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Marco Sgarbi

Kant e la mente ermeneutica*

Che cosa signica lespressione mente ermeneutica? In che senso una mente pu essere ermeneutica? Cosa ha a che fare lermeneutica con lidealismo trascendentale kantiano? Quale ruolo ha il modello della mente kantiano nei diversi approcci contemporanei della losoa della mente? In generale si pu dire che ermeneutica quella mente che capace di signicare le cose del mondo, ovvero di istituire relazioni e rapporti dotati di senso di ci che si ha esperienza. Questa provvisoria denizione porta con s due assunti teorici piuttosto importanti e di certo non condivisi da tutti gli epistemologi e gli ermeneuti contemporanei. Il primo assunto teorico riguarda il fatto che ci di cui si ha esperienza non ha di per s un valore puramente oggettivo, ovvero non ha un signicato senza la mente. Daltra parte lo stesso essere oggettivo delle cose sempre rispetto ed in relazione ad un essere soggettivo. Lessere soggettivo ci che fornisce signicato allessere oggettivo, e questultimo non pu essere senza il primo. Si badi bene, questo non signica che loggetto non sia, cio non abbia una consistenza ontologica al di fuori del soggetto, ma signica solamente che esso non ha un signicato, o almeno non ha un signicato determinato, senza il soggetto. Non messa in discussione la realt ontica delloggetto, bens la sua capacit di essere per noi. Inoltre questo non signica nemmeno riproporre il terzo dogma dellempirismo, ovvero la distinzione fra soggetto e oggetto, schema concettuale e contenuto, infatti lessere soggettivo e lessere oggettivo riguardano due aspetti, se si vuole due punti vista, dello stesso essere. Per lesperienza, anche rispetto ad un empirismo minimalista, appare innegabile dal punto di vista logico lesistenza di un essere soggettivo e di un essere oggettivo delle cose. Infatti lessere soggettivo e lessere oggettivo delle cose garantiscono da una parte che rispetto alla cosa si possano avere soggettivamente punti di vista differenti, daltra parte garantiscono anche che la cosa di cui si parla sia la stessa. Se poi lessere soggettivo della cosa riguar* A Maurizio Ferraris per il suo cinquantacinquesimo genetliaco.

da una semplice apparenza della cosa, cio il suo fenomeno, o il ci che della sua cosa, cio il noumeno, non ora materia di discussione. Limportante segnalare che lessere soggettivo e lessere oggettivo della cosa sono mantenuti anche in quegli approcci che vogliono scardinare il terzo dogma dellempirismo1. Il secondo assunto teorico riguarda il fatto che la mente non riceve passivamente il contenuto dellesperienza, ma che in un qualche modo esercita unattivit. Lattivit della mente proprio quella di signicare le cose, ovvero di far propria lesperienza, cio portare alla luce lessere soggettivo della cosa. Lessere soggettivo della cosa, tuttavia, si d alla mente, la quale appunto esperisce e signica che una cosa che c nel suo essere oggettivo al di l del suo essere soggettivo. Perci in un certo senso la mente riceve lesperienza e in questa ricezione la signica. Questo vuol dire che il momento della passivit e dellattivit della mente, cos come lessere soggettivo e lessere oggettivo, sono solo logicamente distinti, ma che in realt costituiscono un solo momento, che il momento dellesperienza per la mente ermeneutica. Sia passivit che attivit concorrono insieme al momento esperienziale per dare un senso a ci di cui si fa esperienza, che pu essere tanto un mondo esterno quanto un mondo interiore. Questi due assunti teorici, considerati dai pi vari punti di vista, conducono a diversi approcci losoci e svariate dottrine ermeneutico-epistemologiche. In questa sede interessano innanzitutto quelle teorie che si riferiscono direttamente alla losoa kantiana o a sue originali interpretazioni. Lobiettivo di questo articolo mostrare il contributo kantiano nellelaborazione di una teoria della mente ermeneutica e la sua relazione