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anno I, numero 1 gennaio-giugno 2012

Geografie del potere.

Spazio ed eterotopie a partire da Michel Foucault


Ph. Sabot Linguaggio, societ, corpo. Utopie ed eterotopie in Michel Foucault S. Luce Lo spazio. Tra metafora, sicit e disseminazione A. Lodeserto Lo spessore del limite. Nuove eterotopie tra spazi pubblici e spazi privati G. Brausch Logiche del potere e logiche spaziali in Michel Foucault V. Cremonesini Citt e potere. Lo spazio urbano come organizzazione biopolitica M. Verherve Cominciare a capire come e no a dove sarebbe possibile pensare lo spazio altrimenti L. Oesch La governamentalit dello spazio dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali ad Amman O. Razac La sorveglianza elettronica: lutopia panoptica rinnovata Urbain, trop urbain Il dispositivo di Shanghai. Una lettura del Loto Blu di Herg

Saggi
D. Fernndez Agis Foucault e Derrida, due modi di analizzare la trama del potere D. Melegari La politica nel regno illimitato del limite A. Policante Foucault e le Streghe
ISSN in attesa di assegnazione www.materialifoucaultiani.org

materiali foucaultiani
peer reviewed

DIREZIONE & REDAZIONE

Laura Cremonesi, Orazio Irrera, Daniele Lorenzini , Martina Tazzioli

COMITATO SCIENTIFICO

Philippe Artires, tienne Balibar, Jean-Franois Bert, Alain Brossat, Judith Butler, Edgardo Castro, Sandro Chignola, Pierre Dardot, Arnold I. Davidson, Mitchell Dean, Didier Fassin, Domingo Fernndez Agis, Colin Gordon, Frdric Gros, David Halperin, Jonathan X. Inda, Bruno Karsenti, Christian Laval, Olivier Le Cour Grandmaison, Boyan Manchev, Manuel Mauer, Achille Mbembe, Sandro Mezzadra, Brett Neilson, Peter Nyers, Johanna Oksala, Aihwa Ong, Micheal A. Peters, Mathieu Potte-Bonneville, Jacques Rancire, Judith Revel, Michel Senellart, Jon Solomon, Vincenzo Sorrentino, William Walters, Robert J.C. Young

Si ringrazia il Comitato di lettura per leccellente lavoro svolto.

2012 mf/materiali foucaultiani www.materialifoucaultiani.org e-mail: redazione@materialifoucaultiani.org

ISSN in attesa di assegnazione

Grafica e impaginazione | Daniele Lorenzini

Foto in copertina | Orazio Irrera

materiali foucaultiani
ANNO I, NUMERO 1 GENNAIO-GIUGNO 2012

SOMMARIO
3 L. Cremonesi, O. Irrera, D. Lorenzini, M. Tazzioli Cette image nexiste plus

Geografie del potere.

Spazio ed eterotopie a partire da Michel Foucault

9 L. Cremonesi, O. Irrera, D. Lorenzini, M. Tazzioli Introduzione 17 Philippe Sabot Linguaggio, societ, corpo. Utopie ed eterotopie in Michel Foucault 37 Sandro Luce Lo spazio. Tra metafora, fisicit e disseminazione 55 Arianna Lodeserto Lo spessore del limite. Nuove eterotopie tra spazi pubblici e spazi privati 75 Graldine Brausch Logiche del potere e logiche spaziali in Michel Foucault 91 Valentina Cremonesini Citt e potere. Lo spazio urbano come organizzazione biopolitica 111 Maud Verherve Cominciare a capire come e fino a dove sarebbe possibile pensare lo spazio altrimenti 131 Lucas Oesch La governamentalit dello spazio dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali ad Amman 151 Olivier Razac La sorveglianza elettronica: lutopia panoptica rinnovata 169 Urbain, trop urbain Il dispositivo di Shanghai. Una lettura del Loto Blu di Herg

Saggi
189 Domingo Fernndez Agis Foucault e Derrida, due modi di analizzare la trama del potere 205 Diego Melegari La politica nel regno illimitato del limite 235 Amedeo Policante Foucault e le Streghe

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di Laura Cremonesi, Orazio Irrera, Daniele Lorenzini, Martina Tazzioli

Limmagine di Michel Foucault che fa da sfondo alla copertina di questo

primo numero di materiali foucaultiani ha una storia per noi particolare. Fa parte di una serie di stencils che lo street artist Pitr realizz a Parigi e nelle sue banlieues tra la primavera e lestate del 2010. Fu proprio nellagosto di quellanno, pochi mesi dopo la mise en ligne del nostro sito web, che scattammo la foto. Probabilmente questa effige di Foucault faceva parte di un progetto pi vasto, che seguiva il respiro del petit Panthon portatif di Alain Badiou, allepoca di fresca uscita. Uno di questi crnes dalien come presto vennero chiamate le sagome che ritraevano il filosofo francese apparve nel cuore di Belleville, un quartiere che, malgrado sia oggetto di una sempre crescente gentrification, rimane un vivace crocevia di culture ed esperienze molto diverse che riescono ancora a sovrapporsi pacificamente lungo i medesimi marciapiedi, gli spiazzi, i negozi, etc. un luogo da cui possono ancora giungere fino a noi i riverberi delle insurrezioni e delle resistenze che ne hanno percorso la storia, dagli anni della Comune fino alle lotte per fermare la furia della selvaggia speculazione edilizia negli anni Settanta e Ottanta. Lo stencil di Pitr apparve, inatteso, su un muro scrostato di place Frhel, la piazza rettangolare nata per caso negli anni 30, in seguito al crollo di un edificio durante i lavori di costruzione della linea metropolitana numero undici, che risale ancora oggi lungo la rue de Belleville. Attualmente, in questo spazio, campeggiano la celebre installazione di Ben con il suo enorme e sbilenco tableau che reca la scritta il faut se mfier de mots, limponente affresco di un giovane detective chinato sui propri indizi di Jean Le Gac, la sezione di cono luminescente di Marie Bourget, e le linee sghembe di Jean-Luc Albert che, trovato il giusto punto prospettico allinterno della piazza, si compongono visivamente in un quadrato regolare. Per settimane, lo sguardo fisso di Foucault ha incontrato quello dei ragazzi che giocavano sulla piazza, degli avventori dei locali, dei semplici passanti per la maggior parte dei quali tale figura sconosciuta, spuntata allimprovviso, non era che una delle tante occasioni offerte dai numerosi urban artists che operano da quelle parti per ri-orientare lo sguardo sulla quotidianit dei propri spazi, grazie a nuovi e inattesi punti di fuga. Dopo poco tempo, tuttavia, limmagine di Foucault cominci a essere inghiottita e fatta propria dalla piazza. Un giorno, allovale bianco del suo viso si aggiunse una barbetta leggera e squadrata la Malcom X, che forse rendeva il suo aspetto pi consueto, pi familiare agli occhi di chi aggiunse questo tratto. Dopo unaltra manciata di giorni, lo sguardo sereno e al
materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 3-7.

4 Cremonesi, Irrera, Lorenzini, Tazzioli contempo tagliente di Foucault fin addirittura per essere incorniciato da un bel paio di orecchie dasino Con Gilles Deleuze, potremmo dire che anche limmagine di un filosofo nel suo divenire-animale realizza una linea di fuga tutta sua. Qualche settimana pi tardi, nella piazza cominciarono degli importanti lavori di manutenzione: essa fu per buona parte recintata ed rimasta tale fino a pochi mesi fa. Al termine dei lavori, limmagine di Foucault non esisteva pi. La sezione di muro adiacente al cono di Bourget ora vuota, ma sar senzaltro riempita in fretta da un manifesto pubblicitario, graffiti, o magari da un altro pochoir

C qualcosa che la storia bizzarra di questa immagine condivide con il nostro progetto. Essa non stava l allo scopo di rappresentare Foucault, non veicolava alcun particolare significato legato ai suoi testi o alle sue prese di posizione, n la vicenda personale di Foucault aveva mai incrociato in maniera significativa quella della place Frhel o, pi semplicemente, di Belleville. Niente di tutto ci era chiamato direttamente in causa da questo tipo di realizzazione. E tuttavia, la storia di questa immagine sembra alludere a un gesto radicale: tramite questa inscrizione, apparentemente non motivata, tanto quello che Foucault ha detto e scritto, quanto la straordinaria proliferazione discorsiva che, in tempi tutto sommato recenti, gli ha consentito di essere integrato e, in un certo senso, normalizzato nel canone filosofico accademico, venivano resi oggetto di una massiccia epoch. Tutto ci risultava

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infatti sospeso dinanzi ai pi semplici e immediati effetti che quellimmagine creava in quello spazio. Lo stencil di Pitr introduceva cos, nella place Frhel, un elemento di estraneit che imponeva ai modi abituali di percepire quellambiente urbano uno scarto improvviso. A contare era quindi, innanzitutto, questa discontinuit interamente riferita al contesto e agli elementi, iconici e non, che si distribuivano al suo interno in maniera differenziale. Ma vi dellaltro. Gli effetti dellimmagine di Foucault non possono essere dissociati dalla loro capacit di provocare reazioni, di sollecitare chi dabitudine gravita, pi o meno regolarmente, attorno a quello spazio: quand il entrait dans une pice, a changeait latmosphre, diceva Deleuze a proposito degli effetti che la sola presenza di Foucault suscitava in chi entrava in contatto con lui. Similmente, questo crne dalien stato in grado di innescare un duplice movimento di presa di possesso e di deformazione, un movimento che, proprio perch consumava quellimmagine, le faceva violenza e insieme la trasfigurava, stabiliva tra quella sagoma e le persone che se ne erano impadronite, o che semplicemente avevano assistito alla sua traiettoria, una relazione intensa, quasi magnetica. Qualcosa che, naturalmente, va ben oltre la percezione veloce e distratta di un dettaglio poco significativo, appartenente a uno spazio urbano qualsiasi. a partire da tale elaborazione, cos caratteristica di molte delle performances estetiche e politiche della street art, che la materialit dellinscrizione di questa immagine pu trovarsi di fatto in grado di generare, in luoghi cos eccentrici rispetto alla produzione normata del sapere accademico, domande del tipo: Chi lui?, Cosa ha detto?, Cosa ha fatto?. a partire da uninterrogazione esterna e decentrata rispetto a una discorsivit sempre pi avulsa dagli enjeux politici che storicamente lhanno tuttavia generata, che la pense Foucault pu continuare a irradiarsi e produrre degli effetti. quindi la giustapposizione inattesa e la ricezione spesso molto parziale di questo pensiero entro campi di problematizzazione tanto attuali quanto, talvolta, del tutto estranei alla produzione foucaultiana, che ci pongono oggi dinanzi al bisogno di testare ancora una volta la bote outils del filosofo francese in relazione alla molteplicit di spazi e tempi eterogenei che costituiscono il nostro presente. Questo significa forse dissolvere ci che Foucault ha detto e scritto negli usi pi disparati che ne sono stati fatti o che se ne faranno? O ancora, significa farla finita, una volta per tutte, con la produzione accademica di sapere intorno a Foucault e alla sua opera? Niente affatto. Il nostro progetto indirizzato verso un tentativo diverso, e senza dubbio pi arduo: lo sforzo di

6 Cremonesi, Irrera, Lorenzini, Tazzioli articolare tra loro due scene che oggi appaiono significativamente disgiunte. Da una parte, lo studio rigoroso e puntuale dei testi foucaultiani, in un momento in cui la pubblicazione non ancora conclusa dei corsi al Collge de France domanda con urgenza di collocare entro una nuova prospettiva traiettorie teoriche e poste in gioco politiche talvolta solo abbozzate nei libri o nei Dits et crits. Dallaltra, lorizzonte globale delle lotte e delle resistenze contro le nuove modulazioni biopolitiche della governamentalit neoliberale rende sempre pi intenso il bisogno di inventare tutto un insieme di controcondotte, di (contro)soggettivazioni individuali e collettive, adeguate a un presente tuttavia diverso da quello entro cui ha operato Foucault. Il nostro progetto nasce proprio dalla consapevolezza che non pi possibile parlare concretamente di un effetto Foucault, dinanzi alla crescente divergenza di queste due scene. Gi da tempo, dal primo punto di vista, la declinazione politica di molti concetti foucaultiani viene accantonata perch determinate nozioni non sono trattate con sufficiente rigore o attraverso unadeguata contestualizzazione storico-teorica, e contemporaneamente si finisce per trascurare in maniera talvolta ostinata e pregiudiziale la cruciale importanza dellinserzione strategica delle nozioni foucaultiane nel nostro presente. Specularmente, dal secondo punto di vista, le immediate necessit politiche e la parzialit delluso di certi concetti foucaultiani precludono spesso la possibilit di chiamare in causa approfondimenti teorici e ulteriori analisi storico-genealogiche potenzialmente in grado di rilanciare, radicalizzandole, sia la resistenza sia la lotta politica. Di fronte a tale divaricazione, il nostro progetto si sforza di assumere il ruolo di un changeur, capace di moltiplicare i punti di confronto e di contatto tra questi due orizzonti. cos che vorremmo provare a restituire al pensiero foucaultiano la sua costitutiva apertura e mobilit, la sua capacit di incidere attraverso la critica sui molteplici foyers de rsistence che compongono diagrammaticamente la cartografia del potere del nostro orizzonte globale. Dinanzi al carattere composito e in continuo movimento di questo scenario conflittuale, lo stencil di Pitr ci ricorda precisamente che non bisogna commettere lerrore di pretendere che limmagine di Foucault sia solo la reiterazione omogenea (e vuota) della temporalit del monumento (accademico), che consegna rigidamente i tratti di un pensiero e di un pensatore al pantheon rassicurante e muto della storia della filosofia. Di fatto, come lo stencil di Pitr, limmagine di Foucault non pu divenire in nessun modo quella di un monumento. Al contrario, essa pu continuare a esistere soltanto nella misura in cui sia in grado di operare una performance dalla duplice

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valenza: introdurre una discontinuit rispetto al nostro modo di situarci e percepire il presente, e offrirsi come uno strumento, un materiale da utilizzare per prendere criticamente posizione allinterno della nostra attualit. In questo senso, limmagine di Foucault, proprio come lo stencil di Pitr, pu addirittura arrivare a consumarsi sino al punto di sparire. Del resto, la storia particolare ed effimera di questa sagoma comparsa improvvisamente su un muro della place Frhel non fa altro che ricordarci lequilibrio instabile e sottile tra la materialit di uninscrizione cronotopicamente situata e la disseminazione immateriale e imprevedibile dei suoi effetti. Nel caso della street art, la possibilit di una tale diffrazione, di un tale contagio, che rende a priori linscrizione realizzabile e riesce, al tempo stesso e paradossalmente, a farne a meno una volta che essa sia stata integralmente assorbita o addirittura cancellata dallambiente urbano in cui era sorta. Nel caso di un progetto come materiali foucaultiani, questa stessa possibilit sottoposta allimpegnativa condizione di cogliere, nella moltiplicazione dei momenti politici in cui le nozioni foucaultiane sono chiamate in causa (o possono essere chiamate in causa), loccasione di un dtournement della produzione discorsiva foucaultiana anche di quella che segue le rigide e rigorose regole dellargomentazione savante in funzione delle esigenze di critica di unattualit che si differenzia sempre pi da quella con cui Foucault aveva a che fare. Assumendo questa prospettiva, ci che ci interessa approntare una cornice capace di far s che anche il testo allapparenza pi teorico, filologico, o storicamente erudito, alluda necessariamente a unaltra scena in cui contenuta lurgenza etica e politica che dovrebbe generarlo. Come noto, il punto di partenza di ogni genealogia risiede nel carattere non scontato del presente, nella sua problematicit, o meglio, nella possibilit che esso possa e debba sempre essere problematizzato. Oggi, alcune delle immagini che riproducono Foucault e il suo pensiero sono monumentali e ossificate, e anzich favorire, impediscono lo scaturire di nuove genealogie. Si tratta di immagini di cui sarebbe forse meglio liberarsi, come di ogni immagine cos assorbita dal proprio tempo da anestetizzare, piuttosto che acuire, la percezione dei pi. Il fatto che lo stencil di Pitr sia improvvisamente sparito, cos comera apparso, pu dunque considerarsi un monito, se non addirittura un incoraggiamento. di immagini come queste che abbiamo bisogno oggi, di immagini che non appaiono per essere fissate, ma per togliere fissit e stabilit a tutto ci che ci appare scontato, necessario, naturale. Per questo, ci sentiamo quasi sollevati sapendo che cette image nexiste plus

Geografie del potere


Spazio ed eterotopie a partire da Michel Foucault

Introduzione

Con questo numero speciale consacrato al tema dello spazio, diamo vita a

materiali foucaultiani, la prima rivista europea dedicata al pensiero del filosofo francese Michel Foucault. La scelta del tema non casuale. Concentrarsi, nel primo numero della rivista, sugli usi della bote outils foucaultiana nelle analisi contemporanee dello spazio, significa infatti prendere in esame un campo di ricerca molto eterogeneo, che si per rivelato, negli ultimi anni, particolarmente prolifico e che ha prodotto, a nostro avviso, una messa in opera della griglia foucaultiana tra le pi interessanti e convincenti. Un campo vasto e a tratti sfuggente, come vedremo, sia per la molteplicit di declinazioni offerte dalle analisi sullo spazio (filosofiche, geografiche, urbanistiche, antropologiche), sia per il modo in cui queste ultime risultano attraversate da tematiche trasversali e sono affrontate da angolature anche molto differenti tra loro: ridefinizione degli spazi urbani, precarizzazione delle esistenze e pratiche di sottrazione, spazializzazione dei soggetti, geografie morali, politiche di mobilit e di cittadinanza, etc. Si tratta solo di alcune delle piste di ricerca tracciate in un insieme di lavori nel quale la pense Foucault viene fatta giocare allinterno di riflessioni, regimi discorsivi e realt che problematizzano lo spazio come posta in gioco essenziale per ogni postura analitico-politica che miri a inserirsi nel nostro presente. Lo spazio, dunque, o meglio la produzione di spazialit differenti e coesistenti, come una sorta di laboratorio Foucault, allinterno del quale intraprendere una critica del nostro presente, che si coniughi con la costante volont di rifiutare ci che siamo1. E, al di l di questo approccio interno, le lenti foucaultiane come ferri del mestiere particolarmente efficaci nel quadro di riflessioni che fanno emergere lo spazio come una delle principali poste in gioco delle lotte e delle pratiche politiche attuali. In questo secondo caso, come evidente, non ci troviamo di fronte a riflessioni interne al corpus foucaultiano che cercano di testarne la validit o la coerenza ma, al contrario, a lavori che ricorrono alle analisi del filosoCfr. M. Foucault, Le sujet et le pouvoir, in Dits et crits II, 1976-1988, Gallimard, Paris 2001, pp. 1041-1062, p. 1051; trad. it. Il soggetto e il potere, in H.L. Dreyfus e P. Rabinow, La ricerca di Michel Foucault. Analisi della verit e storia del presente, La Casa Usher, Firenze 2010, pp. 279-298, p. 287.
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materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 9-15.

10 Cremonesi, Irrera, Lorenzini, Tazzioli fo francese nella loro valenza di strumenti e le fanno risuonare oltre le coordinate geografiche ed epistemologiche entro cui Foucault si muoveva, dislocandole su tuttaltre latitudini. Di conseguenza, non parleremo di una griglia foucaultiana mobilitata nella sua coerente complessit, bens di usi eterogenei e spesso eterodossi (da un punto di vista filosofico), che non hanno la pretesa di applicare un paradigma foucaultiano, ma che adottano alcuni materiali foucaultiani, rimettendoli in gioco allinterno di processi in fieri che richiamano direttamente quellanalisi del presente entro cui Foucault inscriveva la traiettoria del proprio lavoro. Daltronde, soffermarsi sui modi in cui le analisi di Foucault sono state declinate e incorporate nelle riflessioni contemporanee sullo spazio, non significa squalificarne la portata filosofica quanto, al contrario, prendere questultima sul serio, articolandola con la sua rilevanza teorico-politica: il vocabolario e la prospettiva foucaultiani vengono mobilitati da geografi, urbanisti e sociologi per la loro efficacia analitica, per la politica del sapere che veicolano e per gli effetti che sono concretamente in grado di produrre nella realt. Quali sono, allora, i punti di forza delle analisi sullo spazio che usano materiali foucaultiani, e cosa ci dicono di specifico queste ultime rispetto agli altri tipi di analisi? Come permettono di posizionarsi e agire nel contesto delle lotte attraverso e sullo spazio, che sempre pi caratterizzano le forme presenti di conflittualit? Da un lato, le formidabili descrizioni che Foucault ci ha lasciato della disposizione dei corpi nelle prigioni o nei manicomi2, cos come del quadrillage della forza lavoro nelle societ disciplinari produzione dei soggetti nella loro spazializzazione, potremmo dire hanno rappresentato un punto di riferimento imprescindibile per le prime analisi che, gi agli inizi degli anni Novanta, soprattutto nel mondo anglosassone, sperimentavano un approccio foucaultiano alle questioni spaziali3. Dallaltro lato, la riflessione di Foucault sulle eterotopie ha ispirato molti lavori di filosofi, geografi ed urbanisti che sono giunti a
Cfr., ad esempio, M. Foucault, Histoire de la folie lge classique, Gallimard, Paris 1972; trad. it. Storia della follia nellet classica, Rizzoli, Milano 1973 (nuova edizione: Rizzoli, Milano 2011); M. Foucault, Surveiller et punir. Naissance de la prison, Gallimard, Paris 1975; trad. it. Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Einaudi, Torino 1976; e M. Foucault, Le pouvoir psychiatrique. Cours au Collge de France (1973-1974), Seuil/Gallimard, Paris 2003; trad. it. Il potere psichiatrico. Corso al Collge de France (1973-1974), Feltrinelli, Milano 2003. 3 Tra gli studi pi importanti, ricordiamo le analisi relative ai dispositivi panottici di sorveglianza: Surveillance & Society, vol. 1 (1998), n. 3: Foucault and Panopticism Revisited; H. Koskela, The Gaze Without Eyes: Video-Surveillance and the Changing Nature of Urban Space, in Progress in Human Geography, vol. 24 (2000), n. 2, pp. 243-265, pp. 243-246.
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Introduzione 11

leggere alcuni nuovi spazi come utopie effettivamente realizzate, luoghi al di fuori di ogni luogo e tuttavia localizzati4. Eppure, se prendiamo in considerazione gli sviluppi dellormai smisurata letteratura su Foucault e lo spazio, ci accorgiamo che la rilevanza e lefficacia dei materiali foucaultiani va oltre quel duplice tracciato e incrocia anche la dimensione del governo; pi precisamente, la ridefinizione delle relazioni di potere in termini di governo, come capacit di strutturare il campo di azione possibile degli altri5. Contemporaneamente, la nozione di governamentalit contribuisce a mettere in evidenza la spazialit delle tecniche di governo e la forza produttiva innanzitutto produttiva di spazialit esercitata da ogni relazione di potere. Non a caso, alcuni tra gli studi pi interessanti, in prospettiva foucaultiana, delle pratiche e delle politiche di urbanizzazione o di migrazione fanno leva sul concetto di governamentalit6, diventato ormai un vero e proprio catchword o, se vogliamo, un trait dunion essenziale tra lopera di Foucault e il nostro presente. pur vero che un uso indistinto e quasi tecnico di questo concetto ha talvolta condotto a una paradossale depoliticizzazione del pensiero foucaultiano, privandolo della sua impronta caratteristica, rintracciabile a nostro avviso nellatteggiamento critico7. Ci nonostante, le analisi spaziali che hanno sfruttato la nozione di governamentalit hanno avuto il grande merito di rendere visibile la coesistenza di regimi di produzione estremamente eterogenei tra loro, mettendo cos radicalmente in discussione la narrazione di uno spazio-tempo unificato, condivisa tanto dagli apologeti della globalizzazione quanto dai suoi critici. In questottica, si comprende meglio come la prospettiva foucaultiana possa essere messa allopera anche allinterno di uno sguardo postcoloniale, in cui spazialit e temporalit differenti non solo coesistono, ma si sovrapCfr. M. Dehaene e L. De Cauter (a cura di), Heterotopia and the City. Public space in a postcivil society, Routledge, LondonNew York 2008; in particolare: M.C. Boyer, The many mirrors of Foucault and their architectural reflections, pp. 53-73 e S. Low, The gated community as heterotopia, pp. 153-163. 5 M. Foucault, Il soggetto e il potere, cit., p. 292. 6 Cfr. J.W. Crampton e S. Elden (a cura di), Space, Knowledge and Power. Foucault and Geography, Ashgate, London 2007. 7 Cfr., ad esempio, G. Burchell, C. Gordon e P. Miller (a cura di), The Foucault Effect. Studies in Governmentality, The University of Chicago Press, Chicago 1991; A. Barry, T. Osborne e N. Rose (a cura di), Foucault and Political Reason. Liberalism, neo-liberalism and rationalities of government, The University of Chicago Press, Chicago 1996.
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12 Cremonesi, Irrera, Lorenzini, Tazzioli pongono8. In fondo, la produzione di quelli che vengono definiti spazi anomali, come le zone economiche speciali, altro non che lassemblaggio di razionalit, pratiche di governo e tecniche di spazializzazione eterogenee, che finiscono per dettare il tempo anche agli spazi circostanti. La messa in discussione di ogni evidenza epistemologica, politica e culturale, che si trova alla base del progetto genealogico foucaultiano, combinata con quanto ricordato finora a proposito delle nozioni di governo e governamentalit, rappresenta precisamente il tratto distintivo del variegato insieme di lavori su Foucault e lo spazio. infatti intorno a questo nodo che la lucidit analitica di Foucault ci sembra acquistare un notevole vantaggio rispetto ad altre analisi dello spazio che la geografia contemporanea considera tuttora vere e proprie pietre miliari. Per citare solo un esempio: anche se i lavori di Henri Lefebvre hanno permesso di mettere definitivamente fuori gioco lidea di spazio come un contenitore o una superficie su cui si dispiegherebbero gli eventi, essi eludono pi o meno completamente il problema delleterogeneit delle spazialit e delle relazioni di potere che vi sono allopera9. Al tempo stesso, la natura contingente del diagramma delle relazioni di potere e lidea dello spazio come un campo di lotte, in quanto campo di rapporti di forza, possono essere colte solamente attraverso uno sguardo genealogico. Per questo, un altro aspetto della cartografia foucaultiana che occorre rilevare indubbiamente lattenzione alla storia o, in altri termini, alla temporalit che ogni analisi dello spazio deve tenere in considerazione. Si osserva qui uno scarto significativo rispetto alle prospettive di stampo deleuziano, molto radicate nellambito della geografia critica. Se, come lo stesso Foucault afferma, lepoca attuale [] forse lepoca dello spazio10, ci non deve far dimenticare n le tecnologie di governo delle esistenze che utilizzano forme di controllo differenti della temporalit, n i modi in cui le pratiche di resistenza fanno leva su questi meccanismi, cambiandoli di segno. Inoltre, il costante richiamo di Foucault alla storia ci ricorda che qualsiasi pratica di trasformazione pu aver luogo soltanto
Cfr. K. Sanyal, Rethinking Capitalism Development. Primitive Accumulation, Governmentality & Post-Colonial Capitalism, Routledge, London 2007. 9 Cfr. H. Lefebvre, La production de lespace, Anthropos, Paris 1974; trad. it. La produzione dello spazio, Moizzi, Milano 1976. 10 M. Foucault, Des espaces autres, in Dits et crits II, cit., pp. 1571-1581, p. 1571; trad. it. Eterotopie, in Archivio Foucault 3. Estetica dellesistenza, etica, politica, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 307-316, p. 307.
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Introduzione 13

allinterno della specificit del presente, facendo giocare tra loro determinazioni storiche e condizionamenti spaziali. Daltronde, se il Foucault analista del potere disciplinare ci illustra come i soggetti vengano prodotti attraverso una specifica spazializzazione, con Sicurezza, territorio, popolazione il quadro si complica e laccento non ricade pi solamente sulla disposizione spaziale degli individui, ma anche sulla produttivit spaziale come effetto di alcune pratiche, prime fra tutte quelle di circolazione. Da qui hanno preso avvio molti di quegli studi critici sulle migrazioni che, da un lato, usano la griglia foucaultiana per comprendere le forme di governo della mobilit umana e, dallaltro, affermano la (relativa) autonomia delle migrazioni nei confronti delle politiche di confinamento e di selezione che imbrigliano le pratiche di mobilit11. In questottica, le resistenze sono pensate sin dallinizio come strategie di esistenza e pratiche di soggettivazione che, nonostante agiscano spesso per sottrazione rispetto a un potere che cerca di catturarle, sono anche immediatamente produttive, sia perch costringono le politiche di governo della mobilit a ridefinirsi, sia perch mettono in atto nuovi modi di praticare lo spazio, trasformando spazi esistenti o agendo la vicinanza degli spazi12 che i confini geopolitici sanciscono. Se attorno alle categorie di mobilit e di confine che si articola il dibattito attuale su governamentalit e spazio, lapporto di Foucault a tal proposito pu interrogare criticamente questi nessi? Come noto, in Sicurezza, territorio, popolazione Foucault fa emergere il modo in cui, a partire da un preciso momento storico, la mobilit divenuta un fenomeno da governare13; uno dei passaggi cruciali su cui concentrarsi, oggi, potrebbe
Su questo tema, cfr. S. Mezzadra, Diritto di fuga. Migrazioni, cittadinanza, globalizzazione, Ombre Corte, Verona 2001; M. Bojadijev e S. Karakayali, Autonomie der Migration. 10 Thesen zu einer Methode, in Transit Migration Forschungsgruppe (a cura di), Turbulente Rnder. Neue Perspektiven auf Migration an den Grenzen Europas, transcript Verlag, Bielefeld 2007, pp. 203-209; N. De Genova, The Queer Politics of Migration: Reflections on Illegality and Incorrigibility, in Studies in Social Justice, vol. 4 (2010), n. 2, pp. 101-126. 12 Con questa espressione, Federica Sossi vuole sottolineare come le pratiche di attraversamento dei migranti facciano letteralmente saltare i confini geopolitici e annullino le distanze sancite dalle politiche migratorie. Cfr. F. Sossi, Qui e l sono la stessa cosa. Sommovimenti di spazi e narrazioni, in F. Sossi (a cura di), Spazi in migrazione. Cartoline di una rivoluzione, Ombre Corte, Verona 2012 (forthcoming). 13 Cfr. M. Foucault, Scurit, territoire, population. Cours au Collge de France (1977-1978), Seuil/Gallimard, Paris 2004; trad. it. Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al Collge de France (1977-1978), Feltrinelli, Milano 2005, pp. 24-28, 47-48, 236-237, 245.
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14 Cremonesi, Irrera, Lorenzini, Tazzioli quindi riguardare la dimensione produttiva dei confini alla luce delle questioni legate alla cittadinanza. Ad esempio, William Walters si chiesto in che misura Foucault possa essere utilizzato per inquadrare criticamente le tecnologie di governo delle condotte pi usate ed efficaci nella produzione dellaltro del cittadino, ossia nella produzione di regimi di inclusione/ esclusione o di inclusione differenziale14. In questo senso, lo slittamento verso lemergere dello Stato nazione e del governo della popolazione, ravvisabile nel corso al Collge de France del 1978, potrebbe spingere lanalisi di spazi e confini altri rispetto a quelli (territoriali) della nazione verso linsieme pi attuale dei processi di spazializzazione in atto nei confronti di quel resto ingovernabile, di quel non della popolazione, che pure funziona come meccanismo produttivo e costitutivo del polo positivo rappresentato dal cittadino. In Sicurezza, territorio, popolazione siamo in effetti di fronte a un doppio movimento, accentratore e decentratore al tempo stesso, che d luogo a unidea di spazio ambivalente: da un lato, la griglia della governamentalit opera come forza centrifuga, moltiplicando le funzioni del potere e i punti di resistenza15; dallaltro, lo studio della governamentalizzazione dello Stato sposta il baricentro dellanalisi e fa s che la dimensione spaziale risulti ormai rilevante solo come spazio di governo delloggetto-popolazione. Ma, in questa sede, ci che ci preme rilevare come, al di l delle analisi puntuali di Foucault sullo spazio, la politica del sapere praticata dal filosofo francese funzioni da potente forza dislocatrice di categorie politiche determinate da una dimensione spaziale (come, ad esempio, quella di cittadinanza), alla luce delle trasformazioni dei rapporti tra pratiche di mobilit e produzione di confini. Una dislocazione che, peraltro, non riguarda solo gli oggetti dellanalisi, ma anche il nostro posizionamento rispetto ad essi: lindicazione di evitare, per quanto possibile, lanalisi in termini di istituzioni diventa cos unoperazione chiave per aggirare anche tutte le prospettive che considerano gli spazi come dimensioni chiuse, circoscrivibili, quando invece Foucault ci invita a farli sconfinare oltre il loro stesso perimetro.
Cfr. W. Walters, Foucault and Frontiers. Notes on the Birth of the Humanitarian Border, in U. Brckling, S. Krasmann e T. Lemke (a cura di), Governmentality. Current Issues and Future Challenges, Routledge, New York 2011, pp. 138-164. 15 Cfr. M. Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione, cit., lezioni dell11 e del 18 gennaio 1978, pp. 13-48.
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Introduzione 15

Lo sguardo foucaultiano sugli spazi urbani, inoltre, non si concentra unicamente sulle pratiche di gestione e di governo dei fenomeni di mobilit, ma tenta di ricostruire il loro funzionamento anche a partire dai loro margini, ossia da quella dimensione di pratiche, lotte e discorsi sempre sottesa a ogni spazio e a ogni regime di governo. Molteplicit delle tecniche di governo, dunque, ma anche rumore costante delle lotte che fanno sempre di uno spazio uno spazio abitato, attraversato da processi di soggettivazione e conflitti, movimenti e catture. in questa forza dislocatrice che la cartografia critica trova, a nostro avviso, punti di contatto importanti con la bote outils foucaultiana, ove la soggettivazione politica precisamente ci che mette in crisi il modello di rappresentazione implicato nel regime di cittadinanza, cos come in quello della ragione cartografica. Bologna, Parigi, Pisa marzo 2012 Laura Cremonesi, Orazio Irrera, Daniele Lorenzini, Martina Tazzioli

Linguaggio, societ, corpo.


Philippe Sabot

Utopie ed eterotopie in Michel Foucault

In questo testo, desidereremmo interrogare la tematizzazione foucaultiana dello spazio, insistendo in particolar modo su un archivio singolare, che permette di svilupparne numerosi aspetti decisivi. Questo archivio costituito da un insieme di due conferenze radiofoniche di 25 minuti ciascuna, che sono state trasmesse il 7 e il 21 dicembre 1966 su France Culture, durante la trasmissione Culture franaise di Robert Valette. Queste conferenze radiofoniche di Michel Foucault fanno parte di una serie di trasmissioni dedicate a LUtopie et la littrature. Al momento della loro diffusione, avevano per titolo Les utopies relles ou lieux et autres lieux e Le corps utopique e vennero presentate come saggi letterari di Michel Foucault. Sono state archiviate dallInstitut National de lAudiovisuel (INA) e raccolte, nel 2004, in un CD della serie Mmoire vive, con il titolo generico Michel Foucault. Utopies et htrotopies1. Queste due conferenze attraggono lattenzione per numerosi motivi. In primo luogo, esse costituiscono un documento relativamente originale allinterno dellopera di Foucault. Con questo CD abbiamo infatti accesso a un archivio sonoro e non a un testo scritto, come invece spesso il caso con i detti [dits] di Foucault (a partire dai corsi, pubblicati in parte sulla base degli appunti manoscritti di Foucault, ma anche dalle interviste, trascritte in giornali o riviste quando Foucault era ancora vivo, o raccolte dopo la sua morte nei famosi Dits et crits). In secondo luogo, occorre notare che, se Foucault ha avuto pi volte lopportunit di esprimersi alla radio, era per lo pi per partecipare a interviste o dibattiti
Queste conferenze radiofoniche sono state pubblicate nel giugno 2009 per le Nouvelles ditions Lignes, nel volumetto: M. Foucault, Le Corps utopique, suivi de Les Htrotopies (con una postfazione di Daniel Defert); trad. it. Il corpo utopico e Le eterotopie, in Utopie Eterotopie, a cura di A. Moscati, Cronopio, Napoli 2006. Nel testo citeremo questa edizione. [La traduzione italiana citata basata sul CD audio dellINA e non sulledizione delle Nouvelles ditions Lignes. In essa non quindi presente la postfazione di Daniel Defert (N.d.T.)].
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materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 17-35.

18 Philippe Sabot che riguardavano i suoi libri pubblicati o la sua personalit di intellettuale mediatico2. Le due conferenze radiofoniche del 1966, contemporanee alluscita di Le parole e le cose e del vento polemico subito sollevato da questa archeologia delle scienze umane, sembrano invece relativamente estranee agli accesi dibattiti sul tema della morte delluomo. Lungi dal fornire spiegazioni sul lavoro di archeologia del sapere occidentale condotto in quel momento, esse ci portano altrove, su un altro terreno, ed offrono dunque la possibilit di trattare limportante questione dello spazio in altro modo, e non solo nel suo rapporto con il linguaggio e il sapere. Tuttavia, questa prima osservazione sulla natura dellarchivio di cui sar questione in questo testo incompleta. Occorre infatti ancora precisare che la prima di queste due conferenze trasmesse nel dicembre 1966, quella sulle eterotopie3, doveva conoscere un ben singolare destino, che Daniel Defert ripercorre nella sua presentazione del CD4. Per iniziativa di Ionel Schein5, che il 7 dicembre aveva ascoltato alla radio il primo saggio di Foucault, questultimo venne invitato a presentare nuovamente la sua conferenza, in versione leggermente rivista, al Cercle dtudes architecturales di Parigi, nel marzo 1967. Foucault autorizz la pubblicazione di questa nuova conferenza, intitolata Des espaces autres, solo nel 1984, per la mostra di Berlino Idea, processo e risultato, al Martin-Gropius-Bau (il museo di Arti decorative di Berlino). Diciotto anni dopo la sua prima diffusione
Si veda, ad esempio, Radioscopie de Michel Foucault, di J. Chancel, del 1975, in M. Foucault, Dits et crits, a cura di D. Defert e F. Ewald, Gallimard, Paris 2001, t. I, pp. 1651-1670 (testo 161). 3 Occorre notare che, secondo gli archivi dellINA, la prima conferenza verteva sulle eterotopie e la seconda sul corpo utopico. Nella pubblicazione delle due conferenze questordine stato invertito senza alcuna giustificazione. [La traduzione italiana pubblicata da Cronopio rispetta invece lordine delle conferenze (N.d.T.)]. 4 Questa presentazione stata ripresa nel volume delle Nouvelles ditions Lignes: cfr. D. Defert, Htrotopies : tribulations dun concept entre Venise, Berlin et Los Angeles, in M. Foucault, Le Corps utopique, suivi de Les Htrotopies, cit., pp. 37-61. 5 Ionel Schein (1927-2004), architetto francese di origine rumena, stato uno degli artefici del rinnovamento della creativit architettonica in Francia nel Dopoguerra. Si fece conoscere dal grande pubblico al salone delle Arts mnagers del 1956, dove present un prototipo di casa in plastica (la cui commercializzazione fu un fallimento). Va anche notato che egli lautore, con Yvan Christ, di un libro su Luvre et les rves de Nicolas Ledoux, Librairie Revel, Lyon 1971. possibile scoprire alcune delle sue realizzazioni e proposte architettoniche a questo indirizzo: http://frac-centre.fr/public/collecti/artistes/schein/fst01fr.htm.
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radiofonica, questo testo venne dunque pubblicato nella rivista Architectures. Mouvements. Continuit6. Il fatto che questa ripresa della conferenza sulle eterotopie, pronunciata una seconda volta di fronte a un pubblico specifico di architetti ed urbanisti (di professionisti dello spazio urbano) doveva darle una seconda vita, in Francia e poco dopo allestero (Germania, Italia, Stati Uniti) e sarebbe sfociata nella creazione di una cattedra di eterotopologia allUniversit della California a Los Angeles, per iniziativa del geografo-urbanista Edward Soja7. Un modo di prendere (troppo?) sul serio la posizione utopica di Foucault nella sua prima conferenza: sogno una scienza dico proprio una scienza che abbia come oggetto questi spazi diversi, questi altri luoghi, queste contestazioni mitiche e reali dello spazio in cui viviamo8. Questa affermazione doveva per essere corretta o almeno attenuata nella versione scritta della stessa conferenza, tenuta qualche settimana pi tardi al Cercle dtudes architecturales come se Foucault presentisse e temesse linteresse eccessivo che architetti e urbanisti avrebbero potuto nutrire per la sua meditazione sperimentale in forma di saggio libero sul tema delle eterotopie: si potrebbe supporre, non dico una scienza perch questo termine oggi troppo svalutato, ma una sorta di descrizione sistematica si tratta in realt di unanalisi strutturale delle eterotopie, e questa descrizione potrebbe essere definita eterotopologia9. La conferenza sulle eterotopie si cos trovata ad essere sfruttata, se non sovrasfruttata, da coloro che hanno avuto modo di conoscerla sin dalla fine degli anni Sessanta e negli anni Settanta e Ottanta, e che hanno fatto della nozione stessa di eterotopia forse pi che uno strumento di analisi dello spazio urbano, una chiave universale di interpretazione degli spazi e dei comportamenti urbani contemporanei (artistici, festosi, sessuali e a volte tutte e tre le cose insieme!). La stupefacente fortuna di questa conferenza non ha avuto tuttavia come unico effetto la sua integrazione allopera scritta di Foucault, ma ha anche contribuito, per contraccolpo, a far dimenticare
M. Foucault, Des espaces autres, in Architectures. Mouvements. Continuit, n. 5, octobre 1984, pp. 46-49, ripreso poi in Dits et crits, cit., t. II, pp. 1571-1581 (testo 360); trad. it. Eterotopie, in M. Foucault, Archivio Foucault 3. Estetica dellesistenza, etica, politica, a cura di A. Pandolfi, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 307-316. 7 La riflessione eterotopologica di Edward Soja si trova in particolare nella sua opera Thirdspace. Journey to Los Angeles and Other Real-and-Imagined Places, Blackwell, Oxford 1966. 8 M. Foucault, Les Htrotopies, cit., p. 25; trad. it. cit., p. 14. 9 M. Foucault, Des espaces autres, cit., p. 376; trad. it. cit., p. 311. Il corsivo nostro.
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20 Philippe Sabot per lungo tempo laltra conferenza del dicembre 1966, quella su Il corpo utopico, non presente nei Dits et crits, quando invece questi due saggi formavano in modo manifesto nello spirito di Foucault, al momento della loro diffusione, un dittico radiofonico sul tema generale dellutopia10. Questo articolo si propone invece essenzialmente di sottolineare lunit problematica di questo dittico e di esplicitare la tensione che lo anima. Mostrer in particolare che in Foucault non solo questione di un pensiero dello spazio raddoppiato in spazio del dentro e spazio del fuori11, ma anche di unarticolazione decisiva tra utopia ed eterotopia, che funziona in modo differenziato sul piano del sapere e su quelli del sociale e del corpo. Lo spazio altro della finzione Questa articolazione tra utopia ed eterotopia posta per la prima volta nella Prefazione di Le parole e le cose (1966), in particolar modo in relazione a uninterrogazione sullincrocio tra spazio e linguaggio nella costituzione discorsiva di un ordine delle cose. da questa prima apparizione della coppia utopia-eterotopia che bisogna partire, nella misura in cui rappresenta effettivamente il punto di partenza di una riflessione sulla costituzione e sulle trasformazioni di uno spazio utopico, che doveva svilupparsi in seguito al di fuori di Le parole e le cose, in questo margine dellopera aperto dalla voce di Foucault nelle sue due conferenze radiofoniche del 1966. La nozione di eterotopia appare dunque innanzitutto in Foucault per evocare il modo in cui il linguaggio riesce, a certe condizioni, a squarciare ed eludere lo spazio omogeneo e ordinato del discorso. il caso della famosa
Questa seconda conferenza stata dimenticata a tal punto che alla voce Foucault del Dictionnaire des utopies, Judith Revel non la menziona, sottolineando solo che il termine utopia non compare nellIndex nominum che chiude ledizione dei Dits et crits di Michel Foucault, n presente in alcun titolo degli interventi che ci lascia; J. Revel, Foucault, in Dictionnaire des utopies, a cura di M. Riot-Sarcey, T. Bouchet e A. Picon, Larousse, Paris 2007, p. 106. 11 Sullimportanza del paradigma spaziale nellopera di Foucault, cfr. F. Boullant, Foucault, penseur de lespace, in La philosophie au sens large, 15 janvier 2003, disponibile online allindirizzo: http://stl.recherche.univ-lille3.fr/seminaires/philosophie/macherey/Macherey20022003/Boullant.html. Si veda anche J.C. Monod, Structure, spatialisation et archologie, ou lpoque de lhistoire peut-elle finir?, in AA. VV., Historicit et spatialit. Le problme de lespace dans la pense contemporaine, a cura di J. Benoist e F. Merlini, Vrin, Paris 2011.
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enciclopedia cinese citata da Borges, secondo la quale gli animali si dividono in: a) appartenenti allImperatore, b) imbalsamati, c) addomesticati, d) maialini da latte, e) sirene, f) favolosi, g) cani in libert, h) inclusi nella presente classificazione, i) che si agitano follemente, j) innumerevoli, k) disegnati con un pennello finissimo di peli di cammello, l) et caetera, m) che fanno lamore, n) che da lontano sembrano mosche12. In cosa una finzione di questo genere costituisce uneterotopia? E soprattutto, quali sono le poste in gioco di questa nozione inusitata (che subisce cos uno spostamento curioso dallambito medico a quello letterario13)? Lenciclopedia di Borges propone una certa classificazione zoologica che, pur obbedendo in modo manifesto alle regole di ogni impresa classificatoria (successione dellenumerazione alfabetica ed esaustivit nel conto delle classi) ne sovverte nondimeno in modo implicito la funzione ordinatrice e produce unelisione dellordine delle cose. Questa elisione si compie in realt nel momento in cui la classificazione enciclopedica designa, come uno dei suoi elementi centrali, la categoria degli animali inclusi nella presente classificazione. Questo rovesciamento paradossale su se stessa della tassonomia borgesiana provoca laffondamento dellordine che essa tentava esplicitamente di instaurare. Includendo la serie alfabetica degli animali di questa serie stessa, lenciclopedia si denuncia da sola come parodica e, alla fine, come impensabile: perch, come sottolinea Foucault, non potr mai essere definito fra ciascuno di questi insiemi e quello che li riunisce tutti un rapporto stabile da contenuto a contenente14. Le cose o gli esseri enumerati da unenciclopedia di questo tipo sono allo stesso tempo ordinati secondo il principio della loro ripartizione in classi determinate, e sottratti ad ogni ordine definitivo dal gioco speculare dellauto-implicazione che vanifica le dellenumerazione rendendo impossibile lin in cui le cose enumerate potrebbero ripartirsi15. In fin dei conti, questa impossibilit non colpisce tanto gli animali enumerati in se stessi i cui raggruppamenti sono circoscritti e che fanno parte, ognuno preso di per s, del rappresentabile quanto la capacit di rappresentarli
M. Foucault, Les mots et les choses. Une archologie des sciences humaines, Gallimard, Paris 1966, p. 7; trad. it. Le parole e le cose. Unarcheologia delle scienze umane, Rizzoli, Milano 19982, p. 5. 13 Leterotopia infatti innanzitutto una nozione di anatomia patologica che designa in particolare la presenza di un organo o di tessuti in un luogo in cui normalmente non dovrebbero trovarsi. Si parla in questo senso di eterotopia nodulare ereditaria, di eterotopia fetale o anche di eterotopia della materia grigia. 14 M. Foucault, Les mots et les choses, cit., p. 8; trad. it. cit., p. 7. 15 Ivi, p. 9; trad. it. cit., p. 7.
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22 Philippe Sabot in serie, di dare un contenuto alle che dovrebbe legare tra loro gli insiemi di questi animali enumerati e produrre lordine di cui la conoscenza ha bisogno per enunciare i rapporti reali tra le cose:
Ci che impossibile, non la vicinanza delle cose, ma il sito medesimo in cui potrebbero convivere. [] Borges non aggiunge nessuna figura allatlante dellimpossibile; [] si limita a eludere la pi discreta ma la pi insistente delle necessit; sottrae il luogo, il suolo muto in cui gli esseri possono giustapporsi. Sparizione mascherata o piuttosto derisoriamente indicata dalla serie abbecedaria del nostro alfabeto, cui viene attribuita la possibilit di servire da filo conduttore (il solo visibile) alle enumerazioni duna enciclopedia cinese Ci che viene sottratto, in una parola, la celebre tavola operatoria; e restituendo a Roussel una piccola parte di ci che sempre gli dovuto, uso la parola tavola in due sensi sovrapposti: tavola nichelata, gommosa, avvolta di candore, scintillante sotto il sole vitreo che divora le ombre ove per un istante, per sempre forse, lombrello incontra la macchina da cucire; e tabula che consente al pensiero di operare sugli esseri un ordinamento, una partizione in classi, un raggruppamento nominale che ne sottolinei le similitudini e le differenze ove, dal fondo dei tempi, il linguaggio si intreccia con lo spazio16.

La tassonomia di Borges non stabilisce, tra gli esseri che riunisce, alcun luogo comune suscettibile di stabilizzare il rapporto tra i segni e quel che designano, e di far combaciare luno allaltro il visibile e lenunciabile. Essa riposa invece su questo vuoto che lo scrittore vi ha introdotto e che decompone levidenza del quadro enciclopedico delle identit e delle differenze che aveva iniziato a disporre di fronte a noi. Leterotopia designa dunque qui in qualche modo il rovescio del discorso, lo spazio altro della finzione, spazio vuoto o piuttosto di svuotamento della rappresentazione e dellordine delle cose, parodiato e infine sparpagliato in frammenti di un gran numero dordini possibili17 ordini inordinabili poich non assegnabili ad alcun luogo comune. Si capisce quindi che la parodia di ordine che leterotopia di Borges mette in scena vale innanzitutto come una prova per assurdo dellimperiosa necessit dellordine che, solo, permette di restaurare lincrocio dello spazio e del linguaggio, di far tenere insieme (a fianco e di fronte le une alle altre) le parole e le cose18. Ci sono una funzione e un valore
Ibidem; trad. it. cit., pp. 6-7. Ibidem. 18 Ibidem; trad. it. cit., p. 8.
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sin-tattici del pensiero che mettono in crisi la tassonomia paradossale, giubilatoria di Borges. Non insisteremo, qui, sul valore programmatico di questa deviazione preliminare dalleterotopia borgesiana, che chiarisce in un certo senso limpresa generale di Le parole e le cose e in particolare la funzione strategica di contestazione che Foucault assegna in questo testo alla letteratura nella formazione e trasformazione del sapere19. Ci accontenteremo di sottolineare il modo in cui questa determinazione particolare delleterotopia conduca Foucault a distinguerla dallutopia:
Le utopie consolano: se infatti non hanno luogo reale si schiudono tuttavia in uno spazio meraviglioso e liscio; aprono citt dai vasti viali, giardini ben piantati, paesi facili, anche se il loro accesso chimerico. Le eterotopie inquietano, senzaltro perch minano segretamente il linguaggio, perch vietano di nominare questo e quello, perch spezzano e aggrovigliano i nomi comuni, perch devastano anzitempo la sintassi. [] per questo che le utopie consentono le favole e i discorsi: sono nella direzione giusta del linguaggio, nella dimensione fondamentale della fabula; le eterotopie (come quelle che troviamo tanto frequentemente in Borges) inaridiscono il discorso, bloccano le parole su se stesse, contestano, fin dalla sua radice, ogni possibilit di grammatica; dipanano i miti e rendono sterile il lirismo delle frasi20.

Lirrealt fondamentale delle utopie si trova in qualche modo compensata dalla loro iscrizione nellordine del discorso, che assicura loro una certa realt: una realt favolosa, per lappunto. Lutopia non esiste (da qualche parte, in un luogo determinato e ben reale), bisogna dunque inventarla e fornirle come sito privilegiato il linguaggio in quanto tale, quindi raccontarla, mettere in parole questo luogo inesistente. Le eterotopie rovesciano questa postura utopica nella misura in cui raffigurano meno un ordine altro che laltro dellordine, ossia la scomparsa stessa dellordine in un linguaggio che non pi questo luogo comune a partire dal quale possibile pensare i rapporti tra le cose (tra questo e quello), ma puro distanziamento di parole slegate in cui la realt delle cose, o la possibilit stessa del senso sprofonda.
Ci permettiamo di rinviare su questo punto alle analisi sviluppate in Ph. Sabot, Lire Les mots et les choses de Michel Foucault, PUF, Paris 2006, in particolare pp. 9-33. 20 M. Foucault, Les mots et les choses, cit., pp. 9-10; trad. it. cit., pp. 7-8.
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24 Philippe Sabot Rimane il fatto che, nonostante questa distinzione, ne Le parole e le cose utopie ed eterotopie designano essenzialmente dei modi distinti di rapportarsi allesperienza del linguaggio, che questa faccia parte dellordine del discorso o della sua contestazione in forma di eterotopia letteraria. Ora, quando, lo stesso anno, Foucault propone di rielaborare i temi congiunti dellutopia e delleterotopia durante la trasmissione dedicata a Lutopie et la Littrature, situa in modo evidente la sua riflessione su tuttaltro piano. Dal libro alle due conferenze si produce infatti uno spostamento importante che riorienta completamente lanalisi e il senso stesso del rapporto tra utopia ed eterotopia. In un certo modo, lo spazio si autonomizza rispetto al linguaggio e si congiunge alla dimensione pratica dellesperienza vissuta, individuale e sociale: la questione non pi quella dei diversi modi di essere del linguaggio (con, allorizzonte, lopposizione tra discorso e letteratura), ma quella dei modi di essere dello spazio circostante, della composizione strutturale delle diverse aree strettamente localizzate, quindi dei diversi modi di essere nello spazio o di rappresentarsi questo spazio vissuto, che si tratti dello spazio sociale e della sua distribuzione gerarchizzata o dello spazio intimo del corpo, questo piccolo frammento di spazio col quale letteralmente faccio corpo21. a partire da questa revisione profonda del concetto stesso di spazio e del suo campo operatorio che Foucault enuncia i princpi di quel che chiama, quindi, leterotopologia (che ha landamento di una antropologia dello spazio sociale), cos come le condizioni di una riappropriazione della dimensione utopica del corpo proprio (nel quadro della sua sorprendente meditazione sul corpo utopico). Sulle utopie reali Nella prima conferenza del dicembre 1966, la nozione di eterotopia designa un certo tipo di luoghi situati nello spazio qualitativamente differenziato del vissuto individuale e sociale:
Non si vive in uno spazio neutro e bianco; non si vive, non si muore, non si ama nel rettangolo di un foglio di carta. Si vive, si muore, si ama in uno spazio quadrettato, ritagliato, variegato, con zone luminose e zone buie, dislivelli, scalini, avvallamenti e gibbosit, con alcune regioni dure e altre friabili, penetrabili, porose22.
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M. Foucault, Le Corps utopique, cit., p. 9; trad. it. cit., p. 31. M. Foucault, Les Htrotopies, cit., pp. 23-24; trad. it. cit., p. 12.

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in questo quadro generale dellesperienza vissuta che possibile concepire leterogeneit, strutturale e funzionale, di certi luoghi che hanno la propriet paradossale di essere allo stesso tempo assolutamente differenti23 dagli altri luoghi (quelli in cui solitamente viviamo) e in relazione con essi dato che si tratta di luoghi che si oppongono a tutti gli altri e sono destinati a cancellarli, a compensarli, a neutralizzarli o a purificarli24. Le eterotopie designano quindi proprio dei contro-spazi25, delle aree situate nello spazio generale della nostra esperienza, che assumono una certa realt materiale, ma che scavano anche levidenza dello spazio vissuto fino a contestarne luso ordinario. Allinizio della sua conferenza, Foucault fa lesempio del letto dei genitori, che i bambini eterotopizzano con il loro gioco facendone tuttaltro che un letto: un oceano, perch tra le sue coperte si pu nuotare, un cielo, perch sulle sue molle si pu saltare, un bosco, perch ci si pu nascondere, o anche la notte, perch fra le sue lenzuola si diventa fantasmi26. Leterotopia fa quindi parte, innanzitutto, di un determinato uso dello spazio vissuto, che sta nello sfruttare leterogeneit per dividerla in strati funzionali distinti, incompatibili gli uni con gli altri: leterotopia ha come regola quella di giustapporre in un luogo reale pi spazi che normalmente sarebbero, dovrebbero essere, incompatibili27. In questo senso, rivela la pluridimensionalit dello spazio vissuto, che si prende gioco delle divisioni artificiali che strutturano la rappresentazione ordinaria del mondo. Queste caratteristiche strutturali permettono di distinguere le eterotopie dalle utopie, anche se questa distinzione, come si vedr, nasconde una certa ambiguit. Le utopie, infatti, rinviano a luoghi senza luogo che doppiano nellimmaginario lo spazio reale della societ, per convertirlo in spazio ideale, mitico. Lo spazio sociale utopico cos legato allo spazio sociale reale secondo un rapporto di analogia, diretta o rovesciata28, che fa dellirreale non laltro del reale, ma il suo prolungamento e il sogno della propria perfezione.
Ivi, p. 24; trad. it. cit., p. 12. Ibidem. 25 Ibidem; trad. it. cit., p. 13. 26 Ibidem. 27 Ivi, pp. 28-29; trad. it. cit., p. 18. Cos per la scena del teatro o dello schermo cinematografico. 28 M. Foucault, Des espaces autres, cit., p. 1547; trad. it. cit., p. 310.
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26 Philippe Sabot Ora, le eterotopie di cui Foucault si occupa in questa conferenza sono di unaltra natura. Sono radicate nel reale, nello spazio sociale: sono dunque piuttosto dei luoghi reali, dei luoghi effettivi, dei luoghi che sono predisposti nellistituzione stessa della societ, e che costituiscono delle specie di contro-spazi, delle specie di utopie effettivamente realizzate in cui gli spazi reali, tutti gli altri spazi reali che possiamo trovare allinterno della cultura sono, al contempo, rappresentati, contestati e rovesciati29. Si vede la relazione oscura che queste eterotopie intrattengono con lutopia. In un certo senso, le eterotopie si oppongono alle utopie, nella misura in cui designano un tipo di area situata, localizzabile nello spazio (ci si pu andare a piedi, in bici, in auto o in treno, e non solo con limmaginazione). Le utopie formano o designano delle aree senza luogo reale, le eterotopie formano o designano dei luoghi reali che funzionano come contro-spazi. In un altro senso, per, Foucault lascia intendere che le eterotopie utopizzano la realt in cui sono situate, nella misura appunto in cui raffigurano un rapporto sfasato e perturbatore con tutti gli altri luoghi dello spazio vissuto e traversato. Occorre notare che questa funzione di perturbazione dei contro-spazi eterotopici non riguarda pi, come ne Le parole e le cose, lo spazio ordinato del discorso, il modo di legare o slegare le parole e le cose, o almeno di inquietare il loro adattamento, ma proprio lo spazio in cui viviamo, ossia questo insieme di luoghi in cui si pratica la vita quotidiana. Rimane tuttavia da comprendere in cosa consista questa contestazione dello spazio vissuto ordinario, cio perch questo stesso spazio susciti delle utopie reali che lo deformano e lo sdoppiano in se stesso. Per identificare, tra i luoghi sociali, quelli che fanno parte delleterotopia, Foucault enuncia un certo numero di princpi (sei in tutto) che formano altrettanti criteri di definizione, fissano la comprensione del concetto di eterotopia e determinano la sua estensione concreta (ad ogni principio enunciato corrispondono molti esempi). Tra questi princpi, alcuni chiariscono in modo particolare la struttura degli spazi eterotopici. In special modo ( il quinto principio enunciato da Foucault) le eterotopie hanno sempre un sistema di apertura e di chiusura che le isola dallo spazio circostante30. Ritroviamo qui il paradosso di cui sopra: leterotopia allo stesso tempo situata al cuore del mondo vissuto, dello spazio sociale, e in
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Ibidem. M. Foucault, Les Htrotopies, cit., p. 32; trad. it. cit., p. 23.

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margine a questo mondo e a questo spazio. Pu rappresentare cos il fuori del dentro, quando rinvia a luoghi sottratti agli sguardi e con accesso limitato o obbligati (hammam, prigioni, asili, cimiteri); ma pu anche rappresentare il dentro del fuori, come nel caso di quelle camere adiacenti a certe case del Sud America che sono aperte sullesterno e quindi ad accesso libero per i visitatori di passaggio, ma che non comunicano con linterno delle case stesse. Queste analisi permettono di chiarire la struttura delle eterotopie cos ricollocate nel loro ambiente spaziale e sociale. Ma altri princpi chiariscono in modo pi particolare la loro funzione. Cos, Foucault propone di distinguere tra eterotopie di crisi (che corrispondono a luoghi privilegiati o sacri [] riservati agli individui in crisi biologica31: collegi di ragazzi, caserme, viaggi di nozze, etc.) ed eterotopie di deviazione (che corrispondo invece a quei luoghi che la societ organizza ai suoi margini, nelle spiagge vuote che la circondano, [e che sono invece] riservati agli individui il cui comportamento deviante rispetto alla media o alla norma richiesta32: ospizi per anziani, case di cura, prigioni). Ora, questa distinzione funzionale riposa sul passaggio storico e culturale da un primato delle norme biologiche (nelle societ primitive), che fissano la linea di uno sviluppo individuale, a un primato delle norme sociali (nelle societ moderne), che definiscono le condizioni di una gestione differenziale delle popolazioni. Resta il fatto che, nei due casi, leterotopia si costituisce funzionalmente a partire dalla trasformazione degli individui o dei gruppi che la traversano. Di conseguenza, leterotopia non deriva solo da una certa suddivisione dello spazio vissuto e sociale. Essa definisce, nel senso forte del termine, unesperienza, ossia la traiettoria di un divenire individuale o collettivo, in quanto essa si articola con uno spostamento topologico. possibile notare, da questo punto di vista, che le eterotopie descritte da Foucault sono proprio dei luoghi di passaggio, degli spazi di transizione, di formazione o di educazione33, attraverso i quali il rapporto con il mondo sociale si costruisce e si arricchisce. Meglio: certe eterotopie sono esse stesse mobili, in quanto mezzi di trasporto: il caso della nave di cui Foucault, alla fine della sua conferenza radiofonica, non esita a fare leteIvi, p. 26; trad. it. cit., p. 15. Ivi, pp. 26-27; trad. it. cit., p. 16. 33 A questo titolo, si potrebbe considerare la scuola come uneterotopia.
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28 Philippe Sabot rotopia per eccellenza34. La nave un pezzo di spazio vagante, un luogo senza luogo che vive per se stesso, chiuso in s, libero per certi aspetti, ma fatalmente consegnato allinfinito del mare35. In Eterotopie, Foucault evocher anche il treno come eterotopia, perch il treno qualcosa attraverso cui si passa, ma anche qualcosa con cui passare da un punto a un altro e, infine, qualcosa che passa36. In breve, i mezzi di trasporto, gli operatori di viaggio e i viaggi stessi costituiscono le eterotopie prime, nella misura in cui leterotopia implica, nel suo rapporto con gli altri luoghi, una forma di esperienza, simbolica o reale, legata a una trasformazione di s. Si capisce facilmente come questa nozione che contiene un po di tutto, il cui contenuto declinato da Foucault sul modo di unenciclopedia alla Borges (quindi di uneterotopia), abbia potuto avere una tale fortuna tra architetti, urbanisti e altri antropologi. Gli ampi contorni della nozione di eterotopia permettono infatti di rendere conto della molteplicit dei luoghi che costituisce lo spazio del fuori come spazio vissuto di sperimentazione di s e del sociale37.
M. Foucault, Les Htrotopies, cit., p. 36; trad. it. cit., p. 28. Ivi, pp. 35-36; trad. it. cit., pp. 27-28. Questo riferimento alla nave fa eco alla Nave dei folli, questo strano battello ubriaco che fila lungo i fiumi della Renania e i canali fiamminghi. M. Foucault, Histoire de la folie lge classique, Plon, Paris 1961; Gallimard 1972, pp. 18ss.; trad. it. Storia della follia nellet classica, Rizzoli, Milano 19992, pp. 16ss. Il Narrenschiff forma proprio uneterotopia nella misura in cui costituisce, per il folle che trasporta, uno spazio intermedio e ambiguo, al tempo stesso chiuso e mobile, dotato di unesistenza reale (p. 19; trad. it. cit., p. 16) e portatore di tutto un immaginario del passaggio e del limite: prigioniero della nave da cui non si evade, il folle viene affidato al fiume da mille braccia, al mare da mille strade, a questa grande incertezza esteriore a tutto. Egli prigioniero in mezzo alla pi libera, alla pi aperta delle strade: solidamente incatenato allinfinito crocevia (p. 22; trad. it. cit., p. 19). 36 M. Foucault, Des espaces autres, cit., p. 1574; trad. it. cit., p. 310. Questo esempio sar ripreso da Michel de Certeau ne Linvention du quotidien. Tome I. Arts de faire, UGE, Paris 1980 (trad. it. Linvenzione del quotidiano, Edizioni del Lavoro, Roma 2010) a sostegno dellarticolazione tra spazi e luoghi: lo spazio si trova quindi definito come un luogo praticato. 37 Da questo punto di vista, sarebbe possibile distinguere le eterotopie in senso foucaultiano e i non-luoghi identificati da Marc Aug in Non-lieux. Introduction une anthropologie de la surmodernit, Paris, Seuil 1992; trad. it. Non-luoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernit, Eluthera, Milano 2009. Secondo Aug, i non-luoghi designano innanzitutto questi spazi sociali intercambiabili in cui luomo, lungi dallessere condotto a fare unesperienza di s, si trova al contrario immerso nellanonimato. Come
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Linguaggio, societ, corpo. Utopie ed eterotopie in Michel Foucault 29

Il corpo, tra utopia e contro-utopia La seconda conferenza radiofonica di Foucault riprende in modo manifesto la riflessione sullo spazio a tuttaltro livello, iscrivendola in coordinate filosofiche e concettuali radicalmente diverse. Da una conferenza allaltra si produce infatti uno spostamento curioso, che vale come un vero e proprio scarto di pensiero. Innanzitutto, lattenzione si concentra chiaramente sullo spazio del dentro, questo spazio qualitativo e sensibile le cui qualit sono rapportate allesperienza (spaziale, percettiva, immaginativa, onirica) di un soggetto o di una coscienza, in ogni caso di questa voce singolare che parla in prima persona del suo corpo. Questo distacco tra le analisi strutturali dello spazio del fuori e lanalisi fenomenologica del mio corpo relativamente sorprendente, e ancora pi sorprendente dato che non quadra molto bene con limmagine che ci si fa di Foucault dalla lettura di Le parole e le cose, in cui si trovano descritte le grandi configurazioni anonime di sapere, linconscio positivo del sapere di unepoca, senza relazione fondatrice (Sartre lo rimproverer vivamente a Foucault) con pratiche, con scelte, con progetti individuali38.
esempi di questi non-luoghi, di cui luomo non si appropria realmente e con cui ha in genere un rapporto passivo di consumo, Aug fa riferimento in particolar modo ai mezzi di trasporto, alle grandi catene alberghiere, ai supermercati. 38 tuttavia possibile trovare in Foucault stesso la traccia di uninterrogazione persistente sullo status del soggetto scrivente. Su questo tema, rinviamo in particolare al manoscritto di un primo abbozzo di Larchologie du savoir, redatto nel 1966, nello stesso momento della pubblicazione di Le parole e le cose. Nelle prime pagine di questo manoscritto, dedicato al rapporto tra il libro e il soggetto, Foucault prova a scongiurare lio che insiste nel suo stesso testo, rinviandolo allordine di un semplice effetto di discorso: Speravo in un testo che si sarebbe intessuto da solo, senza alcun riferimento percepibile a quello che io sono e che parla attualmente: io, che ho sempre tentato di far ascoltare, attraverso le parole altre (anche le pi datate e situate, anche le pi legate alla posizione del locutore) un discorso senza soggetto, avrei voluto sentirmi attraversato da un tale linguaggio; avrei voluto essere il supporto invisibile di un testo che non avrebbe avuto nome. E questo linguaggio, il giorno in cui ho fatto sufficiente vuoto intorno a me e in me, per dargli accesso, ecco che mi viene (con mio stupore, devo dire, pi che a mio dispetto) coniugato da cima a fondo alla prima persona. da ben dieci pagine, e da pi di una giornata, che dico Io, in modo ostinato, senza essere capace, credo, di pronunciare una sola frase impersonale. [] Questo io che appare ora un po mio malgrado, molto pi lontano di quanto temessi quando lho visto apparire; anche molto pi vicino a quel che ho scritto. forse questo granello di sabbia, questo minuscolo frammento irriducibile che mi impedisce di accedere a un discorso

30 Philippe Sabot In un certo modo, la conferenza sulle eterotopie torna su questo approccio archeologico, mettendo in primo piano larticolazione del sociale e dello spaziale. E Foucault mostra bene come questa articolazione possa sfociare su sperimentazioni soggettive, possa dare luogo a forme di soggettivazione originali (quella del viaggiatore-navigatore, ad esempio). Resta il fatto che lo spazio del fuori non in se stesso relativo a una prospettiva soggettiva, a un Io, a un soggetto incarnato a partire dal quale si dispiegherebbe. Dello spazio del fuori, il soggetto solo leffetto; in questo spazio, il costituito e non il costituente. Ora, la seconda conferenza radiofonica del 1966 approfondisce in modo manifesto questa prospettiva, prendendo landamento di una vera e propria meditazione fenomenologica sul corpo proprio, come fondamento di un rapporto originario allo spazio vissuto. Questa nuova parentesi radiofonica (spesso trascurata dai commentatori di Foucault39) ha precisamente per oggetto la relazione tra il corpo, il mio corpo, e lutopia e conduce a quel che potremmo chiamare una fenomenologia dellutopia: non, quindi, unanalisi storica e culturale dei trattamenti utopici o, tramite lutopia, del corpo, ma piuttosto una delucidazione del senso dellutopia a partire dal corpo. Si tratta di sapere sia
spontaneamente anonimo. il supporto ineffabile (anche se da me non notato perch ne distoglievo con ostinazione gli occhi) di tutto quel che ho detto e di quel che dir. Questo io non la presenza della mia vita, loscurit della mia esperienza che fa irruzione nel mio discorso e tradisce la regione inconscia da cui proviene. una funzione del mio discorso, il punto cieco che gli permette di esistere e di parlare, ma che fa parte del suo tessuto, ne occupa un punto determinato, e ne dispone intorno a s gli elementi; trascrizione di F. Gros, in AA. VV., Michel Foucault, a cura di Ph. Artires, J.F. Bert, F. Gros, J. Revel, ditions de lHerne/Les cahiers de lHerne, Paris 2011, pp. 78-81. 39 Quando Mathieu Potte-Bonneville evoca rapidamente questa conferenza sul Corpo utopico, lo fa per ricordare lo scarto instaurato da Foucault tra il suo procedimento di archeologia storica e limpresa fenomenologica che spetta al corpo proprio: In Naissance de la clinique, si tratta [] di fare un passo indietro rispetto a questa sovranit, prestata al corpo vissuto, sullorganizzazione del mondo. Lintento di Foucault consiste infatti nel sostenere questo: se c, come Merleau-Ponty afferma, dipendenza della conoscenza oggettiva moderna rispetto a una corporeit pi fondamentale, non bisogna vedervi un dato di essenza, che rinvia al radicamento del cogito nellesperienza del corpo proprio, ma un fatto di storia, legato a un cambiamento delle disposizioni fondamentali del sapere, disposizioni di cui il soggetto non occupa il centro. M. Potte-Bonneville, Les corps de Michel Foucault, intervento allUniversit di Ginevra, consultabile al seguente indirizzo: http://www.unige.ch/lettres/philo/ics/576A28D2-E3B5-4545-B1F1-62B47419D6E9/ICS/ CE14AFF7-0138-4A4E-8244-BCC19C3489CC_files/foucault_corps_MPB.pdf, p. 6.

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come lutopia possa nascere dal corpo (per contrastare o cancellare la sua oggettivit pesante), sia in che modo il corpo stesso costituisca un focolare utopico, a partire dal quale e in direzione del quale si dispiega il desiderio utopico. Il senso stesso dellutopia si trova dunque modificato: essa sfugge contemporaneamente alla logica letteraria della fabula e alla logica sociale degli spazi/contro-spazi, o forse riunisce queste due logiche nella dimensione del corpo, l dove si incrociano nuovamente spazio e linguaggio. Cosa dice, dunque, il corpo dellutopia? Qual il senso dellutopia, quando questa presa in considerazione a partire dal corpo? Questo senso costruito a partire da un triplo movimento. Foucault sottolinea, per cominciare, quanto il corpo definisca uno spazio di assegnazione oggettiva dellIo, un luogo senza profondit, cui io non posso che identificarmi, non avendo altra scelta che essere l dove il mio corpo : Non posso cambiare luogo senza di lui, non posso lasciarlo l dov, e andarmene, io, altrove40. A prima vista, queste osservazioni contrastano con lappello al viaggio e allavventura su cui si chiudeva la conferenza precedente. Se leterotopia della nave carica di promesse di evasione, di una mobilit senza legami e senza leggi (i corsari41), il corpo, spietata topia42, sembra invece significare lincarcerazione dellIo, il suo limite assoluto e concreto: quel che definisce lio e quel che esso fissa nello specchio ogni mattina, come una presenza insormontabile e insopportabile: volto magro, spalle curve, sguardo miope, niente pi capelli, veramente non un granch43. Questo corpo, il mio corpo, cui io appartengo pi di quanto esso appartenga a me (nel senso che lavrei fatto mio, con una decisione personale), in fondo non n eterotopico, n utopico: il contrario di unutopia, ci che non sar mai sotto un altro cielo44. Di conseguenza, dato che il corpo, nella sua fenomenalit prima, blocca ogni dialettica del qui e dellaltrove, questa dialettica pu solo elaborarsi contro il corpo, per cancellarlo e produrre una serie di reazioni utopiche, se non di utopie reattive: utopie favolose di un corpo altro, di un corpo favoloso e incorporeo (portato dai racconti di favole che inventano paesi in cui i corpi si muovono alla velocit della luce, le ferite guariscono in un lampo con un balsamo meraviglioso,
M. Foucault, Le Corps utopique, cit., p. 9; trad. it. cit., p. 31. Cfr. M. Foucault, Les Htrotopies, cit., p. 36; trad. it. cit., p. 28. 42 M. Foucault, Le Corps utopique, cit., p. 9; trad. it. cit., p. 31. 43 Ivi, p. 10; trad. it. cit., p. 32. 44 Ivi, p. 9; trad. it. cit., p. 31.
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32 Philippe Sabot in cui si pu cadere da una montagna e rialzarsi vivi, [] in cui si visibili quando si vuole, invisibili quando lo si desidera45); o ancora utopia di altro rispetto al corpo, utopia metafisica dellanima che converte limpotenza del corpo in potenza di evasione, di redenzione e di eternit:
Lanima funziona nel mio corpo in un modo ben mirabile. Essa vi alloggia, certo, ma sa anche sfuggirne: se ne fugge per vedere le cose attraverso la finestra dei miei occhi, se ne fugge per sognare mentre dormo, per sopravvivere quando muoio46.

Tuttavia, secondo Foucault, queste utopie favolose e metafisiche che mirano a scongiurare la realt scandalosa del corpo, derivano esse stesse da questo corpo: ne chiariscono retroattivamente la costituzione interna e si iscrivono nella relazione equivoca, fantastica, che esso intrattiene con la propria fenomenalit, irriducibile al suo apparire oggettivo. In un certo modo, Foucault mostra qui come lutopia vince il corpo, o come il corpo si utopizza incarnandosi, divenendo il mio corpo non, quindi, solo questo spazio chiuso da cui si sogna di fuggire, ma questo corpo enigmatico e vivo, di cui si sa bene che il proprio, senza avere tuttavia la possibilit di afferrarne tutte le dimensioni:
Anche lui possiede luoghi senza luogo, luoghi anche pi profondi e ostinati dellanima, della tomba, dellincantesimo dei maghi. Ha le sue caverne e le sue soffitte, i suoi soggiorni oscuri, le sue spiagge luminose47.

Foucault si situa qui molto vicino a Merleau-Ponty, che sembra quasi a tratti parafrasare: il corpo non questo spazio uniforme e omogeneo che il sapere oggettivo ci presenta; esso , dal punto di vista della presenza o della prova che se ne fa, uno spazio multidimensionale, al tempo stesso penetrabile e opaco, aperto e chiuso, visibile e invisibile, di cui in ogni caso impossibile fare il giro, o esaurire il fenomeno48. Questo corpo,
Ivi, pp. 10-11; trad. it. cit., p. 33. Ivi, pp. 11-12; trad. it. cit., p. 34. 47 Ivi, p. 12; trad. it. cit., p. 35. 48 Da questo punto di vista, il corpo utopico di cui tratta Foucault in questo contesto si situa agli antipodi del corpo investito dallo sguardo e dal linguaggio medico di cui questione in Naissance de la clinique (1963). Si congiunge invece in modo inatteso con largomentazione di Merleau-Ponty che, nella Phnomnologie de la perception, sottolinea ugualmente lirriducibilit
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fantasma che appare solo nel miraggio degli specchi e, comunque, in maniera frammentaria49, solo una presenza evanescente, se non inquietante, dato che sfugge quando si crede di afferrarla, come questa schiena, che sento appoggiata contro il materasso del divano quando me ne sto disteso, ma che riesco a sorprendere solo con lastuzia di uno specchio50. Il corpo, il mio corpo, rivelato a se stesso in modo indiretto e per abbozzi nei successivi riflessi di uno specchio, contiene quindi in se stesso una virtualit utopica, che ne fa il luogo di nascita, lespressione originaria di tutte le utopie letterarie o filosofiche. Il mio corpo costitutivamente fuori di s. Il corpo attualizza questa virtualit utopica in certe esperienze o in certe pratiche culturali (maschere, tatuaggi, trucco, possessione) che confondono la frontiera del sacro e del profano, dellio e dellaltro, dellinterno e dellesterno e che mettono letteralmente il corpo fuori di s, lo rendono altro, trasformandolo nel frammento di uno spazio immaginario che comunicher con luniverso delle divinit o con luniverso altrui51. Pi radicalmente ancora, secondo Foucault, questa virtualit utopica che il corpo stesso incarna completamente e che lo sottrae definitivamente a questa apparenza di realt tramite cui si impone a noi quotidianamente. Lutopia, infatti, non un potere del corpo aggiunto e, per cos dire, contingente; essa invece la sua dimensione costitutiva, la sua realt paradossale, al tempo stesso non assegnabile e fonte originaria di tutti i punti di riferimento (spaziali e temporali) e di tutte le attivit del soggetto:
Il corpo il punto zero del mondo; laddove le vie e gli spazi si incrociano, il corpo non da nessuna parte: al centro del mondo questo piccolo nucleo utopico a partire dal quale sogno, parlo, procedo, immagino, percepisco le cose al loro posto e anche le nego attraverso il potere infinito delle utopie che immagino.
del corpo proprio alla presa scientifica sulla sua dimensione oggettiva: Si vedr che, nella scienza stessa, il corpo proprio si sottrae al trattamento che gli si vuole imporre. E poich la genesi del corpo oggettivo solo un momento nella costituzione delloggetto, ritirandosi dal mondo oggettivo il corpo trasciner con s i fili intenzionali che lo legano al suo mondo circostante e infine ci riveler tanto il soggetto percipiente quanto il mondo percepito; M. Merleau-Ponty, Phnomnologie de la perception, Paris, Gallimard 1945, p. 86; trad. it. Fenomenologia della percezione, Bompiani, Milano 2003, p. 119. 49 M. Foucault, Le Corps utopique, cit., p. 14; trad. it. cit., p. 37. 50 Ivi, p. 13; trad. it. cit., p 37. 51 Ivi. p. 15; trad. it. cit., pp. 39-40.

