pi
svariato piumaggio e, tra gli altri, una mezza dozzina di gipeti che
hanno un'apertura alare di un metro e mezzo, i quali non disdegnano
affatto i paesi dell'Africa australe.
La caduta del napoletano in mezzo a quello sciame di volatili li
aveva messi naturalmente in grande agitazione. Annibale Pantalacci,
dapprima un po' stordito per la caduta, aveva cercato quasi subito di
rialzarsi. Ma i piedi, le gambe, le mani erano cos impigliati nelle
maglie della rete, che egli non pot, al primo momento, liberarsene.
Tuttavia non c'era tempo da perdere. Cosicch egli dava degli
scrolloni terribili, tirando con tutte le sue forze la rete, sollevandola,
cercando di strapparla dai paletti che la tenevano legata al suolo,
mentre gli uccelli, grandi e piccoli, facevano lo stesso sforzo per.
fuggire.
Ma pi il napoletano si agitava, pi s'impigliava nelle solide
maglie di quell'enorme nassa.
Intanto la sorte gli serbava un'ultima umiliazione. Una delle
girarle lo aveva raggiunto e sulla sua groppa vi era il cinese. Li s'era
gettato a terra e con la sua fredda calma, pensando che il miglior
modo per assicurarsi il prigioniero era quello di chiuderlo
definitivamente nella rete, si occup di staccare il lato della rete che
era dalla sua parte con l'intenzione di intrecciare le maglie le une
sulle altre.
Ma in quel momento si produsse un colpo di scena inaspettato.
In quella il vento si mise a soffiare con estrema violenza,
piegando tutti gli alberi della zona; quasi che una tromba spaventosa
fosse passata rasente il suolo.
Ora, Annibale Pantalacci, coi suoi sforzi disperati, aveva gi
staccato molti dei paletti che trattenevano al suolo la rete. Vedendosi
allora sul punto di venir catturato, diede degli scossoni pi forti che
mai.
Improvvisamente, sotto un violento colpo di vento, la rete si
stacc. Gli ultimi legami, che trattenevano al suolo quell'immenso
intreccio di corde si spezzarono e lo stormo piumato che vi era
imprigionato prese il volo con un baccano assordante. Gli uccelli pi
piccoli riuscirono a fuggire; ma i grandi volatili, con gli artigli
impigliati nelle maglie, nell'istante in cui le loro grandi ali furono
libere, manovrarono con un accordo formidabile. Quei remi aerei
riuniti, quei muscoli pettorali il cui movimento si compiva
simultaneamente formavano, aiutati dalla furia della tempesta, una
potenza cos gigantesca che era in grado di sollevare un peso di cento
chili con la stessa facilit di una piuma.
Cos la rete, trascinata, arrotolata, imbrigliata su di lui, essendo
facile presa ai colpi di vento, venne sollevata improvvisamente con
Annibale Pantalacci, preso per i piedi e per le mani, a venticinque o
trenta metri dal suolo.
Cyprien sopraggiungeva in quel momento, e pot solo assistere
all'involamento del suo nemico verso le nuvole.
In quella, la schiera pennuta dei gipeti, sfinita da questo primo
sforzo, cominciava visibilmente a discendere descrivendo una lunga
parabola. In tre secondi giunse al limitare del bosco di lentischi e di
fichi d'India, che si estendeva a occidente dei campi di mais. Poi,
dopo averne sfiorato la cima, a tre o quattro metri dal suolo, si
sollev un'ultima volta nell'aria. Cyprien e Li guardavano con terrore
il disgraziato sospeso alla rete, che questa volta fu sollevata a pi di
centocinquanta piedi di altezza, grazie ai prodigiosi sforzi di quei
giganteschi volatili aiutati dalla tempesta.
Di colpo alcune maglie si stracciarono sotto il peso del
napoletano. Lo si vide per un istante, sospeso con le mani, cercare di
riafferrare le corde della rete Ma le sue mani si aprirono,
abbandon la presa, cadde come una massa inerte e si sfracell
contro il suolo.
La rete, libera di quel peso, fece un ultimo volo nello spazio, e si
stacc qualche miglio pi lontano mentre i gipeti riconquistavano le
alte sfere del cielo.
Quando Cyprien accorse per portargli aiuto, il suo nemico era
morto morto in modo orribile!
E ora, dei quattro rivali che s'erano accinti ad attraversare le
regioni del Transvaal per lo stesso scopo, rimaneva soltanto lui.
CAPITOLO XVIII
LO STRUZZO PARLANTE
CYPRIEN e Li, dopo questa spaventosa catastrofe, non ebbero pi
che un desiderio: quello di fuggire il luogo in cui si era compiuta.
Stabilirono dunque di seguire la boscaglia verso il nord,
camminarono per pi di un'ora e finirono coll'arrivare al letto di un
torrente quasi secco che, aprendosi la via nel folto dei lentischi e dei
fichi d'India, permetteva di aggirarlo.
L li aspettava una nuova sorpresa. Quel torrente si riversava in
un lago molto vasto, sulle rive del quale sorgeva una bordura di
lussureggiante vegetazione, la quale appunto ne aveva impedito la
vista fino a quel momento.
Cyprien avrebbe voluto ritornare sui suoi passi costeggiando le
rive del lago; ma il bordo era in certi punti talmente scosceso che
dovette ben presto rinunciare al suo progetto. D'altra parte, tornare
indietro per il sentiero appena percorso voleva proprio dire
abbandonare ogni speranza di ritrovare Matakit.
Frattanto, sulla riva opposta del lago s'innalzavano delle colline
che si congiungevano con una serie di ondulazioni a montagne molto
alte. Cyprien pens che, guadagnandone la cima, avrebbe avuto
miglior agio di formarsi una visione generale del paese e quindi di
stabilire un piano. Lui e Li si rimisero dunque in marcia al fine di
aggirare il lago. La mancanza di un qualsiasi sentiero battuto rendeva
assai penoso questo viaggio, soprattutto per il fatto che per lunghi
tratti erano costretti a tirare le giraffe per la briglia. Cos impiegarono
pi di tre ore a percorrere una distanza che in linea d'aria era di sette
o otto chilometri.
Finalmente quando furono arrivati aggirando il lago, press'a poco
alla stessa altezza del luogo da cui erano partiti sulla riva opposta, la
notte stava per scendere. Morti per la stanchezza, stabilirono di
accamparsi in quel luogo. Ma, coi pochi mezzi di cui disponevano, la
sistemazione non poteva essere molto confortevole. Tuttavia se ne
occup Li con lo zelo abituale; poi, compiuto il lavoro, raggiunse il
suo padrone.
Piccolo padre gli disse, con la sua voce carezzevole e
consolante vi vedo molto stanco! Le nostre provviste sono quasi
completamente finite! Lasciate che io vada alla ricerca di qualche
villaggio, ove non ci verr rifiutato un aiuto.
Vuoi abbandonarmi, Li? esclam dapprima Cyprien.
Bisogna, piccolo padre! rispose il cinese. Prender una
delle giraffe e andr verso nord! La capitale di quel Tonaia, di cui
ci ha parlato Lopepe, non pu essere molto lontana oramai e io far
in modo che vi si faccia una buona accoglienza. In seguito noi
potremo ritornare verso il Griqualand, dove non avrete pi nulla da
temere da parte di quei miserabili, che sono periti in questa
spedizione!
Il giovane ingegnere riflett alla proposta che gli aveva fatto il
devoto cinese. Da un lato capiva che se mai era possibile ritrovare il
cafro, questo poteva avvenire soprattutto in questo paese ove era
stato visto il giorno precedente e che di conseguenza non conveniva
allontanarsene. D'altra parte, bisognava pure rinnovare le provviste
divenute ormai insufficienti. Cyprien, dunque, si decise, quantunque
con gran rammarico, a separarsi da Li, e fu stabilito che egli lo
avrebbe atteso in quel luogo, per quarantott'ore. In due giorni, il
cinese montato sulla sua veloce giraffa, poteva fare molto cammino
in quella regione e poi ritornare al campo.
Stabilito ci, Li non volle pi perdere neppure un istante. Quanto
al dormire, egli non se ne preoccupava per niente. Avrebbe ben
saputo farne a meno. Disse dunque addio a Cyprien, baciandogli la
mano, riprese la giraffa, vi salt sopra e scomparve nella notte.
Per la prima volta dopo la sua partenza dal Vandergaart-Kopje,
Cyprien si trov solo in pieno deserto. Egli si sentiva molto triste e
non pot impedirsi, quando si fu avvolto nella sua coperta, di
abbandonarsi ai pi lugubri presagi. Isolato, quasi al termine dei
viveri e delle munizioni, che cosa gli sarebbe successo in quel paese
sconosciuto, a parecchie centinaia di leghe da ogni regione civile?
Raggiungere Matakit era ormai una speranza molto debole! Poteva
trovarsi a mezzo chilometro da lui, senza averne il bench minimo
sospetto. Decisamente quella spedizione era stata disgraziata, e non
era stata caratterizzata che da avvenimenti tragici! Quasi ogni
centinaio di miglia di avanzamento era costato la vita a uno dei
viaggiatori! Ora ne rimaneva uno solo lui! Era dunque anche lui
come gli altri destinato a morire miserabilmente?
Queste erano le tristi riflessioni di Cyprien, il quale nonostante
tutto riusc ad addormentarsi.
La freschezza del mattino e il riposo che si era concesso diedero
un indirizzo pi ottimista ai suoi pensieri, quando si risvegli.
Aspettando il ritorno del cinese, decise di risalire l'alta collina, ai
piedi della quale si trovava. avrebbe cos potuto esplorare con un
colpo d'occhio un pi vasto tratto di paese e forse anche arrivare a
scoprire col suo binocolo, qualche traccia di Matakit. Ma per fare
questo, era indispensabile che lui si separasse dalla giraffa, poich
nessun naturalista ha mai classificato questi quadrupedi nella
famiglia dei rampicanti.
Cyprien le tolse dunque la cavezza cos ingegnosamente
fabbricata da Li; poi la attacc per il garretto a un albero, circondato
da un praticello di erba folta e forte lasciandole una lunghezza di
corda sufficiente perch potesse pascolare a suo agio. Per la verit se
si aggiungeva la lunghezza del collo a quella della corda, non era
certo poco il campo d'azione lasciato a quel grazioso animale.
Compiuti questi preparativi, Cyprien si mise il fucile su una
spalla, la coperta sull'altra e, dopo aver detto addio alla sua giraffa
con una pacca amichevole, cominci a risalire la montagna.
Questa ascensione fu lunga e penosa. Tutta la giornata fu
impiegata a inerpicarsi per pendii scoscesi, a raggirare rupi o picchi
insuperabili, ricominciando a est o a sud un tentativo fallito a nord o
a ovest.
Verso notte, Cyprien non era ancora che a mezza costa e dovette
rimandare all'indomani la continuazione dell'ascensione.
Rimessosi in marcia allo spuntare del giorno, dopo essersi
accertato che Li non era ancora ritornato all'accampamento, che
ancora poteva vedere bene, giunse finalmente verso le ore undici del
mattino sulla sommit della montagna.
Una crudele delusione lo attendeva lass. Il cielo s'era coperto di
nuvole. Un folto nebbione ondeggiava sui declivi inferiori. Invano
Cyprien cerc di oltrepassarne lo spessore per sondare con lo
sguardo le vallate vicine. Tutta la zona era coperta da un ammasso di
vapori informi, che non lasciavano trasparire nulla sopra di loro.
Cyprien non volle darsi per vinto, attese, sper sempre che una
schiarita sopraggiungesse per restituirgli i vasti orizzonti che egli
sperava di raggiungere con lo sguardo: fu tutto inutile. Man mano
che il giorno avanzava, le nubi sembravano farsi pi fitte, e, quando
sopraggiunse la notte, il tempo volse definitivamente alla pioggia.
Il giovane ingegnere fu sorpreso da questo prosaico fenomeno
naturale, proprio sulla sommit d'una pianura arida senza neanche un
albero, senza una roccia che potesse servire da ricovero. Nient'altro
che il suolo brullo e arido e tutt'intorno la notte sempre pi fonda,
accompagnata da una fine pioggerella, che, poco a poco, inzuppava
tutto, la coperta, gli abiti e penetrava fin nelle ossa.
La situazione diventava critica e tuttavia bisognava accettarla.
Tentare la discesa in tali condizioni sarebbe stata una pura follia.
Cyprien decise dunque di lasciarsi inzuppare fino alle ossa, contando
di asciugarsi il giorno dopo, ai caldi raggi del sole.
Trascorso il primo momento d'emozione, Cyprien, per consolarsi
della disavventura, si disse che in fondo quella pioggerella - doccia
rinfrescante che serviva a placare l'arsura dei giorni precedenti - non
era poi cos spiacevole: ma intanto, una delle conseguenze pi
sgradevoli fu che egli dovette fare un pasto, se anche non proprio
crudo, almeno tutto freddo. Ad accendere il fuoco o anche solo a far
brillare un fiammifero con un simile tempaccio, non c'era neanche da
pensarci. Si content quindi di aprire una scatola di conserve e di
mangiarla cos com'era.
Una o due ore pi tardi, intorpidito dal freddo e dalla pioggia, il
giovane ingegnere riusc a prender sonno, la testa poggiata su una
grossa pietra, sulla quale aveva messo la coperta grondante. Quando
si svegli a giorno fatto era in preda ad una febbre ardente.
Comprendendo che era perduto se rimaneva pi a lungo sotto
quella doccia, dal momento che la pioggia non cessava di cadere a
catinelle Cyprien fece uno sforzo, si mise in piedi e,
appoggiandosi al fucile come a un bastone, cominci a ridiscendere
la montagna.
Come giunse al basso? Anche lui non avrebbe proprio saputo
dirlo. Ora rotolando lungo le scarpate franate, ora lasciandosi
scivolare lungo le rocce umide, ammaccato, ansante, accecato,
bruciato dalla febbre, riusc tuttavia a continuare il viaggio, cosicch
giunse verso la met del giorno al campo dove aveva lasciato la
giraffa.
L'animale se n'era andato annoiato indubbiamente dalla solitudine
e forse spinto dalla fame, poich l'erba era tutta brucata intorno alla
pianta per il raggio della corda. Cos aveva finito per rivolgersi alla
corda che lo teneva legato e, dopo averla rosicchiata, era ritornato
libero.
Se Cyprien fosse stato in condizioni normali, avrebbe sofferto pi
vivamente per questo nuovo colpo dell'avversa fortuna; ma la
debolezza estrema e l'abbattimento non glielo permisero. Quando fu
arrivato pot solo gettarsi sul suo zaino impermeabile che
fortunatamente ritrov, mettersi degli abiti asciutti poi abbandonarsi
a terra, sfinito, al riparo di un baobab che faceva ombra al campo.
Allora cominci per lui uno strano stato di dormiveglia, di febbre,
di delirio nel quale tutte le nozioni si confondevano, in cui il tempo,
lo spazio, le distanze erano diventate irreali. Era notte o giorno,
pioveva o c'era il sole? Era l da dodici ore o da sessanta? Viveva
ancora oppure era morto? Non sapeva pi niente. Sogni piacevoli e
orribili incubi si alternavano senza posa nel teatro della sua
immaginazione. Parigi, la Scuola di Mineralogia, il focolare paterno,
la fattoria del Vandergaart-Kopje, la signorina Watkins, Annibale
Pantalacci, Hilton, Friedel e delle schiere di elefanti, Matakit e poi
sciami d'uccelli in volo sparsi in un cielo senza limiti, ricordi,
impressioni, antipatie e tenerezze si accavallavano nel suo cervello
come in una battaglia incoerente. A quelle creazioni della febbre
s'aggiungevano talvolta delle impressioni esterne. Quello che fu
soprattutto orribile, fu che in mezzo a una tempesta di abbaiar di
sciacalli, di miagolii di gatti tigrini, di ghigni di iene, il malato in
stato di incoscienza segu faticosamente il romanzo del suo delirio e
gli parve di udire un colpo di fucile che fu seguito da un grande
silenzio. Poi l'infernale concerto riprese pi forte che mai per
continuare per tutto il giorno.
Senza dubbio, durante questo delirio, Cyprien sarebbe passato,
senza neppure accorgersene, dalla febbre al riposo eterno se l'evento
apparentemente pi bizzarro e pi strano non fosse intervenuto ad
alterare il naturale svolgimento delle cose.