con la fondazione dellidealismo trascendentale. Per idealismo trascendentale si intende quella dottrina che afferma che la distinzione fra fenomeno e noumeno, non una distinzione fra due entit, apparenze e cose in s, ma piuttosto fra due distinti modi nei quali loggetto dellesperienza umana pu essere considerato. In particolare lidealismo trascendentale si occupa dellanalisi delle strutture trascendentali che sono le condizioni necessarie per la rappresentazione e lesperienza degli oggetti2. Un pilastro fondamentale della losoa kantiana e dellidealismo trascendentale senza dubbio la cosiddetta rivoluzione copernicana, secondo la quale non la mente che deve conformarsi agli oggetti, bens sono gli oggetti che devono regolarsi sulla mente stessa. Questa rivoluzione permette a Kant di
1. Lo stesso D. Davidson, tuttavia, che dichiarava la ne del terzo dogma dellempirismo e la ne del mito del soggettivo, ammetteva nei suoi scritti o la prevalenza dello schema concettuale o del contenuto. Per una prevalenza dello schema concettuale cfr. D. Davidson, On the Very Idea of Conceptual Scheme, in Proceedings and Addresses of the American Philosophical Association, 47 (1974), pp. 5-20; per una prevalenza della sensibilit cfr. D. Davidson, A Coherence Theory of Truth and Knowledge, in D. Henrich (hrsg.), Kant oder Hegel?, Klett-Cotta, Stuttgart 1981, pp. 423-438. 2. Questa tesi stata sostenuta principalmente da H.E. Allison, Kants Transcendental Idealism. An Interpretation and Defense, Yale University Press, New Haven 1983.

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condurre una serrata indagine su quelle strutture mentali a priori che governano la conoscenza degli oggetti. Ci non signica che Kant ammetta un tipo di conoscenza indipendente dallesperienza, bens semplicemente che non tutta la conoscenza deriva dallesperienza, sebbene tutta incomincia da questa. In questo senso Kant assai leibniziano nel rigettare il locus classico ripetuto da Locke nihil est in intellectu, quod non prius fuerit in sensu, aggiungendo, excipe: nisi intellectus ipse. Per Kant cos ogni conoscenza scaturisce da due sorgenti fondamentali dellanimo, la sensibilit o ricettivit delle intuizioni, e la spontaneit dellintelletto o dei concetti. Per mezzo della prima, un oggetto viene dato, per mezzo della seconda, loggetto viene pensato. Intuizioni e concetto cos vengono a costituire i due elementi fondamentali della conoscenza di modo che n i concetti senza unintuizione, n lintuizione senza concetti possano fornire una conoscenza, infatti: i pensieri, senza contenuto, sono vuoti; le intuizioni, senza concetti, sono cieche. La teoria kantiana della conoscenza cos esposta appare assai chiara ed evidente, tanto che non sembra bisognosa di ulteriori approfondimenti. Invece, non sembra ancora ben chiaro per gli studiosi e gli interpreti di Kant quale sia leffettivo ruolo della mente nei confronti dellesperienza. In generale possibile dire che la mente riceve e signica lesperienza o attraverso delle strutture che sono presenti in essa, cio nel caso kantiano appena menzionato attraverso i concetti puri dellintelletto, o signica indipendentemente e liberamente da ogni sua struttura, ma non questo il caso esposto nella Kritik der reinen Vernunft. Entrambe le teorie recano con s numerosi problemi. In primo luogo se la mente signica attraverso concetti, sorge la questione di capire se questi concetti siano qualcosa che essa ha in modo innato, cio se questi concetti siano determinati e siano cos una volta per tutte, o se questi concetti siano qualcosa che si acquisisce nel tempo con lesercizio della mente. Se i concetti sono innati poi sorgono almeno due ordini di problemi. Il primo problema giusticare come sia possibile che in tempi diversi la mente signichi le esperienze in modo diverso. Basti pensare a come vengono signicate differentemente le nuove esperienze da bambini e da adulti. Il secondo problema stabilire se i concetti sono