34 Philippe Sabot
Il mio corpo come la Citt del Sole, non ha luogo, ma da lui che nascono e si irradiano tutti i luoghi possibili, reali o utopici52.

Ma di questo corpo utopico, di questa utopia incarnata di cui parla Foucault, quindi in un certo senso impossibile fare direttamente esperienza, dato che questo corpo non esiste realmente, non questo corpo empirico, situato topicamente, che osservo nello specchio ogni mattina, ma designa invece un corpo trascendentale perlomeno il corpo quale mi sfugge sempre e mi mette fuori di me. Alla fine delle meditazione di Foucault vediamo dunque apparire una tensione, se non una contraddizione tra, da una parte, un corpo utopico o, meglio, un corpo-utopia che volatilizza lo spazio del corpo proprio nel non-luogo dellutopia e, dallaltra parte, il mio corpo, come unit vissuta di virtualit utopiche. Questa tensione trova finalmente la propria risoluzione in due tipi di esperienze fondamentali, che riducono lutopia profonda e sovrana53 del corpo a una semplice possibilit espressiva del mio corpo. Ci sono innanzitutto le esperienze dello specchio e della morte (il cadavere, il soma greco) che funzionano come contro-utopie. Queste esperienze rivolgono contro questa grande rabbia utopica che deteriora e volatilizza in ogni momento il nostro corpo54 lutopia rassicurante di uno spazio inaccessibile55: la mia immagine nello specchio, il mio cadavere sono sempre altrove. In un certo senso, questi altrove mi permettono di essere qui (un istante), di occupare un certo spazio e, nel senso forte dellespressione, di prendere corpo, di essere il mio corpo. Un altro modo di scongiurare questa dispersione utopica del corpo consiste, secondo Foucault, nel fare lamore, dato che sono le sue ultime parole nellamore il corpo qui56 ed laltro sensibile, lamante con il suo corpo, e non pi laltrove (del riflesso o del cadavere), che rivela il mio corpo a se stesso e che, in un certo senso, lo soggettivizza disutopizzandolo, sciogliendo la tensione costitutiva della relazione tra il mio corpo e lutopia.

Ivi, p. 18; trad. it. cit., pp. 42-43. Ivi, p. 19; trad. it. cit., p. 45. 54 Ibidem; trad. it. cit., p. 44. 55 Ibidem. 56 Ivi, p. 20; trad. it. cit., p. 45.
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Linguaggio, societ, corpo. Utopie ed eterotopie in Michel Foucault 35

Da Le parole e le cose a questa conferenza su Il corpo utopico la traiettoria del pensiero seguita da Foucault sorprendente e lungi dallessere lineare. A livello pi generale, testimonia senza dubbio di una preoccupazione continua per la questione dello spazio e delle sue rappresentazioni. Ma, nel dettaglio, essa testimonia soprattutto di una ricerca libera e aperta sui temi congiunti dellutopia e delleterotopia. Questi temi sono affrontati da Foucault nei loro aspetti pi vari (e anche contraddittori), ma in funzione di una tripla declinazione del paradigma spaziale, accordato successivamente alle dimensioni del linguaggio, del sociale e del corpo proprio e ai diversi registri di esperienza che sono loro legati: lesperienza letteraria, la sperimentazione dello spazio sociale e delle forme della socializzazione, la prova dellincarnazione. In ognuno di questi piani di analisi, il riferimento alleterotopia e allutopia serve a pensare la relazione con un altro o con un altrove che turba levidenza delle parole, dei luoghi e del corpo. Leterotopia letteraria parodia lordine del discorso fino a farne apparire la contingenza. Le eterotopie sociali riqualificano lo spazio reale mettendo in primo piano diversi modi di abitarlo e di farne vivere le dimensioni simboliche e immaginarie. Infine, il corpo stesso, questo frammento di spazio, elude la tensione tra il qui e laltrove, facendo comunicare a sua volta il reale e limmaginario, ma anche lio e laltro. Questo riepilogo ci conduce quindi a unultima osservazione. Abbiamo potuto notare infatti che tra Le parole e le cose, in cui la distinzione tra utopia ed eterotopia appare per la prima volta, e le conferenze radiofoniche del dicembre 1966, Foucault varia sensibilmente luso della nozione di spazio, passando da un uso metaforico di questa nozione (lo spazio del discorso) a un uso chiaramente referenziale ( questione quindi di certi siti e spostamenti sociali, o anche dello spazio vissuto del corpo proprio). chiaro tuttavia che linsieme di questa riflessione trova la propria coerenza profonda nellidea che non c uno spazio dato senza questi spazi altri che lo arricchiscono o lo contestano, ossia lo aprono infine alla possibilit di un divenire.
Traduzione dal francese di Laura Cremonesi

Philippe Sabot Universit de Lille - Nord de France philippe.sabot@univ-lille3.fr

Lo spazio.

Tra metafora, fisicit e disseminazione


Sandro Luce

Lo spazio si presenta, nellopera di Michel Foucault, come un concetto

estremamente duttile, con una storia fatta di ramificazioni, che sovente ne complessificano il senso, alcune volte lo correggono, facendo emergere una serie di cambi prospettici, che lo rivelano come uno strumento ineludibile ai fini di unanalisi complessiva del suo lavoro. inevitabile, dunque, nel misurarsi con questo tema, trovarsi di fronte a traiettorie che, pur non apparendo del tutto contigue tra loro, vanno ad intrecciarsi intorno a uno snodo fondamentale di tutta la sua produzione teorica, ossia la reciproca implicazione tra saperi e poteri. Da questo persistente e mutevole intreccio deriva una differente organizzazione degli spazi, tanto in termini teorici quanto materiali, che ha conseguenze innanzitutto di ordine politico, a partire dalla strutturazione dei processi di soggettivazione. Lo spazio ha, oltre Foucault, anche un suo divenire. Come ogni altro concetto, per dirla con Deleuze, ha i contorni irregolari, ha cio una sua complessit dettata dallinsieme di rapporti che instaura con altri concetti collocati sullo stesso piano: il punto di raccordo e di scambio la cui cifra sta nella molteplicit e nella metamorfosi. Dunque, come ogni concetto, ha una sua instabilit, che acquisisce uno spessore teorico e pratico soprattutto nel momento in cui la sua analisi viene messa in relazione con il presente. Linee del fuori Considero sintomatica dellintricata gestazione del concetto di spazio nei lavori di Foucault lattenzione che egli dedica, in uno dei suoi primissimi lavori, allo spazio onirico. Nella sua Introduction al testo di Binswanger, Traum und Existenz, evidente come il tentativo di far emergere il punto in cui si articolano le forme e le condizioni del vivente passi attraverso lanalisi della modalit di espressione pi sottratta al mondo reale, il sogno che, irriducibile alle determinazioni puramente psicologistiche, viene analizzato nella
materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 37-54.

38 Sandro Luce sua dimensione esistenziale. Lo spazio onirico non presentato come una struttura geometrica della simultaneit, n come uno spazio geografico in cui i movimenti sono spostamenti misurabili e determinabili, ma un paesaggio paradossalmente delimitato dallapertura infinita dellorizzonte, in cui si intrecciano linee che disegnano le forme della spazialit capaci di rivelare nel sogno il senso stesso dellesistenza1. La dimensione ontologica ed esistenziale si dispiega in uno spazio la cui infinitezza rimanda al movimento senza fine dellimmaginazione. Il sogno, come limmaginazione, non pensato come mera riproduzione di immagini che analogicamente rinviano a una realt cristallizzata, ma costituisce un vero e proprio movimento di libert che fuoriesce dal reale. Sono espliciti i riferimenti a Bachelard2 fondamentale non solo per i suoi studi epistemologici, ma anche per i lavori dedicati allattivit conoscitiva e innovatrice dellimmaginazione il quale, afferma Foucault, ci ha insegnato che non viviamo in uno spazio omogeneo e vuoto, ma al contrario in uno spazio carico di qualit, uno spazio che anche, probabilmente, abitato da fantasmi; lo spazio della nostra percezione primaria, quella dei nostri sogni, delle nostre passioni che contengono in se stesse delle qualit che le sono intrinseche3. Il profondo interesse che Foucault nutre per la sperimentazione prodotta dallanalisi esistenziale evidenzia la sua originaria e persistente sensibilit verso i processi di soggettivazione, sui quali si orienter in seguito con posizioni e convinzioni pi chiare e definite, radicalizzando la critica verso quei modelli di normalit affermatisi con le scienze umane. Non si tratta di una rapsodica incursione nel rapporto tra luoghi del vissuto e spazi del vivente: basti ricordare lattrazione esercitata da numerosi scritti letterari, che gli offrono loccasione per un incisivo lavoro di decostruzione del soggetto nella sua veste di autore. Lo svuotamento di questarchetipo della tradizione umanistica, fondato sulla completa identificazione tra parola e soggetto, risponde a una preM. Foucault, Introduction, in L. Binswanger, Le rve et lexistence, Descle de Brouwer, Paris 1954, ora in Dits et crits, a cura di D. Defert e F. Ewald, Gallimard, Paris 2001, t. I, p. 129; trad. it. Il sogno, Raffaello Cortina, Milano 2003, p. 61. Il corsivo mio. 2 Cfr. ivi, p. 142; trad. it. cit., pp. 84-85, ove Foucault afferma: Nessuno ha saputo cogliere meglio di Bachelard il lavoro dinamico dellimmaginazione e il carattere costantemente vettoriale del suo movimento. 3 M. Foucault, Des espaces autres, in Architecture, Mouvement, Continuit, n. 5, 1984, pp. 46-49, ora in Dits et crits, cit., p. 1571; trad. it. Spazi altri, in AA. VV., Spazi altri. I luoghi delle eterotopie, a cura di S. Vaccaro, Mimesis, Milano 2002, p. 22.
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Lo spazio. Tra metafora, fisicit e disseminazione 39

cisa esigenza: individuare le condizioni di apparizione del discorso, ossia lo spazio vuoto da cui emerge la funzione enunciativa. Non esiste un soggetto pensante identificabile come lautore del discorso, piuttosto questultimo permette di riconoscere il luogo da cui, in un determinato momento storico, possibile parlare ed essere ascoltati. Cos concepito, il discorso non pi la manifestazione, maestosamente sviluppata, di un soggetto che pensa, conosce e dice, ossia di un soggetto che origine e produzione di parole e significati, piuttosto ci che lo circonda e lo precede, lo spazio vuoto, la lacuna in cui finisce per dissimularsi e disperdersi. Come mette in luce Foucault, a proposito dellopera di Roussel, essa nasce da una singolare esperienza: il legame del linguaggio con lo spazio inesistente che, al di sotto della superficie delle cose, separa linterno della loro faccia visibile e la periferia del loro nucleo invisibile. l, fra ci che nascosto nel manifesto e luminoso nellinaccessibile, che si definisce il ruolo del suo linguaggio4. Il linguaggio, in particolare quello letterario, funziona e parla secondo regole che non escludono la casualit e lambiguit, generando un processo di trasgressione fondato, paradossalmente, non sulla violazione delle convenzioni linguistiche e delle regole grammaticali, bens sul loro rispetto e la loro proliferazione5. In questo senso, il linguaggio letterario pu essere inteso come uneterotopia, in quanto spazio assoluto nel quale far muovere e giocare il pensiero, cos come il sogno un luogo senza luogo, dove viviamo in uno spazio irreale che tuttavia esiste, restituendoci una soggettivit piena e radicale, una linea di fuga che, irriducibile a segno o oggetto da decodificare, abbraccia lintera trama esistenziale. Leterotopia esplicita paradigmaticamente la mutazione che lo spazio subisce nellaccezione odierna, nel momento in cui perde la sua natura definita ed invariabile. Da estensione convenzionale e vuota, in cui le cose hanno un proprio locus e un proprio ordine, lo spazio ridefinito nei termini di ubicazione, lesito mai definitivo ed estremamente eterogeneo della mutevole relazione che si stabilisce tra corpi e cose. Per questa ragione, le
M. Foucault, Raymond Roussel, Gallimard, Paris 1963; trad. it. Raymond Roussel, Ombre Corte, Verona 2001, p. 144. Sul rapporto tra linguaggio e spazio si veda anche M. Foucault, Le langage de lespace, in Critique, n. 203, 1964, pp. 378-386, ora in Dits et crits, cit., t. I, pp. 435-440; trad. it. Il linguaggio dello spazio, in Spazi altri, cit., pp. 33-40. 5 Su questo tema, cfr. J. Revel, Foucault. Le parole e i poteri, Manifestolibri, Roma 1996, in modo particolare pp. 46-50. Sul rapporto tra Foucault e le opere di Roussel, cfr. P. Macherey, quoi pense la littrature? Exercices de philosophie littraire, PUF, Paris 1990. Dello stesso autore si veda anche la prefazione a M. Foucault, Raymod Roussel, Gallimard, Paris 1992.
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40 Sandro Luce eterotopie sono considerate come dei veri e propri contro-luoghi, emergenti al di fuori di qualsiasi territorio reale, estranee e tuttavia non irreali che, sottolinea Foucault, inaridiscono il discorso, bloccano le parole su se stesse, contestano, fin dalla sua radice, ogni possibilit di grammatica6. Esse raffigurano, metaforicamente, la crasi dalla grammatica discorsiva della localizzazione e dellestensione fondata su meccanismi dellanalogia e della rappresentazione, attraverso i quali ogni spazio, nel suo rapporto con il sociale, declina, arbitrariamente, forme di normalit e regolarit. Le eterotopie, nel rivelare la loro natura antitetica, strappano la maschera di questa parzialit, mostrano una discontinuit nella linearit del tempo, aprendo, come spazio dellalterit, alla possibilit di un divenire altro. Soglie. Tra dicibilit e visibilit Le eterotopie evidenziano, dunque, la problematicit del rapporto tra le parole e le cose, tra ci che si enuncia e ci che si vede, destabilizzando i canoni della rappresentazione secondo i quali la correlazione di questi due termini produttrice di realt e, quindi, di verit. Il tratto instabile e disgiuntivo di questa relazione gi abbozzato in Naissance de la clinique, in cui Foucault mostra come, allinterno dei grandi mutamenti del sapere medico, lavvento del modello anatomo-patologico non produca soltanto una riorganizzazione degli spazi, dei metodi dindagine e del rapporto vitamorte, ma istituisca anche una differente relazione tra visibile ed enunciabile, mettendone in crisi il tradizionale isomorfismo. Il linguaggio non si limita a dire ci che vede, esso dis-velamento (dvoilement)7, scopre lo spazio, prima inaccessibile, del corpo-cadavere, dove la malattia, ma anche la vita, trovano la loro nuova visibilit e dicibilit scientifica. Emerge la
M. Foucault, Les mots et les choses, Gallimard, Paris 1966, pp. 9-10; trad. it. Le parole e le cose, Rizzoli, Milano 1998, p. 8. 7 interessante notare come il tema del dis-velamento sia ripreso da Foucault negli ultimi corsi tenuti al Collge de France, ove lo declina riferendosi in modo particolare ai cinici nei termini di pratica di vita che testimonia, attraverso un proprio stile di esistenza, la verit (alths bios). Il rapporto tra visibile e dicibile ricondotto a una reciprocit fondata sullassenza di dissimulazioni, sul mettere in scena, dunque in pubblico, la realt quotidiana e materiale. Cfr. M. Foucault, Le courage de la vrit. Le gouvernement de soi et des autres II. Cours au Collge de France (1983-1984), a cura di F. Ewald, A. Fontana e F. Gros, Seuil/Gallimard, Paris 2009; la questione sviluppata in misura pi approfondita nelle Lezioni del 7 e del 14 marzo, pp. 177-246.
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singolare analogia che si instaura tra la relazione visibile/invisibile e il rapporto tra losservazione medica, con i suoi particolari metodi dindagine, e le analisi sul linguaggio letterario, in modo particolare quello legato alla follia. Come il nuovo sapere medico ha portato al dissezionamento del corpo del cadavere, per svelare significati nuovi o altri rispetto a ci che la superficie lascia intendere, cos il linguaggio ha assunto uno spessore che va squarciato, per mostrarne il senso offuscato dallinvolucro di un significato predominante. Lintento di decostruire la grande illusione di unimmediata traducibilit dal visibile al dicibile, dal sintomo alla diagnosi, trova conferma nellanalisi che Foucault fa dellopera di Magritte Ceci nest pas une pipe, paradigmatica della disgiunzione tra ci che si vede e ci che si enuncia. Qui il calligramma, che ha tradizionalmente il ruolo di far dire al testo ci che il disegno rappresenta8, viene disfatto, assumendo una funzione paradossale poich nomina ci che non ha bisogno di essere nominato, negandolo al contempo. Si realizza un peculiare gioco di raddoppiamento di significati che fa soccombere la combinazione tra parole e immagini cui ricondurre un significato univoco, secondo le regole della somiglianza, per liberare un gioco di ambiguit e di moltiplicazioni di sensi. Lattenzione che Foucault dedica allo sguardo testimonia il suo interesse originario per la fenomenologia della percezione: pi in generale si tratta di un tema che innerva tutta la sua opera, esplicitato magistralmente nel binomio panottico del vedereessere visti come strumento di controllo e disciplinamento9. Proprio lintreccio mutevole tra visibile e dicibile contiene e preannuncia una preoccupazione pi profonda, legata allesigenza di decifrare quelle regole che sottendono i processi di formazione dei regimi enunciativi. Come mette in luce Deleuze, ci troviamo di fronte, a partire da LArchologie du savoir, ad una preminenza dei regimi di enunciato sui modi di vedere e di percepire, e tuttavia lenunciato ha un primato solo in quanto il visibile
M. Foucault, Ceci nest pas une pipe, in Les Cahiers du chemin, n. 2, 1968, pp. 79-105, ora in Dits et crits, cit., t. I, p. 666; trad. it. Questo non una pipa, Edizioni SE, Milano 1988, p. 26. 9 Sulla questione dello sguardo, cfr. M. Jay, Sous lEmpire du regard, in AA. VV., Michel Foucault. A Critical Reader, a cura di D.C. Hoy, Blackwell, Oxford 1986; trad. fr. Michel Foucault. Lectures critiques, ditions Universitaires, Paris 1989, pp. 195-223; P. Redondi, Le langage du regard, in AA. VV., Au risque de Foucault, a cura di D. Franche, S. Prokhoris e Y. Roussel, ditions du Centre Pompidou, Paris 1997, pp. 41-52; AA. VV., Lo sguardo di Foucault, a cura di S. Vaccaro e M. Cometa, Meltemi, Roma 2007.
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42 Sandro Luce ha le sue proprie leggi, ha una sua autonomia che lo mette in rapporto con il dominante, con lautonomia dellenunciato. E, proprio in quanto lenunciabile ha il primato, il visibile pu contrapporgli la propria forma, la quale si lascer determinare senza lasciarsi ridurre10. La lettura deleuziana, nello scomporre e rimontare lopera di Foucault secondo un vocabolario consono alla prospettiva di una vita immanente, si preoccupa di riconoscere un primato ai regimi discorsivi, che non svuoti di senso lesercizio del vedere. La presa di distanza dalla fenomenologia pu essere colta proprio attraverso la diversa condizione cui la visibilit si rapporta, e che non coincide con il modo di vedere di un soggetto. Come lenunciato non riconducibile ad un soggetto parlante, n un significante dotato di uno specifico senso, ma va reperito nei differenti strati storici che ne determinano le condizioni di emersione e di significato, cos la visibilit non riconducibile ad un soggetto che vede: egli posto a sua volta in uno spazio di visibilit, cos come le architetture che egli descrive. La condizione di visibilit delle cose, come dei soggetti, dipende dal concatenamento di enunciati che definiscono gli spazi, cos come forme di luce che distribuiscono il chiaro e lo scuro, lopaco e il trasparente, il visto e il non visto11. Visibile ed enunciabile sono funzioni formalizzate che, sia pure irriducibili tra loro, si intrecciano continuamente secondo combinazioni che variano ad ogni formazione storica, determinando specifiche forme del sapere. Dunque il carcere, come altri luoghi di visibilit, lo spazio che esplicita quello specifico ordine del discorso (in questo caso sulla illegalit), in cui si articolano, senza mai fondersi, visibile ed enunciabile, fenomeno e linguaggio. A Foucault non interessa articolare unanalisi critica che indaghi diacronicamente gli avvenimenti secondo un criterio continuista, piuttosto mostrarne le relazioni, i punti di equilibrio che producono le aperture di forme completamente nuove di positivit. Le soglie epistemologiche, dunque, delimitano spazi vuoti che acquisiscono uno spessore e una profondit in ragione delle particolari condizioni di connessione tra eventi e funzioG. Deleuze, Foucault, Les ditions de Minuit, Paris 1986, p. 57; trad. it. Foucault, Cronopio, Napoli 2002, p. 72. Deleuze, come noto, interpreta Foucault essenzialmente come un pensatore del fuori, intendendo il fuori come un elemento informe delle forze che rinviano alla reciproca presupposizione tra potere e sapere in cui il primo affettivo, ossia capace di produrre e subire affezione da altre forze senza rinviare ad alcuna forma, mentre il secondo concerne le materie formate, dunque ha una sua stratificazione. 11 Ivi, p. 64; trad. it. cit., p. 81.
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ni enunciative12. Come sottolinea Foucault, il problema non pi quello della tradizione e della traccia, ma quello della frattura e del limite, non pi quello del fondamento che si perpetua, ma quello delle trasformazioni che valgono come fondazione e rinnovamento delle fondazioni13. La preoccupazione quella di non limitarsi a definire i peculiari presupposti che consentono ai discorsi, ossia allintero sistema di enunciati, di acquisire un particolare significato che si afferma come verit, ma di affrontare, attraverso unarcheo-genealogia del sapere, una questione di ordine politico, mostrando come le lacerazioni, le discontinuit, gli spazi vuoti in cui si insediano i nuovi saperi siano il risultato di lotte e conflitti che occorre far emergere. Lo spazio assume allora una funzione fondamentale in quanto, secondo Foucault, permette di sottrarsi al paradigma della coscienza individuale tipico del lessico temporale, per afferrare i punti in cui i discorsi si trasformano attraverso ed a partire dai rapporti di potere14. I punti cui Foucault si riferisce sono quelli in cui le stratificazioni del sapere si singolarizzano e, per dirla con Deleuze, entrano in relazione, smosse dai diagrammi di potere, mostrando a quale esperienza individuale e sociale dia luogo il legame tra saperi e pratiche. La questione teorica non disgiungibile da quella pratica e politica, per questo motivo Foucault, nellassumere lobiettivo di unontologia dellattualit, vuole sottolineare la necessit di mettere in campo criticamente unindagine storica attraverso gli eventi che ci hanno condotto a costituirci e a riconoscerci come soggetti di ci che noi pensiamo, diciamo e facciamo15. Se lanalitica della verit si preoccupa di definire le strutture formali entro le quali possibile la conoscenza, il compito di un pensiero
Su come la centralit del concetto di spazio si esprima, nellopera di Foucault, sul duplice livello epistemico ed etico-politico, cfr. O. Marzocca, Filosofia dellincommensurabile. Temi e metafore oltre-euclidee in Bachelard, Serres, Foucault, Deleuze e Virilio, Franco Angeli, Milano 1989, pp. 104-162. 13 M. Foucault, LArchologie du savoir, Gallimard, Paris 1969, p. 12; trad. it. Larcheologia del sapere, Rizzoli, Milano 1996, p. 8. 14 M. Foucault, Questions Michel Foucault sur la gographie, in Hrodote, n. 1, 1976, pp. 71-85, ora in Dits et crits, cit., t. II, p. 33; trad. it. Domande a Michel Foucault sulla geografia, in M. Foucault, Microfisica del potere, a cura di A. Fontana e P. Pasquino, Einaudi, Torino 1977, p. 153. 15 M. Foucault, What is Enlightenment?, in AA. VV., The Foucault Reader, a cura di P. Rabinow, Pantheon Books, New York 1984, ora in Dits et crits, cit., t. II, p. 1393; trad. it. Che cos lIlluminismo, in M. Foucault, Archivio Foucault 3. Estetica dellesistenza, etica, politica, a cura di A. Pandolfi, Feltrinelli, Milano 1996, p. 228.
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44 Sandro Luce critico invece indagarne le condizioni contingenti e mutevoli di emergenza e tutte le conseguenze che da queste discendono, poich i discorsi sono come li definisce Foucault stesso ordini che strutturano le pratiche sociali e, dunque, le modalit del nostro agire quotidiano. Dans lintrieur. Lo sguardo immobile Limmaterialit degli spazi epistemici acquisisce una peculiare fisicit nel momento in cui la relazione e larticolazione dei differenti regimi discorsivi concretamente tradotta, attraverso un complesso di tecniche, in specifici apparati istituzionali. Larchitettura materiale di questi spazi uno strumento straordinariamente efficace per far emergere gli effetti-potere dei meccanismi enunciativi. Lo spazio viene cos giocato come lambito di applicazione di una tecnica di ripartizione degli individui e dei loro corpi, assurgendo a corollario per lapplicazione del potere disciplinare che, nel produrre dei veri e propri modelli comportamentali, consolida il sistema di partizione tra normale e patologico gi evocato nei primi lavori foucaultiani sulla follia e sulla clinica. Lobiettivo delle discipline infatti quello di dettare strategicamente un processo di normalizzazione che rivendica una forma globale e universalizzante, combinando il paradigma utilitaristico con quello confessionale. Attraverso questo modello, possibile mettere a fuoco il transito da una struttura gerarchizzata, in grado di esprimersi esclusivamente nellistanza della legge e della violenza finalizzata al possesso del territorio e al dominio sugli individui, a un dispositivo capace di investire diffusamente il corpo sociale attraverso modalit di tipo reticolare applicate direttamente ai corpi. Foucault ricorre sovente alla descrizione di eventi che per usare un termine freudiano costituiscono delle vere e proprie scene originarie (urszene) relative a specifiche faglie epistemiche, attraverso le quali analizza i meccanismi e le strategie messe in atto dai nuovi dispositivi. Levento estratto dal corso storico, ne vengono sospesi e recisi i legami di continuit, per essere sollevato su un piano problematico in cui linterrogativo : quali forze si sono incrociate, quali hanno prevalso e con quali conseguenze? Cos alla scena fondatrice della psichiatria moderna evocata in Histoire de la folie, che vede Pinel liberare i folli dalle catene, si pu affiancare quella utilizzata nelle lezioni sul potere psichiatrico in cui il re Giorgio III dInghilterra, preda della mania e allontanato dalla famiglia, viene isolato

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in un palazzo e affidato alle cure di due forzuti servitori. In questa scena di minuzioso controllo e docile sottomissione, Foucault vede il passaggio da una macrofisica ad una microfisica del potere. Al potere regale, decapitato dalla follia e degradato da una sorta di cerimonia di rimozione (quella dellallontanamento da Corte), si sostituisce un potere anonimo, grigio, multiforme, il potere disciplinare, che funziona solo attraverso un reticolo di relazioni e che diventa visibile solo mediante la docilit e la sottomissione di coloro sui quali, in silenzio, esso si esercita16. la messa in scena di una discontinuit che segnala lavvento del nuovo dispositivo disciplinare, descritto da Foucault come una forma rovesciata della sovranit, in grado di colmare le lacune che derivano dalla frammentariet dellesercizio di un modello legato ai grandi rituali, laddove il nuovo modello adeguato ad una fase congiunturale di crescita della popolazione e di mutamento dei mezzi e delle forme di produzione. Con esso nasce una vera e propria arte della ripartizione, che organizza spazi seriali, attribuendo a ciascuno un locus secondo princpi di classificazione, di distribuzione e di intercambiabilit. Si tratta del cosiddetto modello di quadrillage che, attraverso un processo di localizzazione dei corpi, singolarizza lo spazio, frammentandolo: nascono dei veri e propri tableaux vivants in grado di trasformare le moltitudini confuse, inutili o pericolose in molteplicit ordinate e produttive17. La logica binaria fondata sulla dicotomia interno versus esterno, riconducile anchessa a eventi-scene che ne fissano il portato teorico e sociale si pensi al sistema di separazione tra sani (rinchiusi in citt) e malati (lebbrosi) posti al di fuori delle mura, oppure ai supplizi nei quali troviamo da un lato il patibolo, dallaltro, tenuto accuratamente a distanza e separato, il pubblico18 trova il suo limite nellintroduzione di un nuovo sistema di ripartizione che evoca il nuovo sguardo microfisico. Se nella tradizione dellAncien Rgime il potere del sovrano ci che si vede, che si mostra, traendo forza proprio dallostentazione del suo rappresentarsi, il potere disciplinare si esercita, controlla, sottomette corpi e individui a una visibilit obbligatoria,
M. Foucault, Le pouvoir psichiatrique. Cours au Collge de France (1973-1974), a cura di A. Fontana, F. Ewald e J. Lagrange, Seuil/Gallimard, Paris 2003, pp. 143-163; trad. it. Il potere psichiatrico. Corso al Collge de France (1973-1974), a cura di A. Fontana, F. Ewald, J. Lagrange e M. Bertani, Feltrinelli, Milano 2003, p. 32. 17 Ivi, p. 150; trad. it. cit., p. 161. 18 M. Foucault, Surveiller et punir. Naissance de la prison, Gallimard, Paris 1975, p. 68; trad. it. Sorvegliare e Punire. Nascita della prigione, Einaudi, Torino 1993, p. 70.
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46 Sandro Luce rendendosi al contempo invisibile e anonimo. Si realizza una vera e propria inversione delleconomia della visibilit nellesercizio del potere: lo sguardo diviene il principio della sua manifestazione con la sua capacit di acquisire dati, notizie, informazioni, che permettono di costituire lindividuo come oggetto descrivibile, analizzabile, comparabile secondo procedure che sono, al tempo stesso, di oggettivazione e di assoggettamento. La centralit dello sguardo, nella sua articolazione con lo spazio, si rivela soprattutto per la ben nota attenzione che Foucault riserva al Panopticon di Bentham. Larchitettura dellutopica visione benthamiana destinata a garantire ordine e sicurezza attraverso una sorveglianza continua. Il suo principio fondante quel guardare senza essere visti che, nella sua asimmetricit tra sorveglianti e sorvegliati, costituisce una garanzia per il potere. Questo sguardo fisso e invisibile introietta negli osservati un senso di insicurezza legato alla percezione continua dellaltro che osserva, anche solo potenzialmente. Proprio la insondabilit dello scrutare di uno sguardo, che c anche se non visibile o che paradossalmente pu anche non esserci, diviene paradigmatica di un potere fluido, in grado cio di penetrare tutte le cavit del corpo sociale, a differenza di quanto avveniva con le vecchie tecniche governamentali della sovranit. Foucault sottolinea come un potere la cui risorsa principale sia lopinione non potrebbe tollerare delle regioni dombra19; per questa ragione il progetto benthamiano complementare al sogno rousseauiano di una societ trasparente, visibile e leggibile in ogni sua parte, che viene per rovesciato in uno sguardo che domina e sorveglia. Dunque la trasparenza del progetto di universalit della rivoluzione francese si trasforma in tecnica dellesercizio di un potere in grado di vedere dappertutto. Questa onnipervasivit dello sguardo produce nel sorvegliato la consapevolezza della sua potenziale visibilit permanente, inducendolo a forme riflessive di autocontrollo e di virtuosismo. La virt qualcosa che pu essere costruita senza alcun rapporto con la religione, eppure conserva una teologia dello sguardo, sia pure secolarizzata, che fonda il rapporto sorveglianti-sorvegliati sulla onniscienza della visione di colui che non potr mai essere guardato. Si comprende lentusiasmo con cui Bentham descrive con maniacale minuziosit quel modello che si potrebbe applicare, senza nesM. Foucault, Lil du pouvoir, in Dits et crits, cit., t. II, p. 197; trad. it. Locchio del potere. Conversazione con Michel Foucault, in J. Bentham, Panopticon ovvero la casa dispezione, Marsilio, Venezia 1983, p. 16.
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suna eccezione, in tutti gli edifici dove un certo numero di persone devono essere tenute sotto controllo in uno spazio non troppo vasto da coprire o dominare con altri edifici20. evidente come lobiettivo sia quello di accedere a una societ ordinata in cui la morale [sia] riformata, la salute preservata, lindustria rinvigorita, listruzione diffusa, le cariche pubbliche alleggerite, leconomia stabile come su di una roccia21. Se il modello benthamiano non ebbe poi una grande fortuna nella realt, e la sua influenza fu pi indiretta che letterale, ci che lo ha reso paradigmatico sta proprio nel suo essere, pi che un edificio, un congegno che finalizzato a garantire una leggibilit e una trasparenza dello spazio. Spazio che diventa il segno distintivo dellordine razionale moderno. Nella macchina benthamiana, ci che viene meno la relazione di reciprocit dello sguardo: i sorvegliati sono ridotti a moltitudine di isolati senza alcuna possibilit di un rapporto simmetrico e di riconoscimento22. Allo stesso tempo i sorveglianti sono trasformati da Bentham in ingranaggi nellarchitettura dello sguardo: sono anchessi delle appendici della macchina, spettatori totali e passivi, spersonalizzati al pari degli stessi attori da loro guardati. Nel gioco di sguardi mancati tutto converge verso una solitudine che rappresenta esemplarmente lindividualismo della nascente societ liberale. In quella sofisticata e capillare architettura dello sguardo ciascuno, sorvegliati come sorveglianti, rimane incapsulato nella sua sfera di libert sorvegliata. Lodierna rilevanza di questioni legate ai temi della sorveglianza testimoniata dallattenzione ad essi dedicata da alcuni filoni della sociologia che, partendo dal modello benthamiano, ne hanno sottolineato non solo il perfezionamento, quanto il suo superamento23. La nuova macchina dello sguardo resa sempre pi affidabile e ubiqua grazie alla progressiva sostituzione dellocchio umano con quello elettronico, ulteriormente potenziato dai nuovi sistemi di elaborazione elettronica in grado di creare dei
J. Bentham, The Works of Jeremy Bentham, J. Bowing, Edimbourgh 1838-1843, vol. IV; trad. it. Panopticon ovvero la casa dispezione, cit., p. 36. 21 Ivi, p. 103. 22 un tema ampiamente sviluppato in R. Escobar, La libert negli occhi, Il Mulino, Bologna 2006. 23 Mi riferisco in particolare ai Surveillance Studies, che hanno un importante centro di discussione nella rivista Surveillance & Society, the international journal of surveillance studies, interamente reperibile online presso il sito http://www.surveillance-and-society.org. Su queste tematiche, cfr. O. Razac, Avec Foucault, aprs Foucault : dissquer la socit de contrle, LHarmattan, Paris 2008.
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48 Sandro Luce veri e propri database informatici. Le relazioni vis--vis deperiscono per virtualizzarsi nei nuovi social network. I corpi non vengono semplicemente oggettivati attraverso una meccanica plasmante e formativa, ma divengono sempre pi spesso fonti dirette di informazioni (si pensi alla biometria o alla genetica), dischiudendosi a nuovi orizzonti di potenziamento e di ibridazione. Si tratta di fenomeni paradigmatici dello scarto verificatosi nelle odierne societ post-moderne, in cui le nuove forme di governance, incrociando tecnologie e attori, apparati e policies, logiche di opportunit utilitaristiche e tecniche di razionalizzazione composite, inaugurano un perverso e instabile legame tra libert e sicurezza. Si tratta di una relazione perversa che gi Foucault riconosce nei modelli liberali che si impongono nel corso del Novecento24, ma che oggi assume una propria specificit legata a quella che potremmo chiamare, per usare un lessico foucaultiano, una nuova razionalit governamentale, organizzata attraverso una rete molteplice ed eterogenea di istituzioni che utilizzano un complesso di procedure flessibili e contingenti. In questa prospettiva, interamente post-sovrana, emerge una sorta di macchina rizomatica, mobile e acefala, incentrata su di un pluriverso di comunicazioni e relazioni in cui i processi di soggettivazione sono sempre pi legati a forme di empowerment e di autorealizzazione. A un sistema economico che disciplina e gestisce i corpi, ponendosi in termini prettamente antagonistici e svincolati dalla politica, subentra un sistema bioeconomico25 che per governare usa la creativit, lo spirito di iniziativa, la cooperazione, coinvolgendo in misura sempre pi ampia i soggetti. Piani in movimento Controllo il nome che Borroughs propone per disegnare il nuovo mostro e che Foucault riconosce come il nostro prossimo avvenire26. Losservazione di Deleuze suona come un vero e proprio avvertimento
M. Foucault, Naissance de la biopolitique. Cours au Collge de France (1978-1979), a cura di F. Ewald, A. Fontana e M. Senellart, Seuil/Gallimard, Paris 2004; trad. it. Nascita della biopolitica. Corso al Collge de France (1978-1979), a cura di F. Ewald, A. Fontana, M. Senellart, M. Bertani e V. Zini, Feltrinelli, Milano 2005. 25 Cfr. L. Bazzicalupo, Il governo delle vite. Biopolitica ed economia, Laterza, RomaBari 2006. 26 G. Deleuze, Post-scriptum sur les socits de contrle, in Pourparlers, Les ditions de Minuit, Paris 1990; trad. it. Poscritto sulle societ di controllo, in Pourparler, Quodlibet, Macerata 2000, p. 235.
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sul momento attraversato dalle societ occidentali, nelle quali il tramonto del modello disciplinare fa nascere lesigenza di interrogarsi sulle ri-dislocazioni di uomini, cose e saperi dettate dalle nuove strategie di controllo, con tutte le implicazioni di ordine teorico che da essa discendono. Deleuze scorge con chiarezza la fase di transizione in cui due riferimenti tipici della societ disciplinare lindividuo singolo (da incasellare in una certa spazialit e da educare attraverso un certo dressage) e la massa (il corpospecie, ossia la popolazione da scrutare attraverso le nuove scienze) si dissolvono allinterno dellodierno dispositivo governamentale. La nuova strategia distributiva rompe la rigida divisione degli spazi, per predisporre una ripartizione differenziale delle singolarit, che assicuri un controllo pi continuo e una comunicazione istantanea. Secondo Deleuze, non si ha pi a che fare con la coppia massa-individuo. Gli individui sono diventati dei dividuali e le masse dei campioni, dati, mercati e banche27. Nel nuovo e pi insidioso regime postdisciplinare si impone un modello di impresa (anche ai soggetti) che svuota gli apparati istituzionali di tipo concentrazionario (fabbriche, scuole, eccetera) della loro funzione normativa e organizzatrice di spazi: si passa da un approccio regolamentativo, indubbiamente capillare ma anche statico, a nuove strategie fatte di contingenza, di fluttuazioni, di responsabilizzazioni. Il tratto modulare e metastabile delle nuove imprese giustifica pienamente laccostamento deleuziano fra le nuove societ di controllo e le macchine cibernetiche28. Queste si presentano come aggregati di strutture dotate di funzioni mutevoli e autoregolative, che surrogano le macchine energetiche, tipiche delle societ disciplinari, dedite esclusivamente, in un tempo lungo ma limitato, a formare corpi e ad estrarne forza. Per la comprensione di questo transito risulta decisivo, da un punto di vista epistemologico, laffermarsi di una topologia delle molteplicit, frutto di un modello scientifico del tutto antitetico a quello della tradizione newtoniana29. Deleuze, nel richiamare i lavori del matematico Riemann, ricorda limportanza di una scienza che non si preoccupa prioritariamente dellinIvi, p. 237. G. Deleuze, Contrle et devenir, in Pourparlers, cit.; trad. it. cit., pp. 230-231. 29 G. Deleuze e F. Guattari, Mille Plateaux. Capitalisme et Schizophrnie, Les ditions de Minuit, Paris 1980, p. 602; trad. it. Millepiani. Capitalismo e schizofrenia, Castelvecchi, Roma 2003, p. 673, ove affermano: Quando il matematico Riemann strapp il molteplice al suo stato di predicato per farne un sostantivo, molteplicit, fu un avvenimento decisivo. Era la fine della dialettica a profitto di una tipologia e di una topologia delle molteplicit.
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50 Sandro Luce dividuazione di costanti, intese come rapporti tra variabili, ma di porre in continuo stato di variazione le variabili stesse. Gli spazi di Riemann sono dei veri e propri patchwork che, sprovvisti di qualsiasi omogeneit, entrano in collegamento secondo modalit completamente differenti. Il predicato molteplice si sostantiva in molteplicit nel momento in cui ciascuna unit del diverso, per essere riconosciuta come tale, non richiede la mediazione di un concetto identico che sussuma il molteplice, ma accede a una dimensione intensiva e relazionale. Leffetto quello di rigettare qualunque logica del medesimo, per abbozzare una topologia frammentata ed eterogenea dalla quale emerge una spazialit informe e mutevole. Cos la fissit della scena panottica si scioglie in uno statuto mobile e transitorio. significativa la descrizione, in Mille Plateaux, di due diverse configurazioni dello spazio: allo spazio striato, delimitato e rigidamente ripartito al suo interno, viene contrapposto lo spazio liscio che, invece, sfugge a qualsiasi compartimentazione, esaltando qualit ed intensit delle forze che lo attraversano. Pur trattandosi di spazi di natura differente per intenderci, nel primo si sviluppa la macchina da guerra, nel secondo si istituisce lapparato Stato la loro esistenza non si traduce in una mera polarizzazione, bens in un continuo intersecarsi, ragione per la quale il processo di territorializzazione non mai disgiungibile da quello di riterritorializzazione, cos come lo spazio liscio non cessa di essere tradotto, intersecato in uno spazio striato30. Gli esempi offerti da Deleuze, che attingono a campi completamente differenti (tecnologia, fisica, matematica, musica, estetica), sono finalizzati a mostrare come lo spazio striato sia organizzatore di forme che cristallizza attraverso il loro continuo ordinamento, a differenza di quello liscio, spazio amorfico in continua variazione e rimodulazione. Nel sottolineare che lo spazio liscio occupato da eventi o ecceit, molto pi che da cose formate e percepite31, Deleuze rivendica lassenza in esso di qualit dimensionali ed estensionali, tratteggiandone implicitamente il carattere dis-organizzato che rimanda allartaudiano corpo senza organi. Il CsO un piano che non ha nulla a che vedere con lorganizzazione, la sostanza e la forma: le eccede tutte, iscrivendo dei modi di individuazione eterogenei che si instaurano attraverso selezioni e concatenamenti del tutto alogici con altri piani. ecceit, termine che, ripreso da Duns Scoto, acquisisce per Deleuze lo specifico significato di individuazione intensiva
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Ivi, p. 593; trad. it. cit., p. 663. Ivi, p. 598; trad. it. cit., p. 668.

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ed evenemenziale, dunque mobile e comunicante. Non un modo per designare positivamente la singolarit individuale, piuttosto per specificare come, rispetto agli individui formati e distinti, essa designi la singolarit preindividuale e individuante, che non cessa di comunicare con le altre32. Dunque il CsO, affettivo, intensivo, anarchico che comporta solo zone, poli, soglie33, il luogo della radicale immanenza, che sfugge alle striature organizzative del potere molare, per designare uno spazio dai bordi fluidi e mai determinati, aperto allesterno e alla contingente evenienza che li pu far interagire. Il motore della sua infinita mobilit, del suo incessante divenire la sua straripante affettivit desiderante. Il desiderio, nel discorso deleuziano, non ha nulla di psicoanalitico, n concepito in termini di mancanza, piuttosto i suoi flussi esprimono una riserva di produttivit sempre pronta a generare nuove connessioni, a rivoluzionare lesistente in nome di un corpo ancora da fare e sempre a venire. Il desiderio non la rappresentazione sfocata delle passioni, bens potenza ontologica, un modo dellessere in movimento, indiscernibile dai corpi intesi come spazi divenienti, composti intensivi e metamorfici di forze. chiara qui la distanza da Foucault che, pur considerando il corpo un luogo di resistenza al potere, tuttavia lo vede anche come ci che ad esso assoggettato. Herkunft, campo di iscrizioni socioculturali: il corpo reso docile e asseconda le pratiche discorsive che lo oggettivizzano. questa una delle ragioni per le quali egli non affronta mai esplicitamente il tema del desiderio, preferendogli il concetto di piacere o quello di sessualit intesa come dispositivo che piega la sessualit sul sesso e difficilmente considererebbe il potere unaffezione del desiderio34, poich
Cfr. F. Zourabichvili, Deleuze. Une philosophie de lvnement, PUF, Paris 1994; trad. it. Deleuze. Una filosofia dellevento, Ombre Corte, Verona 1998. 33 G. Deleuze, Critique et clinique, ditions de Minuit, Paris 1993; trad. it. Critica e clinica, Raffaello Cortina, Milano 1996, p. 171. 34 Cfr. G. Deleuze, Desiderio e piacere, con presentazione di F. Ewald, originariamente apparso in Futuro anteriore, vol. I, 1995, pp. 23-34, ora in G. Deleuze, Divenire molteplice. Nietzsche, Foucault ed altri intercessori, Ombre Corte, Verona 1999, pp. 74-87. interessante notare come Guattari affermi: Quando Foucault parla di desiderio [] lo fa in unaccezione molto pi ristretta di quella che Gilles Deleuze ed io abbiamo assegnato a questo termine. Si tratta, per usare unespressione di Guattari, di problemi di inquadrature di campo: il potere per Foucault non si esplica esclusivamente in divieti, ma investe i soggetti e ne sollecita i desideri. Questi non costituiscono unistanza affermativa, una riserva illimitata e libera di potenziale delle singolarit, piuttosto sono indotti e strutturati dalla rete dei saperi-poteri. F. Guattari, Microfisica dei poteri e micropolitica dei desideri, in AA. VV., Effetto Foucault, a cura di P.A. Rovatti, Feltrinelli, Milano 1986, p. 197.
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52 Sandro Luce vorrebbe dire accettare una natura derivata del potere rispetto al desiderio. Pur segnalando questa distanza tra i due pensatori35, ritengo estremamente proficuo utilizzare alcuni concetti deleuziani, poich attraverso la loro lente possibile leggere lodierna razionalit governamentale come ci che territorializza, organizza e giudica, per opporre ad essa quei flussi di desiderio capaci di produrre incessanti movimenti di deterritorializzazione. Sono questi ultimi a costituire ci che Foucault chiamerebbe resistenze, ma con una differenza di fondo: Foucault, almeno sino agli anni Settanta, le considera sempre interne al potere, con una stessa connotazione ontologica e, dunque, destinate ad essere sempre riassorbite. Per questa ragione lo spazio il luogo in cui entrano in relazione le forme dei saperi e le forze dei poteri, luogo per eccellenza di verit e, dunque, di dislocazione e assoggettamento del vivente. Per Deleuze lo spazio invece il luogo di differenziazioni quantitative ove, va ricordato, la differenza non mai data n estensionale, bens intensiva. Lo spazio presentato come intrinsecamente dinamico, segnato dal continuo attraversamento di forze che irrompono nel corporeo, continuamente e instabilmente in relazione con il fuori. Viene accentuato, rispetto a Foucault, il movimento creativo, del novum produttore di uneccedenza che fuoriesce dal contesto e deterritorializza. Tuttavia, come era chiaro gi a Foucault, qualsiasi movimento emergente non mai tale sino in fondo: nel momento in cui affiora e si dispiega, entra in un altro contesto che gli d una forma; , dunque, sempre ri-territorializzabile. Ritengo che sia la figura delleterotopia a rappresentare, rispetto alla specifica tematica dello spazio, il punto di maggiore vicinanza tra i due pensatori. Essa metaforizza la irrapresentabilit dellanalogia spazio-vivente. Non c possibilit per una premeditata assegnazione logistica del vivente, essa rompe questi argini per aprire al nuovo. La si potrebbe leggere in questi termini avvicinandola alle modalit deterritorializzanti deleuziane. una linea del fuori. Un topos schizoide che fuoriesce dai modi di individuazione delle cose e delle persone per aprire al divenire che sfugge alla Storia. luogo-evento e luogo-resistenza. Ma le affinit finiscono qui, poich leterotopia non pu essere considerata come macchina, tantomePer una lettura tesa a mostrare soprattutto le convergenze dei due pensatori, cfr. S. Vaccaro, Risonanze. La macchina da pensiero Foucault-Deleuze, in AA. VV., Il secolo deleuziano, a cura di S. Vaccaro, Mimesis, Milano 1997, pp. 131-143; S. Berni e U. Fadini, Linee di Fuga. Nietzsche, Foucault, Deleuze, Firenze University Press, Firenze 2010, in particolare pp. 95-164.
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Lo spazio. Tra metafora, fisicit e disseminazione 53

no desiderante. Tuttavia, come gi accennato, la transizione verso un modello governamentale fondato su una logica spaziale rizomatica e contingente, sia pure preannunciata da Deleuze, non sfugge a Foucault che avanza esplicitamente questa tesi nei suoi corsi al Collge de France36. paradigmatica limportanza che egli attribuisce alla citt, non solo come metafora spaziale di funzionamento dei meccanismi di potere, ma come vero e proprio laboratorio di sperimentazione per nuove forme di razionalizzazione degli spazi. La descrizione di tre diversi esempi di citt, testimonianza di un discordante modo di problematizzare lo spazio urbano nel periodo compreso tra la fine del Seicento e la fine del secolo successivo, rende palese la differenza di fondo tra lo spazio disciplinare, perimetrato, chiuso e rigidamente ripartito in elementi funzionali, e lo spazio della citt biopolitica, pensata come unentit aperta, flessibile e polifunzionale37. Si tratta di un territorio che potremmo definire vitale, ossia in grado di trasformarsi continuamente in relazione a stime e valutazioni di eventi che si presentano per natura sempre aperti e mutevoli. Le varie strutturazioni architettoniche della citt divengono idealtipiche di differenti modalit di esercizio del potere, in un contesto speculativo in cui lo spazio giocato come indicatore epistemologico in grado di rivelare, in relazione alle diverse razionalit con cui viene ripartito, il dispositivo di potere operante. La citt evocata anche da Deleuze come lo spazio striato per eccellenza38, il luogo delle ri-territorializzazioni, ove si ripartisce e si organizza secondo criteri funzionali e gerarchici. Eppure, a testimonianza di come non possa mai esservi una differenza oggettiva tra liscio e striato, bens un complesso e mai statico gioco di sovrapposizioni, anche nella citt possono nascere spazi lisci, mobili e precari, come quelli del pensieMi riferisco in modo particolare alla Lezione dell11 gennaio 1978; cfr. M. Foucault, Scurit, territoire, population. Cours au Collge de France (1977-1978), a cura di A. Fontana e F. Ewald, Seuil/Gallimard, Paris 2004, pp. 3-29; trad. it. Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al Collge de France (1977-1978), a cura di A. Fontana, F. Ewald e P. Napoli, Feltrinelli, Milano 2005, pp. 13-31. 37 Sul carattere intrinsecamente e originariamente biopolitico delle teorie urbanistiche, cfr. A. Cavalletti, La citt biopolitica. Mitologie della sicurezza, Mondadori, Milano 2005. Il tema della citt nellopera foucaultiana affrontato da S. Catucci, Michel Foucault filosofo dellurbanesimo, in AA. VV., Lo sguardo di Foucault, cit., pp. 63-84. Sullutilizzo dello spazio urbano come strumento di analisi filosofica e politica, cfr. A. Tucci, Dispositivi di esclusione e soggettivazioni politiche negli spazi urbani, in Filosofia politica, n. 3, 2008, pp. 401-416. 38 G. Deleuze e F. Guattari, Mille Plateaux, cit., p. 601; trad. it. cit., p. 671.
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54 Sandro Luce ro, modalit esclusiva di viaggiare senza muoversi. Il pensiero, esso stesso desiderio, ha una sua potenza che sta nel suo essere creativo. Pensare creare, tuttavia esso non ascrivibile alla volont del pensatore, a una sua scelta premeditata, nasce invece dallinvolontario e dalla necessit, anche violenta e schizoide: come la nave, eterotopia foucaultiana per antonomasia, che attraversa senza una direzione precisa lo spazio liscio del mare, disegnando collegamenti instabili. Nel momento in cui le parole, come la comunicazione, sono fradice. Sono interamente penetrate dal denaro: non accidentalmente, ma essenzialmente. necessario un dirottamento della parola39. Se le parole, cos come lo sguardo, non possono attingere alla verit semmai sono entrambi catturati in una costruzione discorsiva di cui Foucault, facendo la ricostruzione genealogica, svela il doppiofondo allora sar fondamentale, come asseriva Deleuze, creare dei vacuoli di noncomunicazione, degli interruttori, per sfuggire al controllo40. Limportanza del pensiero, in particolare quello filosofico, sta allora nel farsi carico di una funzione critica in relazione alla propria attualit: creare concetti significa innanzitutto offrire risposte singolari a problemi specifici e ci risulta inscindibile dal suo essere una pratica autonoma e di resistenza. Sandro Luce Universit degli Studi di Salerno sluce@unisa.it

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G. Deleuze, Controllo e divenire, cit., p. 231. Ibidem.

Lo spessore del limite.


Arianna Lodeserto

Nuove eterotopie tra spazi pubblici e spazi privati

Premessa

Quasi ventanni fa, Paul Hirst denunciava il mancato utilizzo dei wor-

king concepts depositati nella prima produzione foucaultiana. Da architetto, Hirst scorgeva nellArcheologia del sapere la possibilit di intendere il suo agire come pratica implicata in relazioni discorsive. Se larcheologia considera i discorsi come pratiche qui forment systmatiquement les objets dont ils parlent1, la dicotomia che separa larchitettura che costruisce spazi dalle teorie elaborate attorno ad essi andrebbe ripensata con la stessa intensit2, riformulando la possibilit di un discorso architettonico che non ricalchi lintreccio abituale tra il taglio delle pietre e le parole scelte per descriverne la funzione, o per promuovere un nome, uno stile. evidente che il mestiere di architetto non si limita alla raffinata elaborazione distruzioni per la composizione di nuovi edifici: ad esso si affida la creazione di uno spazio che genera effetti primari ed effetti tardivi, che provoca il nostro immaginario in maniera incostante, spesso imprevedibile. Per sua stessa ammissione, Foucault non si mai interessato a un movimento architettonico in particolare3 e alle sue capacit di innescare forme in divenire. Eppure, nel 1975 aveva diretto unequipe scientifica interdisciplinare in un progetto commissionato dal Comit pour la Recherche et
M. Foucault, Larchologie du savoir, Gallimard, Paris 1969, p. 67; trad. it. di G. Bogliolo, Larcheologia del sapere, Rizzoli, Milano 1994, p. 67. 2 Foucault supersedes such issues of author-intentions, influences/structures, enabling us to pose questions not merely about discourses on architecture but about discourses in architectures. P. Hirst, Foucault and Architecture, in B. Smart (a cura di), Michel Foucault, Critical Assessments, Routledge, London 1995, vol. IV, p. 352 (larticolo era apparso un anno prima negli Architectural Association Files, n. 26). 3 M. Foucault, Espace, savoir, pourvoir, in Dits et crits II, 1976-1988, a cura di D. Defert e F. Ewald, Gallimard, Paris 2001, pp.1101-1102; trad. it. di P. Tripodi e T. Villani, Spazio, conoscenza e sapere, in S. Vaccaro (a cura di), Spazi altri. I luoghi delle eterotopie, Mimesis, Milano 2001, pp. 68-69.
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materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 55-74.

56 Arianna Lodeserto le Dveloppement en Architecture, che avrebbe riflettuto sullemergere del concetto architettonico/urbanistico di habitat nel XVIII secolo. Lequipe analizzava in che maniera esigenze di campi differenti (la medicina, ligiene, lamministrazione) convergessero in ununica strategia di trasformazione economica del tessuto urbano4. Le interferenze tra lopera del filosofo e i gruppi di ricerca architettonica o di storia dellarchitettura5, cos come le incomprensioni reciproche6, non si sono fermate l. Se al filosofo interessavano i modelli di organizzazione dello spazio e le relazioni di potere che essi rendono effettive (nello spazio-prigione, nello spazio ospedaliero, etc.) piuttosto che loperare di un architetto in particolare, pur vero che i suoi concetti pi fortunati, come quello di eterotopia, attraggono senza sosta lattenzione di progettisti e teorici dellarchitettura. Come ha scritto Mary McLeod, tale concetto sembra includere e suggerire unincessante riappropriazione in ragione del suo carattere poco nitido, se non addirittura ambiguo7. Nelle pagine a venire proveremo a esporre alcune tra le sue sfumature possibili, suggerite dallo stesso Foucault, per cercare in seguito di metterlo alla prova nella lettura delle eterotopie del mondo contemporaneo non esaminate direttamente dal filosofo. Nelle ultime battute dellarticolo si tenter infine di accostare il bagaglio concettuale qui riproposto a una carrellata di immagini eterogenee, che espongono la ricerca di alcuni fotografi e i disegni del paesaggista Gilles Clment. Esse illustrano nella maniera forse pi significativa non soltanto la specificit di alcuni spazi altri, ma la loro reversibilit possibile (la fabbrica, luogo per eccellenza del lavoro meccanico e del controllo, il luogo-simbolo di unindagine sui fantasmi del paesaggio contemporaneo, e allo stesso tempo stimolo visivo di nuove percezioni; ci che resta al di fuori del territorio antropizzato,
Il dattiloscritto del progetto di ricerca, intitolato Apparition de lHabitat dans la Pense et la Pratique Architecturale du XVIIIme et XIXme sicle, conservato allIMEC. 5 Cfr. lantologia Il dispositivo Foucault, CLUVA Libreria Editrice Cooperativa, Venezia 1977 (frutto di un discusso convegno organizzato dal dipartimento di Storia dellArchitettura di Venezia, cui parteciparono Cacciari, Tafuri, Rella e Teyssot) e, in seguito, R. Ritter e B. Knaller-Vlay (a cura di), Other Spaces. The Affair of the Heterotopia, HDA Dokumente zur Architektur, n. 10, Graz, aprile 1998. 6 Cfr. D. Defert, Foucault, lespace et les architectes, in C. David e J.F. Chevrier (a cura di), Documenta X The Book: Politics, Poetics, Cantz Verlag, 1997, pp. 274-283, p. 280 e J-L. Violeau, Foucault et les architectes. Du Panoptisme aux rseaux, in P. Artires (a cura di), Michel Foucault, la littrature et les arts, ditions Kim, Paris 2004, pp. 159-186, pp. 172ss. 7 M. McLeod, Other Spaces and Others, in D. Agrest, P. Conway e L.K. Weismann (a cura di), The Sex of Architecture, Harry N. Abrams, New York 1996, pp. 15-28, p. 16.
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allapparenza margine confuso della civilt urbana, si rivela luogo dellinvenzione, della biodiversit). Ambiguit del concetto Nella nota conferenza tunisina del 67, Foucault includeva tra gli spazi altri luoghi inusuali o marginali, in cui la nostra percezione dellordine sociale pu farsi, a volte, pi acuta. Gli spazi citati in quella sede diventarono, nel giro di qualche anno, la mira privilegiata delle sue arcinote analisi sullamnagement disciplinare e biopolitico. Ciononostante, il tono della conferenza appare neutrale e quasi elogiativo, sostiene McLeod. I luoghi in questione entrano in relazione con tutti gli altri spazi, Frdric Chabin, Istituto di Robotica e Tecnica Cibernetica eppure li contraddicono, poich ils suspendent, neutralisent ou inversent lensemble des rapports qui se trouvent, par eux, dsigns, reflts ou rflchis8. Nella prefazione a Les mots et les choses (che precede di pochissimo la conferenza), piuttosto che apparire neutrali le eterotopie inquietano, annichiliscono la possibilit di ogni sintassi, inaridiscono il discorso, sospendono le parole, denudano i miti, contestano ogni possibilit di grammatica9. Ma qui il concetto non si era ancora confrontato con luoghi e spazi effettivi, le osservazioni della Prefazione appaiono piuttosto unistintiva suggestione provocata dalla lettura spaesante del testo di Borges. L dove Foucault ha tentato un abbozzo
M. Foucault, Des espaces autres, in Dits et crits II, cit., p. 1574; trad. it. in S. Vaccaro (a cura di), Spazi altri, cit., p. 23. 9 M. Foucault, Les mots et les choses, Gallimard, Paris (1966) 1990, pp. 9-10; trad. it. di E. Panaitescu, Le parole e le cose. Unarcheologia delle scienze umane, Rizzoli, Milano (1967) 2001, pp. 7-8.
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58 Arianna Lodeserto di eterotopologia, ovvero nella conferenza Des espaces autres, il concetto invece proposto attraverso esempi concreti, per quanto non esaustivi. La variet del suo elenco impedisce di considerarli consolanti, al pari di semplici utopie, o meramente repressivi o apocalittici, come delle fantascientifiche distopie. Se nessuna forma di eterotopia possiede carattere universale, ma ognuna vanta una specificit e un funzionamento ben determinato allinterno della societ, occorre localizzarle e distinguerle in base a distinti principi. Abbiamo, secondo Foucault, le eterotopie di crisi e di deviazione, luoghi riservati agli individui in crisi o a quelli il cui comportamento eccede la norma; leterotopia del cimitero, solidale con gli altri spazi urbani per quanto relegato ai margini della citt; il teatro e il cinema, che mettono in scena, nel luogo concreto del palcoscenico o nel perimetro delimitato dallo schermo, spazi eterogenei e distanti; il giardino, la pi piccola particella di mondo che pure vorrebbe rappresentarlo tutto intero (lunica eterotopia felice e universalizzante); gli spazi che sovvertono o sospendono la percezione del tempo tradizionale, rendendo possibili le eterocronie (musei e biblioteche, in cui il tempo sembra quasi se jucher au sommet de lui-mme10, ma anche le fiere, i villaggi di vacanze, connessi a un tempo futile e festivo, necessariamente passeggero). Da considerare inoltre il particolare sistema di apertura e chiusura presupposto dalle eterotopie, che le isola e le distingue dagli altri luoghi. il caso di prigioni, caserme, ma anche di quei luoghi di culto in cui, per entrare, occorre essere ammessi, o confinati sotto costrizione. Alcuni spazi altri svolgono una funzione particolare nei confronti dello spazio che resta, poich rappresentano uno spazio illusorio o simboleggiano uno spazio estremamente regolato, che compensa le imperfezioni degli spazi ordinari (le colonie delle societ puritane nel XVII secolo, o quelle dei gesuiti in Paraguay, di cui Foucault parler anche altrove). La nave, luogo in perenne transito qui vit par lui-mme, detta infine leterotopia per eccellenza, la plus 11 Andrei Rozen, The Novgorod Theatre grande rserve dimagination .
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M. Foucault, Des espaces autres, cit., p. 1578; trad. it. cit., p. 29. Ivi, p. 1581; trad. it. cit., p. 32.

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Probabilmente, la scelta che ha incluso in uno stesso concetto gli spazi paradigmatici del potere disciplinare e i luoghi del piacere e dellavventura pu risultare fuorviante, inducendo lettori poco attenti a credere che qui si distinguano luoghi delloppressione da luoghi dellautonomia, intenzione ben distante dal pensiero foucaultiano. Occorre inoltre considerare alcuni fattori esterni. Ad eccezione del testo sullo spazio della clinica, nel 1967 Foucault non aveva ancora elaborato le sue analisi sulla societ punitiva o sulla citt operaia; il suo sguardo dunque lontano da quelle immagini diagnostiche che diventeranno un punto focale del suo pensiero. In secondo luogo, il tono elogiativo che sembra accumunare i luoghi eterotopici non vuole avvalorare lipotesi che considera larchitettura come artefice della nostra salvezza. Larchitettura produce effetti positivi solo quando les intentions libratrices de larchitecte concident avec la pratique relle des gens dans lexercice de leur libert12. Essa dunque, in un certo senso, costitutivamente ambigua: ogni luogo potenzialmente un contro-luogo (contre-emplacement13). Meccanismi regolatori e pianificazione urbanistica Nellintervista Espace, savoir et pouvoir, di quindici anni successiva alla conferenza sulle eterotopie, Foucault esplicita il suo rapporto con larchitettura: pur tenendo conto delle intenzioni e dei piani dellarchitetto, lorganizzazione dello spazio che cattura il suo interesse quella gestita dal medico, dal prete, dallo psichiatra, dalla guardia carceraria. Nei suoi testi pi noti lattenzione rivolta alle forze in gioco nella regolazione del territorio e della circolazione, a chi decide la ripartizione degli individui nello spazio14, lubicazione delle merci e del piano di lavoro in base alle esigenze dellapparato di produzione (scomporre la forza lavoro e poterla valutare), a chi organizza la sistemazione di medicinali, registri e pazienti in base alla volont di creare uno spazio medicalmente utile, alla distribuzione degli
M. Foucault, Espace, savoir et pouvoir, cit., p. 1095; trad. it. cit., p. 61. Emplacement indica il luogo, larea, ma anche la posizione. 14 qui che Foucault utilizza come esempio lo spazio della classe nei collegi gesuiti. Cfr. M. Foucault, Surveiller et punir. Naissance de la prison, Gallimard, Paris (1975) 1993, p. 171; trad. it. di A. Tarchetti, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Einaudi, Torino (1976), 1993, pp. 155-156.
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60 Arianna Lodeserto allievi funzionale al controllo totale e sincronico della loro condotta, che avrebbe fatto delleducazione una macchina vigile. Uno degli spazi pi a fondo studiati da Foucault, lo spazio seriale forgiato dalla disciplina, contemporaneamente architettonico, funzionale e gerarchico15: fissa la circolazione, evidenzia dei meriti, garantisce lobbedienza e leconomia dei gesti dellindividuo. Larchitettura disciplinante non si avvale semplicemente di solide mura utili a rinchiudere i corpi, essa ne orienta il movimento attraverso le calcul des ouvertures, des pleins et des vides, des passages et des transparences16. Questa procedura organizza uno spazio analitico, la cui unit di misura non n il territorio n il luogo, ma il rango: identificati attraverso la loro posizione nella serie, gli individui sono destinati a una visibilit permanente. Larchitettura va iscritta, dunque, dans un champ de rapports sociaux, au sein duquel elle introduit un certain nombre deffets spcifiques17. Al termine dellintervista, Foucault suggerisce la possibilit di immettere larchitettura nella storia della techn, intesa come rationalit pratique gouverne par un but conscient18. La complessit di questo genere di spazi rende visibile una possibile linea di continuit rispetto al pensiero della conferenza tunisina: in quanto spazi misti, gli spazi della disciplina sono spazi effettivi, che regolano la disposizione dei luoghi e il loro ar Frdric Chabin, Accademia Russa delle Scienze redamento, e spazi ideali, perch proiettano, attraverso un preciso amnagement dello spazio, una caratterizzazione (ovvero unindividualizzazione) e un sistema di valori19. Le eterotopie disciplinanti presuppongono inoltre un sistema di apertura parziale, gestiscono un isolamento che seleziona i suoi eletti e che, se necessario, si rende permeabile alla circolazione, in funzione dei bisogni sociali.
Ivi, p. 173; trad. it. cit., p. 161. Ivi, p. 203; trad. it. cit., p. 188. 17 M. Foucault, Espace, savoir et pouvoir, cit., p. 1102; trad. it. cit., p. 69. 18 Ivi, p. 1104; trad. it. cit., p. 72. 19 M. Foucault, Surveiller et punir, cit., p. 173; trad. it. cit., p. 161.
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La priorit della disciplina non lenfermement ma la segmentazione, al fine di esercitare una presa ferma su uno spazio interno, su un territorio e sugli individui in esso ripartiti, e regolare, nello stesso tempo, i rapporti con lesterno, la circolazione tra i segmenti. Ces htrotopies segmentent donc des flux, en laissant passer certains et en bloquant dautres, effectuant une slection et une orientation des courants en fonction des besoins du secteur social20. Tra i segmenti interni ed esterni non c rottura ma movimento (dalla scuola, alla caserma, alla fabbrica), ammorbidito da una micro-segmentariet diffusa. Lomogeneizzazione regola il passaggio tra le diverse istituzioni della disciplina (segmentarit souple) e la loro struttura interna (segmentarit dure). qui che emergono le debolezze del dispositivo. Il concatenamento delle posizioni devessere sempre pi veloce, per evitare che il segmento inceppato rallenti la presa e lefficacia delle interconnessioni. Le discipline riutilizzavano, perfezionandoli, i vecchi metodi dimpiego del tempo imposti nei monasteri e nelle comunit religiose, dove venivano fissate delle scansioni, stabilite delle operazioni e predeterminata la loro ripetizione. Non solo lo spazio, ma anche il tempo andava ricostruito per essere ottimizzato, perch fosse, in altre parole, privo di scarti, momenti morti o sonnolenze. Nellofficina, nella scuola e nellesercito, mentre si mangia non si parla e mentre si lavora non si raccontano storie. Nessuno spreco del tempo, nessuno spazio libero. Ma il desiderio dellefficienza totale, dellomogeneizzazione senza pause e lacune, ottimizza la velocit in territori gi segnati e non pu espandersi verso nuove frontiere, a quella velocit incalcolabile in grado di prevedere ogni mutamento dellambiente circostante. Ispirato da unanalisi di Simondon, Didier Ottaviani evidenzia il rischio di hypertlie, effetto che scaturisce da un adattamento forzato in rapporto ad un ambiente predefinito: tout changement de milieu, toute modification dans les techniques de production conduit la ruine de lensemble de la structure, qui ne peut sadapter et se trouve ralentie ou mme totalement inefficace21. Le strutture burocratiche e amministrative non
D. Ottaviani, FoucaultDeleuze: de la discipline au contrle, in E. Da Silva (a cura di), Lectures de Michel Foucault, vol. II, Foucault et la philosophie, ENS ditions, Lyon 2003, p. 62. 21 Ivi, p. 64. Simondon analizzava lipertelia di alcuni oggetti tecnici (come aerei ed aeroplani), provocata da unesagerata specializzazione, che li rende inadatti ai minimi cambiamenti nelluso (il motore adatto a volare ad alta quota non adatto a un atterraggio rapido) o nella procedura di fabbricazione. Loggetto tecnico pu adattarsi alle condizioni materiali della produzione o al compito per il quale prodotto, ma pu fallire se il compito viene leggermente modificato. G. Simondon, Du mode dexistence des objets techniques, Aubier, Paris (1958) 1989, pp. 50-56.
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62 Arianna Lodeserto riescono a tenere il passo con le procedure decisionali, non sanno adattarsi ai mutamenti del politico e alla rapida evoluzione dei sistemi informatici. Controllando le virtualit degli individui, la disciplina orienta i suoi (s)oggetti verso una linea dintegrazione estremamente regolata, con pochi margini di manovra, ma le trasformazioni delleconomia richiedono una presa continua, capace di captare ogni forma del vivente. Il dispositivo disciplinare dovr dunque evolversi per integrare tali cambiamenti e rendere ogni individuo non gi disciplinato ma sempre potenzialmente controllabile. Lhtrotopie de dviation dunque un luogo che rappresenta, contesta e sovverte tutti gli altri luoghi. Li rappresenta perch non uno spazio puramente immaginativo ed progettato in continuit con la tecnologia di potere predominante, li contesta perch aspira a una perfezione maggiore rispetto alladdomesticamento quotidiano di cose e persone, li sovverte perch, come un laboratorio sperimentale, pu anticipare nuovi dispositivi di potere allinterno del modello imperante. Le machineries qui descritte sono come architetture sempre in procinto di crollare, nonostante le solide fondamenta che sembrano sorreggerle. Questi spazi eterotopici sono attualissimi, perch intensificano e perfezionano il gergo normalizzante dellepoca, e nello stesso tempo sempre inattuali, potenzialmente in ritardo rispetto alle esigenze del presente. Scrivendo della societ disciplinare, Foucault non intendeva affermare che tutta la societ stata disciplinata in modo massiccio: egli illustrava un disegno votato allinsuccesso, e per questo costantemente bisognoso di rettifiche22. Una nuova tecnologia politica pu abitare vecchie macerie, e fabbricare in luoghi obsoleti la sua fresca armatura. Vecchi e nuovi meccanismi sincastrano spesso gli uni sugli altri, come avvenne nelledificazione delle citt operaie degli anni 1830-1870, descritta brevemente da Foucault nellultima lezione di Il faut dfendre la socit. Attraverso la reticolazione e lattenta distribuzione delle famiglie, la citt operaia permette un controllo puntuale degli individui. Si rende omogeneo uno spazio e nello stesso tempo si marcano delle distanze individualizzanti, regolando la loro interconnessione. I meccanismi regolatori, interessati alla popolazione (assicurazione, igiene, risparmio, sanit, educazione), si appoggiano su questa distribuzione ottimale dello spazio abitativo. Il nuovo modello di citt, descritto nella prima lezione del corso Scurit, territoire, population, rappresentato da una citt reale, osservata a partire dallaspetto che assume nel XVIII secolo: Nantes. Qui non si opera
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M. Foucault, La poussire et le nuage, in Dits et crits II, cit., pp. 834-835.

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su uno spazio vuoto, ma su materiali preesistenti e trasformabili: sotto costante osservazione il milieu di tutto lo spazio urbano. Si massimizzano le positivit minimizzando nel frattempo i rischi e gli inconvenienti, si agisce sugli elementi polifunzionali (la strada) per tener conto di ogni calamit possibile. Questa forma di gestione implica una normalizzazione che omogeneizza lo spazio in maniera pi astuta, essendo attenta alle virtualit delluomo e ai rischi dellambiente, una gestione che prende in conto le variabili che la disciplina voleva forzare (provocando immediate resistenze). Si scorgono i tratti della societ del controllo, che non si limita a localizzare ma sperimenta la velocit ed pronta a fagocitare ogni anomalia. Le recenti evoluzioni in questa direzione richiederebbero un ripensamento radicale non soltanto dellalterit degli spazi del controllo, ma della loro stessa spazialit, difficile a definirsi di fronte alla continua delocalizzazione della sorveglianza e al proliferare delle sue forme (architetture telematiche, geolocalizzazione, database, etc.). Citt private La difficolt del concetto di eterotopia non data soltanto dalleterogeneit di ci che esso include, ma anche da ci che in esso resta escluso: a detta della McLoad, Foucault omette luoghi ordinari come foyers, shopping mall, uffici, parchi e infine i luoghi degli altri per eccellenza, ovvero gli spazi di donne e bambini23. Le sue analisi restano tuttavia un materiale prezioso per pensare lamnagement di molti contro-luoghi, la cui alterit non data semplicemente dal ruolo sociale di chi li occupa ma dallinvertire gli spazi ordinari e il loro tipo di governo, pur intrattenendo con questi ultimi un legame significativo, che genera numerose interconnessioni possibili. Questo materiale servito, integrato con altre teorie, ad analizzare gli spazi in cui si confina la minaccia degli altri del nostro secolo, i CIE, la cui architettura ricorda spesso la disposizione dello spazio analitico operata nelle istituzioni totali. I concetti foucaultiani sono inoltre serviti a larga parte della sociologia per comprendere lo stesso shopping mall come laboratorio della sorveglianza. Zone ibride, i centri commerciali concretizzano una dimensione immaginaria e irreale (un posto fantastico,
23

M. McLeod, Other Spaces and Others, cit., p. 20.

64 Arianna Lodeserto pulito, un luogo dove tutto consumabile) in uno spazio effettivo24. Modernissime eterotopie, gli spazi del mall sembrano offrire pure aperture eppure funzionano in base a esclusioni ben determinate: sempre pi vicino a casa nostra, sempre pi collegato, sempre pi accessibile a tutti, il mall realmente accessibile solo agli adatti e agli addetti al consumo, ad una pseudocomunit costituita dallelitismo del potere dacquisto. Nella stessa ottica sono analizzabili spazi come Disneyland, theme-park del divertimento amministrato. Disneyworld non , come un bunker, un interno assoluto25, ma una sorta di esterno assoluto: nel parco non si concede visibilit a nulla che non sia il parco stesso. La Disney Corporation ha inoltre realizzato Celebration, il pi radicale prototipo di Privatopia26, gioiello del New Urbanism abitato da quasi dodicimila persone. La difficolt nel delimitare un confine tra le stravaganti eterotopie e gli ordinari luoghi dellabitare ci istruisce nuovamente sulla fluidit di ogni spazio, sempre ridefinibile da nuove pratiche e nuovi modi di governare la vita. Spesso dei contro-luoghi servono da modello allabitare borghese o alladdomesticamento delle alterit possibili. Si prendano i bunker come eterotopie, anchessi non considerati nelleterotopologia foucaultiana. Se in principio contrastavano con gli spazi attigui e si mimetizzavano sotto mentite spoglie a fini difensivi27, oggi le forme di autosegregazione si preCfr. G. Amendola, La citt postmoderna. Magie e paure della metropoli contemporanea, Laterza, RomaBari 1997 e M. Davis, The city of Quartz. Excavating the future in Los Angeles, Vintage Books, New York 1992; trad. it. La citt di quarzo. Indagine sul futuro a Los Angeles, Manifestolibri, Roma 1993. 25 G. Postiglione, The Atlantic Wall / Bunker e cultura architettonica: alcune considerazioni, http://www.lablog.org.uk/wp-content/gp_bunker-e-architettura.pdf, p. 16. 26 Forme di semi-extraterritorialit in cui delle associazioni abitative esercitano una forma di governo privato sul territorio. Cfr. A. Petrillo, La citt perduta. Leclissi della dimensione urbana nel mondo contemporaneo, Dedalo, Bari 2000, pp. 210-222 e soprattutto E. McKenzie, Privatopia: Homeowner Associations and the Rise of Residential Private Government, Yale University Press, New Haven 1994. 27 Oltre ai bunker presenti nel sottosuolo germanico (come quello messo in vendita a Brema, o il bunker della Stasi di Machern/Lipsia), durante la seconda guerra mondiale le industrie Todt costruirono, sotto ordine del Terzo Reich, lAtlantikwall, composto da migliaia di fortificazioni intrecciate lungo 6.000 chilometri, da Capo Nord ai Pirenei. La dimensione estetica del bunker diviene nuovo parametro estetico per la modernit: monomaterico compatto stereometrico scavato interpreta in maniera emblematica i dettami di certo minimalismo architettonico che spesso riduce i luoghi dellabitare a puro esercizio formalista, tradendo il rapporto tra mezzi e fini. Non un caso infatti che sia il tumulo larchetipo del bunker: in entrambi la vita assente. G. Postiglione, The Atlantic Wall, cit., p. 25.
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sentano a cielo aperto, in costruzioni sbocciate a vista docchio negli ultimi cinquantanni: gated communities, walled cities e altri rifugi ad alta tecnologia che contribuiscono a fortificare e privatizzare lo spazio pubblico. Le gated and secure communities sono quartieri privati il cui ingresso protetto da recinzioni elaborate, polizia privata e impianti di sorveglianza. Ne esistono diverse tipologie, adatte a ogni stile di vita. Se prima gli interessati a questo genere di fortezze erano i cittadini ad alto reddito, oggi si registrano scelte abitative mixofobiche anche tra le classi sociali meno abbienti. Nelle citt americane (specialmente nella California del Sud, in Texas, Florida, Arizona) fioriscono sia allesterno che allinterno dei territori urbani. Comunit a Los Angeles significa omogeneit di razza, di classe, ma soprattutto di quotazioni immobiliari28. Spazio difendibile solo lo spazio estremamente controllabile, teorizzava Oscar Newman negli anni 7029, ma le sue indicazioni, pensate per prevenire il crimine nelle case popolari e nei condomini di grandezza spropositata, non hanno modificato soltanto il design delledilizia pubblica, imponendosi nel restyling degli spazi residenziali pi prestigiosi. Le forme di auto-governo appena descritte, luoghi ordinari ed eccezionali allo stesso tempo, possono attrarre aspiranti al quieto vivere per diverse ragioni: protezione della propria identit, garanzia di stabilit ed omogeneit sociale, di sicurezza ed esclusivit, possibilit di condurre il proprio stile di vita al riparo da giudizi altrui e da qualsiasi forma di conflittualit urbana. Esse sospendono il disordine dellaltra metropoli, creando una comunit monocromatica, arredata su misura: lintero spazio residenziale pianificato in base agli interessi comuni dei suoi abitanti, gestiti dai proprietari del quartiere (tasse private, servizi privati, trasporti priva Eric Tabuchi, Restricted Areas ti, licenza di guida speciale,
M. Davis, La rivoluzione urbana, in Millepiani, n. 10: Geografia dellespressione. Citt e paesaggi del terzo millennio, Mimesis, Milano 1997, p. 11. 29 O. Newman, Defensible Space: Crime Prevention Through Urban Design, Macmillan, New York 1973.
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66 Arianna Lodeserto stampa indipendente). In molte vignette satiriche che ironizzano sul fenomeno in questione, compare spesso la figura di un neocarcerato che la prende con filosofia, accettando la vita dietro le sbarre perch assomiglia a una gated community gratuita. La differenza che in questi quartieri residenziali proibita non la libera uscita, ma il libero accesso. Per quanto sembrino sovvertire lo stile di vita e il governo della municipalit di riferimento (le gated communities possono trasformarsi in citt private), queste comunit recintate sono figlie legittime del contesto da cui nascono. NellAmerica del Nord le autorit pubbliche favoriscono da tempo la loro sopravvivenza: a partire dagli anni 80 sono state create leggi ad hoc per garantire e promuovere la compropriet orizzontale. In Europa, per quanto la moda del gating abbia lasciato delle tracce di omogeneizzazione allamericana nei comitati di cittadini30, nei lotissements ferms, nelle community policing, nelle Brgeninitiativen e infine nella nostra periferia milanese31, la sete di comunit meno diffusa. Si prenda il caso francese: se pure esistono quartieri privati in vari dipartimenti francesi, questi non rispondono al desiderio di vivere in una comunit di simili, ma al pi banale intento di ritirarsi a vita privatissima e indisturbata. In Francia i lotissements ferms sono poco diffusi, mentre lo spazio urbano e periurbano sottoposto a motivi di cambiamento e a piani durbanismo restrittivi che seguono altre logiche nella costruzione dellentre-soi e dellomogeneit residenziale32. Residui urbani e archeologia industriale La lista degli spazi altri potrebbe crescere ancora, ma il concetto in qualche modo generico di eterotopie non pu e non aspira a comprendere la complessit di tutti i contre-emplacements che costellano il presente. Ciononostante, unultima istantanea ci permette di rimettere al lavoro il working concept foucaultiano, anche a costo di sventrarlo e ricomporlo, per non farne una parola-schermo, a meno che sullo schermo non succeda
Tali comitati prendono forme assai eterogenee e i loro interventi sono di varia natura. Cfr. i Quaderni di citt sicure, n. 11, settembre 1997. 31 Cfr. F. Bertamini, Milano, Italia?, in AT Casa, inserto online del Corriere della sera, 24 giugno 2009. 32 R. Le Goix, Les lotissements ferms: effets de contexte, in Les Cahiers, Les villes face linscurit, n. 155, giugno 2010, pp. 73-76.
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qualcosa. Le zone dismesse, gli spazi abbandonati e residuali situati non sempre ai bordi, ma spesso allinterno del tessuto urbano, non sono forse dei luoghi hors de tous les lieux, bien que pourtant ils soient effectivement localisables33? I luoghi pubblici senza residenti, come anche gli spazi immaginativi non concepiti per proteggere e per privatizzare le risorse ma, al contrario, per disfare il proprio guscio urbano, possono ancora essere descritti con le stesse categorie adatte a decifrare gli spazi delleccessiva amministrazione e dellauto-governo identitario? Avremmo bisogno di nuova sintassi per pensare, e praticare, spazi radicalmente altri, come le aree archeologiche postindustriali. Opposti e complementari rispetto ai luoghi appena descritti, i residui espongono i postumi di una pratica urbanistica e, nello stesso tempo, gli effetti possibili di abitudini non governative. C chi ha pensato queste strutture spoglie e lacerate, allapparenza semplici revenant della disciplina o cimiteri del postfordismo, come luoghi che rendono visibili le fondamenta di desuete tecnologie di potere:
La prima impressione che si ricava, esplorando questi spazi, che l il tempo si sia improvvisamente fermato, ma naturalmente no, non cos, solo non scorre, non fluisce, soggiorna, abita il luogo, ne pervade latmosfera, si fa respirare, toccare, pensare, e nel mentre lavora, indifferente, con ostinata determinazione. E niente pi nebbia. Tutta la polvere si depositata. solo un ritmo diverso, incredibilmente largo rispetto a quello del frantoio universale betoniera, a cui siamo abituati. E cos, Nelle sonanti sale, ove il lavoro / salute e giovinezza immola alloro, non riecheggiano ormai che mute parole, secche, asciutte, a-retoriche, pura struttura che, al pari della fabbrica che le contiene, rende visibile udibile, la condizione del suo fondamento34.