A mattino inoltrato aveva cessato di piovere e il sole era gi molto
alto sull'orizzonte. Cyprien aveva aperto gli occhi. Guardava, ma
senza curiosit, uno struzzo di grandi proporzioni che, dopo essersi
avvicinato, si arrest a due o tre passi da lui.
Sarebbe lo struzzo di Matakit? si chiese, seguendo sempre la
sua idea fissa.
Fu l'animale in persona a rispondergli e, quel che pi, gli rispose
in buon francese.
Non mi sbaglio! Cyprien Mr! Mio povero amico, cosa
diavolo ci fai tu qui?
Uno struzzo che parlava francese, uno struzzo che sapeva il suo
nome, c'era davvero di che sorprendere una mente in condizioni
normali. Ebbene Cyprien non fu per nulla meravigliato da questo
fenomeno inverosimile e lo trov naturale. Ne aveva visto di ben
altre, in sogno, durante la notte precedente! Questo fatto a lui parve
solo la normale conseguenza del suo turbamento mentale.
Voi non siete cortese, signor struzzo! rispose. Chi vi ha
permesso di darmi del tu?
Parlava con quella voce secca, a scatti, tipica dei febbricitanti, che
non pu lasciare alcun dubbio sul loro stato, cosa di cui lo struzzo
parve vivamente commosso.
Cyprien! amico mio! Sei malato e tutto solo in questo
deserto! esclam gettandosi in ginocchio vicino a lui.
Era questo un fenomeno fisiologico non meno anormale che il
dono della parola in un trampoliere, poich la genuflessione un
movimento che solitamente, loro proibito dalla natura. Ma Cyprien,
in preda alla febbre, continuava a trovarlo naturale. Egli trov anche
logico che lo struzzo prendesse da sotto l'ala sinistra una borraccia di
cuoio piena d'acqua fresca macchiata di cognac, e gliela avvicinasse
alle labbra.
L'unica cosa che cominci a sorprenderlo, fu che lo strano animale
si rialz per gettare a terra una specie di guscio coperto di penne di
marab che sembrava formare il suo piumaggio naturale, e poi un
lungo collo sormontato da una testa d'uccello. E allora, spogliatosi di
quegli ornamenti posticci, lo struzzo si mostr a lui sotto le specie di
un vigoroso giovane forte e possente il quale non era altro che
Pharamond Barths, grande cacciatore davanti a Dio e davanti agli
uomini.
Ma s! sono io! esclam Pharamond. Non hai
riconosciuto la mia voce alle prime parole che ti ho rivolto? Sei
meravigliato di vedere la mia acconciatura? un'astuzia di guerra
che ho imparato dai cafri per potermi avvicinare ai veri struzzi e
colpirli pi facilmente colla mia zagaglia! Ma parliamo di te, mio
povero amico! Come mai ti trovi qui ammalato e abbandonato?
proprio per un caso che ti ho visto gironzolando da questa parte
poich non sapevo assolutamente che tu fossi in questo paese!
Cyprien, non essendo ancora in condizioni di parlare pot dare al
suo amico solo delle notizie assai sommarie sul suo conto. D'altronde
Pharamond Barths avendo capito da parte sua che la cosa pi
importante era di procurare al malato i soccorsi che gli erano mancati
fino ad allora si preoccup di trattarlo quanto meglio gli era
possibile.
L'esperienza del deserto era ormai molto lunga in quell'ardito
cacciatore che aveva imparato dai cafri un metodo di grande efficacia
per curare la febbre palustre, da cui era stato assalito il suo povero
amico.
Dunque Pharamond Barths cominci con lo scavare nel suolo
una specie di fossa che riempi di legna, dopo avere creato un'apertura
per permettere all'aria esterna di entrare. Quella legna, una volta
accesa e consumata, trasform la fossa in una vera e propria stufa.
Pharamond Barths vi colloc Cyprien, dopo averlo coperto con
cura, lasciandogli fuori solo la testa. Non erano ancora passati dieci
minuti che gi si iniziava una forte traspirazione, - traspirazione che
il dottore improvvisato ebbe cura di attivare con cinque o sei tazze di
un decotto preparato con erbe a lui note.
Cyprien non tard ad addormentarsi in quella stufa d'un benefico
sonno.
Al tramonto del sole, quando riapr gli occhi il malato si sentiva
talmente sollevato che chiese da mangiare. Il suo ingegnoso amico
aveva pensato a tutto: gli serv immediatamente un'eccellente
minestra, che aveva fatto lui stesso coi raffinati prodotti della sua
caccia e con qualche radice di vario tipo. Un'ala di ottarda arrosto, un
bicchiere d'acqua mista a cognac completarono quel pasto che ridon
un po' di forze a Cyprien e fin di liberare il suo cervello dalle nebbie
che ancora l'offuscavano.
Circa un'ora dopo questo pranzo da convalescente, Pharamond
Barths, dopo aver debitamente mangiato anche lui, se ne stava
seduto presso il giovane ingegnere e gli raccontava come mai era
passato di l, in quello strano abbigliamento.
Tu sai gli disse di che cosa sono capace pur di tentare un
nuovo metodo di caccia! Da sei mesi a questa parte, ho abbattuto
talmente tanti tra elefanti, zebre, giraffe, leoni e altri esemplari di
animali terrestri e di uccelli, - compresa un'aquila cannibale che
l'orgoglio della mia collezione, che mi venuta voglia, alcuni
giorni fa, di rinnovare la mia passione cinegetica! Fino ad allora io
non avevo viaggiato che sotto la scorta dei miei bassuti, una trentina
di giovani vigorosi e risoluti, che io pago in ragione di un sacchetto
di perline di vetro al mese e che si getterebbero nel fuoco per il loro
signore e padrone. Ma ultimamente ho ricevuto ospitalit da Tonaia,
il grande capo di questo paese e, per ottenere, da lui il permesso di
cacciare sulle sue terre, cosa di cui geloso come un lord
scozzese, ho acconsentito a prestargli i miei bassuti, con quattro
fucili, per una spedizione che voleva fare contro uno dei suoi vicini.
Questo armamento l'ha reso addirittura invincibile cosicch ha
riportato sul suo nemico un trionfo grandioso. Di qui una profonda
amicizia, suggellata dallo scambio del sangue, vale a dire che ci
siamo reciprocamente succhiati una ferita fatta all'avambraccio! Cos
ormai Tonaia e io siamo amici per la vita e per la morte! Sicuro di
non essere pi seccato in tutta l'estensione dei suoi dominii, l'altro
ieri sono partito per dare la caccia alla tigre e allo struzzo. Quanto
alle tigri, ho avuto il piacere di ammazzarne una la notte scorsa: che
anzi mi meraviglierei se tu non avessi udito il baccano che ha
preceduto questa impresa. Figurati che avevo piantato la mia tenda
presso la carcassa di un bufalo ucciso ieri, con la speranza abbastanza
fondata di veder sopraggiungere nel mezzo della notte la tigre dei
miei sogni! Infatti, la belva non mancata all'appuntamento attirata
dall'odore della carne fresca; ma sfortuna volle che due o trecento
sciacalli, iene e gatti tigrini avessero la sua stessa' idea. Da ci nato
uno spaventoso concerto che avrebbe dovuto arrivare anche alle tue
orecchie.
Penso proprio di averlo sentito! rispose Cyprien.
Credevo anche che fosse fatto in mio onore!
Ti sei sbagliato, amico mio! esclam Pharamond Barths.
Era in onore di una carcassa di bufalo, in fondo a questa vallata
che vedi aprirsi verso destra. Quando si fatto giorno non
rimanevano che le ossa dell'enorme ruminante! Te lo mostrer! un
interessante soggetto anatomico! Vedrai anche la mia tigre, la pi
bella bestia che io abbia mai ucciso da che ho incominciato a
cacciare in Africa! L'ho gi scuoiata e la sua pelliccia l'ho messa a
seccare su un albero!
Ma perch stamattina portavi quello strano travestimento?
chiese Cyprien.
Era un costume da struzzo. Come gi ti dissi, i cafri si servono
spesso di questo stratagemma per avvicinare quei trampolieri, che
sono molto diffidenti e difficilissimi da colpire senza questo
sistema! Tu mi risponderai che dispongo del mio eccellente
rifle! vero, ma che vuoi? M' venuto lo sghiribizzo di cacciare
alla maniera dei cafri, e cos ho avuto il vantaggio di incontrarti
giusto a proposito, non ti pare?
A proposito, davvero, Pharamond! Credo proprio che senza
di te non sarei pi a questo mondo! rispose Cyprien, serrando
cordialmente la mano al suo amico.
Egli si trovava ora al di fuori della stufa e morbidamente disteso
sopra un letto di foglie che l'amico gli aveva disposto ai piedi del
baobab.
Quel bravo ragazzo non si limit a questo. Volle andare a cercare
nella vallata vicina la tenda che portava con s in ogni spedizione e,
un quarto d'ora dopo, l'aveva montata al di sopra del suo caro malato.
E ora, raccontami la tua storia, amico Cyprien, se per non ti
stanca troppo raccontarmela.
Cyprien si sentiva abbastanza forte per soddisfare la curiosit ben
naturale di Pharamond Barths. D'altronde molto sommariamente gli
raccont ci che gli era accaduto nel Griqualand, perch aveva
lasciato quel paese sulle tracce di Matakit e del suo diamante, quali
erano state le principali peripezie della spedizione, la triplice morte
di Annibale Pantalacci, di Friedel e di J ames Hilton, la scomparsa di
Bardik e per l'ultimo che aspettava il suo servitore Li, che doveva
tornare a raggiungerlo all'accampamento.
Pharamond Barths ascoltava colla massima attenzione.
Interrogato a questo proposito, se cio avesse incontrato un giovane
cafro, di cui Cyprien gli diede i connotati (di Bardik s'intende) egli
rispose negativamente.
Per egli aggiunse ho trovato un cavallo abbandonato
che potrebbe essere il tuo.
E, tutto d'un fiato, narr a Cyprien in quali circostanze questo
cavallo era caduto nelle sue mani.
Esattamente due giorni fa, disse, ero a caccia con tre dei
miei bassuti nelle montagne del sud, quando ho visto sbucare a un
tratto da una strada infossata uno splendido cavallo grigio, senza
finimenti, tranne una cavezza e una briglia che si tirava dietro.
L'animale era palesemente indeciso su quello che doveva fare; ma io
l'ho chiamato, gli ho mostrato una manciata di zucchero e lui si
avvicinato! E cos l'ho fatto prigioniero una bestia eccellente,
piena di coraggio e di fuoco, salato come un prosciutto
il mio! Templari esclam Cyprien.
Ebbene, amico mio, Templar tuo, disse Pharamond
Barths e sar per me un vero piacere restituirtelo! Adesso per,
buona notte, torna a dormire! Domani all'alba lasceremo questo
luogo di delizie!
Poi, facendo seguire alla parola l'esempio, Pharamond Barths
s'avvolse nella coperta e si addorment accanto a Cyprien.
L'indomani il cinese puntualmente rientr all'accampamento con
qualche provvista. Cos, prima che Cyprien si fosse svegliato,
Pharamond Barths, dopo averlo informato di tutto, lo incaric di
vegliare sul suo padrone mentre lui andava a cercare il cavallo, la cui
perdita era stata un grande dolore per il giovane ingegnere.


CAPITOLO XIX
LA GROTTA MERAVIGLIOSA
FU TEMPLAR in carne ed ossa che Cyprien vide di fronte a s il
mattino successivo quando si svegli. L'incontro fu dei pi affettuosi.
Si sarebbe detto che il cavallo provava altrettanto piacere che il suo
cavaliere, a ritrovare il fedele compagno di viaggio.
Cyprien si sent abbastanza in forze, dopo la colazione, per
rimontare in sella e ripartire immediatamente. Di conseguenza
Pharamond Barths caric i bagagli sulla groppa di Templar, prese il
cavallo per le briglie, dopodich si misero in viaggio per la capitale
di Tonaia.
Cammin facendo, Cyprien raccont all'amico, con maggiori
dettagli, i principali incidenti della spedizione, dopo la sua partenza
dal Griqualand. Quando il racconto arriv all'ultima scomparsa di
Matakit, di cui segnal ancora i connotati, Pharamond Barths si
mise a ridere:
Ah! per esempio disse poi eccoti una novit con la quale
penso proprio di poterti dare delle notizie intorno al tuo ladro se non
al tuo diamante.
Che vuoi dire? chiese Cyprien molto sorpreso.
Il fatto questo replic Pharamond Barths, i miei
bassuti fecero prigioniero, appena un giorno fa, un giovane cafro
errante nella zona che hanno poi consegnato, legato per le mani e per
i piedi, al mio amico Tonaia. Penso proprio che lo aspetti una brutta
sorte perch Tonaia ha una gran paura degli spioni, e il cafro,
appartenendo ad una razza chiaramente nemica della sua, non poteva
che essere accusato di spionaggio. Ma fin ad ora ancora salvo! Per
sua fortuna quel povero diavolo sapeva fare dei giochi di prestigio e
ha potuto spacciarsi per indovino
Eh! in tal caso, non ho pi alcun dubbio che si tratti di Matakit
in persona! esclam Cyprien.
Ebbene, pu vantarsi di averla scampata bella rispose il
cacciatore. Tonaia ha inventato per i suoi nemici una gran variet
di supplizi, che non lasciano niente a desiderare! Ma, te lo ripeto,
puoi star tranquillo sulla sorte del tuo antico servitore! protetto
dall'arte di stregone, noi lo ritroveremo, questa sera stessa, in buona
salute!
inutile far notare quanta soddisfazione dovette procurare a
Cyprien in particolare questa notizia. Quasi certamente lo scopo del
suo viaggio era raggiunto, ed egli era sicuro che Matakit, ancora in
possesso del diamante di J ohn Watkins, avrebbe acconsentito a
restituirglielo.
I due amici continuarono a discorrere, durante tutta la giornata,
riattraversando la pianura che Cyprien aveva percorso, qualche
giorno prima, a dorso di giraffa.
Quella sera stessa apparve ai loro occhi la capitale di Tonaia,
semidisposta ad anfiteatro sopra un'ondulazione di terreno che
limitava l'orizzonte al nord. Era una vera citt, di dieci o quindicimila
abitanti, con delle strade ben tracciate, case spaziose e quasi eleganti,
che davano una generale impressione di prosperit e di agiatezza. Il
palazzo del re, circondato da alte palizzate e custodito da dei
guerrieri neri, armati di lance, occupava da solo circa un quarto della
superficie totale della citt.
Pharamond Barths non ebbe che da farsi vedere per ottenere che
tutte le barriere si abbassassero davanti a lui e fu immediatamente
condotto con Cyprien, attraverso una serie di vasti cortili fino alla
sala delle cerimonie, dove se ne stava l'invincibile conquistatore
circondato da una numerosa corte nella quale non mancavano n gli
ufficiali n le guardie.
Tonaia aveva circa quarant'anni. Egli era grande e forte.
Incoronato accuratamente con una specie di diadema fatto di denti di
cinghiale, era abbigliato di una tunica rossa senza maniche, e di un
grembiulone dello stesso colore, riccamente bordato di perline di
vetro. Portava alle gambe e alle braccia numerosi braccialetti di
cuoio. Il suo aspetto era intelligente e fine, ma astuto e anche duro.
Fece una grande accoglienza a Pharamond Barths, che non
vedeva da qualche giorno e, per riguardo, a Cyprien, l'amico del suo
fedele alleato.
Gli amici dei miei amici sono miei amici disse, come
avrebbe fatto un semplice borghese della Palude.
13
E, avendo saputo che il nuovo ospite era ammalato, Tonaia si
incaric di fargli assegnare una delle migliori camere del suo palazzo
e di fargli servire una eccellente cena.
Su consiglio di Pharamond Barths, non si accenn subito alla
questione di Matakit, che fu rimandata all'indomani.
Il giorno seguente infatti Cyprien, rimessosi completamente in
salute, era in grado di ricomparire davanti al re. Tutta la corte fu
dunque riunita nella grande sala del palazzo. Tonaia e i due ospiti
stavano nel mezzo del circolo. Subito Pharamond Barths avvi il
negoziato nella lingua del paese che lui parlava correntemente.
I miei bassuti recentemente ti hanno portato un giovane cafro
che avevano fatto prigioniero disse al re. Ora, si d il caso che
questo giovane cafro sia il domestico del mio compagno, il grande
scienziato Cyprien Mr, che viene a chiedere alla tua generosit di
restituirglielo. Ecco perch io, che sono amico tuo e suo, oso
appoggiare la sua giusta richiesta.