privati o comuni, cio se appartengono congenitamente ad una determinata mente o appartengono a tutte le menti, cio sono uguali per tutti gli esseri dotati di una mente. Se appartengono congenitamente solo ad una determinata mente poi sorge il problema di come condividere, anche solo linguisticamente, le esperienze: lesperienza diventerebbe un fatto totalmente privato. Se, invece, appartengono a tutte le menti bisogna spiegare come sia possibile che rispetto alle stesse cose e agli stessi eventi si hanno esperienze differenti. Fortunatamente, in relazione a Kant, tutti questi problemi sembrano svanire perch i concetti puri dellintelletto non sono assolutamente qualcosa di innato, ma sono delle disposizioni originarie, degli abiti, che si acquisiscono con il tempo e che nella loro acquisizione sono soggettivi, cio un abito pu essere pi o meno sviluppato in una mente rispetto ad unaltra, ma nel loro uso reale 236

garantiscono validit e universalit3. Questo sicuramente un cardine fondamentale della dottrina epistemologica kantiana esposta nella Kritik der reinen Vernunft. Il grande problema degli interpreti kantiani, tuttavia, rimane quello di capire in che modo i concetti della mente determinano lesperienza del mondo. Una soluzione stata proposta da John H. McDowell in Mind and World. McDowell afferma che ogni esperienza costituita congiuntamente dalla ricettivit della sensibilit e dalla spontaneit, cio che queste due facolt della mente non agiscono mai separatamente, ma le capacit concettuali sono gi utilizzate nella ricettivit4. Questo signica che lesperienza ha gi da s un contenuto concettuale5, e che non c nulla dellesperienza al di fuori di ci che compreso attraverso concetti. Dunque per McDowell le impressioni del mondo sui sensi sono gi intrinsecamente dotate di contenuto concettuale6. Laspetto interessante dellinterpretazione di McDowell della teoria kantiana che la realt viene identicata con tutto ci che concettuale7, tanto che la famosa frase, ci che razionale, reale; e ci che reale, razionale8, sarebbe meglio applicata al losofo di Knigsberg che al suo ideatore Georg Wilhelm Friedrich Hegel. McDowell esplicito su ci: siamo lasciati in una visione in cui la realt non localizzata allesterno dei conni di ci che il concettuale racchiude9. McDowell si impegna perci a difendere la tesi che non esiste un contenuto che non sia in un qualche modo concettuale: ogni sensazione concettualizzata perch ogni esperienza costituita da sensibilit e spontaneit. Il problema dellanalisi del pensiero kantiano di McDowell che si riferisce solo alla dottrina kantiana della Kritik der reinen Vernunft, dove effettivamente sembra che ogni esperienza sia sempre strutturata dai concetti dellintelletto e dalla sua spontaneit. Se le cose stessero cos come le presenta McDowell si dovrebbe concludere che ogni esperienza, nonostante lessere soggettivo che essa implica, sia scienza. Il mondo non potrebbe essere diversamente da cos come i concetti lo apprendono e lo spiegano, e ogni esperienza diventerebbe esperienza concettuale. Ma proprio vero che ogni esperienza scienza? proprio vero che la mente kantiana innanzitutto una mente epistemologica? E se cos fosse quale spazio rimarrebbe allermeneutica? Uno dei punti deboli dellinterpretazione di McDowell consiste nel fatto che la spontaneit non una caratteristica fondamentale solo dellintelletto, ma lo anche del Giudizio (Urteilskraft) e della ragione. McDowell tenta di ovviare il problema in vari luoghi proponendo una sostanziale identicazione fra in3. Mi permetto di rinviare al mio La Kritik der reinen Vernunft nel contesto della tradizione aristotelica, Olms, Hildesheim 2010, pp. 176-185. 4. Cfr. J. McDowell, Mind and World, Harvard University Press, Harvard 1994, pp. 9, 11, 24. 5. Cfr. Ivi, p. 10. 6. Cfr. Ivi, p. 18. 7. Cfr. Ivi, p. 41. 8. G.W.F. Hegel, Grundlinien der Philosophie des Rechts, Nicolai, Berlin 1820, p. XIX. 9. J. McDowell, Mind and World, cit., p. 44.