Dilatato il tempo meccanico, spezzata la segmentazione delle cellule di lavoro, le vecchie fabbriche si espongono inoperose (almeno fino al prossimo riutilizzo, fino al prossimo riadattamento forzato). Occorrono occhi attenti alle potenzialit di questi luoghi apparentemente inerti, ovvero allambiguit del loro divenire. Descriverli semplicemente come dei romantici resti, o come ricordi-feticcio di un modello economico e di forme architettoniche in via di decomposizione non basta a spiegare lenorme attrattiva che questo genere di spazi esercita sullartista contemporaneo.
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M. Foucault, Des espace autres, cit., pp. 1574-1575; trad. it. cit., p. 24. V. Trevisan, Time works, in Tristissimi giardini, Laterza, RomaBari 2010, pp. 22-23.

68 Arianna Lodeserto Si pensi allattenzione che sempre pi spesso gli rivolgono importanti fotografi, pionieri dellarcheologia industriale: gli imponenti stabilimenti in disuso della periferia lombarda (le industrie Falk, la Magneti Marelli, le raffinerie di Pero) ritratti da Giampietro Agostini come luminose cattedrali in bianco e nero35, i magazzini vuoti di Guido Guidi, la sua Marghera arrugginita, le ex carceri, gli echi di giornali sulle loro pareti36, le fabbriche milanesi nei primi servizi di Basilico, lo smantellamento dellle Seguin37 seguito passo dopo passo da Adeline Bommart, cui dedica una serie dimmagini anche Stphane Couturier, nella cui opera fabbriche automobilistiche al contrario attivissime diventano in seguito il materiale di una provocatoria esplosione percettiva ( il caso delle industrie Toyota nella serie Melting Point). Couturier cerca nella pellicola listeria della produzione, ricorrendo ai trucchi del mestiere per raffigurare il divorante movimento delle arterie industriali e la velocit fantasmatica richiesta al corpo degli operai. Le storie sospese delle architetture fallite, interstizi tra unepoca e unaltra, non si esauriscono nelle fotografie della forma-fabbrica ormai sventrata. Il Bildraum che riformula tale narrazione rende ugualmente visibili altri luoghi dalla fisionomia incerta, mostrandone la disin Eric Tabuchi, Eldorado tegrazione in atto o il rapido imperativo della riconversione. Yves Marchand e Romain Mouffre espongono le colossali rovine industriali e metropolitane degli Stati Uniti dAmerica38, portando avanti parallelamente uninchiesta dettagliata sui monuS. Paoli (a cura di), Ex fabrica. Identit e mutamenti ai confini della metropoli, SilvanaEditoriale, Milano 2006. 36 G. Guidi e V. Trevisan, Vol. I, a cura di A. Frongia, Electa/Jarach Gallery, Milano 2006; G. Guidi, La lunga posa. Fotografie dellarchivio di Italo Zannier, Alinari, Firenze 2006. 37 Lle Seguin unisola di Boulogne-Billancourt (nel sud-ovest parigino), sede storica della Renault per pi di sessantanni. Negli anni 50 divenne il simbolo della crescente industria francese, nonch roccaforte del sindacalismo. Chiuse i battenti nell89, poich la fabbrica non era pi adatta ai nuovi processi di produzione; il sito sar prossimamente sottoposto a un lungo e complesso progetto di ristrutturazione e riconversione (2012-2017). 38 Y. Marchand e R. Mouffre, The Ruins of Detroit, Steidl, Londra 2010.
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mentali teatri ed auditorium costruiti nel primo Novecento, durante il fiorire dellentertainment industry, abbandonati in attesa di nuovo utilizzo a causa della crisi e della diffusione del mercato televisivo. Sul fronte opposto del globo, Eric Lusito ha condotto per anni unintensa ricerca visiva al fine di mostrare le impronte dellamministrazione sovietica depositatesi nellarido territorio della Mongolia, del Kazakistan, dei paesi baltici, assieme ai resti delle basi militari e aereospaziali di tutta lEuropa dellEst, che siano colossali rovine o minuscole foto darchivio, poster, diafilm, volantini propagandistici, vignette satiriche, istruzioni per maschere antigas39. Lopera di Lusito andrebbe per letta assieme al pi recente CCCP, Cosmic Communist Constructions Photographed di Frdric Chabin, antologia che di quei luoghi propone il volto eccentrico, la puissance de rve nascosta nei pi arditi esperimenti che avevano gi alterato le norme sovietiche nel ventennio che precede il crollo del muro, sovvertendo lipertelica architettura collettivista: centri sportivi, luoghi dintrattenimento, accademie delle scienze e istituti di robotica, centri di villeggiatura e sanatori monumentali disseminati nella frontiera russa occidentale, nel Caucaso, sul Mar Nero e in Asia centrale negli anni delle discordances prmonitoires40, in cui la stravaganza della progettazione chiamava in causa un futuro non del tutto avvenuto. I luoghi che mettono in sospensione pratiche dello spazio gi normate non appartengono soltanto alle zone di confine, esposte ai traumi recenti della storia, ma spesso emergono nei territori pi ordinari, come mostrano alcuni eredi del New Topographic Movement. Si pensi ai sobborghi americani ritratti da Jeff Brouws, tappezzati dinsegne mute, motels, drive in, franchised landscapes41, non distanti dai reportage di Eric Tabuchi, collezionista visivo di una Francia tra il reale e limmaginario, cosparsa di sterminate eterotopie del consumo (ristoranti cinesi, negozi concettuali, lavanderie a gettoni, container) e del disuso (montagne di pneumatici, cimiteri navali, discoteche abbandonate, benzinai fuori uso), dellavventura (camper, roulotte, skateparks) e del culto (roadside
E. Lusito, After the wall. Traces of the Soviet Empire, Dewi Lewis Pub., Stockport 2009. F. Chaubin, Cosmic Communist Constructions Photographed, Taschen GmbH, Kln 2011, p. 28. Per allargare la prospettiva bisognerebbe aggiungere la lettura/visione di Sozialistische Moderne, pubblicato dal fotografo sloveno Roman Bezjak (Hatje Cantz Verlag, Ostfildern 2011) e di The Novgorod Spaceship, progetto di Andrei Rozen (http://www.andreirozen.com/ main.php?page=new_projects.php), ma la lista non sarebbe in ogni caso esaustiva. 41 Cfr. J. Brouws, Approaching nowhere, W.W. Norton & Company, New York 2006.
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70 Arianna Lodeserto flowers42, chiese di cemento). Tutto un lessico dimmagini rende ragione di questi spazi senza nome, dialogando con le figure possibili della loro costitutiva ambiguit.

Gordon Matta-Clark, Days End (Pier 52)

In altri casi, lindagine visiva non vuole scovare spazi in estinzione, al fine di ritrarre luoghi non ancora pensati, ma direttamente li provoca, li costruisce. Al di l del documentarismo, vorrei perci includere in questo rapido inventario lopera di due organizzatori del disastro: le sculture dello spazio di Gordon Matta-Clark e i film di Hinger Lise Hunsen. Matta-Clark fu il giovane inventore dellAnarchitecture, progettazione non pensata per costruire ma per elaborare building cuts rimuovendo sezioni di pavimenti, soffitto e pareti da edifici dismessi. Fendendo e sfogliando le pareti interne di una casa (Bingo, 1974), Matta-Clark invade lo spazio esterno dintimit borghese43 esponendo la stessa quarta parete, mentre lo spazio pubblico esplode da un interno deprivatizzato e violato, attraverso una sezione conica che ripercorre, squarciandolo, tutto un immobile della vecchia rue Beaubourg (Conical Intersect, 1975). Lanarchitetto disseziona chirurgicamente, contestando la nostra percezione abituale delle case pi tipiche della tipica periferia del New Jersey, citando pareti non per proporne un nuovo uso ma per inventare uno sguardo, finalmente sottratto alla distraQuei luoghi senza nome ai bordi delle strade, che i parenti delle vittime dincidenti mortali cospargono di fiori e ricordi del defunto, a Roma chiamati volgarmente mortaccini. 43 A. Coles, The Ruin and the House of Porosity, in A. Coles (a cura di), The Optic of Walter Benjamin, Black Dog, London 1999. Oltre a Splitting, Coles descrive Alteration of a Suburban House (1978), progetto di Dan Graham in cui la porosit dello spazio preserva le sue opportunit di ribaltarsi su se stesso.
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zione del nostro abitare (Splitting, 1974). Splitting non rappresenta una casa, piuttosto sovverte le sue forme attraverso uninattesa fessura, un taglio di luce di sottile violenza. Le sue abitazioni, non a caso, subiscono sempre unestensione fotografica in forma di collage e fotomontaggi, scomposizioni e dmontages che qui accrescono lo spazio visivo per ripensare i luoghi che abbiamo progettato, fino ad allora sottoposti a ununica economia visiva. Anche in Hus (1998), brevissimo film di Hinger Lise Hunsen, si sfogliano gli strati di una casa, questa volta una fatiscente baracca di legno della Silicon Valley. Unendo la tecnica dello stop motion alla fotografia time-lapse, la casa si spoglia per gradi di ogni pi piccola superficie: porte, travi, tegole, tocchi di vernice. Dopo essersi denudato fino a sparire, il puzzle-casa ricomposto in un altro luogo. In Hus I was interested in physically deconstructing and reconstructing one object. I imagined the house as a shell that separates private and public spheres. Through the use of animation I could open up this shell and examine it44. Fotografia del terzo paesaggio Frenato linstabile equilibrio della produzione forzata, evacuati velocemente i soggetti lavoratori, ovunque e al di fuori di ogni luogo, la fabbrica rimane. Lentreprise a remplac lusine, et lentreprise est une me, un gaz45, non uno spazio (se non lo spazio ininterrotto della rete). Ipertelia lo sviluppo esagerato di alcuni organi, talmente funzionali a unoccorrenza specifica da diventare superflui nel quotidiano, cos ingombranti da preannunciare la probabile estinzione della specie che ne soffre. Le forme iperteliche sono corazze fuori uso, come gli enormi macchinari infranti delle fabbriche abbandonate. Se la storia non pu riabilitare la loro funzione originaria, il pericolo allora ridurli a mausolei da contemplare, dove la sublimazione estetica si adagia nelle necropoli della fatica. Occorre invece comprendere questi fantasmi, mostrare la vita che si nasconde nella stasi, indagare la fertilit di uno spazio disabitato e trovare un concetto che renda ragione della mutevolezza costante cui potenzialmente soggetto ogni luogo.
http://ingerlisehansen.com/filmpages/hus.html. G. Deleuze, Post-scriptum sur lessocits de contrle, in G. Deleuze, Pourparlers, 19721990, Les ditions de Minuit, Paris 1990, p. 242; trad. it. di S. Verdicchio, Pourparler, Quodlibet, Macerata 2000, p. 237.
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72 Arianna Lodeserto Unimmagine feconda potrebbe essere, a mio parere, lidea di Tiers paysage proposta da Gilles Clment. Scrittore paesaggista e giardiniere, Clment ha raccolto le sue riflessioni sugli spazi abbandonati in un Manifesto denso di domande. Con lespressione Terzo paesaggio, concetto generico eppure puntualissimo, Clment intende tutti i luoghi abbandonati dalluomo, riserve naturali e parchi ma anche aree industriali, erbacce sulla strada: spazi minuscoli, trascurati, poco appariscenti. Risorsa privilegiata dellintelligenza biologica, il Terzo paesaggio si rivela un potente stimolo per limmaginazione di una diversa poetica e politica dellabitare, in quanto disposizione dello spazio al suo continuo rinnovamento. Il carattere indeciso del terzo paesaggio rispetta lassenza di decisione umana, assenza che lascia evolvere le forme biologiche senza alterarne la dinamica evolutiva.
Si lon cesse de regarder le paysage comme lobjet dune industrie on dcouvre subitement est-ce un oubli du cartographe, une ngligence du politique? une quantit despaces indcis, dpourvus de fonction sur lesquels il est difficile de porter un nom. Cet ensemble nappartient ni au territoire de lombre ni celui de la lumire. Il se situe aux marges. En lisire des bois, le long des routes et des rivires, dans les recoins oublis de la culture, l o les machines ne passent pas. Il couvre des surfaces de dimensions modestes, disperses comme les angles perdus dun champ; unitaires et vastes comme les tourbires, les landes et certaines friches issues dune dprise rcente46.

Se la terra , come un giardino, uno spazio chiuso47, il residuo non un bene patrimoniale privato, e neppure unimmaginaria via duscita. Risultato involontario dellorganizzazione razionale (amnagement) del territorio, il residuo non una vittima che lamenta il suo abbandono. Conseguenza di unattivit interrotta, dove le maglie dellurbanizzazione sono ormai sfilacciate, tali resti evolvono verso un paesaggio secondario che si rivela fortemente dinamico, eterogeneo e caotico (essendo instabili le specie che giungono a popolarlo). Accanto agli insiemi primari (spazi mai amministrati, mai sottoposti a sfruttamento) e alle riserve (insiemi protetti in base a una decisione, perch fragili o rari), i residui (dlaisss) di uno spazio saturo o di strati ipertelici lasciati incolti (friches) possono costituire una terza ipotesi, ovvero gli spazi della diversit. Essi non sono sottoposti
G. Clment, Manifeste du Tiers paysage, ditions Sujet/Objet, Paris 2004, p. 12; trad. it. di F. De Pieri, Manifesto del terzo paesaggio, Quodlibet, Macerata 2005, p. 10. 47 G. Clment, La sagesse du jardinier, LOeil Neuf, Paris 2004, p. 65.
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a protezione, non vengono presi in calcolo e, bench costituiscano delle riserve biologiche, sono spesso ridotti, amministrativamente e concettualmente, a luoghi da sopprimere o dimenticare. Les enjeux propres du Tiers paysage se placent au-dessus (ou au-del) des enjeux territoriaux48. Le sue istanze ne fanno luogo di rifugio, situation passive, e al contempo luogo dellinvenzione possibile, situation active. Daltro canto, lo stesso disinteresse (dlaissement) per il Terzo paesaggio da parte dellistituzione garantisce il dispiegamento della biodiversit, come avviene negli esercizi di resistenza testimoniati nelle fotografie di Guillaume Lemarchal, in cui paesaggi insulari e disertati (che siano Iceberg, giardini nella neve, villaggi scheletrici, terre incendiate o templi incustoditi) reagiscono, in qualche maniera, allentropie des effets de pouvoir49.

Guillaume Lemarchal, Insula

Luso non istituzionale del terzo paesaggio non certo uninvenzione recente, n una trovata estetica, ma una delle pi antiche risorse dello spazio. Uso paradossalmente non strumentale, esso permette a un luogo di riformularsi senza imporre una strategia unica, o una somma di fun48 49

G. Clment, Manifeste du Tiers paysage, cit., p. 27; trad. it. cit., p. 25. Cfr. G. Lemarchal, Paysages de laprs, Actes Sud, Arles 2008.

74 Arianna Lodeserto zioni ben specifiche. Clment definisce il Terzo paesaggio come la parte di spazio che affidiamo allinconscio, o les vnements sengrangent et se manifestent de faon, en apparence, indcide50. I demoni dello spazio, ineliminabili da ogni societ, sono il necessario indietreggiare del pensiero che conferisce dignit politica alla non progettazione, che consente di non amnager per proteggere le opportunit di una consapevole drglementation. Non si tratta di aspettare, ma di constater au jour le jour51 nuove forme spaziali, stimolando linconscio ottico che pensa i limiti del nostro spazio comme une paisseur et non comme un trait52, come un terreno di ricerca sui margini della razionalit urbana. Arianna Lodeserto Universit Paris 4-Sorbonne/Universit La Sapienza di Roma desertar@gmail.com

G. Clment, Manifeste du Tiers paysage, cit., p. 59; trad. it. cit., p. 57. Ivi, p. 65; trad. it. cit., p. 63. 52 Ivi, p. 64; trad. it. cit., p. 62.
50 51

Logiche del potere e logiche spaziali in Michel Foucault.


Graldine Brausch

Sulle intenzioni socio-politiche dello spazio architettonico e urbano e sui loro effetti

I territori del lebbroso e dellappestato

Dal Medioevo fino allEt classica, il trattamento dellindesiderabile

oscilla tra lesclusione fuori dalle mura della citt, in un fuori confuso, non circoscritto, e linternamento in luoghi relativamente indeterminati, come il lebbrosario e, in seguito, lospedale generale. Cacciato o rinchiuso, il lebbroso figura tipica sottratto alla comunit. Costituisce il modello dellindividuo che viene cacciato per purificare la citt1. Non conta molto, in fondo, dove vada e cosa faccia, lessenziale che lasci il dentro, il centro. Cos, l dove va, il lebbroso pu anche morire: gi morto giuridicamente e politicamente. La sua esclusione infatti ritmata da una cerimonia funebre in cui dichiarato morto e i suoi beni divengono di conseguenza trasmissibili. Il folle seguir il cammino del lebbroso, condividendo con lui questi spazi che hanno come unica definizione quella di non essere il luogo della comunit. Cacciato fuori dai bastioni o chiuso nei lebbrosari abbandonati o negli ospedali, il folle oggetto di un trattamento che attiva gli stessi meccanismi di esclusione, di squalificazione, di proscrizione2. In questo senso, Foucault ha potuto dire che linternamento di intrusi negli ospedali generali non costituiva una rottura3 rispetto allesclusione. Anche se il trattamento socio-spaziale non esattamente lo stesso internare non cacciare lo scopo nei confronti della comunit non cambia: si tratta di procedere allestrazione dellelemento impuro, di porlo fuori vista e di metterlo nellimpossibilit fisica di contaminare. Si ritira lappartenenza alla comunit. Ci si potrebbe anche chiedere se il trattamento cambi in modo sostanziale quando, mandato su una nave dalle
M. Foucault, Les Anormaux. Cours au Collge de France (1974-1975), a cura di D. Defert e F. Ewald, Seuil/Gallimard, Paris 1999, p. 41; trad. it. Gli Anormali. Corso al Collge de France (1974-1975), a cura di V. Marchetti e A. Salomoni, Feltrinelli, Milano 2000, p. 48. 2 Ivi, p. 40; trad. it. cit., p. 47. 3 Ivi, pp. 41 e 44; trad. it. cit., pp. 48 e 51.
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materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 75-90.

76 Graldine Brausch improbabili destinazioni, lindividuo diventa prigioniero del Passaggio4, degli spazi intermedi o di nessun luogo. Di nuovo, lindesiderabile pu fare quello che vuole, purch divenga estraneo per la comunit, periferico per il centro, in qualche modo morto per il corpo sociale. Lesclusione del lebbroso costituisce un modello di controllo degli individui modello che scomparir, secondo Foucault, allinizio del XVIII secolo5 che coinvolge la dimensione spaziale. Si tratta della distribuzione/ripartizione singolare degli individui nello spazio o, se si preferisce, della produzione di spazi specifici, che crea un effetto di controllo. Il potere che emerger durante il XVIII secolo si dispiegher invece attraverso una diversa distribuzione dei corpi; il suo leitmotiv non sar pi quello dellesclusione del lebbroso, ma quello dellinclusione dellappestato. Lepidemia di peste, nella stessa epoca di quella della lebbra, ha generato una gestione singolare dello spazio. Lo spazio che viene prodotto non pi indistinto: se il lebbroso doveva andare verso luoghi senza determinazione, il posto attribuito allappestato dipende invece da un dispositivo iper-determinato, iper-circoscritto. Viene circoscritto e chiuso un territorio allinterno del quale si ritaglia e si organizza la minima particella. Si suddivide [quadrille] nel modo pi minuzioso possibile. Mettere in quarantena significa in fondo chiudere un luogo che verr segmentato e riarticolato in modo che sia gerarchizzato e visibile in ogni pi piccolo angolo. Tutto deve poter essere osservato e sorvegliato. In questa distribuzione che condivide gli stessi princpi del Panottico e lorganizzazione della legione e dellaccampamento romano, gli individui non sono divisi in due entit (una interna e laltra esterna). Qui, sono tutti integrati allinterno. Il controllo non consiste pi nel fabbricare due gruppi, ripartiti in due luoghi (dentro/fuori) o disposti in un faccia a faccia6, ma nel produrre un unico gruppo in cui ognuno sar smistato e distribuito. In questo gruppo unico, ognuno riceve un posto. Il seguito noto: Sorvegliare e punire ha esposto ampiamente e nei dettagli questa distribuzione che
M. Foucault, Histoire de la folie lge classique, Gallimard, Paris 1972, p. 26; trad. it. Storia della follia nellet classica, Rizzoli, Milano 19992, p. 19. 5 M. Foucault, Les Anormaux, cit., p. 41; trad. it. cit., p. 48. 6 Anche il collegio gesuita un esempio di questo duello, di questa ripartizione binaria e massiccia. Riferendosi allantica Roma, lorganizzazione gesuita ne mantiene la lotta, la parte di guerra. La scuola che succeder al collegio gesuita far anchessa riferimento a Roma, ma per riprenderne la parte disciplinare e non il duello. Cfr. M. Foucault, Surveiller et punir. Naissance de la prison, Gallimard, Paris 1975, p. 171; trad. it. Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Einaudi, Torino 1976, p. 158.
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accenna a un sogno militare7 della societ, e anche a un sogno politico della peste. La peste, non nel campo letterario ma in quello politico,
il momento meraviglioso nel quale il potere politico si esercita pienamente. La peste il momento in cui la suddivisione di una popolazione viene portata al suo punto estremo, il momento in cui non si pu pi produrre alcuna comunicazione pericolosa, alcuna comunit confusa, alcun contatto proibito. Il momento della peste quello della suddivisione esaustiva di una popolazione da parte di un potere politico, le cui ramificazioni capillari raggiungono senza interruzione la grana degli individui stessi, il loro tempo, il loro ambiente, la loro localizzazione, il loro corpo8.

Nel XVIII secolo si costituisce il fantasma di un potere totale, costante, regolare, trasparente, etc. Soprattutto, per, questo potere diventa positivo: non si tratta pi di estrarre, di sottrarre, di escludere o di prelevare, ma al contrario di integrare e far fruttare. Con un lavoro minuzioso di conoscenza (osservazione) e di distribuzione si integrano e combinano tutti gli elementi in un solo corpo/macchina, allo scopo di massimizzarne le forze. Nel periodo, fluttuante in Foucault, che va dal Medioevo alla fine dellAncien Rgime, il filosofo individua un potere che, essenzialmente, reprime: preleva (i beni e la vita), esclude (lindesiderabile, limpuro), vieta. Ma cosa vieta? Cosaltro vieta se non il fatto di mettere in pericolo il potere del sovrano? Lesclusione del lebbroso sembrava significare lesclusione di un pericolo per la comunit; ma bisogna aggiungere che c o ci sar presto lesclusione di quel che costituisce un pericolo per il sovrano. La norma di questo potere sovrano, la legge, una norma minima nel senso in cui essa si definisce con il divieto (e la punizione dellinfrazione) e soprattutto con la proibizione di attentare al corpo del re. I supplizi dellAncien Rgime costituiscono essenzialmente la riaffermazione di una potenza messa in causa: infrangere la legge penale significa in primo luogo attaccare la persona reale. Allo stesso modo, il palazzo unaltra manifestazione di questa potenza.9
Ivi, p. 198; trad. it. cit., p. 184. Sogno militare che si distingue dalla guerra come il personaggio militare si distingue dalluomo di guerra. Occorrerebbe approfondire la matrice militare delle tecniche disciplinari e distinguere il militare dalla guerra, intesa, classicamente, come duello. 8 M. Foucault, Les Anormaux, cit., p. 44; trad. it. cit., p. 50. 9 Cfr. M. Foucault, Lil du pouvoir, in Dits et crits, a cura di D. Defert e F. Ewald, Gallimard, Paris 2001, t. II, pp. 190-207 (testo 195); trad. it. Locchio del potere. Conversazione con Michel Foucault, in J. Bentham, Panopticon ovvero la casa dispezione, a cura di M. Foucault e M. Perrot, Marsilio, Venezia 1983, pp. 7-30.
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78 Graldine Brausch Larchitettura del palazzo, come quella della chiesa, si determina in un registro che sembra quello dello spettacolo10. Il palazzo, in una funzione vicina a quella del supplizio, avrebbe per ruolo principale quello di riaffermare, con la sua carica spettacolare, la forza e lonore del sovrano. Potere continuamente minacciato, che deve essere sempre reiterato, quello del sovrano si dice e si ridice, si proclama e si declama, in uno spettacolo che deve essere ripreso di continuo. La potenza esiste infatti solo attraverso la rappresentazione; questo significa che essa lascia libera non costringe una quantit considerevole di tempo e di spazio. Essa non ha alcuna regolarit temporale, n esaustivit spaziale. Il pubblico cui lo spettacolo si rivolge, una moltitudine composta di sudditi, sottoposto a una forza che reprime ed estorce anche la vita stessa. Ma questo potere non esige molto: richiede di guardarlo quando si mette in scena, di applaudirlo, di ammirarlo; in breve, un atto di sottomissione. Il sovrano pu esigere tutta lattenzione dei sudditi quando si produce, pu anche vietare e punire fino a far morire, ma lascia globalmente vivere. Per quanto spettacolare, arbitrario e sanguinario possa essere, rimane un potere minimo. Minimo perch circostanziato (il tempo di uno spettacolo), perch irregolare e ineguale, infine perch dotato di uno scopo in fondo modesto (mantenersi). Al contrario, il potere positivo che emerge (il potere disciplinare), estraneo al divieto, ha per ambizione di massimizzare le forze e la vita che significa nientemeno che (ri)produrre individui nuovi/normali. Come gi detto, la norma messa in opera da un tale potere non ha per riferimento il divieto, ma un modello un modello ideale cui conformare il reale. Scopo del tutto estraneo a un potere che priva o impedisce. Qui, lo spazio, il tempo, i corpi vengono decostruiti, per arrivare ad alcuni elementi minimi che verranno poi rimontati conformemente a un modello. Modello probabilmente non definibile che cos un corpo assolutamente utile e docile? O anche: che cos una societ perfettamente
Anche il soldato, quale esiste prima della trasformazione dellaccampamento militare nel XVII secolo, costituisce un esempio di questo regime dei segni e dello spettacolo. Portatore di segni (del suo valore, della sua fierezza, etc.), dipende da una retorica corporale dellonore. Per contrasto, subir la concorrenza di un personaggio (il personaggio militare) di cui vengono composte le forze e i movimenti. Il soldato diverr qualcosa che si fabbrica; da una pasta informe, da un corpo inetto si creata la macchina di cui si ha bisogno; sono state poco a poco raddrizzate le posture; lentamente, una costrizione calcolata percorre ogni parte del corpo, se ne impadronisce, d forma allinsieme, lo rende perpetuamente disponibile, e si prolunga silenziosamente nellautomatismo delle abitudini; M. Foucault, Surveiller et punir, cit., p. 159; trad. it. cit., p. 147.
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gerarchizzata e totalmente trasparente a se stessa? ma che guida il reale e lazione. Detto in modo rapido, rispetto al lebbroso che muore in un altrove, lappestato deve guarire e vivere in un qui. Sulla minuziosit del quadrillage e sulle sue intenzioni Si passa quindi da uno spazio indeterminato (il non luogo del lebbroso) o minimamente determinato (nel registro dello spettacolo il palazzo del sovrano) a uno spazio iper-determinato e iper-determinante (rispetto alle forze e alla vita). Infatti, investito in ogni minimo dettaglio, lo spazio deve a sua volta investire i corpi che lo occupano. Si presuppone cos che ritagliare e re-incollare lo spazio, ma anche il tempo, significhi lavorare sui corpi, per renderli conformi. Si suppone che pi lo spazio sar codificato, pi lo saranno i corpi. Un legame di causa-effetto immediato posto tra determinazione dello spazio e determinazione dei corpi. I motivi che determinano lo spazio sono quindi gli stessi che determinano i corpi. La concatenazione di princpi di chiusura e apertura, di isolamento e di assembramento, di prossimit e di lontananza, di fissazione e di circolazione, di non visibilit e di visibilit, ma anche di distribuzione e di ripartizione, di centralizzazione e di gerarchizzazione sono validi simultaneamente per i corpi e per lo spazio. Un calcolo molto accurato organizza allo stesso tempo lo spazio e i corpi. Si suppone che le mobilit e le battute di arresto, le separazioni e i raggruppamenti che ritmano lo spazio, ritmino anche i corpi. In altre parole, i princpi che animano il Panottico, che una macchina architettonica, animano de facto gli individui. Organizzare uno spazio di osservazione e di sorveglianza significherebbe organizzare dei corpi che vengono osservati e sorvegliati. Strutturare lo spazio per rendere possibile uno sguardo (onnipresente e non circostanziato, ubiquo e non ridotto al punto di vista reale) implica che i corpi si sottomettano effettivamente a questo sguardo. La geometria dellaccampamento romano o del Panottico, la messa in opera, intorno allasse simmetrico, di dissimmetrie calcolate, o la ripartizione, intorno a una torre centrale, di annessi formati da cellule isolate, sarebbe sovrapponibile/identificabile con la geometria dei corpi. Si suppone che gli obiettivi di presa in carico della vita (obiettivi sociali o socio-politici, inesistenti durante lAncien Rgime) si attualizzino attraverso

80 Graldine Brausch lo spazio. Si organizza lo spazio medico, quindi i corpi malati e sani, allo scopo di assicurarne la guarigione e il mantenimento nella guarigione. Si dispone lo spazio carcerario, quindi i corpi dei delinquenti, allo scopo di riformarli. Si gerarchizza lo spazio scolastico, quindi i bravi studenti e quelli cattivi, allo scopo di educarli. Pi la distribuzione spaziale sar affinata, pi si creder di aver raggiunto gli obiettivi. Bisogna dunque poter massimizzare la circolazione positiva (quella dellaria, dei medici, degli istitutori, etc.) e sopprimere la circolazione negativa (quella dei miasmi e dei malati, dei delinquenti, dei cattivi studenti, etc.). Bisogna poter rendere visibili tutti i pazienti ed ogni paziente, tutti i delinquenti ed ogni delinquente, impedendo loro di vedere in modo panottico11. Lo spazio si vede dotato di obiettivi ambiziosi che non dipendono in alcun modo dalla repressione o dalla soppressione, ma dalla produzione (di individui docili e utili di corpi non malati, non delinquenti, non cattivi studenti). Bentham, i medici e gli scienziati che pensano la ricostruzione dellHtel-Dieu (dopo il secondo incendio del 1772), o i pedagoghi come Jean-Baptiste de La Salle, iscrivono i loro obiettivi (di educazione, di guarigione, etc.) nello spazio fabbricato/costruito. La forma spaziale diventa quindi il supporto di un nuovo tipo di sguardo12 e di nuove finalit. Essa per anche, necessariamente, leffetto di questi nuovi obiettivi. Nel XVIII secolo, in modo inedito, larchitettura e lurbanismo sono investiti/prodotti da professionisti delleducazione, della salute (fisica e mentale), della punizione, della produzione industriale, dellesercito, etc. Prodotto e produttore: prodotto da riflessioni e strategie singolari, lo spazio esso stesso incaricato di produrre effetti specifici. Lo spazio poggia ormai su un programma e si definisce con esso. Non la
M. Foucault, Lil du pouvoir, cit. In questa intervista, Foucault afferma di aver scoperto il principio panottico di Bentham studiando larchitettura ospedaliera che era articolata, in modo ricorrente, intorno al problema dellintera visibilit dei corpi, degli individui, delle cose, sotto uno sguardo centralizzato (ivi, p. 190; trad. it. cit., p. 7). Occorreva inoltre evitare i contatti, i contagi, le prossimit e gli ammassamenti, assicurando parimenti laerazione e la circolazione dellaria: dividere lo spazio e allo stesso tempo lasciarlo aperto, assicurare una sorveglianza che sia insieme globale e individualizzata, separando nel contempo accuratamente gli individui da sorvegliare (ibidem; trad. it. cit., p. 8). Il Panottico, il cui obiettivo , come indica il termine, quello di offrire un principio totale di sorveglianza, uno sguardo onnipresente, si trova dunque in opera al cuore della riforma delle istituzioni mediche della seconda met del XVIII secolo. Su questo tema, cfr. M. Foucault, B. Barret-Kriegel, A. Thalamy, F. Beguin e B. Fortier, Les machines gurir. Aux orgines de lhpital moderne, Mardaga, Bruxelles-Lige 1979. 12 M. Foucault, Lil du pouvoir, cit., p. 190; trad. it. cit., p. 7.
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prima volta che lo spazio caricato di un programma: Clistene lo aveva dotato di un programma democratico; i capi militari di un programma di conquista e/o di difesa e i commercianti di un programma commerciale13. per la prima volta che dotato di un programma psico-medico-sociale. Il XIX secolo trabocca di pratiche (discorsive o meno) che sostengono tale proposito. Le societ filantropiche, i medici, gli analisti di ogni genere non cessano di fare della citt e della sua organizzazione la fonte di tutti i mali (fisiologici o morali) e la matrice di tutti i rimedi14. In se stesso, lo spazio dotato di potere15. Scarto tra le intenzioni, i mezzi e i fini. Larchitettura non fondamentale Foucault insiste sullimportanza che lo spazio assumer nella gestione degli individui. Egli mostra un regime di potere o di condotta degli individui che articola la propria azione a una gestione estremamente meticolosa dello spazio (e del tempo). Tuttavia, Foucault offre anche gli strumenti per sospettare dellefficacia16 di un tale potere e, di conseguenza, di un tale investimento dello spazio. Non mai stato affermato che il potere disciplinare funzionasse, ed quel che Foucault risponde, in sostanza, ad alcuni dei suoi detrattori17. Dire che Bentham o de La Salle progettano questo o quello e che questo progetto si generalizzer, non significa affermare che questo progetto abbia avuto buon esito. Sorvegliare e punire descrive in maniera meticolosa una modalit di potere che anche un sogno di societ la cui efficacia , alla fine, minata. Certo, la prigione si d uno
Si vedano le analisi fondamentali del geografo Yves Lacoste; in particolare: Paysages politiques. Braudel, Gracq, Reclus, Librairie Gnrale Franaise, Paris 1990. 14 Cfr. ad esempio G.S. Jones, Le Londre des rporouvs : de la dmoralisation la dgnrescence, in Recherches, n. 29, dcembre 1977 e Lhaleine des faubourgs. Ville, habitat et sant au XIX sicle, in Recherches, Fontanay-sous-Bois 1978. 15 Il movimento modernista ha ampiamente intrapreso questa strada, affermando la capacit dello spazio di ricreare il reale. Se nel XIX secolo la strutturazione dello spazio (urbano e rurale) doveva sopprimere i vizi e le depravazioni generati dalla vita industriale, nel XX secolo doveva produrre un uomo nuovo e una nuova societ (Le Corbusier). 16 Sullefficacia dei regimi di potere nelle analisi foucaultiane, cfr. G. Brausch, Un dtour par les stratges de Jullien pour relire les analyses stratgiques de Foucault, in Dissensus. Revue en ligne de philosophie politique de lULg, 4 avril 2011, http://populus.ulg.ac.be/dissensus. 17 M. Foucault, La poussire et le nuage, in Dits et crits, cit., t. II, pp. 829-838 (testo 277); trad. it. La polvere e la nuvola, in Aut Aut, n. 181, gennaio-febbraio 1981, pp. 45-54.
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82 Graldine Brausch scopo autonomo dal progetto penale riformare lindividuo e non solo privarlo di libert ma il suo progetto non va a buon fine. Essa produce, al contrario, quei delinquenti che vorrebbe sopprimere e, da questo punto di vista, fallisce il suo scopo. Il fallimento non per assoluto e potrebbe invece questa lipotesi foucaultiana costituire un successo. Non riuscendo nel proprio progetto, la prigione realizza per alcuni obiettivi, che non sono quelli che si data. Questi obiettivi altri, sufficientemente potenti da giustificare la sopravvivenza della prigione nonostante il suo fallimento, devono essere portati alla luce da unanalisi strategica, analisi per definizione senza termine, perch larticolazione delle intenzioni, dei mezzi e dei fini non mai definitiva. Quel che Foucault mostra, non un potere (disciplinare) vincente, la cui intenzione si realizzerebbe. Quel che mostra e a nostro parere risiede qui la forza della sua analisi la complessificazione crescente del campo di battaglia, ossia la complessificazione delle relazioni tra intenzioni, forze, mezzi e fini a confronto. Tra le motivazioni, i mezzi e i fini non c una concatenazione causale semplice, lineare, ma una moltiplicazione di collisioni, sovrapposizioni, etc. Foucault afferma dunque che le tecniche disciplinari sono, almeno potenzialmente, non efficaci, o meglio che possiedono unefficacia inversa18. Esse non realizzano gli obiettivi che enunciano, ma quelli che non enunciano (non perch li nascondano, ma perch non sono i loro) o, meglio ancora, quelli inversi ai loro. Questo non vuol dire che non funzionino mai e che, in fondo, le tecniche disciplinari siano sempre fallimentari rispetto ai loro scopi espliciti. Sarebbe assurdo voler minimizzare gli effetti disciplinari concretamente prodotti. Insistendo per sulla parte di fallimento ossia sulla produzione di effetti inattesi se non inversi rispetto a quelli attesi Foucault mostra una storia non necessaria, non meccanica; una storia spessa, non teleologica, composta da una moltitudine di strategie. In questa prospettiva, la disposizione spaziale non fa eccezione: anchessa minata dal fallimento e/o dalla possibilit di essere inversamente efficace. Una disposizione dotata di intenzioni precise pu entrare perfettamente in un gioco dagli effetti estranei. Questa la polivalenza tattica delle pratiche (che siano discorsi o architetture). Il familisterio, elaborato da Godin per liberare, pu perfettamente funzionare come macchina di repressione/sorveglianza; allinverso, unarchitettura pensata come luogo di gerarchizzazione e di classificazio18

M. Foucault, Surveiller et punir, cit., p. 316; trad. it. cit., p. 298.

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ne come ad esempio larchitettura scolastica potrebbe verosimilmente funzionare in un dispositivo dotato di intenzioni egualitarie. Larchitettura non fondamentale19. Una macchina spaziale pu presentarsi con un certo scopo, sar in fine captata da usi di cui non possibile anticipare la direzione e la potenza ed proprio questo, afferma Foucault in unintervista con Paul Rabinow20, lesercizio della libert. La sola cosa che possa garantire la libert non n la distribuzione spaziale, n una qualsiasi cosa che sia per natura liberatrice, ma lesercizio stesso della libert. Larchitettura produce libert solo quando le sue intenzioni coincidono con la pratica reale delle persone nellesercizio della loro libert21. Se non cadendo nellarbitrario, non dunque possibile pensare le distribuzioni spaziali come autonome dalla pratica effettiva della libert, dalla pratica dei rapporti sociali22. Se si separano queste cose, esse diventano incomprensibili23. Sarebbe dunque assurdo attribuire virt (sociali, politiche, etc.) allo spazio, se questo spazio pensato in se stesso, disconnesso dallinsieme relazionale, mobile e complesso, in cui si iscrive. Larchitetto, il medico, il giurista, il filantropo possono certamente suggerire programmi, e anche realizzarli, ma niente assicura quel che effettivamente accadr. Oggi, anche se sono state prese altre strade, ci sembra che uneredit del progetto disciplinare sia ancora attiva nel campo della produzione dello spazio. Questultimo ancora sovraccaricato di programmi sociali o socio-politici pur essendo disconnesso dalla congiuntura o dal dispositivo reale in cui si iscrive. A volte fino alla caricatura, alcuni discorsi (tratti, in particolar modo, dallambito dellarchitettura o delle politiche della citt) continuano a sostenere che la disposizione dello spazio costituisca la panacea per rispondere ai mali della societ. Fabbricare un certo spazio anzich un altro sarebbe motore di cambiamento sociale24, senza che nessuna solida connessione venga stabilita con i rapporti sociali effettivi. Cos,
Cfr. M. Foucault, Espace, savoir, pouvoir, in Dits et crits, cit., t. II, pp. 1089-1104 (testo 310); trad. it. Spazio, sapere e potere, in Biopolitica e liberalismo. Detti e scritti su potere ed etica (1975-1984), a cura di O. Marzocca, Medusa, Milano 2001, pp. 169-192. 20 Ibidem. 21 Ivi, pp. 1095-1096; trad. it. cit., p. 180. 22 Ibidem. 23 Ibidem. 24 Tra una massa inesauribile di esempi, segnaliamo a titolo indicativo lultimo Forum europeo delle politiche architettoniche (15-18 novembre 2010, Bruxelles), dedicato a Larchitettura come vettore di coesione sociale.
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84 Graldine Brausch abbellire le cits avrebbe la virt di risolvere il problema delle banlieues (problema la cui definizione vaga tanto quanto la soluzione magica); rivitalizzare le zone devitalizzate permetterebbe di ridare vita agli abitanti (che dobbiamo quindi supporre esser devitalizzati); costruire una piazza pubblica creerebbe un legame sociale o, meglio ancora, democrazia, e cos via. Allinterno di discorsi di questo genere, sospettare della potenza della disposizione spaziale relativamente incongruo. La non coincidenza tra le intenzioni e le conseguenze/effetti costituisce troppo raramente un oggetto possibile di riflessione. Sono infatti rari gli urbanisti e gli architetti che si interrogano sulla non-realizzazione delle loro intenzioni, sulla deviazione dei loro oggetti o sulla distruzione di essi. Sono anche rari i poteri pubblici che prendono atto, ad esempio, degli effetti di gentrificazione che seguono i progetti di rivitalizzazione. Questi effetti fanno senzaltro parte dellefficacia inversa (distruggono le relazioni sociali che affermano voler rivitalizzare): il loro fallimento potrebbe senza dubbio essere un successo per obiettivi altri. La logica liberale come risposta al fallimento del dispositivo disciplinare Se questo genere di considerazioni ancora poco sviluppato nel campo della produzione dello spazio, tuttavia necessario riconoscere che una logica alternativa funziona come se avesse perfettamente compreso limpasse. Il dispositivo di sicurezza, terza logica di potere individuata da Foucault dopo il potere giuridico-discorsivo e quello disciplinare, costituisce a nostro avviso una sorta di risposta allefficacia inversa della logica disciplinare. Questa logica alternativa, il cui operatore principale la popolazione25 (da regolare) e non pi lindividuo o il corpo (da trasformare/conformare), esposta da Foucault grazie allevocazione di modi di gestione generati da eventi come lepidemia o la carestia. Foucault impiega anche lesempio/caso della produzione della citt. Lurbanistica,
attraverso la categoria di popolazione, un altro tipo di molteplicit, che il governo si dispiega. Sullemergere di questa nuova molteplicit e sulla produzione della sua naturalit, cfr. M. Foucault, Scurit, territoire, population. Cours au Collge de France (1977-1978), a cura di F. Ewald, A. Fontana e M. Senellart, Seuil/Gallimard, Paris 2004, pp. 72ss.; trad. it. Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al Collge de France (1977-1978), a cura di F. Ewald, A. Fontana, M. Senellart e P. Napoli, Feltrinelli, Milano 2005, pp. 61ss.
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che ancora non aveva questo nome, ha cos potuto attualizzare le modalit di potere che Foucault prova a distinguere. La citt di Richelieu, costruita a met del XVII secolo dallarchitetto J. Lemercier per il cardinale, attiverebbe la famosa forma dellaccampamento romano, che in quellepoca era reimpiegata nellistituzione militare come strumento fondamentale di disciplina26 e il cui principio lincastrarsi spaziale delle sorveglianze gerarchizzate27. Come il Pantottico e lHtel-Dieu, ma anche come il serraglio costruito da Le Vaux a Versailles28, Richelieu costruita come uno spazio vuoto e chiuso, al cui interno si costruiranno molteplicit artificiali organizzate secondo il triplice principio della gerarchizzazione, della comunicazione esatta dei rapporti di potere e degli effetti funzionali specifici a questa distribuzione quali, ad esempio, favorire il commercio, rendere sicure le abitazioni, etc.29. Richelieu, sottolinea Foucault, costruita a partire dal nulla, l dove si fatta tabula rasa del passato, ossia l dove sono state demolite le vecchie stamberghe. Si spazzata via la costruzione che era stata progressivamente fatta, senza pianificazione, durante il Medioevo. Conveniva costruire una citt adottando un piano regolare e totale. Questo piano doveva permettere di decomporre la moltitudine e i suoi corpi (tempo, spazio, forza, etc.) per ricomporli conformemente a un modello ideale. Come si visto, questo modello era dotato di obiettivi precisi: distinzione degli abitanti secondo status e beni; distinzione delle funzioni (abitazione, commercio, religione, etc.); messa in comunicazione (o in non-comunicazione) degli abitanti e delle funzioni, etc. La citt e, per suo tramite, gli individui dovevano essere ri-prodotti in modo perfetto (regolare, costruito repentinamente, a partire dal nulla, etc.).
Ivi, p. 17; trad. it. cit., p. 25. M. Foucault, Surveiller et punir, cit., p. 202; trad. it. cit., p. 188. 28 Ivi, p. 237; trad. it. cit., p. 221. Queste architetture condividono la preoccupazione dellosservazione individualizzante, della caratterizzazione e della classificazione, dellorganizzazione analitica dello spazio (ibidem). Daltra parte per il lato laboratorio il loro principio pu essere utilizzato come macchina per fare esperienze, per modificare il comportamento, per addestrare o recuperare degli individui, cos il Panopticon funziona come una sorta di laboratorio del potere. Grazie ai suoi meccanismi di osservazione, guadagna in efficacia e in capacit di penetrazione nel comportamento degli uomini; un accrescimento di sapere viene a istituirsi su tutte le avanzate del potere, e scopre oggetti da conoscere su tutte le superfici dove questo si esercita; ivi, p. 238; trad. it. cit., pp. 222-223. 29 M. Foucault, Scurit, territoire, population, cit., p. 19; trad. it. cit., p. 26.
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86 Graldine Brausch Lurbanistica messa in opera a Nantes nel XVIII secolo dallarchitetto Vign de Vigny non condivide affatto la stessa logica. Si tratta di aprire degli assi che assicurino simultaneamente quattro funzioni: ligiene, il commercio interno alla citt, larticolazione di questo commercio con lesterno, la sorveglianza di una citt ormai aperta a tutti i venti. Bisogna gestire allo stesso tempo la buona e la cattiva circolazione. La polifunzionalit prende il sopravvento sul principio (teorico) di funzionalit unica di uno spazio. Certo, fondamentalmente le funzioni da assolvere non divergono, o divergono poco (igiene, commercio, etc.), ma ricevono un trattamento assolutamente singolare. Da una parte, devono essere pensate e trattate insieme; o meglio: devono essere messe in gioco le une con le altre. Dallaltra, e correlativamente, non sono affatto considerate come funzioni da assolvere in modo perfetto. Lurbanisitica a Nantes non mira ad organizzare una circolazione infallibile, conforme in modo assoluto al piano ideale e che pretenda di fare tabula rasa di quel che c; non mira a sradicare la cattiva circolazione (furto, malattia, etc.). Si consapevoli, afferma Foucault, che non verr mai soppressa (c una presa datto del fallimento della logica disciplinare) e il reale, le tendenze del reale vengono messe in gioco in modo da potenziare la buona circolazione, riducendo la cattiva30. Non si interviene quindi in modo frontale sul reale, che peraltro non deve assolutamente essere trasformato. Il reale un dato che non si tocca, ma con cui si compone. De Vigny poneva una questione estranea alla logica disciplinare, dato che essa non verteva sui mezzi per rendere perfetto uno spazio urbano, ma sul processo da mettere in opera per rispondere adeguatamente al potenziale contenuto nel reale. De Vigny si chiedeva: come integrare nel progetto attuale le possibilit di sviluppo della citt? [] La citt si concepisce in sviluppo. Un certo numero di cose, di avvenimenti, di condizioni si verificheranno o produrranno. Che cosa bisogna fare per affrontare in anticipo gli eventi ignoti?31. La questione si poneva a proposito dei depositi merci [docks], allepoca in piena espansione. Lavanzata delle banchine avr probabilmente luogo; come agire per lasciarla avvenire senza che sia squilibrata ed estenda la citt in modo indefinito cosa che renderebbe difficili lamministrazione e la circolazione? De Vigny non propone n di vietare lo sviluppo, n di pianificare secondo uno schema fisso, che rischierebbe di essere
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Ivi, p. 20; trad. it. cit., p. 27 [traduzione italiana parzialmente modificata (N.d.T.)]. Ibidem; trad. it. cit., p. 28.

Logiche del potere e logiche spaziali in Michel Foucault 87

inefficace, se non inversamente efficace, al momento dellattualizzazione dei fatti previsti. Egli propone unazione che consiste in un solo e unico gesto nellanticipare levento, nellaccoglierlo e poi nel regolarlo, affinch si produca in modo accettabile. Si tratta di costruire banchine lungo una delle due rive della Loira, di lasciar sviluppare un quartiere; di costruire in seguito dei ponti sulla Loira che avrebbero poggiato su degli isolotti e, a partire da questi ponti, lasciar sviluppare, far sviluppare un quartiere di fronte al primo, in modo che questo equilibrio tra le due rive avrebbe evitato lallungamento indefinito di una singola riva della Loira32. Dora in avanti, la citt non sar pi gestita come se dovesse rispondere a funzioni fisse e (relativamente) autonome le une dalle altre la citt non pi questa cosa statica, concepita in un presente votato ad eternizzarsi. Essa ormai mutevole e deve essere pensata come estranea ad ogni pianificazione (intesa come regolamentazione). Non si vieta pi quel che non si vuole e non si pianifica pi quel che si desidera non si mira a metamorfizzare il reale, non si tenta di imporgli il nostro progetto. Al contrario, si dispongono le condizioni che favoriscono lo sbocciare del possibile (certo, in un senso che ci convenga). Tutto si svolge come se si diffidasse di una pianificazione/regolamentazione che potrebbe produrre proprio quel che vorrebbe prevenire. Intervenire direttamente sul reale (in questo caso, per sopprimere ogni cattiva circolazione) potrebbe avere leffetto inverso a quello previsto33. La citt deve essere concepita come in evoluzione, in sviluppo, come se dovesse essere flessibile, elastica, aperta a quel che pu accadere, pronta ad accoglierlo. In ci consiste unorganizzazione saggia della citt: nel tener conto di ci che potr accadere34. Essere in grado di accogliere levento esige una parte di lasciar andare (di non-controllo) che non significa un abbandono o una negligenza. Le cose non possono accadere in qualsiasi modo: devono prodursi in modo accettabile/regolato. C infatti una norma in opera: le cose devono accadere in modo che corrispondano a quel che la norma afferma. Questa norma non affatto un divieto o un modello, ma un tasso, una media, una statistica (fornita quindi dal reale). Quel che giudicato accettabile dunIbidem [traduzione italiana parzialmente modificata (N.d.T.)]. Allo stesso modo, a differenza dei mercantilisti, i fisiocratici rifiutavano di combattere la carestia (di accanirsi in modo frontale su un fenomeno), perch questo avrebbe rischiato invece di provocarla. Cfr. ivi, in particolare p. 61; trad. it. cit., p. 53. 34 Ivi, p. 21; trad. it. cit., p. 29.
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88 Graldine Brausch que unoscillazione intorno a un tasso. Non si tratta quindi di incarnare la norma, ma di oscillare intorno ad essa, allontanandosene il meno possibile. Una norma di questo genere non esterna al reale, n in conflitto con esso; al contrario, tratta dal reale35, ne il riflesso, la curva. Governare non nientaltro che seguire il reale, laisser-faire, lasciar accadere. Il dispositivo di sicurezza gestisce il reale conformemente a quel che il reale suggerisce (il reale , attraverso la norma che fornisce, listanza che detta lazione). Il dispositivo di sicurezza lavora sulle potenzialit contenute nel reale. Di conseguenza, il potere non pi in conflitto con il reale, non ha per obiettivo di dare forma ai corpi (conformemente a un modello), n allo spazio. Il corpo sussunto in un insieme chiamato popolazione che non deve essere riprodotto, ma gestito. Lo spazio architettonico e urbano , invece, sussunto in un insieme chiamato ambiente [milieu]36. Lambiente quel che circonda, influisce e sostiene gli individui (definiti come popolazione) e le potenzialit. Queste ultime non possono in nessun caso dischiudersi in spazi e tempi fissati (concepiti per raggiungere un punto di perfezione37, un uomo nuovo, una societ ideale). Le potenzialit hanno bisogno di un quadro elastico, flessibile. Il rapporto tra spazio e corpo si complica. Nel potere disciplinare si supponeva un legame immediato tra disposizione dello spazio e condotta dei corpi il corpo era una sorta di porzione di spazio che avrebbe risposto in modo meccanico alla disposizione dello spazio generale. Tuttavia, i fallimenti di una tale concatenazione fallimenti che Foucault mostra nella sua analisi strategica impediscono di mantenere questo genere di identit o di prolungamento diretto tra spazio e (condotta dei) corpi. Il corpo non riducibile a una porzione di spazio, e non solo per ragioni metafisiche, ma perch di fatto disobbedisce allordine spaziale, allordine delle cose. capace di non piegarsi alla condotta dettata dalla disposizione spaziale. Foucault individua quindi una razionalit che funziona come se avesse preso atto di questi fallimenti e della necessit di giocare con la libert. Questa razionalit elabora unarte di condurre gli individui per evitare limpasse disciplinare, abbandona la scala del corpo e dello spazio architettonico e urbano a vantaggio di unaltra scala, quella della popolazione e del suo
Su questa logica quasi tautologica, cfr. Th. Berns, Gouverner sans gouverner. Une archologie politique de la statistique, PUF, Paris 2009. 36 M. Foucault, Scurit, territoire, population, cit., p. 22; trad. it. cit., pp. 29-30. 37 Cfr. ivi, p. 21; trad. it. cit., p. 29.
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Logiche del potere e logiche spaziali in Michel Foucault 89

ambiente. Il potere non esercita pi la stessa presa (non si ha pi per obiettivo lindividuo e il suo corpo, ma un insieme di individui dotati di regolarit), il suo esercizio non si effettua pi n sulla stessa scala, n con la stessa intensit, n sugli stessi oggetti. La produzione dello spazio esce allora dal regime di sovrainvestimento e di pianificazione assoluta, per entrare in uneconomia generale38, il cui solo scopo sarebbe quello di sostenere il corso delle cose (ad esempio il corso del mercato). Per quanto strano e astruso possa sembrare, proprio di questo che dobbiamo rendere conto. Conclusione Foucault invitava a fare una storia congiunta degli spazi e dei poteri39. Ne avvia ampiamente il movimento quando mostra le logiche di condotta degli individui, che sono anche logiche di produzione dello spazio. Il fatto che il potere (quale che sia la sua modalit) sempre portato a configurare lo spazio in questa stessa configurazione che si esercita. Esso una configurazione dello spazio, cos come una configurazione del tempo, delle forze, dei segni, etc. Il potere si esercita ed esiste solo nel suo esercizio. Quello attraverso cui si esercita de facto analizzabile attraverso le logiche di potere. Lesclusione del lebbroso fuori dalla comunit, in un fuori indeterminato; la determinazione minima dellarchitettura nel regime dei segni (lo spettacolo del sovrano); linclusione dellappestato e delluomo sano in un dentro suddiviso [quadrill]; ladattamento al corso delle cose (n inclusione n esclusione, ma laisser faire) e la disposizione dellambiente sono altrettante modalit di potere che sono allo stesso tempo razionalit di disposizione dello spazio. Daltro canto, bisogna ricordare un avvertimento gi fatto da Foucault. Le logiche di potere (e di produzione dello spazio) si combinano e si contaminano. Queste logiche non
Potrebbe forse essere istruttivo rileggere i discorsi di un urbanista/architetto come Rem Koolhaas alla luce delle logiche di potere individuate da Foucault. I concetti dellimprenditore (che sono, peraltro, marchi registrati) sono altro rispetto a una ripetizione/accettazione del corso delle cose? E, in questo caso, nel campo della produzione dello spazio, la proposta di Koolhaas potrebbe stare alla logica liberale come quella di Le Corbusier sta alla logica disciplinare, come formulazione paradigmatica? 39 Cfr. M. Foucault, Lil du pouvoir, cit. Michelle Perrot, che aveva partecipato a questintervista e alla pubblicazione francese del Panottico di Bentham nel 1977, ha risposto di recente allinvito di Foucault scrivendo una bella Histoire de chambres, Seuil, Paris 2009.
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90 Graldine Brausch devono essere concepite come se si succedessero nel tempo con una che spazza via laltra ma come capaci di coesistere e di produrre, grazie alla loro coesistenza, delle combinatorie. Se, quindi, appaiono delle dominanti, questo non significa che le altre razionalit scompaiano40. Possiamo dunque concludere che Foucault sottoscriverebbe, almeno in minima parte, la famosa affermazione di Henri Lefebvre per cui lo spazio politico41. Sviluppare questo enunciato consiste, per Foucault, nellindividuare le razionalit o le logiche di gestione (degli individui), le modalit di condotta (delle condotte), le tattiche, le tecniche, i registri (quello dello spettacolo e dei segni, quello delle forze, etc.), le intensit, le posizioni che costituiscono, in una data storia, un dispositivo di potere. Questo infatti al tempo stesso un dispositivo di produzione dello spazio se si accetta che il potere si eserciti effettivamente attraverso lo spazio. Se si mantiene infine laffermazione foucaultiana per cui dove c potere, c resistenza, occorre pensare anche la resistenza sul piano spaziale. La politica non accenna alla gestione (la polizia direbbe Rancire), ma allemancipazione. E se lo spazio politico, non solo perch ci attraverso cui il potere si esercita, ma anche perch ci attraverso cui si esercita la resistenza. Per Foucault, e su un piano per lappunto spaziale, la definizione della resistenza oscilla tra leffetto imprevisto di un dispositivo architettonico tra le intenzioni, le messe in opera e le conseguenze effettive di una disposizione spaziale, lo scarto pu essere tale che leffetto sia contrario allintenzione iniziale del dispositivo e lesercizio stesso della libert, esercizio che decider in ultima istanza della finalit effettiva di uno spazio. Che ogni dispositivo spaziale sia abitato da un principio di indeterminazione, quello che infine il filosofo ci ricorda e che ci resta da pensare.
Traduzione dal francese di Laura Cremonesi

Graldine Brausch Universit de Lige geraldine.brausch@ulg.ac.be


40 A proposito di queste diverse razionalit e delle loro combinazioni (possibili o attualizzate), c oggi un dialogo molto ricco tra lopera di Foucault e i nuovi pensieri critici dello spazio (ad esempio del trattamento socio-spaziale), come quelli di Mike Davis, Saskia Sassen, David Harvey o Edward Soja. Nel quadro di questo articolo ci possibile solo farvi accenno. 41 H. Lefebvre, Rflexions sur la politique de lespace, in Le droit la ville II. Espace et politique, Anthropos, Paris 2000, p. 52.

Citt e potere.

Lo spazio urbano come organizzazione biopolitica


Valentina Cremonesini

Il presente contributo parte dallaffermazione foucaultiana secondo cui

il potere costituirebbe la terza dimensione dello spazio e lo spazio, oltre che essere spazio-visibile e spazio-dicibile, si configurerebbe preliminarmente come un diagramma del potere, ossia come spazio-potere. Questa affermazione alla base stessa del programma diagrammatico di critica e genealogia che anima lo sguardo di Michel Foucault. Seguendo tale prospettiva, lanalisi di qualunque dispositivo di potere-sapere chiama in causa la dimensione spaziale della loro giustapposizione. Nellepoca della biopolitica, la conformazione del dispositivo disegna una trama del tutto particolare. Provare a cartografarla significa insistere sui punti della sua applicazione concreta. La citt costituisce uno di questi punti e, per certi versi, il prevalente. Lindicazione ci giunge dallo stesso Foucault il quale, in unintervista del 1982, sottolinea come, a partire da un certo momento della storia dellOccidente, le citt, con i problemi che sollevano e le particolari configurazioni che assumono, servono da modello per una razionalit di governo che deve essere applicata allinsieme del territorio1. Se il concetto di biopolitica, portato alla luce da Foucault, si articola su tre elementi popolazione, territorio e sicurezza la citt moderna costituisce il loro campo di immanenza, il modello spaziale della loro produzione e della loro governamentalit. Nella lezione inaugurale del corso tenuto al Collge de France nel 1978, dal titolo Sicurezza, territorio, popolazione, Foucault ripercorre il problema della citt come luogo privilegiato per lanalisi dei mutamenti dei meccanismi e delle pratiche di governo. Per Foucault, si tratta di far emergere le differenze tra le diverse forme di spazializzazione politica che si sono succedute in ragione dei dispositivi di sovranit, di disciplina e di sicurezza. Lobiettivo, per, non quello di descrivere una successione per sostituzione, bens il cambiamento che investe, oltre alle
M. Foucault, Espace, savoir et pouvoir [1982], in M. Foucault, Dits et crits II, 1976-1988, Gallimard, Paris 2001, pp. 1089-1104; trad. it. Spazio, sapere e potere, in S. Vaccaro (a cura di), Spazi altri. I luoghi delle eterotopie, Mimesis, Milano 2001, pp. 53-72, p. 55.
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materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 91-110.

92 Valentina Cremonesini tecniche, la dominante nel sistema di correlazione tra i meccanismi giuridico-legali, disciplinari e di sicurezza2, e che contraddistingue il progressivo manifestarsi delle preoccupazioni biopolitiche nella riorganizzazione dello spazio urbano3. A partire da questo quadro, Foucault afferma che il problema tecnico posto dalla citt [] mostra lirruzione del problema della naturalit della specie umana allinterno di un ambiente artificiale4. Si tratta precisamente dellintersezione tra una molteplicit di individui che vivono, lavorano e coesistono gli uni con gli altri in un insieme di elementi materiali che agiscono su di loro e sui quali, a loro volta, essi agiscono5. In ragione di una nuova razionalit di governo, lo spazio urbano si qualifica in senso biopolitico, segnando il passaggio dai meccanismi disciplinari ai dispositivi di regolazione che trovano il loro perno nellidea di popolazione e di disciplinamento della vita. Seguendo questi presupposti, il lavoro che presentiamo intende ragionare sulla citt contemporanea che, pur nella profonda indeterminatezza che oggi la contraddistingue, costituisce ancora, o forse pi che mai, la matrice attraverso cui ricostruire il vasto processo di organizzazione della vita in senso biopolitico. Articoleremo il nostro ragionamento attorno ad alcune categorie proprie dello spazio urbano: periferia, spazio pubblico, coni dombra. Proveremo a ragionare su di esse a partire dalla bote outils foucaultiana. Non ci muove la volont di descrivere paesaggi urbani, per altro attualmente estremamente mobili, ma quella di comprendere alcuni significati che lurbanit offre. La nostra analisi, per, richiede preliminarmente alcuni chiarimenti teorici ed da questi che partiremo. In particolare, si tratta di comprendere due concetti che sono alla base della riflessione che presentiamo: lendiadi spazio-potere e lo spazio della dislocazione.
M. Foucault, Scurit, territoire, population. Cours au Collge de France. 1977-1978, Seuil/ Gallimard, Paris 2004; trad. it. di P. Napoli, Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al Collge de France (1977-1978), Feltrinelli, Milano 2005, p. 19. 3 Come riassume lo stesso Foucault, la sovranit capitalizza un territorio e pone come problema decisivo la sede del governo; la disciplina d forma architettonica a uno spazio e pone come problema essenziale una distribuzione gerarchica e funzionale degli elementi; la sicurezza cerca invece di strutturare un ambiente in funzione di serie di eventi o elementi possibili che occorre regolare in un quadro polivalente e trasformabile. La dimensione della sicurezza rinvia perci a eventi possibili, a ci che temporaneo e aleatorio, e che bisogna inscrivere in uno spazio dato. Lo spazio in cui si svolgono serie di eventi aleatori corrisponde, credo, a ci che definito ambiente; ivi, p. 29. 4 Ivi, p. 30. 5 Ibidem, nota.
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Citt e potere. Lo spazio urbano come organizzazione biopolitica 93

Lo spazio-potere Lo spazio rappresenta un topos essenziale allinterno della vasta produzione di Foucault, lo snodo categoriale principale della sua analitica del potere. lo stesso Foucault a precisare le ragioni e il portato conoscitivo di queste obsessions spatiales. Nellintervista concessa alla rivista di geopolitica Hrodote, nel 1976, Foucault dice:
On ma assez reproch ces obsessions spatiales, et elles mont en effet obsd. Mais, travers elles, je crois avoir dcouvert ce quau fond je cherchais : les rapports quil peut y avoir entre pouvoir et savoir. [] Mtaphoriser les transformations du discours par le biais dun vocabulaire temporel conduit ncessairement lutilisation du modle de la conscience individuelle, avec sa temporalit propre. Essayer de le dchiffrer, au contraire, travers des mtaphores spatiales, stratgiques permet de saisir prcisment les points par lesquels les discours se transforment dans, travers et partir des rapports de pouvoir6.

Il confronto diretto di Foucault con il tema dello spazio giunge a noi attraverso alcuni brevi saggi ed interviste. Si tratta in primo luogo di far emergere tutto un altro modo di intendere la relazione tra lo spazio e il potere. Collocandosi al di fuori della storia delle idee, il problema dello spazio e del potere non si declina, per Foucault, come necessit di sottoporre al vaglio della storia la relazione tra due termini spazio e potere la cui esistenza precede la loro stessa relazione. Non si pone come la localizzazione di certe idee politiche entro uno spazio, n come il riconoscimento di un contenuto politico entro certe idee dello spazio. Non ci troviamo dinanzi a due universali che, nel tempo, stabiliscono forme di relazionamento specifiche. Il problema del tutto opposto. Per Foucault, ci troviamo invece nel campo immanente della loro coimplicazione. Lanalitica foucaultiana si struttura quindi per rispondere alla necessit di crire toute une histoire des espaces, che sarebbe en mme temps une histoire des pouvoirs7. Complessivamente, vi in Foucault una spazializzazione geometrica del rapporto potere-sapere, e non perch lo spazio sia solo una chiave di lettura del potere e del sapere, ma perch anchesso costitutivo della
M. Foucault, Questions Michel Foucault sur la gographie [1976], in M. Foucault, Dits et crits II, cit., pp. 28-40, p. 33. 7 M. Foucault, Lil du pouvoir [1977], in M. Foucault, Dits et crits II, cit., pp. 190-207, p. 192.
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94 Valentina Cremonesini loro giustapposizione. In questo senso, il potere costituirebbe la terza dimensione dello spazio, quella dello spazio-potere: interna al dispositivo e variabile con i dispositivi. Come il potere, essa si combina col sapere8. Quella di Foucault, per, una geometria frattale, la forma scomposta, essa si d nella dissolvenza dei suoi punti, dei suoi luoghi provvisori, dei suoi piegamenti e torsioni, nelle sue linee del fuori. Come ricordava Gilles Deleuze, dipanare la matassa delle linee di un dispositivo significa tracciare una carta, cartografare, misurare terre sconosciute; ed questo ci che Foucault chiama la ricerca sul campo9. Questa coimplicazione, lintreccio fatale di spazio e potere, inscritta nella definizione stessa che Foucault d del potere. Come scrive in La volont di sapere, il potere la molteplicit dei rapporti di forza immanenti al campo in cui si esercitano e costitutivi della loro organizzazione10. La cartografia foucaultiana perimetra i campi entro una prospettiva di radicale immanenza; in essa rileva il diagramma dei rapporti di forza e delle loro strategie specifiche. Lanalisi diagrammatica inserisce queste reti di rapporti di forza e le loro procedure strategiche non dentro un ciclo a scambio chiuso, bens in un sistema fisico instabile, in perpetuo disequilibrio11. Per Foucault, il diagramma di ogni societ afferrabile attraverso le sue dissolvenze, nella dissociazione tra enunciabile e visibile: il potere dappertutto; non perch inglobi tutto, ma perch viene da ogni dove12. Il Panopticon di Jeremy Bentham rappresenta per Foucault il dispositivo esemplare di questa coimplicazione. In Sorvegliare e punire, il Panopticon una spazialit immanente ai rapporti di potere: non semplicemente una cerniera, un ingranaggio tra un meccanismo di potere e una funzione; un modo di far funzionare delle relazioni di potere entro una funzione, e una funzione per mezzo di queste relazioni di potere13. Il dispositivo disciplinare dellutopia panoptica si esprime nella formula imporre una condotta qualunque a una molteplicit umana qualunque14.
G. Deleuze, Che cos un dispositivo?, Cronopio, Napoli 2007, p. 15. Ivi, p. 12. 10 M. Foucault, La volont de savoir, Gallimard, Paris 1976; trad. it. di P. Pasquino e G. Procacci, La volont di sapere. Storia della sessualit 1, Feltrinelli, Milano 1978, p. 82. 11 G. Deleuze, Foucault, Feltrinelli, Milano 1987, pp. 43-44. 12 M. Foucault, La volont di sapere, cit., p. 82. 13 M. Foucault, Surveiller et punir. Naissance de la prison, Gallimard, Paris 1975; trad. it. di A. Tarchetti, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Einaudi, Torino 1976, p. 225. 14 G. Deleuze, Foucault, cit., p. 42.
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Limposizione per non attiene alla dimensione esclusiva dellassoggettamento, ma a quella pi estensiva della disciplinarizzazione dei corpi docili15. Le discipline operano una quadrettatura del sociale attraverso cui organizzare la molteplicit e controllare lindividualit. Organizzano spazi individualizzati che permettono classificazioni e combinazioni, e tengono gli individui in questi spazi esercitando sorveglianza ed estraendo da essi informazioni. Le discipline, organizzando le celle, i posti, i ranghi fabbricano spazi complessi: architettonici, funzionali e gerarchici nello sesso tempo16. La disciplinarizzazione dei corpi docili pertanto una tecnica spaziale, strategica, che predispone le linee generali di condotta e si rende visibile, in Foucault, nella forma astratta del Panopticon. Tutti differentemente uguali sembrerebbe essere lenunciato sotteso alla quadrettatura del campo sociale. Individuazione, tipizzazione, serializzazione sono i quadri viventi di una nuova forma di topologia sociale. Una composizione che informale e cui Foucault d appunto il nome di diagramma. Lanalisi della societ disciplinare, che per Foucault costituiva lo schema di intelligibilit per lo studio delle relazioni di potere vigenti, verr per successivamente ridimensionata. Il punto di svolta si produrr sul finire degli anni settanta. In unintervista del 1978, dal titolo La socit disciplinaire en crise, Foucault sottolinea infatti come la discipline, qui tait si efficace pour maintenir le pouvoir, a perdu une partie de son efficacit. Dans les pays industrialiss, les disciplines entrent en crise17. Sempre nello stesso anno, nel corso Sicurezza, territorio, popolazione, il filosofo francese ridefinisce lo schema impiegato nellanalisi del potere, riorientandolo nei termini di una societ di sicurezza. Linterrogativo di fondo che anima il corso presentato da Foucault proprio in questi termini: Possiamo allora sostenere e questo il punto decisivo della mia analisi che, nelle nostre societ, leconomia generale del potere si sta trasformando allinsegna della sicurezza? [] Vorrei solo capire se dietro lespressione societ di sicurezza esiste effettivamente uneconomia generale di potere caratterizzata o dominata dalla tecnologia di sicurezza18. In tal modo, Foucault sposta la sua attenzione verso una differente tecnologia del potere, costituita dai dispositivi regolatori. La societ libeM. Foucault, Sorvegliare e punire, cit., p. 148. Ivi, p. 161. 17 M. Foucault, La socit disciplinaire en crise [1978], in M. Foucault, Dits et crits II, cit., pp. 532-534, p. 532. 18 M. Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione, cit., p. 21.
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96 Valentina Cremonesini rale che si configura a partire dalla seconda met del XVIII secolo una societ interamente attraversata da dispositivi di regolazione che rispondono per lo pi non a una logica disciplinare, ma a una logica di sicurezza. Anche in questo caso, per, si tratta di un doppio movimento che si gioca attorno a due poli: il primo costituito dai meccanismi di potere che caratterizzano le discipline, centrato sul corpo-macchina e che Foucault chiama anatomo-politica del corpo umano; laltro centrato sul corpo-specie attraverso tutta una serie di interventi e di controlli regolatori: una bio-politica della popolazione. Per Foucault, le discipline del corpo e le regolazioni della popolazione costituiscono i due poli intorno ai quali si sviluppata lorganizzazione del potere sulla vita19. La riflessione che egli conduce nel corso al Collge de France del 1978 sugli spazi di sicurezza costituisce il punto dattacco per riflettere proprio sullirrompere della naturalit della specie nellartificialit politica di un rapporto di potere20. I meccanismi di sicurezza istituiscono una spazialit riconducibile allidea di ambiente, inteso come zona di interferenza tra gli eventi prodotti da individui, popolazioni e gruppi, e gli eventi quasi naturali che accadono attorno ad essi21. I dispositivi regolatori strutturano ambienti congeniali alla selezione e allo sviluppo di una specifica forma di vita, quella considerata normale, cio funzionale per la societ nel suo insieme. Discendenti del tempo e abitanti dello spazio Nella conferenza di Tunisi del 196722, Foucault cartografa la storia dellattualit e individua in essa un punto di svolta epistemico e diagrammale, una cesura che attiene alla relazione spazio-tempo. Nella sua diagnosi del presente, egli sostiene che il XIX secolo sia stata unepoca caratterizzata dallossessione per la storia e che essa si riverberi ancora dentro lepoca attuale, che invece costituirebbe lpoque de lespace: del simultaneo, della giustapposizione, del vicino e del lontano, del fianco a fianco, del disperso. Per Foucault, viviamo in un momento in cui il mondo si speriM. Foucault, La volont di sapere, cit., p. 123. M. Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione, cit., p. 30. 21 Ibidem. 22 M. Foucault, Des espaces autres [1967], in M. Foucault, Dits et crits II, cit., pp. 15711581; trad. it. M. Foucault, Spazi altri, in S. Vaccaro (a cura di), op. cit., pp. 19-32.
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menta, credo, pi che come un grande percorso che si sviluppa nel tempo, come un reticolo che incrocia dei punti e che intreccia la sua matassa23. Questo doppio movimento nel campo del moderno quello che il filosofo francese definisce dei discendenti del tempo e degli abitanti accaniti dello spazio24, ed probabilmente allorigine dellafasia interpretativa che contraddistingue la filosofia moderna. In un saggio dedicato al rapporto tra linguaggio e spazio, Foucault precisa ulteriormente i termini di questo doppio movimento. Scrive, infatti:
Rivolgendosi o meno al passato, sottomettendosi allordine delle cronologie o impegnandosi a dipanarle, la scrittura era presa in una curva fondamentale, quella del ritorno omerico, ma anche quella del compimento delle profezie ebraiche. [] Il XX secolo forse lepoca in cui si sciolgono simili parentele. Il ritorno nietzschiano ha chiuso una volta per tutte la curva della memoria platonica, e Joyce ha concluso quella del racconto omerico. Tutto ci non ci condanna allo spazio come unica altra possibilit da troppo tempo obliata, ma svela come il linguaggio sia (o forse sia divenuto) questione di spazio. [] E se oggi lo spazio per il linguaggio la pi ossessiva delle metafore, non tanto perch esso costituisce ormai lunica risorsa; ma nello spazio che il linguaggio appena posto si dispiega, scivola su se stesso, determina le proprie scelte, disegna le sue figure e le sue traslazioni. in esso che si trasporta, che il suo stesso essere si metaforizza25.