Fin dalle prime parole, Tonaia aveva ritenuto opportuno assumere
un contegno diplomatico.
Il grande scienziato bianco il benvenuto! rispose. Ma
che cosa offre egli per il riscatto del mio prigioniero?
Un eccellente fucile, dieci volte dieci cartucce e un sacchetto di
perline di vetro rispose Pharamond Barths.
Un mormorio di soddisfazione percorse l'uditorio, vivamente
colpito dalla grandiosit dell'offerta. Solo Tonaia, molto
diplomaticamente, finse di non esserne sorpreso.
Tonaia un grande principe, riprese, alzandosi sul suo
sgabello reale e gli dei lo proteggono! Un mese fa, gli inviarono
Pharamond Barths con dei bravi guerrieri e con dei fucili per
aiutarlo a vincere i suoi avversari! Ecco perch, se Pharamond

13
Gruppo parlamentare di centro durante la Rivoluzione Francese. (N.d.T.)
Barths lo desidera, questo servitore sar restituito sano e salvo al
suo padrone.
E dove si trova in questo momento? domand il cacciatore.
Nella grotta sacra dove custodito notte e giorno! rispose
Tonaia con un tono enfatico che riteneva adatto alla circostanza e che
ben conveniva a uno dei pi potenti sovrani della Cafreria.
Pharamond Barths si affrett a riassumere queste risposte a
Cyprien e chiese al re il favore di recarsi con il suo compagno a
cercare il prigioniero nella grotta indicata.
A tali parole, si lev un mormorio di disapprovazione in tutta
l'assemblea. La pretesa di quegli europei pareva esorbitante. Mai, per
nessun motivo uno straniero era stato ammesso nella grotta
misteriosa. Una tradizione sempre rispettata diceva che il giorno in
cui i bianchi ne avrebbero conosciuto il segreto, l'impero di Tonaia si
sarebbe ridotto in polvere.
Ma il re non tollerava che la sua corte si permettesse di giudicare
una sua decisione. Cos quel mormorio disapprovatore lo indusse, per
un capriccio da tiranno, ad accettare quello che avrebbe con tutta
probabilit rifiutato, se non ci fosse stata quella manifestazione
dell'opinione generale.
Tonaia ha fatto lo scambio del sangue col suo alleato
Pharamond Barths, rispose con tono perentorio perci non ha
pi nulla da nascondergli. Il tuo amico e tu sapete mantenere un
giuramento?
Pharamond Barths fece un cenno affermativo.
Ebbene, riprese il re negro, giurate di non toccare niente
di quel che vedrete nella grotta! Giurate di comportarvi in ogni
occasione quando ne sarete usciti, come se non ne aveste mai
conosciuto l'esistenza! Giurate di non cercare di penetrarvi mai pi
un'altra volta e neppure di tentare di riconoscerne l'ingresso!
Giurate infine di non dire mai a nessuno quello che vi avrete visto!
Pharamond Barths e Cyprien, la mano distesa, ripeterono parola
per parola la formula di giuramento che era stata loro imposta.
Subito dopo che Tonaia ebbe dato degli ordini a voce bassa, tutta
la corte si alz e i guerrieri si disposero su due file. Alcuni servitori
portarono dei pezzi di finissima tela che servirono per bendare gli
occhi dei due stranieri; poi il re in persona si pose fra di loro su un
grande palanchino di paglia, che venne sollevato sulle spalle da
alcune dozzine di cafri, e il corteo si mise in marcia.
Il viaggio fu molto lungo: due ore di strada almeno. Misurando la
portata delle scosse a cui era sottoposto il palanchino, Pharamond
Barths e Cyprien poterono ben presto rendersi conto che venivano
condotti in una zona montuosa.
Poi la temperatura dell'aria di molto abbassatasi e l'eco sonora dei
passi della scorta, ripercorsa da pareti molto vicine tra loro,
indicarono che erano entrati in un sotterraneo. Infine, delle ondate di
fumo resinoso il cui odore giungeva fino a loro fecero capire ai due
amici che erano state accese delle torce per illuminare la via.
La marcia dur ancora per un quarto d'ora; dopo di che il
palanchino fu deposto a terra. Tonaia ne fece discendere i suoi ospiti
e ordin che fossero loro tolte le bende.
Per effetto di quello stordimento, che deriva da un ritorno
immediato alla luce, dopo una prolungata cecit, Pharamond Barths
e Cyprien si credettero dapprima in preda a una specie di
allucinazione estatica tanto lo spettacolo che s'offr ai loro occhi era
ad un tempo splendido e inatteso.
Entrambi si trovarono al centro di una grotta immensa. Il suolo era
ricoperto di una sabbia finissima cosparsa di pagliuzze d'oro. La
volta, alta come quella di una cattedrale gotica, si perdeva in
profondit insondabili con lo sguardo. Le pareti di questa
sottocostruzione naturale erano tappezzate di stalattiti, di una variet
e di una ricchezza di colori inaudita, sulle quali il riflesso delle torce
gettava dei fasci di arcobaleno misti a fiammate di fornaci e a
emissione di bagliori come quelli delle aurore boreali. I colori pi
cangianti, le forme pi bizzarre, le incisioni pi impreviste
caratterizzavano quelle innumerevoli cristallizzazioni. Non erano,
come nella maggior parte delle grotte, delle semplici combinazioni di
quarzo a gocce che si ripetono con uniformit troppo monotona. Qui
la natura, dando libero sfogo alla sua fantasia, sembrava essersi
compiaciuta di esaurire tutte le combinazioni di tinte e di effetti
possibili alle quali contribuisce con si splendidi risultati la
vetrificazione di tutte le ricchezze naturali.
Rocce d'ametista, pareti di sardonica, banchi di rubini, obelischi di
smeraldo; colonnati di zaffiro, fitti e slanciati come una foresta di
abeti; blocchi di acque-marine, girandole di turchesi, specchi d'opale,
affioramenti di gesso rosa e di lapislazzoli venati d'oro - tutto quello
che il regno cristallino pu offrire di pi prezioso, di pi raro, di pi
limpido, di pi abbagliante, era stato il materiale di quella fantastica
architettura. E pi ancora: tutte le forme, anche quelle del regno
vegetale, sembravano aver contribuito in quel lavoro veramente al di
l di ogni possibile concezione umana. Dei tappeti di muschi
minerali, morbidi e vellutati come il pi fine prato erboso delle
arborizzazioni cristalline cariche di pietre come di fiori e frutta
ricordavano, qua e l, quei giardini incantati che i miniaturisti
giapponesi riproducono con tanta precisione. Pi in, l, un lago
artificiale, costituito da un diamante di venti metri di lunghezza,
incassato nella sabbia, sembrava un'arena gi pronta per le evoluzioni
dei pattinatori. Dei palazzi sospesi di calcedonia, dei chioschi e delle
guglie di berillo o di topazio si assommavano gli uni sugli altri fin
dove l'occhio, stanco di tanto splendore si rifiutava di seguirli. Infine,
la rifrazione dei raggi luminosi attraverso quelle migliaia di prismi,
gli scintillii come fuochi artificiali che scoppiavano da ogni parte e
ricadevano a fasci, formavano la pi bella sinfonia di luci e di colori
da cui l'occhio dell'uomo possa essere abbagliato.
Cyprien Mr non aveva pi dubbi oramai. Era stato trasportato in
una di quelle riserve luminose di cui aveva da tanto tempo sospettato
l'esistenza, in fondo alle quali la natura avara ha potuto tesaurizzare e
cristallizzare in blocco quelle gemme preziose che nei giacimenti pi
fortunati non concede che sotto forma di rimasugli isolati e
frammentari. Per un istante, tentato di mettere in dubbio la realt di
ci che gli stava sotto gli occhi, gli era bastato passando presso un
enorme banco di cristallo, averlo soffregato coll'ariello che portava al
dito per assicurarsi che resisteva alle scalfitture. Era dunque proprio
del diamante, del rubino, dello zaffiro quello racchiuso da quella
immensa cripta, e in quantit cos prodigiosa che il suo valore, al
prezzo che gli uomini assegnano a queste sostanze minerali, era al di
fuori di ogni calcolo!
Solo i numeri astronomici avrebbero potuto darne un'idea
approssimativa, d'altronde difficilmente comprensibile. Eppure era
l, sepolto nella terra, ignorato e improduttivo, per un valore di
trilioni e di quadrilioni di miliardi!
Tonaia aveva idea della prestigiosa ricchezza che aveva a
disposizione? poco probabile, perch Pharamond Barths, poco
ferrato in questo campo, non sembrava neppure lui sospettare che
quei meravigliosi cristalli fossero delle pietre di valore. Senza dubbio
il re negro si credeva semplicemente padrone e custode di una grotta
particolarmente strana, di cui un oracolo o qualche altra superstizione
tradizionale gli impediva di rivelare il segreto.
Ci che pot confermare questa opinione, fu la cosa che Cyprien
pot subito dopo notare cio la gran quantit di ossa umane,
ammucchiate in certi angoli della caverna. Era dunque il luogo di
sepoltura della trib, oppure - supposizione orribile e tuttavia
verosimile - era il luogo dove erano stati celebrati o venivano
celebrati ancora dei riti crudeli nei quali veniva versato sangue
umano secondo una forma di cannibalismo?
Era per quest'ultima ipotesi che propendeva Pharamond Barths e
lo disse a bassa voce al suo amico.
Tonaia mi ha tuttavia assicurato che dopo il suo avvento, una
simile cerimonia non ha mai avuto luogo! aggiunse. Per lo
confesso, lo spettacolo di queste ossa lascia molto turbata la mia
fiducia!
E ne addit un enorme mucchio che sembrava formato da poco e
sul quale apparivano dei segni evidenti di cottura.
Questa impressione doveva venir anche troppo ben confermata
pi tardi.
Il re e i suoi due ospiti erano arrivati al fondo della grotta, davanti
all'ingresso di una nicchia, simile a una di quelle cappelline laterali
che sono costruite sui lati delle chiese. Dietro, il cancello di legno
duro che ne chiudeva l'entrata, un prigioniero era chiuso in una
gabbia di legno grande appena quel tanto che era sufficiente per
permettergli di stare rannicchiato, destinato - era anche fin troppo
evidente - a essere ingrassato e divenir pasto di qualche prossimo
banchetto.
Era Matakit.
Voi! voi! piccolo padre esclam lo sfortunato cafro,
appena ebbe scorto e riconosciuto Cyprien. Ah! conducetemi
via! Liberatemi! Preferisco mille volte ritornare nel Griqualand,
dovessi anche esservi impiccato piuttosto che rimanere in questo
pollaio, in attesa dell'orribile supplizio che il crudele Tonaia mi
riserva prima di divorarmi!
Tutto ci fu detto con voce cos disperata che Cyprien si sent
commosso, udendo quel povero diavolo.
E sia, Matakit, gli rispose Cyprien. Io posso ottenere la
tua libert, ma non uscirai da questa gabbia se non quando mi avrai
restituito il diamante
Il diamante, piccolo padre! esclam Matakit. Il
diamante! Ma io non ce l'ho! Non l'ho mai avuto! Ve lo
giuro ve lo giuro!
In quello che diceva c'era un tale accento di verit che Cyprien
cap di non poter pi dubitare della sua onest. D'altra parte
sappiamo che egli aveva sempre stentato a credere che Matakit fosse
l'autore di un simile furto.
Ma allora gli chiese se non sei stato tu a rubare il
diamante, perch sei fuggito?
Perch, piccolo padre? rispose Matakit. Ma perch,
quando i miei compagni sono stati sottoposti alla prova della
bacchetta, si disse che il ladro non potevo essere che io e che mi ero
servito di quell'astuzia per sviare i sospetti. Ma nel Griqualand,
quando si tratta di un cafro, lo sapete bene che si fa pi alla svelta a
condannarlo e impiccarlo che a interrogarlo! Allora mi son lasciato
prendere dalla paura e sono fuggito come un colpevole attraverso il
Transvaal.
Quel che dice questo povero diavolo mi pare essere la verit
fece osservare Pharamond Barths.
Non ne dubito pi, rispose Cyprien; e forse non ha avuto
torto a sottrarsi alla giustizia del Griqualand!
Poi rivolgendosi a Matakit:
Ebbene, gli disse io credo che tu sia innocente del furto
di cui sei stato accusato! Ma, al Vandergaart-Kopje, forse non ci
vorranno credere quando sosterremo la tua innocenza! Vuoi dunque
correre il rischio di ritornare laggi?
S! rischio tutto pur di non rimanere pi a lungo qui!
grid Matakit, che era in preda al pi vivo terrore.
Contratteremo l'affare' rispose Cyprien, ecco qua il mio
amico Pharamond Barths che se ne occuper!
Infatti il cacciatore, che non perdeva tempo, si trovava gi a
colloquio con Tonaia.
Parla francamente! Che cosa vuoi in cambio del tuo
prigioniero? chiese al re negro.
Costui riflett un istante e poi fin col dire:
Voglio quattro fucili, dieci volte dieci cartucce per ogni arma e
quattro sacchetti di perline di vetro. Non troppo, ti pare?
venti volte troppo, ma Pharamond Barths tuo amico e far
di tutto per accontentarti!
A sua volta s'arrest un istante e poi riprese:
Ascoltami, Tonaia. Tu avrai i quattro fucili, le quattrocento
cartucce e i quattro sacchetti di perline. Ma a tua volta tu ci fornirai
un tiro di buoi per condurre questa gente attraverso il Transvaal, coi
viveri necessari e con una scorta d'onore.
Affare fatto! rispose Tonaia con aria di piena soddisfazione.
Poi aggiunse con voce confidenziale, accostandosi all'orecchio di
Pharamond:
I buoi li ho gi trovati! Sono quelli del tuo amico, che i miei
uomini hanno trovato mentre ritornavano alla stalla e che hanno
condotto al mio kraal! Fa parte delle regole di guerra, no?
Il prigioniero fu subito liberato; e, dopo un'ultima occhiata agli
splendori della grotta, Cyprien, Pharamond Barths, Matakit si
lasciarono docilmente bendare gli occhi e ritornarono al palazzo di
Tonaia, dove fu dato un gran festino per celebrare la conclusione del
contratto.
Infine fu deciso che Matakit non sarebbe ricomparso
immediatamente al Vandergaart-Kopje, ma che sarebbe rimasto nei
dintorni e sarebbe rientrato al servizio del giovane ingegnere solo
quando avrebbe potuto farlo senza pericolo. Vedremo pi avanti che
questa non fu una precauzione inutile.
L'indomani, Pharamond Barths, Cyprien, Li e Matakit ripartirono
con una buona scorta per il Griqualand. Ma non c'era pi da farsi
alcuna illusione ormai! La Stella del Sud era irrimediabilmente
perduta e il signor Watkins non avrebbe potuto mandarla alla Torre
di Londra perch brillasse fra i pi splendidi gioielli d'Inghilterra.
CAPITOLO XX
IL RITORNO
MAI J OHN WATKINS era stato di cos cattivo umore come dopo la
partenza dei quattro pretendenti, lanciati sulle tracce di Matakit. Ogni
giorno, ogni settimana che passava sembrava aumentare la sua
tetraggine poich diminuivano, a parer suo, le probabilit di
ricuperare il prezioso diamante. E poi gli mancavano i suoi
commensali abituali, J ames Hilton, Friedel, Annibale Pantalacci, e
anche lo stesso Cyprien, che si era ormai abituato a vedere cos
spesso vicino a s. Ricorreva allora alla sua bottiglia di gin e, bisogna
dirlo, questi supplementi alcoolici che si somministrava non erano
precisamente i pi adatti a migliorare il suo umore!
Inoltre alla fattoria c'era giustamente motivo di essere inquieti
sulla sorte di coloro che erano sopravvissuti alla spedizione. Difatti
Bardik, che era stato rapito da un gruppo di cafri - cos come avevano
supposto i suoi compagni - era riuscito a fuggire alcuni giorni dopo.
Di ritorno nel Griqualand, egli aveva annunciato al signor Watkins la
morte di J ames Hilton e quella di Friedel. La notizia era di cattivo
auspicio per i sopravvissuti della spedizione: Cyprien Mr,
Annibale Pantalacci e il cinese.