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telletto e ragione, ma in Kant intelletto e ragione sono due facolt ben distinte luna dallaltra con conni e limiti ben diversi. La mente di Kant non si riduce al mero intelletto, cio ad una mente epistemologica, e soprattutto la spontaneit non opera solo attraverso concetti. Anzi, la vera spontaneit per Kant non quella dellintelletto che vincolato sia ai suoi stessi concetti che al mondo esterno, bens quella libera da ogni vincolo concettuale, quella che o produce da s i suoi concetti (ragione pratica) o quella che valuta senza concetti (o con concetti indeterminati) nel libro gioco delle facolt conoscitive (Urteilskraft). Inoltre, se la spontaneit dellintelletto fosse lunica, e ci fosse cos realmente coincidenza fra esperienza e conoscenza scientica, non si potrebbe dare ragione della famosa frase kantiana secondo cui tutta la nostra conoscenza comincia dallesperienza10. Che bisogno ci sarebbe di distinguere la conoscenza dallesperienza, se queste non fossero realmente due cose distinte? E visto che ogni conoscenza implica un coinvolgimento fra sensazioni e concetti, bisogna supporre che almeno in parte lesperienza non sia determinata concettualmente, cio che vi sia unesperienza concettuale e unesperienza non concettuale. vero per che in molti luoghi della Kritik der reinen Vernunft e dei Prolegomena, Kant sembra sottointendere lidentit fra esperienza e conoscenza. Tuttavia, proprio in uno di questi luoghi, cio nei Prolegomena, Kant ammette la possibilit di giudizi della percezione a-concettuali o senza concetti determinati11. Non tutti i giudizi empirici, cio quei giudizi che hanno il loro fondamento nella percezione, sono giudizi di esperienza, ma solo quelli che oltre allelemento empirico aggiungono i concetti puri dellintelletto. Sembra cos confermata lipotesi secondo cui per Kant i giudizi di esperienza coincidono con i giudizi conoscitivi. I giudizi empirici non concettuali hanno un semplice valore soggettivo e sono anche chiamati giudizi della percezione (Wahrnemungsurteile) e necessitano semplicemente di un collegamento logico della percezione in un soggetto pensante. Fanno parte di questo tipo di giudizi della percezione i cosiddetti giudizi estetici. interessante notare come proprio nei Prolegomena Kant afferma che tutti i giudizi inizialmente sono sempre giudizi della percezione12. Ci signica che anche i giudizi dellesperienza prima ancora di essere tali, cio prima di essere concettualizzati, sono giudizi della percezione e questo non fa nientaltro che ribadire la possibilit di un esperire, o se si vuole percepire, senza concetti. Contro unidenticazione fra esperienza e conoscenza la posizione ermeneutico-ontologica di Maurizio Ferraris13, che aiuta ad illuminare meglio la posizione kantiana, pi di quanto egli sia disposto ad ammettere. Ferraris, come McDowell, afferma che per Kant il reale solo ci che oggetto della sica, dove per sica intende quella conoscenza scientica fondata sui concetti puri dellintelletto14. Per Ferraris, gli schemi kantiani determinano lesperienza in
10. KGS, III, B 1. 11. Cfr. KGS, V, p. 297. 12. Cfr. KGS, V, p. 298. 13. Cfr. M. Ferraris, Il mondo esterno, Bompiani, Milano 2001, p. 21. 14. Ivi, pp. 29-30.

modo tale che essa non pu che divenire scienza. In reazione a questo supposto livellamento dellesperienza alla scienza, Ferraris elabora una concezione estremamente originale che aiuta a comprendere ancor meglio la posizione kantiana: ci sono moltissime zone della nostra esperienza che rimangono, spesso per sempre non concettualizzate, pur risultando di principio concettualizzabili e senza perci apparire chimeriche: se mi muovo, apro una scatola [] non sto compiendo esperienze concettuali15. In primo luogo quello che vuole affermare Ferraris che si fanno esperienze che non sono concettuali, ribadendo cos la distinzione fra esperienza e scienza. Laspetto interessante per che queste esperienze non concettualizzate sono di principio concettualizzabili. Cosa vuol dire questo? Che tutta lesperienza pu divenire scienza? Se cos fosse si cadrebbe nuovamente nellerrore imputato a Kant, cio di progettare lesperienza in vista della scienza. Secondo Ferraris la concettualizzazione avverrebbe se mi si domandasse che cosa sto facendo, e, allora si tratterebbe altres di appurare se ho ragione o torto, ossia se la mia descrizione risulta scientificamente accurata16. Da questa affermazione emergono importanti spunti di riessione. Il primo spunto che per vericare se una cosa sia corretta, o no, necessaria una spiegazione scientica. Tuttavia, si potrebbe obiettare che per sapere di aver sbattuto la testa non serve una spiegazione scientica e che forse basterebbe un giudizio di percezione. Il secondo spunto che la concettualizzazione avviene quando si domanda il che cosa . Allopposto della domanda sul che