Il doppio movimento dei discendenti del tempo e degli abitanti dello spazio non in Foucault una dicotomia analitica. appunto un doppio movimento nel campo del moderno, in cui il tempo non gioca contro lo spazio o lo spazio contro il tempo. La sintesi spazio-temporale rimanda ad a priori storici e concreti26, che si giustappongono attualizzandosi nel mondo. Il concetto di a priori storico, che Foucault precisa innanzitutto in LArcheologia del sapere, non rimanda agli a priori puri e universali riconducibili allesperienza originaria dellintelletto, cos come erano in Kant. Secondo Foucault, la priori formale e la priori storico non sono n dello stesso
Ivi, p. 1571; trad. it. cit., p. 19. Ibidem. 25 M. Foucault, Le langage de lespace [1964], in M. Foucault, Dits et crits I, 1954-1975, Gallimard, Paris 2001, pp. 435-440, p. 435; trad. it. M. Foucault, Il linguaggio dello spazio, in S. Vaccaro (a cura di), op. cit., pp. 33-40, pp. 33-34. 26 Cfr. M. Foucault, Naissance de la clinique, PUF, Paris 1963; trad. it. di A. Fontana, Nascita della clinica, Einaudi, Torino 1969, p. 207.
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98 Valentina Cremonesini livello, n della stessa natura: se si incrociano, perch occupano due dimensioni diverse27. Essi non spiegano la genesi delle forme universali, bens mostrano come queste trovino concretamente nella storia dei luoghi di emergenza, dei punti di appiglio28. In contrapposizione netta nei confronti di un modello di storia uniforme e continua, che si dipana allinterno del cerchio chiuso dellorigine perduta e ritrovata, Foucault parla di una storia effettiva che potr essere tale nella misura in cui introdurr il discontinuo nel nostro stesso essere29 ed enfatizzer il carattere locale dei sistemi di sapere, come pure la pluralit dei modelli di razionalit che sono concretamente allopera nella storia30. Nella conferenza di Tunisi, Foucault propone un differente modo di affrontare ci che denominiamo tempo e storia. Foucault irretisce tempo e spazio nella maglia che ne incrocia le loro funzioni. Lo spazio si d come condizione storicamente emergente31, non come conformazione unica, solida, persistente, ma come dissociazione tra enunciabile e visibile. Come dissolvenza, dispersione, discontinuit. Come condizione storicamente emergente, sottolinea Foucault, lo spazio non per uninnovazione: lo spazio che appare oggi nellorizzonte dei nostri pensieri, dei nostri sistemi, ha una storia. Egli prova a tratteggiarla individuando tre momenti della sua organizzazione immanente: lo spazio medievale come Spazio della localizzazione, ossia linsieme gerarchizzato di luoghi che costituivano il paesaggio medievale luoghi sacri e luoghi profani, luoghi protetti e luoghi al contrario aperti e privi di difesa, luoghi urbani e luoghi rurali. Lo spazio della prima modernit scientifica come Spazio dellestensione, che dissolve la concezione del luogo del Medioevo e il cui merito, dice Foucault, proprio di aver costituito uno spazio infinito, e infinitamente aperto. Lo spazio attuale, invece, il prodotto di unulteriore sostituzione: viviamo in unepoca in cui lo spazio ci si offre sotto forma di relazioni di dislocazione32. Questa forma spaziale
M. Foucault, LArchologie du savoir, Gallimard, Paris 1969; trad. it. di G. Bogliolo, LArcheologia del sapere, Rizzoli, Milano 1971, p. 172. 28 S. Catucci, Introduzione a Foucault, Laterza, RomaBari 2000, p. 55. 29 M. Foucault, Nietzsche, la gnalogie, lhistoire [1971], in M. Foucault, Dits et crits II, cit., pp. 1004-1024; trad. it. Nietzsche, la genealogia, la storia, in M. Foucault, Microfisica del potere, Einaudi, Torino 1977, pp. 29-54, p. 43. 30 M. Foucault, LArcheologia del sapere, cit., p. 174. 31 S. Vaccaro, Introduzione, in S. Vaccaro (a cura di), op. cit., pp. 7-16, p. 10. 32 M. Foucault, Des espaces autres, cit., pp. 1571-1572; trad. it. cit., p. 20.
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ha sostituito lestensione che a sua volta sostituiva la localizzazione. Quella che traccia brevemente Foucault non per una successione statica, bens dinamica, sottoposta a un continuo gioco di permanenze e dissolvenze. Lattuale Spazio della dislocazione definito dalle relazioni di prossimit tra punti o elementi33, e la loro descrizione chiama in causa le differenti collocazioni. Questa conformazione dello spazio, suggerisce Foucault, funzionale simultaneamente a una duplice preoccupazione: quella dello spazio sufficiente per tutti e quella, molto pi significativa, del conoscere e gestire le relazioni di dislocazione che si producono. questa la fase, scrive Foucault, in cui la razionalit di governo si orienta verso la necessaria conoscenza di quali siano e debbano essere le relazioni di prossimit, [di] che tipo di stoccaggio, di circolazione, di approvvigionamento, di classificazione degli elementi umani, deve essere considerato primariamente in questa o quella situazione per conseguire un certo fine34. Questa delocalizzazione per ancora animata da una sorda sacralizzazione: la nostra vita ancora governata da un certo numero di opposizioni che non si possono toccare, [] opposizioni che ammettiamo date una volta per tutte; per esempio, tra lo spazio privato e lo spazio sociale, tra lo spazio culturale e lo spazio dellutile, tra lo spazio del tempo libero e quello del lavoro35. Lo sguardo di Foucault rivolto verso lespace du dehors, lo spazio concreto dellerosione della nostra vita, che non uno spazio vuoto che si colorerebbe di riflessi cangianti; al contrario, siamo immersi irrimediabilmente entro un sistema di relazioni che definiscono delle collocazioni irriducibili le une alle altre e che non sono assolutamente sovrapponibili36. Per Foucault, la descrizione di queste differenti collocazioni, cio la ricerca delle relazioni attraverso le quali sarebbe possibile definire questo dislocarsi, risponde, in forma pi generale, allanalisi di due grandi tipologie di spazi: le utopie e le eterotopie, spazi che in qualche modo sono legati a tutti gli altri e che pertanto contraddicono tutti gli altri luoghi. Allirrealt degli spazi utopici, Foucault oppone leffettivit di quei contro-luoghi che sono le eterotopie, le quali si trovano al di fuori di ogni luogo, per quanto possano essere effettivamente localizzate; spazi altri che sono assolutamente altro da tutti i luoghi che li riflettono e di cui parlano e che
Ivi, p. 1572; trad. it. cit., p. 20. Ivi, p. 1573; trad. it. cit., p. 21. 35 Ibidem; trad. it. cit., p. 22. 36 Ivi, p. 1574; trad. it. cit., p. 22.
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100 Valentina Cremonesini costituiscono, per Foucault, una specie di contestazione al contempo mitica e reale dello spazio in cui viviamo37. Leterotopologia foucaultiana, i suoi princpi, ci consentono di volgere uno sguardo diverso verso gli spazi entro cui prende forma la nostra vita quotidiana. Lo spazio urbano come organizzazione biopolitica Nella forma della dislocazione dello spazio-potere, Foucault dipana il suo ragionamento su architettura e urbanistica. possibile estrapolare dalla sua opera elementi per la formulazione di uno schema di una filosofia dellurbanesimo, i cui tratti [] mostrano la problematica stratificazione delle relazioni di potere che caratterizzano le nostre societ38. Da quando nella modernit abbiamo assistito allemergere di una riflessione sullarchitettura in quanto funzione e tecnica del governo delle societ, la citt, per Foucault, stata pensata e ripensata in funzione delle diverse esigenze di mantenimento di differenti tipologie di ordine, e lurbanistica divenuta riflessione sullordine urbano. Nelle sue analisi, Foucault evidenzia come urbanistica e architettura siano dentro la rottura epistemologica che si prodotta tra il XVIII e il XIX secolo, momento nel quale esse divengono strumenti strategici nella riorganizzazione della razionalit propria dellepoca della governamentalit. Inoltre, esse testimoniano, con i loro sviluppi, la lunga durata di forme di potere la cui persistenza non confinata solo a questioni di emergenza, ma parte integrante della quotidianit in cui viviamo39. Lungi dal voler qui ricostruire gli elementi della filosofia dellurbanesimo di Foucault, vogliamo sottolineare come queste discipline del moderno continuino, in forme diverse, ad essere iscritte in un campo di rapporti sociali, allinterno dei quali introducono un certo numero di effetti specifici40. Pertanto, al di l della lotta per il primato tra le tecniche architettoniche e urbanistiche come elementi influenzanti i rapporti umani e, invece, le relazioni umane come orientamento evocativo di esse, ci che
Ivi, pp. 1574-1575; trad. it. cit., p. 24. S. Catucci, Foucault filosofo dellurbanismo, in M. Cometa e S. Vaccaro (a cura di), Lo sguardo di Foucault, Meltemi, Roma 2007, pp. 63-84, p. 83. 39 Ibidem. 40 M. Foucault, Espace, savoir et pouvoir, cit., p. 1102; trad. it. cit., p. 69.
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risulta interessante la loro giustapposizione, il loro corrispondersi vicendevolmente. Una giustapposizione che non smette quindi di attualizzarsi e la cui analisi consente di accedere a unosservazione del nostro presente che, come suggeriva Foucault, acquista i connotati propri di unorganizzazione biopolitica della vita. In un articolo del 200741, Giorgio Agamben considera alcuni tratti specifici della metropoli biopolitica. Si tratta di riconoscere innanzitutto una dissolvenza diagrammatica, tra spazio cittadino e spazialit metropolitana. Non qui in gioco una dimensione, bens un differente campo di intervento e una differente tecnologia ad esso riconducibile. Come chiarisce lo stesso Agamben, si tratta di considerare la dissolvenza della citt dentro la spazialit metropolitana. Lutilizzo del termine metropoli rimanda, quindi, a quel nuovo tessuto urbano che viene formandosi parallelamente ai processi di trasformazione descritti da Foucault come passaggio dal potere territoriale dellAncien rgime alla governamentalit propria del biopotere moderno. Metropoli diviene cos non ununit di misura spaziale o storica, ma un dispositivo specifico che si irretisce sulla citt nel momento in cui il potere assume la forma di un governo degli uomini. Essa rappresenta una sorta di rottura storica ed epistemologica che coincide con linstaurarsi di un nuovo paradigma. Agamben parla di una tendenza alla neutralizzazione dello spazio urbano insita nella nuova spazializzazione metropolitana: il modello della polis incentrato essenzialmente sulla dimensione pubblica e politica sta progressivamente tramontando e quella che si staglia allorizzonte una zona di assoluta indifferenza fra privato e pubblico42. Come Foucault ampiamente porta alla luce nella sua genealogia del liberismo, territorio, sicurezza e popolazione costituiscono i centri nodali della razionalit di governo incentrata sul nesso economico-politico. Foucault aveva definito il nuovo ordine disciplinare del potere politico moderno come il risultato di una convergenza e sovrapposizione di due paradigmi, quello dellesclusione e della divisione (che per Foucault corrisponde al paradigma della lebbra) e quello del controllo e della sorveglianza (che invece corrisponde al paradigma della peste)43. Questi due paradigmi si innestano, nella citt biopolitica, sul problema prevalente costituito dalla
G. Agamben, La citt e la metropoli, in Posse, n. 13 (2007). Ora in: http://untori. noblogs.org/post/2008/01/07/la-citt-e-la-metropoli-di-giorgio-agamben/. 42 Ibidem. 43 Ibidem.
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102 Valentina Cremonesini sicurezza: tener conto di ci che potrebbe accadere. Una dimensione probabilistica, quindi, che si produce in una certa forma di gestione delle serie infinite di elementi che si spostano, di eventi che accadono, di unit che si accumulano, dentro la metropoli. Il gioco circolare tra sicurezza e insicurezza esprime unidea di governo e di ordine che ha per oggetto lintegrazione governamentale del sociale. un movimento senza sosta che deve essere costantemente attivato e incrementato e che chiama in causa la coappartenza biopolitica di ordine e vita. Questa non si colloca per nel campo di senso costituito dalla polis, bens nellurbe, la cui qualit significante contenuta nel neologismo introdotto da Ildefonso Cerd nel 1867: urbanizzazione. Con esso si designer
il duplice movimento che, si potrebbe dire, espande loikos nella polis e costringe la polis nelloikos; compie la tendenza a socializzare nella misura in cui esprime la popolazione secondo questo preciso rapporto di coimplicazione spaziale; [] che non altro se non la popolazione stessa restituita al suo carattere insieme dinamico e spaziale. [] Solo chiarendo questo carattere si potr comprendere perch Cerd ponga, allorigine dellurbanizzazione, [] protezione e socialit; perch in altri termini, urbanizzazione e civilizzazione coincidano proprio in nome della sicurezza (seguridad)44.

Come dispositivo che fa parlare e fa vedere, il meccanismo della sicurezza invera lo spazio territoriale nella sua trasformazione biopolitica. Lorganizzazione biopolitica dello spazio urbano chiama in causa il dispositivo della sicurezza non solo nel problema della definizione mobile dei suoi confini rispetto al mondo della vita, ma anche nel rapporto tra la citt e la sua popolazione, cio a proposito del funzionamento della popolazione nella citt. Il problema dello spazio urbano diviene allora quello della doppia amministrazione: la conquista del fuori, lorganizzazione del dentro. Lamministrazione interna della citt progettata come ordine di ci che costituisce il vivente: come conquista (riqualificazione), controllo (gestione degli accessi), prestazione (produzione di cittadinanza e benessere). La domanda sociale di sicurezza deve trovare risposta nel piano architettonico e urbanistico. A partire da tutto ci diviene pertanto possibile parlare di spaziopopolazione, indicando con luso del trattino come non sia possibile, nel
A. Cavalletti, La citt biopolitica. Mitologie della sicurezza, Mondadori, Milano 2005, pp. 31-32.
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meccanismo di sicurezza, concepire uno spazio sciolto dalla popolazione e, sotto qualsiasi aspetto la si consideri, una popolazione che non sia gi, nei suoi contromovimenti e nei suoi antagonismi, principio spaziale45. Allinterno di questa tradizione di pensiero, fin qui brevemente presentata, proviamo a compiere un ragionamento sulle attuali declinazioni della spazializzazione biopolitica. Se il concetto biopolitico di popolazione un concetto spaziale, la sua dislocazione nella citt pu forse raccontare la trama e specificare i punti di applicazione del dispositivo sapere-poteres, come parte del vasto processo di organizzazione della vita in senso biopolitico. Come gi precisato in premessa a questo lavoro, proviamo ad articolare il nostro ragionamento a partire da tre categorie proprie dello spazio urbano: periferia, spazio pubblico, coni dombra. Esse esprimono una precisa dislocazione spaziale riconducibile al problema del controllo, della gestione e della sicurezza della popolazione urbana. Il nostro ragionamento non chiama in causa alcun idealtipo di citt, cos come le tre categorie sulle quali ragioniamo non sono esaustive. Esse hanno solo il valore di possibili nodi interpretativi, tra i diversi che la citt biopolitica offre. Non sono elementi del paesaggio urbano, non vogliamo descrivere alcuna citt, sono solo concetti intesi come luoghi in cui si produce uno scarto di dissolvenza tra lenunciabile e il visibile del potere e si dischiude, forse, la sua tridimensionalit politica. Sullo sfondo di quella terza dimensione del loro essere dicibili e visibili vediamo proiettati significati diversi da quelli cui rimandavano. Alcuni ragionamenti sullo spazio urbano Periferia Le trasformazioni connesse ai pi ampi processi di mutamento globale nellorganizzazione sociale contemporanea si sono riversate anche su quel sempre pi ampio lembo di territorio urbano che la periferia. Non nostra intenzione tracciarne la storia, le criticit, i nuovi scenari sociali e le tante aporie interpretative. Ci riferiamo alla periferia come concetto implicante una data forma di relazioni di forza e di specifici trattamenti ad esse connessi. La periferia, oltre ad essere spazio visibile e spazio dicibile, anche spazio-potere.
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Ivi, p. 226.

104 Valentina Cremonesini Proviamo a cogliere questa dimensione attraverso un ragionamento che chiama in causa non solo il concetto di periferia, ma anche il suo contrario, il centro. Non facciamo per riferimento al classico dualismo centro-periferia, bens proviamo a interpretarli come un sintagma, cio ununica disposizione del senso. Centro e periferia, tuttavia, non descrivono solo una tecnologia neutra di disposizione spaziale delle cose e delle persone in ragione delle complesse funzionalit urbane; come sintagma, essi descrivono un meccanismo ben pi complesso di produzione di effetti in termini di sapere e in termini di potere, oltre che di linee di soggettivazione. Essi costituiscono un unico spazio-potere, ed cos che intendiamo osservarli. Molti studiosi hanno ritenuto la relazione tra centro e periferia un campo di ricerca essenziale. Da questo punto di vista, Saskia Sassen46 stata la prima a rilevare come le metropoli, a partire dagli anni ottanta, costituiscano una sorta di figura omologa della struttura attuale dellorganizzazione capitalistica, e a sottolineare come proprio nella dinamica costitutiva del centro e della periferia si producano le differenziazioni e le frantumazioni del pi generale ordine economico globale. Pertanto, le metropoli esprimono e individualizzano il consolidarsi della gerarchia sociale globale. Esse si costituiscono come luoghi superspecializzati di controllo e gestione della frammentazione. Dentro questo quadro, proviamo a costruire il nostro ragionamento su centro-periferia guardando a due tendenze globali presenti nella loro definizione. Per un verso, il processo di gentrification, cos com elaborato nellambito degli studi americani di sociologia urbana, che agisce costitutivamente sullidea di centro-periferia e, per laltro, quello di segregazione, che agisce costitutivamente sullidea di periferia-centro. La gentrification un termine coniato nel 1964 dalla sociologa inglese Ruth Glass47. Nella sua formulazione generica e ancora attuale, con questo temine si designa un processo di imborghesimento a fasi48: la sostituzione di una classe sociale a reddito molto basso con unaltra di status pi elevato; la presenza di categorie di individui con interessi e stili di vita
S. Sassen, La citt nelleconomia globale, Il Mulino, Bologna 1997. R. Glass, Introduction to London: Aspects of Change, Center for Urban Studies, London 1964. 48 Cfr. A. Mela, Sociologia della citt, Carocci, Roma 1996.
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quanto pi omogenei possibili; la riqualificazione strutturale di alloggi o interi quartieri; laumento rilevante del valore delle abitazioni e degli immobili disponibili49. Questo processo ha agito sulle periferie urbane postindustriali, sui centri storici e in quartieri pur non periferici ma contraddistinti da abbandono e degrado sociale, in Italia cos come in molte parti dellOccidente. Nella nostra penisola, esso ha assunto una forma tipica, cio fortemente influenzata dal carattere prevalentemente storico delle citt italiane. La gentrification un fenomeno notevolmente articolato e che contiene in s un duplice meccanismo: quello del riorientamento al consumo della citt e quello del controllo sociale della devianza urbana. Se volessimo osservarlo nel suo punto di estrema attualizzazione, dovremmo chiamare in causa le gated communities, fenomeno americano in profonda diffusione sullintera scala globale. Riteniamo che il fenomeno della gentrification costituisca una forma di spazialit riferibile al problema del controllo e della gestione della popolazione urbana in senso biopolitico. Esso, infatti, produce una costante riorganizzazione concettuale di ci che ricade nella centralit urbana e di ci che ne escluso. Lelemento significativo di questa organizzazione risiede nelloperazione definitoria che sorregge la scelta organizzativa. Gestendo al contempo e separatamente la centralit e ci che ne escluso, la razionalit di governo riproduce in forme diverse il doppio paradigma del controllo e della gestione. La dislocazione entro due forme di spazialit irriducibili centralit e non risponde alla pi generale funzione di riproduzione simbolica della disuguaglianza, che costitutiva dellorganizzazione biopolitica. Il rapporto centro-periferia non costituisce quindi solo la cartina di tornasole delle disuguaglianze sociali, ma agente spaziale e simbolico della loro riproduzione, diviene funzione propria della logica securitaria. Riproduce silentemente uno dei paradigmi della razionalit di governo: lindividuazione e la differenziazione dislocativa. Dispone parole, cose e soggettivit entro la duplice possibilit di ordinare e controllare la differenziazione. La gentrification una tecnica che rimanda a una scelta governamentale: tra ci che il potere urbano seleziona come centrale, progettandone la vita e la cura, e ci che invece non lo , e si pu dunque abbandonare.
Cfr. M. Savage e A. Warde, Urban Sociology. Capitalism and Modernity, Macmillan, London 1993.
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106 Valentina Cremonesini La soglia simbolica definita e riprodotta dal problema dellaccesso. Come ricorda Toni Negri50, stato Mike Davis, con Citt di quarzo51, a darci una prima raffigurazione appropriata del problema degli accessi nella metropoli: lerezione di muri a limitare zone intransitabili dai poveri, la definizione di spazi da suburra o ghetto dove i disperati della terra potessero accumularsi, il disciplinamento delle linee di scorrimento e di controllo che tenessero ordine52. La definizione di periferia non risponde quindi a un semplice criterio spaziale, cio non avviene esclusivamente in ragione della sua collocazione geografica nella citt, quanto in base a un disequilibrio sociale. Le periferie delle citt globali, infatti, divengono zone di transizione contraddistinte da segregazione, stigmatizzazione e da quella che Loc Wacquant definisce la morte civica53. La razionalit di governo delle societ post-industriali si abbattuta violentemente sulla configurazione delle periferie urbane, nelle quali venuta meno quella forte identit operaia che le aveva contraddistinte. Le nuove periferie risultano sfibrate, precarizzate, vulnerabili; in esse emergono nuove povert e si riorganizzano nuove strategie di sopravvivenza. La loro riconfigurazione fa emergere una sorta di panico territoriale, che gioca nuovamente come meccanismo di riproduzione di infiniti dispositivi di controllo e gestione securitaria delle popolazioni periferiche. Come sottolineato da Bernardo Secchi, le citt rispondono sempre meno a unorganizzazione per classi e sempre pi allorganizzazione di due diverse dimensioni, due grandi aggregati: quello dei ricchi e quello dei poveri54. La citt postmoderna sempre pi divisa, separata, conflittuale. In senso biopolitico, il problema della periferia diviene il problema della gestione sociale della povert e il suo trattamento penale rivolto ai segmenti pi destrutturati del sottoproletariato. La marginalit urbana, prodotta spazialmente e mentalmente in funzione della prerogativa di selezionare il riqualificabile, produce le politiche di penalizzazione preventiva della marginalit urbana stessa. Questa penalizzazione, e la violenza che le correlata, emerge proprio grazie a una nuova concezione gerarchica della cittadinanza,
T. Negri, La moltitudine e la metropoli, in Mappe politiche della moltitudine, Manifestolibri, Roma 2002. 51 M. Davis, Citt di quarzo. Indagando sul futuro a Los Angeles, Manifestolibri, Roma 1999. 52 T. Negri, art. cit. 53 Cfr. L. Wacquant, Simbiosi mortale. Neoliberalismo e politica penale, Ombre Corte, Verona 2002. 54 Cfr. B. Secchi, La citt del XX secolo, Laterza, RomaBari 2005.
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fondata sullopposizione culturale e simbolica cui abbiamo accennato. A simile opposizione corrisponde la naturalizzazione della dislocazione diseguale dei diritti di cittadinanza. Spazio pubblico Lo spazio pubblico urbano pu essere considerato come lo specchio del potere. Intendiamo qui per specchio il luogo di unesperienza mista, come suggerisce Foucault55, al contempo utopica ed eterotopica. Lo spazio pubblico utopico perch definisce limmagine di una citt e di un governo formale: lutopia dellordine funzionale, la gestione dei suoi flussi interni. Ma lo spazio pubblico anche eterotopico in quanto restituisce, in una sorta di effetto di ritorno, la trama relazionale che lo infonde; luogo in cui una moltitudine di soggetti vengono chiamati a mettersi in relazione con la citt e tra di loro. In entrambi i casi, esso costituisce una rappresentazione simbolica, al tempo stesso utopica ed eterotopica: il piano urbanistico e lesperienza soggettiva. Lo spazio pubblico visibile e dicibile allinterno delle citt, ma anche uno spazio-potere. In questa terza dimensione, lo spazio pubblico pone un problema di accesso simbolico alla cittadinanza. Come spazio-potere esso rappresenta una linea di soglia, quella tra lo spazio pubblico e lo spazio privato. Precedentemente avevamo fatto riferimento, con le parole di Agamben, a una caratteristica propria della nuova spazializzazione metropolitana, quella di una progressiva tendenza de-politicizzante, il cui esito estremo la creazione di una zona di assoluta indifferenza fra privato e pubblico56. In questo senso, proviamo a ragionare sullo spazio pubblico della metropoli postindustriale come luogo della sottrazione simbolica dellidea di cittadinanza. Intendiamo con sottrazione il processo di progressivo venir meno di contenuto politico dallidea di spazio pubblico. Questa sottrazione, lungi dallessere un effetto non previsto di tutta una serie di cambiamenti nelleconomia politica urbana al tempo della globalizzazione, riteniamo sia invece parte costitutiva della razionalit di governo neoliberista. Detto in termini foucaultiani, questa sottrazione risponde al doppio paradigma del dispositivo biopolitico incentrato sul nodo economico-politico: per un verso, il modo in cui il governo si ridefinisce in termini di troppo o troppo poco e, per laltro, il meccanismo del processo di individualizzazione di massa proprio della razionalit economica del capitalismo neoliberista.
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Cfr. M. Foucault, Des espaces autres, cit. G. Agamben, La citt e la metropoli, cit.

108 Valentina Cremonesini Gi Zygmunt Bauman, nel suo celebre Modernit liquida, osservava che il processo attuale di individualizzazione sta producendo uno scarto antropologico ed etico che si gioca tra individuo e cittadino, e che proprio questa trasformazione starebbe producendo una contrazione inesorabile dello spazio pubblico e lemergere di una sorta di panico morale57. Il processo di individualizzazione di massa sta producendo una sorta di occultamento del senso dello spazio comune. Lo spazio pubblico riorganizza il suo senso e i suoi significati nella sfera privata del mercato. Diviene spazio commerciale e del consumo, diviene spazio individuale e privato del desiderio, tuttal pi tribalistico cio spazio privato di individualit omogenee, reali o virtuali. Lo spazio pubblico diviene inospitale o privatizzato. Acquista la forma del degrado e dellabbandono, o quella privatizzata delle cosiddette citt nelle citt: shopping mall, theme park, sale multiplex, fantasy city, etc. In tal modo, lo spazio pubblico va sempre pi svuotandosi di questioni pubbliche e gli individui vengono gradualmente, ma incessantemente spogliati della loro corazza protettiva della cittadinanza ed espropriati delle loro capacit e interessi di cittadini58. Lo spazio pubblico urbano, per, oltre ad essere lo specchio utopico ed eterotopico del potere, costituisce anche un campo di battaglia, e non solo quella tra il cittadino e lindividuo. La battaglia che vi si combatte quella della sicurezza urbana. allopera quella separazione tra societ civile e Stato che il neoliberismo porta in s fin dal suo emergere. La battaglia si declina nella logica del mercato e nel probabilistico incontro tra una domanda di sicurezza e unefficace politica di prevenzione della devianza. Il problema securitario chiama in causa i nuovi dispositivi della penalit, ma non solo. Esso si articola sullintera popolazione urbana trasformando, come suggerisce Agamben, gli spazi pubblici delle citt in interni di unimmensa prigione59. Il dispositivo della sicurezza proprio della razionalit di governo neoliberista si produce e riproduce nellindeterminatezza della soglia tra spazio pubblico e spazio privato. il meccanismo della videosorveglianza, ma anche della creazione di spazi pubblici ad accesso limitato e controllato, e della miriade di piccoli dispositivi che servono a spingere al di fuori della comunit cittadina e dei suoi spazi coloro che, in quanto non consumatori, sono privati di ogni diritto di cittadinanza
Z. Bauman, Modernit liquida, Laterza, RomaBari 2002, p. 32. Ivi, p. 34. 59 G. Agamben, La citt e la metropoli, cit.
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come i migranti, i barboni, i mendicanti, i vagabondi. Dentro il dispositivo securitario la stessa polizia, la sua organizzazione e le sue pratiche cambiano, come ha efficacemente rilevato Salvatore Palidda60. La guerra che si combatte quella per la sicurezza urbana, che rimbomba da ogni dove nella retorica politica, sociale e comunicativa della citt; il campo di battaglia lo spazio pubblico, il suo controllo minuzioso, capillare, la possibilit di esercitare attraverso di esso unoperazione simbolica, non pi volta alla costituzione della comunit cittadina, ma alla sottrazione, per ragioni di pubblica sicurezza, dei diritti stessi di cittadinanza. Coni dombra Leclissi del cittadino si produce anche nei diversi coni dombra che la governamentalit del neoliberismo proietta sulla citt biopolitica. Lo spazio buio dellindeterminatezza, della nuda vita, della sospensione del diritto. Sono gli stati di eccezione nello spazio dellorganizzazione urbana, in cui agisce la pura forza di legge senza legge61 di chi governa. Lo stato di eccezione una chiave interpretativa utilizzata su larga scala per lanalisi di molti fenomeni di quella che chiamiamo guerra permanente della sicurezza, combattuta dentro e fuori i confini degli Stati, come delle citt. il dispositivo di controllo totale dello spazio sociale da parte del potere, il quale crea spazi deccezione in cui far convergere tutti gli elementi a rischio. In particolare, la nozione di stato di eccezione ricorrentemente utilizzata per ragionare su fenomeni quali i C.P.T. (ora C.I.E.) e i Campi Rom insediati ai bordi o negli interstizi scuri di molte citt. Questi stati di eccezione sarebbero lestrema conseguenza di una sorta di isterismo securitario, di eccedenza nel dispositivo che ricaccia nellindeterminatezza della nuda vita soggetti in transizione territoriale. la strategia del confinamento che ridisegna su scala europea la rete dei nuovi campi di concentramento. Essi rappresentano la principale forma di carcerazione extra penale e di potere escludente. Nellorganizzazione spaziale della citt biopolitica, questi luoghi edificati costituiscono certamente un cono dombra, che eclissa lidea di cittadinanza dietro la necessit securitaria; che disloca e differenzia producendo segregazione sociale e abitativa. La politica del confinamento nei campi-sosta o nei centri di permanenza temporanea,
S. Palidda, Polizia postmoderna. Etnografia del nuovo controllo sociale, Feltrinelli, Milano 2000. 61 G. Agamben, Stato di eccezione, Bollati Boringhieri, Torino 2003, p. 77.
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110 Valentina Cremonesini nelle loro differenti declinazioni geografiche globali, stringe assieme i temi della sicurezza, del territorio e della popolazione, inscrivendoli in una logica di esclusione. Riteniamo per che, oltre a questi spazi di dislocazione, internamento e confinamento, esistano altri coni dombra che si proiettano sulla citt biopolitica. Questi sono generalmente prodotti dallesercizio del potere di deroga alle normative vigenti. Esso viene esercitato come deroga agli strumenti urbanistici di una citt; deroga alle normative che tutelano lambiente; deroga alle normative relative alla produzione di energia; deroga al diritto di mobilit dei cittadini. Inoltre, altri coni dombra vengono prodotti a partire dalla cosiddetta governance delle emergenze, in cui il confine tra eccezionalit e quotidianit dellevento diviene costantemente pi labile. Dentro lossimoro dellemergenza permanente viene costantemente naturalizzato il ricorso al commissariamento straordinario, laffidamento ai privati (in deroga a bandi pubblici) della risoluzione di problemi che attengono al governo della popolazione e degli spazi. In entrambi i casi, e pur con le dovute differenze, la governamentalit biopolitica si articola sul diritto di esercitare un potere straordinario che si fonda su un doppio dispositivo: della deroga e della prerogativa. Tali dispositivi producono e dislocano sui territori urbani luoghi deccezione. Spazi-potere attraverso cui il potere biopolitico riproduce simbolicamente e complessivamente se stesso: il potere del potere. Attraverso questi brevi ragionamenti abbiamo provato a tracciare alcuni dei possibili punti di una cartografia urbana grazie ai quali tentare di ricostruire parte della razionalit di governo della citt contemporanea: la periferia, come spazio di organizzazione simbolica della disuguaglianza sociale; lo spazio pubblico, come spazio della sottrazione simbolica dellidea di cittadinanza; i coni dombra, come spazi di eccezione, luoghi della riproduzione simbolica del potere nello spazio. Nella citt, come spazio della dislocazione, questi elementi trovano il loro campo di immanenza, interagiscono, producono forme e organizzano la vita in senso biopolitico.
Valentina Cremonesini Universit del Salento valentina.cremonesini@unisalento.it

Cominciare a capire come e fino a dove sarebbe possibile pensare lo spazio altrimenti 1
Maud Verherve

partir du moment o on veut faire une histoire qui a un sens, une utilisation, une efficacit politique, on ne peut le faire correctement qu la condition quon soit li, dune manire ou dune autre, aux combats qui se droulent dans ce domaine. Michel Foucault

Se Foucault ha apportato qualcosa alla geografia, questo qualcosa una

direzione. Parlare di Foucault nel quadro di una geografia del potere significa proseguire la sua strada. Partire da lui significa andare al di l delle linee tracciate e pronte da pensare, siano esse le linee delle idee o quelle segnate a piccoli tratti discontinui sulle carte, che segmentano e frammentano. Significa, infine, oltrepassare il pensiero della linea per disturbare i piani. Senza dubbio Foucault conosciuto e riconosciuto prima di tutto per le geografie di luoghi ospedali psichiatrici, prigioni e per i rapporti di potere che vi si giocano, cos come per una geografia tratteggiata a un altro livello: la geografia della citt e dello Stato. Ora, nel presente contributo, sar questione precisamente di questi spazi. In effetti, Foucault ha aperto un cantiere che permette di cominciare a pensare lo spazio altrimenti. Non si tratta dunque di partire da un luogo per studiarne lo spazio la sua configurazione spaziale, la sua architettura ma di considerare lo spazio in se stesso, provare ad analizzarlo al di fuori dei dispositivi disciplinari costituiti per meglio cogliere la possibilit di pensarlo altrimenti. In tal modo, tentando di adottare una mthodologie de la discontinuit de lespace et des chelles spatiales2, come gi Foucault aveva fatto a proposito della storia, potranno essere scoperte le poste in gioco spaziali delle politiche urbane.
Riportiamo qui nel campo della geografia la formula che Foucault utilizza nellintroduzione a Luso dei piaceri. Storia della sessualit 2 a proposito dellattivit filosofica. 2 M. Foucault, Questions Michel Foucault sur la gographie, in Dits et crits II, 1976-1988, Gallimard, Paris 2001, pp. 28-40.
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materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 111-130.

112 Maud Verherve Ci proponiamo qui di incrociare il cantiere teorico ed epistemologico di una geografia del potere. Per farlo, necessario trovare un modo di affrontare la storia del presente dei territori della citt a partire dalla nozione di discontinuit come posta in gioco del potere, nella prospettiva di pratiche urbanistiche della circolazione. Se, a partire da Foucault, la questione dello spazio, incrociata con quella del potere, permette di cogliere questultimo nel prisma dei suoi effetti spaziali, ci avviene solo ripensandolo attraverso le discontinuit, a partire dalla loro produttivit e integrandovi la mobilit degli attori e delle logiche di azione. Pensare lo spazio altrimenti significa dunque non percepirlo pi come suolo inerte su cui si estende il movimento della storia, ma coglierlo attraverso la dinamica dei fenomeni spaziali manifesti. Ci che stiamo proponendo quindi uscire dallo spazio dallinterno, per pensare questo stesso spazio dallesterno; movimento cui Foucault d lavvio nella conferenza Des espaces autres, verso lo spazio in cui viviamo, dal quale siamo attratti al di fuori di noi stessi, dove si realizza concretamente lerosione della nostra vita, del nostro tempo e della nostra storia, questo spazio che ci scava e ci corrode3. Ora, qui, fenomeni spaziali legati alle poste in gioco del potere si realizzano e producono effetti. Foucault pone la questione di sapere par o a passe, comment a se passe, entre qui et qui, entre quel point et quel point, selon quel procd et quels effets4 nello Stato del XVIII secolo. Nella storia del presente, questo interrogativo ritorna attuale e si lega alle poste in gioco delle circolazioni nello spazio urbano, applicandosi alla popolazione: Come circolano gli individui? Da dove passano? Attraverso quali procedure e secondo quali effetti? Qual questo spazio da cui dipende la loro libert di movimento, la loro possibilit di azione e la loro logica di attori della societ? La posta in gioco politica che viene avanzata quella della circolazione, quella che rende possibile o meno larchitetturazione5 dello spazio e che modella le rappresentazioni suscitate nellindividuo in movimento, che viene cos normato nei suoi spostamenti. Al centro delle logiche di azione messe in atto nelle esperienze di passaggio della citt, si disegnano le discontinuit, si sovrappongono le scale delle rappresentazioni individuali, collettive e politiche (nel senso
M. Foucault, Eterotopie, in Archivio Foucault 3, Feltrinelli, Milano 1998, p. 309. M. Foucault, Scurit, territoire, population, in Dits et crits II, cit., p. 719. 5 Secondo lespressione architecturer un espace; M. Foucault, Scurit, territoire, population. Cours au Collge de France (1977-1978), Seuil/Gallimard, Paris 2004, p. 19.
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governamentale del termine)6, si determinano le poste in gioco politiche legate alla condizione dellindividuo nella societ. In tal modo, attraverso la questione della circolazione per come stata aperta da Foucault, intendiamo presentare un modo di ripensare le ricomposizioni spaziali delle discontinuit significanti, come lo spostamento, la trasformazione morfologica e le differenze funzionali delle frontiere: dalla periferia verso il centro, dalla linea verso il crocevia, dalla separazione alla compartimentazione. Mostreremo dunque in che modo, allinterno di questa geografia di poteri impregnata delle pratiche urbanistiche della circolazione, una discontinuit di tipo frontaliero assunta al livello della citt sia uneterotopia: l possono giustapporsi in un solo luogo reale pi spazi, anche incompatibili tra loro; per questo essa costituisce la forma ideale di ogni eterotopia, in quanto rappresenta lambivalenza della chiusura e dellapertura, della costrizione e della liberazione, del dentro e del fuori. Per prima cosa, allora, in che modo cominciare a pensare lo spazio altrimenti, ossia in un altro modo rispetto a una distesa, a un suolo inerte, facendone invece un concetto operativo? In che modo parlare di geografia del potere a partire da Foucault? Geografia e discontinuit. Come pensare il sapere geografico e lo spazio di cui parla per analizzare i meccanismi di potere? Vi unevidenza problematica rispetto alla nozione di spazio, assunta allinterno di un linguaggio e di una rappresentazione che spesso limita lo spazio a una distesa terrestre continua, lo fissa attraverso qualche linea sulle carte del geografo, nutrite talvolta da qualche flusso che si riferisce a fatti storici di cui quello spazio rappresenta la scena. In che misura lo spazio pu essere pensato come concetto operativo, e di cosa concetto? prima di tutto allinterno del sapere geografico che si tratta di porre la questione foucaultiana dello spazio. Possiamo dunque domandarci, a proposito della geografia: quelle en est lhistoire, quels en sont les effets, comment a se trame avec les rapports de pouvoir, poich, come scrive Foucault, il faut bien essayer cette mthode en gographie [], il faudrait pouvoir faire cette archologie du savoir gographique7. Ai margini del
in questo senso che le frontiere che definiremo resteranno funzioni della disciplina politica, e non soltanto produzioni individuali staccate dal territorio in cui si trova lattore. 7M. Foucault, Questions Michel Foucault sur la gographie, cit., p. 28.
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114 Maud Verherve sapere geografico e in presenza dei suoi oggetti, linterrogativo riprende allora le poste in gioco dei rapporti tra spazio e potere sottolineate da Foucault nelle domande a Lacoste pubblicate sulla rivista Hrodote8. Porsi la questione della geografia del potere in Foucault significa, infatti, da un lato vedere di che spazio si tratti, e dallaltro comprendere in che modo questo spazio eserciti un potere attraverso i suoi effetti. Se si segue Foucault, se la geografia pu costituire una teoria, nel senso di questa bote outils che egli propone9. Lobiettivo di una teoria, per Foucault, distabilire une logique propre aux rapports de pouvoir et aux luttes qui sengagent autour deux (rapporti che, per noi, passano dallo spazio), e questa ricerca ne peut se faire que de proche en proche, partir dune rflexion sur des situations donnes. Di che situazione si tratta qui, allinterno di una geografia del potere? Nella cassetta degli attrezzi dei saperi geografici, ce n uno che permette di indagare i fenomeni spaziali nellordine di una logica propria ai rapporti di potere: lo strumento della discontinuit. Esso rende pensabile, razionalizzabile e verbalizzabile il mondo in relazione a unepisteme, questo systme gnral de pense dont le rseau, en sa positivit, rend possible un jeu dopinions simultanes et apparemment contradictoires, ce rseau qui dfinit les conditions de possibilit dun dbat ou dun problme, cest lui qui est porteur de lhistoricit du savoir10. La discontinuit, con lambivalenza che implica, si situa in effetti proprio al cuore di questo sapere geografico del potere: nella piega di questa riflessione sullo strumento, a partire da Foucault, emerge lambivalenza della nozione di discontinuit nel sapere geografico. Da un lato, la discontinuit un movimento che lavora il pensiero, dallaltro uno strumento di segnalazione della continuit spaziale. Da un lato, dunque: Le statut des discontinuits nest pas facile tablir pour lhistoire en gnral. Moins encore sans doute pour lhistoire de la pense. Veut-on tracer un partage? Toute limite nest peut tre quune coupure arbitraire dans un ensemble indfiniment mobile. [] Que veut dire dune faon gnrale: ne plus pouvoir penser une pense? Et inaugurer une pense nouvelle? Le discontinu [] ouvre sans doute sur une rosion du dehors, sur cet espace qui est, pour la pense, de lautre ct, mais o
Cfr. M. Foucault, Des questions de Michel Foucault Hrodote, in Hrodote, n. 3, juillet-septembre 1976, ora ripreso in Dits et crits II, cit., pp. 94-95. 9 M. Foucault, Pouvoirs et stratgies, in Dits et crits II, cit., p. 427. 10 M. Foucault, Les mots et les choses, Gallimard, Paris 1966, pp. 64 e 89.
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pourtant elle na cess de penser ds lorigine11. Foucault stesso mantiene questa ambivalenza, pensando la discontinuit temporale allopera nella storia del pensiero sul modello della discontinuit spaziale. Per poter parlare di una geografia del potere, bisogna dunque porsi nel quadro di unarcheologia del sapere geografico che stabilisca, attraverso il discontinuo allopera nella storia dei discorsi epistemologici della geografia, la discontinuit spaziale come un evento discorsivo di questo sapere, strumento decisivo di questo pensiero spazializzante del potere. Dallaltro lato, parallelamente, a partire da Foucault si pu tracciare la storia del presente di questo strumento fondamentale per lattualit di una geografia delle frontiere (figure essenziali della discontinuit spaziale), stabilire una geografia del potere e delineare un pensiero dello spazio altro. A cavallo degli anni Settanta e Ottanta, il pensiero geografico ha potuto avvalersi di questi oggetti in mutamento e lavorare uno spazio dinamico, operativo e attoriale. La definizione del termine frontiera non appare nei dizionari francesi di geografia del XX secolo in maniera problematica e come strumento di analisi dello spazio e delle societ che a partire da Brunet12 nel 1992, e a maggior ragione con Lvy e Lussault nel 200313. Prima di allora, la frontiera come limite del territorio dello Stato, riconosciuto da accordi internazionali, definita da George e Verger14 nel 1970, sintetizza la nozione di frontiera per come ci sembra che sia stata pensata fino a quel momento: non funzionale, inerte, e non operativa al di l dei tratti discontinui che la rappresentano sulle carte in unestensione terrestre continua. Oltre a questo, la frontiera diventa dunque unaltra cosa, e ci precisamente perch coinvolge lo spazio altrimenti. con la svolta delle scienze umane che la geografia ha potuto far penetrare la discontinuit nel proprio dominio, riconoscendo il fine della propria ricerca nella definizione della manire dont les individus ou les groupes se reprsentent les mots, utilisent leur forme et leur sens e il suo oggetto come questo tre qui, de lintrieur du langage par lequel il est entour, se reprsente, en parlant, le sens des mots ou des propositions quil nonce, et se donne finalement la reprsentation du langage lui-mme15.
Ivi, p. 64. R. Brunet, Les mots de la gographie, Reclus/La Documentation Franaise, MontpellierParis 19923. 13 J.J. Lvy e M. Lussault, Dictionnaire de la gographie et de lespace des socits, Belin, Paris 2003. 14 P. George, Dictionnaire de la gographie, PUF, Paris (1970) 2006. 15 M. Foucault, Les mots et les choses, cit., p. 364.
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116 Maud Verherve Lirruzione del termine stesso di frontiera al centro del dispositivo di pensiero della geografia esplicita il suo passaggio a una nuova soglia. Precedentemente, se non si era arrivati a pensare la frontiera nel sapere geografico, ci dipendeva dal fatto che tale sapere pensava secondo la modalit del Medesimo. Rendere possibile il pensiero della frontiera significa fare lesperienza-limite dellAltro, per riprendere le categorie dellarcheologia del sapere medico sviluppata da Foucault nella prefazione a Le parole e le cose16. Ora, che cosa ha permesso questa erosione del suolo precedente? A met degli anni Settanta, precisamente il modo relazionale degli oggetti geografici, con il sistema di forme che li manifesta, ad essere studiato. La geografia, oggi, ha potuto rinunciare a trovare leggi generali per spiegare un modo razionale di organizzazione spaziale, cercando di fare emergere la pluralit delle organizzazioni territoriali. La percezione dello spazio stesso si modificata al passaggio di queste soglie differenti, e pu spiegare limportanza della nozione di frontiera nel pensiero geografico attuale. Cos, viviamo in unepoca in cui lo spazio ci si rivela sotto forma di relazioni di dislocazione, essendo questultima definita dalle relazioni di prossimit tra punti o elementi17. In una simile prospettiva, in seguito alla svolta degli anni Settanta, lo spazio ha assunto uno spessore, aumentando di una dimensione. Perch, in quale spazio viviamo? Non viviamo allinterno di un vuoto che si colora di riflessi cangianti, ma viviamo allinterno di un insieme di relazioni che definiscono degli spazi irriducibili gli uni agli altri e assolutamente non sovrapponibili18. Trattandosi di rendere conto dello spazio di dislocazione in dislocazione, il discorso della rete ha fatto il suo ingresso nel mondo e nel pensiero geografico: lo spazio integra e si compone con il tempo; in altre parole, per riprendere laffermazione di Denis Rataill, avec lespace, il faudrait insrer ltat du mouvement, capacit permanente franchir la distance ou linstituer19. Cambiando di qualit, emerge lidea di uno spazio mobile e, quindi, le sue conseguenze sulla nozione di frontiera: lorsque la limite change de nature, quelle na plus la forme du front et se dcompose en
Rileviamo il carattere particolare di questapplicazione foucaultiana alla geografia nel fatto che la modernit geografica ci appare qui tardiva e contemporanea. 17 M. Foucault, Eterotopie, cit., pp. 308-309. 18 Ivi, p. 309. 19 D. Retaill, Malaise dans la gographie: lespace est mobile, in M. Vannier (a cura di), Territoires, territorialit, territorialisation. Controverses et perspectives, Presses Universitaires de Rennes, Rennes 2009, pp. 97-114.
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multiples tronons aligns, la fiction de lunit de ce qui est enserr est leve ou du moins mise mal20. La discontinuit lavora lo spazio, mobile e segnato da frontiere che si trasformano. La finzione dellunit cede il posto a quella della discontinuit che rende leggibile il mondo, rende plurali i suoi territori e mobili i suoi elementi, di cui le frontiere sono i marcatori, significanti dei luoghi. Strumento di pensiero di questo sapere dello spazio qualificato dalla discontinuit, dalla mobilit e dai suoi effetti, la frontiera diventa un segno nel visibile e nella rappresentazione pi che semplicemente un limite politico dal significato univoco. Lvy e Lussault definiscono cos la frontiera nella sua complessit: Trois types deffets spatiaux de la frontire ont t mises en valeur: celle de barrire, qui est sa raison dtre, mais aussi celle dinterface et de territoire. Uscito dalla rappresentazione di unestensione terrestre continua, lo spazio, inteso come discontinuit e mobilit, dunque, prima di tutto, un concetto relazionale. Esso mette in relazione. Cos, a partire da Foucault, possiamo affermare con Claude Raffe21 stin : riger un nouvel objet gographique qui ne se dfinit pas par un systme de formes, mais bien plutt par un ensemble de relations un systme de formes. Les sciences humaines nont pas tudier des objets matriels ou idels, mais des relations des objets matriels ou idels22. Parlare di unarcheologia del discorso geografico significa stabilire loggetto-frontiera come uno dei suoi eventi discorsivi recenti. Percepire la discontinuit spaziale come un ordine del discorso geografico permette di capire come sia possibile una geografia del potere. Che cosa apre lo spazio della discontinuit (rappresentato dalla nozione di frontiera)? Quale movimento di pensiero prodotto dal percepire lo spazio cos invertito23? Lo spazio della discontinuit presenta, con la frontiera, un oggetto che non pi soltanto un limite tracciato su una carta inerte, ma un oggetto spaziale dinamico, che fa dello spazio un concetto relazionale e operativo per la geografia del potere. Allinterno della cassetta degli attrezzi geografici, la frontiera una chiave complessa e problematica per la geografia che, da una trentina di anni, assiste a certe ricomposizioni spaziali e alle nuove poste in gioco delle discontinuit da esse implicate.
Ibidem. C. Raffestin, Foucault aurait-il pu rvolutionner la gographie?, in AA. VV., Au risque de Foucault, ditions du Centre Pompidou, Paris 1997, pp. 141-149. 22 Ivi, pp. 141-142. 23 Ripetiamolo: non distesa inerte, ma dinamica.
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118 Maud Verherve La frontiera rappresenta loggetto che permette di capire come lo spazio sia relazione e circolazione, come sia mobile per natura. dunque a partire da queste circostanze che una geografia del potere sar in grado di analizzare i meccanismi spaziali della discontinuit. Territorio e circolazione: produttivit dello spazio ed effettivit della frontiera Con Sicurezza, territorio, popolazione, Foucault presenta al Collge de France una serie di corsi, legati alla sua cattedra di Storia dei sistemi di pensiero, che mirano a sviluppare lanalisi dei meccanismi di potere par o a passe, comment a se passe, entre qui et qui, entre quel point et quel point, selon quel procd et quels effets, nel momento in cui lo Stato passa da Stato territoriale a Stato di popolazione24. Per comprendere questo slittamento, Foucault stabilisce una riflessione sulla pianificazione dello spazio urbano. Il principio di questa trasformazione risiede, a suo avviso, nel dsenclavement spatial, juridique, administratif, conomique de la ville durante il XVIII secolo e ha per finalit quella di replacer la ville dans un espace de circulation25. Secondo Foucault, lefficacia politica della sovranit statale che si instaura contemporaneamente al livello di un territorio. Il ruolo dello Stato dunque di garantire alla popolazione la sicurezza allinterno delle sue frontiere; ci che egli definisce il pacte territorial26 stretto tra popolazione e Stato. Nel corso del XX secolo, lo spazio urbano da una parte, e linsieme dei territori (intesi qui come dominio di estensione della sovranit degli Stati) dallaltra, hanno subto numerose trasformazioni, sia sul piano spaziale, giuridico ed amministrativo, sia sul piano economico; ed attraverso la circolazione che lo si pu cogliere. Ma se desideriamo integrare il movimento allo spazio e studiare dunque le circolazioni, che cosa bisogna intendere per circolazione?
Par circulation, il faut entendre non seulement ce rseau matriel qui permet la circulation des marchandises et ventuellement des hommes, mais la circulation elle-mme, cest--dire lensemble des rglements, contraintes, limites ou au
M. Foucault, Scurit, territoire, population, cit., p. 719. M. Foucault, Scurit, territoire, population. Cours au Collge de France, cit., p. 14. 26 M. Foucault, Michel Foucault : la scurit de ltat, in Tribune socialiste, 24-30 novembre 1977, citato in M. Senellart, Situation du cours, in M. Foucault, Scurit, territoire, population. Cours au Collge de France, cit.
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Cominciare a capire come e fino a dove sarebbe possibile... 119 contraire facilitations et encouragements qui vont permettre de faire circuler les hommes et les choses dans le royaume et ventuellement hors des frontires27.

Partire da questa definizione foucaultiana della circolazione permette di evitare il rischio di uscire dal campo della geografia, dimentichi del legame fondamentale con lo spazio e con la societ che in gioco: si tratta sempre di circolare e di poter circolare in qualche luogo. La circolazione non soltanto il fatto di circolare, ma il processo che coinvolge lazione, non solo a partire dalla rete materiale che la rende possibile, ma anche a partire dalla possibilit stessa di essere un libero fautore della propria circolazione di partecipare alla sua spazialit. Si comprende dunque come nelle logiche di azione messe in atto nel passaggio delle frontiere, si sovrappongano le scale di rappresentazione individuali, collettive e politiche (nel senso governamentale del termine). in questo senso che le frontiere di cui questione, per quanto siano meno visibili nei territori della citt, per quanto risultino spostate e trasformate, restano funzioni della disciplina politica (e non soltanto produzioni individuali distaccate dal territorio nel quale si trova lattore). A proposito della configurazione della citt proposta da Le Matre in Mtropolite, Foucault parla dunque di architecturer un espace28. Lidea generale del suo discorso di mostrare in che modo la pianificazione urbana sia stata stabilita allo scopo di assicurare la sicurezza della popolazione, controllando le circolazioni. Cos, nel XVIII secolo, come mostra Foucault, non si tratta tanto di fissare limiti e frontiere, quanto di permettere, garantire e assicurare le circolazioni, sia delle persone sia delle merci. Questa deviazione per unanalisi storica della nascita del territorio, compiuta da Foucault, evita un secondo rischio: pensare che vi siano, ai giorni nostri, nuove frontiere, territori delimitati da una ricomposizione. Gli effetti-frontiera che si colgono nelle rappresentazioni non sono inerenti soltanto alla configurazione contemporanea dei fenomeni spaziali. anche in gioco una maniera di vedere e di percepire le frontiere nei loro marcatori spaziali e nelle loro rappresentazioni mentali. Il problema della circolazione nella citt pone immediatamente il problema della frontiera, con la domanda: Comment faut-il que a circule ou que a ne circule pas? [] On peut dire que le problme de la souverainet [au XVIII sicle] tait en quelque sorte: [] Comment marquer le territoire, comment le fixer, com27 28

M. Foucault, Scurit, territoire, population. Cours au Collge de France, cit., p. 333. Ivi, p. 19.

120 Maud Verherve ment protger et lagrandir?29. Occorre dunque pensare che lidea dello spostamento delle funzioni-frontiera al centro piuttosto che alla periferia dei territori rispecchi uno spostamento di punto di vista sulla frontiera stessa. Per mostrarlo, interroghiamoci: quali funzioni rivestono le frontiere? Una delle prime funzioni, allinterno di una visione geopolitica, pu essere individuata nel loro essere marcatori di discontinuit (tra un Paese A e un Paese B). La frontiera opera un cloisonnement gographique, secondo lespressione di Gottmann, in modo tale che questi spazi sono cos organizzati per essere differenziati. Gottmann spiega come lorganizzazione internazionale degli Stati divida per meglio stabilire e controllare il funzionamento delle relazioni tra compartimenti, ed elabori una vera politique dorganisation30. Il principio qui enunciato da Gottmann, se lo si incrocia con lanalisi foucaultiana, applicabile a una divisione interna (in opposizione al piano internazionale). In questo senso, il nostro cantiere si ricollega a ci che egli propone: tudier de plus prs la gense et la nature de ce cloisonnement du monde, de cette diffrenciation de lespace gographique31. Cos, la funzione della frontiera quella di marcare il luogo in cui si compie il gioco tra sistema di movimento (la circolazione nello spazio) e sistema di resistenze al movimento (iconografie, insieme di rappresentazioni comuni agli attori di un territorio). Quindi, la circolazione che produce la differenziazione dello spazio per mezzo dellorganizzazione che implica. In questo senso, Gottmann e Foucault ci sembrano sostenere la stessa tesi, pur se a livelli diversi. Siamo di fronte a un principio generale di organizzazione dello spazio che trascende questi livelli spaziali:
La position gographique dun lieu ou dun territoire [] rsulte dun certain tat de la circulation. [] Sil est admis quun dterminisme de relations spatiales existe, il faut classer la circulation au premier rang des facteurs dterminants32.

Ora, se la circolazione implica la formazione di territorio, essa comporta anche, attraverso il suo gioco, lopposizione al suo movimento e la divisione di questo territorio, o per meglio dire: la circolazione frontieralizza. La frontiera, legata alleffetto di circolazione, qualifica cos i territori marcandone le differenze, i livelli, le tensioni. Essa funziona nel luogo in cui si incrociano i differenti sistemi di movimento e di resistenza al movimento. Dunque:
Ivi, p. 67. J. Gottmann, La politique des tats et leur gographie, CTHS, Paris 2007, p. 191. 31 Ivi, p. 212. 32 Ivi, p. 214.
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Cominciare a capire come e fino a dove sarebbe possibile... 121 Les mcanismes de ce processus [de diffrenciation de lespace] se dmontent facilement, en suivant les grandes routes de la circulation et en sarrtant aux carrefours o ces routes se croisent. La circulation [] constante des foules qui se dplacent de continent continent, de pays pays, de campagne ville, de ville ville napparait pas comme chaotique: elle est organise par un rseau ditinraires, par des systmes de moyens de transports. Ces itinraires [] se modifient [] avec le progrs des techniques de transport, avec les dplacements des centres dactivits humaines33.

Pensare la frontiera nellottica della sua relazione con la circolazione porta dunque a considerarla come strumento del pensiero geografico nella rappresentazione dello spazio organizzato da un lato, e mediante i suoi effetti spaziali (divisione e relazione) dallaltro. Attraverso il suo passaggio, la frontiera attiva differenze e pu produrre spostamenti simbolici. Essa organizza i territori differenziando lo spazio, poich segnala in che modo gli abitanti si siano appropriati di quel territorio; beninteso, questa appropriazione segue un gradiente che va dallespropriazione (gli individui non arrivano ad afferrare lo spazio che sta loro intorno, in ragione delle resistenze al movimento) allappropriazione (gli individui sono normati attraverso larchitetturazione, e aderiscono al sistema di movimento sviluppato). In altre parole, allinterno di uno spazio discontinuo marcato da frontiere immateriali che tuttavia implicano movimenti o limiti ai movimenti creati dallarchitetturazione delle circolazioni, in citt gli individui portatori di frontiere nei propri corpi circolano34, danno un senso a questa discontinuit che esercitano e che mette in moto il potere. Sul piano degli attori, che senso ha la frontiera? Quale dimensione politica emerge allora in lontananza? Il primo elemento di risposta si trova nella territorialit, cio nel rapporto di un insieme di individui con un territorio di cui si appropriano, politicamente, economicamente, culturalmente e simbolicamente. Quindi, la territorialit esprime ci che Raffestin chiama la multidimensionnalit du vcu territorial35. Ci permette di circoscrivere la ricerca in geografia non allo spazio, ma piuttosto alla pratica e alla conoscenza che abbiamo di ci che chiamiamo spazio. in questo
Ivi, p. 215. Escono dal loro quartiere? Con che frequenza e perch? Non accedono a certi tipi di trasporto o, al contrario individui molto mobili, che attraversano frontiere senza impedimenti fanno esperienze di passaggio senza dolore? 35 C. Raffestin, Pour une gographie du pouvoir, LITEC, Paris 1980.
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122 Maud Verherve senso che le rappresentazioni valgono come costruzioni storiche e quotidiane degli attori individuali e collettivi. Soya definisce la territorialit come un phnomne de comportement associ lorganisation de lespace en sphres dinfluence ou en territoires clairement dlimits, qui prennent des caractres distinctifs et peuvent tre considrs au moins partiellement comme exclusifs par leurs occupants ou ceux qui les dfinissent, cos che lhomme est un animal territorial et que la territorialit affecte le comportement humain toutes les chelles de lactivit sociale36. E come spiega Julien Aldhuy nella linea di Raffestin e Di Mo, la territorialit pu essere intesa come lensemble des rapports existentiels et sociaux que les individus en groupe entretiennent avec lespace quils produisent et reproduisent quotidiennement travers les figures, les images, les catgories et les objets gographiques quils mobilisent dans un projet de production de la socit plus ou moins intentionnel et explicit37. Si comprende allora come, in linea con Foucault e Gadamer, Claude Raffestin integri la definizione di Soya: lhomme est un animal smiologique dont la territorialit est conditionne par les langages, les systmes de signes et les codes. Cos, nel prolungamento concettuale della territorialit, il modo di appropriazione dello spazio attraverso la discontinuit pu essere chiamato frontieralit38. Allora, par o a passe, comment a se passe, entre qui et qui, entre quel point et quel point?. Come avviene che qualcosa circoli e qualcosa no? Attraverso la determinazione della frontiera come oggetto geografico che equipaggia il pensiero dello spazio, e mediante la costituzione di questo oggetto attraverso le rappresentazioni, la frontieralit un aspetto della territorialit, visibile specialmente nella citt. La citt si presenta in effetti come il terreno che cristallizza questa forma di frontiere. Grazie alla circolazione, noi siamo in grado di trovare segni che marcano le frontiere allinterno delle reti di comunicazione e dei loro nodi urbani. Linternazionale si invita dunque in citt e gli esercizi di controllo di potere si spostano verso il suo centro. Riprendiamo allora il cammino in direzione del terreno di sperimentazione di queste frontiere-incroci a partire dallinterrogativo di Marcel Roncayolo, in La ville et ses territoires39:
Citato da Claude Raffestin. J. Aldhuy, Au-del du territoire, la territorialit ?, in Godoc, n. 55 (2008), pp. 35-42. 38 Espressione coniata da Patrick Picouet, professore di geografia allUniversit di Lille 1 (Francia). 39 M. Roncayolo, La ville et ses territoires, Gallimard, Paris 19972.
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Cominciare a capire come e fino a dove sarebbe possibile... 123 La ville que lacception du terme soit strictement gographique et fonctionnelle ou largement conomique et culturelle a une territorialit. Cette dimension lui vient de ce que son systme et ses effets sinscrivent dans lespace et le temps. Mais le territoire est, en soi, un phnomne multidimensionnel rpondant sa logique propre, des impratifs autres que ceux de la ville. Comment la ville peut elle sinscrire dans un territoire? Quest-ce que la territorialit dune ville?

La territorialit di una citt pu essere determinata dalla frontieralit, dal fatto di rapportarvisi attraverso la discontinuit, vivendo i suoi passaggi limitando o aumentando la sua circolazione in funzione dellarchitetturazione dello spazio urbano. Frontiere della citt, le frontiere nella citt. Lurbanizzazione che ingloba la dinamica territoriale del pianeta induce differenziazioni interne alla citt, manifeste nellarchitettura o nellurbanistica, traduzione di una discontinuit spaziale forte (frontieralizzante, in questo senso) e rivelatrice di differenze sociali che potenzialmente implicano distanza, ripiegamento, chiusura, o confinamento. Larchitetturazione della citt passa dunque attraverso gli effetti-frontiera che lindividuo traduce nella sua circolazione. Lambivalenza e la complessit della frontiera in termini di produttivit di pratiche spaziali, di effettivit in termini di rappresentazioni, si giocano dunque l e pi oltre si scopre la posta in gioco politica delle circolazioni: attori della propria territorialit attraverso le proprie esperienze di mobilit, impregnate della loro capacit (relativa) di circolazione, gli individui sono gli autori delle discontinuit che producono facendole funzionare. Come rappresentarlo? Quali strumenti possono servire a questa metodologia della discontinuit spaziale? Cartografare le discontinuit e il senso delle frontiere La fluidit dei fenomeni spaziali e la finzione cartografica La questione della rappresentazione si raddoppia. Se gli spostamenti territoriali (dalle periferie verso i centri) e laumento delle circolazioni influenzano le metodologie, le funzioni e gli effetti delle frontiere (dalla materialit allinvisibilit, dalla barriera fisica alla barriera mentale, dal divieto di passaggio allimpossibilit di superare) allora ritorna, immediatamente, linterrogativo foucaultiano sui meccanismi di potere. Marcare una discontinuit significa decidere dei limiti e di uno spazio in rapporto a un altro. Fare una carta significa fare di uno spazio due territori, differen-

124 Maud Verherve ziati e organizzati altrimenti, e tracciarli allinterno di una rappresentazione fissa. Se, nellambito di una geografia, ogni fenomeno spaziale deve essere cartografabile, perch la carta decide e permette di organizzare lo spazio che si estende nel suo quadro per mezzo di piccoli tratti discontinui che percorrono una continuit spaziale a una data scala (uno Stato, una citt, un quartiere). In tal modo, cartografare un territorio40 significa determinare delle soglie concepite come significanti e tracciare gli smembramenti territoriali di quella continuit che risultano allinterno della rappresentazione fissa di uno spazio differenziato e organizzato. Per il sapere geografico, la carta diventata il modello di rappresentazione e di raffigurazione dei percorsi, dei livelli e dei punti dello spazio, e fissa i meccanismi di potere; ma, in una certa misura, un modello in crisi. A partire da Foucault, se lo spazio di una geografia del potere deve permettere di individuare meccanismi, dinamiche e circolazioni41, la discontinuit spaziale conduce a pensare il territorio smembrato e la frontiera come un effetto pratico della mobilit. Integrare la circolazione al pensiero dello spazio significa dunque sviluppare lidea generale che il mondo non pi percepito come un sistema, ma vissuto come un processo in cui le linee si spostano, si accavallano, si sovrappongono e organizzano territori a livelli tanto differenti quanto simultanei. Se il territorio non pi soltanto un criterio dello Stato territoriale (unestensione di terra delimitata da frontiere statali) ma uno spazio di cui si sono appropriati i suoi attori, che lo calpestano e lo praticano circolandovi, esso diviene tutta la posta in gioco dei meccanismi di potere. La carta in crisi di fronte a questa difficile fluidit dei fenomeni spaziali e di fronte al problema dellintegrazione del movimento allinterno di una rappresentazione fissa capace di localizzare, ma non di sviluppare la temporalit dei processi effettivi delle frontiere mobili. Ci che importa non tanto la configurazione dellestensione (dove si arresta? dove comincia?) quanto larchitetturazione dello spazio: in che misura possibile o meno passare da uno spazio a un altro? Come organizzare gli spazi sul territorio per mezzo degli individui mobili che li compongono, integrando pratiche di circolazione e avendo accesso o meno a certe esperienze di passaggio? Determinare gli effetti-frontiera attraverso
Ce qui est contrl par un certain type de pouvoir; M. Foucault, Questions Michel Foucault sur la gographie, cit. 41 Incitando al movimento o costringendo, per esempio limitando laccesso ai trasporti, architetturando dei quartieri residenziali che hanno tutti i servizi e tutte le comodit senza bisogno reale di uscirne
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la pratica spaziale della circolazione porta a interrogare il senso della frontiera. Per coglierlo pienamente, occorre ritornare sulla dimensione relazionale della frontiera e della circolazione. La circolazione, in effetti, non soltanto un principio di organizzazione spaziale frontieralizzante, ma anche il mezzo da un lato per comprendere i movimenti dei membri di una comunit iconografica e, dallaltro, per osservare la loro circolazione allinterno delle separazioni del territorio e attraverso il loro passaggio. Relativamente al suo senso, la questione della frontiera si pone laddove simpone quella della circolazione. Siamo ancora una volta di fronte alla dimensione collettiva e politica della frontiera, come rappresentazione e relazione. Cos, inerente alla rappresentazione, une cloison vaut plus par ce qui se passe dans les compartiments quelle spare que par la consistance de ses matriaux42. Ci che passa in una frontiera ci che avviene tra le due entit messe in gioco da una parte e dallaltra, nel loro riflesso, nella qualit del loro rispecchiarsi e nella temporalit di ciascuna. Di conseguenza, il valore della frontiera riposa sulla sua fluidit e sulla dinamica che mette in moto nel tempo: Ds quune frontire dure un peu, il stablit de part et dautres des iconographies diffrentes, cest--dire des systmes diffrents de symboles en lesquels on a foi43. In tal modo, siamo obbligati a riconsiderare limmagine stessa della frontiera: piuttosto che una linea, una barriera, uninterfaccia o unarea, porre la questione del senso della frontiera ci invita a raffigurarla altrimenti. Partendo dalla circolazione, si pu dire che le linee si spostano, cos come le discontinuit significanti. In questa esplosione, dunque, anzich restare marginale, periferica, la frontiera diventa centrale. Come scrive Gottmann, tout centre important ne le devint quen tant que carrefour. Une ville ou un pays ne restent dailleurs vivants que par leurs contacts avec lextrieur. La frontiera, quindi, pensata come effetto di circolazione, si sposta e si concentra nei punti di contatto per significare la loro distanza in modo particolare negli hubs, per esempio, come aeroporti e stazioni. La circolazione e la messa in relazione dei territori nellordine delle reti (che collegano i punti, le collocazioni) implicano una visione della frontiera che la racchiude nel simbolico. Ora, proprio pensando la frontiera come punto di contatto e di messa in relazione che si pu far emergere uno dei suoi effetti: essa apporta una profondit allo spazio. in questo
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J. Gottmann, op. cit., p. 130. Ivi, p. 137.

126 Maud Verherve senso che la frontiera pu essere considerata il luogo di un crocevia. la posizione della frontiera, proprio perch crea il passaggio (o la sua possibilit, anche minima), a mettere in moto le resistenze e ad interrogarle, significando cos il suo effetto spaziale. Ci che si verifica nella frontiera concepita come crocevia sono, lo vediamo ancora, le rappresentazioni di questi attori.
Au carrefour, nous avons donc trouv la runion de la circulation, de liconographie et de la police, cette dernire symbolisant lorganisation politique et, de nos jours, ltat. [Cette triple association] explique la diffrenciation de lespace et son organisation. Elle permet de comprendre que le cloisonnement du monde tient plus aux barrires qui sont dans les esprits et aux orbites de rayonnement des carrefours qu toute caractristiques physiques inscrites dans lespace. Les symboles de liconographie ne sont dailleurs pas rivs au sol. Ils circulent avec la diffusion des ides et les mouvements des hommes. Cette circulation des iconographies accrot encore la fluidit de la carte gographique44.

Questo crocevia proprio la funzione che la frontiera ci sembra rivestire, in ultima analisi, a partire dallordine simbolico, e ci fa emergere linteresse politico della geografia del potere. In effetti, creare zone di passaggio nel tessuto dei territori significa gestire le tensioni tra movimento e resistenze al movimento. Ci permette di capire lappropriazione del territorio e le sue variazione a livello collettivo e comunitario, nella loro complessit temporale. in questaccezione che la frontiera ha un senso, non soltanto sul piano dellesistenza individuale, ma anche collettiva e politica in senso stretto. Nel suo passaggio, la circolazione apre alla propria dinamica mentre rivela la propria ambivalenza intrinseca. Ma cosa diviene la carta, questo modello di rappresentazione immobile, nel momento in cui si tratta di raffigurare la pratica della mobilit, degli scambi, delle rappresentazioni che motivano la circolazione in un territorio? Come cogliere, in effetti, nel quadro fisso di una carta, lo spazio mobile e relazionale di cui Foucault ha aperto il campo di pensiero? Come rappresentare la fluidit della carta geografica? Porre cos lidea di una fluidit della carta geografica porta a concepire una finzione cartografica, rappresentazione sempre incompleta di ci di cui essa vuole essere il modello. Integrare il campo della profondit per significare il contatto, la distanza e la dimensione pluriscalare (in durata, attori e azioni) che si
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Ivi, p. 223.

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giocano alle frontiere, presuppone il reperimento di una raffigurazione originale. La nozione di crocevia, abbandonata nella letteratura geografica e relegata al piano della metafora, ci sembra poter assumere qui un nuovo rango. In Figures fertiles, Laurent Grison affronta la figura geografica45 del crocevia nellarte: Le carrefour est un lieu o se croisent plusieurs routes (quatre tymologiquement), chemins, rues ou tout autre voie de communication46. La figura del crocevia permette quindi di declinare una grammatica di rappresentazioni che, ogni volta, secondo lorientamento, il numero e lo spessore dei flussi che si incrociano, rende conto della complessit delle frontiere, luogo di incontri di diverse iconografie in uno stesso punto. Come rendere visibile la profondit della frontiera nella figura del crocevia? Le circolazioni e le poste in gioco degli incroci di rappresentazioni possono essere rappresentate ricorrendo a una tipologia di frontiere-crocevia47 che rendono conto della loro complessit. Il crocevia, in quanto punto dincontro e messa in relazione, in un medesimo luogo, di pi rapporti alla discontinuit in gioco, la funzione che, in ultima analisi, ci sembrano operare le frontiere a partire dallordine simbolico. Ora, poich in questo quadro la temporalit delle pratiche si integra allanalisi delle rappresentazioni di frontiera vissute attraverso la circolazione, bisognerebbe fare un passo ulteriore, in direzione della semiologia grafica animata dei flussi che propone Lahouari Kaddouri per significare la pluriscalarit delle pratiche (nello spazio e nel tempo). Kaddouri propone cos una griglia di raffigurazione animata di flussi,sur un modle de la table des chormes, qui pourra tre gnralisable terme et devenir un protocole gnral de ralisation de cartes animes de flux48. Nella sua tavola dei flussi animati, che egli vuole volontariamente semplificatrice in quanto generalizzatrice a
La figura geografica determina il senso delle rappresentazioni, sia come oggetto del reale sia in quanto fonte di metafore. 46 L. Grison, Figures fertiles, essais sur les figures gographiques dans lart occidental, Jacqueline Chambon, Paris 2002, p. 30. 47 Questo divenuto loggetto di una tipologia che si chiama frontiere-crocevia, frontiere colte a partire dagli effetti-frontiera e rappresentate mediante la declinazione delle figure di crocevia proposte da Grison. Questa tipologia stata elaborata nel corso di un lavoro di ricerca unversitaria e presentata nel quadro delle conference del BRIT XI sulle frontiere, nel settembre 2011 (http://www.unige.ch/ses/geo/britXI/index.html). 48 L. Kaddouri, Rflexion sur la smiologie graphique anime des flux, disponibile in versione elettronica su: http://mappemonde.mgm.fr/num17/articles/art08104.html. Rinviamo a questo articolo e alla figura 4, animata online.
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128 Maud Verherve livello elevato, i modelli di raffigurazione di flusso di tipo areale risponderebbero a ci che questo cantiere scopre alle intersezioni delle frontierecrocevia, considerando la continuit o la discontinuit, il tempo e lo spazio, come i due parametri principali. Lapporto della cartografia animata, cos modellizzata, pertinente in quanto integra il movimento e rende dunque possibile la rappresentazione della circolazione secondo una scala temporale. Per una metodologia al di l della cartografia nelle scienze umane proiettate verso la frontieralit Tuttavia, a partire da Foucault, si impone landare oltre un pensiero modellizzatore. Se permette, in effetti, di rimettere in questione questa finzione della carta, Foucault permette anche la costruzione metodologica di una geografia critica che oltrepassa la semplice geografia per servirsi di strumenti che mirano a raccogliere le rappresentazioni degli attori spaziali (sociologia, antropologia urbana), al fine di valutare, in qualche modo, come sono riprodotte, appropriate, dislocate, trasformate o inventate le pratiche e le interazioni della vita quotidiana degli attori in rapporto con la frontiera. Senza tutto ci, leffetto frontiera nelle pratiche e nelle rappresentazioni degli attori di un territorio o, in altre parole, la produttivit della frontiera sulle pratiche e sui comportamenti spaziali, non potrebbe essere colta. La testimonianza fornita dai racconti e dagli spazi di vita sembra lo strumento migliore per riuscirvi49. Fissate le poste in gioco delle rappresentazioni in una geografia del potere, si elaborano a partire da Foucault un metodo allargato e una pratica interdisciplinare delle scienze umane per lavorare i dati qualitativi specialmente lanalisi della coppia pratiche/rappresentazioni attraverso la parola degli attori, relativamente ai fenomeni spaziali (circolazione e vissuto territoriale). Considerando dunque gli aspetti morfologici dei luoghi (ci che genera un habitat particolare, unurbanistica specifica di un quartiere), i fattori funzionali (facilitazioni delle circolazioni in funzione delle localizzazioni di residenza), le rappresentazioni legate allesperienza e al vissuto delle discontinuit spazio-temporali, le dimensioni spaziali (morfologia, localizzazione), psicologiche (leggibilit, imagibilit) e sociali delle frontiere dovranno poter essere individuate, nella profondit della frontiera considerata come frontiera-crocevia. Partendo da Foucault, sem49

Un metodo, questo, praticato specialmente in sociologia e in antropologia urbana.

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bra possibile concepire cos lo spazio in gioco allinterno di una geografia del potere, aggiungendo una dimensione supplementare: quella della profondit, che nasconde, da un lato, lo spessore degli attori, le rappresentazioni, le logiche dazione e gli effetti spaziali delle loro esperienze o nonesperienze di passaggio, e che rivela, dallaltro, nella parola di questi attori, la parte di liberazione possibile di un autore spaziale preso allinterno del gioco di circolazioni complesse. Conclusione
Ce qui mintresse, ce sont, parmi tous ces emplacements, certains dentre eux qui ont la curieuse proprit dtre en rapport avec tous les autres emplacements []. Il y a [] et ceci probablement dans toute culture [] des sortes de lieux qui sont hors de tous les lieux, bien que pourtant ils soient effectivement localisables. Ces lieux, parce quils sont absolument autres que tous les emplacements quils refltent et dont ils parlent, je les appellerai, par opposition aux utopies, les htrotopies; et je crois quentre les utopies et les htrotopies, il y aurait une sorte dexprience mixte, mitoyenne, qui serait le miroir50.

La frontiera, nel quadro di questa geografia del potere, permette di pensare lessere umano sociale spinto ai limiti della sua esistenza, in quanto questultima offre unesperienza del limite esperienza mista, divisoria, specchio. Essa in s questo spazio altro che permette di pensare lo spazio altrimenti. Al di l della linea in superficie, noi la tracciamo in essa, in termini simbolici, come crocevia in profondit. Secondo il terzo principio di eterotopia proposto da Foucault, leterotopia ha il potere di giustapporre pi spazi incompatibili in un solo luogo reale; e secondo il quinto principio, le eterotopie presuppongono sempre un sistema di apertura e di chiusura che le isola e, al tempo stesso, le rende penetrabili. In generale, non si accede a uno spazio eterotopico come a un mulino. Vi si costretti, come nel caso della caserma e della prigione, oppure occorre sottomettersi a dei riti e a delle purificazioni51. La frontiera questo misto di costrizione e di ritualizzazione, talvolta di purificazione, nel passaggio. la forma ideale di ogni eterotopia in quanto rappresenta lambivalenza della chiusura e dellapertura, della costrizione e della liberazione, del dentro e del fuori.
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M. Foucault, Des espaces autres, in Dits et crits II, cit., pp. 1574ss. M. Foucault, Eterotopie, cit., p. 314.