Anche Alice era molto triste. Non cantava pi, e il suo pianoforte
rimaneva inesorabilmente muto. Anche gli struzzi le ispiravano un
minimo interesse. Dada stessa non riusciva pi a farla sorridere della
sua voracit, e inghiottiva impunemente, senza che si cercasse di
impedirglielo, gli oggetti pi svariati.
La signorina Watkins era ora assalita da due timori, che si
ingigantivano poco a poco nella sua immaginazione: il primo, che
Cyprien non ritornasse mai pi da questa spedizione maledetta; il
secondo che Annibale Pantalacci, il pi odioso dei suoi tre
pretendenti, riportasse la Stella del Sud, reclamando il compenso del
suo successo. L'idea di essere condannata a diventare la moglie di
quel napoletano, malvagio e furbo, le ispirava un disgusto invincibile
soprattutto dopo che aveva potuto accostare e apprezzare un uomo
veramente superiore come Cyprien Mr. Ella vi pensava di giorno,
lo sognava di notte e le sue fresche gote impallidivano, i suoi occhi si
velavano di una tristezza sempre pi scura.
Ormai erano gi tre mesi che attendeva, cos immersa nel silenzio
e nel dolore. Quella sera era seduta sotto la luce della lampada,
accanto a suo padre che si era pesantemente addormentato vicino alla
solita bottiglia di gin. La testa china sopra un lavoro di ricamo che
aveva intrapreso in sostituzione della musica abbandonata, Alice
fantasticava tristemente.
Un colpo discreto, battuto alla porta, interruppe ad un tratto il suo
lungo sogno.
Entrate, ella disse, molto sorpresa e chiedendosi chi potesse
essere a quell'ora.
Sono io, signorina Watkins! rispose una voce che la fece
trasalire - la voce di Cyprien.
Era proprio lui che ritornava, pallido, smagrito, bruciato dal sole,
con ma barba talmente lunga che quasi non lo si riconosceva pi, i
vestiti logori per le lunghe marce, ma sempre vivace, sempre cortese,
sempre con gli occhi sereni e la bocca sorridente.
Alice s'era alzata gettando un grido di sorpresa e di gioia. Con una
mano cercava di frenare i battiti del cuore, e tendeva l'altra al giovane
ingegnere che la stringeva fra le sue, mentre il signor Watkins
emergendo dal suo torpore, apriva gli occhi e chiedeva che cosa ci
fosse di nuovo.
Ci vollero due o tre buoni minuti al fattore perch si rendesse
conto di come stavano le cose. Ma non appena gli si schiar il
cervello, un grido - il grido del cuore gli sfugg dalle labbra.
E il diamante?
Il diamante, ahim, non era di ritorno.
Cyprien narr rapidamente le molteplici peripezie della
spedizione. Raccont la morte di Friedel, quella di Annibale
Pantalacci e di J ames Hilton, l'inseguimento di Matakit e la sua
prigionia presso Tonaia, - senza dire che era tornato nel Griqualand, -
ma espose i motivi per cui era certo della piena innocenza del
giovane cafro. Non manc di lodare la devozione di Bartik e di Li,
l'amicizia di Pharamond Barths, di ricordare quanta riconoscenza
doveva al bravo cacciatore e come, grazie a lui, aveva potuto
ritornare con suoi due domestici, da un viaggio cos micidiale per i
suoi compagni. Preso dall'emozione che gli procurava il tragico
resoconto, egli gett volontariamente un velo sui torti e sui progetti
delittuosi dei suoi rivali, non volendo vedere in loro che le vittime di
una impresa tentata in comune. Di tutto quello che era accaduto, non
tacque che quello che aveva giurato di tener segreto, cio l'esistenza
della grotta meravigliosa e delle sue ricchezze minerarie, rispetto alle
quali tutti i diamanti del Griqualand non sarebbero stati che pietruzze
senza valore.
Tonaia, diss'egli alla fine, ha puntualmente tenuto fede
agli impegni. Due giorni dopo il mio arrivo nella capitale, tutto era
pronto per il nostro ritorno, le provviste, i tiri di buoi e la scorta.
Sotto il comando del re in persona, circa trecento negri carichi di
farina e di carne affumicata ci hanno accompagnato fino al punto
dove era stato abbandonato il carro che abbiamo ritrovato in buono
stato, sotto l'ammasso di rami e frasche con cui era stato ricoperto.
Allora abbiamo preso congedo dal nostro ospite, dopo avergli dato
cinque fucili invece dei quattro che egli si aspettava, ci che ha fatto
di lui il pi forte sovrano di tutta la regione compresa tra il corso del
Limpopo e quello dello Zambesi!
Ma il vostro viaggio di ritorno, dall'accampamento in poi?
chiese la signorina Watkins.
Il nostro viaggio di ritorno fu lento sebbene facile e privo
d'incidenti, rispose Cyprien. La scorta non ci ha abbandonato
che alla frontiera del Transvaal, dove Pharamond Barths e i suoi
bassuti si sono separati da noi per andare a Durban. Finalmente, dopo
quaranta giorni di marcia attraverso il Veld, eccoci qui, n pi n
meno che nel luogo da cui eravamo partiti!
Ma in fin dei conti perch Matakit fuggito? chiese il
signor Watkins, che aveva ascoltato il racconto con vivo interesse,
senza d'altronde troppo commuoversi nei riguardi dei tre che non
sarebbero mai pi tornati.
Matakit fuggito perch aveva la malattia della paura!
rispose il giovane ingegnere.
Non c' forse una giustizia nel Griqualand? disse il fattore
alzando le spalle.
Oh! Una giustizia troppo spesso sommaria, signor Watkins e,
francamente io non me la sento di biasimare quel povero diavolo,
accusato a torto, per aver voluto sottrarsi alle conseguenze della
prima impressione causata dalla inesplicabile scomparsa del
diamante.
Neppure io aggiunse Alice.
In tutti i casi, ve lo ripeto, egli non era colpevole e spero
proprio che d'ora innanzi lo si lascer in pace.
Hum! fece J ohn Watkins, senza sembrare granch convinto
della validit di questa affermazione. Non credete piuttosto che
quel furbacchione di Matakit abbia finto di aver paura solo per
sfuggire alle guardie di polizia?
No! egli innocente! La mia convinzione a questo
proposito assoluta, disse Cyprien seccamente, e l'ho pagata,
mi sembra, a un ben caro prezzo!
Oh! voi potete conservare la vostra opinione! esclam J ohn
Watkins. Io mi tengo la mia!
Alice rendendosi conto che la discussione minacciava di
degenerare in lite cerc di deviare il discorso.
A proposito, signor Cyprien Mr, ella disse, sapete che,
durante la vostra assenza, il vostro claim stato molto valorizzato e
che il vostro socio Thomas Steel sta diventando uno dei pi ricchi fra
i ricchi minatori del Kopje?
In fede mia! rispose francamente Cyprien. La mia prima
visita stata per voi signorina Watkins e io non so assolutamente
niente di quello che accaduto durante la mia assenza!
Forse non avete neppure pranzato? esclam Alice con
quell'istinto da piccola previdente massaia.
Lo confesso! rispose Cyprien arrossendo, quantunque non
ce ne fosse davvero un motivo.
Oh! ma non potete andarvene senza aver mangiato, signor
Mr Un convalescente dopo un viaggio cos penoso! Pensate
che sono le undici di sera!
E senza ascoltare le sue proteste, corse alla dispensa, ne ritorn
con un vassoio coperto da una tovaglietta bianca, con dei piatti di
carne fredda e con una squisita torta di pesche, che aveva fatto lei
stessa.
Il coperto fu subito messo davanti a Cyprien, tutto confuso. E
siccome sembrava esitare a piantare il coltello in un superbo
biltong (carne di struzzo conservata):
Volete che ve lo tagli io? chiese la signorina Watkins
guardandolo col pi dolce dei suoi sorrisi.
Ben presto il fattore a cui si era risvegliato l'appetito di fronte a
questo spiegamento di vivande, chiese a sua volta un piatto e un
pezzo di biltong. Alice si affrett a non farlo attendere e, solo per
tenere compagnia a quei signori, come diceva lei, si mise a
rosicchiare delle mandorle.
Quella cena improvvisata fu piacevolissima. Mai il giovane
ingegnere aveva avuto un cos potente appetito. Prese tre volte la
torta di pesche, bevve due bicchieri di vino di Costanza e coron le
sue imprese acconsentendo a gustare il gin del signor Watkins, - il
quale, naturalmente, non tard, a riaddormentarsi completamente.
E voi che cosa avete fatto in questi mesi? chiese Cyprien ad
Alice. Ho una gran paura che vi siate scordata la vostra chimica!
No, signore, vi sbagliate, rispose la signorina Watkins con
un leggero tono di rimprovero. L'ho invece molto studiata, e mi
sono persino permessa di andare a fare qualche esperimento nel
vostro laboratorio. Oh! non ho rotto nulla, state tranquillo, e ho
rimesso tutto a posto! Mi piace molto la chimica, decisamente, e, a
esser franca, non riesco proprio a capire come voi possiate rinunciare
a una cos bella scienza per ridurvi a fare il minatore o le scorribande
per il Veld!
Ma, crudele signorina Alice, voi sapete bene il motivo per cui
ho rinunciato alla chimica.
Io non ne so nulla, rispose Alice arrossendo, e mi pare
che sia un vero peccato! Al vostro posto io tenterei ancora di fare dei
diamanti! molto pi elegante che non cercarli sotto terra!
un ordine che mi date? chiese Cyprien con un tremito
leggero nella voce.
Oh! no, rispose la signorina Watkins sorridendo, tutt'al
pi una preghiera! Ah! signor Mr, riprese, come per
correggere l'intonazione frivola delle sue parole, se sapeste come
ero triste di sapervi esposto a tutte le fatiche, a tutti i pericoli che
avete affrontato! Io non ne conoscevo i particolari, ma ne indovinavo
l'insieme! Un uomo come voi, mi dicevo, che ha tanto studiato, cos
ben, preparato a compiere grandi lavori, a fare grandi scoperte, mai
possibile che debba correre il rischio di perire miseramente nel
deserto per il morso di un serpente o per la zampata di una tigre,
senza alcun vantaggio per la scienza e per l'umanit? Ma stato un
delitto lasciarlo partire! come avevo ragione! Perch, in
fondo, non forse un miracolo che voi siate tornato? e senza il vostro
amico Pharamond Barths, che il cielo lo benedica
Ella non continu, ma due grossi lagrimoni che le spuntarono agli
occhi completarono il suo pensiero.
Anche Cyprien era profondamente turbato.
Ecco due lagrime che sono pi preziose per me di tutti i
diamanti del mondo e che mi farebbero dimenticare fatiche ben pi
gravi! egli disse semplicemente.
Segu un attimo di silenzio che la fanciulla interruppe, col suo
solito tatto, riportando il discorso sui suoi esperimenti chimici.
Era mezzanotte passata quando Cyprien si decise a ritornare a
casa dove lo attendeva un pacco di lettere dalla Francia,
diligentemente riunite dalla signorina Watkins sul suo tavolo da
lavoro.
Quelle lettere, cos come succede sempre dopo una lunga assenza,
quasi non osava aprirle. Se gli avessero portato la notizia di qualche
sventura! Suo padre, sua madre, la sua sorellina J eanne! Tante
cose potevano essere successe in quei tre mesi!
Il giovane ingegnere, dopo aver constatato, da una rapida lettura,
che quelle lettere non gli portavano che motivi di soddisfazione e di
gioia, tir un profondo sospiro di sollievo. Tutti i suoi godevano
buona salute. Dal ministero gli venivano rivolte le lodi pi calorose a
proposito della sua ottima relazione sulle formazioni adamantine.
Poteva prolungare per altri sei mesi il suo soggiorno nel Griqualand,
se lo riteneva opportuno per i suoi studi scientifici. Tutto, dunque,
procedeva per il meglio, e Cyprien s'addorment, quella sera con il
cuore pi leggero, come non gli succedeva ormai da lungo tempo.
La mattina seguente fu impiegata a visitare i suoi amici,
specialmente Thomas Steel, che aveva effettivamente fatto ottimi
ritrovamenti nel loro claim. Il bravo inglese accolse, ad ogni modo, il
suo socio con la maggior cordialit. Cyprien stabil con lui che
Bardik e Li avrebbero ripreso i loro lavori come prima. Si riservava,
se fossero stati fortunati nelle loro ricerche, di assicurar loro una
parte del guadagno, affinch potessero mettere da parte un piccolo
capitale.
Quanto a lui, era ben deciso a non tentare pi la fortuna della
miniera, che gli era sempre stata sfavorevole e, seguendo il desiderio
d'Alice, decise di riprendere ancora una volta le sue ricerche
chimiche.
La conversazione con la fanciulla non aveva fatto che Confermare
le sue riflessioni. Egli si era detto gi da lungo tempo che la strada
per lui non era certo in un lavoro rischioso o nelle spedizioni
avventurose. Troppo leale e troppo fedele alla parola data, per
pensare un solo istante di abusare della confidenza di Tonaia, per
approfittare della conoscenza che egli ora aveva dell'esistenza di
un'immensa caverna piena di formazioni cristalline, egli aveva
trovato in quella certezza sperimentale una conferma troppo preziosa
della sua teoria sulle gemme per non sentirsi invaso da un rinnovato
ardore di ricerca.
Cyprien riprese quindi naturalmente la sua vita di laboratorio, ma
non volle abbandonare la via nella quale aveva gi avuto successo e
si decise a ricominciare le sue interrotte ricerche.
Per far questo egli aveva un motivo, e anche molto serio, cos
come si potr vedere.
Da quando il diamante artificiale doveva venir considerato come
irrimediabilmente perduto, il signor Watkins, che aveva accennato di
acconsentire al matrimonio di Cyprien e di Alice, ora non ne parlava
pi. Ma era probabile che, se il giovane ingegnere fosse riuscito a
rifare un'altra gemma di valore straordinario misurabile in parecchi
milioni, il fattore sarebbe ritornato alle idee di prima.
Da qui questa risoluzione di rimettersi all'opera senza pi tardare,
e Cyprien non ne fece abbastanza mistero coi minatori del
Vandergaart-Kopje, - non a sufficienza, forse.
Dopo essersi procurato un nuovo tubo di grande resistenza, riprese
i suoi lavori nelle stesse condizioni.
Ci che mi manca per ottenere il carbonio cristallizzato, cio il
diamante, diceva ad Alice, un dissolvente adatto, che
mediante l'evaporazione o il raffreddamento, lasci cristallizzare il
carbonio. Si trovato questo dissolvente per l'allumina nel solfuro di
carbonio. Dunque, si tratta di cercarlo, per analogia, per il carbonio o
anche per corpi simili, come il boro e la silice.
Frattanto, sebbene non fosse in possesso di questo dissolvente,
Cyprien continuava attivamente il suo lavoro. In mancanza di
Matakit che, per prudenza, non s'era ancora mostrato al campo,
Bardik si era incaricato di mantener vivo il fuoco notte e giorno. Egli
si dedicava a questo incarico con lo stesso zelo del suo predecessore.
Frattanto, prevedendo che dopo questo prolungamento del suo
soggiorno nel Griqualand, avrebbe forse dovuto ripartire per
l'Europa, Cyprien volle compiere un lavoro menzionato nel suo
programma e che non aveva ancora potuto condurre a termine: si
trattava di determinare l'orientamento esatto di una certa depressione
di terreno, situata verso il nord-est della pianura, depressione che egli
sospettava fosse servita da canale di scolo per le acque, nell'epoca
remota in cui s'erano andate creando le formazioni adamantine del
distretto.
Cinque o sei giorni dopo il suo ritorno dal Transvaal, egli
s'occupava di questa determinazione con la precisione che lui
applicava in tutte le cose. Dunque, da circa un'ora egli fissava paletti
indicatori e rilevava dei punti di riscontro su una mappa molto
particolareggiata che si era procurata a Kimberley e, cosa strana,
trovava sempre in quelle cifre grossi errori o comunque notevoli
discordanze con la mappa. Alla fine, dovette arrendersi all'evidenza:
la mappa era male orientata; le longitudini e le latitudini erano errate.
Cyprien si era servito, a mezzogiorno in punto, di un eccellente
cronometro, regolato sull'osservatorio di Parigi, per determinare la
longitudine del luogo. Ora, essendo egli perfettamente certo
dell'infallibilit della sua bussola e del suo compasso di declinazione,
non poteva fare a meno di riconoscere che la carta, sulla quale egli
controllava i suoi rilievi, era completamente errata in seguito a un
grave errore d'orientamento.