cosa , rispetto agli oggetti non concettualizzati, si dovrebbe porre, secondo Ferraris, la domanda sul che cosa c. Ci che sta a cuore a Ferraris sostanzialmente una reale distinzione fra ontologia ed epistemologia. Il problema per capire se possibile scindere la domanda del che cosa dal che cosa c. Se si sbatte la testa contro il muro si sa che si sbattuto contro qualcosa, cio che qualcosa c, ma non si sa che si sbattuta la testa proprio contro il muro. In questo senso la questione ontologica sul che cosa c non dice nulla o propriamente insignicante dal punto di vista ermeneutico se non accompagnata dalla domanda sul che cosa : infatti non si potrebbe nemmeno fare lelenco delle cose che ci sono. Certo si pu immaginare che tutto sia costituito da particelle, come fanno alcuni ontologi analitici, e che quindi tutto quello che c sono solo particelle, ma in questo caso linformazione sarebbe davvero scarsa e difcilmente spiegherebbe perch si percepisce tanta differenza, nel momento in cui si esperisce, a sbattere la testa contro un muro o contro un materasso. Anche ammettendo che le particelle siano disposte in modo diverso in un tavolo o in un muro, dovrei spiegare il perch sono disposte diversamente e perch hanno proprio quella forma e non unaltra, altrimenti non potrei dire che c un muro anzich un tavolo. Daltra parte non posso dire c un tavolo, c un muro, senza sapere cosa siano sono i tavoli e i muri. Ma questo signica effettivamente concettualizzare? Signica veramente dare una risposta scientica?
15. Ivi, p. 100. 16. Ibidem.

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I punti di vista di McDowell e di Ferraris, sebbene opposti, convergono nellaffermazione che la mente di Kant sarebbe meramente epistemologica e il suo approccio losoco sarebbe una sorta di newtonismo della mente: McDowell crede che questo sia lapproccio fondamentale per dare ragione dellesperienza, Ferraris, invece, crede che questo approccio sia riduttivo e che lesperienza non sia necessariamente scienza17. Ferraris ha kantianamente ragione, soprattutto se si prendono in considerazione alcuni passi importanti della Kritik der reinen Vernunft e li si mettono in relazione Kritik der Urteilskraft. Attraverso una rilettura di queste dottrine possibile affermare che Kant proponga una vera e propria teoria della mente ermeneutica, che racchiude in s la teoria della mente epistemologica, ma che non esaurita in essa. La teoria kantiana della conoscenza alla domanda che cosa non risponde necessariamente con una descrizione scientica, cio attraverso lutilizzo dei concetti. Infatti, come si visto attraverso i giudizi della percezione non solo si determina che qualcosa c, ma si sa anche che cosa , almeno per il soggetto in un determinato spazio e in un determinato tempo: questo tutto ci che serve a Kant per avere un minimum di esperienza che non sia scienza. Cio c un livello di signicazione non scientica che entra in atto rispetto ad oggetti singolari e che riguarda direttamente il soggetto. In questo senso va interpretato il famoso esempio del selvaggio che vede una casa, ma non sa che una casa18. Il selvaggio ha davanti agli occhi la rappresentazione di un oggetto (la casa) che non sa riconoscere come casa e che corrisponde alla medesima rappresentazione che ha un uomo che conosce (scienticamente) la casa come abitazione. Questo non vuol dire che loggetto non conosciuto non abbia alcun signicato. Anzi proprio in questa situazione di vuoto signicazionale che la mente kantiana si fa effettivamente ermeneutica, cio pu esercitare compiutamente la facolt di dare signicati e istituire relazioni di senso. proprio in questo contesto che la rivoluzione copernicana ha pi effetto e lidealismo trascendentale acquista vero signicato. Infatti, loggetto trascendentale compreso nella sua totale a-priorit e trascendentalit prima di ogni intervento categoriale che gi in un qualche modo lo determina. Lobbiettivo dellidealismo trascendentale di Kant elaborare quella logica che possa stabilire a priori i modi di signicazione dellesperienza e fare in modo che i signicati attribuiti allesperienza non siano solo per un soggetto, ma che valgano per tutti i soggetti. Nella Kritik der reinen Vernunft la trans-oggettivit degli oggetti era in un certo senso garantita dalle categorie, le quali conducevano ad una conoscenza (scientica) condivisibile, cio ad una Weltanschauung comune a tutti i soggetti razionali dotati di un intelletto ben formato. Questo tipo di trans-oggettivit per trasforma ogni esperienza in scienza. Nelle due successive Kritiken, la
17. Questi due approcci sono legittimati da diverse affermazioni kantiane e anche in un certo senso dalle posizioni del neo-kantismo, in particolare quella di Hermann Cohen, che partono proprio da questa concezione dellesperienza kantiana per elaborare i propri sistemi losoci. 18. KGS, IX, p. 33.