130 Maud Verherve Ecco perch la frontiera ha proprio questa funzione, che Foucault precisa: [Le eterotopie] hanno il compito di creare uno spazio illusorio che denuncia come ancora pi illusorio lintero spazio reale, tutti gli spazi in cui la vita umana suddivisa in compartimenti. [] Oppure creano un altro spazio, un altro spazio reale, tanto perfetto, meticoloso e ben sistemato, quanto il nostro disordinato, mal disposto e caotico52. Cos la frontiera, in quanto essa partecipa del sapere geografico, costituisce i limiti della sua situazione confrontandola a unaltra, e chiama in causa dunque, nel medesimo movimento, una certa politica e una certa etica. Essa reclama in effetti, nel suo rispecchiamento, la rappresentazione e il riflesso dellattuale territorio con ci che vi al suo interno, al suo esterno, nella sua temporalit. Implica infine una partecipazione di colui che lattraversa nel suo passaggio, in una posizione di fronte a una comunit e a una simbologia di cui caricato. Soprattutto, figura della discontinuit, la frontiera lo strumento attraverso cui possibile pensare lo spazio altrimenti: non pi nominata nellestensione ma aggettivata nei suoi effetti; non pi inerte scenografia ma dinamica in esercizio, non pi supporto dei meccanismi storici di potere ma materia dei meccanismi di potere. A partire da Foucault, dunque, una geografia del potere pensabile e dicibile, attraverso lo spazio pensato altrimenti e attraverso la frontieralit verbalizzata come modo di percezione di questo spazio discontinuo per natura.
Traduzione dal francese di Martina Tazzioli

Maud Verherve Universit Lille 1/Universit dArtois mverherve@gmail.com

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Ivi, p. 315.

La governamentalit dello spazio dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali ad Amman: apporti teorici e limiti
Lucas Oesch

Introduzione

Questo articolo presenta un quadro concettuale che si ispira ai metodi


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e agli strumenti di analisi sviluppati da Michel Foucault. Esso mira a mostrare come alcuni di questi elementi (procedimenti, nozioni, etc.) possano essere applicati, oggi, per esempio allo studio della pianificazione urbana dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali ad Amman. Pi esattamente, si tratta di precisare quali siano le possibilit di analisi della (delle) governamentalit di queste forme spaziali, ossia i modi in cui sono concepite, organizzate e gestite, attraverso unanalisi del dispositivo di pianificazione urbana che regola il loro sviluppo spaziale. Passer in rassegna le considerazioni teoriche che possono permettere unanalisi pi empirica di questi fenomeni (studio che ho gi realizzato, in parte, in un altro articolo2). Basandosi sulla letteratura esistente sul tema in questione, larticolo fornisce delle piste relative alle razionalit e alle strategie politiche possibili, che possono dare forma e trasformare queste tecnologie spaziali di gestione delle popolazioni che sono i campi di rifugiati e i quartieri informali. Paul Rabinow osserva che Foucault insiste molto sul fatto [] che la forma architetturale non contenga in se stessa un significato o una funzione politica fondamentale. Al contrario, egli soIl presente articolo trae ispirazione da una tesi di dottorato in corso di realizzazione. Ringrazio lInstitut franais du Proche-Orient (Ifpo) ad Amman e Damasco per la sua accoglienza, la Commission suisse pour le partenariat scientifique avec les pays en dveloppement (KFPE) per il suo contributo ai miei terreni di ricerca e il Fonds national suisse (FNS) per il suo sostegno durante il periodo di redazione della mia tesi. Sono parimenti grato a Antoine Chollet e Claudie Fioroni che hanno riletto questo articolo, cos come ai due rilettori di materiali foucaultiani, nonch al professor Riccardo Bocco che dirige la mia tesi di dottorato. 2 Cfr. L. Oesch, Le dveloppement urbain des camps de rfugis palestiniens et des quartiers informels Amman : dispositif damnagement de territoires fragments, in Les cahiers du GREMAMO, n. 21 (forthcoming).
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materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 131-150.

132 Lucas Oesch stiene soltanto che certe localizzazioni geografiche, e specialmente certi progetti architetturali, abbiano fatto parte di strategie politiche in determinati momenti storici3. Il filo conduttore del presente articolo si situa a questo livello. Valutare come lorganizzazione di queste tecnologie spaziali possa iscriversi allinterno della (delle) razionalit di una strategia politica pi ampia, ovvero quella della gestione dei rifugiati palestinesi allinterno del conflitto israelopalestinese e della loro collocazione nel Paese di accoglienza. I rifugiati palestinesi sono arrivati ad Amman in seguito alla guerra arabo-israeliana del 1948, altri dopo la guerra del 1967. Inizialmente, i rifugiati si sono raggruppati in determinate zone della citt dove hanno costruito luoghi di rifugio auto-organizzati. I campi si sono stabiliti in seguito, proprio nei paraggi di questi raggruppamenti, per la maggior parte informali, al fine di alloggiare i rifugiati che si erano qui riuniti nel momento del loro arrivo. Non tutti i rifugiati, tuttavia, sono stati integrati ai campi, e le zone iniziali di raggruppamento si sono mantenute e sviluppate; ci spiega perch esistano ancora oggi, adiacenti ai campi. In seguito, altri quartieri, informali e non, si sono sviluppati attorno ai campi, principalmente in ragione della saturazione dello spazio abitabile allinterno dei campi stessi. I discendenti delle famiglie dei campi, o dei nuovi rifugiati, desiderosi di risiedere in prossimit di questi, hanno contribuito allo sviluppo di tali nuove zone abitative, informali o regolari, nelle vicinanze dei campi. In pi, gradatamente, i campi e i quartieri informali adiacenti hanno conosciuto unevoluzione e un inserimento urbano. Tuttavia, ufficialmente, i campi di rifugiati restano spazi temporanei dove non vi pianificazione urbana. A partire da simili considerazioni, quali sono la (le) governamentalit che guidano la gestione e lorganizzazione spaziale delle tecnologie di governo? Come questo articolo spiegher, i campi e i quartieri informali mirano prima di tutto a instaurare e a mantenere una differenza, al livello della gestione dei loro spazi, rispetto al resto del territorio. Una delle dimensioni principali di questa differenza risiede nel mantenimento di un provvisorio che dura. A partire da qui, come si organizza materialmente questa differenza e questo provvisorio, secondo quali tattiche e strategie? Per rispondere a queste domande, ricorrer alla nozione di dispositivo,
P. Rabinow, Ordonnance, Discipline, Regulation: Some Reflections on Urbanism, in S.M. Low e D. Lawrence-Ziga (ed.), The Anthropolgy of Space and Place: Locating Culture, Blackwell, Malden 2003 [1982], pp. 353-362, p. 355.
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che permette di considerare sotto la stessa luce le differenti pratiche e i progetti di organizzazione dello spazio che hanno luogo nei campi e nei loro dintorni, e che consente in tal modo di intravedere la possibilit di una forma particolare di organizzazione, in spazi dove ufficialmente non vi pianificazione urbana. Cos, dopo aver passato in rassegna alcuni apporti teorici e aver mostrato al tempo stesso i loro limiti, preciser la mia posizione rispetto agli studi delle razionalit di gestione e di organizzazione dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali di Amman. Apporti teorici e limiti. Governamentalit: tecnologie, dispositivi e razionalit Il governo: lorganizzazione delle relazioni di potere La gestione e la pianificazione dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali ad Amman prima di tutto una questione di esercizio di potere e di governo. Nelle sue ricerche e nei suoi corsi degli anni Settanta, Michel Foucault si concentrato sulla dimensione politica dellorganizzazione delle relazioni di potere4. Secondo lui, il potere pu definirsi allinterno di una prospettiva relazionale, come un insieme di azioni esercitate da taluni sulle azioni reali o possibili degli altri, o pi semplicemente come actions sur des actions5. Pi concretamente, Frdric Gros precisa che in questa prospettiva le relazioni di potere [devono] essere riflesse in termini di strategie, di tattiche, di rapporti di forza6. Esse non derivano dunque necessariamente dal puro dominio. Tuttavia, in che modo si esercita e si organizza questo potere sulle azioni degli uomini? Se il tema del potere sempre stato presente nelle riflessioni di Foucault, Jean Terrel spiega che, negli anni Settanta, egli si interessa al modo in cui i micro-poteri si incontrano, aleatoriamente, per formare strategie politiche dinsieme7. La governamentalit pu essere considerata come una di queste strategie. A partire da tale nozione, Foucault si concentra sulle arti di governo che organizzano le relazioni di potere, le azioni sulle azioni. Secondo lui,
J. Terrel, Politiques de Foucault, PUF, Paris 2010, p. 2. Cfr. M. Foucault, Deux essais sur le sujet et le pouvoir, in H. Dreyfus e P. Rabinow (dir.), Michel Foucault, un parcours philosophique, Gallimard, Paris 1984, pp. 297-321, pp. 312-313. 6 F. Gros, Michel Foucault, PUF, Paris 20043, p. 79. 7 J. Terrel, op. cit., p. 3.
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134 Lucas Oesch lesercizio del potere dellordine del governo e consiste nel condurre le condotte degli individui e delle popolazioni. In altri termini, [g]ouverner, en ce sens, cest structurer le champ daction ventuel des autres8. Colin Gordon descrive nel seguente modo questa concezione del governo: una forma di attivit che mira a modellare, guidare o influenzare [affect] la condotta di una o pi persone9. Terrel ricorda che, alla fine, Foucault propone il termine governamentalit per designare un insieme formato da tecniche tese a governare e larte di rifletterle e di razionalizzarle10. La nozione di governamentalit conduce dunque a riflettere su come sono organizzate e pensate le relazioni di potere, sulle loro tecniche di organizzazione e sulle loro razionalizzazioni. Se, distanziandosi da unanalisi in semplici termini di dominio, la governamentalit permette di avanzare un interrogativo originale sulla produzione del potere in certi luoghi, sulle sue dimensioni multiple, sulle sue logiche di funzionamento e le sue razionalit, essa resta tuttavia un concetto vago nel momento in cui si arriva a studiarla concretamente allinterno di contesti precisi (per esempio, i campi di rifugiati palestinesi e i quartieri informali in Giordania). Inoltre, le definizioni della governamentalit che Foucault propone sono molteplici, talvolta ambigue e soggette a numerose interpretazioni. Egli stesso precisa che, con questo termine, vuole indicare (almeno) tre cose: lesercizio di una forma ben precisa di potere; la tendenza che non ha cessato di condurre verso la preminenza di questo tipo di potere che si pu chiamare governo; e infine il risultato del processo attraverso cui lo Stato si trovato a poco a poco gouvernementalis11. Michel Senellart precisa che, nel lavoro di Foucault, le concept de gouvernementalit glisse progressivement dun sens prcis, historiquement dtermin, une signification plus gnrale et abstraite. Egli spiega che, se inizialmente il concetto di governamentalit dsigne un ensemble dlments dont la gense et larticulation sont spcifiques lhistoire occidentale [], cest ce double caractre, vnementiel et rgional, de la notion qui va tendre seffacer. In tal modo, Senellart indica che il termine arriva infine a deFoucault, Deux essais sur le sujet et le pouvoir, cit., pp. 313-314. C. Gordon, Governmental Rationality: An Introduction, in G. Burchell, C. Gordon e P. Miller (ed.), The Foucault Effect: Studies in Governmentality, Chicago University Press, Chicago 1991, pp. 1-51, p. 2. 10 J. Terrel, op. cit., p. 9. 11 M. Foucault, Scurit, territoire, population. Cours au Collge de France. 1977-1978, Seuil/ Gallimard, Paris 2004, pp. 111-112.
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signare la manire dont on conduit la conduite des hommes, servant ainsi de grille danalyse pour les relations de pouvoir en gnral12. Detto questo, i concetti di dispositivo e di tecnologia, ugualmente sviluppati da Foucault, sembrano essere pi operativi al fine di studiare questo esercizio e questa organizzazione delle relazioni di potere in casi concreti, e permettono in cambio di mettere in luce il (i) modo(i) di governamentalit e di organizzazione del potere propri a determinati contesti. Tecnologia e dispositivo di governo Michel Foucault propone al tempo stesso di studiare lorganizzazione delle relazioni di potere e le loro razionalit, analizzando il rapporto tra determinate esperienze (la questione dei rifugiati pu costituirne una) e le varie tecnologie di potere messe in atto al fine di contenere queste esperienze13. Pascal Laborier e Pierre Lascoumes sostengono che le tecnologie di potere siano i luoghi ove si rende visibile lintreccio di un insieme di dispositivi concreti, di pratiche attraverso cui si esercita materialmente il potere14. Cos, per comprendere meglio la nozione di tecnologia, utile fare una deviazione e passare dal concetto di dispositivo, cui si avvicina e con il quale alcuni autori sembrano addirittura confonderla15. La definizione che Foucault fornisce di dispositivo la seguente: un ensemble rsolument htrogne, comportant des discours, des institutions, des amnagements architecturaux, des dcisions rglementaires, des lois, des mesures administratives, des noncs scientifiques, des propositions philosophiques, morales, philanthropiques, bref: du dit, aussi bien que du non-dit []. Le dispositif lui-mme, cest le rseau quon peut tablir entre ces lments16. Foucault spiega poi che il dispositivo une sorte disons de formation, qui, un moment historique donn, a eu pour fonction majeure de
M. Senellart, Situation du cours, in Scurit, territoire, population, cit., pp. 379-411, pp. 405-406. 13 M. Foucault, Omnes et Singulatim, in A.I. Davidson e F. Gros (dir.), Philosophie : anthologie, Gallimard, Paris 2004, p. 667. 14 P. Laborier e P. Lascoumes, Laction publique comprise comme gouvernementalisation de ltat, in S. Meyet, M.-C. Naves e T. Ribemont (dir.), Travailler avec Foucault, retours sur le politique, LHarmattan, Paris 2005, pp. 37-62, p. 57. 15 Cfr. per esempio N. Rose, Powers of Freedom: Reframing Political Thought, Cambridge University Press, CambridgeNew York 1999, pp. 51-55. 16 M. Foucault, Le jeu de Michel Foucault, in Dits et crits II, 1976-1988, Gallimard, Paris 2001, pp. 298-329, p. 299.
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136 Lucas Oesch rpondre une urgence. Le dispositif a donc une fonction stratgique dominante. In sintesi, un dispositivo un reticolo di elementi eterogenei collegati tra loro dal fatto che mirano a rispondere a un dilemma di governo (per esempio, lorganizzazione di uno spazio o larrivo di una popolazione rifugiata su un territorio urbano). Tuttavia, limportanza della dimensione durgenza del dispositivo sottolineata da Foucault certamente da relativizzare. Se, come nel caso della formazione dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali ad Amman, lelemento fondatore del dispositivo costituito da unurgenza (larrivo in massa di una popolazione), lurgenza tende nondimeno a sfumare rapidamente, e il dispositivo diviene una formazione di gestione del quotidiano. In pi, un dispositivo dinamico e in costante ridefinizione. Foucault spiega dunque che bisogna prestare attenzione a la nature du lien qui peut exister entre ces lments htrognes. Ainsi, tel discours peut apparatre tantt comme programme dune institution, tantt au contraire comme un lment qui permet de justifier et de masquer une pratique qui, elle, reste muette, ou fonctionner comme rinterprtation seconde de cette pratique, lui donner accs un nouveau champ de rationalit. Bref, entre ces lments, discursifs ou non, il y a comme un jeu, des changements de position, des modifications de fonctions17. Un dispositivo si reinventa senza fine, e la natura del legame che unisce i suoi elementi pu cambiare, cos come gli elementi stessi. Si tratta quindi di un luogo di incontro instabile, costituito da pratiche differenti e mutevoli, che rappresentano e devono essere analizzate come altrettante tattiche. Come vederemo, la funzione strategica e una determinata razionalit, che evolve essa stessa in funzione dellattualizzazione dei processi di razionalizzazione, continuano a conferire al dispositivo una coerenza dinsieme. La forza principale di questo concetto che permette di collegare analiticamente tra loro degli elementi di esercizio del potere che a priori possono apparire disconnessi (per esempio, le differenti azioni di pianificazione urbana effettuate da attori molteplici), e di valutare le loro razionalit e gli effetti congiunti, o infine il modo in cui si conducono le condotte. A partire da queste considerazioni, qual la differenza con una tecnologia di potere? Paul Rabinow e Nikolas Rose spiegano che un dispositivo pu essere razionalizzato e le sue tecniche generalizzate in una tecnologia18.
Ibidem. P. Rabinow e N. Rose, Foucault Today, in P. Rabinow e N. Rose (ed.), Essential Foucault: Selections from the Essential Works of Michel Foucault, 1954-1984, New Press, New York 2003, pp. VII-XXXV.
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La differenza, dunque, si situa forse al livello del grado di sistematizzazione e di razionalizzazione. Le tecnologie sarebbero formate da pratiche pi solidamente sistematizzate e riflesse, insomma cristallizzate, mentre i dispositivi sarebbero costituiti da pratiche che rimangono maggiormente contingenti. Peraltro, se Foucault precisa che lespace est fondamental dans tout exercice du pouvoir, Gearid Tuathail ricorda che le arti di governo ricorrono a un insieme di tecnologie di potere relative [concerned with] alla produzione e alla gestione governamentale dello spazio territoriale19. Queste tecnologie possono trovarsi materializzate in forme spaziali come i campi di rifugiati o i quartieri informali. Si tratta di tecnologie spaziali di governo delle popolazioni. Proponiamo cos di analizzare i campi di rifugiati e i quartieri informali come tecnologie di governo, di organizzazione delle relazioni di potere, o ancora come formazioni spaziali stabilite inizialmente allo scopo di rispondere a unurgenza o a un dilemma di governo, e che si sono evolute nel tempo fino a diventare tecnologie di gestione del quotidiano. Sono al tempo stesso luoghi in cui un dispositivo di pianificazione urbana dallaspetto ancora molto contingente si presta ad essere letto e conferisce loro un senso. Razionalit governamentale(i) e processi di razionalizzazione Che cos che collega gli elementi (le pratiche) di un dispositivo o di una tecnologia di governo e conferisce loro una coerenza dinsieme? O, in altri termini, perch risulta pertinente utilizzare i concetti di tecnologia e di dispositivo per studiare la produzione del potere in certi luoghi? Come abbiamo detto, ci permette di studiare le razionalit cui questi elementi rispondono, e i processi di razionalizzazione che inducono, o in altri termini i modi in cui sono condotte le condotte degli uomini20. Nikolas Rose e Peter Miller spiegano che le razionalit politiche sono i campi discorsivi variabili [changing] allinterno dei quali lesercizio del potere concettualizzato21. Cos vedremo per esempio che una dimensione importante della gestione
19 M. Foucault, Espace, savoir et pouvoir, in Dits et crits, Gallimard, Paris 1994, t. IV, pp. 1089-1104, p. 1101; G. Tuathail, Critical Geopolitics: The Politics of Writing Global Space, University of Minnesota Press, Minneapolis 1996, pp. 6-7. 20 Foucault considera che ensembles pratiques [] ont leur cohrence mthodologique dans ltude [] des pratiques envisages simultanment comme type technologique de rationalit et jeux stratgiques des liberts. Citato in P. Laborier e P. Lascoumes, art. cit., p. 51. 21 N. Rose e P. Miller, Political Power beyond the State: Problematics of Government, in The British Journal of Sociology, vol. 43 (1992), n. 2, pp. 173-205, p. 175.

138 Lucas Oesch e dellorganizzazione delle tecnologie dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali ad Amman la nozione del provvisorio. In altre parole, il governo di queste forme spaziali e della loro organizzazione si riflette, tra le altre cose, nel provvisorio, che permette di collegare e dare un senso alle pratiche di gestione di queste tecnologie e al loro dispositivo di pianificazione urbana. Daltronde, una razionalit di governo (o il modo in cui il governo si riflette) pu essere studiata nella sua dimensione strategica. Per questo conviene rivolgere unattenzione particolare alla multiplicit des rapports de force qui sont immanents au domaine o ils sexercent, et sont constitutifs de leur organisation; le jeu qui par voie de luttes et daffrontements incessants les transforme, les renforce, les inverse; les appuis que ces rapports de force trouvent les uns dans les autres, de manire former chane ou systme, ou au contraire, les dcalages, les contradictions qui les isolent les uns des autres; les stratgies enfin dans lesquelles ils prennent effets22. Secondo Patrick Joyce, queste strategie sono precisamente le razionalit politiche che danno senso a questo gioco dei rapporti di forza23. In tale prospettiva strategica, ugualmente possibile considerare una razionalit politica come una maniera di fare le cose [] orientata verso certi obiettivi e che si riflette in modo particolare24. Non si tratta dunque di vedere se i dispositivi o le tecnologie rispondono a una o pi razionalit o strategie presupposte, ma dinteressarsi ai processi di razionalizzazione che inducono e che danno loro corpo. Foucault precisa che, quand daucuns tentent de rationaliser quelque chose, le problme essentiel nest pas de rechercher sils se confrontent ou non aux principes de la rationalit, mais de dcouvrir quel type de rationalit ils ont recours25. In altri termini, non si tratta di comparare pratiche razionali e pratiche irrazionali, ma di partire dal principio che tutte le pratiche rispondono a una certa razionalit. Tuttavia, quali sono precisamente le caratteristiche delle pratiche che formano queste tecnologie di governo (campi di rifugiati e quartieri informali)? E soprattutto, quali sono le loro razionalit e i loro effetti congiunti? Nel seguito di questo articolo avanzer alcune ipotesi e preciser le mie posizioni.
M. Foucault, La volont de savoir, Gallimard, Paris 1976, pp. 121-122. P. Joyce, The Rule of Freedom: Liberalism and the Modern City, Verso, LondonNew York 2003, p. 5. 24 N. Rose, P. OMalley e M. Valverde, Governmentality, in Annual Review of Law and Social Science, n. 2 (2006), pp. 83-104, p. 84. 25 M. Foucault, Omnes et Singulatim, cit., p. 667.
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I campi di rifugiati e i quartieri informali: tecnologie spaziali di governo Federico Rahola sottolinea che i campi, in quanto forme spaziali, rivestono un carattere governamentale poich costituiscono luoghi in cui il potere prodotto26. Ma qual precisamente il potere che vi prodotto? Insomma, a quale(i) forma(e) di governamentalit rinviano i campi di rifugiati e i quartieri informali ad Amman? I savoir-faire del raggruppamento dei rifugiati Come abbiamo visto, le tecnologie sono informate da razionalit governamentali. In che modo i savoir-faire del raggruppamento dei rifugiati sono stati razionalizzati, e quali sono gli effetti prodotti e le forme spaziali che ne risultano? Alcuni elementi concettuali, messi in luce dalla letteratura sui campi e sui quartieri informali, permettono di avanzare qualche pista di analisi. Michel Agier propone di parlare dellinaugurazione di un governo e di una razionalit umanitaria. Egli nota che i campi sono oggi lesempio pi compiuto di questa razionalit governamentale, che si diffonde su un insieme di situazioni caratterizzate dal medesimo trittico: extraterritorialit, relegazione ed eccezione27. Anche Marc Bernadot considera che i campi di stranieri da lui studiati possano definirsi come linsieme delle situazioni di emarginazione di una minoranza attraverso lattribuzione autoritaria di una residenza o di un domicilio28. Se Agier ha effettuato studi etnografici nei campi di rifugiati contemporanei, principalmente in Africa, Bernadot propone una socio-storia dei campi di stranieri in Francia. I lavori dei due autori si allontanano certamente dal nostro contesto, e coprono periodi storici differenti, ma propongono riflessioni concettuali interessanti che possono aiutarci ad affrontare il caso dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali di Amman. Infatti, le tecnologie dei campi in Giordania sono guidate dalla medesima razionalit umanitaria? Preciser le mie posizioni a riguardo pi avanti. Dal canto loro, i quartieri informali possono sembrare a prima vista spazi senza un ordine, senza alcuna razionalit organizzativa. Nezar AlSayyad e Ananya Roy, infatti, riferiscono che spesso questa non-regolaF. Rahola, La forme-camp: pour une gnalogie des lieux de transit et dinternement du prsent, in Cultures & Conflits, vol. 68 (2007), n. 4, pp. 31-50. 27 M. Agier, Grer les indsirables: des camps de rfugis au gouvernement humanitaire, Flammarion, Paris 2008, p. 299. 28 M. Bernardot, Camps dtrangers, Croquant, Bellecombe-en-Bauges 2008, p. 43.
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140 Lucas Oesch zione in se stessa una forma distinta di regolazione, una disposizione [set] di tattiche che ricrea linformalit come governamentalit29. La tecnologia del quartiere informale dunque frutto di questa regolazione distinta, le cui razionalit possono essere multiple. Da un lato, Roy afferma che le politiche dellinformalit sono intese da Arjun Appadurai come una governamentalit proveniente dal basso, mentre lei propone di parlare di governamentalit civica30. Tuttavia, in un articolo precedente, Roy indica che linformalit lo stato di eccezione determinato dal potere sovrano del dispositivo di organizzazione [planning apparatus]31. Dietro ci che pu apparire come unincoerenza dellautore, ossia concepire linformalit sia come governamentalit civica che come una decisione del potere sovrano, Roy precisa infatti di non aderire allidea di una governamentalit proveniente dal basso, ma spiega che nemmeno la governamentalit dellinformalit si opera senza un certa inclusione dei regimi di governo provenienti dalla base [grassroots], che aderiscono o resistono alle politiche dellinformalit32. Di conseguenza, la marginalizzazione di certi spazi dal sistema formale della pianificazione e della gestione urbana , per le autorit, un modo di governare, che pu incorrere naturalmente in forme civiche di adesione o di resistenza. Oren Yiftachel e Haim Yakobi spiegano che le autorit utilizzano cos il proprio potere di enunciare ci che illegale al fine di marginalizzare e di escludere alcune popolazioni33. Spazi di eccezione o di differenza? Come abbiamo visto, lorganizzazione delle relazioni di potere allinterno dei campi di rifugiati e nei quartieri informali mirerebbe dunque a farne delle tecnologie o degli spazi di eccezione. Per dare corpo al proprio
29 N. AlSayyad e A. Roy, Medieval Modernity: On Citizenship and Urbanism in a Global Era, in Space and Polity, vol. 10 (2006), n. 1, pp. 1-20, p. 8. 30 A. Appadurai, Deep Democracy: Urban Governmentality and the Horizon of Politics, in Environment and Urbanization, vol. 13 (2001), n. 2, pp. 23-43; A. Roy, Civic Governmentality: The Politics of Inclusion in Beirut and Mumbai, in Antipode, vol. 41 (2009), n. 1, pp. 159-179; A. Roy, Informality and the Politics of Planning, in J. Hillier e P. Healey (ed.), The Ashgate Research Companion to Planning Theory: Conceptual Challenges for Spatial Planning, Ashgate, Aldershot 2010, pp. 87-107, p. 98. 31 A. Roy, Urban Informality: Toward an Epistemology of Planning, in Journal of the American Planning Association, vol. 71 (2005), n. 2, pp. 147-158, p. 153. 32 A. Roy, Civic Governmentality, cit., p. 160. 33 O. Yiftachel e H. Yakobi, Control, Resistance, and Informality: Urban Ethnocracy in Beer-Sheva, Israel, in A. Roy e N. AlSayyad (dir.), Urban Informality: Transnational Perspectives from the Middle East, Latin America, and South Asia, Lexington Books, Lanham 2004, pp. 209-239, p. 234.

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discorso, numerosi autori si riferiscono allanalisi delleccezione proposta da Giorgio Agamben34. Maria Muhle spiega che Agamben pone la questione dello spazio di eccezione in termini esplicitamente giuridicopolitici35. Secondo il filosofo italiano, leccezione sarebbe decisa dal potere sovrano. Essa verrebbe applicata attraverso luso di leggi particolari, che mirerebbero a mantenere certe popolazioni ai margini dello stato di diritto e della partecipazione politica. Rivolte a una forma spaziale specifica, per esempio il campo, queste regolamentazioni ne farebbero uno spazio deccezione. Privata di diritti e di partecipazione politica, la popolazione in questione sarebbe dunque messa in una posizione di vita nuda, una vita di esclusione per definizione, sottomessa alla sola volont del sovrano36. Lapproccio di Foucault ci spinge tuttavia ad andare al di l di questa analisi giuridico-politica e analizzare le pratiche concrete e le razionalit che danno forma a uneventuale tecnologia deccezione (il campo o il quartiere informale). Come ben sottolinea Rahola: In una prospettiva certamente pi vicina allidea foucaultiana di governementalit, sarebbe necessario soffermarsi un istante sul senso dei luoghi e delle pratiche che definiscono e governano i soggetti, senza fare necessariamente appello a logiche trascendenti di sovranit che, al contrario, si realizzano su un piano assolutamente immanente, attraverso gesti ed effetti immediati. Rahola non considera quindi i campi come tecnologie che instaurano necessariamente e automaticamente una vita nuda o uneccezione. I campi sono invece dispositivi attraverso cui si istituisce una differenza37. Loggetto di studio diviene dunque la produzione e la riproduzione di questa differenza allinterno dei modi di governare, cos come i suoi effetti. A partire da ci, lesclusione, la marginalizzazione delle popolazioni o degli spazi non sono pi automatiche, ma devono essere analizzate allinterno delle pratiche che istituiscono tale differenza. Dopo aver affermato che i quartieri informali sono gli spazi deccezione del sistema formale della pianificazione, anche AlSayyad e Roy sembrano aderire a una visione pi foucaultiana, precisando che la popolazioCfr. G. Agamben, Homo sacer, Einaudi, Torino, 1995. M. Muhle, Le camp et la notion de vie, in O. Le Cour Grandmaison, G. Lhuilier e J. Valluy (dir.), Le retour des camps ? Sangatte, Lampedusa, Guantanamo, Autrement, Paris 2007, pp. 68-76, p. 68. 36 O una vita inclusa attraverso la sua esclusione, come propongono alcuni; cfr. ivi, p. 71. 37 F. Rahola, art. cit.
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142 Lucas Oesch ne di queste enclaves non n inclusa n esclusa, ma che la sua posizione funzione di forme complesse [intricate] di negoziabilit e di razionalit38. Peraltro, anche a livello giuridico, i campi non sono spazi di non-diritto. Agier precisa che esiste, allinterno dei campi, un altro regime di governo e di diritti rispetto a quello dello spazio nazionale39. Tuttavia, a livello dello statuto dello spazio, egli considera al tempo stesso che il campo sempre rinviato allevidenza di unextraterritorialit: un campo non appartiene allo spazio nazionale su cui si trova ci nonostante radicato. Di nuovo, conviene certamente relativizzare questa affermazione. Libridazione possibile dei regimi di diritti e di leggi fa s che anche questa extraterritorialit non sia un dato. Come lesclusione, essa si negozia e resta da osservare allinterno delle pratiche giuridiche o governamentali concrete40. Daltronde, considerare questi spazi in una prospettiva di governamentalit permette di tenere conto della loro dimensione dinamica e di analizzare in che modo le razionalit si declinano, si negoziano, evolvono. Bernadot precisa giustamente che, nella continuit, la forma campo si attualizza in permanenza41. Quindi, n il campo n il quartiere informale sono tecnologie di eccezione giuridico-politiche fisse, n lo sono le rispettive organizzazioni spaziali. Il modo in cui possibile affrontare lorganizzazione e la trasformazione di queste tecnologie spaziali, rivolte a instaurare una differenza, precisamente ci che ora prenderemo in esame. La pianificazione urbana: un dispositivo di governo dello spazio I campi di rifugiati e i quartieri informali non sono spazi cristallizzati. Essi conoscono una reale evoluzione urbana. Ma come avviene lo sviluppo urbano degli spazi in cui la governamentalit mira a produrre una differenza rispetto al resto del territorio? In che modo si organizza materialmente questa differenza, secondo quali strategie e tattiche, e in base a quali razionalit? Infine, quali sono gli effetti prodotti? Di nuovo, passeremo in rassegna alcuni argomenti teorici suscettibili di migliorare la comprensione di questi processi.
N. AlSayyad e A. Roy, Medieval Modernity, cit., p. 12. M. Agier, Grer les indsirables, cit., p. 111. 40 Ivi, p. 267. 41 M. Bernardot, op. cit., p. 15.
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La governamentalit attraverso lo spazio Che cos la pianificazione urbana? Rabinow ricorda che la pianificazione [planning] risponde al problema dellordinamento dello spazio e della popolazione42. Per Yiftachel, la pianificazione corrisponde alla produzione pubblica dello spazio e/o degli insediamenti urbani [habitat]43. Nel Dictionnaire de la gographie et de lespace des socits, la pianificazione definita come linsieme dei saperi e dei savoir-faire la cui costruzione e applicazione servono a trasformare e adattare volontariamente degli spazi in scala (al di l di quella delledificio isolato)44. In sintesi, la pianificazione pu essere definita come i saperi e i savoir-faire applicati dalle autorit (pubbliche) per ordinare degli spazi in scala. In pi, Margo Huxley afferma che la pianificazione pu essere intesa come una forma di governamentalit attraverso lo spazio. Agendo sullo spazio, le autorit progettano di agire sulla popolazione e sulle condotte degli individui. Huxley spiega che, in questa prospettiva, le ipotesi relative alla causalit spaziale, al livello della gestione delle popolazioni e degli individui, rappresentano razionalit che danno forma a certi progetti e a certe pratiche di governo45. A questo stadio importante ricordare che la pianificazione non in s portatrice di una razionalit definita a priori. Bent Flyvbjerg precisa che opportuno studiare le vere razionalit [realrationalitt] che emergono dai processi di razionalizzazione46. Le razionalit della pianificazione Quali possono essere, dunque, le razionalit, i fini strategici, in breve la causalit spaziale immaginata o reale del dispositivo di pianificazione dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali ad Amman? Huxley precisa che, secondo lapproccio classico della teoria e della pratica della
P. Rabinow, On the Archeology of Late Modernity, in R. Friedland e D. Boden (ed.), NowHere: Space, Time, and Modernity, University of California Press, Berkeley 1994, p. 405. 43 O. Yiftachel, Introduction: Outlining the Power of Planning, in O. Yiftachel, J. Little, D. Hedgcock e I. Alexander (ed.), The Power of Planning: Spaces of Control and Transformation, Kluwer, BostonLondon 2001, pp. 1-20, p. 5. 44 J. Lvy e M. Lussault (dir.), Dictionnaire de la gographie et de lespace des socits, Belin, Paris 2003, p. 61. 45 M. Huxley, Planning, Space and Government, in K.R. Cox, M. Low e J. Robinson (ed.), The Sage Handbook of Political Geography, Sage, Los Angeles 2008, pp. 123-140, p. 123. 46 B. Flyvbjerg, The Dark Side of Planning: Rationality and Realrationalitt, in S.J. Mandelbaum, L. Mazza e R.W. Burchell (dir.), Explorations in Planning Theory, Center for Urban Policy Research Press, New Brunswick 1996, pp. 383-394.
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144 Lucas Oesch pianificazione urbana, questa viene realizzata per il benessere, o in altre parole laspirazione delle razionalit [della pianificazione] la creazione di ambienti ordinati, trasparenti, produttivi, che arricchiscono e che vanno a formare il buon cittadino nella buona citt47. Tuttavia, secondo lautrice, si tratta di una razionalit immaginata, e non di una realrationalitt. Da parte sua, Yiftachel considera che le razionalit della pianificazione possono comportare anche dei fini regressivi come loppressione sociale, linefficienza economica, il dominio maschile o la marginalizzazione etnica48. Nella stessa ottica, John Plger sostiene che, nelle sue analisi sulla pianificazione dello spazio e riferendosi alla nozione di dispositivo, Foucault parla certamente di messa in atto [installations] di processi di regolazione istituzionalizzati, di processi di esclusione e di inclusione attraverso lo spazio49. Daltronde, Rabinow ricorda che Foucault ha identificato tre sistemi di interrelazioni tra lorganizzazione dello spazio e il potere, a seconda che si tratti di un regime di potere sovrano, di una tecnologia disciplinare di potere o di una tecnologia di biopotere50. Allinterno di un regime di potere di sovranit, il territorio che importa e che deve costantemente essere supervisionato e ordinato armoniosamente, in modo che tutte le relazioni sociali ricadano sotto la benevolenza del governo del sovrano. In una tecnologia disciplinare di potere, la questione quella del controllo e della distribuzione dei corpi e degli individui secondo un ordinamento spaziale che permetta al tempo stesso efficacia, docilit e gerarchia. Questa strategia presuppone in generale una recinzione [enclosure] e una delimitazione [circumscription] dello spazio51. Infine, la tecnologia del biopotere viene esercitata su una popolazione che deve essere regolata in funzione delle sue caratteristiche peculiari e dellambiente specifico nel quale si trova. Lo spazio, in questo caso, deve essere aperto al fine di permettere una buona circolazione, e il territorio deve essere differenziato secondo le sue funzioni e particolarit52. Questa distinzione tra sistemi differenti consente di
M. Huxley, Planning, Space and Government, cit., p. 134. O. Yiftachel, Planning and Social Control: Exploring the Dark Side, in Journal of Planning Literature, vol. 12 (1998), n. 4, pp. 395-406, p. 395. 49 J. Plger, Foucaults Dispositif and the City, in Planning Theory, vol. 7 (2008), n. 1, pp. 51-70, p. 66. 50 Cfr. P. Rabinow, Ordonnance, Discipline, Regulation, cit., pp. 356-357. 51 S. Elden, Governmentality, Calculation, Territory, in Environment and Planning D: Society and Space, n. 25 (2007), pp. 562-580, p. 565. 52 P. Rabinow, Ordonnance, Discipline, Regulation, cit., p. 359.
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mettere in evidenza fenomeni che unanalisi classica del potere in termini di dominio su un territorio non permette di vedere. Essa tuttavia molto formale, e nulla impedisce che in uno stesso luogo si trovi una forma ibrida di potere e di organizzazione dello spazio53. Nei dispositivi di pianificazione possono dunque essere presenti dei fini regressivi o produttivi, la messa in atto di meccanismi di esclusione o di inclusione attraverso lo spazio, e questi dispositivi possono essere guidati da pi sistemi di interrelazioni tra spazio e potere, a seconda che si tratti, ad esempio, di un potere sovrano, disciplinare, di un biopotere o di una ibridazione di queste forme di poteri. Ci nonostante, in ultima analisi, quali che siano gli obiettivi della pianificazione o i tipi di potere allopera, gli effetti non sono mai assicurati. Come precisa Plger, le intenzioni al livello della pianificazione, delle politiche o dellarchitettura possono essere basate su obiettivi o tattiche, ma in tutti i casi gli effetti dipendono dalle interazioni specifiche tra le circostanze [circumstances]54. Razionalit di governo e di pianificazione nel contesto giordano Per non limitarsi a unanalisi in cui il potere si ridurrebbe a una semplice questione di dominio su un territorio e alla creazione di situazioni di eccezione, abbiamo proposto di affrontare la questione dellorganizzazione delle relazioni di potere e dello spazio dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali di Amman, attraverso un approccio in termini di governamentalit. In questa prospettiva, i campi e i quartieri informali sono intesi come tecnologie di potere, in cui un dispositivo di pianificazione urbana d loro senso e mira a creare e mantenere una differenza. Ma in che modo si conducono le condotte degli uomini, attraverso le tecnologie dei campi di rifugiati e dei quartieri informali ad Amman, cos come attraverso il loro dispositivo di organizzazione dello spazio? Proponiamo qualche ipotesi. Una razionalit del provvisorio Il vantaggio della nozione di tecnologia che permette di prendere in considerazione la multi-dimensionalit del potere e delle razionalit che lo guidano, senza presupporne a priori i contenuti. Nel caso dei campi di
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Ringrazio Antoine Chollet per avermi suggerito questa idea. J. Plger, art. cit., p. 54.

146 Lucas Oesch rifugiati palestinesi ad Amman, ci troviamo in presenza di due razionalit governamentali principali che si incontrano: una razionalit che possiamo qualificare come transnazionale-umanitaria e una come nazionale-statale. La governamentalit dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali ad Amman, cos come quella del loro sviluppo urbano, dunque un gioco di razionalit di governo a livelli multipli, che si trovano ad essere in competizione. Non esclusiva di unautorit sovrana (per esempio, lo Stato) che guiderebbe da sola lo sviluppo di questi spazi. Inoltre, Foucault ricorda che lo Stato stesso non altro che leffet mobile dun rgime de gouvernementalits multiples55. I campi sono in effetti gestiti sia dal governo giordano, sia dallUnited Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees (UNRWA). I campi di rifugiati non rispondono dunque nemmeno esclusivamente alla razionalit umanitaria di governo. In pi, lungi dallessere degli spazi fuori dal diritto, nei campi di rifugiati ad Amman vi unibridazione di regimi nazionali ed extra-nazionali di diritti e di leggi. Daltro lato, la gestione dei quartieri informali, che sono in gran parte situati nei dintorni dei campi di rifugiati e parimenti abitati da rifugiati palestinesi, dipende dalla municipalit e dagli altri dipartimenti governativi o dagli organismi che abitualmente operano nella citt. Questi spazi sono stati tuttavia a lungo ignorati, prima che organi specifici di governo, il Dipartimento di sviluppo urbano (UDD), poi la Societ di sviluppo urbano e degli alloggi (HUDC), prendessero in carico il loro sviluppo urbano. Anche il governo dei quartieri informali passa dunque attraverso un regime di razionalit governamentali multiple. In che modo, oggi, queste differenti razionalit si incontrano allinterno delle tecnologie dei campi e dei quartieri informali, e permettono di mantenere la loro differenza rispetto al resto del territorio? Queste tecnologie sono state storicamente sviluppate da pi autorit in risposta a un problema, a unurgenza. Questi due tipi di spazi sono nati allo scopo di affrontare il medesimo dilemma, ossia la presenza di una popolazione rifugiata, i Palestinesi, su un territorio nazionale, quello della Giordania56. Ad Amman, lobiettivo strategico principale e iniziale che ha motivato la creazione di queste due forme spaziali stato simile: permettere ai rifugiati, presenti nella citt e la cui permanenza si prevedeva essere temporanea,
M. Foucault, Naissance de la biopolitique. Cours au Collge de France. 1978-1979, Seuil/ Gallimard, Paris 2004, p. 79. 56 Per maggiori dettagli rispetto al tema dei rifugiati e dei quartieri informali, cfr. L. Oesch, art. cit.
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di poter disporre di un ricovero57. Dopo circa sessantanni, che cos che differenzia ancora questi spazi e influenza le loro razionalit di governo? Se la governamentalit dei campi di rifugiati e dei quartieri informali, cos come la loro disposizione spaziale, non pone necessariamente questi spazi in una situazione di eccezione, di vita nuda o di extraterritorialit, essi sono, invece, tecnologie spaziali che mirano a instaurare e mantenere una differenza nel governo delle popolazioni in confronto al resto del territorio. A livello dellorganizzazione dello spazio, uno degli elementi principali della razionalit che guida questa differenza si colloca certamente nel mantenimento di un carattere provvisorio di tali tecnologie spaziali di gestione delle popolazioni. In effetti, i campi di rifugiati palestinesi restano ufficialmente spazi temporanei, in attesa di una risoluzione del conflitto israelo-palestinese e della questione dei rifugiati allinterno del conflitto. I quartieri informali possono allo stesso modo essere smantellati in ogni momento, con il pretesto della loro non-ufficialit. Un dispositivo di organizzazione della differenza Ma come si effettua lorganizzazione dello spazio di queste tecnologie temporanee? I campi di rifugiati sono in genere ordinati secondo unorganizzazione spaziale inizialmente pianificata dalle autorit dei campi. Si tratta quindi di una prima pratica di pianificazione. Tuttavia, contrariamente alla maggioranza degli spazi di alloggio costruiti in un mondo oggi largamente sedentario, non previsto che il campo si sviluppi per durare; non pi di qualche mese o qualche anno. Dal canto loro, i saperi e i savoirfaire della pianificazione degli edifici urbani riposano in generale su uno sviluppo riflesso sul lungo termine. Dopo la fase originale di organizzazione dello spazio, raro sentir parlare di progetti successivi di pianificazione dei campi, i quali non sono programmati per esistere sul lungo periodo. Dallaltra parte, i quartieri informali sono anchessi spesso presentati come organizzazioni di spazi abitativi provvisori, in attesa di una regolarizzazione o di un cambiamento nella destinazione e nelluso dello spazio. Ci
I campi non hanno mai avuto vocazione ad alloggiare linsieme dei rifugiati, ma sono stati costituiti per regolarizzare la situazione di almeno una parte degli squatters. Molti rifugiati hanno cos continuato a restare o si sono installati nelle zone abitative informali, mentre altri sono stati integrati sin dallinizio nel mercato dellalloggio formale. B. Destremau, Les camps de rfugis palestiniens ou la double identit territoriale: le cas dAmman, in Les cahiers dURBAMA, n. 11 (1995), pp. 5-56, pp. 13-16.
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148 Lucas Oesch significa che in questo provvisorio dei campi e dei quartieri informali non vi pianificazione urbana, trasformazione dellorganizzazione spaziale guidata da saperi e savoir-faire? Affermare ci significherebbe dimenticare che il provvisorio una costrizione che si negozia. Infatti, come sottolinea Agier, una qualche durata si instaura velocemente e trasforma lo spazio originale dei campi58. Tuttavia, ad Amman, ufficialmente non vi pianificazione urbana nei campi di rifugiati, ma soltanto pratiche di miglioramento dellinfrastruttura fisica o delledificio. I campi non sono inclusi nei piani e nei programmi di pianificazione della municipalit. Eppure, dobbiamo fermarci qui e assumere che non vi pianificazione, nel senso sopra definito? O abbiamo piuttosto a che fare con una pianificazione urbana la cui specificit si situa precisamente in una razionalit del provvisorio e che si presenta sotto una forma particolare e non convenzionale, al fine di mantenere il carattere differente di questi spazi? solo studiando in modo approfondito le pratiche concrete di organizzazione e di trasformazione dello spazio, le loro razionalit e le loro collocazioni allinterno di un eventuale dispositivo, che sar possibile rispondere a questo interrogativo. Come abbiamo visto, Foucault precisa che certe pratiche possono restare mascherate e mute allinterno di un dispositivo. Qui presenteremo degli elementi concettuali che possono essere daiuto per identificare questa realt e i suoi effetti possibili sulle tecnologie del campo di rifugiati e del quartiere informale, che mirano a produrre e a mantenere una differenza. Cos, avanziamo lipotesi che la pianificazione urbana dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali ad Amman debba essere considerata come un intervento strategico da parte delle autorit, o se non altro come un insieme di tattiche contingenti che permettono di agire sullo spazio nel quadro di una o pi razionalit. Queste ultime sono dominate dalla costrizione del provvisorio, che si trova in costante ridefinizione, e dalla necessit di mantenere una differenza nella gestione delle popolazioni che abitano questi spazi. Michel de Certeau definisce le tattiche come procedure che valgono per la pertinenza che conferiscono al tempo alle circostanze che listante preciso di un intervento trasforma in situazione favorevole, alla rapidit di movimenti che modificano lorganizzazione dello spazio, alle relazioni tra
M. Agier, De nouvelles villes: les camps de rfugis, in Les Annales de la Recherche Urbaine, n. 91 (2001), pp. 128-136, p. 129.
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momenti successivi di un taglio, agli incroci possibili di durate e di ritmi eterogenei, etc.59. Ma al di l della loro immediatezza, queste tattiche possiedono una coerenza dinsieme, delle razionalit e degli obiettivi strategici condivisi? Traiamo ispirazione dallapproccio di Patrick Joyce, che afferma che le strategie non possono essere ottenute attraverso la semplice addizione delle tattiche, e il fine [] di isolare e delimitare strategie di governance, strategie che [hanno] senza dubbio una coerenza dinsieme al di l della loro articolazione discorsiva e [sono] qualcosa di pi della somma delle intenzioni degli attori coinvolti60. Le strategie non devono dunque essere comprese come semplici equivalenze dei programmi espliciti di governo (dei discorsi) sviluppati dalle autorit, anche se sono tra loro legate e si influenzano a vicenda. Per studiare queste eventuali strategie e il modo in cui le autorit ordinano lo spazio, Christine Boyer propone in ultima analisi di considerare la pianificazione come un dispositivo, ossia come un insieme risolutamente eterogeneo, fatto di tattiche di organizzazione impiegate in vista di obiettivi strategici multipli61. La nozione di tattica ha il merito di forzarci a considerare linsieme delle pratiche che riguardano lordinamento dello spazio, e non soltanto quelle che prendono forma in un discorso ufficiale e convenzionale di pianificazione urbana, o nei programmi espliciti di sviluppo urbano. Il concetto di dispositivo permette di spiegare la loro eventuale coerenza dinsieme e la loro strutturazione. La pianificazione urbana quindi sempre unintersezione dinsiemi di pratiche e di regolamentazioni la cui esistenza non mai stata storicamente fissata [historically unsecured], e che permanentemente instabile [continuously unstable]62. Questa instabilit permette di concepire lesistenza di dispositivi di pianificazione particolari, che rappresentano, per usare le parole di Huxley, perturbazioni creatrici [creative disruptions] allinterno dellordine normale della pianificazione63.
M. de Certeau, Linvention du quotidien, 1. Arts de faire, Gallimard, Paris 1990, p. 63. P. Joyce, op. cit., pp. 5-6. 61 C. Boyer, Dreaming the Rational City: The Myth of American City Planning, MIT Press, Cambridge (MA) 1986 [1983], p. XI. 62 M. Huxley, Problematizing Planning: Critical and Effective Genealogies, in J. Hillier e P. Healey (ed.), The Ashgate Research Companion to Planning Theory, cit., pp. 135-157, p. 143. 63 Ivi, p. 135.
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150 Lucas Oesch Conclusione: unattualizzazione della governamentalit Questo articolo ha gettato le basi concettuali per lo studio della(e) governamentalit dello spazio dei campi di rifugiati palestinesi e dei quartieri informali ad Amman. Larticolo ha proposto di considerare i campi e i quartieri informali come tecnologie spaziali di gestione delle popolazioni, messe in atto e gestite da differenti autorit. La produzione di una differenza con il resto del territorio ci che domina le razionalit di gestione e di organizzazione spaziale di questi spazi. Questa razionalit guidata dalla necessit di mantenere un carattere provvisorio a livello dellesistenza stessa di queste forme spaziali, e si colloca allinterno di una strategia politica pi ampia, ovvero quella della gestione dei rifugiati palestinesi allinterno del conflitto israelo-palestinese e della loro collocazione nei Paesi di accoglienza. Altri obiettivi, come linstaurazione di meccanismi desclusione o dinclusione mediante lo spazio, possono ugualmente esistere in questa logica di differenziazione, e devono essere analizzati nelle pratiche concrete di gestione, di organizzazione e di trasformazione dello spazio. Non devono essere postulati entro uno stato di eccezione giuridico-politico o allinterno delle logiche trascendenti di sovranit64. Ci nonostante, lorganizzazione dello spazio non affatto paralizzata. I campi di rifugiati palestinesi ad Amman e i quartieri informali nei loro dintorni hanno conosciuto unevoluzione reale e unintegrazione urbana. Questo articolo ha evidenziato la possibilit di concepire un dispositivo di pianificazione urbana di questi spazi, costituito da un insieme di tattiche di trasformazione dello spazio. Queste tattiche possono avere una coerenza dinsieme, poich contribuiscono al mantenimento della differenziazione, permettendo contemporaneamente unevoluzione urbana che, dal canto suo, influenza e attualizza la gestione e lorganizzazione dello spazio dei campi e dei quartieri informali la loro governamentalit spaziale cos come il dispositivo stesso di pianificazione.
Traduzione dal francese di Martina Tazzioli

Lucas Oesch IHEID Genve lucas.oesch@graduateinstitute.ch


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Cfr. F. Rahola, art. cit.

La sorveglianza elettronica: lutopia panoptica rinnovata


Olivier Razac

Il Panopticon di Bentham unutopia, anche se ha potuto assumere laspet-

to di un progetto di prigione. Unutopia in senso proprio, nella misura in cui nessuna costruzione reale ha potuto mai realizzare il programma immaginato da Bentham. Certo, in particolare nel XIX secolo, molte prigioni si sono potute ispirare al progetto o allidea di una sorveglianza centrale, ma nessuna ha mai realizzato il Panopticon. Oggi non sembra pi essere questo il caso. In altre parole, sebbene sia unidea architettonica, non certo che sia sufficiente analizzare i progetti delle costruzioni o il funzionamento concreto degli edifici penitenziari per poter comprendere in che misura il Panopticon sia importante nello sviluppo dellattuale sistema penitenziario. Forse si potrebbe esser portati a constatare il contrario, ovvero la sua desuetudine allinterno dello spazio carcerario moderno. A meno di non spostare lo sguardo e andare a cercare il Panopticon l dove non ci si aspetterebbe di trovarlo. In un luogo in cui, per lesattezza, non vi alcuna architettura carceraria, dove non vi sono mura e, in un certo senso, alcuna materia in questa architettura carceraria, invisibile e intangibile, che oggi produce lestensione della sorveglianza elettronica. Quando oggigiorno, in Francia, si parla di sorveglianza elettronica, bisogna attentamente distinguere la sorveglianza elettronica fissa (placement sous surveillance lectornique fixe), altrimenti detto PSE, e la sorveglianza elettronica mobile (placement sous surveillance lectornique mobile), detto PSEM. Il primo costituito da un braccialetto abitualmente portato alla caviglia e da un terminale posto al domicilio del sorvegliato e collegato alla rete telefonica. Esso permette di rilevare la presenza o lassenza dellindividuo entro un certo segmento temporale. Questo sistema riguarda persone condannate a piccole pene (inferiori a due anni, o a un anno per i recidivi) e che possono fornire un certo numero di garanzie: essenzialmente un lavoro, una formazione o una attivit che contribuisca al loro reinserimento, un alloggio, e una cerchia di persone che volontariamente si occupino di inquadrarlo. Per quel che riguarda la sorveglianza detta mobile, essa basata su una doppia tecnologia di geo-localizzazione (per sapere quasi in
materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 151-168.

152 Olivier Razac tempo reale dove si trovi lindividuo) e di telefonia mobile (per inviare questa localizzazione a un centro di controllo). Un simile dispositivo permette innanzitutto di interdire laccesso a certe zone (zone desclusione): se un individuo penetra in una delle aree definite dalla magistratura di sorveglianza e successivamente informatizzate, scatta un allarme al centro di controllo. Queste zone possono coprire tanto il domicilio della vittima, quanto unintera citt o linsieme di un territorio fatta eccezione per una citt. parimenti possibile obbligare un individuo a restare in una zona definita secondo una scansione temporale (zona di inclusione). Infine, i services de probation devono regolarmente analizzare linsieme degli spostamenti registrati per reperire coloro i quali potrebbero causare rischi per le potenziali vittime. Questo dispositivo riguarda per il momento un pubblico del tutto differente e allinterno di un quadro giuridico relativamente nuovo, poich si tratta di uno dei possibili obblighi delle nuove misure di sicurezza, che si aggiungono alla pena: surveillance judiciaire, surveillance de sret, ma anche suivi socio-judiciaire (una misura pi datata). Tale rinnovamento delle misure di sicurezza indissociabile da una profonda evoluzione penale e penitenziaria, di cui una dimensione importante comunemente chiamata nouvelle pnologie. Questa razionalit penale, la cui influenza molto importante negli Stati Uniti, in Canada e in Gran Bretagna, si distingue dalla razionalit classica simbolica e retributiva perch pretende di gestire in modo pragmatico i rischi connessi al crimine. Questa gestione implica in particolare la categorizzazione oggettiva dei delinquenti secondo profili di rischio, e lorientamento automatizzato verso programmi o dispositivi il cui obiettivo quello di diminuire il rischio di recidivit1. A prima vista, la sorveglianza o, come avrebbe detto Bentham, lispezione prodotta da questo braccialetto elettronico potrebbe apparire del tutto inedita per quel che riguarda le sue modalit tecniche. Essa permette non soltanto di sapere esattamente dove si trovi un individuo allinterno di tutto un territorio, ma anche di sapere verso dove egli si sposti e persino a quale velocit. Essa consente di indurre questultimo a mettere in atto un certo numero di comportamenti: non entrare o uscire da certi luoghi, ma anche preoccuparsi della natura delle proprie attivit, nella misura in cui il registro dei propri spostamenti suscettibile di essere analizzato e
Su questo tema si veda, in particolare, B. Quirion, Traiter les dlinquants ou contrler les conduites : le dispositif thrapeutique lre de la nouvelle pnologie, in Criminologie, vol. 39 (2006), n. 2, pp. 137-164.
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La sorveglianza elettronica: lutopia panoptica rinnovata 153

interpretato. cosi che il rapporto parlamentare presentato dal deputato Georges Fenech arriva a sostenere:
Il paradigma dellambiente chiuso non corrisponde pi al mondo attuale, che risulta principalmente rivolto verso una gestione degli individui secondo il permanente movimento che li anima []. Lobiettivo del potere di controllo non pi quello del potere disciplinare che imponeva una stabilit, ma quello di assicurare una tracciabilit dellindividuo2.

Nello stesso tempo, questo effetto normativo dovuto allinteriorizzazione di una sorveglianza inaccessibile non che leffetto panoptico portato al suo parossismo.
Da qui, leffetto principale del Panopticon: indurre nel detenuto uno stato cosciente [e permanente] di visibilit che assicuri il funzionamento automatico del potere. Far s che la sorveglianza sia permanente nei suoi effetti, anche se discontinua nella sua azione; che la perfezione del potere tenda a rendere inutile la continuit [lactualit] del suo esercizio; [] in breve che i detenuti siano presi in una situazione di potere di cui sono essi stessi i portatori3.

Questo accostamento tra Panopticon e virtualizzazione possiede infatti delle implicazioni che vanno in due opposte direzioni. Da un lato, possiamo dire che il Panopticon era gi il progetto di una virtualizzazione dellesercizio del potere. Questo perch nessuna costruzione, nessuna concreta struttura architettonica, lha potuto realizzare. La pesantezza della materia intralcia la realizzazione dellutopia panoptica. Dallaltro lato, possiamo
G. Fenech, Le placement sous surveillance lectronique mobile, Ministre de la Justice, 2005, p. 15. Si tratta di una sbrigativa ripresa, nellintroduzione, delle argomentazioni di Antoine Garapon, che aveva utilizzato, anche lui sbrigativamente, i concetti di Foucault e di Deleuze nel suo contributo alla stesura del rapporto. Nonostante tutto, bisogna segnalare che certi testi di Deleuze incoraggiano questo tipo di lettura post-disciplinare che loda la de-compartimentazione e la liberazione dei flussi che le nuove tecnologie pretendono di consentire. In particolare, si tratta del celebre Post-scriptum sur les socits de contrle, pubblicato in Pourparlers, Les ditions de Minuit, Paris 1990, pp. 240-247; trad. it. Poscritto sulle societ di controllo, in Pourparler, Quodlibet, Macerata 2000. Al contrario, lo PSEM un caso esemplare dellarticolazione della legge, della disciplina e del controllo (o della sicurezza) come distinte tecnologie di applicazione del potere. 3 M. Foucault, Surveiller et punir. Naissance de la prison, Gallimard, Paris 1975, pp. 234235; trad. it. di A. Tarchetti, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Einaudi, Torino 1976, 1993, p. 219 [traduzione parzialmente modificata (N.d.T.)].
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154 Olivier Razac affermare che la virtualizzazione quasi completa dellispezione consentita dalla sorveglianza elettronica produce un effetto panoptico di inedita efficacia. Nel presente contributo sar questione di analizzare questo snodo problematico, proponendo unanalisi di un testo gi cos ampiamente commentato come il Panopticon. Bisogna premettere tuttavia che non si tratter di fare unanalisi interna, semplicemente testuale, ma di confrontare il testo con un dispositivo attuale e concreto esaminato attraverso una ricerca sul campo, con lauspicio che il dispositivo possa illuminare il testo tanto quanto il testo illuminer il dispositivo4. Il Panopticon e la virtualizzazione Presa sul serio, la nozione di virtualizzazione della reclusione la possibilit di recludere degli individui senza far uso della materia, impiegando cio mezzi impalpabili. Si nota immediatamente laspetto paradossale dellassociazione di queste nozioni. La reclusione, il carcerario, rinviano esattamente a una presenza particolarmente carica di materia, quella che si oppone concretamente alla libert di spostamento di un corpo. Che ci avvenga tramite un muro, una catena, del filo spinato, la reclusione rimanda sempre a una modalit psichica di privazione della libert. Sembra dunque difficile concepire una reclusione intangibile, una privazione immateriale della capacit di muoversi. Per questa ragione bisogna equipaggiarsi di una concezione pi complessa della virtualizzazione, la cui de-materializzazione non che un elemento di per s del tutto insufficiente a renderne conto. Pertanto si deve passare da un approccio descrittivo a un approccio tattico. Non si tratta di chiedersi a cosa assomigli la virtualizzazione, ma a cosa serva. Cos, linvenzione e i modi di utilizzazione del filo spinato a partire dalla fine del XIX secolo mostrano che lalleggerimento materiale degli strumenti di delimitazione risulta da un adattamento necessario ai nuovi bisogni del controllo spaziale5. La nuova importanza assunta dalla
Questa ricerca di filosofia penale ha dato luogo alla stesura di un rapporto di ricerca pi ampio intitolato: Le Placement sous surveillance lectronique mobile: un nouveau modle pnal? Questo lavoro, svolto tra il 2008 e il 2010 presso il Centre interdisciplinare de recherche applique au champ pnitentiaire (CIRAP) allcole nationale dadministration pnitentiaire dAgen, pu essere scaricato gratuitamente al seguente indirizzo: www.enap. justice.fr/files/Rapport_PSEM_avril2011.pdf. 5 O. Razac, Histoire politique du barbel, Flammarion, Paris 2009 (nuova edizione accresciuta); trad. it. (parz.), Storia politica del filo spinato, Ombre Corte, Verona 2001.
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La sorveglianza elettronica: lutopia panoptica rinnovata 155

mobilit, ma anche dalla discrezione dellesercizio spaziale del potere, ha stimolato lo sviluppo di tecniche di separazione al contempo pi leggere e pi efficaci dello statico spessore delle mura. Per quel che riguarda i luoghi di reclusione, la virtualizzazione delle tecniche di separazione si inscrive nella realizzazione del progetto panoptico di cui bisogna tenere a mente il principio generale: ottenere al minor costo il massimo effetto di potere6 sul numero pi ampio possibile di individui e grazie a una sorveglianza (una ispezione) di nuovo tipo. La virtualizzazione delle tecniche di reclusione risponde a questo principio di efficienza dellispezione e pu declinarsi secondo cinque esigenze tattiche. La prima a venire in mente la leggerezza. Dans toutes les prisons labores jusquici, les murs les plus pais se sont parfois rvls sans effet: avec notre plan, les plus minces seraient suffisants fait qui doit contribuer, dclatante faon, rduire la dpense de la construction7.I materiali sottili sono meno cari, ma permettono pure di migliorare la sorveglianza economia ed efficacia8. Contro questo argomento potrebbe essere obiettato che i muri che circondano le prigioni restano ampiamente delle alte mura massicce. Ora, non soltanto le attuali forme di reclusione degli individui presentano un alleggerimento dei materiali impiegati cancelli, filo spinato, telecamere, sistemi automatizzati di rilevamento ma mostrano soprattutto fino a che punto la nozione di de-materializzazione non sia sufficiente a spiegare il fenomeno della virtualizzazione. La de-materializzazione non la finalit, bens un mezzo per ottenere dei vantaggi tattici in vista della massimizzazione degli effetti di potere dellispezione. Da qui la mobilit o ladattabilit in quanto seconda caratteristica che spiega la virtualizzazione. Il potere disciplinare riposa sullindividuazione
De se rendre matre de tout ce qui peut arriver un certain nombre dhommes, de disposer tout ce qui les environne, de manire oprer sur eux limpression que lon veut produire, de sassurer de leurs actions, de leurs liaisons, de toutes les circonstances de leur vie, en sorte que rien ne pt chapper ni contrarier leffet dsir; J. Bentham, Le Panoptique, Belfond, Paris 1977, p. 4 del Mmoire pubblicato per ordine dellAssemble nationale franaise. [La traduzione italiana del libro curato da Michel Foucault e Michelle Perrot stranamente non si basa su questo documento, bens sul testo inglese del Panopticon riportato nel quarto volume di The Works of Jeremy Bentham anche se i due scritti sono molto diversi tra loro. Cfr. J. Bentham, Panopticon, ovvero La casa dispezione, Marsilio, Venezia 1983. In questo articolo abbiamo quindi preferito lasciare le citazioni in lingua originale (N.d.T.)]. 7 Ivi, p. 115. 8 Cos, les cellules sont ouvertes du ct intrieur, parce quun grillage de fer peu massif les expose en entier la vue; ivi, p. 7 del Mmoire.
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156 Olivier Razac del trattamento da adattare a ogni caso e sullattenzione portata allevoluzione di questi casi. Il che presuppone una ripartizione nello spazio, ma anche ladattamento permanente di tale ripartizione nel tempo. La plus grande difficult jusqu prsent a t celle de distribuer les prisonniers lintrieur des prisons9. Il sogno panoptico sarebbe quello di far corrispondere a ciascun caso un certo regime, in particolare un regime spaziale e temporale.
Chaque homme, selon la diffrence de ses dispositions, prescrit diffrentes mesures de svrit ou dindulgence.[] Pour cela il faut faire en sorte [que lapplication du principe panoptique] puisse stendre chaque individu parmi les prisonniers, chaque instant de sa vie et par consquent chaque portion de lespace qui le renferme. Ce problme exige une grande varit de solutions10.

evidente che lo spessore dei muri non consente questo continuo adattamento. Il potere dellispezione limitato dalla pesantezza dei mezzi impiegati. Detto in altri termini, il controllo disciplinare dello spazio risulta tanto pi efficace quanto pi le separazioni, le compartimentazioni, i quadrillages imposti allo spazio si rivelano suscettibili di una evoluzione in funzione di bisogni tattici, cosa impossibile senza delimitazioni pi leggere ed elastiche. Le nuove tecnologie di sorveglianza e di controllo hanno permesso un salto qualitativo in questo campo. Leggerezza e mobilit implicano semplicemente una terza esigenza tattica: la plasticit. E ancora, senza mezzi leggeri, i pi sottili possibili, non si pu rispondere al bisogno di delimitare ampi spazi siano essi numerosi o complessi che inquadrano una moltitudine di individui in maniera variabile. Pi aumenta tale leggerezza, pi diminuisce la solidit della delimitazione. La delimitazione totalmente virtualizzata perderebbe qualunque efficacia, non avrebbe alcun effetto di coercizione cosa che costituirebbe una contraddizione. Per questa ragione, la virtualizzazione delle delimitazioni necessita di un tipo di resistenza del tutto differente dalla semplice durezza. Abbandonando la solidit materiale, la delimitazione virtualizzata trova altrove la sua consistenza. Materialmente, questo significa che le sostanze utilizzate devono non tanto opporsi alla forza che vuole attraversarle, quanto assorbirne lenergia, in modo tale che essa si esaurisca nel suo stesso movimento. Il caso pi indicativo quello del filo spinato. La nozione di elasticit
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Ivi, p. 30 del Mmoire. Ivi, pp. 17 e 18 del Mmoire.

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implica, pi precisamente, che la delimitazione non cerchi di opporsi alla forza che tenta di oltrepassarla, ma faccia giocare questa forza contro se stessa. Nel progetto panoptico ci si traduce nella ricerca di una influenza sullanima al fine di controllare le forze del corpo. Lefficacia della compartimentazione non essenzialmente fisica, ma psichica. Non un potere sui corpi a impedir loro di fuggire oppure di provocare disordini, bens un potere esercitato sulla psiche (esprit). Questo potere consiste nellinteriorizzazione mentale della sorveglianza, in modo che, sentendosi permanentemente sorvegliato, il detenuto si comporti secondo le norme che gli sono state imposte. Ancor pi in dettaglio, il sistema dellispezione pu rivolgere la forza del detenuto contro il detenuto stesso, facendo leva sulla natura del suo interesse.
La douceur nest pas moins prsente que la coercition; tel point que, vinton vous demander qui a le plus intrt souhaiter son adoption, vous seriez sans doute en peine de trancher si ce sont les malfaiteurs eux-mmes ou ceux pour la protection desquels les malfaiteurs sont renferms11.

E si tratta proprio di rendre inutile lusage des fers12, grazie alla quarta caratteristica della virtualizzazione della reclusione di fatto la prima e pi centrale caratteristica, allo stesso tempo indispensabile e ricercata: la reattivit della sorveglianza. Linspecteur invisible lui-mme rgne comme un esprit; mais cet esprit peut au besoin donner immdiatement la preuve dune prsence relle13.Si insiste troppo spesso sulla dimensione eterea della sorveglianza panoptica, talmente interiorizzata dai detenuti da poter funzionare automaticamente, quasi senza sorvegliante e senza concreti interventi. Ma di fatto lessenziale non consiste in questo, bens nel rapporto ideale tra la pregnanza (psichica) e la manifestazione psichica del potere di ispezione, tra la permanenza dei suoi effetti e la puntualit delle sue manifestazioni, tra lefficacia e il costo. Avremmo cos un rapporto a tre termini: la repressione psichica, la manifestazione sensibile del controllo e linteriorizzazione psichica della sorveglianza. Il rapporto ideale tra questi tre termini disegna una piramide. Ci che pi importante, la base, corrisponde alla dimensione puramente psichica del controllo dei comportamenti, che deve essere il pi possibile esteso, permanente e intenIvi, pp. 115-116. Ivi, p. 116. 13 Ivi, p. 8 del Mmoire.
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158 Olivier Razac so. In mezzo ci sono i richiami alla presenza della sorveglianza mediante segnali sensibili. Un passaggio spesso dimenticato del Panopticon descrive precisamente il sistema di tubi che deve poter trasmettere il suono da ciascuna cella alla torre di sorveglianza e viceversa. Questo in modo da poter ascoltare ci che si vede senza essere ascoltati, ma anche in maniera tale da poter indicare seccamente a voce ogni scarto dalla norma. Infine, il vertice corrisponde allesercizio psichico della violenza repressiva sullindividuo recalcitrante, ma questo non altro che un punto senza estensione, nella misura in cui, teoricamente, il dispositivo non ha bisogno dellesercizio di questa violenza fisica14. Ultima caratteristica, la gestione moderna dello spazio implica la ricerca di uneconomica propriamente politica. Da qui lesigenza tattica della discrezione. Da un punto di vista operativo, la discrezione permette di proteggere dalle aggressioni le delimitazioni fragili, poich sono virtualizzate. Da un punto di vista simbolico, essa consente di mascherare o di rendere eufemistico lesercizio del potere. Lobiettivo del Panopticon di accrescere cos considerevolmente gli effetti di potere da diminuirne il costo politico. Infatti, questo spazio speciale tutto il contrario di un non-luogo. Deriva da qui, per Bentham, limportanza di organizzarne il carattere pubblico, in particolare grazie alle visite regolari della popolazione. Il Panopticon non dovrebbe infine distinguersi dallo spazio pubblico se non per la particolare intensit del funzionamento dei meccanismi disciplinari che organizzano daltronde tutta la societ. importante notare che tutte queste caratteristiche sono collegate e si sostengono vicendevolmente. La leggerezza permette leconomia, la mobilit e la discrezione, ma presuppone allo stesso tempo la plasticit, che riposa infine sulla reattivit di una costrizione il cui ideale quello di non doversi mai attualizzare. Tenendo presenti queste caratteristiche, pertanto, non appare pi contraddittorio parlare di virtualizzazione della reclusione, dal momento che non la si limita a una semplice de-materializzazione, ma al contrario la si considera una potenzializzazione dellesercizio spaziale del potere. Lo spazio organizzato in modo da renSaremmo tentati di percepire larticolazione di queste tre modalit di azione a immagine della tripartizione che opera Foucault in Scurit, territoire, population. Cours au Collge de France, 1977-1978, Seuil/Gallimard, Paris 2004; trad. it. Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al Collge de France (1977-1978), Feltrinelli, Milano 2005. La punta del triangolo sarebbe il castigo della legge, la parte intermedia rappresenterebbe gli incessanti richiami allordine della disciplina e la base del triangolo linteriorizzazione del controllo. Ci renderebbe il Panopticon un dispositivo ibrido, che esemplifica perfettamente la modernit.
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dere inevitabile, in caso di scarto dalla norma, la reazione fisica del potere deve consentire una dissuasione psichica assolutamente efficace.
Le chtiment, mme sous ses formes les plus affreuses, perd son caractre odieux lorsquil est dpouill de cette incertitude sans laquelle le sclrat le plus endurci ne sexposerait pas ses coups15.

Se si accetta questa concezione della virtualizzazione, la sorveglianza elettronica mobile rappresenta una forma di reclusione o di limitazione della libert quasi perfettamente virtualizzata. In primo luogo, i limiti delle zone di esclusione o di inclusione sono puramente immateriali, essendo ritagliati senza spostare un grammo di materia. Basta tracciarli con un mouse sullo schermo di un computer di controllo del polo PSE-PSEM. Il software di sorveglianza fornisce una carta informatizzata del territorio associata a una griglia temporale. Il sorvegliante PSE-PSEM incaricato di trascrivere su questa carta le decisioni della magistratura di sorveglianza. Ad esempio: Zona di inclusione: Non uscire dalla residenza [X, a tal indirizzo] (raggio di 01 km). Durante la settimana: prima delle ore 07.00-dopo le ore 20.00. Nel fine settimana e nei giorni festivi: prima delle ore 07.00-dopo le ore 21.00. Zona di esclusione: Non recarsi presso: [tale citt] (raggio di trenta chilometri attorno a questo comune). La trascrizione di questi obblighi spaziali prende la forma di un cerchio fatto da pixel blu intorno alla collocazione segnata sulla carta e di un cerchio rosso intorno alla citt e ai suoi dintorni. In secondo luogo, a ciascun caso corrispondono limitazioni particolari tracciate sullo spazio geografico informatizzato, pubblico e privato, senza che questo spazio sia in alcun modo concretamente modificato una circostanza su cui occorre insistere. Da questo punto di vista, le possibilit di individualizzazione delle costrizioni spaziali sono numerose: linterdizione di tutto il territorio eccetto una citt, linterdizione di avvicinarsi al domicilio della vittima allaltro capo della Francia, etc. Del resto, possibile modificare queste zone o aggiungerne delle nuove solo con qualche clic del mouse (anche se questo richiede una decisione giudiziaria). Non c quasi alcun freno tecnico alla mobilit o alladattabilit delle delimitazioni informatizzate, con una velocit quasi istantanea e a costo zero. In terzo luogo, lefficacia dellinterdizione non dipende assolutamente dalla resistenza dei materiali, poich non vi nulla di fisico a impedire di
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Ivi, p. 116.

160 Olivier Razac entrare o uscire dalle zone definite. Queste delimitazioni sono in qualche modo indistruttibili, visto che non c niente da distruggere. La loro solidit dipende dallinteriorizzazione dei propri obblighi da parte del sorvegliato, che non ha nessun interesse a violarli, sotto pena di vedere revocata questa misura e dunque di essere nuovamente incarcerato. Analogamente al principio del Panopticon, i limiti de-materializzati traggono la loro consistenza dalla semplice possibilit dellazione materiale del potere sotto forma della reclusione dietro le concrete mura della prigione. La violenza virtuale una potenzializzazione della violenza psichica, pi comunemente chiamata una minaccia.
Lui sa che cos la galera, non ha voglia di ritornarci, davvero! C stato otto giorni Ha perso cinque chili in otto giorni. Eh s! Proprio cos! stato estremamente brutto ritornarci, molto brutto! Oh! Tutto questo lavora nel senso giusto (CIP, Conseiller dinsertion et de probation)16.

In quarto luogo, lefficacia del dispositivo riposa sulla reazione automatica della sorveglianza. Si tratta innanzitutto di un allarme sonoro prodotto dal ricevitore portatile (corredato da un breve messaggio visivo); poi, se lindividuo possiede un cellulare, arriva una richiesta telefonica di spiegazioni; e infine, nel caso in cui egli non raggiunga una zona autorizzata, sono allertate le forze dellordine, che lo ricercano come un evaso, coadiuvate dalle informazioni del dispositivo di geo-localizzazione. Tale risposta graduata assimilata da un individuo che sa di essere permanentemente sorvegliato (o piuttosto localizzato), cos che egli non possa dimenticare questa sorveglianza, e quindi non possa avere alcun dubbio circa la reazione fisica del dispositivo. Infine, non soltanto la chiusura di queste zone discreta, ma anche semplicemente invisibile. Non esiste che per la persona che porta il braccialetto, sotto forma della rappresentazione che tale persona se ne fa e, pi concretamente, sotto forma di segnale di avvertimento sonoro che scatta quando oltrepassa una soglia proibita. Lo stesso braccialetto si nasconde in modo relativamente facile sotto i vestiti. Il ricevitore portatile, almeno fino a un certo punto, non identificabile nella sua funzione. cos che diGli estratti di queste interviste provengono dalla ricerca gi menzionata. I conseillers dinsertion et de probation (CIP) fanno parte del personale dellamministrazione penitenziaria francese, incaricati, tra le altre cose, del controllo delle persone nello spazio aperto [en milieu ouvert].
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viene possibile esercitare una violenza spaziale concreta, ovvero il controllo degli spostamenti di un corpo, senza che questa violenza possa essere percepita o mostrata attraverso gli strumenti che la consentono. Le mura della prigione o, meglio, il filo spinato, potevano simboleggiare adeguatamente la violenza dellincarcerazione. Il semplice ricevitore GPS o anche il braccialetto in plastica non rappresentano in alcun caso la specificit di una incarcerazione virtuale. Tanto pi che il perfezionamento delle tecnologie utilizzate non smette di rendere pi leggeri i referenti materiali di questo controllo psichico. La virtualizzazione e leffetto panoptico tout instant, ayant motif de se croire surveill, et nayant pas les moyens de sassurer du contraire, il croie quil en est ainsi17. La funzione del Panopticon di assicurare lomniprsence apparente de linspecteur18. Una sorveglianza classicamente intesa, ovvero uno sguardo diretto sulloggetto sorvegliato, non pu essere realmente totale, nella misura in cui esistono sempre degli angoli morti e delle zone dombra. Questi difetti impliciti nella sorveglianza, e cio la capacit da parte del sorvegliato di nascondere qualcosa, sono tanto pi importanti quanto pi il sorvegliato in possesso di informazioni sul dispositivo di sorveglianza. Nel caso pi semplice, egli stesso pu osservare il sorvegliante che lo osserva, e pu approfittare di ogni sua pi minima dfaillance. Pi conosce il funzionamento esatto del dispositivo le sue zone di azione e il suo regime temporale, le sue procedure e i suoi limiti pi pu sfruttarne le mancanze. Lidea architettonica del vedere senza esser visti consisteva quindi nel privare il sorvegliato di ogni informazione circa il funzionamento dellispezione che poteva essere da lui sfruttata in qualche modo. Tale idea consiste nella creazione della pi grande dissimmetria possibile di conoscenze: tutto da una parte, niente dallaltra. Nel Panopticon architettonico, questa dissimmetria della conoscenza prodotta dalla creazione di unottica artificiale, il cui segreto essenzialmente quello di permettere uno sguardo indiretto. Ma si tratta pur sempre di raggi di luce, o di onde sonore, che nonostante tutto assicurano un
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J. Bentham, op. cit., p. 98. Ivi, p. 111.

162 Olivier Razac contatto fisico tra il sorvegliato e il sorvegliante. Questo significa che il sorvegliato sa quali informazioni fornisce, poich si tratta di quel che il suo corpo d a vedere e a intendere. Egli sa pure come queste informazioni sono ricevute e trattate, visto che il sorvegliante ha solo due occhi e due orecchie come le sue, ed dunque sullo stesso piano di realt. Con la sorveglianza elettronica e il superamento dellottica, la dissimmetria dellinformazione compie un balzo in avanti. Non si tratta pi di creare semplicemente un differenziale sullo stesso livello, quello della propagazione della luce o del suono, ma di creare un salto da un piano a un altro, dal piano fisico della percezione al piano delle informazioni computerizzate. Il dispositivo tecnico si frappone tra il sorvegliato e il sorvegliante, traduce degli elementi di un comportamento in informazioni digitali percepite da un ispettore assente dalla scena che osserva. Oltre alla certezza panoptica di essere osservati, la sorveglianza elettronica crea una incertezza sulla natura di questa osservazione. La nozione di interiorizzazione della sorveglianza deve quindi essere precisata. Leffetto psicologico ricercato dal Panopticon architettonico gi di fatto pi intenso di una semplice interiorizzazione: si tratta di produrre una forma di paranoia della sorveglianza, ovvero la credenza non razionale di essere permanentemente sorvegliati da unistanza malevola (almeno per colui che vorrebbe contravvenire alle norme di comportamento imposte). La sorveglianza elettronica, dal canto suo, sembra favorire presso certuni un forte senso di persecuzione. I sorvegliati hanno solo unidea molto vaga della potenza reale del dispositivo. A causa di ci, essi tendono in tutta evidenza a immaginare una sorveglianza molto pi estesa di quella che realmente .
Man mano scoprivo il funzionamento del materiale. E quindi questo ha permesso di poter rispettare le proibizioni che ho per certe cose, che non devo andare ai giardini pubblici per via di questaffare e tutte queste cose qua []. Nei giardini pubblici non ci devo andare quindi, senn qua scatta automaticamente, ecco! (Sorvegliato).