In realt, il nord di quella carta, indicato, secondo l'uso britannico,
con una freccia in croce, si trovava in realt al nord-nord-ovest, o gi
di l. Di conseguenza tutte le indicazioni della carta erano
necessariamente contrassegnate da un corrispondente errore.
Ma guarda cosa mi capita! esclam ad un tratto il giovane
ingegnere. Quegli asini calzati che hanno eseguito questo
capolavoro hanno semplicemente trascurato di tener conto della
variazione magnetica dell'ago calamitato!
14
E qui non minore di
ventinove gradi ovest! Ne consegue che tutte le loro indicazioni di
latitudine e di longitudine, per essere esatte, dovrebbero descrivere
un arco di ventinove gradi, nella direzione da ovest ad est, intorno al
centro della carta! Bisogna dire che l'Inghilterra non aveva
mandato, per fare questi rilievi, i suoi geometri migliori!
E rideva fra di s di questo abbaglio!
Beh! Errare humanum est! continu. Chi non si mai
sbagliato in vita sua anche solo una volta getti la prima pietra!
Comunque Cyprien non aveva alcun motivo di tenere segreta
questa rettificazione che aveva avuto l'opportunit di fare per
l'orientamento dei terreni adamantini del distretto. Cos in quello
stesso giorno, ritornando alla fattoria, avendo incontrato J acobus
Vandergaart, gliene parl.
molto strano disse che un cos grave errore geodetico,
che caratterizza tutte le mappe del distretto, non sia stato ancora
segnalato! una correzione importantissima da fare in tutte le carte
del paese.
Il vecchio lapidario guardava Cyprien con una strana espressione.

14
Storico.
Dite davvero? esclam con agitazione.
Certamente!
E sareste disposto ad attestare la cosa davanti al tribunale?
Davanti a dieci tribunali, se fosse necessario!
E non sar possibile contestare ci che dite?
Evidentemente no, dal momento che mi baster enunciare la
causa dell'errore. E, accidenti, davvero evidente! L'omissione della
declinazione magnetica nei calcoli di rilevazione!
J acobus Vandergaart si ritir senza dir niente, e Cyprien
dimentic ben presto la strana attenzione con cui il vecchio aveva
accolto la notizia che un errore geodetico infirmava tutte le mappe
del distretto.
Ma, due o tre giorni dopo, quando Cyprien torn a far visita al
vecchio lapidario, trov la porta chiusa. Sull'ardesia, appesa al
saliscendi, si leggevano queste parole, da poco scritte col gesso:
Assente per affari.
CAPITOLO XXI
GIUSTIZIA ALLA VENEZIANA
NEI GIORNI seguenti, Cyprien s'occup di seguire attivamente le
diverse fasi del suo nuovo esperimento. In seguito ad alcune
modifiche apportate alla costruzione del forno a riverbero, per mezzo
di un tiraggio meglio regolato, la fabbricazione del diamante
almeno lo sperava doveva compiersi in un tempo notevolmente
pi breve di quello occorso per il primo esperimento.
inutile dire che la signorina Watkins s'interessava vivamente a
questo secondo tentativo di cui, bisogna ammetterlo, era un po' lei
l'ispiratrice. Cosicch spesso accompagnava il giovane ingegnere
fino al forno che egli visitava, pi volte durante il giorno e l, dando
occhiate attraverso le finestrelle nella costruzione di mattoni, si
divertiva a osservare l'intensit del fuoco che muggiva all'interno.
J ohn Watkins s'interessava non meno di sua figlia, ma per altri
motivi, a questa fabbricazione. Aveva fretta d'essere nuovamente
possessore di una pietra il cui valore si sarebbe valutato a milioni. Il
suo pi vivo timore era che l'esperimento non riuscisse per una
seconda volta, e che il caso avesse avuto una parte preponderante nel
successo della prima.
Ma se il fattore e la signorina Watkins incoraggiavano lo
sperimentatore a persistere e a perfezionare la fabbricazione del
diamante, la cosa non era intesa allo stesso modo dai minatori del
Griqualand. Quantunque Annibale Pantalacci, J ames Hilton e Friedel
non ci fossero pi, essi avevano lasciato dei compagni che a questo
proposito la pensavano del tutto come loro. Cos, con sordide
manovre, l'ebreo Nathan non cessava di incitare i proprietari dei
claim contro il giovane ingegnere. Se questa fabbricazione artificiale
entrava subito nella pratica, era finita per il commercio dei diamanti
naturali e di altre pietre preziose. Si erano gi fabbricati degli zaffiri
bianchi o corindoni, delle ametiste, dei topazi ed anche degli
smeraldi, poich queste gemme non sono altro che cristalli
d'allumina diversamente colorati dagli acidi metallici. Era gi molto
preoccupante il fatto che il valore mercantile di queste pietre fosse
notevolmente diminuito. Dunque se il diamante fosse divenuto
oggetto di fabbricazione normale, le miniere diamantifere del Capo e
di tutti gli altri paesi sarebbero state rovinate.
Questo era gi stato ripetuto, dopo la prima esperienza del giovane
ingegnere; ma tali discorsi furono ripresi, questa volta con maggior
acrimonia, con maggior violenza ancora. Si tenevano fra i minatori
dei conciliaboli, che non presagivano niente di buono per i lavori di
Cyprien. Egli non se ne curava nemmeno, essendo ben deciso a
proseguire il suo esperimento fino ih fondo qualunque cosa si fosse
detta o fatta. No! Egli non sarebbe indietreggiato davanti all'opinione
pubblica e della sua scoperta non avrebbe tenuto niente di segreto
poich doveva giovare a tutti.
Ma se egli continuava il suo lavoro, senza alcuna esitazione, senza
paura, la signorina Watkins, al corrente di tutto quanto accadeva,
cominciava a tremare per lui. Si rimprover di averlo incoraggiato a
riprendere il tentativo. Fare affidamento sulla polizia del Griqualand,
per proteggerlo significava contare su una protezione poco efficace.
Un cattivo colpo presto fatto, e, prima che qualcuno fosse
intervenuto, Cyprien potrebbe aver gi pagato colla vita il danno che
i suoi lavori minacciavano di arrecare ai minatori dell'Africa australe.
Alice era dunque molto inquieta e non pot dissimulare la sua
preoccupazione col giovane ingegnere. Costui la rassicurava del suo
meglio pur ringraziandola della premura che ella dimostrava. In
questo interessamento che la fanciulla mostrava per lui, egli vedeva
la prova di un sentimento pi tenero che, del resto, non era pi un
segreto fra loro. Non foss'altro che per questo, Cyprien si rallegrava
di ci che l'esperimento provocava da parte della signorina Watkins,
delle dimostrazioni pi intime e continuava allegramente il suo
lavoro.
Ci che faccio, Alice, per noi due si andava ripetendo.
Ma Alice, raccogliendo le voci che circolavano nei claim, viveva
in un'ansiet continua.
E non senza motivo! Contro Cyprien si stava sollevando
un'indignazione tale che non doveva sempre solo limitarsi a
recriminazioni o a minacce, ma giungere perfino alle azioni.
Infatti, una sera, tornando a far visita al forno, Cyprien lo trov
del tutto saccheggiato. Durante un'assenza di Bardik, una schiera di
uomini, approfittando dell'oscurit, aveva distrutto in pochi minuti
l'opera di molti giorni. La muratura era stata demolita, i fornelli
sfasciati, il fuoco spento, e gli utensili fracassati e dispersi. Non
rimaneva pi niente del materiale che era costato tante
preoccupazioni e tante pene al giovane ingegnere. Bisognava
ricominciare da capo se egli era uomo da non cedere di fronte alla
violenza - o bisognava abbandonare la partita.
No! esclam. No! non ceder mai, e domani denunzier
i miserabili che hanno distrutto le mie cose! Vedremo se c' una
giustizia nel Griqualand!
Ce n'era una, ma non quella sulla quale contava il giovane
ingegnere.
Senza dire niente a nessuno, senza nemmeno informare la
signorina Watkins di ci che era accaduto, nel timore di procurarle
un nuovo dispiacere, Cyprien ritorn a casa e si coric, ben deciso, il
giorno dopo, a sporgere denuncia, avesse dovuto anche rivolgersi al
governatore del Capo.
Aveva forse dormito due o tre ore, quando il rumore della porta
che si apriva lo svegli di soprassalto.
Cinque uomini, mascherati di nero, armati di revolver e di fucili,
entrarono nella camera. Erano muniti di quelle lanterne a vetri
convessi che, nei paesi inglesi, si chiamano Bull's eyes, occhi di
bue, e vennero a disporsi in silenzio intorno al suo letto.
Cyprien non pens minimamente a prendere sul serio questa
messinscena pi o meno tragica. Egli pens dapprincipio a uno
scherzo, e si mise a ridere quantunque, a dir la verit, non ne avesse
alcuna voglia e trovasse la cosa di pessimo gusto.
Ma una mano brutale cal sulla sua spalla e uno degli uomini
mascherati, svolgendo un rotolo di carta che teneva in mano, con una
voce che non aveva niente di gradevole, lesse quanto segue:
Cyprien Mr,
Ci serve a farvi sapere che il tribunale segreto del campo di
Vandergaart, formato da ventidue membri agendo in nome della
salvezza comune, vi ha, in questo giorno, a mezzanotte e venticinque
minuti, condannato all'unanimit alla pena di morte!
Voi siete giudicato reo d'avere, con una scoperta intempestiva e
sleale, minacciato nei loro interessi e nella loro vita, in quella delle
loro famiglie, tutti gli uomini che, nel Griqualand e altrove, lavorano
per la ricerca, il taglio e la vendita dei diamanti.
Il tribunale, nella sua saggezza, ha giudicato che una tale
scoperta doveva essere annientata e che la morte di uno solo era
preferibile a quella di parecchie migliaia di creature umane.
Ha decretato di concedervi dieci minuti per prepararvi a morire,
di lasciarvi la scelta del modo con cui morire, di bruciare tutte le
vostre carte, tranne la lettera aperta che vorrete scrivere ai vostri
parenti, e di far si che la vostra casa sia rasa al suolo.
E cos siano puniti tutti i traditori!.
Nell'udire questa condanna, Cyprien cominci a essere
notevolmente scosso nel suo iniziale ottimismo, si chiese se quella
atroce farsa, conoscendo i costumi selvaggi del paese, non fosse
molto pi seria di quel che aveva creduto.
L'uomo che lo teneva per la spalla, si cur di levargli gli ultimi
dubbi in proposito.
Alzatevi immediatamente, gli disse rudemente. Noi non
abbiamo tempo da perdere!
un assassinio! rispose Cyprien, che salt risolutamente ai
piedi del letto per mettersi qualcosa addosso.
Era pi indignato che spaventato e concentrava tutta la forza del
suo pensiero su quel che stava succedendo col sangue freddo che
avrebbe potuto avere nello studiare un problema di matematica. Chi
erano quegli uomini? Egli non poteva indovinarlo neppure dal timbro
della voce. Senza dubbio, quelli che lo conoscevano personalmente,
se ce n'era qualcuno fra loro, serbavano prudentemente il silenzio.
Avete scelto il modo con cui volete morire? riprese l'uomo
mascherato.
Non ho alcuna scelta da fare e non posso che protestare contro
l'orribile delitto di cui state per rendervi colpevoli rispose Cyprien
con voce ferma.
Protestate pure, ma la forca vi aspetta lo stesso! Avete delle
disposizioni da scrivere?
Nulla che io voglia confidare a degli assassini!
In marcia, dunque! ordin il capo.
Due uomini si collocarono ai lati del giovane ingegnere e si form
il corteo per dirigersi verso la porta.
Ma, in quell'istante, un caso inaspettato si produsse. Un uomo si
era slanciato improvvisamente in mezzo a quei giustizieri del
Vandergaart-Kopje.
Era Matakit. Il giovane cafro, che spesso, durante la notte,
gironzolava nei dintorni del campo, era stato, quasi istintivamente,
spinto a seguire quegli individui mascherati, nel momento in cui si
dirigevano verso la casa del giovane ingegnere per forzarne la porta.
L aveva inteso tutto quello che era stato detto e aveva capito il
pericolo che minacciava il suo padrone. Subito, senza esitare, e
qualunque cosa potesse capitargli, aveva scavalcato i minatori e s'era
gettato ai piedi di Cyprien.
Piccolo padre, perch questi uomini vogliono ucciderti?
gridava aggrappandosi al suo padrone, a onta degli sforzi che gli
uomini mascherati facevano per allontanarlo.
Perch ho fatto un diamante artificiale! rispose Cyprien,
stringendo con emozione le mani di Matakit, che non voleva
staccarsi da lui.
Oh, piccolo padre, quanto sono infelice e vergognoso per ci
che ho fatto, diceva piangendo il giovane cafro.
Che vuoi dire? chiese Cyprien.
S! confesser tutto, poich ti vogliono mettere a morte!
grid Matakit. S sono io che devo essere ucciso poich, sono
io che ho messo il grosso diamante nel forno!
Allontanate questo scocciatore! ordin il capo della banda.
Vi ripeto che sono stato io a mettere il diamante
nell'apparecchio! ripeteva Matakit svincolandosi. S sono io
che ho ingannato il piccolo padre! Sono io che ho voluto fargli
credere che il suo esperimento era riuscito!
Aveva un'energia cos disperata nelle sue proteste che si fin
coll'ascoltarlo.
Dici davvero? , chiese Cyprien, insieme sorpreso e spiacente
per ci che udiva.
Ma s! Cento volte s! Dico la verit!
Egli era ora seduto per terra e tutti lo ascoltavano, poich quello
che stava dicendo cambiava completamente le cose!
Il giorno della grande frana, riprese, quando sono
rimasto sepolto sotto le macerie, avevo trovato il grosso diamante!
Lo tenevo nella mano e pensavo al modo di nasconderlo, quando
quell'ammasso di terra caduto su di me per punirmi di quel cattivo
pensiero! Quando sono ritornato in vita, ho ritrovato il diamante
nel letto in cui il piccolo padre mi aveva fatto trasportare! Volevo
consegnarglielo ma ho avuto vergogna di confessargli che ero un
ladro, e ho aspettato un'occasione favorevole! Appunto qualche
tempo dopo, il piccolo padre ha voluto tentare di fabbricare un
diamante e mi ha incaricato di alimentare il fuoco! Ma ecco che il
secondo giorno, mentre mi trovavo solo nel laboratorio, l'apparecchio
scoppiato con un fracasso orribile e poco manc che non fossi
ucciso dai frantumi! Allora pensai che il piccolo padre avrebbe
sofferto per l'insuccesso della sua esperienza! Allora ho messo nel
cannone, che s'era crepato, il grosso diamante, ben avvolto da una
manciata di terra e mi sono affrettato a riparare il forno il meglio
possibile perch il piccolo padre non si accorgesse di niente! Poi
rimasi in attesa senza dir nulla e quando il piccolo padre ha trovato il
diamante, sono stato ben contento!
Uno scoppio formidabile di risa che i cinque uomini mascherati
non poterono trattenere, accolse le ultime parole di Matakit.
Cyprien non rideva e si mordeva le labbra per il dispetto.
Impossibile non credere al tono del giovane cafro! Il suo racconto
aveva tutta l'aria di essere vero! Invano Cyprien cercava, nei ricordi o
nella immaginazione, dei motivi per metterlo in dubbio o
contraddirlo mentalmente. Invano si diceva:
Un diamante naturale, esposto ad una temperatura come quella
del forno, si sarebbe volatilizzato.
Il semplice buon senso gli rispondeva che protetta da una coltre
d'argilla, la gemma avrebbe benissimo potuto sfuggire all'azione del
calore o sopportarla solo in un modo parziale! Forse era proprio a
quella specie di torrefazione che essa doveva il suo colore nero.
Forse s'era volatilizzata e poi ricristallizzata nella sua ganga!
Tutti questi pensieri si accumulavano nel cervello del giovane
ingegnere, e vi si associavano con rapidit straordinaria. Era
stupefatto!
Mi ricordo bene di aver visto la manata di terra nella mano del
cafro, il giorno della frana, fece osservare uno degli astanti,
quando l'ilarit si fu un po' calmata. E anzi la stringeva con tanta
forza nella mano rattrappita, che si dovette rinunziare a levargliela.
Non c' pi alcun dubbio! rispose un altro. possibile
fabbricare un diamante? In verit siamo stati ben sciocchi a
crederlo! Sarebbe stato come voler fabbricare una stella!