trans-oggettivit o universalit non pi garantita dalle categorie, ma dal fatto di poter assumere come condivisibile il proprio punto di vista anche per altri soggetti: ci che si instaura una sorta di olismo semantico. Ad esempio nella Kritik der praktischen Vernunft si stabilisce la regola che prescrive di agire in modo tale che la massima della propria volont possa sempre valere in ogni tempo come principio di una legislazione universale19. Si tratta per Kant di agire come se la massima di una volont singola (la propria) valga per tutti gli uomini, cio unazione morale compiuta da un soggetto tale se e solo se pu essere considerata morale da tutti gli esseri razionali. Nella Kritik der Urteilskraft, invece, la deduzione dei giudizi di gusto fondata proprio sul fatto che essi possano valere non solo per il soggetto singolo per tutti gli uomini dotati di senso comune. La trans-oggettivit in generale fondata perci su pratiche comuni morali o estetiche, che si possono anche pi generalmente chiamare semantiche, ma non concettuali. Dare signicati intenzionati alle azioni, alle opere darte, cos come anche alla natura, coinvolge un tipo di attivit, linterpretazione, che non coincide con una spiegazione che porta ad una conoscenza scientica degli oggetti. Daltra parte una spiegazione propriamente non fornisce signicati, ma tenta di dare una descrizione degli oggetti o degli eventi tramite una struttura semantica gi denita che nel caso di Kant coincide con quella categoriale. Linterpretazione , invece, lunica pratica capace di signicare veramente senza alcuna pre-struttura semantica. Se di interpretazione che Kant parla, allora si pu veramente parlare di una mente ermeneutica, la quale opera senza concetti. Sebbene Kant non elabori esplicitamente una teoria dellinterpretazione, possibile affermare che lindagine kantiana, volta a ricercare i limiti dellintelletto umano, determini alla ne la necessit di una teoria dellinterpretazione per comprendere la coerenza e il signicato dellesperienza20. Tale teoria dellinterpretazione muove verso una prospettiva olistica della considerazione della natura rispetto alla teoria elaborata nella Kritik der reinen Vernunft. Non che non si possa parlare di interpretazione anche per le dottrine sviluppate nella Kritik der reinen Vernunft, infatti, ogni losoa che richiede la mediazione di ci che direttamente o indirettamente accessibile allesperienza richiede un processo ermeneutico21. Tuttavia, nella Kritik der reinen Vernunft Kant fornisce una rigida e ssa lettura della natura dal punto di vista scientico quasi come se i soggetti coinvolti dellesperienza non ci fossero, la cosiddetta view from nowhere22. Al contrario, lestetica kantiana contribuisce a unermeneutica nella quale la prospettiva trascendentale non pi concepita come esclusivamente fondante per le scienze della natura, ma orientativa per la totalit del soggetto umano nel mondo23.
19. Cfr. KGS, V, p. 30. 20. Cfr. R.A. Makkreel, Imagination and interpretation in Kant. The Hermeneutical Import of the Critique of Judgment, The University of Chicago Press, Chicago 1990, p. 1. 21. Cfr. Ivi, p. 2. 22. Cfr. T. Nagel, The View from Nowhere, Oxford University Press, Oxford 1989. 23. Cfr. R.A. Makkreel, Imagination and interpretation in Kant, cit., p. 2.