Inutile dire che non cos, perch resta tecnicamente molto difficile definire ogni giardino pubblico di una citt come zona desclusione. Tuttavia, nessuno ha fatto qualcosa per disingannare questo sorvegliato. Un simile vantaggio tattico inerente al dispositivo tecnico non pu che essere strumentalizzato dagli agenti incaricati del controllo (conseillers dinsertion

La sorveglianza elettronica: lutopia panoptica rinnovata 163

et de probation e sorveglianti PSE-PSEM), qualunque sia del resto la loro buona volont.
La zona dinclusione casa sua []. Ha attorno 160 metri, ed molto. [] E giustamente labbiamo appena scoperto grazie alla seconda indagine di fattibilit sul suo nuovo domicilio []. Questo vuol dire che anche se a casa sua pu andare a comprare il pane se ce lha di fronte! Vede? Lui non ne sa niente. E non che questo sia un male! (CIP).

Tuttavia, non bisogna sopravvalutare laffermazione di Bentham, secondo cui il Panopticon potrebbe funzionare anche senza che nella torre centrale ci sia qualcuno, poich la sorveglianza interiorizzata dai detenuti. Questo non che un caso limite, un punto ideale, che consente a Bentham di esprimere lessenza del suo progetto: esercitare un potere sulla psiche (esprit). Daltronde egli insiste sul fatto che, in concreto, i detenuti dovrebbero essere realmente posti sotto sorveglianza per la maggior parte di tempo possibile. Plus un individu donn se trouvera, un moment donn, sous surveillance, et dautant plus fort, dautant plus intense sera son sentiment quil en est ainsi19. Poich anche nel cerchio panoptico, certuni potrebbero per qualche istante sfuggire alla vigilanza dei guardiani. Quindi, lexprience, nourrie dabord de lgres transgressions, et se dveloppant, proportion de ses succs, vers des actes de plus en plus considrables, ne peut manquer de lui enseigner la diffrence entre une surveillance relche et une surveillance stricte20. Lispezione panoptica, per come la sognava Bentham, tecnicamente realizzata dalla sorveglianza elettronica (in particolare dallo PSEM). A monte dellinteriorizzazione della sorveglianza da parte di chi vi sottoposto e che ne recepisce mentalmente gli effetti (lonnipresenza apparente), il dispositivo tecnico permette effettivamente di non perderlo di vista, di registrarne tutti gli spostamenti e di segnalare automaticamente tutte le infrazioni, ovvero di assicurare la prsence relle21 dellispettore. Lautomatizzazione psichica del funzionamento del potere di sorveglianza qui
Ivi, p. 110. Ce qui, ici, nest pas moins important, cest que, pendant la plus grande proportion de temps possible, chaque individu soit en fait sous surveillance. Il en dcoule que dans toutes les applications du principe, linspecteur peut avoir lassurance que la discipline a prcisment leffet qui lui est assign; ivi, p. 109. 20 Ivi, p. 110. 21 Ivi, p. 111.
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164 Olivier Razac raddoppiata, sempre gi verificata dalla sua automatizzazione tecnica, non certo perfetta restano delle zone dombra ma considerevolmente pi compiuta rispetto alla sua forma architettonica. Daltro canto, Bentham insiste sulla necessit di ricordare regolarmente la presenza dellispettore, attraverso la voce o la reazione fisica. Lo PSEM non smette di manifestarsi allattenzione del sorvegliato, in modo che difficilmente egli possa dimenticarne la presenza questo che ne assicura la pregnanza. Il sorvegliato concretamente il portatore della situazione di potere sotto forma del braccialetto alla caviglia e del ricevitore che deve mantenere su di lui secondo una precisa modalit (alla cinta o a tracolla). Il ricevitore emette numerosi allarmi sonori che non sono necessariamente dovuti a mancanze; in particolare, ci si verifica quando c una perdita di segnale (parcheggi sotterranei, centri commerciali, sale cinematografiche, etc.). Bisogna stare attenti alle differenti informazioni emesse dal ricevitore in modo da rispondervi rapidamente. Bisogna anche ricaricarlo regolarmente. Tutte queste costrizioni, che non sono direttamente imposte dalla legge ma che si riferiscono pi in generale alla costrizione del braccialetto, e tra cui ve ne sono alcune soggette a un certo malfunzionamento, hanno come effetto quello di manifestare la presenza reale dellispettore.
Eh s, ci sono riuscito con questa disciplina! Sono riuscito a quando mettiamo che scatta. Bene! La prima cosa che faccio, mi dico Oh! Attenzione! e provo a non farlo scattare. Eh, ma non sempre possibile! A volte scatta quando ce lho in tasca. Bene! Certe volte scatta anche quando non dovrebbe. Vado fuori e scatta. E quindi non funziona bene, per questo che ci sono certe piccole costrizioni cui bisogna fare attenzione. Si deve stare allerta! (Sorvegliato).

Appare qui una sfumatura importante della virtualizzazione dellesercizio del potere intesa come de-materializzazione, come sparizione delle costrizioni materiali. Leffetto psichico dello PSEM indissociabile dalla sua presenza fisica, dalla sua materialit e dal suo peso.
Non so fino a che punto tutto ci non diventi una protesi. Quando si parla di interiorit del dispositivo con gli orari, con le zone di esclusione. Senza dubbio interiorizzato mentalmente, di certo per lui. cos che pu Pu funzionare solo cos. E credo che ci sia un rapporto con lapparecchiatura tale per cui essa deve diventare parte integrante, o quasi, del corpo. pi di un anno che porta il braccialetto (CSIP, Chef de service dinsertion et de probation).

La sorveglianza elettronica: lutopia panoptica rinnovata 165

tre incessamment sous les yeux dun inspecteur, cest perdre en effet la puissance de faire le mal, et presque la pense de le vouloir22. La finalit del Panopticon non essenzialmente repressiva. Non si tratta di combattere e nemmeno di impedire lazione di un individuo, ma di far s che un certo tipo di azione non abbia luogo perch risulta impossibile progettarne lazione. Questo effetto preventivo ottenuto grazie a un gioco sul calcolo degli interessi effettuato dallindividuo in quanto soggetto razionale. Qual linteresse del detenuto? Quello di trovarsi, a fronte di una infrazione, dinnanzi a una inevitabile repressione fisica del dispositivo, oppure quello di approfittare della mitezza del suo normale funzionamento? Il dispositivo panoptico ha la funzione di catturare questo gioco di interessi attraverso il gioco dellispezione. In termini benthamiani, dal momento che la sorveglianza non perfetta, lindividuo inteso come soggetto razionale effettua necessariamente un calcolo del rischio per ogni azione che vuole intraprendere. Egli si chiede se valga la pena tentare di fare questo o questaltro. A causa di ci, il dispositivo di controllo conserva un ruolo repressivo, quello della capacit che gli propria di impedire tale azione. Vi unopposizione tra il fare potenzialmente del male, ovvero la volont dellindividuo potenzialmente malevolo, e il potere del dispositivo disciplinare di impedire questo passaggio allatto. Se invece lispezione perfetta, e cio se il detenuto inteso come individuo razionale ha la certezza di essere scoperto, non soltanto gli si impedisce di agire, ma anche di chiedersi se valga la pena tentare unazione del genere. Non si pu nemmeno dire che ci sia opposizione tra il sorvegliato e il sorvegliante poich, in quanto essere razionale, il sorvegliato non pu che accettare il funzionamento del dispositivo. A un primo livello, si tratta di una semplice conformit alla norma indotta dalla certezza della reazione repressiva.
Se vuole, in questo periodo di prova, in questo periodo di un anno con il braccialetto, ho avuto un piccolo problema con il [responsabile della residenza]. Ci siamo un po strapazzati luno con laltro, sono andato alla casa circondariale [maison darrt] mercoled pomeriggio e sono ritornato gioved mattina []. Dunque, nella casa circondariale mi hanno tolto il braccialetto []. E dopo stato il sorvegliante del [centro penitenziario] che tornato e me lha riallacciato []. Mi ha detto: Adesso sta a lei fare attenzione a quello che fa e ancora: Pi nessun errore perch senn direzione Lei riparte e ritorna da noi! []. Dentro di me
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Ivi, p. 8 del Mmoire.

166 Olivier Razac


dicevo: Ah! Lho recuperato, adesso sono fuori. Sta a me fare attenzione a non ripetere lesperienza di ritornare nella casa circondariale! (Sorvegliato).

A un secondo livello, che rappresenta la vera finalit panoptica, si tratta di ottenere unadesione allesistenza stessa del dispositivo di ispezione. In Bentham la finalit del Panopticon la maggiore felicit per il pi ampio numero di persone. Sicuramente la felicit dei detenuti irrecuperabili pu benissimo essere sacrificata, senza tuttavia inutili eccessi, ma per gli altri detenuti, la funzione correttrice del Panopticon consiste esattamente nel rformer les murs des personnes dtenues, afin que leur retour la libert ne soit pas un malheur, ni pour la socit, ni pour eux-mmes23. Visto che gli effetti dellispezione sono orientati verso la felicit degli individui sorvegliati, non pi semplicemente questione di conformarsi alla norma per impotenza, restando di per s recalcitranti, ma di identificare il proprio interesse con il funzionamento del dispositivo, nella misura in cui non pi possibile concepirne la differenza.
Se si lavora [], appena si finisce il lavoro, hop! Si rientra a casa, ma l non si pu dire: Beh, andiamo a fare un giro per la citt! No! Non si pu []. E poi dopo non funzionerebbe mica. Si prenderebbero delle cattive abitudini, non funzionerebbe, bisogna rispettare le Ci danno fiducia, bisogna che noi gli si possa dire: Ecco! Abbiamo ben meritato la fiducia! (Sorvegliato).

Lo scopo del Panopticon era di rendre inutile lusage des fers24 e, per estensione, permettere una forma di sanzione non afflittiva, quasi non punitiva. Una forma di trattamento che potrebbe modificare gli individui senza utilizzare la tortura, attraverso un gioco sulla loro psiche mediante un controllo morbido sui loro corpi. Tuttavia, gi nel 1819, il filantropo della Socit royale des prisons tende a respingere lorganizzazione panoptica in virt della priorit accordata alla riabilitazione del detenuto. Sans doute, linspection est plus facile mais elle est aussi, pour le dtenu, plus pnible, plus gnante, plus honteuse: il ne peut un moment se drober cette contrainte fatigante; il doit shabituer un systme continuel dhypocrisie ou de proccupation25. Il Panopticon, se permette di evitare le catene,
Ivi, p. 6 del Mmoire. Ivi, p. 116. 25 Laborde, Rapport S.E. Le ministre de lintrieur sur les prisons de Paris et sur les amliorations dont elles sont susceptibles, citato da Catherine Duprat in M. Perrot, Limpossible prison, Seuil, Paris 1980, pp. 98 e 99.
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La sorveglianza elettronica: lutopia panoptica rinnovata 167

possiede il proprio regime penale, pi difficile da afferrare e da rappresentare, a causa della virtualit della sua azione. Si tratta innanzitutto di una sofferenza che spesso si definisce psichica, ma che si manifesta invece attraverso una sofferenza fisica che comunemente chiamata stress. Lo stress legato allapparente onnipresenza dellispettore.
Allora, un tipo che di base abbastanza ansioso, quindi si controlla quasi ogni cinque minuti per vedere se non lha perso! [] Ha dei problemi a restare sereno con questaffare perch ha sempre limpressione di averlo perduto, che lo stiano per chiamare, che i gendarmi stiano per arrivare! (CIP).

E si tratta anche dello stress legato alla minaccia permanente della repressione, e per il sorvegliato questo equivale alla prigione.
questo che stressante. Bisogna sempre giustificarsi perch si arriva in ritardo [la persona interrogata simula un dialogo con il sorvegliante PSE-PSEM]: Beh s! Ma ero l, Ah, s! Ma lei lo sa che ha degli orari?, Beh, s! Ma ascolti! Sono partito un po in ritardo, ecco tutto. Non vedo cosa ci sia di male!, Beh, no, ma il giudice che decide []. E va bene! Fino ad ora ho comunque evitato due reincarc reincarc reincarc va bene! Oh! Ci arrivo! Reincarc uff [Domanda:] cerazioni? [Risposta:] Grazie! (Sorvegliato).

Questo stress accentuato dalla creazione di situazioni di urgenza dovute al dispositivo di controllo, che induce comportamenti dettati dallo spavento, se non, talvolta, addirittura dal panico.
Beh! Per gli orari. Quando sono al lavoro va bene! Beh, mi dico: Bisogna rientrare Come ieri che ho avuto un problema visto che bisognava integrare le ore di lavoro rispetto al mio Siccome non cerano treni, mi sono detto che avrei fatto lautostop e, alla fine, successo che sono rientrato un po tardi! (Sorvegliato).

Lispezione permanente legata ad obblighi spaziali e temporali, non gi in una situazione detentiva, ma in un ambiente libero, produce una intensificazione importante dello stress legato alla vita quotidiana. Essa produce situazioni di urgenza, drammatizzate dalla minaccia dellincarcerazione. Induce, infine, una pressione psichica continua che pu portare al collasso degli individui gi di per s fragili.

168 Olivier Razac


Si vede che si tratta di qualcuno che vuole sempre fare bene, ed ecco Bisogner vedere limpatto psicologico Ad ogni modo, li si rende ancora pi forti, forse [risate] (CIP).

Ma questo regime penale cos particolare, cos spirituale, di castigo, forse non nientaltro che la vera modernit della pena per come la tecnologia permette finalmente di raggiungerne la purezza. quello che Bentham afferma con una forza carica di unambiguit che lascia di certo turbati26, e che Tocqueville esprime con la pi grande chiarezza.
Linterno delle celle di Philadelphia ci ha presentato un colpo docchio totalmente nuovo e pieno diinteresse. Il detenuto che vi rinchiuso gode generalmente di buona salute, ben vestito, ben nutrito, dorme bene, ha alla sua portata una serie di beni fisici che mai fino ad allora ha avuto a disposizione ed felice di riconoscerlo. Tuttavia, egli profondamente infelice; il castigo tutto intellettuale che gli inflitto getta nelle profondit della sua anima un terrore pi profondo delle botte e delle catene. proprio cos che una societ illuminata e umana deve voler punire? La pena qui nello stesso tempo la pi dolce e la pi terribile che sia mai stata inventata; si rivolge solo alla mente delluomo, ma esercita su di lui un incredibile dominio27.
Traduzione dal francese di Orazio Irrera

Olivier Razac cole nationale dadministration pnitentiaire (NAP) orazac@yahoo.fr

Confin dans une de ces cellules, son moindre geste, la moindre expression de son visage capts tout moment, quelle raison invoquerait-on pour soumettre [la rigueur des fers] mme le sclrat le plus furieux? Ayant toute libert de mouvements dans lespace qui lui est allou, que pourrait-il faire de pire pour passer sa rage que de se jeter le crne contre les murs? Et qui dautre que lui aurait ptir de ce dchanement de violence? Il ne pourrait tre gnant que pour loue (gne laquelle, au demeurant, les fers sont bien incapables de remdier) et, alors, sil ne veut point se rendre la raison, le billon suffirait le rduire au silence tout la fois mthode naturellement efficace et chtiment, dont la seule perspective serait probablement assez puissante pour quelle nait pas tre applique; J. Bentham, op. cit., p. 116. 27 A. de Tocqueville, citato in M. Perrot, Les ombres de lhistoire. Crime et chtiment au e XIX sicle, Flammarion, Paris 2003, p. 152.
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Il dispositivo di Shanghai.
Urbain, trop urbain1

Una lettura del Loto Blu di Herg

Il Loto Blu viene composto tra il 1934 e il 1935 da Herg e dal giovane

studente cinese Tchang Tchong-jen. Appare poi a puntate su Le Petit Vingtime. In esso, la citt di Shanghai degli anni trenta, delle concessioni, del commercio internazionale e del traffico doppio, costituisce il teatro principale delle avventure di Tintin. Allepoca di Herg, Shanghai ancora una citt cosmopolita, la perla dOriente, la Parigi del sud-est asiatico. Evidentemente, tra la citt cinese, la sua storia reale e la trasposizione della quale oggetto nelluniverso del fumetto, si instaurano molti scarti e adattamenti. Se le concessioni, a Shanghai, trovano la propria origine nella Guerra delloppio e nel trattato di Nanchino (1842), che obbliga la Cina ad aprire Shanghai al commercio occidentale2, tuttavia i giapponesi non si preoccuperanno mai del traffico doppio, contrariamente al quadro che lo sceneggiatore traccia intorno alla fumeria del Loto Blu. Del resto, Herg traspone a Shanghai loccupazione giapponese di Mukden, a nord della Cina. Lincidente di Mukden, nel 1931, rilancia infatti lantagonismo sino-giapponese; il preludio alla seconda guerra tra i due paesi, nel 1937. Certo, nel gennaio del 1932 lesercito giapponese ha bombardato Zhabei, il quartiere industriale di Shanghai; ma la battaglia di Shanghai, che segna lingresso delle truppe giapponesi nella citt, avr luogo solo alla fine dellestate del 1937. Nel 1941, le truppe giapponesi prenderanno possesso
Urbain, trop urbain (www.urbain-trop-urbain.fr) un collettivo editoriale. Alla redazione del presente articolo hanno contribuito Matthieu Duperrex (filosofo di formazione, giornalista specializzato in urbanismo e dinamiche urbane e redattore capo di Urbain, trop urbain); Claire Dutrait (insegnante di lettere alluniversit di Toulouse 2-Le Mirail e co-fondatrice della piattaforma Urbain, trop urbain); Franois Dutrait (professore di filosofia e membro del comitato editoriale della piattaforma Urbain, trop urbain). Ringraziamo Jean-Pierre Valla e Andrea Mubi Brighenti per i loro consigli avveduti, e Benot Peeters per il suo incoraggiamento. 2 La concessione francese conosce la propria prima delimitazione nel 1849. Frutto della fusione della concessione inglese e di quella americana, nel 1863, la concessione internazionale principalmente diretta dagli inglesi. Per una storia delle concessioni, si veda lopera di Marie-Claire Bergre, Histoire de Shanghai, Fayard, Paris 2002.
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materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 169-186.

170 Urbain, trop urbain della concessione internazionale3. Allepoca della creazione del Loto Blu, il Giappone si appena ritirato dalla Societ delle Nazioni (1933), e Herg manifesta una posizione risolutamente antinipponica e paradossalmente anticolonialista, in contrasto con la sua produzione anteriore. Il testo che segue vuole essere semplicemente un saggio, nel senso di un tentativo di applicare a un corpus insolito un gioco di concetti elaborato da Michel Foucault attraverso la propria opera, in contesti abbastanza differenti: libri, corsi, interviste. La scelta di leggere questo fumetto disegnato da Herg con laiuto di Foucault non arbitraria, perch i concetti ai quali facciamo riferimento o piuttosto, questa serie di giochi linguistici sono stati elaborati quasi sempre a partire dallosservazione e dallanalisi di pratiche sociali che si manifestano, lo sappiamo, attraverso discorsi Ma questa scelta teorica, che (come vedremo in seguito) funziona a livelli diversi, non ci mette al riparo dallesercizio di stile. Noi assumiamo la dimensione ludica di questa filosofia applicata: il fumetto non una pratica seria; per definizione, lautore e, ancora di pi, il lettore del fumetto sono irresponsabili4. La parola gioco rimanda qui a tre piani: il gioco legato alla costruzione di un fumetto come apparato tecnico per il racconto; il gioco concettuale elaborato da Foucault, che rigetta ogni sistema; e infine il nostro gioco, che si sforza di spingere il pi lontano possibile lapplicazione di questi concetti, per cogliere al meglio ci che il gioco finzionale del fumetto pu dirci sullo spazio urbano, sui rapporti di potere e sulla costituzione del soggetto. In questo tentativo di articolare una serie di concetti a un corpus dato c qualcosa di forzato, al quale si potrebbe giustamente replicare un non serio. Tuttavia, precisamente a questo livello che noi accettiamo di giocare, purch questo gioco funzioni e illumini la citt contemporanea. In ultima analisi, il valore dellesercizio interpretativo risiede nella sua stessa pratica: in quanto praticanti della citt, attraverso griglie di scrittura che siamo chiamati continuamente a rielaborare (grazie alla tecnologia digitale5), ci che ci convince
Le due concessioni saranno restituite al governo di Wang Jingwei nel 1943. Irresponsabilit da intendere come rifiuto dellesigenza di coincidenza esatta con la realt (scienza) e come rifiuto della ricerca ad ogni costo del vero (filosofia): larte in generale, e larte della finzione in particolare, pu svincolarsi da queste due esigenze Perch? Questo il problema. Parafrasando Nietzsche, potremmo dire che la responsabilit dellarte la sua irresponsabilit, larte superficiale attraverso la profondit. 5 Si veda la nostra attivit regolare di scrittura della citt su www.urbain-trop-urbain.fr e la nostra rivista elettronica, il cui primo numero consacrato a Shanghai: www.nocityguide.com.
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Il dispositivo di Shanghai. Una lettura del Loto Blu di Herg 171

la facilit con la quale possibile servirsi dei concetti foucaultiani per far emergere la modernit e la profondit di sguardo che caratterizzano questopera di Herg. Lo faremo sviluppando tre punti: la Citt, il Potere, il Soggetto. Shanghai qui il nome di un dispositivo, che non si tratta di far coincidere con unidentit urbana coloniale o postcoloniale: sono le poste in gioco della pratica urbana di Tintin a Shanghai che ci interessano, in questa sede, e che consideriamo particolarmente significative per la citt contemporanea. Come scrive la specialista dellurbanismo di Shanghai, Franoise Ged, per Tintin [], questa citt che diviene moderna dove leggi, sicurezza e disciplina si combinano con la riconquista delle libert non che un insieme di prove, di fronte alle quali egli sa moltiplicare travestimenti e pratiche da hacker ante litteram, parassitando i reticoli per resistere pi efficacemente6. la possibilit stessa di tale postura delleroe di Herg che ci interessa; questo che la conoscenza di Foucault pu aiutarci a tematizzare rigorosamente. La rappresentazione della citt Anche se Herg non esente da qualche clich sulla Cina, lascia comunque stupiti limmagine che restituisce della citt di Shanghai: egli non conserva nulla del cosmopolitismo che costituiva lidentit urbana di Shanghai, e che vi contribuisce grandemente ancora oggi. Nessun fabbricato classico delle rive del fiume Huangpu il famoso Bund, essenzialmente costruito dagli inglesi nessun albergo o edificio caratteristico della concessione internazionale rappresentato nel fumetto. Nessuno scenario della Shanghai degli anni trenta sopravvive nellillustrazione. Latmosfera spesso notturna, il che un po un paradosso per la linea chiara: ci sono pennellate grigie e aloni di luce, pioggia, alcuni luoghi sordidi o in transizione Ancora dal punto di vista del paesaggio urbano7, nel fumetto non si vede mai una facciata intera, ma solamente degli angoli di tettoie orientali,
F. Ged, Shanghai, trop Shanghai le mugissement des sirnes, in Urbain, trop urbain (a cura di), Shanghai N City Guide, 2011, p. 614 (www.nocityguide.com). 7 Per questa nozione, si veda Ph. Panerai, J.-C. Depaule e M. Demorgon, Analyse urbaine, Parenthses, Marseille 2005.
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172 Urbain, trop urbain tegole verniciate, curve. I muri sono lelemento urbano pi presente8. La citt tradizionale gi rosicchiata e investita dalla citt industriale. La via oscura, Tai Pin Lou la via della Pace, in italiano assume laspetto di un terreno sfumato, di zona [p. 12]9. Si scorgono le ciminiere delle fabbriche sullo sfondo della scena di questo spazio in transizione. Analogamente, una fotografia di fabbriche ultramoderne situate lungo il fiume appesa al muro dellufficio del capitalista Gibbons [p. 35]. Dei dintorni di Shanghai, infine, vediamo soprattutto la strada di Nanchino e il suo paesaggio di pianura alluvionale piuttosto immaginaria Ma i due rivali di questavventura, Mitsuhirato e Wang Jen-Ghi, abitano in periferia, al di fuori della cinta della citt. Anche qui, del resto, Herg si concede alcune libert: questa cinta fortificata non esisteva pi a Shanghai10. Per quel che concerne lanimazione della citt, invece, i mezzi di trasporto nel fumetto presentano una straordinaria variet, anche in rapporto alla produzione di Herg: bicicletta, risci, automobile, tram, automitragliatrice addirittura, e molto altro che inutile enumerare in questa sede. A tale animazione, Herg e il suo collaboratore aggiungono, perfino pi di quanto fosse necessario, una folla di elementi pittoreschi, che contribuiscono a unecologia grafica di Shanghai tra le pi ricche11. La Shanghai del Loto Blu si contraddistingue infatti per lonnipresenza del segno, dellinsegna, del simbolo, della pubblicit, dello slogan, del manifesto, del cartellone, degli ideogrammi, dei neon, banderuole, kakemono, e cos via. Lintrusione della pubblicit nello spazio urbano, per esempio per i beni di consumo moderni quali le lampadine Siemens [p. 5] o le sigarette Dragone doro [p. 32], va di pari passo con alcune deviazioni poetiche, popolari, o perfino con slogan politici che invitano a boicottare i prodotti giapponesi. Ultimo tratto che rileveremo: la citt popolosa, di una popolazione indaffarata e variopinta. I piccoli mestieri della strada sono rappresentati
Saremmo tentati di aggiungere che lo sono ancora oggi, e non soltanto nella cinta dei Lilongs tradizionali: la distruzione dei quartieri tradizionali per fare spazio a nuove operazioni immobiliari viene spesso compiuta al riparo dei muri. 9 Utilizziamo le parentesi quadre, nel corpo del testo, per indicare la paginazione dellalbum pi diffuso in commercio, ovvero quello pubblicato da Casterman a partire dal 1974. 10 stata distrutta nel 1912. 11 Lecologia grafica una nozione sviluppata da Jrme Denis e David Pontille nel corso della loro inchiesta consacrata agli ambienti della mobilit, e in particolare alla RATP: Petite sociologie de la signaltique, Presses de lcole des mines, Paris 2010.
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Il dispositivo di Shanghai. Una lettura del Loto Blu di Herg 173

qua e l; gli abiti sono svariati; non appena comincia a piovere, gli ombrelli si aprono a grappoli. Herg coglie cos il carattere cangiante della meteorologia di Shanghai. Considerato quello che Herg mostra della citt in un primo tempo, potremmo dire, come il nostro eroe, che non abbiamo imparato molto a Shanghai [p. 14] Tuttavia, se approfondiamo un po lanalisi della rappresentazione urbana di Shanghai nel Loto Blu, possiamo estrarre dal racconto una serie di elementi davvero istruttivi sulla citt contemporanea. Come se il Loto Blu avesse qualcosa da dirci sulla nostra condizione urbana. Questi elementi, che ci apprestiamo a descrivere, non costituiscono propriamente, nel loro insieme, un sistema della citt. A causa della loro eterogeneit, utilizzeremo piuttosto il termine dispositivo, nel senso attribuitogli da Foucault12. Di quale dispositivo, dunque, Shanghai il nome? Nel prosieguo dellarticolo, metteremo laccento successivamente sullo spazio della citt, poi sullo spazio del fumetto, insistendo specialmente sul processo di soggettivazione che si compie allinterno di simile gioco di spazi. Lo spazio della citt e i reticoli di potere Una delle prime domande che pone il dispositivo di Shanghai, di sapere chi detiene il potere. Da questo punto di vista, Herg ci propone di considerare il governo urbano come sovra-determinato. Abbiamo inizialmente un dittico, dal lato del potere, tra uomini daffari occidentali e giunta militare giapponese. Ma le cose sono molto pi complesse. Da una parte, la sovranit si esercita sempre entro i limiti di un territorio13. Se Shanghai ben circoscritta come spazio fisico, non c tuttavia
Un dispositivo, ovvero, in un reticolo strategicamente orientato, un insieme decisamente eterogeneo, che comporta discorsi, istituzioni, pianificazioni architettoniche, decisioni regolamentari, leggi, misure amministrative, enunciati scientifici, proposizioni filosofiche, morali, filantropiche; in breve, il detto ma anche il non-detto; M. Foucault, Le jeu de Michel Foucault [1977], in M. Foucault, Dits et crits II, 1976-1988, Gallimard, Paris 2001, p. 299; trad. it. di D. Borca e V. Zini, Il gioco di Michel Foucault, in M. Foucault, Follia e psichiatria. Detti e scritti (1957-1984), Raffaello Cortina Editore, Milano 2006, p. 156. 13 Mentre la sovranit si esercita entro i limiti di un territorio, e la disciplina sul corpo degli individui, la sicurezza si esercita sullinsieme della popolazione; M. Foucault, Scurit, territoire, population. Cours au Collge de France. 1977-1978, Seuil/Gallimard, Paris 2004, p. 13; trad. it. di P. Napoli, Sicurezza, territorio, popolazione, Feltrinelli, Milano 2005, p. 21.
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174 Urbain, trop urbain alcuna posizione centrale di sovranit a livello della citt. Si assiste invece a una frantumazione delle figure della dominazione, che si tratti di dominazione militare, poliziesca, nazionale, imperialista, capitalista o mafiosa. Non c unistanza ultima della dominazione alla quale ricondurre tutte le altre14. Non c un edificio unico del governo della popolazione di Shanghai. Evidentemente, dal punto di vista letterale, il fumetto si riferisce alla situazione storica e singolare di Shanghai, con la divisione del potere di amministrazione territoriale generata dalle concessioni15. Ci non toglie che la maniera in cui Herg coglie la governamentalit della citt senza mettere in evidenza alcun potere centrale, nemmeno come orizzonte dattesa di un buon governo, di una modernit sorprendente per chi ha un po di familiarit con lanalisi degli spazi urbani. Daltra parte, il quadrillage il fenomeno pi visibile e spettacolare che mostra come il corpo sociale della citt sia attraversato da assoggettamenti molteplici. La citt quadrill, le forze di polizia e i militari sono dappertutto: i posti di blocco, le linee di demarcazione, le porte sorvegliate [cfr. per esempio pp. 26, 31, 40] La Shanghai del Loto Blu anticipa i checkpoint di Berlino, Israele e la Palestina, Cipro, la frontiera messicana, le due Coree, Beirut La divisione spaziale e il controllo del transito, la distribuzione delle popolazioni e la regolamentazione della circolazione: il quadrillage consiste nella disciplinarizzazione della citt. E, allo stesso tempo, ci comporta la creazione di unit di potere che, pur se separate, hanno assolutamente bisogno di comunicare tra loro per rendere efficiente e proficua la separazione, e rinsaldare la propria autorit. Cos, il potere si esercita nella forma di un reticolo; cerca dei collegamenti. Vi infatti una comunicazione molto efficiente tra tre zone: la concessione internazionale, la zona doccupazione giapponese, e il territorio della Cina imperiale. Nel fumetto, questo viene illustrato ripetutamente grazie allonnipresenza dellapparecchio telefonico e degli altri strumenti di trasmissione, compreso il piccione viaggiatore. Attraverso questi apparecchi, il potere , piuttosto che unessenza,
La nozione di dispositivo permette c bisogno di ricordarlo? di non ridurre il potere agli apparati di Stato. Ogni dispositivo di potere un complesso codice-territorio, scrive Deleuze in G. Deleuze e C. Parnet, Dialogues, Flammarion, Paris 1996, p. 156; trad. it. di G. Comolli e R. Kirchmayr, Conversazioni, Ombre Corte, Verona 1998, p. 136. 15 Si veda nuovamente lopera di M.-C. Bergre, op. cit.
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una proiezione, un fascio di prospettive16. Lo spazio cos il luogo delle configurazioni del sapere, dei corpi, dello sguardo e della disciplina: la zonizzazione [zoning] lo strumento principale di queste configurazioni multiple e risponde a unorganizzazione quasi topologica del potere. Shanghai presenta, in questo senso, un diagramma secondo il quale governare la citt attraverso lo spazio possibile per una pluralit di istanze17. La porosit del dispositivo urbano Ma se il quadrillage e il suo funzionamento a reticolo moltiplicano i punti di assoggettamento e di controllo della popolazione, offrono anche una presa per cortocircuitare la dominazione e per le astuzie. La capacit di Tintin di circolare tra gli spazi utilizzando il travestimento, e perfino di passare dallaltra parte del sipario, come nella scena finale alla fumeria del Loto Blu [p. 59], mette in pericolo la grammatica di riconoscimento di questo reticolo. Tintin sviluppa una pratica parassitaria nel reticolo, che egli manometta una stazione radiotelegrafica, si travesta o, con laiuto di Tchang, sostituisca con un foglio farsesco un ordine di missione [pp. 46-47] Questo gioco di codifica e decodifica immanente al dispositivo di Shanghai18. Facciamo un passo indietro. Ben lontano dalla citt, nello spazio del diritto internazionale, i dibattiti diplomatici della Societ delle Nazioni inCfr. J.-L. Dotte, Le milieu des appareils, in Revue Appareil, n. 1 (2008), http:// revues.mshparisnord.org/appareil/in-dex.php?id=75. 17 ancora Deleuze che, nel proprio articolo Un nuovo cartografo (dedicato a Sorvegliare e punire), rileva luso foucaultiano del termine diagramma; cfr. M. Foucault, Surveiller et punir, Gallimard, Paris 1975, pp. 202, 239; trad. it. di A. Tarchetti, Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino 1976, pp. 188, 224. Questo termine permetterebbe di reinscrivere la questione dello spazio al livello del governo della citt. Foucault stesso ne adotta la lettura in La cura di s, a proposito dellagora dei Greci, in cui norme e forme di condotta sono immanenti allorganizzazione socio-spaziale. Cfr. G. Deleuze, Foucault, ditions de Minuit, Paris 1986, pp. 42ss.; trad. it. di P.A. Rovatti e F. Sossi, Foucault, Feltrinelli, Milano 1987, pp. 41ss. 18 Il dispositivo una forma di disposizione, nel senso che la popolazione deve leggerlo come il segno di un certo messaggio. La codifica disposizionale dello spazio non pu ottenere leffetto desiderato senza uninterpretazione o una ri-codifica; J. Plger, Foucaults Dispositif and the City, in Planning Theory, vol. 7 (2008), n. 1, p. 65. Queste propriet della codifica allinterno della citt introducono la possibilit della deviazione, e dunque della resistenza alla dominazione del governo urbano. Il pirataggio urbano sarebbe inconcepibile senza di esse.
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176 Urbain, trop urbain nescano il processo di legittimazione o di denuncia del quadrillage della citt e del sistema di controllo dei suoi abitanti. La strumentalizzazione della Societ delle Nazioni permette al discorso securitario e normativo di colonizzare la citt, a suo discapito o a suo vantaggio [pp. 22, 60]. Loccupazione di un settore del distretto di Shanghai da parte delle truppe giapponesi mutua il linguaggio dal diritto. una strategia discorsiva abbastanza comunemente condivisa dai rivali di Tintin: Dawson si domanda con quale capo daccusa far processare il giovane [p. 44]. Secondo la tesi che si deduce dal Loto Blu, nessun potere, per quanto autoritario e dispotico sia, sembra illimitato. Al contrario, ogni potere si riferisce a una sfera di legittimit superiore. Ne porta testimonianza, per esempio, la cartina dello stato maggiore che si trova nellufficio del capo della polizia della concessione internazionale: rappresentata molto spesso da Herg, nel fumetto, essa sta a significare che il potere ha un perimetro. E una cartina dello stato maggiore si trova anche appesa al muro dellufficio del commissario di polizia cinese della citt di Hou Kou (Hankow, oggi integrata a Wuhan) [p. 46]. La citt come spazio disciplinare Shanghai una citt di regolamenti. Ci sono delle procedure, dei regolamenti, delle tecniche o tecnologie pi o meno infinitesimali di potere. Il potere si dota di apparati di verifica, piuttosto che di dogmi e ideologie; da cui laspetto centrale della sorveglianza nel Loto Blu. Lonnipresenza della sorveglianza, infatti, fa parte del dispositivo di Shanghai. Essere visti e osservati senza volerlo una costante19. Il travestimento non preserva lanonimato che per un istante. Se il travestimento smaccato dei Dupondt [p. 45] li rende distinguibili, invece di fonderli nella massa, labito modesto di Tintin alla cinese, ben presto, non basta pi a nasconderlo. I camuffamenti e le usurpazioni didentit entrano invece a far parte della
Vedremo pi oltre che la tecnologia disciplinare fabbrica e costruisce degli individui. La sorveglianza una funzione che entra direttamente in relazione con questa fabbricazione. Il controllo dei corpi dipende dallottica del potere, scrivono Hubert Dreyfus e Paul Rabinow in Michel Foucault: Beyond Structuralism and Hermeneutics, The University of Chicago Press, Chicago 1983; trad. it. di D. Benati, M. Bertani e I. Levrini, La ricerca di Michel Foucault. Analitica della verit e storia del presente, Ponte alle Grazie, Firenze 1989, p. 182.
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panoplia di astuzie che cortocircuitano gli apparati di sorveglianza. Sono elementi di gestione, di controllo e dappropriazione dello spazio urbano ormai familiari alle nostre societ contemporanee20. Il corollario della sorveglianza la logica disciplinare. La disciplina opera sul corpo degli individui. Nel Loto Blu, la questione della disciplina centrale presso i giapponesi [p. 30]. Lo percepiamo quando il generale passa in rassegna le truppe21 e nel modo in cui Mitsuhirato esige dai propri servitori una sottomissione totale alla propria volont22. Ma il meccanismo disciplinare convoca molto rapidamente degli strumenti di repressione e lutilizzo di un diritto di punire: pestaggio nella concessione internazionale [p. 11], pena di morte presso i giapponesi [p. 37], espulsione manu militari in Cina [p. 47] Il dispositivo di Shanghai spinge molto lontano il tentativo di imporre una disciplina al corpo, sino alla ricerca della sua annichilazione23. In una scena che potrebbe essere hitchcockiana, Tintin si rifugia al cinema. Segue la proiezione, tra le novit, di una scena di Odio dArabo terribile titolo! un film prodotto da Rastapopoulos, in cui due beduini frustano sadicamente una donna bionda [p. 33]. Prigioniero dei giapponesi, Tintin esibito sulla strada con una gogna [p. 37]. Il legare e limbaSi veda, per esempio, A. Mubi Brighenti, On Territorology: Towards a General Science of Territory, in Theory, Culture & Society, vol. 27 (2010), n. 1, pp. 52-72. 21 In senso globale, possiamo dire che le discipline sono tecniche per assicurare la regolamentazione delle molteplicit umane, scrive Foucault in Surveiller et punir, cit., p. 254; trad. it. cit., p. 237. 22 Ritroviamo la tematica della sorveglianza assoluta allinterno del rapporto di subordinazione: Il potere disciplinare non discontinuo, ma implica al contrario una procedura di controllo costante. Nel sistema disciplinare non si , secondo le circostanze, a disposizione di qualcuno, ma si perpetuamente esposti allo sguardo di qualcuno o, in ogni caso, nella condizione di poter essere costantemente osservati; M. Foucault, Le pouvoir psychiatrique. Cours au Collge de France. 1973-1974, Seuil/Gallimard, Paris 2003, p. 49; trad. it. di M. Bertani, Il potere psichiatrico, Feltrinelli, Milano 2004, p. 55. 23 Nel fumetto, gli strumenti sviluppati dalle autorit di Shanghai per disciplinare i corpi oltrepassano in larga misura il semplice calcolo dutilit che mira a rendere i corpi docili e utili: essi costituiscono piuttosto una sorta di dispendio, nel senso di Georges Bataille. Si pu fare riferimento, a tal proposito, a un passaggio di La parte maledetta: La vittima un surplus preso nella massa della ricchezza utile. Ed essa pu esserne tratta solo per venir consumata senza profitto []. Dal momento in cui viene scelta, la parte maledetta, destinata al consumo violento; G. Bataille, La part maudite, prcd de La notion de dpense, ditions de Minuit, Paris 1995, p. 97; trad. it. di F. Serna, La parte maledetta, preceduto da La nozione di dpense, Bollati Boringhieri, Torino 1992, p. 70. I corsivi sono di Bataille.
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178 Urbain, trop urbain vagliare sono molto frequenti nel Loto Blu; numerosi sono i protagonisti che si trovano legati. Infine, allo scioglimento della storia, prima dellultimo colpo di scena, Mitsuhirato architetta una terribile esecuzione con la sciabola in una cantina [p. 57]. Il dispiegamento della crudelt, le lesioni al corpo, le punizioni inflitte e la ricerca di ferite funzionano nel nostro immaginario come anticipazioni terrificanti dei massacri, esazioni, crimini e stupri dei quali laccelerazione dei mezzi di comunicazione ci permette di restare informati in tempo reale, ovunque si producano24. Essendo la citt in cui tutti questi crimini reali, fittizi o intenzionali si proiettano, Shanghai il teatro del corpo suppliziato. Shanghai offre cos unillustrazione della forma pi convulsa e fantasmatica dellarticolazione del potere penale e disciplinare nel sistema della citt contemporanea. Mantenendo le dovute proporzioni rispetto al nostro oggetto finzionale, bisognerebbe senza dubbio decifrare, attraverso la condizione di straniero nello spazio pubblico della citt capitalista contemporanea, questi processi insieme di invisibilizzazione sociale e di messa a nudo della vita straniera e precaria25. La politica della cura Vi dunque uninflazione legale delle misure di sicurezza, tutto un corpus disciplinare, tutta una serie di tecniche di sorveglianza. Se la sovranit si esercita entro i limiti di un territorio, la sicurezza si esercita su una popolazione. Approcciamo qui la biopolitica del Loto Blu, ovvero il modo in cui lo spazio urbano ghermito attraverso azioni esercitate sulla popolazione, per far emergere una norma di comportamento. Se pensiamo agli sporchi occhi a mandorla di Gibbons [p. 6], o ai cinesi di cui bisogna particolarmente diffidare secondo Mitsuhirato [p. 8], vediamo allopera una categorizzazione della popolazione come problema da risolvere, categorizzazione che trova il proprio parossismo nelloperazione civilizzatrice di polizia che il rappresentante giapponese alla Societ delle Nazioni pretende di condurre per difendere la Cina stessa [p. 22].
Non di molto successivo alla data del racconto del Loto Blu, il massacro di Nanchino (1937) si tradurr in pi di centomila vittime, con esecuzioni di massa effettuate tramite la baionetta e la sciabola. 25 Cfr. G. Le Blanc, Dedans, dehors. La condition dtranger, Seuil, Paris 2010.
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Il Cinese deviante, contorto. O piuttosto, vediamo mettersi in opera sul terreno di Shanghai le pratiche di controllo e risanamento della popolazione che definiscono la devianza. Repressione, controllo, risanamento si manifestano allinterno delle pratiche e delle tecniche di agenti che fanno riferimento al rispetto di un sistema di norme. La creazione del cinese folle, il povero Didi, da questo punto di vista uninvenzione significativa di Herg. Il folle di Shanghai irresponsabile, nel momento stesso in cui si riferisce al fondatore del taoismo, Lao Tzu [p. 13]. E del resto, sui muri di Shanghai, scritte in cinese, troviamo alcune massime politiche di Lao Tzu diffuse dal Guomindang. Il cinese folle, contrassegnato da una saggezza meccanica, diviene un automa nelle mani dei torturatori. Il corpo del folle infine ci che risulta pi controllabile attraverso i meccanismi di repressione o di oppressione. La fabbricazione del folle unarma in pi nella panoplia degli apparati di controllo che permettono di quadriller la citt, di metterla in quarantena. La societ segreta dei Figli del Dragone lotta contro il traffico doppio perch fa danni enormi in questo paese, perch la droga mortale dei trafficanti si diffonde principalmente in Cina [pp. 17-18]. La fumeria doppio, spazio di contrabbando dei piaceri, non ci mostra che corpi cadaverici sotto leffetto della droga, molto lontani dai paradisi artificiali. La Cina in follia, dunque, per riprendere il titolo del libro di Albert Londres (1922), un grande reporter che ricorderebbe Tintin, se non fosse anche ironico e acido nella sua relazione sullImpero cinese. Ora, come abbiamo gi accennato, al di fuori della cinta della citt, in periferia, che sono ubicate le case dei due rivali: Mitsuhirato e Wang Jen-Ghi, della societ segreta dei Figli del Dragone. Ma nel cuore della citt che si trova la fumeria doppio, il Loto Blu. La lotta tra il bene e il male, tra la diffusione o il recesso della follia, ovvero il destino psichiatrico del paese intero a Shanghai che questa lotta trover uno scioglimento. La citt chiusa di Shanghai come un terreno di conflitto e di sperimentazione26. Nella fumeria doppio del Loto Blu vi qualcosa che ricorda lantro del Minotauro e che condensa altrimenti ci che il racconto vuole trasmettere non fosse altro perch questa fumeria d il titolo allalbum
Shanghai articola dunque luno sullaltro il meccanismo disciplinare e il meccanismo regolatore, in modo strutturalmente analogo alla citt operaia del diciannovesimo secolo; cfr. M. Foucault, Il faut dfendre la socit. Cours au Collge de France. 1975-1976, Seuil/Gallimard, Paris 1997, pp. 223-224; trad. it. di M. Bertani e A. Fontana, Bisogna difendere la societ, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 216-217.
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180 Urbain, trop urbain tutto intero. Da una parte, la proliferazione dei segni scritti e delle onde corte (i messaggi captati al radiotelegrafo) che portano alla fumeria e i cortocircuiti tra sapere e potere, dei quali essa la scena, ne fanno il centro del labirinto, il punto da raggiungere, il luogo della rivelazione del senso nascosto. Dallaltra, la complessa architettura della fumeria, il gioco delle tende e del loro disvelamento, il potere di rendervi visibili i passaggi segreti e il potere di rendersi visibili in essa, sono altrettante manifestazioni della macchina labirintica della quale la fumeria costituisce il cuore. Come spiegheremo tra un attimo, la fumeria doppio cela un mistero, ma allo stesso tempo lo scrigno di una metamorfosi, quella di Tintin27. Lo spazio del fumetto e la conquista del soggetto Muri, cinte e strade esigono di essere messi in prospettiva. Limmagine non pu rimanere frontale, come a teatro, ma acquista profondit, come se lo spazio urbano non potesse essere percepito dallesterno. Siamo necessariamente dentro la citt, e questo ci obbliga ad assumere un punto di vista. Herg lo aveva mostrato chiaramente nelle prime vignette di Tintin in America, dove le linee di fuga conferivano al paesaggio urbano una dinamica fino ad allora inedita. Ma al di l di queste prime immagini, in quellalbum la citt aveva laria di uno scenario, come in Tintin nel paese dei Soviet. Mosca e Chicago, scenari di cartapesta che nascondono la miseria dellURSS, o simulano paesaggi del cinema americano28. In questi due album, la citt resta sullo sfondo. Nel Loto Blu, invece, la citt induce condotte, circolazione,
Nel suo Raymond Roussel, Foucault traccia un parallelo illuminante tra metamorfosi e labirinto, attraverso il quale potremmo leggere la scena del Loto Blu: Lo spazio rigido, sbarrato, avvolto della ricerca, del ritorno e del tesoro ( lo spazio degli Argonauti o del labirinto) e quello comunicativo, polimorfo, continuo, irreversibile della metamorfosi, cio del cambiamento a vista, dei percorsi istantaneamente valicati, delle strane affinit, delle sostituzioni simboliche ( lo spazio della bestia umana). Ma non bisogna dimenticare che il Minotauro che veglia nel fondo del palazzo di Dedalo , superato il lungo corridoio, lultima prova; e che daltra parte questo palazzo che lo imprigiona, lo protegge, stato costruito per lui e manifesta allesterno la sua natura mostruosamente amalgamata; M. Foucault, Raymond Roussel, Gallimard, Paris 1963, pp. 102-103; trad. it. di E. Brizio, Raymond Roussel, Cappelli, Bologna 1978, p. 88. 28 Le trappole che si aprono sotto i piedi di Tintin ne sono una prova, le situazioni propriamente cinematografiche unaltra (inseguimenti, fuga attraverso una finestra passando per la facciata di un edificio, sfilata trionfale in chiusura).
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comunicazione, abbigliamento, comportamento, come abbiamo mostrato, modificando perfino i gesti pi banali di chi la pratica29. Per quanto riguarda, per esempio, labbondanza di segni, ovvero di sistemi di rappresentazione integrati nel paesaggio urbano, limmagine del fumetto deve rappresentare il rappresentato, ma anche la rappresentazione. Pi volte il sistema di rappresentazione riveste un ruolo nel racconto: non fa solo parte dello scenario, ma partecipa anche allazione. Cos, il bando che condanna a morte Tintin [p. 37] e i ritagli di giornale [pp. 1, 60, 61] permettono di riportare discorsi che nessuno dei personaggi prende in carico. Inoltre, al cinema che Tintin apprende dellesistenza dello scienziato capace di trovare lantidoto che salver Didi, il figlio del buon Wang JenGhi. Lo spazio urbano diviene un agente del racconto, allo stesso titolo degli altri personaggi. Nel Loto Blu la citt si autonomizza, possiede cio un potere denunciazione e di messa in scena che non risulta dalla semplice somma dei poteri che lattraversano e la costituiscono. Non sorprende, allora, che Shanghai sia lo spazio-tempo scelto da Herg per la conversione di Tintin. Se la citt dotata di un potere de nunciazione, i regimi narrativi che la innervano sono di uno spessore inedito per il disegnatore. Non meno di cinque fili narrativi si tessono attorno ai personaggi giapponesi, cinesi, americani, inglesi ed europei (un Greco, Rastapopoulos, e Tintin, il reporter di Bruxelles)30. La molteplicit dei personaggi della storia impone al racconto, da una parte, delle deviazioni (spesso lincontro tra due personaggi fa s che si abbandoni il filo del primo per seguire quello del secondo), e dallaltra delle disposizioni di situazioni in parallelo che erano del resto gi classiche allepoca di Herg. Mano a mano che il racconto si sviluppa, tuttavia, la successione e giustapposizione dei fili narrativi si fa pi densa e tende ad accelerare il ritmo della narrazione. Ne risulta limpressione che il ritmo di questa citt
cos che vediamo Tintin salutare alla cinese [p. 17] e camminare con le mani infilate nelle maniche [pp. 19, 25], quando si veste come un cinese. Fondersi nella scena di Shanghai implica dunque ladozione di tecniche del corpo, nel senso di Marcel Mauss. 30 I cinque fili narrativi possono essere riassunti come segue: limpresa bellica di Mitsuhirato contro la Cina; limpresa di liberazione dei Figli del Dragone condotta da Wang Jen-Ghi; gli intrallazzi coloniali di Dawson e Gibbons per conservare il potere sui rispettivi territori; la resurrezione di Rastapopoulos come uno dei nemici pi pericolosi di Tintin; linchiesta di Tintin, che diviene una ricerca di s.
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182 Urbain, trop urbain che si muove sia ben pi di una cornice drammatica, ma si inscriva nel ritmo del fumetto come una potenza, impressione accentuata dal fatto che le situazioni parallele sono molto spesso rese possibili dai mezzi di comunicazione, quali la radio o il telefono. In questo quadro, la messa in scena del processo di soggettivazione di Tintin pu assumere tutta la propria ampiezza. La scena del soggetto Reporter fuori dagli eventi, che non merita la propria gloria ma solo del riposo, decisamente poco simpatico con i propri ospiti e indisponente con il bravo Milou Questa la figura di Tintin allinizio del Loto Blu figura che larticolo della prima vignetta tenta di occultare, svolgendo una funzione analoga a quella di uno schermo [p. 1]. Ora, lultima tavola [p. 62] mostra unimmagine invertita di questa figura delleroe. Tintin circondato da una famiglia, che lo chiama fratello e figlio. Egli commosso in ogni vignetta: lacrime e risa lanimano, cos come animano il suo fedele compagno Milou. Pi che un evento, una scena che ha qui luogo, come suggerisce il gioco di campo/contro-campo delle immagini31. Tintin non pi una semplice figura di peripezie evenemenziali; un soggetto in relazione con altri relazioni sociali e politiche, familiari e di amicizia. Il lettore stesso simpatizza per leroe, perch lo vede simpatico e riconosciuto come tale dagli altri personaggi. Lultima vignetta, oblunga a suggerire la forma di un occhio, ci invita ad assumere lo stesso punto di vista del padre e del fratello adottivi di questo nuovo Tintin. Per descrivere il percorso del soggetto Tintin nel campo di questavventura, possiamo concentrarci sulla messa in scena della quale il processo di soggettivazione costituisce loggetto, allinterno dello spazio del fumetto. Simile processo presentato attraverso mezzi tecnici particolari: il Loto Blu infatti il primo album ad essere pubblicato da Casterman con tavole
La nozione di scena, messa in luce grazie alla critica del dispositivo, permette di rendere conto dei processi attraverso i quali la letteratura si fa immagine. Possiamo cos distinguere levento, che preso in conto dalla struttura del racconto, e la scena, che il prodotto di una disposizione dinamica creata da tecniche di rappresentazione, strategie discorsive o iconiche, e obiettivi di portata simbolica. Cfr. Ph. Ortel (a cura di), Discours, image, dispositif. Penser la reprsentation, LHarmattan, Paris 2008.
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fuori testo32. Il processo di soggettivazione gioca qui a due livelli: quello della denotazione del racconto, ma anche quello dellinscrizione dellimmagine sulla tavola. Cos, se leroe cambia, cambia anche lo sguardo che abbiamo su di lui. Si tratta, a nostro avviso, del secondo registro di tematizzazione del dispositivo di Shanghai, questa volta allinterno dei codici stessi del fumetto. La prima tavola fuori testo [p. 6] mostra Tintin su un risci in una via di Shanghai: il solo europeo, il solo uomo ad essere seduto, tra i passanti cinesi. circondato da caratteri cinesi (banderuole, insegne, pannelli, bandiere), evidentemente incomprensibili per il lettore medio. Tintin si trova qui perduto nei segni. La seconda tavola fuori testo [p. 26] mostra invece, al centro della vignetta, limmagine di Tintin affissa a un muro, immagine verso la quale locchio condotto da una serie di pannelli gialli. La scena rappresenta la popolazione cinese che passa sotto il controllo dei giapponesi, armati e in uniforme, con garitta e filo spinato. Tintin qui sottomesso al giogo del potere delloccupante; affisso al muro, egli non pu uscire dalla citt. La terza tavola fuori testo [p. 45] rappresenta Dupond e Dupont travestiti da cinesi imperiali, seguiti dalla folla e notati da Tchang e Tintin, lui stesso travestito ma che passa inosservato. Ci sono quindi alcuni travestimenti che rivelano, altri che nascondono. Sulla quarta tavola fuori testo [p. 59] Tintin, nascosto dietro una tenda, mostra soltanto la testa, avvolta da un alone giallo che assomiglia molto a un fascio di luce spettacolare. Non sappiamo pi, in questa immagine, dove sia lo spettacolo: Tintin dietro le quinte e scopre lo spettacolo della fumeria doppio del Loto Blu, oppure si appresta a entrare in scena, come suggerisce lalone sul sipario? Preso nel gioco delle rivelazioni e delle apparenze, finalmente lui ad essere designato come leroe del giorno, sullultima tavola fuori testo [p. 60], non da un giornalista belga, come nel primo ritaglio di quotidiano dellalbum, ma da Il giornale di Shanghai 33. In effetti, questa vignetta mostra la copertina del quotidiano con il suo dossier, nel quale possiamo scoprire le implicazioni sociali e politiche delle manovre di Tintin, e vedere una foto in cui la sua effige portata in trionfo da una folla di cinesi.
Si chiamano fuori testo le tavole in cui appaiono vignette di dimensioni pi grandi che, nelle prime edizioni dellalbum, godevano di un trattamento tipografico di maggiore qualit rispetto al resto del fumetto. Nel Loto Blu, le tavole fuori testo fanno scena e sono fondamentali per la descrizione del percorso psicologico delleroe. 33 Il Shenbao, Giornale di Shanghai, nato nel 1895.
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184 Urbain, trop urbain Dallessere visto, sul suo risci, Tintin passa allo statuto di chi mostrato e denunciato (sul bando affisso al muro), poi di spettatore che guarda gli strani stranieri, e infine di spettatore-attore sorpreso dalla scena che si recita con lui. Da figura di carta, egli diventa un soggetto agente. Il lettore, da parte sua, assunto a testimone attraverso la quinta tavola fuori testo, un ritaglio di giornale che riferisce del trionfo di Tintin, non pi firmato dalla penna di un solo giornalista, come nella prima vignetta dellalbum, ma con resoconti, foto, legende, titoli. Il lettore dunque costretto a constatare che tutti quanti trovano simpatico Tintin: lo scienziato cinese che ha salvato, gli abitanti di Shanghai che portano la sua effige, e anche il giornalista34. Intorno a questi quattro tempi forti del fumetto, che segnalano e assumono la conversione di Tintin, si organizzano le tre linee di luce35 che entrano in rapporto reciproco: quella del linguaggio incomprensibile (sapere), quella della citt insuperabile (potere) e quella della rivelazione irraggiungibile (verit). Didi, il folle di Shanghai, un personaggio il cui nome fa eco alle sillabe gemelle di quello di Tintin; assonanza che attrae i due protagonisti verso la gemellanza. Shanghai la citt della conversione del bene in male e viceversa. anche la citt del raddoppiamento e dello scambio di personalit. Il dispositivo del Loto Blu pone in modo solidale la questione dellassoggettamento e quella della soggettivazione. Il Tintin che parte da Shanghai non sar pi lo stesso di prima. C, infatti, una vita affettiva che si rivelata in lui e una parte di se stesso che lascer a Shanghai. Del processo di conversione di cui Shanghai fu la sede, ci ricorderemo quando il richiamo dellinconscio prender per Tintin il nome di Tchang, in Tintin in Tibet. Vivendo e recitando scene allinterno delle linee eterogenee dei segni, del potere e della relazione, Tintin compie dunque un processo di soggettivazione, che lo rende pronto a entrare in una soggettivit propria,
Sotto la penna del giornalista di Shanghai, Tintin non pi un simpatico reporter [p. 1], ovvero questa figura intrappolata in un rigido sintagma, ma unapparizione: ecco che appare davanti a noi un ragazzo vivace e sorridente, vestito alla cinese. Ma come?! questuomo cos giovane, quasi bambino, che ha sconfitto i terribili gangster di Shanghai? [p. 60]. 35 G. Deleuze, Quest-ce quun dispositif ?, in G. Deleuze, Deux rgimes de fous, ditions de Minuit, Paris 2003, p. 317; trad. it. di D. Borca, Che cos un dispositivo?, in G. Deleuze, Due regimi di folli e altri scritti, Einaudi, Torino 2010, p. 280.
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in una famiglia scelta, in una societ assunta36. Insomma, tutto ci che raccontato nella serie di album che seguono il Loto Blu Cos, Tintin sa farsi degli amici che andranno a comporre la sua famiglia delezione: Tchang diviene suo fratello, i Dupondt i suoi cugini, e presto Haddock suo padre, Tournesol lo zio sempre inopportuno, e perfino la Castafiore prender posto in questa genealogia. Inoltre, in Tintin si risveglia una coscienza politica, che gli permette di srotolare davanti a Tchang il film dei pregiudizi che gli europei hanno sui cinesi, senza tuttavia occuparsene37. Cos Shanghai, citt del relativismo culturale, diviene lo spazio-tempo della conversione di Tintin, precisamente perch egli si sposta da una cultura allaltra spostamenti operati in ciascuno degli album successivi, senza che il nostro eroe assuma mai pi il ruolo di buon piccolo colonialista tipico delle sue prime avventure. Conclusione: la portata del dispositivo di Shanghai La legge, la disciplina e le misure di sicurezza sono dunque tutte e tre tematizzate nel Loto Blu. Shanghai una citt moderna, ghermita attraverso questo dispositivo. uno spazio urbano complesso ed essenzialmente non determinista, anche se soggetto a determinazioni multiple attraverso le quali gli attori assumono posizioni definite allinterno del gioco sociale, politico e psichico. Lorganizzazione degli uomini e i loro rapporti vi sono implicati. Con lintermediazione di questo dispositivo, possiamo leggere la maggior parte degli avvenimenti del Loto Blu. Di conseguenza, la Shanghai di Herg designa: 1) la citt come spazio in cui il potere non assegnabile completamente n a unistanza, n a un unico soggetto; 2) la citt come un teatro dazione e di passione epurato da ogni metafisica; 3) la citt come territorio sovra-determinato da processi di controllo e di validazione.
36 senzaltro a questo punto che si interrompe la possibilit di far giocare i concetti foucaultiani a proposito dellopera di Herg: certo, il processo di soggettivazione risulta dal modo in cui Tintin sfugge ai tentativi di essere messo sulla buona strada (che potremmo assimilare a tentativi di assoggettamento); e tuttavia, la soggettivit che lautore attribuisce al proprio eroe lo fa uscire dalla sua funzione di personaggio di un fumetto, per attribuirgli uno spessore psicologico, processo che, evidentemente, non ha nulla di foucaultiano. 37 La messa in scena di questo racconto sembra utilizzare il dispositivo della lanterna magica: le rappresentazioni dei cinesi che si fanno gli europei sfilano da riquadro a riquadro, mentre il commento di Tintin permette di distanziarsene [p. 43].

186 Urbain, trop urbain Allo stesso tempo, la citt un terreno di riconquista delle libert, poich: a) i reticoli della citt lasciano spazio al parassitaggio e alla deviazione; b) la citt pu essere continuamente ri-cartografata, le frontiere possono spostarsi; c) la citt aperta agli apprendimenti, e le interazioni che favorisce costituiscono il sostrato dei processi di soggettivazione. Attraverso il nome di Shanghai, constatiamo che questi attributi caratterizzano la citt contemporanea e i rapporti di potere che ne emergono. Questa citt, insomma, eminentemente moderna. Sembra che il dispositivo del Loto Blu ci sia molto familiare. Ci che esso interroga la condizione urbana. Accettando la sfida della rappresentazione di una citt contemporanea, Herg sottopone il fumetto al dispositivo urbano: complessit, eterogeneit e zone dombra della comprensione investono e trasformano la linea chiara del racconto e il destino del suo eroe. Ne risulta un effetto di realt che arriva fino a noi: quello che fa la popolazione di una citt, il modo in cui i suoi membri si parlano o non si parlano, i giochi di messa in scena che induce, i sistemi di sorveglianza che lattraversano, le zone che le sfuggono, i travestimenti possibili, le circolazioni operate, i passaggi obbligati Ma anche il posto occupato dalla citt nel mondo, i rapporti di forza che si affrontano al suo interno, che la modellano e la governano che governano la citt e coloro che la praticano E ancora, limpossibilit di coglierla, di raccoglierla in un racconto, di prevederne i traboccamenti, le faglie, le emersioni, ci che noi chiamiamo il suo divenire urbana, troppo urbana. Lopera del Loto Blu apre a una pratica contemporanea della citt cos definita: se vi entriamo, non sappiamo come ne usciremo. Ne usciremo, comunque sia, differenti.
Traduzione dal francese di Daniele Lorenzini

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Saggi

Foucault e Derrida, due modi di analizzare la trama del potere


Domingo Fernndez Agis

La societ disciplinare

In Surveiller et punir, Michel Foucault delinea una di quelle contrapposizio-

ni illuminanti che cos spesso incontriamo nella sua opera: mi riferisco alla contrapposizione tra i trattamenti che, nel corso della storia dellOccidente, i poteri sociali hanno riservato a due malattie, la lebbra e la peste. pur vero che, per quanto riguarda la seconda, gli storici hanno insistito molto sul fatto che la sua apparizione sia stata di frequente accompagnata da una rottura dellordine stabilito, a cominciare dalla sovversione del sistema di valori vigente fino a quel momento. Cos, la peste stata descritta come loccasione che propiziava la rottura dellordine stabilito e portava con s un disordine incontrollabile, che emergeva sotto legida dellaccettazione disperata dellimminenza della morte. Ci nonostante, Foucault insiste sullimportanza di registrare tutto un insieme di novit che lattenzione politica rivolta a tale malattia ha fatto apparire. Egli si riferisce, nello specifico, allemergenza di tecniche che perseguono lobiettivo di rendere ancora pi fluida la capillarit del potere e di aumentare, allo stesso tempo, il sapere sul quale esso si fonda, istituendo la verit del malato e della malattia1. Cos, nellopera sopra menzionata, Foucault sottolinea la contrapposizione tra i modelli di azione associati a ciascuna di queste due malattie. In primo luogo, nel caso della lebbra, il modello dellesclusione, che prefigura gi il trattamento che sar poi riservato alla follia. In secondo luogo, nel caso della peste, il modello che fa appello alla moltiplicazione delle divisioni e delle separazioni, con lo scopo di promuovere una migliore conoscenza della malattia e dei malati, nonch di generare una serie di pratiche individualizzanti2. Il sogno politico, o meglio, lutopia negativa
M. Foucault, Surveiller et punir. Naissance de la prison, Gallimard, Paris 1975, pp. 199200; trad. it. di A. Tarchetti, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Einaudi, Torino 1976, pp. 215-216. 2 Ivi, p. 200; trad. it. cit., pp. 216-217.
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materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 189-204.

190 Domingo Fernndez Agis che si fa evidente quando analizziamo nei dettagli lazione esercitata dai poteri sociali su questultima malattia , a giudizio di Foucault, quella di una societ disciplinare3. La sua concezione di questo tipo di societ si modella su uninterpretazione del potere che, a suo giudizio, devessere analizzato come qualcosa che circola, o piuttosto come qualcosa che funziona solo, per cos dire, a catena. Non mai localizzato qui o l, non mai nelle mani di qualcuno, non mai oggetto di appropriazione come se fosse una ricchezza o un bene4. Poich, lungi dal rimanere confinato in uno spazio separato dal quale esercita la propria azione protetto da una distanza di sicurezza, il potere passa attraverso lindividuo che ha costituito5. Fondandosi su tali presupposti, Foucault osserva con insistenza che
questo nuovo tipo di potere, che non pu assolutamente pi essere trascritto nei termini della sovranit , credo, una delle grandi invenzioni della societ borghese. Esso stato uno degli strumenti fondamentali della costituzione del capitalismo industriale e del tipo di societ che gli correlativo; questo potere non sovrano, estraneo alla forma della sovranit, il potere disciplinare6.

Si manifesta qui, molto nitidamente, la distanza che separa lanalisi foucaultiana del potere da quella di Jacques Derrida: di fronte alla centralit che questultimo riconosce alla questione della sovranit, infatti, Foucault sottolinea la rilevanza e linteresse di altri aspetti, derivanti dal fatto
[P]eculiare delle discipline, che esse tentano di definire nei riguardi delle molteplicit una tattica di potere che risponde a tre criteri: rendere lesercizio del potere il meno costoso possibile (economicamente, con la spesa modesta che richiede; politicamente, per la sua discrezione, la sua esteriorizzazione limitata, la sua relativa invisibilit, la scarsa resistenza che suscita); fare s che gli effetti di questo potere sociale siano portati al massimo dintensit ed estesi quanto pi lontano possibile, senza scacchi, n lacune; collegare infine questa crescita economica del potere al rendimento degli apparati allinterno dei quali esso si esercita (che siano apparati pedagogici, militari, industriali, medici); in breve far crescere insieme la docilit e lutilit di tutti gli elementi del sistema; ivi, pp. 219-220; trad. it. cit., pp. 237-238. 4 M. Foucault, Il faut dfendre la socit . Cours au Collge de France. 1975-1976, Seuil/ Gallimard, Paris 1997, p. 26; trad. it. di M. Bertani e A. Fontana, Bisogna difendere la societ, Feltrinelli, Milano 1998, p. 33. 5 Ivi, p. 27; trad. it. cit., p. 33. 6 Ivi, p. 33; trad. it. cit., p. 39. Cfr. anche H. Dreyfus e P. Rabinow, Michel Foucault, un parcours philosophique, Gallimard, Paris 1984, pp. 185ss.
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che il funzionamento del potere disciplinare non ha mai cessato di incrementare la propria efficienza. il caso dellapparizione della polizia, cos come dellimplementazione di norme di diverso ordine e obiettivo che il suo esercizio porta con s7. Tuttavia, in Au-del du principe du pouvoir titolo dellintervento in omaggio a Foucault che Derrida pronunci allUniversit di New York, nellaprile del 1986 si pu trovare la chiara testimonianza di una profonda connessione tra i due pensatori. Allinizio di tale intervento Derrida, dopo essersi scusato adducendo problemi di salute, allude in tono simile alla propria scarsa conoscenza dellopera di Foucault, Histoire de la sexualit, che dice di frequentare da poco. Comincia, quindi, parlando del contenuto del primo dei tre volumi pubblicati, La volont de savoir, e si concentra, sin dalle prime battute del proprio intervento, sul problema del potere cos come presentato in tale opera. La tesi centrale difesa da Derrida che la critica foucaultiana dellidea unitaria del potere debba essere messa in parallelo con linterpretazione univoca del piacere. Egli precisa poi di essere daccordo con Foucault sul fatto che lidea di un potere che annulla, reprime, annichila, sia da porre tra parentesi. Inoltre, ammette in modo esplicito che tale vecchia idea debba essere accantonata a beneficio della tesi di un potere produttore e creatore; in questo caso, un potere che produce il piacere o incita a produrlo. Questo ci condurr, precisa, a rigettare linterpretazione ingenua secondo la quale il piacere pu essere liberato dai vincoli del potere. Come noto, si tratta di una delle idee chiave dellanalisi del potere condotta da Foucault, analisi fatta propria da Derrida nel corso di queste riflessioni: la produzione del piacere vincolata a strategie di potere; di conseguenza, in se stessa, non ci libera ma al contrario dobbiamo ritenere che ci assoggetti con catene ingannevoli. Risuona cos leco dellinvito foucaultiano ad esplorare nuove forme di piacere, capaci forse di aiutarci a limitare linfluenza che il potere esercita su ciascuno di noi, dai diversi livelli dellordine sociale. Derrida, dopo aver alluso al parallelismo tra il titolo della propria esposizione, Au-del du principe du pouvoir, e quello dello scritto di Freud, Al di l del principio di piacere, ricorda poi lindagine condotta sulla tesi freuM. Foucault, Scurit, territoire, population. Cours au Collge de France. 1977-1978, Seuil/ Gallimard, Paris 2004, p. 351; trad. it. di P. Napoli, Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al Collge de France (1977-1978), Feltrinelli, Milano 2005, p. 249.
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192 Domingo Fernndez Agis diana nella propria opera La carte postale. Linsondabile, labissale, appare in questo testo come il primo barlume nellapprossimazione al piacere ed egli ritiene che qualcosa di simile debba accadere anche quando tentiamo di condurre unanalisi conseguente del principio del potere. Pertanto, la diade potere-piacere pu essere fatta oggetto dindagine solo attraverso un percorso a spirale, che va dallinfinito allinfinito. In linea con tale conclusione hegeliana, Derrida si sofferma a ricordarci la funzione che, nel pensiero di Freud, riveste la pulsione di morte, Thanatos, di contro al ruolo di Eros, sostenendo che, su questo punto, esiste una certa similitudine tra lapproccio di Foucault e quello del fondatore della psicoanalisi. Mentre lautore di Histoire de la sexualit, in accordo con i presupposti del suo stesso discorso, avrebbe dovuto chiarire la relazione tra potere, dominazione e piacere, questultima continua a rimanere invece, per noi, avvolta nelle tenebre8. Si sa che Foucault non arriv mai a completare il piano dindagine previsto per tale opera; a giudizio di Derrida, esistono diverse ragioni in grado di spiegare simile circostanza, oltre naturalmente alla morte prematura di colui che fu considerato quasi unanimemente il filosofo del potere. Una lettura attenta del testo del suo intervento pare suggerire, infatti, che Derrida riscontrasse in Freud una capacit di assumere il carattere irresolubile di certe aporie che invece mancava a Foucault. In effetti, quando il padre della psicoanalisi si interroga sulla persistenza di queste dicotomie, lo fa sempre in modo tale da dare limpressione di considerarle come qualcosa di positivo, anche se esse mettono in luce i limiti della sua indagine9 quantunque occorra ricordare che si tratta del tono caratteristico di tale opera freudiana, scritta utilizzando la retorica della modestia, reale o simulata. Da una parte, sostiene Derrida, il principio di realt non impone alcuna inibizione definitiva, alcuna rinuncia al piacere, ma solo una deviazione per differire il
J. Derrida, Au-del du principe du pouvoir, trascrizione della conferenza tenuta allUniversit di New York, nellaprile del 1986 (IMEC-ARCHIVES, DRR 164). 9 In La carte postale Derrida sottolinea: Sono sempre rimasto incantato dal passaggio di Al di l del principio di piacere dove, dopo cos tante laboriose e inutili ipotesi, Freud giunge a dichiarare in tono apparentemente imbarazzato, ma nel quale ho sempre riconosciuto una sorta di soddisfazione maligna: il risultato al quale perveniamo, infine, che al posto di una incognita, ne abbiamo ora due. Come se constatasse, cos facendo, un certo beneficio; J. Derrida, La carte postale: de Socrate Freud et au-del, Flammarion, Paris 1980, p. 27.
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godimento, il relais di una differenza10. Dallaltra, le pulsioni di vita e di morte svolgono il proprio lavoro, in modo pi rumoroso nel caso della prima, pi silenzioso per quel che concerne la seconda. Ci non toglie che il lavoro che intraprendono e compiono rappresenti un quesito tanto enigmatico quanto inesorabile. Si tratta di far parlare ma, allo stesso tempo, di mettere a tacere la volont di distruzione, trovando il modo di imporre la vita alla morte, anche nella morte stessa e al di l della morte11. Questo limpossibile che deve essere imposto alla volont di distruzione dellaltro, allaccanita ricerca della sua assoluta e annichilente sottomissione, che a sua volta condurrebbe allannientamento del carnefice. Va intesa in questo modo una delle innumerevoli frasi enigmatiche che possibile trovare in La carte postale: Avevo letto nel suo sguardo che mendicava limpossibile12. Il panottismo generalizzato Come noto, Foucault ha spiegato che il Panopticon un dispositivo che permette di scomporre uno spazio chiuso in unit che possano essere oggetto di una sorveglianza intensa e dettagliata13. Il carattere centripeto del potere disciplinare si mostra chiaramente attraverso la disposizione spaziale propria di questa ingegnosa proposta benthamiana. Il suo peculiare modo di organizzare lo spazio fa s che il detenuto sia cosciente di essere sottoposto a una sorveglianza permanente, il che rafforza leffetto disciplinare del potere che si esercita su di lui14. Cos, il Panopticon permette di ottenere risultati omogenei in un insieme eterogeneo di individui15.
Ivi, p. 301. Cfr. anche D. Fernndez Agis, Foucault-Derrida, el eco vivo de una vieja polmica, in Michel Foucault, tica y poltica de la corporeidad, Idea, Santa Cruz de Tenerife 2007, pp. 231ss. 11 Secondo uninteressante valutazione di Judith Butler, la responsabilit sorge sempre nel e per il perseguitato, e il dilemma centrale cui allude se si possa o meno uccidere in risposta a una persecuzione subita; J. Butler, Giving an Account of Oneself, Fordham University Press, New York 2005; trad. it. di F. Rahola, Critica della violenza etica, Feltrinelli, Milano 2006, p. 126. 12 J. Derrida, La carte postale, cit., p. 19. 13 M. Foucault, Surveiller et punir, cit., pp. 201-202; trad. it. cit., pp. 218-219. 14 Ivi, pp. 202-203; trad. it. cit., pp. 219-220. 15 Ivi, p. 204; trad. it. cit., p. 220.
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194 Domingo Fernndez Agis Analizzata tanto da una prospettiva teorica che a partire dai risultati ottenuti nella pratica, lefficienza del Panopticon pu trarre in inganno: esso non deve essere considerato come un semplice modello architettonico, preposto alla realizzazione di obiettivi concreti. Al di l di questo, infatti, il Panopticon rappresenta, prima di tutto ed essenzialmente, larchetipo ideale di una forma di potere: il potere disciplinare16. Ci nonostante, questo schema intensifica il funzionamento di qualsiasi apparato di potere, assicurando la continuit del suo fondamento, con la maggiore economia possibile di mezzi17. Dal canto suo, Derrida fa riferimento al Panopticon sia dal punto di vista della disposizione spaziale dei meccanismi di sorveglianza, sia da quello di un ideale di controllo sociale che va ben oltre il modello architettonico. Di qui la sua grande attenzione alle tecnologie di comunicazione, in particolare alluso dei satelliti di sorveglianza. Egli parla, allora, di trasparenza panottica a proposito di ci che accade, oggi, in alcune delle aree sensibili del mondo18.Cos facendo, Derrida avvalora, ma contemporaneamente integra e amplia, lorizzonte delle ricerche foucaultiane. Sovranit e disciplina Unaltra delle contrapposizioni illuminanti alle quali abbiamo fatto riferimento allinizio del presente articolo quella tra sovranit e disciplina. Foucault ritiene che queste due forme di esercizio del potere, anche se possono coesistere in certi contesti, siano antagonistiche, e che la comparsa della seconda segni un mutamento fondamentale nellesercizio del potere politico. Per lui, la sovranit e il monarca che la incarna stanno allestremo opposto della nuova forma di esercizio del potere caratterizzata dal modello del Panopticon. Questultima (il potere disciplinare) interessata a prestare attenzione alle strategie di controllo dei corpi degli individui e alla confiIvi, pp. 206-207; trad. it. cit., pp. 223-224. Ivi, pp. 207-208; trad. it. cit., pp. 224-225. Cfr. anche M. Foucault, Naissance de la biopolitique. Cours au Collge de France. 1978-1979, Seuil/Gallimard, Paris 2004, pp. 68-69; trad. it. di M. Bertani e V. Zini, Nascita della biopolitica. Corso al Collge de France (1978-1979), Feltrinelli, Milano 2005, p. 69. 18 J. Derrida, Sminaire. La bte et le souverain. Volume I (2001-2002), Galile, Paris 2008, p. 66; trad. it. di G. Carbonelli, La Bestia e il Sovrano. Volume I (2001-2002), Jaca Book, Milano 2009, p. 63.
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gurazione della loro soggettivit specifica19. Il modello del Panopticon si estende a differenti ambiti, sfruttando e favorendo allo stesso tempo lo sviluppo di altri meccanismi, come per esempio la polizia, nel senso originario del termine, che comincia a dispiegarsi nella Germania del XVIII secolo. La finalit di tale nuova istituzione di tendere una sottile cinghia che mira a generare uninformazione esaustiva del comportamento degli individui20. Lo sviluppo di nuove tecniche e procedure, a partire dal momento storico segnalato, non ha fatto che aumentare lefficienza di questo modello di potere. Pertanto, contro Baudrillard, pur senza citarlo esplicitamente, Foucault osserva che la nostra societ non quella dello spettacolo, ma della sorveglianza21. Infatti, lesercizio del potere fugge da molto tempo ogni spettacolarizzazione, e si rifugia nel rafforzamento dellefficacia di contro allostentazione. Questultima, nelle societ post-capitaliste, stata ridotta al minimo. Facendo riferimento allinizio del processo che port a tale risultato, nel suo corso Il faut dfendre la socit, Foucault precisa che
nelle societ occidentali, sin dal medioevo, lelaborazione del pensiero giuridico si fatta essenzialmente intorno al potere reale. su domanda del potere reale, ed ugualmente a suo profitto, per servirgli da strumento o da giustificazione, che si elaborato ledificio giuridico delle nostre societ. Il diritto in Occidente un diritto commissionato dal re22.