E tutti ricominciarono a ridere.
Cyprien sicuramente soffriva pi per la loro allegria, che non per
la violenza di poco prima.
Alla fine, dopo che i cinque uomini si furono consultati a voce
bassa il loro capo riprese la parola:
Siamo dell'avviso disse che il caso di soprassedere
all'esecuzione della sentenza pronunciata contro di voi, Cyprien
Mr. Vi rimettiamo in libert! Ma ricordatevi che questa sentenza
pesa sempre su di voi! Una parola, un segno per informare la polizia
e voi sarete spietatamente ucciso! A buon intenditor poche parole!
Ci detto, seguito dai suoi compagni, egli si diresse verso la porta.
La camera rimase immersa nell'oscurit. Cyprien avrebbe potuto
chiedersi se non era stato semplicemente vittima di un brutto incubo.
Ma i singhiozzi di Matakit, che si era disteso sul pavimento e
piangeva dirottamente, con la testa fra le mani, non gli permisero di
dubitare della realt di quel che era accaduto.
Allora era proprio vero! Egli era sfuggito alla morte ma a prezzo
di una crudele umiliazione! Lui, ingegnere minerario, lui, allievo
della Scuola Politecnica, chimico famoso, geologo gi celebre, s'era
lasciato trarre in inganno dall'astuzia di un miserabile cafro! O
piuttosto era da imputare alla sua vanit, alla sua ridicola
presunzione, questo sbaglio madornale! Egli aveva spinto la sua
cecit fino a trovare una teoria sulla formazione cristallina! Non si
poteva essere pi ridicoli! Non forse alla natura soltanto che
appartiene il diritto, col concorso dei secoli, di compiere opere
simili? Eppure, chi non si sarebbe ingannato di fronte alle
apparenze? Egli sperava in un successo, aveva tutto disposto per
raggiungerlo e doveva logicamente credere di averlo ottenuto! Le
dimensioni fuori della media del diamante stesso avevano anch'esse
contribuito a mantenere quella illusione! Anche un Despretz le
avrebbe coltivate! Degli errori simili non capitano tutti i giorni?
Non si vedono forse dei numismatici celebri accettare come vere
delle medaglie false?
Cyprien tent di confortarsi. Ma ad un tratto, un pensiero lo fece
gelare:
E la mia relazione all'Accademia! Purch quei disgraziati non
se ne siano impadroniti!.
Accese una candela. No! Grazie al cielo, la sua relazione era
ancora l! Nessuno l'aveva vista! Non fu tranquillo se non dopo
che l'ebbe bruciata.
Intanto il dolore di Matakit continuava ad essere talmente
disperato che bisognava pure decidersi a calmarlo. Non fu difficile.
Alle prime parole benevole del suo piccolo padre, il povero ragazzo
sembr rinascere alla vita. Ma se Cyprien dovette promettergli di non
serbargli rancore e di perdonargli di buon cuore fu solo a condizione
che egli promettesse di non rifarlo pi.
Matakit lo promise su ci che aveva di pi sacro e, essendo il suo
padrone tornato a letto, egli fece altrettanto.
Cos fin quella scena che aveva corso il rischio di diventare
tragica.
Ma se termin meno male per il giovane ingegnere, non doveva
essere lo stesso per Matakit.
Infatti, il giorno dopo, quando si seppe che la Stella del Sud non
era che un diamante naturale, che questo diamante era stato trovato
dal giovane cafro, il quale ne conosceva perfettamente il valore, tutti
i sospetti a suo riguardo rinacquero ancor pi rinnovati. J ohn
Watkins grid pi di tutti. Questo Matakit non poteva che essere il
ladro dell'inestimabile pietra. Dopo aver pensato di appropriarsene
una prima volta - non lo aveva lui stesso confessato? - era
ovviamente lui ad averla rubata nella sala del banchetto.
Cyprien ebbe un bel protestare, rendersi garante dell'onest del
cafro: non lo si ascolt, - cosa che prova abbondantemente come
Matakit, che giurava di essere innocente, aveva avuto cento volte
ragione di fuggire e cento volte torto di essere tornato nel
Griqualand.
Ma allora il giovane ingegnere, che non voleva darsi per vinto,
fece valere un argomento che nessuno s'aspettava da lui e che,
secondo lui, doveva salvare Matakit.
Io credo alla sua innocenza, egli disse a J ohn Watkins e,
d'altra parte, fosse anche colpevole questo non riguarda che me!
Naturale o artificiale, il diamante era mio, prima che fosse donato
alla signorina Alice
Ah! era vostro? rispose il signor Watkins con tono
stranamente derisorio.
Senza dubbio, rispose Cyprien. Non stato trovato nel
mio claim da Matakit, che era al mio servizio?
Niente di pi vero rispose il fattore, e, di conseguenza,
mio, secondo i termini del nostro contratto, poich i primi tre
diamanti trovati nella vostra propriet devono venir assegnati a me!
Cyprien sbalordito non pot rispondere nulla a questo.
La mia osservazione giusta? chiese il signor Watkins.
giusta! rispose Cyprien.
Vi sarei allora molto grato se voleste riconoscere il mio diritto
per iscritto, nel caso che riuscissimo a farci restituire da questo
briccone il diamante che egli ha rubato cos impudentemente!
Cyprien prese un foglio di carta e scrisse:

Riconosco che il diamante trovato nel mio claim da un cafro al
mio servizio , secondo i termini del mio contratto di concessione, di
propriet del signor Stapleton Watkins.
CYPRIEN MR.

Era, bisogna convenirlo, una circostanza che faceva svanire tutti i
sogni del giovane ingegnere. In effetti, quand'anche il diamante fosse
mai ricomparso, esso apparteneva, non a titolo di dono, ma per diritto
a J ohn Watkins, cosicch un nuovo abisso si apriva tra Alice e
Cyprien, colmabile solo con infiniti milioni.
Frattanto, se questa circostanza era dannosa per i due giovani, essa
era ancora pi dannosa per Matakit! Egli veniva ora accusato di aver
derubato J ohn Watkins! Era a J ohn Watkins che doveva rispondere
del furto! E questi non era uomo da rinunciare a procedere quando
era sicuro di conoscere il reo.
Cos il poveretto fu arrestato, imprigionato, e in meno di dodici
ore giudicato; poi, nonostante tutte le dichiarazioni di Cyprien in suo
favore, fu condannato a venir impiccato se non restituiva nel pi
breve tempo la Stella del Sud.
Ora, siccome in realt egli non poteva restituirla poich non
l'aveva rubata, il suo caso era disperato e Cyprien non sapeva pi che
cosa fare per liberare quell'infelice che si ostinava a considerare
innocente.
CAPITOLO XXII
UN NUOVO TIPO DI MINIERA
INTANTO la signorina Watkins era stata informata di quanto era
accaduto, della scena degli uomini mascherati cos come della
crudele delusione toccata al giovane ingegnere.
Ah! signor Cyprien, gli disse quando lui l'ebbe messa al
corrente di tutto, la vostra vita non vale forse tutti i diamanti del
mondo?
Cara Alice
Non pensiamo pi a tutto questo e rinunciate a queste
esperienze.
Me l'ordinate? chiese Cyprien.
S! S! rispose la fanciulla. Vi ordino di cessare, come vi
avevo pregato di dedicarvi a ci dal momento che voi volete
ricevere degli ordini da me!
Cos come voglio eseguirli tutti! rispose Cyprien prendendo
la mano che gli tendeva la signorina Watkins.
Ma quando Cyprien le parl della condanna che aveva colpito
Matakit, ella rimase atterrita, specialmente quando seppe che suo
padre aveva avuto una parte importante in quella condanna.
Neppure lei credeva alla colpevolezza del povero cafro! Anche
lei, d'accordo con Cyprien, avrebbe voluto fare di tutto pur di
salvarlo! Ma cosa fare, e soprattutto come convincere J ohn Watkins,
divenuto il querelante di questa causa, dell'innocenza di quel
disgraziato sul quale lui stesso aveva sporto le pi ingiuste accuse.
Bisogna aggiungere che il fattore non aveva potuto ottenere
alcuna confessione da Matakit, n additandogli la forca rizzata per
lui, n facendogli sperare la grazia, se avesse parlato. Cosicch,
costretto a rinunciare ad ogni speranza di ritrovare la Stella del Sud,
era divenuto di un umore terribile. Non si poteva pi avvicinarlo.
Tuttavia, sua figlia volle tentare un ultimo sforzo presso di lui.
L'indomani della condanna, il signor Watkins, soffrendo per la
gotta un po' meno del solito, aveva profittato di questa tregua per
mettere ordine nelle sue carte. Seduto davanti a una grande scrivania
in legno d'ebano, intarsiato in giallo, - splendido residuo della
dominazione olandese, andato a finire, dopo molte vicissitudini, in
quell'angolo sperduto del Griqualand, - passava in rassegna i suoi
titoli di propriet, i contratti, la corrispondenza.
Dietro a lui, Alice, china sul suo telaio, ricamava senza troppo
curarsi del suo struzzo Dada, che andava e veniva per la stanza colla
consueta gravit, ora gettando un'occhiata fuori della finestra, ora
osservando con occhio quasi umano i movimenti del signor Watkins
e di sua figlia.
Ad un tratto, un'esclamazione del fattore fece sollevare
bruscamente il capo alla signorina Watkins.
Questa bestia insopportabile! diceva. Mi ha preso un
documento! Dada! Qui! Ridammelo subito!
E fece subito seguire a queste parole un torrente di ingiurie.
Ah! la bestia maledetta l'ha inghiottito! Un documento di
fondamentale importanza! La copia del decreto che permette i lavori
di scavo del mio Kopje! Ma intollerabile! Ma glielo far sputare,
dovessi strangolarla
J ohn Watkins, rosso per la collera, fuori di s, si era bruscamente
alzato. Correva dietro allo struzzo, che fece dapprima due o tre giri
nella sala e poi si slanci attraverso la finestra, che era a pianterreno.
Padre mio, disse Alice, desolata per questo nuovo misfatto
della sua favorita, calmatevi, ve ne prego! Ascoltatemi!
Finirete coll'ammalarvi!
Ma il furore del signor Watkins era al colmo. La fuga dello
struzzo aveva aumentato la sua esasperazione.
No, diceva con voce strozzata, veramente troppo.
Bisogna farla finita! Non posso rinunciare cos al pi importante
dei miei attestati di propriet! Le sta bene una palla nella testa!
Riavr il mio documento, o non sono pi io!
Alice lo segu in lagrime.
Ve ne supplico, padre mio, perdonate la povera bestia!
diceva. Questo documento poi tanto importante? Non se ne
pu ottenere una copia? Vorreste darmi il dispiacere di uccidere sotto
i miei occhi la povera Dada, per una colpa cos lieve?
Ma J ohn Watkins non ascoltava pi ragione, e guardava
dappertutto, cercando la sua vittima.
La vide infine, nell'attimo in cui essa si rifugiava dietro un lato
della casa di Cyprien Mr. Subito il fattore imbracciando il fucile la
prese di mira; ma Dada, come se avesse indovinato le cattive
intenzioni che erano tramate contro di lei, si affrett a nascondersi
dietro alla casa.
Aspetta! Aspetta! Sapr ben raggiungerti, maledetta
bestia! esclam J ohn Watkins dirigendosi verso di lei.
E Alice, sempre pi spaventata, continu a seguirlo per tentare
presso di lui un ultimo sforzo.
Giunsero cos tutti e due davanti alla casa del giovane ingegnere e
la aggirarono. Lo struzzo non c'era pi! Dada era invisibile! Eppure
era impossibile che fosse gi discesa dal monticello, perch la si
sarebbe vista intorno alla fattoria. Evidentemente doveva aver
cercato rifugio nella casa, attraverso una delle porte o delle finestre
che si aprivano sul lato posteriore.
Ecco quello che pens J ohn Watkins. Quindi s'affrett a tornare
sui suoi passi e a picchiare alla porta principale. Gli venne ad aprire
lo stesso Cyprien.
Signor Watkins? Signorina Watkins? Felice di vedervi!
disse, molto sorpreso di quella visita inattesa.
Il fattore, tutto ansante, gli spieg la cosa in poche parole, ma con
grande furore!
Ebbene, andiamo a cercare il colpevole! rispose Cyprien
facendo entrare J ohn Watkins e Alice in casa.
E vi garantisco che i conti saranno subito regolati! ripet il
fattore, che brandiva il suo fucile come un tomahawak.
Nello stesso tempo, uno sguardo supplichevole della fanciulla
disse a Cyprien tutto l'orrore che ella provava per l'esecuzione
progettata. Cosicch egli prese subito una risoluzione: decise di non
far trovare lo struzzo.
Li, grid in francese al cinese che stava entrando in quel
momento, penso che lo struzzo sia in camera tua. Spaventalo e
cerca di farlo fuggire nascostamente, mentre io conduco il signor
Watkins dalla parte opposta!
Disgraziatamente questo bel piano era sbagliato in partenza. Lo
struzzo si era rifugiato proprio in quella stanza nella quale
cominciarono le ricerche. Se ne stava l, facendosi piccino, la testa
nascosta sotto una sedia, ma con il corpo visibile come il sole in
pieno giorno.
Il signor Watkins si lanci su di esso.
Adesso farai i conti con me, gli disse.
Tuttavia, sebbene fosse furioso, si arrest un istante di fronte
all'enormit di quello che stava facendo: tirare un colpo di fucile, a
bruciapelo, in una casa che, provvisoriamente almeno, non era pi
sua.
Alice volse il capo piangendo per non vedere nulla di quella
scena.
Fu allora che la vista del suo profondo dolore sugger al giovane
ingegnere un'idea luminosa.
Signor Watkins, disse, a voi preme solo di riavere il
vostro documento, non vero? Ebbene, allora perfettamente
inutile uccidere Dada per recuperarlo! Basta aprirle lo stomaco, dove
il documento deve essere ancora intatto! Mi permettete di fare questa
operazione? Ho seguito un corso di zoologia al Museo, e credo che
me la caver bene in questo tipo di intervento chirurgico!
Sia che questa prospettiva di vivisezione placasse gli istinti di
vendetta del fattore, sia che la sua collera cominciasse a diminuire o
che fosse turbato suo malgrado anche lui dal sincero dispiacere di sua
figlia, fatto sta che si lasci piegare e acconsenti ad accettare questa
mezza misura.
Ma non intendo rinunciare al mio documento! dichiar.
Se non lo troveremo nello stomaco, lo cercheremo altrove! Lo voglio
a tutti i costi!
L'operazione non era cos facile a farsi come si sarebbe potuto
credere a prima vista, vedendo l'aria rassegnata della povera Dada.
Uno struzzo, anche di piccola taglia, dotato di una forza davvero
paurosa. Appena sfiorato dalla lama di quel chirurgo improvvisato, si
poteva essere sicuri che il paziente si sarebbe rivoltato, infuriato,
dibattendosi con rabbia. Quindi Li e Bardik furono chiamati per
assistere Cyprien in qualit di aiutanti.
Si stabil dapprima di attaccare saldamente lo struzzo. Per far ci
fu fatta incetta di tutte le corde di cui Li era grandemente provvisto in
camera sua. Poi, con un sistema di lacci e di nodi, alla povera Dada
furono legati le zampe e il becco mettendola nell'impossibilit di
opporre la minima resistenza.
Cyprien non si ferm qui. Per non ferire la sensibilit di Alice,
egli volle risparmiare qualsiasi sofferenza allo struzzo, di cui
avvilupp la testa in uno straccio bagnato di cloroformio.
Fatto questo, egli si dedic all'operazione, non senza una certa
inquietudine sulle conseguenze.
Alice, turbata da questi preparativi, pallida come una morta s'era
rifugiata nella camera vicina.
Cyprien cominci coll'esaminare il collo dell'animale per ben
riconoscere la posizione del ventricolo. Non era questa una cosa
difficile giacch tale ventricolo formava, nella parte superiore della
zona toracica, una massa considerevole, dura, resistente, che le dita
riconoscevano molto bene nel mezzo delle parti molli vicine.
Con l'aiuto di un temperino, la pelle del collo fu incisa con
precauzione. Era larga e floscia come quella di un tacchino, e coperta
di una lanuggine grigia, che si lasciava facilmente scostare. Questa
incisione non procur quasi nessuna perdita di sangue, e fu
diligentemente pulita con una pezzuola bagnata.