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Linterpretazione deve perci essere distinta da una semplice lettura della natura: laddove la lettura della natura procede architettonicamente sulla base di regole sse, linterpretazione procede sulla base di linee guida che sono rivedibili e indeterminate. La grande differenza tra una visione scientica del mondo, proposta nella Kritik der reinen Vernunft, e una visione ermeneutica del mondo, proposta nella Kritik der Urteilskraft, sta quindi nel fatto che lermeneutica propone pi visioni del mondo, e non un caso che lespressione visione del mondo venga coniata in ambito losoco per la prima volta propria nella terza Critica kantiana. La teoria dellinterpretazione kantiana diviene cos genuinamente ermeneutica e olistica perch le parti di un tutto dato sono utilizzate per arricchire e specicare la comprensione iniziale di esso ed inoltre esse istituiscono signicati quando manca una diretta connessione concettuale24. Alla base della teoria dellinterpretazione sta per Kant la funzione di qualsiasi signicazione slegata da concetti o da vincoli concettuali: la schematizzazione senza concetto. Prima di denire lattivit specica della schematizzazione senza concetto, necessario delineare la funzione della schematizzazione e del suo funzionamento per capire in che senso il soggetto possa fornire delle autentiche interpretazioni. Il fatto che lo schematismo sia la funzione signicante per eccellenza si riscontra in Kant gi a partire dalla Kritik der reinen Vernunft dove loggetto percepito era posto in relazione con i concetti: gli schemi dei concetti puri dellintelletto sono le vere e le uniche condizioni per procurare ai concetti un rapporto con gli oggetti, quindi un signicato25. Senza la funzione schematizzatrice dellimmaginazione i concetti sarebbero privi di signicato. particolarmente interessante la direzione verso cui si stabilisce questo rapporto, cio lo schematismo che signica, non i concetti. Le categorie sono qualcosa che si aggiunge per dare un signicato determinato agli oggetti percepiti, ma non per dare un signicato in generale, che , come si visto, una funzione che compete semplicemente allo schematismo. La funzione schematizzatrice cos come viene articolata nella Kritik der reinen Vernunft assegna signicati oggettivi alle categorie come parte di una lettura ssa e generale della natura, cio gli schemi possono essere considerati come regole semantiche che determinano la conformit delloggetto alle categorie specicando i suoi possibili predicati empirici26. Gli oggetti, tuttavia, non sono esclusivamente in conformit alle categorie dellintelletto, altrimenti ogni percezione dovrebbe diventare, come si detto, conoscenza. Gli oggetti possono essere dotati di signicato indipendentemente dai concetti dellintelletto attraverso la schematizzazione senza concetti della Kritik der Urteilskraft.
24. Cfr. Ivi, p. 5. 25. KGS, III, A 145-6/B 185. 26. Cfr. R.A. Makkreel, Imagination and Interpretation in Kant. The Hermeneutical Import of the Critique of Judgment, cit., p. 41; R. Butts, Kants Schemata as Semantical Rules, in L.W. Beck, Kant. Studies Today, Open Court, La Salle 1969, pp. 290-300.