Come si pu vedere, limportanza del diritto, nel modello di potere centrato sulla sovranit, un aspetto che Foucault considera con grande attenzione. Per lui, la teoria del diritto, dal medioevo in poi, ha avuto essenzialmente la funzione di fissare la legittimit del potere: il problema principale, quello centrale, attorno al quale si organizzata lintera teoria del diritto, stato il problema della sovranit23. Ci imbattiamo qui in un punto cruciale, dove si percepisce una profonda differenza tra il pensiero di Foucault e quello di Derrida. Il primo, infatti, insiste e focalizza il proprio interesse sul perch, piuttosto che
M. Foucault, Surveiller et punir, cit., p. 210; trad. it. cit., p. 227. Ivi, pp. 215-216; trad. it. cit., p. 233. 21 Ivi, p. 218; trad. it. cit., p. 236. 22 M. Foucault, Il faut dfendre la socit , cit., p. 23; trad. it. cit., p. 30. 23 Ivi, p. 24; trad. it. cit., p. 30.
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196 Domingo Fernndez Agis chiedersi come il sovrano appare al vertice, bisogn[a] cercare di sapere come, poco a poco, si sono progressivamente, realmente, materialmente costituiti i soggetti, il soggetto, a partire dalla molteplicit dei corpi, delle forze, delle energie, delle materie, dei desideri, dei pensieri etc. Cogliere listanza materiale dellassoggettamento in quanto costituzione dei soggetti: questo rappresenta, se volete, esattamente il contrario di quello che Hobbes aveva voluto fare nel Leviatano24. Foucault mette cos in evidenza loriginalit del proprio approccio, grazie al riferimento diretto allopera nella quale il potere sovrano maggiormente esaltato. Al contrario, Derrida interessato soprattutto allo studio del potere a partire dalla prospettiva hobbesiana da qui la sua attenzione allanalisi dei fondamenti della sovranit. Lopposizione tra i due approcci pu essere illustrata in modo ancora pi chiaro attraverso la lettura del passaggio di La volont de savoir nel quale Foucault collega lorigine e i privilegi del potere sovrano al diritto di vita e di morte, proprio della patria potestas romana, che dava al padre di famiglia il diritto di disporre della vita dei suoi figli, come di quella degli schiavi. Largomento di fondo riposava sullidea della vita donata, che pu sempre essere tolta da colui che lha donata. Ci nonostante, Foucault sottolinea lattenuarsi del peso di tale diritto nelle formulazioni dei teorici classici della sovranit, che elaborarono una filosofia politica nella quale il privilegio di togliere la vita ormai non poteva pi esercitarsi in modo assoluto e dove, contemporaneamente come segnala il nostro autore emergeva una specie di diritto di replica25. Su tale base, i sudditi erano legittimati a reagire contro labuso, da parte del sovrano, di questo diritto ancestrale di vita e di morte. In linea con simili riflessioni, Foucault si domanda se sia corretta linterpretazione dellorigine della sovranit allinterno della strategia speculativa di Hobbes. Come noto, questi ritiene che si operi una sorta di trasposizione, a favore del sovrano, del potere che possiede ciascun individuo di difendere la propria vita. A tal proposito, occorre segnalare che, anche su questo punto, la differenza con la linea hobbesiana chiara. In effetti, per Foucault, ci che si sviluppa un insieme di diritti che hanno a che fare diIvi, p. 26; trad. it. cit., p. 32. M. Foucault, Histoire de la sexualit I. La volont de savoir, Gallimard, Paris 1976, p. 177; trad. it. di P. Pasquino e G. Procacci, La volont di sapere. Storia della sessualit 1, Feltrinelli, Milano 1978, p. 119.
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rettamente con lapparizione di un nuovo essere giuridico, il sovrano26. Tuttavia, come gi si detto, il punto sul quale egli focalizza la propria attenzione non la dissimmetria inerente al diritto che esercita il sovrano sulla vita dei propri sudditi, quanto piuttosto lemergenza di un nuovo potere che non mira ad amministrare la morte, poich il suo obiettivo di gestire la vita27. Questa trasformazione giunge a toccare anche il nucleo dellesercizio del potere sovrano. Cos, la guerra stessa acquisisce un aspetto completamente originale. Nel nuovo contesto, sottolinea Foucault, le guerre non si fanno pi in nome del sovrano che bisogna difendere; si fanno in nome dellesistenza di tutti; si spingono intere popolazioni ad uccidersi reciprocamente in nome della loro necessit di vivere. E termina la propria argomentazione con questa desolante affermazione: i massacri sono diventati vitali28. Fino al punto da far s che, oggigiorno, la gestione della vita sia vincolata indissolubilmente al possesso di un potere che si arrogato la possibilit dello sterminio di massa. Pertanto, Foucault osserva che la situazione atomica oggi al punto darrivo di questo processo: il potere di esporre una popolazione ad una morte generale laltra faccia del potere di garantire ad unaltra il suo mantenimento nellesistenza29. Nonostante tutto, occorre sottolineare che esistono anche punti di contatto tra le interpretazioni di Foucault e Derrida, oltre a quelli gi segnalati in precedenza. Per esempio, Derrida parla dellinteresse dello Stato nella costruzione di un sapere adeguato alla realizzazione dei propri interessi. Naturalmente, lobiettivo immediato di tale sapere piuttosto, a suo giudizio, quello di favorire la linea di azione propria al potere sovrano, poich si tratta sempre di saper fare paura, di saper terrorizzare facendo sapere. Con ci, Derrida rimanda di nuovo le proprie conclusioni al Leviatano di Hobbes il quale, come lui stesso ci ricorda nel suo seminario del 2001-2002, riteneva che la paura fosse la passione politica per eccellenza, la molla della politica30. Il contrasto tra i punti di vista dei due filosofi pu essere evidenziato ulteriormente evocando le parole di Foucault, secondo le quali,
Ivi, pp. 177-178; trad. it. cit., pp. 119-120. Ivi, p. 179; trad. it. cit., p. 120. 28 Ivi, p. 180; trad. it. cit., p. 121. 29 Ibidem. 30 J. Derrida, Sminaire. La bte et le souverain, cit., p. 67; trad. it. cit., p. 65.
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da quando il potere si dato la funzione di gestire la vita, non la nascita di sentimenti umanitari, la ragion dessere del potere e la logica del suo esercizio che hanno reso sempre pi difficile lapplicazione della pena di morte. Come pu un potere esercitare nella condanna a morte le sue pi alte prerogative, se il suo ruolo principale di assicurare, di sostenere, di rafforzare, di moltiplicare la vita e di ordinarla? Per un tale potere, lesecuzione capitale contemporaneamente il limite, lo scandalo e la contraddizione. Di qui il fatto che non la si potuta conservare che invocando piuttosto la mostruosit del criminale, la sua incorreggibilit e la salvaguardia della societ, che lenormit del crimine stesso. Si uccidono legittimamente coloro che sono per gli altri una specie di pericolo biologico31.

Il giuridico e il disciplinare Considerato dal punto di vista delle norme che regolano il suo funzionamento, il potere disciplinare si oppone anche ad altre forme di esercizio della dominazione fondate sullapplicazione del diritto. Foucault sviluppa precisamente tale linea di riflessione quando osserva che,
per quanto regolare e istituzionale possa essere, la disciplina, nel suo meccanismo, un contro-diritto. E se il giuridismo universale della societ moderna sembra fissare i limiti dellesercizio dei poteri, il suo panottismo diffuso ovunque vi fa funzionare, di contro al diritto, un meccanismo immenso e minuscolo insieme, che sostiene, rinforza, moltiplica la dissimmetria dei poteri e rende vani i limiti che le sono stati posti32.

Nel corso Il faut dfendre la socit, tenuto al Collge de France durante lanno accademico 1975-1976, Foucault si dedica allanalisi del triangolo formato dai vertici potere, diritto, verit33. Come egli osserva in quelloccasione, siamo sottomessi dal potere alla produzione della verit e non possiamo esercitare il potere che attraverso la produzione della verit. Questo vale per ogni societ, ma credo che nella nostra il rapporto tra potere, diritto e verit si organizzi in un modo molto particolare34. Infatti, se Foucault ha analizzato lesigenza del potere di produrre la verit in
M. Foucault, La volont de savoir, cit., p. 181; trad. it. cit., p. 122. M. Foucault, Surveiller et punir, cit., pp. 224-225; trad. it. cit., p. 243. 33 M. Foucault, Il faut dfendre la socit , cit., pp. 21-22; trad. it. cit., pp. 28-29. 34 Ivi, p. 22; trad. it. cit., p. 29.
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momenti storici differenti, rilevandone la continuit, egli giunge tuttavia a concludere che a partire dallepoca classica questa esigenza si intensificata, sulla scorta di tecnologie e procedure sempre pi efficienti. Grazie ad esse, il potere non cessa di interrogare, di interrogarci; non cessa di indagare, di registrare; istituzionalizza la ricerca della verit, la professionalizza, la ricompensa35. Per quel che riguarda il potere biopolitico e la sua relazione con la societ disciplinare, Foucault fa notare che questa forma di potere cominci a svilupparsi nel XVII secolo, attraverso due grandi strategie, che egli non concepisce come necessariamente antitetiche. Da una parte, una strategia che faceva capo al lavoro sul corpo-macchina, attraverso i processi educativi, lo sviluppo delle sue potenzialit e laumento progressivo delle sue caratteristiche e dei suoi procedimenti utili. Tutto questo ha dato origine a ci che Foucault chiama unanatomo-politica del corpo umano. La seconda strategia menzionata, formatasi intorno alla met del XVIII secolo, era centrata invece sullo studio del corpo-specie: essa attingeva, con ci, alla meccanica del vivente e ai processi biologici, e si focalizzava, di conseguenza, sulla conoscenza della vita e della morte, della malattia, della riproduzione etc. Questultima strategia costituisce ci che Foucault denomina una biopolitica della popolazione36. A suo giudizio,
la creazione, nel corso dellet classica, di questa grande tecnologia a due facce anatomica e biologica, agente sullindividuo e sulla specie, volta verso le attivit del corpo e verso i processi della vita caratterizza un potere la cui funzione pi importante ormai non forse pi di uccidere ma dinvestire interamente la vita. La vecchia potenza della morte in cui si simbolizzava il potere sovrano ora ricoperta accuratamente dallamministrazione dei corpi e dalla gestione calcolatrice della vita37.

Di conseguenza, anche se in una certa misura possono coesistere, le strategie di un potere meticoloso e calcolatore hanno avuto la meglio su quelle dellaltra forma di potere, che tenta di essere onnipresente sfruttando la paura dellannientamento che suscita nei sudditi.
Ibidem. M. Foucault, La volont de savoir, cit., p. 183; trad. it. cit., p. 123. 37 Ivi, pp. 183-184; trad. it. cit., p. 123.
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200 Domingo Fernndez Agis Com ovvio, Foucault collega lo sviluppo di tali strategie di potere alle trasformazioni storiche di ampia portata che ebbero luogo nella medesima congiuntura storica. Perci egli afferma che questo bio-potere stato, senza dubbio, uno degli elementi indispensabili allo sviluppo del capitalismo; questo non ha potuto consolidarsi che a prezzo dellinserimento controllato dei corpi nellapparato di produzione, e grazie ad un adattamento dei fenomeni di popolazione ai processi economici. Ma ha richiesto di pi; gli stata necessaria la crescita degli uni e degli altri, il loro rafforzamento cos come la loro utilizzabilit e la loro docilit; gli sono stati necessari metodi di potere suscettibili di maggiorare le forze, le attitudini, la vita in generale, senza per renderle pi difficili da assoggettare38. A tutto ci si aggiunge unaltra caratteristica che Foucault ritiene determinante. Si tratta dellimportanza che, per il bio-potere, riveste lo sviluppo di tutto un sistema di controllo basato sullimpero delle norme, pi che sul sistema giuridico della legge39. Cos, di fronte al potere che esercita il proprio dominio attraverso la legge e rafforza il rispetto dovuto ad essa con la minaccia del castigo (il cui estremo la pena di morte), sorge unaltra forma di potere che vuole dominare la vita e, per farlo, la regolamenta attraverso un insieme di norme. Biopolitica Abbiamo terminato il paragrafo precedente parlando della forma di potere predominante nella nostra societ: il potere biopolitico. Con esso, ci dice Foucault,
per la prima volta nella storia, la realt biologica si riflette in quella politica; il fatto di vivere non pi il fondo inaccessibile che emerge solo di tanto in tanto, nelle vicende della morte e della sua fatalit; esso passa, almeno in parte, nel campo di controllo del sapere e dintervento del potere. Questultimo non avr pi a che fare solo con soggetti di diritto sui quali la morte la presa estrema, ma con degli esseri viventi, e la presa che potr esercitare su di loro dovr porsi a livello della vita stessa40.
Ivi, p. 185; trad. it. cit., p. 124. Ivi, p. 189; trad. it. cit., p. 127. 40 Ivi, pp. 187-188; trad. it. cit., p. 126.
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Foucault e Derrida, due modi di analizzare la trama del potere 201

Tale forma di potere, come abbiamo gi segnalato, colloca la vita al centro dei sistemi di controllo e regolazione, supportata in questo da operazioni di calcolo sempre pi raffinate e costruite, a loro volta, sulla base di un sapere. Potere-sapere, di conseguenza, che cerca di conoscere e dominare la vita in modo esaustivo, per quanto essa sfugga senza posa al suo controllo41. Dal canto suo, seguendo una china che presenta molte analogie con le idee di Foucault, Derrida parla della trasformazione che si verific a seguito della Rivoluzione francese, quando le istituzioni accademiche occuparono il posto delle unit nelle quali si realizzavano esperimenti scientifici, come la dissezione di un elefante, concepiti solo come un intrattenimento per il monarca. Secondo Derrida, il modello architettonico rimarr lo stesso, anche se le sue funzioni saranno completamente diverse42. Con ci, si passa dunque dal lusso e dalla spesa inutile, si passa dalle bestie voluttuarie alle bestie utili, al serraglio fruttuoso, vantaggioso: vantaggioso per il sapere ma anche, come avete appena sentito, per leconomia43. facile rendersi conto che Derrida sta analizzando lo stesso contesto nel quale Foucault situa la nascita della biopolitica, utilizzando inoltre un quadro concettuale molto simile a quello messo in campo da questultimo. Non a caso, nella dodicesima lezione del proprio seminario, che ebbe luogo il 20 marzo del 2002, Derrida si sofferm ad analizzare le tesi di Foucault sulla biopolitica, dimostrando di conoscerle molto bene. dunque opportuno distinguere il suo commento critico dalle obiezioni mosse a Foucault da Giorgio Agamben, nel suo libro Homo sacer. In questi passaggi, brillanti e carichi di suggestioni, Derrida dimostra infatti di conoscere la filosofia di Foucault ben pi a fondo del filosofo italiano, che afferma di seguire i suoi passi senza per riuscire a comprendere, talvolta, la loro reale portata44. Tuttavia, dal momento che siamo ormai quasi al termine del presente lavoro, e per non dilungarci su tali considerazioni, segnaliamo solo la critica pi radicale mossa da Derrida a Foucault: Non dico dunque che non ci sia un nuovo bio-potere, suggerisco che il bio-potere stesso non sia nuovo. Ci sono novit straordinarie nel bio-potere, ma il bio-potere, o
Ivi, p. 188; trad. it. cit., p. 126. J. Derrida, Sminaire. La bte et le souverain, cit., p. 378; trad. it. cit., p. 353. 43 Ivi, p. 379; trad. it. cit., p. 354. 44 Ivi, pp. 430ss.; trad. it. cit., pp. 400ss.
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202 Domingo Fernndez Agis lo zoo-potere, non nuovo45. Derrida, pertanto, in disaccordo con lo schema temporale allinterno del quale Foucault situa la nascita della biopolitica. Non solo: egli ritiene che il bio-potere coesista da sempre con il potere fondato sul criterio della sovranit. Sesso e potere La relazione tra sesso e potere si colloca, per sua natura, al centro delle indagini di Foucault sulla biopolitica. Per lui, se il sesso diventa cos importante da situarsi al cuore del gioco politico, ci dovuto al fatto che esso si inscrive nel punto di intersezione di due assi
lungo i quali si sviluppata tutta la tecnologia politica della vita. Da un lato partecipa delle discipline del corpo: dressage, intensificazione e distribuzione delle forze, adattamento ed economia delle energie. Dallaltro, partecipa della regolazione delle popolazioni attraverso tutti gli effetti globali che induce46.

Cos, a suo giudizio, le procedure di potere che si svilupparono durante lepoca classica e vennero messe in pratica nel periodo immediatamente successivo alle rivoluzioni borghesi, produssero dei significativi cambiamenti culturali e politici, in linea con la trasformazione dalla simbolica del sangue allanalitica della sessualit47. Frutto di tale analitica lapparizione di un sapere-potere collegato a ci che Foucault chiama il dispositivo di sessualit48. Questo rende possibile la centralit della sessualit in una cultura che, nei suoi discorsi pi diffusi, sembra mettere in questione limportanza del sesso49. Per utilizzare le sue stesse parole,
Ivi, p. 438; trad. it. cit., p. 407. M. Foucault, La volont de savoir, cit., pp. 191-192; trad. it. cit., p. 129. 47 Ivi, p. 195; trad. it. cit., p. 131. 48 Ivi, p. 198; trad. it. cit., p. 134. 49 Il patto faustiano di cui il dispositivo di sessualit ha iscritto in noi la tentazione ormai questo: scambiare la vita intera contro il sesso, contro la verit e la sovranit del sesso. Il sesso vale bene la morte. In questo senso, che strettamente storico, il sesso oggi realmente attraversato dallistinto di morte. Quando lOccidente, tanto tempo fa, scopr lamore, gli attribu un prezzo abbastanza alto da rendere accettabile la morte; oggi il sesso che pretende questequivalenza, la pi elevata di tutte; ivi, p. 206; trad. it. cit., p. 139.
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Foucault e Derrida, due modi di analizzare la trama del potere 203 creando questelemento immaginario che il sesso, il dispositivo di sessualit ha suscitato uno dei suoi princpi interni di funzionamento pi essenziali: il desiderio del sesso desiderio di averlo, desiderio di accedervi, di scoprirlo, di liberarlo, di articolarlo in discorso, di formularlo in verit. Esso ha costituito il sesso come desiderabile. E questa desiderabilit del sesso fissa ciascuno di noi allingiunzione di conoscerlo, di portarne alla luce la legge ed il potere; questa desiderabilit ci fa credere che affermiamo contro ogni potere i diritti del nostro sesso, mentre nei fatti ci lega al dispositivo di sessualit, che ha fatto emergere dal fondo di noi stessi il tenebroso bagliore del sesso come un miraggio in cui crediamo di riconoscerci50.

Fronteggiare la tirannia del dispositivo di sessualit un compito che implica grandi difficolt, giacch lefficacia stessa di questo dispositivo ci fa capire fino a che punto il potere attraversi i nostri corpi e governi i nostri desideri. Perci, per opporci ad esso, dobbiamo intensificare lesperienza della corporeit e la ricerca di piaceri sconosciuti, dal momento che lo stesso sistema sesso-desiderio indotto da effetti di potere51. Questo il motivo per il quale Foucault sostiene che
dobbiamo pensare che un giorno, forse, in unaltra economia dei corpi e dei piaceri, non si capir pi bene come le astuzie della sessualit, e del potere che ne sorregge il dispositivo, siano riuscite a sottometterci a questaustera monarchia del sesso, al punto da destinarci al compito senza fine di forzare il suo segreto e di estorcere a questombra le confessioni pi vere. Ironia di questo dispositivo: ci fa credere che ne va della nostra liberazione52.

La conclusione alla quale giungiamo che la relazione amorosa non pu essere costruita n espressa senza opacit. Per cementarla, occorre mantenere segreto quello che la trasparenza minaccia di distruggere. Si pu affermare, senza timore di sbagliare, che ogni piacere legato alla tesaurizzazione di un segreto. Vi qui un ultimo punto di connessione che vorrei segnalare tra i nostri due pensatori. Derrida afferma, infatti: Il mio gusto del segreto (a-s-s-o-l-u-t-o): non posso godere se non a questa
Ivi, p. 207; trad. it. cit., p. 139. Ivi, pp. 207-208; trad. it. cit., p. 140. Cfr. anche R. Rochlitz, Esthtique de lexistence, in AA. VV., Michel Foucault philosophe, Des Travaux/Seuil, Paris 1989, p. 296. 52 M. Foucault, La volont de savoir, cit., p. 211; trad. it. cit., p. 142. Cfr. anche V. Sorrentino, Il pensiero politico di Foucault, Meltemi, Roma 2008, pp. 181ss.
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204 Domingo Fernndez Agis condizione, di questa condizione53. Godere in segreto, nel segreto, del segreto. Piacere legato al chiaroscuro, vivido nella penombra. Origine del mondo. Sesso femminile nellorigine, nel numero, nel quadro di Courbet, il cui gioco di trasparenza e opacit permette il segreto e ci sorprende per questo, al di l dellaffermazione che ne il titolo Lorigine del mondo. Se pu essere vero che abbiamo un solo sesso54, questo si nutre del gioco senza fine tra la trasparenza e lopacit.
Traduzione dallo spagnolo di Daniele Lorenzini

Domingo Fernndez Agis Universidad de La Laguna dferagi@ull.es

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J. Derrida, La carte postale, cit., p. 53. Ivi, p. 57.

La politica nel regno illimitato del limite.


Diego Melegari

Foucault e Laclau, tra ontologia del politico e problematizzazione del presente

na filosofia del limite in quanto tale una pratica di pensiero che opera al limite della classificazione, al bordo del vuoto che si trova oltre ogni ordine di controllo o di normalizzazione1, cos Peter Hallward sintetizza, contrapponendola alla posizione di Deleuze, la prospettiva filosofico-politica sottesa allarcheologia e alla genealogia foucaultiane. Il testo che proponiamo in sostanziale consonanza con questa suggestione, ma intende, da un lato, approfondirne alcune implicazioni e, dallaltro, curvarla in una direzione che solitamente non viene avvicinata al problema del limite e che, invece, sar qui presentata come una delle sue principali poste in gioco: quella della valenza politica assegnabile allontologia dellattualit foucaultiana2. Per avvicinarci a questo risultato, il discorso foucaultiano verr messo in tensione con la particolare ontologia politica, centrata sulla categoria di discorso, proposta dal filosofo argentino Ernesto Laclau. Si tratta di unelaborazione con la quale non solo Foucault non ha potuto confrontarsi direttamente, ma che, secondo lo stesso Laclau, si colloca su un piano eterogeneo rispetto allanalisi foucaultiana del potere e della governamentalit. Cos, ad esempio, si espresso Laclau in unintervista ancora inedita:
Non che sia in disaccordo con Foucault, ma semplicemente mi occupo di un problema differente. [] Per esempio, Foucault pu mostrare che per stabilire una governamentalit occorre avere una nuova politica del corpo per cui qualP. Hallward, Out of this World. Deleuze and the Philosophy of Creation, Verso, London New York 2006, p. 160. 2 Tra i numerosi testi dedicati allaspetto politico del pensiero di Foucault, cfr. J. Simons, Foucault and the Political, Routledge, New YorkLondon 1994; M.G.E. Kelly, The Political Philosophy of Michel Foucault, Routledge, New YorkLondon 2008; V. Sorrentino, Il pensiero politico di Foucault, Meltemi, Roma 2008; J. Terrel, Politiques de Foucault, PUF, Paris 2010. Sullontologia delloggi di Foucault, cfr. B. Han, Lontologie manque de Michel Foucault, Millon, Paris 1998; J. Revel, Michel Foucault: unontologia dellattualit, Rubbettino, Soveria Mannelli 2003; P. Amato, Ontologia e storia. La filosofia di Michel Foucault, Carocci, Roma 2011.
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materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 205-234.

206 Diego Melegari


cosa che non era parte della struttura di potere diventi parte di questa struttura. Tutta la nozione di biopolitica va in questa direzione. Ci che cerco di porre un problema diverso: ammesso che il meccanismo di subordinazione sul quale basata la governamentalit operi in questo modo, tuttavia, in cosa consiste il momento dello scontro non rappresentabile tra ci che subordinato e ci che inizia un processo di non subordinazione? Allo stesso modo, a proposito del momento di resistenza, Foucault non analizza la logica ontologica della resistenza. molto pi concentrato sul meccanismo di subordinazione. Siamo come navi che si incrociano nella notte, perch stiamo parlando di problemi del tutto diversi3.

Il presente scritto si fonda sullipotesi che, per cogliere dietro questa incomunicabilit unoccasione di confronto, il pi possibile produttivo sul piano filosofico e politico, occorra scostarsi un poco dallopposizione tra antagonismo e governamentalit, per indagare le diverse nozioni di limite che ne stanno alla base alla luce del rapporto tra filosofia e presente. La questione del limite nel percorso di Foucault Iniziamo con il dire che il concetto di limite viene proposto ricorsivamente in tutta quella storia critica del pensiero, inserita nella tradizione critica di Kant4, in cui Foucault stesso riassume la propria operazione filosofica, rivendicando, al contempo, di essere semplicemente nietzschiano5. Inutile dire che il contributo di questi due filosofi, con la mediazione pi problematica di Heidegger, rappresenta per Foucault, fin dagli scritti degli anni Sessanta, non solo un modo per ricominciare a pensare la distanza dallillusione antropologica condivisa dalle filosofie dialettiche e fenoLintervista a Ernesto Laclau sar pubblicata in un volume curato da Marco Baldassari e Diego Melegari per la casa editrice Ombre Corte di Verona. Nello stesso volume sono contenuti saggi di Gianfranco Borrelli, Pietro Bottazzi e Sandro Chignola dedicati al confronto tra le posizioni di Laclau e le indagini foucaultiane sulla governamentalit, il concetto di popolazione e la tematica della cura di s. 4 M. Foucault, Foucault [1984], in M. Foucault, Dits et crits, Gallimard, Paris 1994, t. IV, p. 632; trad. it. in Archivio Foucault 3. Estetica dellesistenza, etica e politica, a cura di A. Pandolfi, Feltrinelli, Milano 1998, p. 248. 5 M. Foucault, Le retour de la morale [1984], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. IV, p. 704; trad. it. in Archivio Foucault 3, cit., p. 272.
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La politica nel regno illimitato del limite 207

menologiche6, ma anche la configurazione di uno spazio teorico posto tra il costituirsi della modernit e quella friabilit generale dei suoli7 in cui, in fondo, si colloca tutta la sua produzione. Daltra parte, i passaggi foucaultiani meritevoli di essere segnalati per unindagine esaustiva sul significato in essa assunto dalla nozione di limite sono ben di pi di quelli oggetto di queste pagine. Si pensi solo alla prefazione a Storia della follia, in cui Foucault ipotizza una storia dei limiti, di questi gesti oscuri, necessariamente dimenticati non appena compiuti, con i quali una cultura rifiuta qualcosa che sarebbe per essa lEsterno8, o allo studio archeologico della modernit, quando il limite appare ripiegato, al di qua di se stesso, sul dominio che esso limita9 e il problema della finitudine passa da uninterrogazione sul limite e la trasgressione a uninterrogazione sul ritorno a s10. Un percorso che, ovviamente, con Le parole e le cose sfocia nellindagine archeologica sul triedro del sapere moderno in cui il limite appare la metafora spaziale primaria di un rapporto tra pensiero, esperienza e finitudine, rapporto gi forse in fase di ridefinizione dal momento in cui ha cessato di fare perno sullUomo e ha iniziato ad emergere dallinterno del linguaggio sperimentato e percorso in quanto tale11. Daltra parte, testimonianze di una riflessione sul limite appaiono anche nella successiva analitica del potere, quando, ad esempio, si parla di limite permanente, persino di frontiera, tra relazioni di potere e strategie di lotta12 o quando, una volta abbandonato il modello della guerra, Foucault per tematizzare lo spostamento dalla Ragion di Stato al liberalismo convoca la questione di una limitazione interna alla stessa
Cfr. le pagine finali di M. Foucault, Introduction lAnthropologie, Vrin, Paris 2008. Sul rapporto di Foucault con la filosofia kantiana, cfr. M. Fimiani, Foucault e Kant. Critica, clinica, etica, La Citt del Sole, Napoli 1997 e M. Djaballah, Kant, Foucault and Forms of Experience, Routledge, New YorkLondon 2007. 7 M. Foucault, Bisogna difendere la societ. Corso al Collge de France (1975-1976), Feltrinelli, Milano 1998, p. 15. 8 M. Foucault, Prface (premire prface lHistoire de la folie), in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. I, p. 161; trad. it. in Archivio Foucault 1. Follia, scrittura, discorso, a cura di J. Revel, Feltrinelli, Milano 1996, p. 51. 9 M. Foucault, Introduction lAnthropologie, cit., p. 115. 10 Ivi, pp. 125-126. 11 M. Foucault, Le parole e le cose, Rizzoli, Milano 1996, p. 398. 12 M. Foucault, Le sujet et le pouvoir [1982], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. IV, p. 242; trad. it. in H.L. Dreyfus e P. Rabinow, La ricerca di Michel Foucault, Ponte alle Grazie, Firenze 1989, p. 253.
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208 Diego Melegari arte di governare, che troverebbe nelleconomia politica il proprio specifico regime di verit13. In questa sede ci concentreremo su due testi, in qualche modo rappresentativi di punti estremi del percorso foucaultiano: il testo dedicato a Bataille e intitolato Prefazione alla trasgressione (1964) e lo scritto, per molti versi programmatico, dedicato alla risposta kantiana alla domanda Che cos lIlluminismo? (1984). Bataille: lessere come limite, la critica come trasgressione Nel testo del 64, la sessualit, con Bataille, ma anche con Sade e Freud, ad assumere il ruolo di punto di squilibrio nel sapere moderno. Attraverso la violenza dei loro discorsi, infatti, essa stata portata al limite, per tracciare in noi stessi il limite e per designare noi stessi come limite. In un mondo segnato dalla nietzschiana morte di Dio, la sessualit rappresenta la sola partizione che sia ancora possibile, il luogo di una profanazione senza oggetto determinato, vuota e ripiegata su di s.
La morte di Dio, togliendo alla nostra esistenza il limite dellIllimitato, la riconduce a unesperienza dove niente pu pi annunciare lesteriorit dellessere, a unesperienza, per conseguenza, interiore e sovrana. Ma una tale esperienza, nella quale esplode la morte di Dio, scopre, come suo gesto e sua luce, la sua propria finitudine, il regno illimitato del Limite, il vuoto di questa rottura dove essa viene meno ed manchevole14.

Nella forma che accomuna, gi in Sade ma soprattutto in Bataille, il discorso sulla sessualit a quello sulla morte di Dio, si situati ai limiti di ogni linguaggio possibile, laddove si delinea lesperienza singolare della trasgressione. Lillimitatezza del limite si d, allora, nel bagliore del gesto trasgressivo che lo attraversa e che ha in questo punto tutto il suo spazio, ogni sua traiettoria e ogni sua origine. La trasgressione non cessa, infatti, di superare la linea del limite, una linea che, dietro ad essa, subito
Cfr. M. Foucault, Naissance de la biopolitique. Cours au Collge de France. 1978-1979, Seuil/Gallimard, Paris 2004, pp. 3-23. Particolarmente significativa laffermazione secondo la quale sarebbe questa autolimitazione attraverso il principio della verit a caratterizzare quellet della politica, il cui meccanismo fondamentale sarebbe lo stesso ancora oggi; ivi, p. 20. 14 M. Foucault, Prface la transgression [1964], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. I, p. 236; trad.it. in M. Foucault, Scritti letterari, a cura di C. Milanese, Feltrinelli, Milano 2004, p. 57.
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La politica nel regno illimitato del limite 209

si richiude in unondata di poca memoria, recedendo cos di nuovo fino allorizzonte dellinsuperabile15. Limite e trasgressione, spiega Foucault, trovano luno nellaltra la propria densit: il limite non ha esistenza reale fuori dal gesto che lo attraversa e la trasgressione esaurisce se stessa nellistante in cui oltrepassa il limite, non trovandosi in nessunaltra parte se non in quel preciso punto del tempo. Il punto di contatto tra movimento trasgressivo e limite porta, dice Foucault, ad una glorificazione di ci che esclude; il limite apre violentemente sullillimitato [] la trasgressione porta il limite fino al limite del suo essere16. La trasgressione, quindi, non ha propriamente a che fare con lo scandaloso o con il sovversivo e non opposta a niente, n derisoria n distruttrice di qualche fondamento. Essa non ha nulla di negativo, ma, piuttosto, afferma lessere limitato, afferma questo illimitato nel quale balza, aprendolo per la prima volta allesistenza17. Per pensare unesperienza di questo tipo e per pensare a partire da essa bisogna liberarla per mezzo delletica dalle sue ambigue parentele, sottraendola ad ogni riferimento al negativo e cogliendola, invece, come affermazione sia dellEssere come necessariamente limitato sia di un illimitato che esiste solo attraverso la violazione puntuale del limite.
La trasgressione non sta dunque al limite come il nero sta al bianco, il proibito al permesso, lesteriore allinteriore, lescluso allo spazio protetto della dimora. Essa legata al limite, piuttosto, secondo un rapporto di avvolgimento di cui nessuna effrazione da sola potr venire a capo18.

Si tratta di pensare, dunque, a partire da quello che Blanchot ha definito come principio della contestazione: non negazione ma affermazione non positiva, cio affermazione non transitiva della separatezza o del puro essere della differenza, affermazione che potrebbe trovare, sostiene Foucault, un equivalente storico solo in ci che ha aperto la strada del pensiero critico kantiano (la distinzione tra nihil privativum e nihil negativum nello scritto precritico del 1763 sulle grandezze negative)19. La trasgressione, infatti,
Ivi, p. 237; trad. it. cit., p. 58. Ibidem; trad. it. cit., p. 59. 17 Ivi, p. 238; trad. it. cit., p. 60. 18 Ivi, p. 237; trad. it. cit., p. 59. 19 Cfr. I. Kant, Tentativo per introdurre nella filosofia il concetto delle quantit negative [1763], in I. Kant, Scritti precritici, Laterza, RomaBari 1982, pp. 249-290. Limmagine del lampo nella notte, che dal fondo del tempo conferisce un essere denso e nero a ci che nega,
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210 Diego Melegari non nega esistenze e valori, ma li riporta ai loro limiti e, attraverso questi, al Limite in cui si compie la decisione ontologica, al cuore vuoto dove lessere raggiunge il suo limite e dove il limite definisce lessere. Ora, questa coimplicazione di Essere e di Limite farebbe, per Foucault, riemergere al centro del pensiero uno spazio per il divino, come vuoto scavato dalla morte di Dio, riportandoci, cos, a unorigine senza positivit, irriducibile alla dialettica o allanalisi trascendentale del costituito. Infatti, nella possibilit attuale di un pensiero non dialettico non solo, dopo Nietzsche, stiamo diventando sempre pi greci, ma comprendiamo che gi Kant non ha cessato di indirizzarci ostinatamente a ci che vi di pi mattinale nel pensiero greco20. Lavvolgimento tra storia dei limiti e storia del pensiero ci spinge, cos, alla ricerca di una filosofia che sostenga lattualit di questa origine priva di contenuto positivo, sperimentandosi al di fuori delle forme dialettiche e antropologiche che hanno dominato la modernit. La triangolazione gi segnalata tra Nietzsche, Kant e Heidegger (mai citato, ma evidentemente presente) concentra questa esigenza in una domanda radicale: nel gioco di trasgressione e limite non si ha la prova che oggi il pensiero mattinale al quale ci ha votati Nietzsche sarebbe, in assoluto e nello stesso tempo, una Critica e unOntologia21? Questo passaggio ci sembra particolarmente significativo dal momento che segnala uno degli elementi pi costanti e pi problematici del pensiero foucaultiano: linsistenza sul rapporto tra presente e filosofia come tratto costitutivo della specificit di questultima e di ci che vi di propriamente filosofico nel proprio discorso. Certo, nellarco della produzione foucaultiana la struttura di questo rapporto tra filosofia e presente assumer diverse declinazioni che non possibile riprendere in questa sede. Ci che importa sottolineare che non si tratta di trovare per il trasgressivo un linguaggio che sarebbe ci che la dialettica stata per la contraddizione, ma di farne parlare lesperienza attraverso linsufficienza del linguaggio, dove le parole mancano e il soggetto che parla svanisce. Questo estenuarsi del pensiero dialettico o, meglio, della dialettica come linguaggio del pensiero segna la nostra dispersione filosofica, limbarazzo, il mutismo profondo di un linguaggio filosofico che
appare la forma istantanea e liminare dellesempio relativo al rapporto tra luce e ombra, usato da Kant, nella prima Critica, per parlare della negazione privativa in quanto concetto vuoto di oggetto. Cfr. I. Kant, Critica della ragion pura, TEA, Milano 1996, p. 266. 20 M. Foucault, Prface la transgression, cit., p. 241; trad. it. cit., p. 63. 21 Ivi, p. 239; trad. it. cit., p. 61.

La politica nel regno illimitato del limite 211

la novit del suo dominio ha cacciato dal suo elemento naturale22. Non si tratta di ipotizzare, precisa Foucault, unennesima fine della filosofia, quanto di rendere conto di una filosofia che non pu ricominciare che a partire dai propri limiti e di un tipo di filosofo che non pu pi padroneggiare dallinterno la totalit costruita dal proprio discorso, ma si trova accanto a un linguaggio che egli non governa e che lo disloca ad ogni presa di parola. Non una fine della filosofia, dunque, ma la fine del filosofo come forma sovrana e primaria. Il linguaggio filosofico, lungi dal decretare la pienezza del soggetto promessa dalla storia della saggezza occidentale, diventa il luogo dove infaticabilmente si apre il supplizio del filosofo e si profila la possibilit del filosofo non saggio, ma folle. Scrive Foucault:
Linguaggio non dialettico del limite che si sviluppa soltanto nella trasgressione di chi lo parla. Il gioco della trasgressione e dellessere costitutivo del linguaggio filosofico che lo riproduce e forse lo produce23.

Il compito filosofico di sdialettizzare il linguaggio coincide, allora, con quello di muovere il pensiero a partire da un linguaggio non discorsivo che si ostina e che si rompe da quasi due secoli nella nostra cultura24 proprio attraverso la parola letteraria. Limpaccio della parola nella filosofia contemporanea non indica unerranza del linguaggio dopo la fine della sua forma dialettica, ma lo sprofondamento dellesperienza filosofica nel linguaggio e la scoperta che proprio in questo impaccio e nel movimento in cui esso dice ci che non pu essere detto, che si compie unesperienza del limite quale la filosofia, oggi, dovr pur cominciare a pensare25. Laclau: trasformare i limiti in frontiere La teoria del politico di Ernesto Laclau ha tra i suoi presupposti fondamentali una riformulazione della categoria di discorso in aperto contrasto con la distinzione foucaultiana tra discorsivo e non discorsivo (soprattutto per come sviluppata nellArcheologia del sapere) e con la riduzione dellarticolazione tra elementi discorsivi alla dispersione degli
Ivi, p. 241; trad. it. cit., p. 64. Ivi, p. 244; trad. it. cit., p. 66. 24 Ivi, p. 240; trad. it. cit., p. 62. 25 Ivi, p. 249; trad. it. cit., p. 72.
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212 Diego Melegari enunciati26. A questo tipo di analisi del discorso, il filosofo argentino contrappone una ripresa della teoria wittgensteiniana dei giochi linguistici, la formalizzazione della linguistica saussuriana ad opera della scuola di Copenhagen e le formule lacaniane sul permanente slittamento del significato sotto il significante27. Tuttavia, al di l di un ineludibile confronto sul tema del discorso, Laclau disposto ad ammettere uninfluenza assai limitata sul proprio lavoro da parte delle posizioni foucaultiane e confessa per il filosofo francese solo una cauta simpatia28. Poco prima di queste parole, formulate in risposta ad alcuni rilievi di Judith Butler, Laclau precisa che, nella sua prospettiva, una formazione discorsiva, comprendendo antagonismi e riarticolazioni che sovvertono le regole costitutive della formazione stessa, non pu avere altra coerenza che quella di tipo egemonico29. Al di l dellutilizzo, davvero fondante per tutta lopera di Laclau, di alcune categorie gramsciane, si tratta, ai fini della nostra argomentazione, di comprendere il ruolo assunto dal limite sia nella destabilizzazione che nel consolidamento di quelle che il filosofo presenta come riarticolazioni egemoniche del discorso. Questultimo si presenta come una totalit strutturata, risultante sempre da una pratica articolatoria, ovvero dalla fissazione contingente dei significanti intorno ad un significante vuoto, un lacaniano point de capiton che incorpora e singolarizza a livello ontico la funzione ontologica di rappresentare la pienezza della societ, una pienezza in s assente e impossibile30. Ora, le posizioni differenziali nel discorso possono essere considerate come momenti o come elementi, a seconda se siano o meno articolate in una formazione discorsiva. Perch contingenza e articolazione siano pensabili per necessario comprendere che una formazione discorsiva non costituisce una positivit stabilizzata e che la transizione da elementi a momenti non mai compiuta. In questo senso, tutto il discorso della fissazione pu
Cfr. E. Laclau e C. Mouffe, Egemonia e strategia socialista, il Melangolo, Genova 2012, pp. 171-172. 27 Cfr. E. Laclau, Discourse, in R.E. Goodin e P. Pettit (a cura di), A Companion to Contemporary Political Philosophy, Blackwell, Oxford 1993, pp. 431-437. 28 E. Laclau, La costruzione delluniversale, in J. Butler, E. Laclau e S. iek, Dialoghi sulla sinistra. Contingenza, egemonia, universalit, Laterza, RomaBari 2010, p. 285. 29 Ivi, p. 284. 30 Cfr. E. Laclau e C. Mouffe, Egemonia e strategia socialista, cit., p. 112; E. Laclau, Why Do Empty Signifers Matter to Politics, in E. Laclau, Emancipation(s), Verso, London 1996, pp. 36-46; E. Laclau, La ragione populista, Laterza, RomaBari 2008, pp. 98-100.
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essere considerato solo metaforico. Per Laclau, infatti, la letteralit , in realt, la prima delle metafore31, il che significa anche che, rispetto al sistema di differenze che compone una formazione discorsiva, n uninteriorit n unesteriorit totalmente pure sono possibili32. La sovradeterminazione e la metaforicit dei significanti rimangono, quindi, dei tratti originari e la possibilit di riattivare, in senso husserliano, questo sfondo di indeterminatezza e di contingenza coincide con lo statuto ontologico del politico, distinto non solo dal sociale, ma anche dalla politica in senso stretto33. Cos, per quanto il discorso sia un sistema di entit differenziali, questo sistema esiste solo come una limitazione parziale di un surplus di significato che lo sovverte e che Laclau e Chantal Mouffe, in Hegemony and Socialist Strategy (1985), chiamano campo di discorsivit: questa espressione indica la forma della sua relazione con ogni discorso concreto: segnala al tempo stesso il carattere necessariamente discorsivo di ogni oggetto e limpossibilit di ogni discorso dato di operare una sutura finale34. Questultimo argomento ha un certa rilevanza politica, poich viene avanzato da Laclau proprio nel momento in cui si trova a rendere conto dellesteriorit relativa che permane tra soggetto egemonico ed elementi egemonizzati, non potendo presupporre una distinzione di livelli ontologici (dal momento che entrambi i poli non sono che costruzioni discorsive)35, ma volendo al contempo evitare che questa esteriorit possa essere intesa come semplice differenza tra termini dotati di unesistenza positiva e di una definizione stabile (esaurendo, cos, la possibilit stessa di unarticolazione egemonica)36. Lesteriorit discorsiva non , infatti, pura esteriorit,
E. Laclau e C. Mouffe, Egemonia e strategia socialista, cit., p. 181. Sulla teoria laclausiana del discorso, cfr. J. Torfing, New Theories of Discourse: Laclau, Mouffe and iek, Blackwell, London 1999; N.. Andersen, Discursive analytical strategies. Understanding Foucault, Koselleck, Laclau, Luhmann, Policy Press, 2003. 33 Cfr. O. Marchart, Post-Foundational Political Thought. Political Difference in Nancy, Lefort, Badiou and Laclau, Edinburgh University Press, Edinburgh 2007, pp. 134-138. 34 E. Laclau e C. Mouffe, Egemonia e strategia socialista, cit., p. 182. 35 Limpossibilit di distinguere ontologicamente loperatore egemonico dagli elementi egemonizzati non va confusa con una negazione del ruolo giocato dalla differenza ontologica nella costruzione laclausiana del politico. La distinzione tra ontico e ontologico, distinzione costitutiva di ogni entit attuale, non va, del resto, riassorbita nelle polarit concreto/astratto o empirico/trascendentale; cfr. E. Laclau, Glimpsing the Future, in S. Critchley e O. Marchart (ed.), Laclau. A Critical Reader, Routledge, LondonNew York 2004, p. 311. 36 E. Laclau e C. Mouffe, Egemonia e strategia socialista, cit., p. 182.
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214 Diego Melegari ma solo una dislocazione della struttura interna alla formazione discorsiva stessa, che agisce come riattivazione della natura contingente della cosiddetta oggettivit e il cui effetto un evento temporale, ovvero un malfunzionamento che non spazialmente rappresentabile37. Come possibile, allora, pensare il limite che identifica ogni formazione discorsiva (che tale proprio perch frutto di unoperazione egemonica riuscita e sedimentata) e che, al contempo, segnala la sua contingenza, la sua trasformabilit costitutiva? Ora, non solo lesistenza di limiti la condizione stessa di quelle articolazioni discorsive che sono le formazioni sociali, ma questa esclusione costitutiva comporta una parziale perdita di positivit tra le differenze che in essa vengono concatenate, in opposizione a ci che oltre il limite del sistema. Gli elementi entrano in catene di equivalenza, grazie alla funzione concatenante di un significante vuoto (il quale, attraverso la sua particolarit ontica, si trova nella posizione di nominare lintero sistema equivalenziale e di incorporare la funzione ontologica di rappresentanza della totalit assente), ed in virt di questa logica dellequivalenza che essi ricevono unidentit solo negativa, rimandando tutti al limite rispetto a ci che non sono e facendo cos penetrare nel campo sociale una certa negativit, intesa come permanente sovversione delloggettivit38.
I limiti esistono solo nel momento in cui un insieme sistematico di differenze pu essere isolato come totalit rispetto a qualcosa al di l di esse, ed solo tramite questo isolamento che la totalit si costituisce come formazione. Se chiaro, da quello che abbiamo detto, che questo al di l non pu essere positivo una nuova differenza allora lunica possibilit che sia negativo. Ma noi sappiamo gi che la logica dellequivalenza quella che introduce la negativit nel campo del sociale. Questo implica che una formazione riesce a significarsi (ovvero a costituirsi come tale) solo trasformando i limiti in frontiere, costruendo una catena di equivalenze che costruisca tanto quello che al di l dei limiti quanto quello che non lo 39.

Torneremo tra breve sullo statuto di questa negazione non dialettica. Lelemento da focalizzare , ora, che la relazione di una formazione sociale e discorsiva con il proprio fuori qualificata da Laclau in termiCfr. E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, Verso, LondonNew York 1990, pp. 34-35 e 42. Su questi aspetti, ma in generale come valida introduzione critica al pensiero di Laclau, cfr. F. Frosini, Gramsci dopo Laclau: politica, verit e le due contingenze, in F. Frosini e A. Vinale (a cura di), Verit, ideologia, politica, Cronopio, Napoli 2009, pp. 137-164. 38 E. Laclau e C. Mouffe, Egemonia e strategia socialista, cit., pp. 206-207. 39 Ivi, p. 225.
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ni di antagonismo e che, quindi, i limiti stessi, in quanto espressione della funzione escludente senza la quale nessuna identit differenziale sarebbe possibile, appaiono di per s anche limiti antagonistici che destabilizzano e sovvertono queste stesse differenze40. In questo senso, lantagonismo non del tutto interno alla societ, ma ne costituisce, appunto, il limite, cio limpossibilit di costituirsi pienamente41. In quanto limite di ogni oggettivit, ovvero di ogni fissazione differenziale degli elementi discorsivi, esso non ha un significato oggettivo, ma ci che impedisce la costituzione delloggettivit stessa42. Occorre per osservare che se, da un lato, il limite della societ non pu essere tracciato come una frontiera che separa due territori perch la percezione di una frontiera presuppone la percezione di un qualcosa oltre ad essa, che sarebbe oggettivo e positivo ovvero come una nuova differenza, dallaltro, il limite del sociale deve essere dato allinterno del sociale stesso come qualcosa che lo sovverte: la societ non riesce mai pienamente ad essere societ, perch ogni cosa in essa penetrata dai suoi limiti, che le impediscono di costituirsi come una realt oggettiva43. Ecco perch, nonostante non possa essere considerato un confine tra due differenze positive, il limite deve essere continuamente trasformato in frontiera attraverso la costruzione di una catena equivalenziale, affinch la negazione infiltri lo spazio rappresentativo, rivelandole linsaturabilit. La produzione di effetti di frontiera appare, allora, uno dei tratti principali nella costruzione di un popolo, compito fondamentale di una prospettiva di democrazia radicale in unepoca di moltiplicazione di differenze44. In una politica populista, nel senso laclausiano, una parzialit assume la rappresentazione della totalit attraverso un significante vuoto, producendo una divisione dicotomica della societ in due fronti [] una
E. Laclau, Subjects of Politics, Politics of the Subjects, in E. Laclau, Emancipation(s), cit., p. 52. Per una critica (condotta utilizzando anche il riferimento al testo foucaultiano sulla trasgressione) allidea che la costituzione di una frontiera debba avere necessariamente un carattere antagonistico, cfr. U. Stheli, Competing Figures of the Limit: Dispersion, Transgression, Antagonism and Indifference, in S. Critchley e O. Marchart (ed.), Laclau. A Critical Reader, cit., pp. 226-240. Per una critica al carattere esclusivo della frontiera laclausiana, cfr. S. Mezzadra e B. Neilson, Il confine come metodo (http://eipcp.net/transversal/0608/mezzadraneilson/it). 41 E. Laclau e C. Mouffe, Egemonia e strategia socialista, cit., p. 203. 42 E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 17. 43 E. Laclau e C. Mouffe, Egemonia e strategia socialista, cit., p. 204 (corsivo nostro). 44 Ivi, pp. 133-134. Sulla declinazione laclausiana di democrazia radicale, si veda G. Grappi, Libert, uguaglianza, contingenza! Ernesto Laclau e la teoria della Democrazia radicale, in Scienza politica, n. 30 (2004), pp. 41-57.
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216 Diego Melegari divisione antagonistica del campo sociale, il cui carattere non in alcun modo riferibile a una logica immanente alla societ e concettualmente ricostruibile. Lidea di antagonismo costitutivo, di frontiera radicale, implica viceversa uno spazio fratturato45. La trasformazione del limite in frontiera antagonistica, dunque, lungi dal significare il completo riassorbimento del fuori in un determinato ordine discorsivo, rappresenta piuttosto un limite interno al processo di rappresentazione in quanto tale, per cui la relazione tra interno ed esterno interamente sovvertita e, in termini lacaniani, il Reale diventa il nome per il fallimento del Simbolico nel realizzare la propria pienezza46. Questa impossibilit di saturazione, del resto, colpisce la stessa autoreferenza del significante vuoto, nella misura in cui esso pu essere esposto alla lotta tra progetti egemonici rivali, ovvero figurare anche come significante fluttuante, indeterminato da frontiere equivalenziali alternative47. Per converso, perch vi sia articolazione egemonica, occorrono processi costanti di spostamento dei limiti che costituiscono le divisioni sociali, uninstabilit strutturale della frontiera interna che coinvolge la formazione stessa, fino a implicare il dissolvimento del suo carattere di totalit48. La plebe: ci che si contamina o ci che sfugge? La frattura e lincompletezza dellordine simbolico che lantagonismo rappresenta, simbolizzando limpossibilit stessa di una chiusura della rappresentazione, vanno intese, almeno a partire dallo scritto New Reflections on the Revolution of Our Time, come affioramenti di quella che Laclau chiama dislocazione. Secondo questo schema ogni identit, ogni oggettivit, appare dipendente da un fuori che nega la sua identit e fornisce le sue condizioni di possibilit allo stesso tempo49. Inoltre, non solo lantagonismo
E. Laclau, La ragione populista, cit., p. 80. E. Laclau, Il ruolo delluniversale nella costituzione delle logiche politiche, in J. Butler, E. Laclau e S. iek, Dialoghi sulla sinistra, cit., p. 70. 47 E. Laclau, La ragione populista, cit., p. 124. 48 E. Laclau e C. Mouffe, Egemonia e strategia socialista, cit., p. 144. 49 E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 39. Sulla priorit della categoria di dislocazione rispetto a quella di antagonismo, cfr. lintervista citata in Y. Stavrakakis, Laclau with Lacan, in (a): Journal of the Culture and Unconscious, vol. 1 (2000), n. 1, p. 142.
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appare una forma di inscrizione discorsiva della dislocazione e, dunque, qualcosa di non equivalente a unesclusione assoluta, ma esiste sempre una forma di radicale non rappresentabilit, distinta sia dallesclusione inclusiva dellantagonismo, sia dalla crisi generale dello spazio della rappresentazione messa in luce dalla dislocazione. Quando, ad esempio, presupponendo una logica dialettica immanente alla storia, Hegel o Marx si riferiscono ai popoli senza storia o al Lumpenproletariat come ci che permane negli interstizi delle formazioni storico-sociali, segnalano la presenza, ai margini del processo storico, di un elemento di indeterminazione, rispetto al quale sia la dislocazione che lantagonismo possono essere visti come successivi stadi di accesso ad una piena rappresentazione50. questo elemento che, in La ragione populista, Laclau chiama eterogeneit, un concetto che indica simultanamente 1) che c una materialit che resiste alla simbolizzazione logica; 2) che le domande sociali articolate in una catena equivalenziale rimagono anche domande particolari; 3) che c qualcosa che impedisce ad alcune domande di articolarsi in una catena equivalenziale. Leterogeneit non coincide, dunque, con la differenza (che sempre interna a uno spazio comune di rappresentazione), ma ci che non ha spazio determinabile nella rappresentazione e che minaccia il costituirsi di ogni interiorit, pur appartenendo alla costituzione stessa dellinteriorit51. Da un lato, infatti, proprio lirriducibile contaminazione tra dentro e fuori, lindecidibilit tra significanti vuoti e significanti fluttuanti, tra omogeneo ed eterogeneo, in termini marxiani tra proletariato e Lumpenproletariat, a fare in modo che si dia gioco politico, ovvero che la frontiera antagonistica in uno spazio di rappresentazione non rimanga statica. Daltra parte, poich questa frontiera non che lindicatore della fondamentale non saturazione dello spazio rappresentativo, lantagonismo presuppone leterogeneit52. Cos, ad esempio, nel contrappunto laclausiano al discorso marxiano, ogni sorta di emarginato, anche nel caso estremo e puramente ipotetico di una classe definita esclusivamente dalla sua posizione allinterno dei rapporti di produzione, dovr assumere qualche caratteristica del sottoproletariato se vorr trasformarsi in un soggetto antagonistico53, ossia se vorr essere popolo nelluso idiomatico di Laclau.
E. Laclau, La ragione populista, cit., p. 319. Ivi, p. 145. 52 Ivi, p. 142. 53 Ivi, p. 144.
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218 Diego Melegari Come risulta da quanto detto, i limiti del discorso e, dunque, del campo sociale sono, secondo Laclau, continuamente ridisegnati dallarticolazione instabile e dal movimento di una nellaltra delle tre dimensioni dellantagonismo, della dislocazione e delleterogeneit54. Questultima, per, sembra nominare non solo un grado zero del rappresentabile, ma anche la presenza di una dimensione soggettiva che attraversa il campo della discorsivit e la cui virtualit sembra alimentare il ricostituirsi degli antagonismi e, soprattutto, il loro carattere pi o meno inclusivo ed emancipatorio. Questa , almeno, limpressione che si ha quando, per parlare delleterogeneo in quanto tale, Laclau fa riferimento proprio agli emarginati, al Lumpenproletariat, ai senza parte di Jacques Rancire, in una parola alla plebs. A questo proposito crediamo che le diverse modalit, di Laclau e di Foucault, di intendere il limite e la sua irriducibile mobilit trovino negli usi del riferimento alla plebe non solo un parallelo, ma unincarnazione fondamentale. In Laclau, ci avviene attraverso la tensione tra populus e plebs, in cui ogni termine assorbe ed espelle simultaneamente laltro e che sola garantisce il carattere politico della societ, ovvero limpossibilit di una completa traduzione delleterogeneo nella rappresentazione e del limite in frontiera interna (se questa coincidenza fosse completa, infatti, sarebbe proprio lantagonismo, dunque la frontiera stessa, ad essere dissolta)55. Per Foucault la nozione di plebe indica, piuttosto, il movimento centrifugo, lenergia di segno opposto, lelemento sfuggente implicato in ogni relazione di potere, come margine interno di resistenza e di rilancio strategico, quasi una sorta di affermazione non positiva, per riprendere, certo al di fuori dellautoreferenza linguistica valorizzata negli anni Sessanta, il gioco irriducibile della trasgressione e del limite.
Non esiste la plebe, c della plebe. Ce n nei corpi e nelle anime, negli individui, nel proletariato e nella borghesia, ma con unestensione, delle forme, delle energie, delle irriducibilit differenti. Questa parte della plebe non tanto lesterno rispetto alle relazioni di potere quanto il loro limite, il loro inverso, il loro contraccolpo; ci che risponde a ogni avanzata del potere attraverso un movimento per svincolarsene; quindi ci che motiva ogni nuovo sviluppo delle reti di potere56.
Cfr. E. Laclau, Glimpsing the Future, cit., p. 319. E. Laclau, La ragione populista, cit., pp. 88-89. 56 M. Foucault, Pouvoirs et stratgies [1977], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. III, p. 421; trad. it. in M. Foucault, Poteri e strategie, a cura di P. Dalla Vigna, Mimesis, Milano 1994, p. 21 (corsivo nostro). Sullutilizzo della nozione di plebe in Foucault, cfr. J.S. Ranson, Foucaults
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Se, dunque, la plebs laclausiana, in quanto parzialit universale in tensione interna rispetto ad ogni fissazione delluniversalit nella positivit di un populus, riassume in s una logica di contaminazione tra esterno e interno, il concetto foucaultiano di plebe, muovendo dallesistenza a tutti i livelli di una contaminazione di fatto (la plebe che esiste nelle diverse classi, negli individui, etc.), indica invece come le relazioni di potere possano essere portate ai loro limiti, cio l dove esse ridiventano lotte, strategie e movimenti di sottrazione57. Abbiamo, quindi, da un lato un concetto di limite continuamente decostruito e ricomposto discorsivamente come articolazione instabile di frontiera, dislocazione ed eterogeneit, dallaltro un limite che si scopre illimitato attraverso i punti in cui atti di trasgressione, di resistenza o di rovesciamento lo violano e lo riscrivono. Entrambe queste idee di mobilit del limite muovono, evidentemente, dal rifiuto di ricondurre lantagonismo o la resistenza a una contraddizione dialettica. Nel caso di Laclau, muovendo dalla critica alla tendenza marxista a leggere lantagonismo come epifenomeno di una contraddizione immanente al processo storico, si rifiuta, per, anche il tentativo, compiuto ad esempio da un autore come Lucio Colletti, di assumere materialisticamente la distinzione kantiana tra contraddizione logica e opposizione reale58. Queste due tipologie di relazione sarebbero, infatti, entrambe oggettive, mentre lantagonismo, in quanto costruzione della negativit attraverso la messa in equivalenza di domande differenti, segnerebbe, come si visto, il limite delloggettivit in quanto tale. Si potrebbe dire, quindi, che Laclau tenta di salvaguardare il carattere di non rappresentabilit del nihil negativum, cos come la forza della negazione, dalla loro riduzione allauto-contraddittoriet del concetto. Egli, daltra parte, cerca una struttura che renda pensabile la contaminazione, senza conciliazione, tra contenuti particolari ed effetti universalizzanti (un astratto concreto di cui occorrerebbe, tra laltro, approfondire il rapporto critico con la dialettica hegeliana59). Ci significa che, secondo Laclau, perch si dia
discipline. The politics of Subjectivity, Duke University Press, DurhamLondon 1997, pp. 101153; M. Senellart, Michel Foucault: plbe, peuple, population, in O. Ihl, J. Chne, . Vial e G. Waterlot (a cura di), La tentation populiste au coeur de lEurope, La Dcouverte, Paris 2003, pp. 301-313. 57 Cfr. M. Foucault, Le sujet et le pouvoir, cit., p. 242; trad. it. cit., p. 253. 58 Cfr. E. Laclau e C. Mouffe, Egemonia e strategia socialista, cit., pp. 197-202. 59 E. Laclau, La struttura, la storia, il politico, in J. Butler, E. Laclau e S. iek, Dialoghi sulla sinistra, cit., pp. 191-192.

220 Diego Melegari negazione delle differenti positivit in una formazione sociale o discorsiva, cio affinch vi sia antagonismo, occorre sempre una certa positivizzazione del negativo (ed questa la funzione assolta dalla produzione di significanti vuoti)60, perfino una parziale naturalizzazione61. Laffermazione non positiva del Foucault degli anni Sessanta, invece, mirava a forzare il nesso kantiano tra nihil privativum e il concetto di opposizione reale in direzione di una radicale non transitivit che, nel momento stesso in cui liberava la coalescenza tra limite e trasgressione da ogni prossimit con la negazione, la sganciava anche dal riferimento a un contenuto o a un nome non affermava, quindi, nientaltro che un vuoto, un neutro, il bianco di un occhio enucleato o rovesciato62 ai limiti di ogni sguardo. In un contesto teorico profondamente mutato possibile affermare che questa struttura ha poi continuato ad alimentare alcuni tra quelli che appaiono come differenti concetti-limite, nella complessa analitica foucaultiana del potere (la plebe, ma anche lintollerabile63 o la singolarit della sollevazione64). Ci nonostante non questa lultima parola foucaultiana a proposito di un pensiero del limite, n quella della trasgressione la metafora fondamentale per comprenderne la politicit. Ontologia storica di noi stessi Nello scritto dedicato alla risposta kantiana alla domanda Che cos lIlluminismo?, Foucault riprende lidea di una sintesi tra ontologia e critica di noi stessi, nei termini di un thos, una vita filosofica in cui la critica di ci che siamo allo stesso tempo analisi storica dei limiti che ci sono posti e prova della loro possibile violazione, ma limmagine assunta da questo movimento continuo non , questa volta, quella della trasgressione, quanto quella di un lavoro sui nostri limiti [], un travaglio paziente
Ivi, pp. 185-186. Ivi, p. 199. 62 M. Foucault, Prface la transgression, cit., p. 248; trad. it. cit., p. 69. 63 Cfr. M. Foucault, Je perois lintolrable [1971], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. II, p. 205; ma anche, con riferimento alla sua esperienza tunisina, M. Foucault, Conversazione con Michel Foucault [1980], in Dits et crits, cit., t. IV, p. 79; trad. it. in Archivio Foucault 3, cit., pp. 97-98. 64 M. Foucault, Inutile de se soulever ? [1979], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. III, in particolare p. 794; trad. it. in Archivio Foucault 3, cit., pp. 135-136.
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che d forma allimpazienza della libert65. Dobbiamo necessariamente trascurare tutti i fondamentali rinvii tra questa affermazione e le ultime ricerche foucaultiane sui processi di soggettivazione, sulletica degli antichi, sul sapere di spiritualit, sul governo di s, per fermarci a valutare in che misura questa continua oscillazione tra pazienza e impazienza proponga una sfida politica diversa da quella contenuta nella trasgressione letteraria, ma anche dal gioco di parzialit e totalit (assente) delineato nel progetto egemonico laclausiano. Ora, la tematizzazione di noi stessi in quanto esseri storici coincide con la messa in campo di indagini precise sui limiti attuali del necessario, ovvero su ci che non appare pi indispensabile alla nostra costituzione di soggetti. A questo compito negativo, di critica di ci che noi siamo, pensiamo e facciamo, in cui alcune necessit mostrano la loro friabilit attuale, si affianca ora il contenuto positivo di ontologia storica di noi stessi, condotta secondo il metodo archeologico (dal momento che ci che siamo, pensiamo e facciamo si presenta nellarticolazione di discorsi colti come eventi) e secondo un fine genealogico (perch tesa a mostrare la contingenza alla base del nostro essere, quindi la possibilit di essere, fare e pensare diversamente)66. nel chiasma di questi due movimenti che si produce quello specifico thos filosofico definibile in termini di ontologia critica di noi stessi, intesa come prova storico-pratica dei limiti che possiamo superare, e quindi come lavoro di noi stessi su noi stessi in quanto esseri liberi67. Attraverso il testo kantiano sullIlluminismo, testo collocato a cerniera tra la questione critica e quella della storia68, proprio il concetto di limite ad essere ridefinito insieme alla forma del suo superamento, pensabile ora come indagine specifica sulla natura contingente delle necessit e delle evidenze che strutturano il nostro essere. Scrive Foucault:
Questo thos filosofico pu essere caratterizzato come un atteggiamento limite. Non si tratta di un atteggiamento di rigetto. Dobbiamo sfuggire allalternativa del fuori e del dentro; dobbiamo stare sulle frontiere. La critica, proprio lanalisi dei limiti e la riflessione su di essi. Ma se la questione kantiana era di sapere quali siano i limiti che la conoscenza deve rinunciare a superare, mi sembra che, oggi, la
M. Foucault, Quest-ce que les Lumires ? [1984], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. IV, pp. 576-577; trad. it. in Archivio Foucault 3, cit., p. 232. 66 Ivi, p. 574; trad. it. cit., p. 228. 67 Ivi, p. 575; trad. it. cit., p. 229. 68 Ivi, p. 568; trad. it. cit., p. 222.
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questione critica debba essere ribaltata in positivo: qual la parte di ci che singolare, contingente e dovuto a costrizioni arbitrarie in quello che ci dato come universale, necessario, obbligato? Si tratta insomma di trasformare la critica esercitata nella forma della limitazione necessaria in una critica pratica nella forma del superamento possibile. Il che, come si vede, implica che la critica venga esercitata non pi nella ricerca delle strutture formali che hanno valore universale, ma come indagine storica attraverso gli eventi che ci hanno condotti a costituirci e a riconoscerci come soggetti di ci che facciamo, pensiamo, diciamo69.

Ora, questo lavoro indefinito della libert deve essere calibrato secondo la prova della realt e dellattualit, lattitudine limite deve, cio, essere anche unattitudine sperimentale. Da qui il rifiuto di ogni progetto radicale e globale che misconosca, in nome del sogno di una societ, di una cultura, di un profilo antropologico compiutamente rivoluzionati, la pretesa di sfuggire al sistema dellattualit. In questo rifiuto dei progetti globali, responsabili, per Foucault, dei peggiori sistemi politici del Novecento, si pu, certo, leggere un parziale allineamento del filosofo alle forme governamentali neoliberali e al campo della democrazia occidentale70, anche se non si dovrebbe trascurare di collocare questi approdi, peraltro non univoci, sullo sfondo della dialettica di una famosa diagnosi foucaultiana: quella sulla desiderabilit della rivoluzione e sulla possibilit che la sua crisi comporti nientemeno che la fine della politica per come stata intesa da tutta la modernit71. Per quanto riguarda largomento oggetto di queste pagine occorre sottolineare come, secondo il filosofo francese, la consapevolezza che lesperienza teorica e pratica che facciamo dei nostri limiti e del loro superamento possibile sempre essa stessa limitata, determinata e, quindi, da ricominciare, non significhi un abbandono assoluto dellthos filosofico alla contingenza del presente. Unattitudine di questo tipo, infatti, non ha solo poste in gioco, omogeneit e sistematicit ad essa specifiche, ma anche una certa generalit, legata a quegli elementi di ricorrenza, n costanti antropologiche n pure variazioni cronologiche, presenti nelle forme di problematizzazione che definiscono oggetti
Ivi, p. 574; trad. it. cit., p. 228. In questo senso pu essere utile la ricostruzione critica degli orientamenti politici assunti dal filosofo fornita da J.L.M. Pestaa, Foucault, la gauche et la politique, Textuel, Paris 2010, in particolare pp. 125-128. 71 Cfr. M. Foucault, Non au sexe roi [1977], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. III, p. 266; trad. it. in La societ disciplinare, Mimesis, Milano 2010, p. 136.
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di sapere, regole dazione e modi di rapportarsi a se stessi. Lo studio dei (modi di) problematizzazione [] quindi il modo di analizzare, nella loro forma storicamente singolare delle questioni di portata generale72. Ora, se lappello a una domanda filosofica che per noi resta aperta e al compito per luomo di elaborare se stesso73 non costituisce di per s una teoria del politico, resta il fatto che esso ha una funzione che potremmo definire di orientamento. Non a caso, infatti, nellaffrontare la modalit con la quale Kant avrebbe posto la questione filosofica del presente, Foucault insiste sul fatto che in essa la diagnosi di un processo in atto viene assunta a compito e obbligo, tale da essere riassumibile in un motto, un tratto distintivo tramite il quale ci si fa riconoscere [], una consegna che si impartisce a se stessi e che si propone agli altri, che ha condizioni spirituali, etiche, istituzionali e politiche precise e che si ripropone come problema politico ogni volta che si tratta di trovare una forma pubblica alluscita da uno stato di minorit della ragione74. Crediamo che sarebbe inutile cercare un analogo a questo tipo di orientamento nel pensiero nella contaminazione, sempre strutturalmente fallimentare e proprio per questo necessaria, di parzialit e universalit propria allarticolazione intorno a significanti vuoti (ovvero a ogni significante che risulti svuotato dalla concatenazione stessa di cui perno) proposta da Laclau. La radice profonda di questa distanza ci sembra risiedere proprio nel presupposto teorico che sembrerebbe garantire (per certi versi a buon diritto) il maggiore radicalismo della posizione laclausiana. Ci stiamo riferendo allidea che lontologia stessa debba essere intesa come ontologia politica, con la conseguenza che leventualit di un essere non politico o non ancora politico non sarebbe che leffetto di un oblio delle origini politiche di ogni oggettualit. Una prospettiva che, come notato da Olivier Marchart, sembra implicare la completa traduzione della differenza tra ontico e ontologico in quella tra politica, come istanza determinata allinterno di una formazione sociale, e Politico, come ri-apertura irriducibile della contingenza di ogni formazione75. Si tratta, tra laltro, di un presupposto oggi variamente condiviso da una serie di pensatori radicali e rispetto al quale lontologia di noi stessi foucaultiana rappresenta, il pi
M. Foucault, Quest-ce que les Lumires ?, cit., p. 577; trad. it. cit., p. 231. Ivi, p. 571; trad. it. cit., p. 226. 74 Ivi, pp. 565-567; trad. it. cit., pp. 219-220. 75 O. Marchart, op. cit., pp. 146-149.
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224 Diego Melegari delle volte, un riferimento allo stesso tempo canonico ed estremamente scomodo76. Cosa fa s, infatti, che la permanenza di una domanda e di un compito filosofici possa essere qualificata come unontologia del nostro essere attuale? E cosa implica comprendere il rapporto tra Critica e Ontologia, gi tracciato da Foucault negli anni Sessanta, in un pensiero dellattualit come divenire non necessario di alcuni, specifici, limiti storici? Libert e veridizione Crediamo che, a questo punto, sia legittimo sostenere che, se ci volgiamo alla complessa ridefinizione laclausiana dello storicismo assoluto gramsciano nei termini di una teoria della contingenza radicale di ogni terreno sul quale disporre la dicotomia tra contingente e necessario77, ad essere aggirata sia proprio la possibilit di pensare una specificit del discorso filosofico sul presente. Nel linguaggio dello scritto foucaultiano su Kant, questa dimensione coincideva con lo sforzo di individuare i limiti rispetto ai quali pensare e praticare una possibile trasformazione nei discorsi scientifici, politici ed etici che ne sono condizione78. Al contrario, nellapparato concettuale di Laclau, ci sembra che resti necessariamente esclusa proprio la possibilit che contenuti ontici determinati retroagiscano sul terreno ontologico, finendo cos per schiacciare ogni pensiero del presente su un rapporto tra storicit e ontologia sostanzialmente invariato. In Laclau, per esempio, vi sono almeno due campi teorici, quello della psicoanalisi e quello della linguistica, che hanno condotto ad acquisizioni non meramente regionali, ma che pertengono allontologia generale79, e alla filosofia spetterebbe, oggi, esattamente il compito di sviluppare le implicazioni ontologiche, non meramente ontiche, di queste aperture, con ricadute su ogni campo, politica inclusa. Nello stesso tempo ci pu avvenire perch una politica, quella egemonica, innesta sulla contaminazione di
Cfr. B. Bosteels, Thinking, Being, Acting; or On the Uses and Disadvantages of Ontology for Politics, in C. Strathausen (a cura di), A Leftist Ontology. Beyond Relativism and Identity Politics, University of Minnesota Press, MinneapolisLondon 2009, pp. 243-244. 77 Cfr. E. Laclau, Glimpsing the Future, cit., pp. 293-295. 78 Su questa collocazione della filosofia, cfr. M. Foucault, Le courage de la verit. Cours au Collge de France. 1984, Seuil/Gallimard, Paris 2009, p. 63. 79 Per la linguistica: E. Laclau, Glimpsing the Future, cit., p. 325; per la psicoanalisi: ivi, p. 304 e E. Laclau, La ragione populista, cit., p. 108.
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ontico e ontologico quella tra parzialit e universalit, fino a tracciare unontologia politica che, per usare ancora una volta unespressione di Olivier Marchart, costituisce la philosophia prima di Laclau80. evidente come in questo schema, per quanto esso sia interamente percorso dalla contigenza dei contenuti ontici che andranno di volta in volta a incorporare una funzione ontologica, non abbia alcun senso porre la questione di unontologia specifica di ci che siamo oggi, ovvero di un rapporto tra ontico e ontologico diverso da quello della soglia storica che si sta chiudendo o da quelle che lhanno preceduta. Ma non esattamente questo lo scandalo filosofico concentrato nella formula foucaultiana di unontologia delloggi? Soffermiamoci, allora, su questo punto. Occorre innanzitutto ammettere che in Laclau presente una determinazione delloggi in termini politici, prima di tutto come presa datto dellesaurimento di progettualit di emancipazione globale considerate immanenti alla logica storica e della proliferazione di domande sociali differenti, ma anche come emersione storica del ruolo ontologico dellarticolazione egemonica, elevata retrospettivamente a chiave intrepretativa di fenomeni temporalmente distanti81. Pi in profondit presente unidea di storicizzazione e di contestualizzazione radicali, non fondate per a livello ontico, ascrivibili invece a unontologia della storicit in quanto tale, in cui a un limite negativo qualcosa che impedisce a qualsiasi limite positivo di costituirsi pienamente risponderebbe un movimento formale di sostituzioni, senza per che questo sia in grado di determinare i contenuti reali sostituiti82. la negativit di questo limite strutturale (limpossibilit della societ a costituirsi come tale) che, per Laclau, si approssima al concetto lacaniano di Reale (ci che resiste alla simbolizzazione, ma ha accesso al suo campo attraverso contenuti ontici che non sono ad esso ascrivibili), a rendere possibile la variazione storica, sempre esistente nella misura in cui sempre invariabilmente chiamata a colmare limpossibilit che la fa essere. In questo senso, la barra che attraversa il soggetto lacaniano non figura, per Laclau, come un limite imposto alla rappresentazione, ma come qualcosa che significa nella rete dei
O. Marchart, op. cit., p. 166; ci siamo soffermati su questo problema in D. Melegari, Se il popolo non inevitabile. Eterogeneit e organizzazione in Ernesto Laclau, di prossima pubblicazione nel volume curato insieme a Marco Baldassari per Ombre Corte. 81 Il modello quello assunto dalla categoria marxiana di lavoro astratto rispetto alle formazioni precapitalistiche; cfr. E. Laclau, Glimpsing the Future, cit., pp. 322-323. 82 Cfr. E. Laclau, La struttura, la storia, il politico, cit., p. 184.
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226 Diego Melegari significanti limpossibilit di una completa significazione, lautonomia dei significanti dai significanti e, quindi, limpossibilit che vi sia qualcosa che non sia significante. Essa indica, allora, qualcosa che allarga la relazione di rappresentazione (come rappresentazione fallita, chiaramente) al di l di ogni limitazione83. Ora, anche levenemenzializzazione foucaultiana84, intesa come effetto di una fiction storica (cos, infatti, Foucault qualifica le proprie opere85), mira a ritrovare gli intrecci di contingenze che hanno prodotto unevidenza del nostro presente, mostrandone la trasformabilit e, dunque, la possibile politicizzazione86. In effetti, Foucault pu affermare di fare lavorare la finzione allinterno della verit, proprio attraverso la circolarit tra storicizzazione e politica: si fa una finzione della storia a partire da una realt politica che la rende vera, si finge una politica che non esiste ancora a partire da una verit storica87. Se in Laclau la verit appare un significante vuoto indicante, insieme a molti altri, la pienezza assente della societ e attraverso il quale un contenuto particolare oggetto di un investimento etico (per cui, potremmo dire, la verit vera solo nella sua funzione ontologica di rappresentare lirrapresentabile)88, per il Foucault dei tardi anni Settanta, si tratta di mostrare come un determinato regime di verit inscriva nel reale qualcosa che non esiste, sottomettendolo legittimamente al regime del vero e del falso89. esattamente questa storia della veridizione, che non storia della verit e dellerrore, n storia di illusioni, ad essere qualificata come critica e ad avere, secondo Foucault,
E. Laclau, Il ruolo delluniversale nella costituzione delle logiche politiche, cit., p. 68. Tra i vari luoghi in cui figura questo concetto, cfr. ad esempio M. Foucault, Table ronde du 20 mai 1978, in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. IV, p. 23. 85 M. Foucault, Foucault tudie la raison dtat [1980], in M. Foucault Dits et crits, cit., t. IV, p. 40; trad. it. in M. Foucault, Biopolitica e liberalismo, a cura di O. Marzocca, Edizioni Medusa, Milano 2001, p. 154. 86 Cfr. M. Foucault, Structuralisme et poststructuralisme [1983], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. IV, p. 449; trad. it. in AA. VV., Adorno e Foucault. Congiunzione disgiuntiva, La Palma, Palermo 1990, p. 97. 87 M. Foucault, Les rapports de pouvoir passent lintrieur des corps [1977], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. III, p. 236; trad. it. in M. Foucault, Dalle torture alle celle, a cura di G. Perni, Lerici, Cosenza 1977, p. 131. 88 Cfr. E. Laclau, Glimpsing the Future, cit., p. 291; pi in generale, se esiste una problematica implicita della verit nellopera di Laclau, essa dovr essere intesa come disvelamento; E. Laclau, New Reflections on the Revolution of Our Time, cit., p. 36. 89 M. Foucault, Naissance de la biopolitique, cit., pp. 21-22.
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La politica nel regno illimitato del limite 227

unimportanza politica attuale90. Non avremmo, quindi, unontologia della storicit, senza, come dice Foucault in uno degli ultimi corsi al Collge de France, una storia ontologica dei discorsi di verit, una storia delle ontologie di veridizione, tale da implicare che ogni discorso, in particolare ogni discorso con pretese di verit, sia considerato essenzialmente come una pratica, ma anche che ogni ontologia sia analizzata come finzione. Sono, dunque, le ontologie stesse dei discorsi e, in questo contesto specifico, la differenza tra il modo dessere del discorso filosofico e di quello retorico91, ad essere evenemenzializzate in una storia del pensiero intesa come storia di invenzioni singolari, ovvero come una storia delle ontologie che sarebbe riportata a un principio di libert, in cui la libert definita non come un diritto ad essere, ma come una capacit di fare92. Con questo riferimento alla libert come capacit di fare, come lavoro infinito alla base delle diverse ontologie, siamo riportati a una delle traiettorie che si intrecciano nella spiazzante formula dellontologia di noi stessi. Proporre unontologia significa, in questo caso, costruire una fiction con effetti di verit e, per questo, con imprevedibili riprese politiche, ma ci non comporta una mera negazione della verit poich significa, al contrario, fare la storia del pensiero in quanto pensiero della verit93. Persino la stessa circolarit tra verit e potere, di cui il Foucault degli anni Settanta propone la storia o leconomia politica, lungi dallo schiacciare la verit sul processo della sua costruzione egemonica, mira piuttosto a staccare il potere della verit dalle forme di egemonia (sociali, economiche, culturali) allinterno delle quali per il momento funziona94. Si potrebbe anzi dire che, nella permanente ricerca foucaultiana sulla volont di verit, laccento sembra spostarsi, come avviene anche per la nozione
Ivi, p. 38. A questo proposito, si consideri che la retorica, ben pi che la filosofia, costituisce per Laclau la forma discorsiva fondamentale attraverso la quale pensare i rapporti e le dislocazioni ontologiche; cfr. E. Laclau, An Ethics of Militant Engagement, in P. Hallward (ed.), Think again: Alain Badiou and the future of philosophy, Continuum, London 2004, pp. 136137; E. Laclau, Glimpsing the Future, cit., pp. 306-307. 92 M. Foucault, Le gouvernement de soi et des autres. Cours au Collge de France. 1982-1983, Seuil/Gallimard, Paris 2008, pp. 285-286. 93 M. Foucault, Le souci de la verit [1984], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. IV, p. 669; trad. it. in M. Foucault, Il discorso, la storia, la verit, a cura di M. Bertani, Einaudi, Torino 2001, p. 335. 94 M. Foucault, Entretien avec Michel Foucault [1977], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. IV, p. 160; trad. it. in M. Foucault, Microfisica del potere, Einaudi, Torino 1977, p. 28.
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228 Diego Melegari di limite, dalla sua caratterizzazione in quanto gesto di esclusione95, al rapporto ineludibile tra veridizione e incessante lavoro della libert. Ora, questa stessa libert che principio della storia del pensiero, anche determinata storicamente, nella misura in cui il pensiero, solcato dai giochi del vero e del falso, cio in quanto pensiero di verit, si costituisce nel movimento di differenti problematizzazioni, attraverso le quali lessere si d come essere che pu e deve essere pensato96. In effetti, non sono n delle rappresentazioni di oggetti preesistenti, n delle creazioni discorsive di oggetti inesistenti, quanto linsieme delle pratiche discorsive o non discorsive a far s che qualcosa entri a far parte del meccanismo delle relazioni tra il vero e il falso, costituendolo cos come oggetto per il pensiero (indipendentemente dal fatto che ci avvenga nella forma della riflessione morale, della conoscenza scientifica, dellanalisi politica, e cos via)97. A questo punto possibile, crediamo, cogliere la relativa prossimit e, al contempo, la distanza tra un meccanismo di questo tipo e la costituzione, attraverso pratiche discorsive egemoniche, di significanti particolari con effetti universalizzanti, ma indipendenti da ogni relazione con i giochi di veridizione. , infatti, proprio questo snodo a risultare essenziale per comprendere come, in unottica foucaultiana, la storia del pensiero intersechi e trasformi la stessa ontologia della storicit e come lontologia dellattualit non possa essere ridotta alla fissazione contingente di una dislocazione sempre presente al fondo di ogni oggettivit. La specificit della storia del pensiero e del suo rapporto alla libert , infatti, connessa proprio al fatto che essa esiste come apertura di nuove problematizzazioni, prese in un movimento di differenziazione rispetto alle rappresentazioni e distinte dai processi, anche politici, ai quali rispondono:
Il pensiero non ci che abita una condotta e le d un senso; , piuttosto, ci che permette di prendere le distanze nei confronti di questa maniera di fare o reagire, di assumerla come oggetto di pensiero e di interrogarla sul suo senso, le sue condizioni e i suoi scopi. Il pensiero la libert rispetto a quello che si fa, il movimento con cui ci si distacca da quello che si fa, lo si costituisce come oggetto e lo si pensa come problema. Dire che lo studio del pensiero lanalisi di una
Cfr. M. Foucault, Lordine del discorso, Einaudi, Torino 1972, p. 17. M. Foucault, Luso dei piaceri, Feltrinelli, Milano 1998, p. 16. 97 M. Foucault, Le souci de la verit, cit., p. 670; trad. it. in M. Foucault, Il discorso, la storia, la verit, cit., p. 335.
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La politica nel regno illimitato del limite 229 libert non significa che si ha a che fare con un sistema formale che si riferisce solo a se stesso. In realt, affinch un ambito dazione o un comportamento entri nel campo del pensiero, bisogna che alcuni fattori labbiano reso incerto, labbiano privato della sua familiarit o abbiano provocato numerose difficolt intorno a esso. Questi elementi dipendono dai processi sociali, economici o politici. Ma hanno solo una funzione di incitamento. Possono esistere ed esercitare la loro azione per molto tempo, prima che ci sia una problematizzazione effettiva da parte del pensiero98.