Cyprien riconobbe dapprima la posizione di due o tre arterie
importanti, ed ebbe cura di scostarle con dei piccoli uncinetti di fil di
ferro, che diede da tenere a Bardik. In seguito, egli incise un tessuto
bianco, madreperlaceo, che formava una vasta cavit al disopra delle
clavicole e fin ben presto col mettere a nudo il ventricolo dello
struzzo.
Possiamo immaginare un ventricolo di pollastro, quasi
centuplicato di volume, spessore e peso, e avremo un'idea abbastanza
esatta di quel serbatoio.
Il ventricolo di Dada si presentava sotto l'aspetto di una tasca
bruna, molto dilatata a causa degli alimenti e dei corpi estranei che il
vorace animale aveva inghiottito nella giornata e forse anche in
epoche anteriori. E bastava vedere quell'organo carnoso, poderoso,
sano, per capire che non c'era alcun pericolo ad affrontare la
conclusione dell'operazione.
Armato del coltello da caccia che Li gli aveva messo sotto le
mani, dopo averlo debitamente affilato, Cyprien oper in quella
massa un profondo taglio.
Eseguita questa incisione, era facile introdurre la mano fino nel
fondo del ventricolo.
Prima di tutto fu ritrovato e ripreso il documento che stava tanto a
cuore al signor Watkins. Era arrotolato a pallottola, un po' sciupato,
certamente, ma perfettamente intatto.
C' dell'altro, disse Cyprien che aveva ricacciata la mano
nella cavit, dalla quale lev, questa volta, una biglia d'avorio.
La biglia da rammendo della signorina Watkins! Quando si
pensi che sono cinque mesi che Dada l'ha inghiottita! Si vede che
non ha potuto passare dall'orificio inferiore!
Dopo aver dato la biglia a Bardik, riprese le ricerche, come un
archeologo avrebbe fatto fra i resti di un accampamento romano.
Un candeliere di rame! esclam stupefatto, togliendo quasi
subito dal ventricolo quell'oggetto, schiacciato, appiattito, ossidato,
ma ancora riconoscibile.
A questo punto le risa di Bardik e di Li divennero talmente
rumorose che Alice, rientrata nella stanza, non pot trattenersi dal
fare altrettanto.
Delle monete! Una chiave! Un pettine di corno!
riprese Cyprien, proseguendo il suo inventario.
Improvvisamente impallid. Le sue dita avevano toccato un
oggetto dalla forma eccezionale! No! Non poteva del resto avere
dubbi su di esso! Eppure non osava credere a una simile
combinazione!
Ritir la mano dalla cavit e fece vedere il nuovo Oggetto
trovato
Che grido proruppe dalla bocca di J ohn Watkins!
La Stella del Sud!
S! Il famoso diamante era stato ritrovato intatto, senza aver
perduto nulla del suo splendore, e scintillante, nella piena luce della
finestra, come una costellazione.
Solo, cosa strana che colp subito tutti gli astanti, aveva cambiato
colore.
Da nero come era prima, la Stella del Sud era divenuta rosa; di un
rosa bellissimo che quasi aumentava se pure era possibile la sua
limpidezza e il suo splendore.
Non credete che ci possa diminuire il suo prezzo? chiese
con impazienza il signor Watkins appena pot parlare poich la
sorpresa e la gioia gli avevano in un primo tempo mozzato il fiato.
Nemmeno per sogno! rispose Cyprien. , invece, una
rarit di pi, che mette questa pietra nella famiglia tanto pregiata dei
diamanti camaleonti. Decisamente non faceva freddo nel
ventricolo di Dada, poich di solito questi cambiamenti di tinta dei
diamanti colorati sono dovuti a una improvvisa variazione di
temperatura, da quel che risulta solitamente ai gruppi scientifici!
Ah! grazie al cielo, eccoti ritrovata, mia bellissima! ripeteva
il signor Watkins, stringendo il diamante nella mano, come per
accertarsi che non sognava. Tu mi hai procurato troppe pene,
ingrata stella, perch io ti lasci mai pi fuggire!
E la faceva brillare davanti agli occhi, e l'accarezzava con lo
sguardo e pareva che volesse inghiottirla, come aveva fatto Dada!
Frattanto Cyprien si era fatto dare da Bardik un ago e un filo e
aveva diligentemente ricucito il ventricolo dello struzzo; poi, dopo
aver richiuso nello stesso modo l'incisione del collo, liber l'animale
dai legami che lo avevano ridotto all'impotenza.
Dada, assai abbattuta, teneva la testa bassa e non pareva per nulla
disposta a fuggire.
Credete che ricuperer le forze, signor Cyprien? chiese
Alice, occupandosi, pi delle sofferenze della sua prediletta che della
riapparizione del diamante.
E come! rispose Cyprien. Pensate dunque che avrei
tentato l'operazione se non fossi stato sicuro dell'esito? No! Fra
tre giorni non ci sar pi traccia, e vi garantisco che fra non pi di
due ore Dada avr ripreso a riempire la curiosa tasca, che abbiamo
appena vuotato.
Rassicurata da questa promessa, Alice rivolse al giovane
ingegnere uno sguardo riconoscente, che lo ripag di tutte le sue
pene.
In quel momento il signor Watkins, essendosi finalmente convinto
di non essere vittima di un'allucinazione, e di aver ritrovato la sua
meravigliosa pietra, si allontan dalla finestra.
Signor Mr egli disse con tono maestoso e solenne, voi
mi avete reso un gran servigio e non so come potr ricompensarvene!
Il cuore di Cyprien si mise violentemente a battere.
Ricompensarlo! Ma il signor Watkins disponeva di un mezzo
facilissimo! Bastava che egli mantenesse la promessa di dare sua
figlia a chi gli riportava la Stella del Sud! In realt non era come se
lui l'avesse riportata dal remoto Transvaal?
Ecco quel che Cyprien pensava, ma era troppo fiero per esprimere
questo pensiero ad alta voce e, d'altra parte, non dubitava nemmeno
che il fattore se ne dimenticasse.
Tuttavia, J ohn Watkins non disse nulla a questo proposito e, fatto
segno alla figlia di seguirlo, lasci la casa e rientr nella sua
abitazione.
inutile dire che pochi istanti dopo, Matakit ricuper la sua
libert. Ma era mancato poco che il povero diavolo non pagasse con
la vita la golosit di Dada e l'aveva proprio sfuggita bella!
CAPITOLO XXIII
LA STATUA DEL COMMENDATORE
15
IL FELICE J ohn Watkins, ora il pi ricco fattore del Griqualand,
dopo aver dato un primo banchetto per festeggiare la nascita della
Stella del Sud, non pot naturalmente fare a meno di darne un
secondo per festeggiare la sua risurrezione. Per questa volta si
poteva star sicuri che sarebbero state prese maggiori precauzioni
perch il diamante non scomparisse e Dada non fu invitata alla
festa!
Nelle ore pomeridiane del giorno dopo il banchetto era giunto al
suo culmine!
Fin dal mattino, J ohn Watkins aveva riunito la maggiore e la
minore schiera dei suoi soliti convitati; aveva ordinato dai macellai
dei dintorni dei pezzi di carne, che sarebbero bastati a nutrire una
compagnia di fanti; aveva ammucchiato nelle dispense tutte le
vettovaglie, tutte le scatole di conserva e tutti i migliori vini e i
liquori pi squisiti che le cantine vicine avevano potuto fornirgli.
Fin dalle quattro, la tavola era imbandita nella gran sala, le
bottiglie erano schierate in bell'ordine sulla credenza, e tranci di bue
e di montone stavano arrostendo.
Alle sei giunsero gli invitati nei loro vestiti pi belli. Alle sette la
conversazione aveva raggiunto un tono cos alto, che nemmeno una
tromba avrebbe potuto dominare quel fracasso. C'era l Mathys
Pretorius, tornato tranquillo da quando non aveva pi da temere i
cattivi scherzi di Annibale Pantalacci; c'erano Thomas Steel,

15
Qui Verne allude al colpo di scena che chiude la commedia Il convitato di pietra
di Tirso de Molina ripresa da Molire con il titolo Don Giovanni o Il convitato di
pietra. La statua del Commendatore ucciso da Don Giovanni, invitata a cena per
scherno da lui, compare realmente al banchetto e, incarnazione della vendetta,
afferra il suo nemico trascinandolo all'inferno. (N.d.T.)
raggiante di forza e di salute, il sensale Nathan, dei fattori, dei
minatori, dei mercanti, dei commissari di polizia.
Cyprien, su preghiera di Alice, non aveva potuto rifiutare di
partecipare al banchetto, al quale la fanciulla doveva necessariamente
presenziare. Ma tutt'e due erano ben tristi, poich - era anche troppo
evidente - il cinquanta volte milionario signor Watkins non si
sognava minimamente di voler dare sua figlia ad un modesto
ingegnere che non sapeva neppure fabbricare i diamanti. Quel
grosso egoista trattava cos Cyprien, quantunque dovesse a lui la sua
enorme fortuna!
Il banchetto dunque proseguiva in mezzo all'entusiasmo non
contenuto dei convitati.
Davanti al felice fattore, - non pi dietro di lui, questa volta, - la
Stella del Sud, deposta sopra un cuscinetto di velluto blu, sotto la
doppia custodia di una gabbia di ferro e di una campana di cristallo,
scintillava al lume delle candele.
Gi si erano fatti dieci brindisi alla sua bellezza, alla sua
incomparabile limpidezza, al suo scintillio senza pari.
Faceva un caldo insopportabile.
Isolata e come chiusa in se stessa, nel mezzo del tumulto, la
signorina Watkins sembrava non accorgersi del frastuono intorno a
lei. Guardava Cyprien, non meno addolorato di lei, e tratteneva a
fatica le lagrime.
Tre colpi battuti con violenza alla porta della sala, interruppero
bruscamente il rumore delle discussioni e il tintinnio dei bicchieri.
Entrate! grid il signor Watkins con voce rauca.
Chiunque siate, arrivate al momento giusto, se avete sete!
La porta si apr.
La figura lunga e scarna di J acobus Vandergaart si drizz sulla
soglia.
Tutti i convitati si guardarono, sorpresi per questa apparizione
inaspettata. Si conoscevano bene in tutto il paese, i motivi
d'inimicizia che separavano i due vicini, J ohn Watkins e J acobus
Vandergaart per cui un sordo mormorio corse da un capo all'altro
della tavola. Tutti aspettavano qualche cosa di grave.
S'era fatto un profondo silenzio. Tutti gli sguardi erano rivolti
verso il vecchio lapidario dai capelli bianchi. Questi, in piedi, le
braccia incrociate, il cappello in testa, avvolto nel suo lungo abito
nero delle grandi occasioni, sembrava il simbolo della rivincita.
Il signor Watkins si sent colto da un vago terrore e da un fremito
segreto. Impallidiva sotto la tinta rossiccia che aveva impresso sulle
sue guance l'antico vizio del bere.
Tuttavia il fattore tent di reagire contro quel sentimento
inesplicabile, di cui non riusciva a rendersi conto.
Eh! Era davvero molto tempo, vicino Vandergaart, disse
rivolgendosi per primo a J acobus che non mi davate il piacere di
vedervi presso di me! Qual buon vento vi porta questa sera?
Il vento della giustizia, vicino Watkins, rispose freddamente
il vecchio. Vengo a dirvi che il diritto ha finalmente trionfato ed
riapparso dopo una eclissi di sette anni! Vengo ad annunciarvi che
l'ora della rivincita suonata, che rientro nel possesso dei miei beni e
che il Kopje, che ha sempre portato il mio nome, ora dalla legge
riconosciuto come mio, come non cess mai di essere mio di fronte
all'equit! J ohn Watkins, voi mi avete spogliato di quanto
m'apparteneva! Oggi la legge spoglia voi e vi comanda di
restituirmi ci che m'avete preso!
Se J ohn Watkins era stato colto da sgomento al primo momento
per l'improvvisa comparsa di J acobus Vandergaart e per il vago
pericolo che pareva annunciare, la sua natura sanguinosa e violenta
riprese il predominio di fronte ad un pericolo diretto e definito.
Quindi, dopo essersi rovesciato sullo schienale della seggiola, si
abbandon al riso nel modo pi sprezzante.
Il brav'uomo pazzo, disse, rivolgendosi ai convitati.
L'ho sempre detto che ha il cervello offeso! Ma a quanto pare, da
un po' di tempo a questa parte, la cosa diventata pi grave!
Tutti i convitati applaudirono a questa bravata. J acobus
Vandergaart non mut contegno.
Rider bene chi rider ultimo! riprese gravemente levando
di tasca una carta. J ohn Watkins, voi sapete che un giudizio
regolare, e definitivo, confermato in appello, che la regina medesima
non potrebbe mutare, vi ha assegnato in questo distretto i terreni
posti a occidente del venticinquesimo grado di longitudine est da
Greenwich, e ha assegnato a me quelli che si trovano a oriente di
questo meridiano?
Precisamente, mio caro sognatore! esclam J ohn Watkins.
Ed per questo che fareste molto meglio a andarvene a letto, se
siete ammalato, e non a venire a disturbare dei galantuomini che
stanno pranzando e che non devono nulla a nessuno.
J acobus Vandergaart aveva spiegato il foglio.
Ecco una dichiarazione egli riprese con voce pi dolce,
una dichiarazione del Comitato catastale, sottoscritta dal governatore
e registrata a Victoria l'altro giorno, che constata un errore pratico
introdotto sino ad ora in tutte le mappe del Griqualand. Questo
errore, commesso dai geometri incaricati dieci anni fa di eseguire la
misurazione del distretto i quali non tennero conto della declinazione
magnetica nella determinazione del vero nord, questo errore, dico,
rende difettose tutte le carte e tutte le mappe basate sui loro rilievi. In
seguito alla rettificazione che stata eseguita, il venticinquesimo
grado di longitudine si trova trasportato, sul nostro parallelo, a pi di
tre miglia verso occidente. Questa rettifica, oramai ufficiale, mi
rimette dunque in possesso del Kopje, di cui voi vi eravate
impadronito, giacch tutti i giureconsulti e il presidente del tribunale
in persona sono dell'avviso che il decreto pronunciato in vostro
favore non ha perso per nulla il suo valore! Ecco, J ohn Watkins, quel
che mi premeva di dirvi!
Sia che il fattore avesse compreso male, sia che preferisse
rifiutarsi sistematicamente di capire, egli tent ancora di rispondere
al vecchio lapidario con uno scoppio di risa sprezzanti.
Ma questa volta, il suo riso suonava falso e non sent l'eco dei suoi
commensali.
Tutti i testimoni di questa scena, stupefatti, tenevano gli occhi
fissi su J acobus Vandergaart e sembravano vivamente colpiti dalla
sua seriet, dalla sicurezza delle sue parole, dalla certezza
incrollabile che ispirava tutta la sua persona.
Il sensale Nathan, per primo, si fece interprete del sentimento
generale.
Ci che dice il signor Vandergaart non ha, a prima vista, nulla
di assurdo, egli osserv rivolgendosi a J ohn Watkins. Un
simile errore di longitudine pu benissimo esser stato commesso,
dopo tutto, e sarebbe meglio prima di pronunciarsi attendere delle
notizie pi complete.
Attendere delle notizie! esclam il signor Watkins, battendo
un gran pugno sul tavolo. Non so che farmene delle
informazioni! Sono io in casa mia, si o no? Ho ottenuto il possesso
del Kopje attraverso un giudizio definitivo di cui anche questo
vecchio coccodrillo riconosce la validit, si o no? Ebbene, che
m'importa del resto? se mi si vuol turbare nel pacifico possesso dei
miei beni, far quello che ho gi fatto, mi rivolger cio ai tribunali e
vedremo chi vincer la causa.
I tribunali hanno esaurito la loro azione, replic J acobus
Vandergaart con inesorabile calma. Tutto si riduce oramai ad una
questione di fatto: il venticinquesimo grado di longitudine passa o
non passa sulla linea che gli assegnata nei piani catastali? Ora
ufficialmente riconosciuto che c'era un errore su questo punto e la
conclusione inevitabile che il Kopje ritorna a me.
Cos dicendo J acobus Vandergaart mostrava il documento
ufficiale che teneva fra le mani, munito di tutti i bolli e timbri
necessari.
Il malessere di J ohn Watkins aumentava visibilmente. Si agitava
sulla propria sedia, tentava di sogghignare, ma vi riusciva a stento. I
suoi occhi caddero per caso, in quell'istante, sulla Stella del Sud.