Kant tematizza il problema della schematizzazione nel 35 della Kritik der Urteilskraft27. Per Kant il giudizio di gusto non ha a fondamento alcun concetto delloggetto percepito, quindi lattivit del lUrteilskraft non pu consistere nel sussumere, attraverso limmaginazione, lintuizione sotto le categorie. In questo senso limmaginazione originariamente spontanea, cio libera trascendentalmente di attribuire signicati agli oggetti che vengono percepiti: schematizza senza concetto28. Kant spiega poi che schematizzare senza concetto ovviamente non pu consistere nella sussunzione delle intuizioni sotto le categorie, ma consiste piuttosto nella sussunzione dellimmaginazione sotto lintelletto. Questo tipo di sussunzione non nientaltro che il libero accordo delle facolt conoscitive fra loro che stato introdotto da Kant nella Zweite Einleitung. Nel IV della Zweite Einleitung dedicato allanalisi dellaUrteilskraft come facolt legislativa a priori Kant spiega che siccome le leggi universali della natura analizzate nella Kritik der reinen Vernunft hanno fondamento solo nellintelletto che le prescrive alla natura stessa, le leggi empiriche particolari trattate nella Kritik der Urteilskraft, rispetto a ci che rimasto indeterminato dalle leggi universali devono essere considerate come se appartenessero anche ad un intelletto, sebbene non un intelletto umano, che le avesse date a vantaggio della facolt conoscitiva per costituire un sistema completo dellesperienza secondo leggi particolari della natura. La natura viene rappresentata dal concetto di conformit a scopi (Zweckmssigkeit) come se un intelletto contenesse il fondamento dellunit del molteplice delle sue leggi empiriche29. Tale concetto rappresenta lunico modo in cui si deve procedere nella riessione sugli oggetti della natura con lintento di avere unesperienza che sia coerentemente connessa in modo completo, infatti esso a partire da percezioni date di una natura che contiene una innita molteplicit di leggi empiriche, permette unesperienza coerente degli oggetti. Questa conformit a scopi non deve essere letta n come una nalit, n come un teleologismo e nemmeno come una strumentalit, ma semplicemente nel senso che in ogni esperienza il soggetto intenzionato verso loggetto rispetto a particolari aspettative di senso che loggetto stesso potrebbe fornire. In questo senso limmaginazione per mezzo della schematizzazione senza concetto signica gli oggetti come se il senso di questi fosse stato pre-determinato a priori attraverso lintelletto, in modo tale che lesperienza di ogni singolo soggetto possa essere rispetto le aspettative di senso di un oggetto valida per ogni soggetto. Questo signica che quando si interpreta attraverso la reektierende Urteilskraft per Kant si suppone che questa interpretazione possa essere non solo privata, ma anche condivisa da tutti gli esseri razionali che intenzionano rispetto ai medesimi oggetti particolari e rispetto alle innite leggi empiriche: ci che si presuppone e si pretende il consenso sul27. Cfr. KGS, V, p. 287. 28. Inoltre nel 49 Kant chiaro nellaffermare che limmaginazione libera collegata solo con una molteplicit di rappresentazioni parziali che non potranno mai essere concettualizzate in un concetto determinato, ma che rimandano a un concetto ineffabile. Cfr. KGS, V, p. 316. 29. Cfr. KGS, V, pp. 179-180.

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linterpretazione. questo un aspetto fondamentale della mente ermeneutica che Kant sviluppa nel tentativo di dare ragione dellesperienza. Gi a partire dalla Kritik der reinen Vernunft, anche se spesso si tende a dimenticarlo, Kant aveva affermato che qualora non fosse possibile stabilire a priori, attraverso il criterio intrinseco dei concetti puri dellintelletto, luniversalit e la verit rispetto alloggetto dellesperienza, sarebbe stato comunque possibile fare appello ad un criterio estrinseco30. Tale criterio estrinseco per il quale si stabilisce la verit e quindi luniversalit rispetto alloggetto dellesperienza determinato dallaccordo dei giudizi di tutti gli intelletti, cio nella possibilit di comunicarlo e nel trovarlo valido per la ragione di ogni uomo: in tal caso, infatti, per lo meno si presume che il principio dellaccordo di tutti i giudizi, nonostante la diversit dei soggetti fra di loro, si baser su un fondamento comune, cio sulloggetto, con il quale concorderanno dunque tutti i giudizi, dimostrando con ci la verit31. Il fatto che la produzione della Weltanschauung condotta attraverso i mezzi euristici della logica della mente ermeneutica non sia arbitraria garantito per Kant dalla necessit di un accordo fra i vari intelletti. In questo senso anche nelle interpretazioni possibile stabilire un criterio di verit che permette di signicare in modo corretto, senza concetti, le cose del mondo. Posti questi elementi possibile affermare che lidealismo trascendentale kantiano ha come obiettivo trovare quelle strutture e quelle leggi a priori della mente che permettono la fondazione di unautentica ermeneutica che riesca a dare un signicato allesperienza, indipendentemente o in aggiunta ad una descrizione scientica della natura. Presentare la mente kantiana come una mente prevalentemente epistemologica, cio fondante rispetto le scienze della natura, signica tradire loriginale intento dellidealismo trascendentale kantiano che vuole essere una teoria generale dellesperienza intesa nella sua totalit alla cui base sta una teoria della mente ermeneutica.

30. KGS, III, A 820/B 848. 31. KGS, III, A 821/B 849.

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