A un certo insieme di difficolt, in un contesto storico determinato, possono offrirsi risposte diverse e anche opposte, ma il punto in cui radicata la loro simultaneit dato da una problematizzazione, la cui forma generale deve essere oggetto di indagine nella storia del pensiero, poich il lavoro specifico di questultimo consiste proprio in questa elaborazione di un dato in questione, questa trasformazione di un insieme di ostacoli e di difficolt in problemi cui si sforzano di rispondere le diverse soluzioni. Questo approccio, conclude Foucault, lontano da unanalisi nei termini di decostruzione99 e rivendica apertamente, invece, il carattere di unanalisi critica, attraverso la quale si cerca di comprendere come si sono costituite le differenti soluzioni a un problema, ma anche come esse rimandino a una specifica forma di problematizzazione. Si pu comprendere, allora, come la storia del pensiero, in quanto lavoro intorno a specifiche problematizzazioni e in quanto storia delle ontologie del dire vero, definendo storicamente la libert come distanziamento da qualcosa che sta perdendo evidenza, possa, attraverso larticolazione kantiana della filosofia sul presente, concentrarsi nella formula di unontologia storica di noi stessi come lavoro sui nostri limiti. a questo livello, infine, che lontologia foucaultiana del presente ritrova lindice della propria politicit, come ipermilitantismo pessimista100 o, piuttosto, ottimismo del pensiero, cio attaccamento al principio che luomo un essere pensante, fino alle sue pratiche pi mute, e che il pensiero non ci che ci fa credere
M. Foucault, Polmique, politique, problmatisations, in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. IV, p. 597; trad. it. in Archivio Foucault 3, cit., p. 246. 99 Sullimportanza del riferimento alla decostruzione per Laclau, cfr. E. Laclau, Deconstruction, pragmatism, hegemony, in C. Mouffe, Deconstruction and Pragmatism, Routledge, London 1994. 100 M. Foucault, propos de la gnalogie de lthique [1983], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. IV, p. 386.
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230 Diego Melegari a ci che pensiamo n ammettere ci che facciamo; ma ci che ci fa problematizzare ci che noi stessi siamo101. La critica non una politica Quello che viene a delinearsi , quindi, un rapporto alla politica in cui si tratta di elaborare i problemi posti ad essa a partire da un certo dominio di fatti, di pensieri e di pratiche, ovvero da alcune esperienze (in unintervista Foucault cita la follia, il crimine e la sua punizione, la sessualit102). Daltra parte, mi sembra necessario ammettere, con la stessa forza con cui si tentato di sottolineare lirriducibilit dellontologia delloggi foucaultiana rispetto alle ontologie politiche di cui Laclau uno degli esponenti pi coerenti, che lo statuto della politica praticabile a partire dalla problematizzazione critica dei nostri limiti, cos come dalla riqualificazione etica della resistenza al potere nella cura di s, resta sostanzialmente indeterminato103. Lorientamento al quale abbiamo fatto riferimento, insomma, non di per s sinonimo di una pi precisa caratterizzazione politica dellimpianto foucaultiano rispetto alla proposta laclausiana. Unindagine esaustiva delle differenti difficolt cui si espongono la prospettiva ontologica laclausiana e la critica foucaultiana sul terreno di definizione non del ruolo della politica per il pensiero, ma del pensiero di una politica, ci porterebbe ben al di l degli obiettivi di questo scritto. Basti, a titolo di esempio, una suggestione riguardante il comune obiettivo di decostruire le immagini dicotomiche di conflitto e, dunque, di presa di partito, in vario modo veicolate da tutta la tradizione rivoluzionaria. Se Laclau insiste su una dinamica di gioco e contaminazione tra logiche incompatibili (nessuna dicotomizzazione assoluta, ma, allo stesso tempo, la dicotomizzazione il risultato non di una eliminazione dellalterit radicale, ma, al contrario, dellimpossibilit del suo totale sraM. Foucault, propos de la gnalogie de lthique [1984], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. IV, p. 612. 102 M. Foucault, Polmique, politique, problematisations, cit., p. 594; trad. it. cit., p. 243. 103 A questo proposito, Adelino Zanini ha recentemente insistito con forza sulla necessit di prendere sul serio il carattere incompiuto dellelaborazione foucaultiana in rapporto al politico; cfr. A. Zanini, Lordine del discorso economico. Linguaggio delle ricchezze e pratiche di governo in Michel Foucault, Ombre Corte, Verona 2010, pp. 115-123.
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La politica nel regno illimitato del limite 231

dicamento, per cui dicotomie parziali e precarie saranno costitutive della fabbrica sociale104), latteggiamento dello storico del presente non si pu accontentare, nemmeno politicamente, di questa illusione necessaria ed chiamato a ricominciare costantemente la propria indagine critica. Bisogna passare dallaltra parte dalla parte giusta ma per cercare di divincolarsi da quei meccanismi che fanno apparire sempre due parti: per disciogliere quella falsa unit, quella natura illusoria dellaltra componente per la quale si parteggia105. La critica , infatti, politicamente rilevante nella misura in cui agisce sul rapporto tra pensiero e presente, invitandoci a chiederci quali siano non i significanti disponibili alla costruzione di frontiere antagonistiche, ma i significanti limite, quelli sui quali si misura unesperienza di necessit, di trasformabilit, di libert o di impotenza nella nostra immaginazione politica. Non escluso, ad esempio, che proprio il termine democrazia, anche quando elevato a radice ontologica della politica come sembra fare Laclau, indichi, oggi, uno di questi limiti tra blocco e apertura del pensiero che siamo chiamati a problematizzare. Ma proprio questo esempio, ammesso che sia valido, permette di comprendere la distanza che separa unindagine critica sulle pratiche di veridizione connesse al termine democrazia dalla costruzione di un pensiero politico credibile e ad esse alternativo106. Per converso, di fronte alla sfida teorica laclausiana per cui non esiste universalit che non sia egemonica107, si tratterebbe di comprendere se lontologia delloggi di Foucault permetta di pensare, a fianco del rapporto tra particolarit delle inchieste e generalit delle problematizzazioni, anche quello tra parzialit e universalit nella costituzione di soggettivit collettive. Per la verit anche questo punto ci sembra politicamente irrisolvibile nellambito di una stretta fedelt alla concettualit foucaultiana. Tuttavia vorremmo almeno segnalare alcune coordinate per un percorso possibile proprio a partire dalla ridefinizione foucaultiana del progetto critico in termini di ontologia storica dei nostri limiti.
Cfr. E. Laclau, Beyond Emancipation, in E. Laclau, Emancipation(s), cit., p. 15. M. Foucault, Non au sexe roi, cit., p. 265; trad. it. cit., p. 135. 106 Per un quadro dellattuale dibattito critico su questo termine, cfr. gli interventi raccolti in AA. VV., In che stato la democrazia?, Nottetempo, Roma 2010; per una problematizzazione delle teorie sulla democrazia radicale in questo contesto, cfr. B. Bosteels, Democracia radical: Tesis sobre la filosofia del radicalismo democrtico , in Metapolitica, n. 18 (2001), pp. 96-115. 107 E. Laclau, La ragione populista, cit., p. 109.
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232 Diego Melegari In risposta a Rorty, che sottolineava lassenza di un noi nelle domande che, secondo Foucault, si tratterebbe di porre alla politica, questultimo insisteva sul fatto che il problema era, piuttosto, quello di comprendere se davvero convenga porsi allinterno di un noi per fare valere i principi che si riconoscono e i valori che si accettano; oppure se non si debba, elaborando la questione, rendere possibile la formazione futura di un noi108. Daltra parte, in una versione del testo su Kant e lIlluminismo diversa da quella fin qui utilizzata, Foucault insiste sul fatto che, a partire da quel momento, un noi divenuto pensabile non pi in riferimento a una dottrina, a una tradizione o allumanit in generale, ma come noi che si riferisce a un insieme culturale caratteristico della sua propria attualit109. La questione del collettivo sembra, insomma, attraversata e, anzi, costituita dalla tensione tra particolarit delle inchieste e generalit di unthos filosofico calibrato sul presente. Daltra parte, dal XIX secolo, aveva gi scritto Foucault, la filosofia non ha cessato di avvicinare la riflessione su ci che accade attualmente e la domanda su cosa siamo, noi che forse non siamo nientaltro e niente di pi di ci che avviene attualmente. con quella soglia storica che la filosofia apparsa interamente politica e storica, politica immanente alla storia e storia indispensabile alla politica110. Rivoluzione stato il nome politico-filosofico di questa immanenza e di questa necessit, e dialettica stata la forma con la quale il pensiero ha non solo storicizzato luniversale, ma lo ha misurato sul presente:
La storia e la filosofia arriveranno a porre la stessa comune domanda: che cosa, nel presente, reca luniversale? Che cosa, nel presente, costituisce la verit delluniversale? la domanda della storia, ma anche, ormai, la domanda della filosofia. La dialettica nata111.

Proprio sottraendosi a questa saturazione, ma, a nostro parere, tentando di porsi alla sua altezza, lultimo Foucault ha difeso una filosofia la cui forma di riflessivit, invece che totalizzazione, sarebbe movimento per cui ci si distacca [] da ci che acquisito come vero, per cercare altre
M. Foucault, Polmique, politique, problematisations, cit., p. 594; trad. it. cit., p. 243. M. Foucault, Quest-ce que les Lumires ? [1984], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. IV, p. 680; trad. it. in Archivio Foucault 3, cit., p. 254. 110 M. Foucault, Non au sexe roi, cit., p. 266; trad. it. cit., pp. 149-150. 111 M. Foucault, Bisogna difendere la societ, cit., pp. 204-205.
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La politica nel regno illimitato del limite 233

regole del gioco, lo spostamento e la trasformazione dei quadri di pensiero, la modificazione dei valori ricevuti, tutto il lavoro che si fa per pensare altrimenti, per fare altro, per divenire altro da ci che si 112. Daltra parte, sarebbe facile mostrare come Foucault, lungo tutto il suo percorso, non abbia cessato di definire loggi a partire da questa ininterrotta ripresa: loggi come differenza di differenze113 o giorno come gli altri, o piuttosto giorno che non mai del tutto come gli altri114. Tutto questo , per certi versi, divenuto senso comune negli studi foucaultiani. E, tuttavia, si avverte che nella formula dellontologia dellattualit qualcosa resiste alla sua semplice ripetizione. Questo scritto non ha fatto altro che mostrare come, laddove unontologia politica come quella proposta da Ernesto Laclau tende a trasformare limiti in frontiere in nome di unimpossibilit fondamentale, linnesto reciproco di critica e ontologia sperimentato da Foucault porta ad assumere alcuni limiti (alcuni e non altri) come linee di fragilit delloggi, per cogliere dove e come ci che potrebbe non essere pi ci che , ovvero il presente stesso come frattura virtuale e spazio di libert concreta, cio di trasformazione possibile115. Crediamo, per, che oggi si possa sperimentare la forza problematizzante di un simile atteggiamento solo nella misura in cui, anche a partire dal confronto con posizioni come quella laclausiana, si avr il coraggio di interrogarlo sul tipo di rapporto tra singolarit e universalit che esso permette di rendere pensabile. quello legato a una filosofia dellEvento, della Rivolta o della Presa di parola? tutto sommato ancora riassumibile nella parola Diritti116? un presupposto immanente alla costituzione stessa dei soggetti o esige linvenzione di corpi collettivi organizzati non coincidenti con essi? Com facilmente intuibile, la risposta a queste domande non indifferente n dal punto di vista politico n da quello filosofico. In fondo, Foucault era consapevole di quanto lindicizzazione della filosofia sul presente che egli amava nel Kant diagnostico delluscita dallo stato di minoM. Foucault, Le philosophe masqu [1980], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. IV, p. 110; trad. it. in Archivio Foucault 3, cit., p. 143. 113 M. Foucault, Ariane sest pendue [1968], in M. Foucault, Dits et crits, cit., t. I, p. 770. 114 M. Foucault, Structuralisme et poststructuralisme [1983], cit., p. 448; trad. it. cit., p. 96. 115 Ibidem. 116 A nostra conoscenza solo Vincenzo Sorrentino, nel suo Il pensiero politico di Foucault, ha dato un adeguato rilievo ai luoghi in cui, nel quadro dellontologia della contingenza foucaultiana, emergono riferimenti alluniversale e a diritti intangibili; cfr. V. Sorrentino, op. cit., pp. 233-242.
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234 Diego Melegari rit fosse inseparabile dallidea che in questo momento attuale ognuno sia responsabile in un certo modo di questo processo dinsieme117, cos come era probabilmente consapevole che questesigenza non era la pi trascurabile tra le premesse che avevano alimentato le successive riprese dellistanza critica, compresa la tanto esecrata soluzione dialettica.
Diego Melegari Universit di Bologna diego.melegari@libero.it

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M. Foucault, Quest-ce que les Lumires ?, cit., p. 568; trad. it. cit., p. 222.

Foucault e le Streghe.
Amedeo Policante

Soggettivit confessionali e resistenza della carne

Non sono dove ti sei appostato ad aspettarmi, ma proprio qui, ridendo di te. Non chiedermi chi sono e non chiedermi di rimanere me stesso: lascia pure che siano la polizia e i burocrati a controllare che i nostri documenti siano in ordine. Almeno risparmiamoci la loro morale quando scriviamo. Michel Foucault, Larcheologia del sapere

Potremmo non ricevere mai una risposta alla domanda del soggetto. E se

fossimo tentati di chiedere, proprio a Michel Foucault, chi questuomo che abita lo spazio biopolitico da lui descritto cos magistralmente nelle ultime pagine del primo volume della Storia della sessualit1, non certo che riceveremmo una risposta. Messo di fronte a una domanda del genere chi siamo noi? possiamo immaginare il filosofo francese farsi prendere da un improvviso attacco di risa, guardarci interrogativamente, e infine renderci la nostra stessa domanda, ora posta in una forma genealogica che, se possibile, confonde ancora ulteriormente le carte. Quali sono le pratiche che formano e modulano la soggettivit moderna? Qual il ruolo della confessione, e in particolare della confessione della carne nella costruzione della soggettivit? Quando e come emersa la necessit di sapere chi siamo? E come questo obbligo introspettivo di rivolgere lo sguardo su noi stessi, e perfino dentro di noi, in una ambigua interiorit immaginaria, venuto ad intrecciarsi con lidea che la sessualit non soltanto sia un qualcosa di nascosto in noi, ma che essa di fatto celi la nostra pi propria verit, nascondendocela? Queste sono alcune delle questioni attraverso le quali pu essere di qualche utilit tornare a leggere non soltanto la Storia della sessualit ma anche tutta una serie di testi in cui Foucault ha discusso il ruolo giocato dalla pastorale cristiana e dal sacramento della confessione nello svilupparsi della societ biopolitica tra Settecento e Ottocento2.
M. Foucault, La volont di sapere [1976], trad. it. di P. Pasquino e G. Procacci, Feltrinelli, Milano 1978. 2 In particolare intendiamo concentrarci su M. Foucault, Gli anormali. Corso al Collge de France (1974-1975), a cura di V. Marchetti e A. Salomoni, Feltrinelli, Milano 2002; e
1

materiali foucaultiani, a. I, n. 1, gennaio-giugno 2012, pp. 235-259.

236 Amedeo Policante Non v dubbio che questa linea di ricerca, interrotta e ripresa pi volte da Foucault nel corso della sua avventura intellettuale, e centrata attorno alle tematiche della confessione, della soggettivit e della pastorale cristiana, non si svilupp in un vuoto intellettuale ma riprese, pi o meno criticamente, un lungo percorso teorico culminato con la weberiana sociologia della religione. tuttavia nel confronto con Nietzsche e la sua critica del Cristianesimo paolino che Foucault sviluppa il suo pi profondo debito intellettuale. sotto lombra della domanda nietzschiana Perch gli uomini obbediscono? che possiamo cominciare a percepire il significato politico e limpostazione radicale implicita nel tentativo di costruire una genealogia del potere moderno partendo dal concetto di sessualit, e dalla pratica della confessione. Se oggi non sono pi il potere vincolante della legge e la logica del contratto a costituire la condizione essenziale per la stabilit della dominazione e dellordine sociale una tesi gi sviluppata da Foucault in lavori come Sorvegliare e punire e Bisogna difendere la societ sar allora necessario cominciare a cercare, magari partendo proprio dallopera nietzschiana, lorigine di questa apertura antropologica alla norma, istituita al centro del soggetto moderno, al fine di comprendere la fonte prima della disciplina sociale3. Foucault allievo di Nietzsche soprattutto in termini metodologici dunque, perch soprattutto attraverso la lettura di questultimo che Foucault fu in grado di considerare il lato produttivo, costitutivo e soggettivante del potere. Il potere quindi non come forza repressiva di una soggettivit che in qualche modo, sempre gli pre-esiste, ma i rapporti di potere come forze dinamiche che costituiscono, ridefinendole continuamente, le soggettivit implicate nella lotta. la questione del soggetto e della sua costituzione, perci, a costituire la principale giuntura teorica verso cui Foucault indirizza il proprio rasoio analitico4. Ed lavorando su questo nodo problematico che il filosofo francese in grado di mostrare che, al
sullarchivio di testi foucaultiani selezionati e editi da Jeremy R. Carrette, Religion and culture, Manchester University Press, Manchester 1999. 3 Cfr. M. Foucault, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione [1975], trad. it di A. Tarchetti, Einaudi, Torino 1976 e M. Foucault, Bisogna difendere la societ. Corso al Collge de France (1975-1976), a cura di M. Bertani e A. Fontana, Feltrinelli, Milano 1998. 4 Lobiettivo del mio lavoro negli ultimi ventanni [] stato creare una storia dei diversi modi in cui, nella nostra cultura, gli uomini sono stati resi soggetti. M. Foucault, The subject and power, in Critical Inquiry, vol. 8 (1982), n. 4, p. 777. Tutte le traduzioni dallinglese e dal francese, qui e dove non specificato altrimenti, sono mie.

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fine di comprendere lorigine della molteplicit di tecniche che rendono un corpo docile, dovremmo volgere il nostro sguardo, non verso la testa del sovrano, ma verso le origini cristiane della civilizzazione europea. In altre parole, lemergere di positive tecnologie del potere alla fine del diciottesimo secolo non rappresent affatto una svolta rapida e radicale che soppiant le medievali pratiche di sovranit, ma ladattamento ad un nuovo contesto della pastorale cristiana, con le sue molteplici pratiche di governo delle anime e di direzione della condotta individuale. La biopolitica, dunque, non dovrebbe essere pensata come un modello strettamente moderno di politica emerso da un processo autonomo di trasformazione delle logiche di potere classiche. In altre parole, pensare lemergere della biopolitica come sembra fare lo stesso Foucault, almeno in un primo momento legato alle parti finali di Bisogna difendere la societ nei termini di una trasformazione delle logiche proprie della sovranit moderna, un tempo fondate sulla semplice estrazione parassitaria di forze dal corpo sociale, , se non scorretto, necessariamente insufficiente. Lorigine della biopolitica coincide piuttosto con il punto di snodo in cui lantica pastorale cristiana, con le sue pratiche di direzione della coscienza, si inserisce allinterno della matrice del moderno Stato-nazione con la sua logica razionalistico-funzionale5. Nellera della biopolitica, infatti, governare non dominare ma preservare e moltiplicare la vita stessa, imbrigliandone linfinita potenza produttiva. Lo scopo della moderna arte di governo, o razionalit statale, sviluppare quegli elementi costitutivi della vita individuale in modo che il loro sviluppo coincida con una sempre maggiore potenza dello Stato6. Allo scopo di comprendere la razionalit tecnica che governa le moderne societ biopolitiche, e tratteggiare una prima linea di fuga lontano da esse, sar dunque necessario integrare la classica critica anarchica e liberale del potere totalizzante della centralizzazione statale con una seria considerazione della storia del pastorato, inteso semplicemente come un potere individualizzato ed individualizzante7. Il seguente articolo vuole tentare di schizzare una genealogia alternativa di questo potere che esercitato a ridosso dellindividuo moderno, costituendone la forma stessa in quanto singolarit. Nella prima parte, proceder a dipanare una breve sintesi dellanalisi sviluppata da Foucault
M. Foucault, La volont di sapere, cit., p. 89. M. Foucault, Religion and culture, cit., p. 152. 7 Ivi, p. 136.
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238 Amedeo Policante sulla figura della pastorale cristiana, con particolare attenzione ai modi in cui questa andata ad interagire con i modelli classici della sovranit regale e poi statale. Nella seconda parte, sar necessario concentrarsi sul modo in cui il Cristianesimo paolino si costitu attorno allappropriazione di due tecnologie del potere che gi troviamo nel mondo ellenico lauto-controllo e la guida della coscienza e su come le abbia poi trasformate in un nuovo paradigma confessionale centrato sul concetto di confessione della carne. Per concludere, mi propongo di considerare le diverse modalit in cui la regolazione giuridica delle alleanze e la penetrazione del corpo da parte dellistituto della confessione devono essere correlate con lemergere di una molteplicit di fenomeni di resistenza che si espressero attraverso le problematiche legate al controllo della stregoneria e della possessione. Riflettendo sulle strategie messe in gioco dal potere nel suo confrontarsi con la volont mostruosa della strega e la carne sregolata del posseduto, ci addentreremo quindi sulle rotte attraverso cui le tecniche confessionali si sono via via diffuse lungo tutto il corpo sociale, nella forma di pratiche mediche volte al controllo e alla normalizzazione di individui giudicati anormali. Tenendo al centro della nostra lettura le tecniche confessionali e il loro ruolo nella produzione di verit attraverso il soggetto individuale, dunque, ci muoveremo sui confini frastagliati oltre i quali si sviluppa la biopolitica e il governo della vita stessa. Biopotenza e Cristianesimo: Oltre lipotesi repressiva Nietzsche disse che luomo, come particolare cristallizzazione di quella molteplicit di forze che scorrono sulla superficie del corpo, imprigiona la vita, mentre il superuomo libera la vita contenuta nelluomo stesso8. La critica nietzschiana del Cristianesimo, pilastro essenziale della ricerca genealogica foucaultiana, tutta qui, in questa semplice opposizione. In altre parole, se per Nietzsche la vita si presenta come potentia cio, vita nella sua radicale immediatezza, libera da qualsiasi negativit, e costantemente eccedente le forme precarie che si costituiscono storicamente al di sopra del suo fluire il Cristianesimo fonda il suo potere su una parallela ossessione per la debolezza della forma umana. Paradossalmente, Nietzsche e
G. Deleuze, Foucault [1986], trad. it. di P.A. Rovatti e F. Sossi, Feltrinelli, Milano 1987, p. 108.
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il Cristianesimo paolino condividono unidea della natura umana che enfatizza la sua debolezza, instabilit e strutturale insicurezza, almeno nella misura in cui luomo rappresenta una costellazione di relazioni tra forze costantemente in processo di mutazione. Ma mentre Nietzsche, e Foucault con lui, accetta la prospettiva della morte delluomo come una promessa di liberazione del fluire vitale dalle costringenti forme date dal concetto moderno di uomo, il Cristianesimo considera questa debolezza della forma umana come unindicazione della necessit insopprimibile di unopera pastorale ad un tempo capillare e perpetua. Se la forma-Uomo appare solo gi incorporando in s la morte delluomo, se il destino delluomo cio quello di dissolversi in unesplosione di quelle stesse forze che lhanno storicamente costituito, la Chiesa si istituisce come lultimo katechon: una forza volta a respingere la fine dei tempi e la venuta dellAnti-Cristo9. E chi lAnti-Cristo, il cui potere misterioso gi al lavoro nel mondo, se non il superuomo nietzschiano, la cui apparizione latente nella forma umana dal momento della sua concezione? Non c da sorprendersi quindi se la critica radicale che Foucault mosse contro lUmanismo si tradotta anche in una protratta riflessione filosofica attorno al ruolo storico e teorico della pastorale cristiana, intesa come una tecnologia del potere individualizzata e individualizzante. Fu la costruzione della Chiesa che diede un corpo al katechon paolino: solamente attraverso la sua costante e paziente opera, attraverso la sua capillare sorveglianza nelle pieghe della vita, la forma uomo in grado di essere mantenuta e lAnti-Cristo tenuto a distanza. Questo enorme apparato di potere, centrato attorno alluomo e contro le tendenze distruttive insite nei processi vitali stessi, ha interessato Foucault non solo per la sua specifica configurazione ma perch, di fatto, ha rappresentato la base essenziale attraverso cui la governamentalit e la biopolitica sono entrate sulla scena politica moderna. Lopera ecclesiastica si istituisce nelle forme di una discreta e costante attivit, volta alla costruzione e alla direzione dellanima. Una forza reattiva che incessantemente tesse la propria matrice del potere, una camicia di forza imposta al corpo e alla molteplicit di forze-vitali che
Il concetto biblico di katechon, letteralmente colui che frena, deve essere fatto risalire al san Paolo della Seconda Lettera ai Tessalonicesi (2:6-7): Il suo misterioso potere [il potere dellAnticristo] gi al lavoro, ma qualcuno gli fa da freno. Carl Schmitt ha notoriamente sviluppato questo concetto in termini politici: C. Schmitt, Il nomos della terra nel diritto internazionale dello Jus publicum europaeum, Adelphi, Milano 1991.
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240 Amedeo Policante si muovono sulla sua superficie10. Questo paradigma nietzschiano, che rimane un referente centrale al fine di comprendere gli studi foucaultiani dellopera ecclesiastica, non dovrebbe essere confuso con il paradigma psicoanalitico sviluppato dallopera di teorici quali Reich e Marcuse11. Qui non si tratta di liberare lUomo e la forza immaginifica del suo desiderio dalle catene imposte dalla moralit, dalla legge e dal tab, ma piuttosto di analizzare quei complessi apparati di potere che tengono insieme la forma-Uomo stessa, quelle forze che impongono lordine dellanima al di sopra dellanarchico gioco di forze che compone e attraversa la corporalit. La forma-Uomo, in altre parole, come qualsiasi altra forma, non pu essere nientaltro che una configurazione di relazioni tra forze; si presenta dunque come una instabile giuntura in cui tutta una serie di forze interiori creativit, immaginazione, memoria, speranza incontrano le forze storiche del potere e della resistenza12. Naturalmente, questa molteplicit di forze, questa potenzialit (potentia) della vita di per s non presuppone alcuna forma determinata13. La questione da risolvere non come e perch il potere reprima la forza del desiderio, ma piuttosto quali particolari tipi di potere diano forma, in ciascuna configurazione storica, a quella biopotentia che chiamiamo semplicemente vita. Dobbiamo chiedere, infine, non qual la nostra vera natura, il nostro vero essere, il nostro vero io, e come possiamo liberarlo; ma quale forma di vita creata da ogni particolare, storica configurazione di forze, dallinterno e dallesterno, e come possiamo modificare questo terreno strategico al fine di aprire nuovi modi di essere altri da noi. Questa la sfida posta dal pensiero biopolitico: come ripensare la resistenza di fronte a un potere produttivo di soggettivit, e non semplicemente parassitico e
Nella misura in cui gli studi di Foucault sulla governamentalit enfatizzano la continuit tra il Cristianesimo e la politica moderna, possono essere utilmente messi a raffronto con le riflessioni di Carl Schmitt sul politico. Questo non solo in termini generali cio in relazione con la teologia politica tratteggiata dal giurista tedesco per il quale tutti i concetti fondamentali della moderna teoria dello Stato sono concetti teologici secolarizzati ma pi specificamente in relazione con il ruolo del katechon come misura di una peculiare modalit del potere. Cfr. ad esempio: Il decisivo concetto per questa continuit rimase quello di forza frenante: katechon; ivi, p. 59. 11 Reich e la tradizione psicoanalitica, di fatto, figurano come due dei principali oggetti di critica attorno cui si struttura gran parte della riflessione foucaultiana sulla relazione tra sessualit e potere. Cfr. specialmente M. Foucault, La volont di sapere, cit., pp. 116-118. 12 G. Deleuze, Foucault, cit., p. 102. 13 Ibidem.
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repressivo? Come ripensare la libert, quando il soggetto stesso si scopre del tutto interno ai meccanismi del potere, non come spazio sottratto dal potere, semplice assenza di potere, ma come appropriazione singolare e collettiva della macchina costituente che costantemente d forma alla vita, che costantemente determina le nostre forme-di-vita? Allombra di questa riflessione anti-Umanista, diventa pi che mai cruciale riscoprire il modo in cui Foucault si confrontato con la tradizione pastorale cristiana. proprio nelle tecniche confessionali della Chiesa romana, infatti, che possiamo intravedere lemergere di quelle moderne tecnologie del potere che ci rendono oggi soggetti di uno Stato biopolitico che governa la vita stessa. Con Foucault possibile avanzare sul terreno aperto da quelle poche fondamentali intuizioni che gi troviamo in Nietzsche: i meccanismi della biopolitica e della governamentalit piantano le loro radici genealogiche ben pi a fondo di qualsiasi Stato, oltre il corpo del Leviatano, e direttamente nel cuore pulsante della civilt cristiana, il cui potere individualizzante, precauzionale e capillare, reazionario e creativo, continua oggi a distendersi, sotto forme nuove, come un katechon volto a proteggere lUomo dalla vita14. La Spada e il Pastorale: Simbologie del potere La storia dello Stato spesso narrata nei termini di una progressiva centralizzazione dei poteri sociali. Un progresso lineare rispetto alla frammentazione politica del tardo periodo feudale. Questa narrativa dominata dal paradigma weberiano, che legge lo Stato come prodotto della progressiva monopolizzazione della violenza legittima certamente significativa, almeno nella misura in cui illumina una certa tendenza totalizzante implicita nel concetto stesso di modernit politica15. Nonostante ci, Foucault, specialmente negli studi dedicati al concetto di governamentalit, intende enfatizzare soprattutto la parzialit di tale approccio, ed
Le linee essenziali della riflessione foucaultiana sulle specificit del potere pastorale possono essere rintracciate in M. Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al Collge de France (1977-1978), a cura di F. Ewald, A. Fontana e M. Senellart, trad. it. di P. Napoli, Feltrinelli, Milano 2005. 15 Per una discussione di questa questione si veda M. Foucault, Bisogna difendere la societ, cit., pp. 47-49.
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242 Amedeo Policante invoca la necessit di ricostruire una genealogia alternativa di tutte quelle tecnologie di potere specificamente orientate alle individualit, e volte a governarle in modo continuo e permanente16. Solamente ricostruendo questa storia, infatti, possibile iniziare a comprendere come e perch il potere essenzialmente negativo del sovrano pre-moderno un potere parassitario che si nutre attraverso lestrazione diretta del prodotto collettivo dal corpo sociale sia stato gradualmente avvolto in tutta una serie di tecniche positive, volte a costituire materialmente la forma e i processi propri al campo sociale17. La storia dello Stato quindi, ma anche la storia di qualcosa daltro: una macchina che non sfrutta verticalmente i soggetti, ma che li costituisce funzionalmente operando orizzontalmente, capillarmente e preventivamente. Un potere che Foucault chiama con il suggestivo nome di potere pastorale: Se lo Stato la forma politica di un potere centralizzato e centralizzante, lasciatemi chiamare pastorato questo potere individualizzato e individualizzante18. Dobbiamo dunque, a questo punto dellanalisi, abbandonare il sovrano e seguire il pastore al fine di gettare uno sguardo verso una differente concezione del potere e un particolare gruppo di tecniche, volte allordinamento e alla direzione delle moltitudini. Un tipo di potere che troviamo coesistere a fianco del potere politico almeno a partire dal III secolo, ma che solamente nel corso del diciassettesimo e diciottesimo secolo andr gradualmente a fondersi con questultimo, dando luogo alle prime pratiche biopolitiche di Stato. Di fatto, la pastorale rimase a lungo una tradizione di pensiero, e una pratica di potere, confinata ai margini della politica occidentale. Certo Foucault fa risalire allantica tradizione ebraica le prime tracce di un tipo di potere modellato attorno alla figura del buon pastore: Dio il pastore del popolo scelto e Davide, in quanto fondatore della monarchia, eredita questo titolo, insieme al compito di assemblare il gregge nella forma di una moltiM. Foucault, Pastoral power and political reason, in M. Foucault, Religion and culture, cit., p. 135. 17 Nel sedicesimo secolo, lo scopo e la giustificazione del potere cambia fondamentalmente. Lantica forma contrattuale protego ergo obligo indicava il diritto dello Stato di estrarre ricchezza, sangue e obbedienza dalla societ in cambio di protezione. Con la penetrazione delleconomia politica nella gestione dello Stato, lo scopo del governo diventer sempre di pi la creazione attiva di ricchezza e di popolazione: unazione positiva, assertiva, sullo strato sociale che prese corpo nelle istituzioni di polizia. Cfr. M. Foucault, Governmentality, in Ideology and Consciousness, n. 6 (1979), pp. 5-21. 18 M. Foucault, Pastoral power and political reason, cit., p. 136.
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tudine di singolarit, addomesticate e dirette dalla sua opera aggregante19. Questa tradizione di pensiero apolitico o anti-politico, tuttavia, rimase a lungo in una opposizione inconciliabile con la forte politicit della tradizione di pensiero radicata nellesperienza della polis greca. Anche per questo motivo, per tutto il periodo medievale e rinascimentale, il potere politico raramente si identifica con la figura del buon pastore. Come un fiume carsico, tuttavia, questa tradizione non scompar, ma, al contrario, fu adottata e poi fortemente sviluppata per oltre quindici secoli dalla Chiesa cattolica, solamente per riemergere con forza in occasione della nascita della biopolitica. proprio attraverso lintegrazione di queste tradizioni contrastanti tradizione pastorale e tradizione sovrana che lo Stato biopolitico ha gradualmente preso la sua forma. Al fine di comprendere lorigine e la logica di sviluppo di tutta quella serie di tecnologie e tecniche che compongono il nostro contemporaneo spazio biopolitico, dobbiamo dunque considerare le modalit in cui potere pastorale e potere sovrano si sono venuti integrando nel primo periodo moderno. Dobbiamo domandarci quali tecniche di potere stiano alla base della forza sociale della Chiesa, oltre e al di fuori degli schematismi legali e giuridici sviluppati dalla statalit pre-moderna. Quali tecniche corrispondano alla capacit ecclesiastica di costituire una soggettivit specificamente cristiana, definita dalla sua necessit intrinseca di essere costantemente guidata e protetta. Quale configurazione di forze venga messa in gioco dalla pastorale cristiana e quale forma-Uomo sia costituita dallinterazione di queste forze con la biopotentia soggiacente. E, in ultimo, come possiamo rendere conto della differenza radicale che continua a distinguere potere sovrano e pratica pastorale, come possiamo studiare sovranit e pastorale come due modalit del potere al tempo stesso distinte ed integrate, specifiche e sovrapposte. Innanzitutto, e fondamentalmente, dobbiamo distinguere sovranit e pastorato in relazione alla loro logica interna: mentre il potere sovrano si fonda essenzialmente sulla relazione tra il sovrano e la sua terra, la tradizione pastorale si occupa essenzialmente della gestione del gregge20. Ma il gregge non soltanto loggetto del potere pastorale, anche il risultato e lobiettivo finale del suo sviluppo: quello che il pastore riunisce sono prima di tutto individui dispersi ed isolati21. Mentre la sovranit, secondo
Ivi, p. 137. Ivi, pp. 138-139. 21 Ibidem.
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244 Amedeo Policante lo schema classico, pensabile nei termini di un patto politico tra soggetti timorosi che innalzano il sovrano al fine di permettergli di regolare il loro campo di interazione, e cos sopprimere la paura che nasce dalla relazione con laltro il pastore non affatto prodotto dal gregge che riunisce ma, al contrario, proprio il suo potere immediato e la sua azione diretta che danno vita al gregge. Al centro della relazione tra potere pastorale e individuo, dunque, non vi affatto una logica contrattuale e pattizia, che presuppone un soggetto sociale antecedente al potere. Il pastore non legato da alcun patto con il suo gregge; al contrario, ci che lega il pastore al gregge la vita stessa, il semplice fatto che il gregge dipende dal continuo sviluppo del potere pastorale per la sua stessa esistenza. il pastore, in altre parole, che letteralmente causa lesistenza del gregge, ed lui che permette ad ogni singolo soggetto non soltanto di vivere, ma di svilupparsi e crescere. chiaro quindi che il pastore non deriva il proprio potere dallutilizzo della spada, simbolo e strumento del potere sovrano di uccidere, ma dallattento impiego della staffa pastorale22. Mentre la simbologia della spada suggestiva del potere sovrano di uccidere o lasciar vivere, il pastorale incarna pi di qualsiasi altro simbolo sacro o profano il moderno potere biopolitico di far vivere o lasciar morire 23. Tutto, nella struttura del bastone pastorale, sembra suggerire il potere e il compito del pastore di dirigere il gregge verso la salvezza, indirizzando ciascun soggetto in accordo con le sue peculiarit soggettive. Se osserviamo la composizione di questo simbolo cristiano del potere pastorale, la staffa cerimoniale di cui fanno mostra i vescovi in missione apostolica, possibile isolare tre elementi fondamentali: una ghiera appuntita alla base simboleggia il compito del prelato di stimolare gli indolenti; luncino, posto in cima richiama il suo obbligo di trattenere quelli che rischiano di allontanarsi dal sentiero della vera fede; il bastone centrale, infine, suggerisce il suo impegno ad ergersi a
Unottima discussione, orientata storicamente, della simbologia del pastorale nella tradizione cristiano-cattolica, disponibile in E. Beck, The Crozier in Heraldry and Ornament, in The Burlington Magazine for Connoisseurs, vol. 24 (1914), n. 132, pp. 335-340. 23 Per una discussione del rapporto controverso tra sovranit e biopolitica, si veda M. Foucault, La volont di sapere, cit., pp. 119-142. Per una discussione del senso in cui possibile parlare dellevoluzione contemporanea di una sovranit biopolitica in contrasto con la sovranit politica della prima modernit, mi permetto di rimandare ad A. Policante, War against Biopower: Timely Reflections on an Historicist Foucault, in Theory & Event, vol. 13 (2010), n. 1.
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supporto di chi rischia di cadere nelle proprie debolezze24. Contemporaneamente unasta per stimolare i recalcitranti e un uncino per frenare gli impazienti, il pastorale denota quindi un potere specificamente normalizzante: un potere sulla condotta, diretto ad indurre il soggetto a seguire un certo corso25. Il potere pastorale , dunque, necessariamente, un potere individualizzato e individualizzante: individualizzato poich, per essere correttamente amministrato, richiede un sapere specifico del soggetto cui si applica chi pigro? chi eccessivamente zelante? chi richiede supporto e chi necessita un freno? Tutto un apparato di sapere, sviluppato attorno alla pratica della confessione, si rende quindi necessario per lindividuazione di cosa pericoloso in ciascun individuo, cio di quali forze in lui rischiano di eccedere lordine corporeo e il bilancio spirituale. Ma anche un potere individualizzante volto allattiva costituzione del soggetto nella sua forma normalizzata. In corrispondenza del particolare insieme di forze che emergono dallinteriorit del soggetto, un insieme speculare di forze allora applicato dal di fuori, attraverso la guida ecclesiastica e spirituale del pastore. Quella che in origine si presenta come una molteplicit di soggetti anormali, strutturalmente instabili, ridotta cos allunit di un singolo gregge: lUomo come realizzazione della norma26. La pastorale cristiana dunque un potere che garantisce la salute, prescrive la norma ed estrae la verit del gregge. un potere che implica una particolare produzione di conoscenza: un potere-sapere. Al fine di preservare e moltiplicare il benessere e la salute dei suoi soggetti, il pastore deve conoscere nel dettaglio ognuno di essi. Di ognuno il pastore deve conoscere le condizioni, le particolari debolezze, le fantasie, gli errori passati e i desideri futuri. solamente attraverso questo capillare sistema di sapere che il pastore pu agire in accordo con il proprio principio fondamentale: preservare lunit del gregge attraverso la normalizzazione della condotta di ciascun individuo. Questa volont di sapere che caratterizza la pratica pastorale ad un tempo richiede e induce listituto della confessione, la continua esposizione della propria verit di fronte a s e agli altri. La
E. Beck, The Crozier in Heraldry and Ornament, cit., p. 337. Questa continua normalizzazione delluomo non poi altro che il principio stesso del governo nella sua semplicit pi estrema: governo la condotta della condotta. M. Foucault, Luso dei piaceri [1984], trad. it. di L. Guarino, Feltrinelli, Milano 1984, p. 10. 26 Cfr., in particolare, M. Foucault, Gli anormali, cit., pp. 117-133.
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246 Amedeo Policante confessione emerge quindi come una tecnologia di sapere-potere centrale nellevoluzione della pastorale. Il confessionale, a sua volta, divenne lo spazio, insieme simbolico e materiale, in cui sostare, al fine di comprendere le pratiche di potere-sapere attraverso cui la confessione della verit stata inscritta dal potere allinterno di una serie di procedure volte allindividualizzazione. Spazio deccezione, sottratto allo sguardo del sovrano e allorecchio dello Stato, il confessionale incarna la relazione storica tra potere ed esposizione di s27. La Confessione della Strega: Mostruosit e divenire-animale Sebbene la teoria del potere pastorale possa essere tracciata fin dalle origini del primo Cristianesimo, questa rimase di fatto una modalit di potere minore almeno fino alla met del sedicesimo secolo. Anche allinterno della Chiesa cattolica, in altre parole, il potere continu ad essere esercitato in una modalit essenzialmente giuridico-politica almeno fino al Concilio di Trento. Certamente, scrive Foucault, il Cristianesimo si appropri di due strumenti essenziali del mondo ellenistico come la pratica introspettiva dellauto-esame e listituzione della direzione di coscienza, ma questa appropriazione non fu immediatamente inserita allinterno di un paradigma propriamente pastorale. Al contrario, in un primo momento la confessione [] era essenzialmente organizzata attorno a forme giuridiche. Questo esame degli obblighi sessuali si concentrava ancora quasi interamente ed esclusivamente su quello che potrebbe essere chiamato laspetto relazionale della sessualit28. In altre parole, le prime forme di esame, anche se certamente connesse con lespressione della sessualit o, almeno, con latto sessuale, erano essenzialmente linventario delle relazioni permesse e proibite29. Relazioni che potremmo retrospettivamente interpretare come sessuali erano infatti comprese, confessate, e quando necessario punite dalla Chiesa, non perch esprimessero una particolare
Lo stato deccezione una struttura originale attraverso cui la legge incorpora il vivente e questo, sospendendosi. Il confessionale, in quanto spazio in cui la legge del sovrano sospesa, e il potere opera direttamente a livello del corpo, potrebbe essere studiato anche come un particolare spazio deccezione. Cfr. G. Agamben, Stato di Eccezione. Homo sacer II, 1, Bollati Boringhieri, Torino 2003, p. 12. 28 M. Foucault, Gli anormali, cit., pp. 166-167. 29 Ivi, p. 186
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ed essenziale relazione con il corpo, il desiderio e la coscienza del soggetto. Erano piuttosto giuridificate e regolate come una delle molte forme in cui si stabiliva la relazione tra soggetti. Dunque, se possiamo parlare di qualcosa come una sfera sessuale prima del sedicesimo secolo, questa era concettualizzata come una sfera relazionale fatta di scambi, patti e contratti; e non come una sfera riflessiva fatta di desideri, concupiscenza e titillazioni del corpo. In corrispondenza con questo modello giuridico, i peccati contro il sesto comandamento peccati legati alla sessualit e allatto sessuale furono a lungo concettualizzati come infrazioni di particolari regole relazionali, legami giuridici e patti politici tra persone. Le pratiche confessionali, a loro volta, continuarono ad avere come oggetto soggetti giuridici intesi come agenti di scambio e autori di contratti; tendevano cio a concentrarsi sullo status del peccatore e sulla sua posizione in societ. Nel periodo in cui si svilupp la pratica scolastica della penitenza, la confessione venne a configurarsi come una variante della classica indagine giuridica. Il penitente, quando interrogato, era sottoposto a domande atte ad accertare possibili infrazioni delle fondamentali regole relazionali: ci che essenziale nellesame sono le maggiori trasgressioni, ma le maggiori trasgressioni a livello delle relazioni con un altro: fornicazione, deflorazione di una vergine, incesto, abduzione. La confessione, quindi, si sviluppava in diretto collegamento con il grado di importanza delle relazioni che potevano essere infrante. Persino lonanismo non era a questo punto compreso come un problema di concupiscenza, legato a una relazione insana con se stessi e il proprio corpo, ma era punito nella misura in cui un modo per evitare latto sessuale nella sua forma legittima, cio nella forma richiesta dal tipo di relazione stabilita con il partner30. Lonanismo compreso come un torto fatto alla moglie o al marito. chiaro che, in un tale paradigma giuridico-relazionale, la masturbazione adolescenziale una questione che diventer centrale nella pratica confessionale della pastorale non era, e non poteva essere in alcun modo, problematizzata. Ma, pi in generale, era lintero spazio del desiderio, della fantasia, del pensiero e dellimmaginazione che rimase a lungo escluso dallobbligo confessionale. Una cappa di silenzio che fu in seguito spezzata e investita dalla volont di sapere. Una spinta a parlare, a mostrarsi, che non pu certo essere correlata a unondata di liberazione sessuale
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Ibidem.

248 Amedeo Policante e libert politica, ma che si riferisce piuttosto allemergere di nuove tecnologie di potere volte alla direzione della coscienza e allauto-soggezione31. Con la met del Seicento, tuttavia, e dopo il Concilio di Trento, il paradigma giuridico-relazionale fu gradualmente integrato da una forma di esame essenzialmente riflessiva. Ci che emerse a fianco della classica inchiesta giuridica delle trasgressioni eccezionali, che ancora caratterizza il modello penitenziale scolastico fu una sorta di anatomia dei movimenti della carne, una cartografia del corpo e delle sue debolezze32. La confessione giuridica partiva dal soggetto e da l gradualmente muoveva verso lambiente esterno. Il confessore doveva porre sotto scrutinio tutte le relazioni che lindividuo era solito stabilire con chi gli stava attorno. Doveva distinguere le buone dalle cattive relazioni, i contratti legali da quelli illegali; doveva conoscere lesatta posizione dellindividuo nella societ, la moltitudine di patti e contratti che definiva la sua relazione con lo spazio sociale; doveva infine scoprire la verit riguardo ai patti che erano stati traditi o illecitamente sciolti. La confessione pastorale che emerge in relazione al rafforzamento dello Stato moderno e alla conversione pastorale della Chiesa cattolica si muover esattamente nella direzione opposta: dal livello superficiale delle azioni fatte o subite fino al punto in cui pensieri e sensazioni, anima e corpo vanno a toccarsi. Al carattere penitenziale della confessione giuridica si sostituisce un paradigma medico che mira al corpo e alle sue debolezze.33. In un tempo in cui gli Stati erano in procinto di porre il problema tecnico di come esercitare potere sui corpi e di come il potere sui corpi poteva essere reso produttivo, la Chiesa stava elaborando una tecnica per il governo delle anime: la pastorale che fu definita per la prima volta al Concilio di Trento34. Un nuovo imperativo fu quindi
Il discorso trasmette e produce potere; lo rafforza ma lo mina anche, lespone, lo rende fragile e permette di opporgli ostacoli. Nello stesso modo il silenzio ed il segreto proteggono il potere, danno radici ai suoi divieti; ma allentano anche le sue prese ed organizzano tolleranze pi o meno oscure. M. Foucault, La volont di sapere, cit., p. 90. Per una discussione approfondita della riflessione foucaultiana sul rapporto tra silenzio e confessione, si veda anche J.R. Carrette, Foucault and Religion: Spiritual Corporality and Political Spirituality, Routledge, London 2000. 32 M. Foucault, Gli anormali, cit., pp. 167-168. 33 Il pastore non prima di tutto e fondamentalmente un giudice, ma un medico che si fa carico di ogni anima e di ogni malattia dellanima. M. Foucault, Sicurezza, terriorio, popolazione, cit., p. 132. 34 M. Foucault, Gli anormali, cit., p. 160.
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stabilito: Non solo confesserai ci che hai fatto oltre e contro la legge, ma dora in poi cercherai di trasformare il tuo desiderio, ogni desiderio, in discorso. [] La pastorale cristiana ha iscritto per la prima volta, come dovere fondamentale, larduo compito di passare tutto ci che ha a che fare con il sesso attraverso il continuo macinare del linguaggio35. Questo fondamentale sviluppo della pratica e del significato della confessione si riflette, secondo Foucault, nellevoluzione etimologica del termine aveu in quanto concetto fondamentale di tutta la pratica confessionale. Fino a che il modello giuridico rimase egemonico, laveu continu ad essere la garanzia dello status, dellidentit e del valore garantiti da una persona a unaltra; la confessione mappa le relazioni di un individuo con la sua comunit ed evoca i suoi legami con Dio e con il sovrano. Confessione di s significa confessione della propria posizione nello spazio sociale. Solo dopo il sedicesimo secolo emerse una tendenza completamente diversa. Lo status sociale smise di essere garanzia sufficiente al fine di esporre la vera identit dellindividuo. Potremmo dire che, tra sedicesimo e diciassettesimo secolo, la verit di chi siamo migr, dislocandosi, dalla sfera delle relazioni sociali fino al punto in cui anima e corpo si incontrano ed emerge la coscienza. La confessione, di conseguenza, divenne una pratica di confessione della carne, dove la carne indica esattamente la debolezza dentro il corpo, le tentazioni che emergono alla superficie della coscienza dalle profondit del corpo. a questo punto che la confessione di s fu iscritta al centro delle procedure di individuazione messe in gioco dal potere36. Questa profonda trasformazione della confessione e delle pratiche confessionali trova la sua espressione pi chiara nellambito delloccultismo e nella relazione con il Diavolo. Se la verit del s fu gradualmente trasferita dallo spazio esterno del sociale allo spazio interiore della carne, lo stesso movimento caratterizz la collocazione data al Diavolo e alle sue tentazioni. Prima del sedicesimo secolo la collocazione del demonio era posta nel mondo che circonda il corpo: la prossimit di una vergine, la dolce plasticit del corpo di un ragazzo, la sensualit di un demone che appare in una notte solitaria, tutto poteva indurre il desiderio, e la volont di trasgredire la legge imposta dalla sovranit divina. Ma, con il diciassettesimo secolo, quando la verit del s discende nella profondit del corpo,
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M. Foucault, La volont di sapere, cit., p. 22. Ivi, p. 59.

250 Amedeo Policante il Diavolo si immerge insieme ad essa fin dentro di noi, per trovare il proprio spazio a livello della carne. Ora, da questa posizione strategica protetta dallo scrutinio della ragione e dalla luce di Dio, il demonio era visto lanciare verso la coscienza tentazioni improvvise, tenere carezze e dolci stimoli37. In questo processo di interiorizzazione, il Diavolo perde il suo carattere sovrano. Dismette i panni di re delle tenebre, un sovrano alternativo con cui stabiliamo un patto di soggezione, per divenire piuttosto maestro della menzogna, artigiano di chimere, costantemente impegnato ad operare silenziosamente al fine di indurre lingenuit della coscienza nel peccato e nella concupiscenza38. La stregoneria, a sua volta, per tutto il quindicesimo e fino alla fine del diciassettesimo secolo, si iscrive alla sommit del classico paradigma giuridico-politico della penitenza Scolastica. Cosa fu laccusa di stregoneria se non laccusa di spezzare un patto, stabilire un nuovo sovrano e cos insultare e trasgredire la Legge? Dice Foucault: La stregoneria era regolata dalla forma dello scambio. [] C un principio di scambio indicato dal patto con il Diavolo e sanzionato da un atto sessuale trasgressivo: la visita del demonio, il bacio allano della Capra39. La stregoneria rappresenta una resistenza che viene dallesterno, dai margini, lultimo bastione di una alterit radicalizzata dalla penetrazione capillare del potere ecclesiastico. La strega vive nella dimensione del villaggio, isolata dalla moderna vita urbana; risiede ai margini del villaggio e ai limiti del bosco, persa in uno spazio tra umanit e animalit. La sua persona reagisce alla centralizzazione delle relazioni sociali, attuata dalla Chiesa e dalla pratica della penitenza, attraverso una mistica frammentazione della coscienza. La strega, dunque, prima di tutto fuga dallindividualit imposta dalla confessione, ritorno a un divenire-animale rappresentato dalla pratica del
La concupiscenza comincia con unemozione nel corpo, puramente meccanica, prodotta da Satana. Lemozione nel corpo provoca un allettamento sensuale. [] Solleticamento e infiammazione risvegliano il pensiero ai piaceri. [] E poich la volont di per se stessa una facolt cieca, non potendo sapere ci che bene e ci che male, essa si lascia persuadere. M. Foucault, Gli anormali, cit., p. 170. 38 Per una discussione approfondita e intellettualmente ardita di questa transizione demoniaca, cfr. L. Parinetto, La rivolta del diavolo. Muntzer, Lutero e la rivolta dei contadini in Germania, Rusconi, Milano 1999. 39 M. Foucault, Gli anormali, cit., pp. 166-167.
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Sabbath e dalla comunione con il Diavolo40. La strega fuori dalla societ, ma non parte del mondo naturale; un mostro nel senso classico: la sua esistenza nega le leggi della natura, la sua comunione con il Diavolo rompe il patto con Dio, e la rimuove dal resto dellumanit. Di nuovo, la strega una corda tesa tra il mondo umano e il mondo animale e tuttavia non pu far propriamente parte n delluno n dellaltro. E tuttavia la stregoneria come pratica di resistenza non fu mai aliena al potere. iscritta in un sistema di relazioni di potere che rimane essenzialmente giuridico e in relazione con il quale essa la contro-parte: un ribaltamento del potere che lo mette in discussione dallinterno41. Di fatto, alle soglie della prima modernit, la stregoneria parte integrante di una ben pi ampia matrice giuridico-politica, su almeno due differenti livelli. Prima di tutto a livello punitivo, nella misura in cui lInquisizione ancora essenzialmente una istituzione giuridica che richiede una pratica confessionale di tipo relazionale. Ma anche, secondariamente, a livello di rappresentazione delle pratiche, e non un caso che il peccato di stregoneria stesso sia sempre presentato nei termini di un contratto giuridico, sebbene alternativo a quello che andrebbe da Dio al sovrano, e che lega il popolo a una sottomissione sia a Dio sia al sovrano42. Da questa prospettiva, il fatto che Jean Bodin, primo teorico moderno dello Stato di diritto e della monarchia costituzionale, fu anche direttamente implicato nella persecuzione della stregoneria in Europa, qualcosa di
Il divenire-animale un affare di stregoneria perch: 1) implica uniniziale relazione di alleanza con il demone; 2) il demone funziona come linea di confine di un branco animale, in cui il divenire ha luogo per via di contagio. G. Deleuze e F. Guattari, A thousand plateaus: Capitalism and schizophrenia, Continuum, London 2004, p. 272. Di fatto, il rapporto sessuale con il Diavolo stabilisce un contratto, ma questo sempre sterile. Il Diavolo agisce per via di contagio, invece che attraverso la filiazione, e si manifesta in una forma del divenire-animale che trova la sua realizzazione ultima nella moltitudine di metamorfosi di cui capace il corpo della strega. 41 L dove c potere c resistenza e tuttavia, o piuttosto proprio per questo, essa non mai in posizione di esteriorit rispetto al potere []. Essi [i rapporti di potere] non possono esistere che in funzione di una molteplicit di punti di resistenza, i quali svolgono, nelle relazioni di potere, il ruolo di avversario, di bersaglio, dappoggio, di sporgenza per una presa; M. Foucault, La volont di sapere, cit., p. 85. 42 Nei fenomeni di stregoneria, la volont della strega in realt un tipo di volont giuridica. Essa stessa un soggetto giuridico ed in quanto tale che pu essere punita dai tribunali dellInquisizione. M. Foucault, Gli anormali, cit., p. 185.
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252 Amedeo Policante pi di una mera curiosit storica43. Jean Bodin: un uomo, celebrato come padre teorico dello Stato moderno di diritto, che fu tuttavia immerso profondamente in quei fenomeni persecutori che si vorrebbero relegare alla pre-modernit. La contraddizione solo apparente, se consideriamo come la stregoneria abbia rappresentato, di fatto, lopposto speculare dellemergente Stato di diritto basato sulla teoria del contratto. Era questo un potere minore che resisteva alla sovranit dallinterno del suo stesso schema strategico di relazioni di potere. Possiamo realmente imputare la fine dellInquisizione e il crepuscolo della stregoneria al celebrato cambio di mentalit portato dalla filosofia illuminista, come viene spesso, frettolosamente, concluso? O fu piuttosto il risultato ultimo di una fondamentale trasformazione nello schema generale in cui dominazione e resistenza continuarono a confrontarsi e che port alla fine di questa particolare articolazione di potere/resistenza? Ci che certo che lemergere di un nuova configurazione strategica delle relazioni di potere, non pi fondata sul paradigma politico-giuridico ma sulla produzione di soggettivit attraverso un incitamento positivo delle relazioni del s con il s, cambi completamente i termini in cui la resistenza doveva e poteva essere posta44. Il Teatro somatico, tra possessione e resistenza Mentre i riferimenti che possono essere fatti risalire allinteresse di Foucault nei confronti delle coordinate intellettuali in cui si iscrive la storia della stregoneria europea e della sua persecuzione non portarono mai ad una trattazione sistematica della questione, la figura del posseduto, con il suo corpo convulsivo, merita un trattamento certamente pi rigoroso e attento, almeno in relazione alla sua posizione nelleconomia generale
Cfr. J. Bodin, On the Demon-mania of Witches, Centre for Reformation and Renaissance Studies, London 1995. In questo testo, il paradigma giuridico-politico del potere in cui la stregoneria fu inserita fino alla fine del Seicento emerge con perfetta chiarezza. la questione della relazione contrattuale con il Diavolo, e della sua relazione con la sovranit di Dio e del sovrano, ad essere al centro delle riflessioni di Bodin. 44 Per una discussione del ruolo della resistenza nel pensiero di Michel Foucault, si vedano G. Deleuze, Foucault, cit., pp. 59-78 e J. Simon, Foucault & the Political, Routledge, London 1995, pp. 81-95.
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della Storia della sessualit45. Se la stregoneria deve essere iscritta allinterno del sistema relazionale definito dal paradigma giuridico-politico, il corpo del posseduto rappresenta un fenomeno di resistenza interno a quei meccanismi di potere instaurati dal nuovo potere pastorale che abbiamo gi avuto modo di descrivere in queste pagine. Secondo Foucault, infatti, il fenomeno della possessione appare nel momento in cui il Cristianesimo cerca di affondare i propri meccanismi di potere, e le proprie obbligazioni discorsive, fin dentro i corpi46. Lo sviluppo del potere pastorale dopo il Concilio di Trento re-iscrisse le gi esistenti pratiche confessionali allinterno di un nuovo paradigma di potere, produttivo di processi individualizzanti. Attraverso la confessione, cio attraverso la formazione di un discorso di verit sul s radicato in un perpetuo processo di demarcazione, cristallizzazione e controllo del dinamico gruppo di forze in gioco sulla superficie del corpo il directeur de conscience assume il compito di fissare lidentit degli individui, al fine di permettere al potere pastorale di funzionare. Contemporaneamente, lanima, intesa come una forza in lotta contro le forze esplosive del corpo, emerge come un effetto di potere della confessione pastorale. Foucault, dunque, teorizza unanima che tanto reale quanto storica. Storica perch lelemento correlativo di molte concrete tecnologie del potere; e reale perch implica effetti del tutto reali nella sua applicazione ai corpi. questa lanima effetto e strumento di unanatomia politica; lanima, prigione del corpo47. in questo spazio di lotta, nel punto in cui lanima resiste al corpo e la carne si rivolta alla coscienza, che il gigantesco apparato della confessione sar chiamato ad operare, come per prevenire che qualcosa fugga via, scappi in avanti, e inondi la stabilit dellidentit individuale. Questo era il regno della carne, teorizzato dalla pastorale cristiana, ed era qui che il Diavolo, secondo la pratica confessionale, era visto risiedere, impegnato a mobilitare il corpo contro lanima in un continuo scontro frontale. Come troviamo gi in san Paolo: Poich la carne desidera contro lo Spirito, e
I riferimenti al fenomeno della stregoneria nellopera di Foucault, al meglio delle mie conoscenze, si limitano a M. Foucault, Les deviations religieuses et le savoir mdical, in Dits et crits, Gallimard, Paris 1994, t. I, pp. 624-635 e a M. Foucault, Gli anormali, cit., pp. 179-199. 46 M. Foucault, Gli anormali, cit., p. 190. 47 M. Foucault, Sorvegliare e punire, cit., p. 30.
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254 Amedeo Policante lo Spirito contro la carne; poich essi sono opposti luno allaltra, cos che potresti fare ci che non vorresti (Galatei 5:17)48. Questa lotta della volont tra la mente e le membra, lanima e la carne, divenne il centro della pratica confessionale, in quanto lotta contro la concupiscenza. Come stabilito dal Concilio di Trento, la concupiscenza rimane in quelli che sono stati battezzati, poich essi possano lottare per la vittoria49. La lotta contro la concupiscenza, quindi, rende il corpo un campo di battaglia tra forze opposte, richiede al fedele di assumere unattitudine bellicosa contro le tentazioni della carne. Ed in questo continuo stato di guerra che la confessione assume il ruolo fondamentale attribuitole dal Concilio di Trento. Poich ognuno, nella sua personale relazione con la sregolatezza della carne, aperto ai trucchi del Diavolo e poich, fin dalla caduta di Adamo, siamo testimoni di movimenti delle membra che sfuggono al nostro controllo, diventa necessario continuare ad analizzare noi stessi ed esporci continuamente al giudizio degli altri. Questa una evoluzione che inserisce la forma giuridica della legge, che fu originalmente il modello per il penitente cristiano, allinterno di un campo di pratiche che si vogliono correttive, quasi mediche. una evoluzione che tende a rimpiazzare le vecchie confessioni di tutte le trasgressioni punibili con un immenso viaggio discorsivo, che implica il continuo passaggio della vita di fronte a un pubblico e a un testimone50. Se la stregoneria si caratterizz storicamente per unassoluta marginalit, espressa dalla sua simbolica relazione con il divenire-animale, la possessione allopposto emerge al cuore di questa nuova forma di potere, e di questa nuova pratica confessionale. Il posseduto una donna o un uomo che vive in citt, o meglio, una suora ritirata allinterno di un convento, singolarit esposta a quella pratica di potere che, come abbiamo detto, costituisce il corpo in un paesaggio di lotta. La donna posseduta, dunque, non una strega, prima di tutto perch non un soggetto giuridico ma
E ancora: Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male accanto a me. Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo unaltra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che nelle mie membra. / Sono uno sventurato! Chi mi liberer da questo corpo votato alla morte? (Romani 7:21-25). 49 J. Ming, Concupiscence [1908], in The Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Editions, New York 2008. 50 Ivi, p. 180.
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piuttosto un soggetto pastorale51. Se la strega rappresenta la mostruosa inversione del soggetto timoroso che stabilisce un patto con Dio e con il potere politico del sovrano, la donna posseduta essenzialmente una pecorella smarrita. colei che perde se stessa nel bel mezzo del processo confessionale. I fenomeni di possessione non hanno nulla a che fare con lidea di un malvagio atto contro Dio e la sua legge, che deve essere punito. Al contrario, la posseduta un soggetto vulnerabile, una vittima esposta al pericolo che giace malevolmente nel suo stesso corpo. Lindemoniata non ha volont giuridica, ma piuttosto un corpo che continuamente si frammenta, in un radicale movimento di forze che non sembrano trovare equilibrio. Come la strega, essa una corda tesa tra due mondi: da una parte lanima che senza posa ricompone linsieme di forze in gioco sulla superficie del corpo, al fine di produrre lillusione di una stabile identit; dallaltra la fuga delle forze corporali, che rompono la prigione dellanima per andare a congiungersi con altre forze del di fuori, rischiando cos di dare luogo a nuove configurazioni soggettive, al di l di qualsiasi identit pre-stabilita. Sospeso tra questi due mondi, il corpo posseduto mostra tutti i sintomi di unaperta battaglia: non ha forma ma solo luoghi, punti di forza, regioni dellesistente; le forze ivi racchiuse rimangono sospese tra due distinte spinte gravitazionali, che corrispondono a due diversi centri di potere: quello rappresentato dal Diavolo e quello rappresentato dallesorcista/pastore. I diabolici effetti del Demonio dentro di lei si scontrano con i benefici effetti della protezione divina cui, attraverso il prete, una parte di lei si appella52.
un corpo-fortezza circondato e sotto assedio. un corpo-cittadella, la posta in gioco in una battaglia tra il demone e il corpo posseduto che resiste, tra la parte della persona che resiste e la parte di lei che si d al demone. una battaglia tra demoni ed esorcisti e tra direttori di coscienza e la persona posseduta stessa. [] Tutto questo costituisce il teatro somatico della possessione53.
Si potrebbe dire che la stregoneria stata al tempo stesso leffetto, il punto di rovesciamento e il centro di resistenza allondata di cristianizzazione per mezzo dellInquisizione. La possessione, al contrario, stata leffetto e il punto di rovesciamento di unaltra tecnica di cristianizzazione: il confessionale e la direzione di coscienza. Ci che la stregoneria stata per lInquisizione, la possessione lo stata per il confessionale. M. Foucault, Gli anormali, cit., p. 189. 52 Ivi, p. 184. 53 Ivi, p. 188.
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256 Amedeo Policante La convulsione la forma plastica e visibile della lotta che ha luogo nel corpo del posseduto. Il corpo scosso dalla molteplicit di forze e sensazioni che lo attraversano da parte a parte, dando luogo a un movimento che rotto da continui rovesciamenti, cambi di direzione, improvvisi scontri e mutamenti nelle forze in gioco. un corpo in cui le forze che emergono dalla carne sono in rivolta contro lanima costituita e governata dalla regola confessionale. il corpo penetrato dalle nuove tecniche di esame e soggetto allobbligo di sottomettersi a continue ed esaustive confessioni. il corpo che si rivolta contro queste tecniche e questi obblighi54. Questa resistenza, emergendo dallinterno, e come effetto paradossale, del potere pastorale e delle pratiche confessionali, poneva una questione radicale e fondamentale al nuovo potere. Se il corpo convulsivo del posseduto era il diretto effetto-limite della direzione spirituale del pastore, se in altre parole era una resistenza continuamente ricreata al potere nella sua applicazione quotidiana e capillare, come poteva questa resistenza essere effettivamente punita, ed eventualmente soppressa? Infine, limpossibilit di eliminare i fenomeni di possessione senza sopprimere una volta per tutte il modello confessionale, port alla crescente medicalizzazione della carne. La Chiesa, dunque, fu costretta ad appellarsi al potere medico, al fine di mantenere sotto controllo le montanti, somatiche resistenze contro una pratica di potere individualizzante sul punto di diventare assolutamente necessaria per levoluzione di una societ basata sulluomo in quanto monade isolata e ripiegata su se stessa55.
Ivi, p. 188. K. Marx, La Questione Ebraica, Ed. Riuniti, Roma 1974, p. 71. Per Foucault su questa individualit isolata e ripiegata su se stessa che la societ del capitale e la societ confessionale si sovrappongono fino a coincidere. La fantasia immanente alle pratiche confessionali infatti quella di abolire la folla, una massa compatta, luogo di molteplici scambi, fatta di singolarit che si mischiano e si confondono in un effetto collettivo, per sostituirla con una collezione di individualit separate e perci ben definite. M. Foucault, Sorvegliare e punire, cit., p. 201. In altre parole, le tecniche confessionali sono necessarie e funzionali alla continua costruzione della soggettivit sclerotica e riflessiva su cui si fonda lego(t)ismo del capitale. Sempre nella Questione Ebraica, Marx fa coincidere il concetto di libert proprio del liberalismo moderno, con la solitudine e il ripiegamento su se stessi richiesti dalletica confessionale: Il diritto delluomo alla libert si basa non sul legame delluomo con luomo, ma piuttosto sullisolamento delluomo dalluomo. Esso il diritto a tale isolamento, il diritto dellindividuo limitato, limitato a se stesso. Per una discussione pi approfondita del modo in cui Marx pensa la produzione di soggettivit e il modo in cui il pensiero marxiano si interseca con le riflessioni di Foucault sullargomento, mi permetto di rimandare al mio Vampires of Capital: Gothic Reflections between Horror and Hope, in Cultural Logic, 2010.
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Conclusione In queste pagine abbiamo provato a portare avanti una prima mappatura delle complesse matrici di potere storicamente riconducibili allevoluzione di particolari tecniche confessionali individualizzate e individualizzanti. Prendendo le mosse dalla critica nietzscheana del Cristianesimo, abbiamo tentato di leggere la pastorale come paradigma di una pratica di potere alternativa e distinta dal modello sovrano. In seguito, abbiamo esplorato i modi in cui questo primo paradigma pastorale entr sempre pi in relazione con la sovranit statale moderna. Abbiamo osservato come a questo nuovo tipo di potere necessit la riflessivizzazione della confessione e lassunzione del Diavolo nel dominio della carne. Abbiamo investigato la lenta transizione tra let della stregoneria e lera della possessione, e i diversi modi in cui la resistenza alla penetrazione confessionale trov espressione nei due periodi. Infine, vogliamo suggerire una possibile lettura di come il corpo convulsivo del posseduto sostenne la graduale generalizzazione a tutto lo spazio sociale di un potere confessionale e pastorale la cui logica oggi pi che mai istituzionalizzata. Fino al diciottesimo secolo, la confessione nella sua modalit pastorale si basava sullingiunzione al dialogo, motore produttivo di un sapere funzionale alla modulazione della relazione tra corpo e anima; ora la sorveglianza completamente istituzionalizzata. Come scrive Foucault, la regola di discretio maxima fu introdotta come parte di un tentativo volto a estinguere quegli eccessi verbali che tendono ad emergere nel corso dellanalisi. Questo non significa la fine della confessione come tecnica di potere, al contrario. La sua logica volta allesposizione di s viene generalizzata e inclusa negli spazi sorvegliati delle nuove istituzioni disciplinari: il modo in cui sono disposti i dormitori, persino il modo in cui vengono costruiti e disposti allinterno di una classe i tavoli e le panche, il modo in cui lintero spazio di visibilit sociale attentamente organizzato (la forma, la sistemazione delle latrine, laltezza delle porte, la caccia agli angoli oscuri), tutto questo sostituisce cos da renderla silenziosa lindiscreta discorsivit della carne che era ancora presente nelle classiche tecniche di direzione spirituale56. Certamente il confessionale rappresent, gi nel punto pi alto della pastorale cristiana, una sorta di incarnazione architettonica delle pratiche
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M. Foucault, Gli anormali, cit., p. 207.

258 Amedeo Policante discorsive confessionali, e tuttavia potremmo sostenere che soltanto a questo punto che la struttura propria di questa istituzione ecclesiastica prende piede nellintero spazio sociale. Il confessore, con il suo corpo pericoloso e il suo domandare ambiguo, inghiottito una volta per tutte dal mobilio che era solito abitare. Il confessionale cos svuotato del suo contenuto umano, ma non collassa. Al contrario, esso prende una nuova ed autonoma forma come macchina-confessionale. In altre parole, il confessionale abbandonato dalla societ moderna, ma soltanto perch questa stata finalmente ridotta a societ confessionale. Il chiacchiericcio incandescente, che la confessione post-Tridentina aveva stabilito al centro della vita dei fedeli, sar ora reso inutile dalla struttura stessa degli apparati sociali emergenti. Le istituzioni disciplinari che emergono in questo momento storico sono anche una risposta alle questioni poste inizialmente dai processi di confessione, esposizione di s e direzione delle anime. Continuiamo a parlare di noi, ma non lo faremo necessariamente in una forma dialogica; saremo ancor pi esposti, piegati in una logica confessionale, ora che non sembrano pi esserci confessori. Assumendo una prospettiva del tutto alternativa per futuri indirizzi di ricerca, non dovremmo forse aprire la storia del potere disciplinare alle questioni poste dal ruolo storico della confessione, del potere pastorale e della direzione di coscienza? Se Sorvegliare e punire ha tracciato la genealogia del Panopticon attraverso la questione del corpo come macchina da sfruttare, ora possiamo intravedere le tracce di una differente genealogia, al cui centro vi la questione della carne come un pericolo da esporre. Cos, infatti, il Panopticon se non uno spazio di visibilit in cui la confessione diventa la nostra stessa condizione di esistenza? Come possiamo comprendere appieno le logiche del controllo, che in modo crescente dominano lordinamento spaziale dei nostri ambienti di vita, senza fare riferimento allo sviluppo storico della logica apolitica che fonda il paradigma confessionale? Non soltanto siamo costantemente sotto osservazione, ci che pi importa che siamo noi stessi ad offrire le nostre pi insignificanti azioni come piccole confessioni. Come se tempo dellazione e tempo della confessione tendessero sempre pi a coincidere in una costante mimica teatrale. Se il sogno del potere pastorale stato, fin dalle sue origini, quello di una confessione esaustiva ed esclusiva che metta in relazione una moltitudine di individui con il singolo sguardo del confessore questa visione non si realizza forse proprio nella figura panottica?

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Lo sviluppo di una architettura del potere volta a configurare una condizione di costante visibilit deve quindi essere messo in relazione con almeno due traiettorie storiche. Da una parte, come mostrato in Sorvegliare e punire, si connette con la genealogia delle istituzioni disciplinari e la logica funzionale della anatomo-politica; dallaltra si interseca con la costituzione storica della carne e la genealogia del potere pastorale. Anatomo-politica e moral-fisiologia, dunque, trovano la loro ultima realizzazione in un complesso regime di sorveglianza e controllo, e in una societ a un tempo confessionale e disciplinare. Se oggi stiamo realmente confrontandoci con una crisi profonda delle maggiori istituzioni disciplinari il confessionale, la prigione, la scuola, la fabbrica questo potrebbe non significare la fine delle pratiche performative per cui queste istituzioni furono un tempo progettate e costruite. Al contrario, la confessione, la disciplina, lindottrinamento e la produzione sorvegliata possono oggi essere eseguiti contemporaneamente, indipendentemente da dove ciascun corpo collocato nello spazio, poich la logica dellesposizione di s, un tempo limitata a specifici spazi architettonici, oggi assunta a matrice di tutto lo spazio metropolitano. Interiorizzata al punto in cui il soggetto ricerca incessantemente lesposizione di s: immersi in una societ confessionale chiediamo di essere intervistati, conosciuti, investigati, vogliamo che le nostre biografie siano scritte, i nostri dati raccolti, le nostre facce fotografate e archiviate. Il potere non mai soltanto repressivo, al contrario attraversa e produce i soggetti, induce piaceri, forma saperi, produce discorsi57.
Amedeo Policante Goldsmiths College, London policante@gmail.com

S. Hall, The Work of Representation, in S. Hall (ed.), Representation: Cultural Representations and Signifying Practices, Sage, London 1997, p. 50.
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