Quella vista sembr restituirgli l'ottimismo che cominciava ad
abbandonarlo.
Quand'anche cos fosse, grid quand'anche dovessi
rinunciare contro ogni giustizia a questa propriet, che mi stata
legalmente assegnata e di cui godo in pace da ben sette anni, poco
importa dopo tutto! Non mi rimane forse di che consolarmi, anche
soltanto con questo unico gioiello, che posso portare con me nel
taschino del panciotto e mettere al riparo da ogni sorpresa?
un altro errore, J ohn Watkins, rispose J acobus
Vandergaart con tono reciso. La Stella del Sud oramai di mia
propriet, come tutti i prodotti del Kopje che si trovano nelle vostre
mani, come il mobilio di questa casa, come il vino di queste bottiglie,
come i cibi rimasti sui piatti! Tutto mio, qui, poich tutto
proviene dal furto che mi fu fatto! E non abbiate timore
aggiunse le mie precauzioni sono state prese!
J acobus Vandergaart batt un colpo con le lunghe e scarne mani.
Subito dei commissari di polizia, in uniforme nera comparvero
sulla soglia, immediatamente seguiti da un ufficiale giudiziario che
entr rapidamente e pose la mano sopra una sedia.
In nome della legge, egli disse sequestro
provvisoriamente tutti gli oggetti, in mobili e in valori, che si trovano
in questa casa!
Tutti s'erano alzati tranne J ohn Watkins. Il fattore, annientato,
riverso sul seggiolone di legno, pareva colpito dalla folgore.
Alice gli si era gettata al collo e cercava di riconfortarlo con dolci
parole.
Intanto J acobus Vandergaart non lo perdeva di vista. Lo guardava
pi con piet che con odio mentre sorvegliava la Stella del Sud, che
brillava pi radiosa che mai in mezzo a questa catastrofe.
Rovinato! Rovinato!
Queste sole parole poterono uscire dalle labbra tremanti del signor
Watkins.
In quel punto, Cyprien si alz e con voce grave:
Signor Watkins, disse, poich la vostra fortuna
minacciata da un disastro irreparabile, permettetemi di vedere in
questo fatto una possibilit di avvicinarmi alla signorina vostra
figlia! Ho l'onore di chiedervi la mano della signorina Alice
Watkins!
CAPITOLO XXIV
UNA STELLA CHE SVANISCE
LA DOMANDA del giovane ingegnere produsse l'effetto di un colpo
di scena. Per quanto scarsa fosse la sensibilit della loro natura
mezzo selvaggia, tutti i convitati di J ohn Watkins non poterono
trattenersi dall'applaudire rumorosamente. Tanto spirito di generosit
li aveva commossi.
Alice, gli occhi bassi, il cuore palpitante, l'unica forse che non si
fosse mostrata sorpresa della domanda del giovane, era rimasta
silenziosa accanto a suo padre.
Lo sventurato fattore, ancora accasciato per il terribile colpo che
gli era stato inflitto, aveva rialzato il capo. Invero egli conosceva
abbastanza Cyprien per essere sicuro che dandogli sua figlia, le
avrebbe assicurato contemporaneamente l'avvenire e insieme la
felicit; ma non voleva ancora, con un segno, render noto che non
aveva pi obiezioni al matrimonio.
Cyprien, un po' confuso per quel pubblico passo, a cui l'aveva
spinto l'ardore del suo amore, ne capiva lui stesso la stranezza, e
cominciava a rimproverarsi di non essere stato un po' pi padrone di
se stesso.
Durante questo imbarazzo generale, facile a capirsi, J acobus
Vandergaart fece un passo verso il fattore e gli disse:
J ohn Watkins, non voglio abusare della mia vittoria, dal
momento che io non sono di quelli che schiacciano sotto i piedi i
propri nemici vinti! Ho rivendicato il mio diritto, cosa che un uomo
d'onore deve sempre fare! Ma so, per esperienza, che vero quel che
diceva il mio avvocato cio che la giustizia rigorosa pu a volte
confinare con l'ingiustizia e non voglio far cadere su degli innocenti
il peso di colpe che non hanno commesso! E poi, io sono solo al
mondo e vicino alla tomba! A che mi servirebbero tante ricchezze, se
non mi fosse concesso dividerle? J ohn Watkins, se acconsentite ad
unire questi due figlioli, io li pregher di accettare, come dono
nuziale, questa Stella del Sud, che a me non servirebbe a nulla!
M'impegno, inoltre, di farli miei eredi, cercando cos di riparare il
torto involontario che io reco alla vostra dolce figliola!
Queste parole produssero fra gli astanti, quello che i rendiconti
parlamentari, chiamano un vivo movimento d'interesse e di
simpatia. Tutti gli sguardi si volsero verso J ohn Watkins. I suoi
occhi erano pieni di lagrime, che egli tentava di coprire con mano
tremante.
J acobus Vandergaart! esclam finalmente, incapace
ormai di contenere i sentimenti tumultuosi che l'agitavano. Voi
siete un brav'uomo, e vi vendicate nobilmente del male che vi ho
fatto, procurando la felicit di questi due ragazzi!
N Alice n Cyprien potevano rispondere, almeno a voce alta, ma
i loro sguardi parlavano per loro.
Il vecchio stese la mano al suo avversario, e il signor Watkins la
strinse con ardore.
Tutti i presenti avevano gli occhi umidi, persino un vecchio
commissario di polizia, dai capelli grigi, che pareva essere duro come
un biscotto di cento anni!
Quanto a J ohn Watkins, era realmente trasfigurato. Il suo aspetto
era ora benevolo e dolce cos come poco prima era cattivo. J acobus
Vandegaart aveva ripreso l'espressione a lui abituale, quella della
bont pi serena.
Dimentichiamo tutto, esclam e beviamo alla felicit di
questi figlioli, - seppure l'ufficiale giudiziario vuole permettercelo -
beviamo col vino che lui ha sequestrato!
Un ufficiale di polizia ha a volte il dovere di opporsi alla
vendita delle bevande sequestrate, rispose l'ufficiale sorridendo
ma non si mai opposto alla loro consumazione!
Dopo queste parole pronunciate allegramente, le bottiglie
circolarono e la pi sincera cordialit ricomparve nella sala.
J acobus Vandergaart, seduto alla destra di J ohn Watkins, faceva
con lui dei progetti per l'avvenire.
Venderemo tutto e seguiremo i ragazzi in Europa, diceva.
Vivremo vicino a loro in campagna, e passeremo ancora dei
giorni felici!
Alice e Cyprien, uno accanto all'altro, avevano avviato un
discorso a voce bassa, in francese, che doveva essere molto
interessante, a giudicare dal calore che ci mettevano.
Quel giorno faceva caldo come non mai. Un calore grave e
soffocante inaridiva le labbra sui bordi dei bicchieri e rendeva i
convitati quasi delle macchine elettriche, pronte a lanciar scintille.
Invano le finestre e le porte erano state lasciate aperte. Neppure un
piccolo soffio d'aria, faceva vacillare le fiamme delle candele.
Tutti capivano che non c'era che una conclusione possibile a una
simile pressione atmosferica: un uragano con accompagnamento di
tuoni e di piogge torrenziali che, nell'Africa australe, paiono la
fusione di tutte le forze della natura. Questo uragano era vivamente
atteso, era desiderato come un sollievo.
Poco dopo un lampo gett una luce verdastra sui volti e quasi
subito gli scoppi del tuono susseguendosi sulla pianura annunciarono
che il concerto stava per cominciare.
In quel punto, una raffica impetuosa facendo irruzione nella sala,
spense tutte le luci. Poi si aprirono le cateratte del cielo e il diluvio
ebbe inizio.
Avete inteso, subito dopo il primo tuono, un piccolo rumore
secco? chiese Thomas Steel, mentre ci si precipitava a chiudere le
finestre e a riaccendere le candele. Pareva un rumore che fa una
palla di vetro nello spezzarsi.
Tutti gli sguardi si volsero istintivamente verso la Stella del Sud
Il diamante era scomparso.
Tuttavia, n la gabbia di ferro, n la campana di vetro che lo
ricopriva avevano cambiato posto ed era chiaramente impossibile che
qualcuno l'avesse toccato.
Il fenomeno sembrava un miracolo.
Cyprien, che s'era prontamente fatto avanti aveva visto, sul
cuscinetto di velluto blu, al posto del diamante, un po' di polvere
grigia. Non pot trattenere un grido di sorpresa e in una parola spieg
cos'era successo.
La Stella del Sud scoppiata! disse.
Nel Griqualand tutti sanno che quella una malattia particolare
dei diamanti del paese. Non se ne parla volentieri poich questo
difetto diminuisce considerevolmente il loro valore; ma il fatto che,
in seguito a un'azione molecolare sconosciuta, le pietre pi preziose
scoppiano a volte come petardi. Non ne rimane in tal caso che un po'
di polvere, buona tutt'al pi per usi industriali.
Il giovane ingegnere era evidentemente molto pi interessato
dall'aspetto scientifico della cosa, che non dalla perdita enorme che
ne derivava per lui.
Quel che strano osserv in mezzo allo stupore generale,
non tanto che la gemma sia scoppiata in queste condizioni, ma
che abbia aspettato fino ad ora per accadere! Di solito, ci accade
molto prima, nei dieci giorni dopo il taglio, non vero, signor
Vandergaart?
verissimo ed la prima volta in vita mia che vedo un
diamante scoppiare tre mesi dopo il taglio! dichiar il vecchio con
un sospiro. Via! Era scritto che la Stella del Sud non dovesse
appartenere a nessuno! Quando penso che sarebbe bastato, per
impedire questo disastro, di coprire la pietra con un leggero strato di
grasso
Pensate? chiese Cyprien colla soddisfazione di un uomo che
ha sciolto una difficolt. In questo caso, tutto si spiega! La fragile
stella aveva trovato nel ventricolo di Dada questo strato protettivo ed
il motivo per cui si conservata fino ad ora. In verit, avrebbe fatto
molto meglio a scoppiare quattro mesi fa, e a risparmiarci tutta la
strada che abbiamo percorso attraverso il Transvaal!
In quella si vide J ohn Watkins agitarsi violentemente sulla
seggiola.
Come potete trattare cos leggermente un simile disastro?
sbott infine rosso di indignazione. State parlando tutti di questi
cinquanta milioni andati in fumo, come se si trattasse di una
sigaretta!
Ci che prova che noi siamo filosofi! rispose Cyprien.
Bisogna essere saggi quando la saggezza diventa necessaria.
Filosofi fin che volete! replic il fattore, ma cinquanta
milioni sono cinquanta milioni e non si trovano dietro l'angolo!
Ah! Vedete, J acobus, oggi voi mi avete reso un bel servigio, senza
pensarci. Io penso proprio che sarei rimasto di stucco se la Stella del
Sud fosse stata ancora mia!
Che volete? riprese Cyprien, guardando teneramente il volto
fresco di Alice seduta accanto a lui. Ho conquistato questa sera un
diamante cos prezioso, che non posso affliggermi per nessun genere
di perdita.
Cos fin, con un colpo di scena, degno della sua storia, cos breve
e cos agitata, la carriera del pi grosso diamante che il mondo abbia
visto.
Una simile fine avvalor non poco, come possiamo immaginare,
le opinioni superstiziose che correvano sul suo conto nel Griqualand.
Pi che mai i cafri e i minatori si confermarono nell'idea che i grossi
diamanti portassero sventura.
J acobus Vandergaart, che era fiero di averlo tagliato, e Cyprien,
che pensava di offrirlo al museo della Scuola Mineraria, provavano,
per questo inatteso dissolvimento, un dispetto maggiore di quanto
volessero confessare. Ma, in complesso, il mondo andava avanti lo
stesso, e non si poteva dire che per esso quella perdita fosse poi cos
grave.
Tuttavia il susseguirsi di tutti questi avvenimenti, le emozioni
dolorose, la perdita della sua fortuna seguita dalla perdita della Stella
del Sud, avevano molto provato J ohn Watkins. Si mise a letto, langu
per qualche giorno e poi spir. N le cure devote della figlia, n
quelle di Cyprien, n le forti esortazioni di J acobus Vandergaart, che
si era stabilito accanto al suo capezzale e passava il suo tempo a
cercare di infondergli coraggio valsero ad attenuare quel colpo
terribile. Invano, quel bravo vecchio lo intratteneva parlandogli dei
suoi progetti per l'avvenire, parlandogli del Kopje come di una
propriet comune, domandandogli la sua opinione sulle decisioni da
prendere e associandolo sempre ai suoi progetti. Il vecchio fattore era
ferito nel suo orgoglio, nella sua mania di essere il solo proprietario,
nel suo egoismo, in tutte le sue abitudini; egli si sentiva perduto.
Una sera, chiam vicino a s Alice e Cyprien, uni le loro mani e,
senza pronunciare una parola, tir l'ultimo respiro. Non era
sopravvissuto quindici giorni alla sua cara stella.
A dir la verit, pareva vi fosse una stretta relazione fra il destino
di quell'uomo e la sorte di quella strana pietra. O almeno, le
coincidenze erano tali e tante che confermarono, in certo qual modo,
pur senza giustificarle razionalmente, le superstizioni che circolavano
al riguardo nel Griqualand. La Stella del Sud aveva portato
sventura al suo proprietario, nel senso che la comparsa
dell'incomparabile gemma sulla scena del mondo aveva segnato il
declino del vecchio fattore.
Per, quello che le chiacchiere del campo non vedevano era che la
vera origine delle disgrazie di J ohn Watkins era. da far risalire ai vizi
stessi del fattore, vizi che portano, come una fatalit, alle delusioni e
alla rovina. Molte sventure in questo mondo vengono spesso
attribuite a una misteriosa fatalit, mentre, se ben si guarda, non
hanno che una causa: le azioni stesse di coloro che ne sopportano le
conseguenze! Certo ci sono parecchie sventure immeritate; ma c' un
numero ben maggiore di sventure rigorosamente logiche, e che
derivano, come la conclusione di un sillogismo, dalle premesse poste
dal soggetto. Se J ohn Watkins fosse stato meno attaccato al denaro,
se non avesse dato un'importanza esagerata quasi delittuosa a quei
piccoli cristalli di carbonio che si chiamano diamanti, la scoperta e la
scomparsa della Stella del Sud non l'avrebbero cos ferito - cos come
non avevano ferito Cyprien - e la sua salute fisica e morale non
sarebbe stata nelle mani di un simile incidente. Ma egli aveva messo
tutta la sua anima nei diamanti: per i diamanti doveva morire.
Qualche settimana dopo, il matrimonio di Cyprien Mr e d'Alice
Watkins venne celebrato modestamente, con grande gioia di tutti.
Alice era ora la moglie di Cyprien Che poteva chiedere di pi dalla
vita?
Il giovane d'altronde si trov pi ricco di quanto supponeva e di
quanto credeva lui stesso.
Dopo la scoperta della Stella del Sud, il suo claim senza che lui lo
sapesse aveva acquistato un valore straordinario. Durante il suo
viaggio nel Transvaal, Thomas Steel aveva proseguito i lavori, con
magnifici risultati cosicch piovvero le offerte per comperare la sua
parte del claim. Egli la vendette per pi di centomila franchi prima di
partire per l'Europa.
Alice e Cyprien non tardarono a lasciare il Griqualand per
ritornare in Francia; ma prima di partire vollero assicurare la sorte di
Li, di Bardik e di Matakit, opera buona, alla quale volle associarsi
J acobus Vandergaart.
Il vecchio lapidario vendette il Kopje a una compagnia diretta
dall'ex sensale Nathan. Concluso felicemente l'affare, egli raggiunse
in Francia i suoi figli adottivi i quali, grazie al lavoro di Cyprien, ai
suoi meriti riconosciuti, furono ricevuti con festosa accoglienza al
loro ritorno, dopo che si erano procurati gi tanta felicit.
Quanto a Thomas Steel, rientrato nel Lancashire con circa
ventimila sterline, si sposato, caccia la volpe come un gentiluomo e
beve tutte le sere la sua bottiglia di Porto; non potrebbe essere pi
felice.
Il Vandergaart-Kopje non ancora esaurito e continua a fornire
tutti gli anni, in media, la quinta parte dei diamanti esportati dal
Capo; ma nessun minatore ha pi avuto la buona o cattiva sorte di
trovare un'altra Stella del Sud!

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