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Martin Heidegger

Che cos la filosofia?


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il melangolo

In copertina: Paul Klee, Tempio di rocce, 1925

Progetto grafico: Christoph Radl

opuscula 7 8 La filosofia la fatica pi radicalmente libera della finitudine delluomo, perci nella sua essenza pi finita di ogni altra fatica.

ISBN 88-HH 8-296-7

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opuscula / 8

DELLO STESSO AUTORE:

L 'arte e lo spazio L 'abbandono


La svolta L 'autoaffermazione dell 'universit tedesca. Il rettorato '33/'34. Concettfondamental Iproblemifondamentali dellafenomenologia

Principi metafisici della logica


Prolegomeni alla storia del concetto di tempo Concettfondamentali della metafisica

Mondo - fintezza - solitudine

Martin Heidegger

Che cos la filosofia?


Testo originale a fronte

, .
il melangolo

Titolo originale Was ist das - die Philosophie? Traduzione di Carlo Angelino

Copyright 1956, Gnther Neske, Pfullingen Copyright 1981, il melangolo s.r.l. Copyright 1997, il nuovo melangolo s.r.l. Genova - via Brigata Liguria, l-5 ISBN 88-7018-296-7

wAs 1sT DAS - DIE P1-iiLosoP1-IIE? CHE cos*E LA 1=iLoso1=iA?

Was ist das - die Philosophie?

Mit dieser Frage rhren wir an ein Thema, das sehr weit, d.h.

ausgedehnt ist. Weil das Thema weil ist, bleibl es unbestimmt. Weil es unbestimmt ist, knnen wir das Thema unter den verschiedenartigsten Gesichtspunkten behandeln. Dabei werden wir immer etwas Richtiges treffen. Weil jedoch bei der Behandlung dieses weitlufigen Themas alle nur mglichen Ansichten durcheinanderlaufen, kommen wir in die Gefahr, da unser Gesprch ohne die rechte Sammlung bleibt. Darum mssen wir versuchen, die Frage genauer zu bestimmen. A ufsolche Weise bringen wir das Gesprch in einefeste Richtung. Das Gesprch wird dadurch aufeinen Weg gebracht. Ich Sage: auf einen Weg. Damit geben wir zu, da dieser Weg gewi nicht der

einzige Weg ist. Es mu sogar offen bleiben, ob der Weg, auf den ich im folgenden hnweisen mchte, in Wahrheit ein Weg ist, der
uns erlaubt, die Frage zu stellen und zu beantworten. Nehmen wir einmal an, wir knnten einen Wegfnden, die Fra-

ge genauer zu bestimmen, dann erhebt sich sogleich ein schwerwiegender Ein wand gegen das Thema unseres Gesprches. Wenn wirfragen: Was ist das-die Phi1osophie?, dann sprechen wir ber die Philosophie. Indem wir auf diese Weisefragen, bleiben wir offenbar auf einem Standort oberhalb und d.h. auerhalb der Philosophie. Aber das Ziel unserer Frage ist, in die Philosophie hineinzukommen, in ihr uns aufzuhalten, nach ihrer Weise uns zu verhalten, d.h. zu philosophieren ". Der Weg unserer Gesprche mu deshalb nicht nur eine klare Richtung haben, sondern

diese Richtung mu uns zugleich auch die Gewhr bieten, da wir


uns innerhalb der Philosophie bewegen und nicht auen um sie

herum.
Der Weg unserer Gesprche mu also von einer Art und Rich-

Che cos' la filosofia?

Con questa domanda tocchiamo un tema molto vasto, cio esteso. Perch vasto, sembra destinato a restare indeterminato. Perch indeterminato, pu essere trattato dai punti di vista pi diver-

si. In ogni caso giungeremo comunque a qualche risultato. Tuttavia, dal momento che nella trattazione di questo tema tanto ampio tutte le considerazioni possibili si intrecciano vicendevolmente, possiamo incorrere nel rischio che il nostro colloquio non attinga il raccoglimento meditativo che la questione richiede. Dobbiamo perci cercare di determinare in modo pi preciso la domanda. Cos facendo daremo una direzione stabile al nostro colloquio; lo porremo perci stesso su un cammino. Dico: su un cammino. Infatti diamo per scontato che non si tratta certamente

dell'unico cammino. Un problema resta comunque aperto, se il cammino che io qui di seguito indicher in verit tale da consentirci di porre la domanda e di darle una risposta.
Se diamo per scontato di poter trovare un cammino per determinare con maggior esattezza la domanda, sorge immediatamente, contro il tema del nostro colloquio, unobiezione difficilmente evitabile. Domandandoci infatti: che cos' la filosofia, noi parliamo sulla filosofia. Ponendo la domanda in questi termini, ci collochiamo in una zona che si trova al di sopra e quindi al di fuori della filosofia. Ma lo scopo della nostra domanda piuttosto quello di penetrare nella filosofia, di prendervi dimora e di comportarci nel modo che le proprio, vale a dire di filosofare. Il cammino del nostro colloquio non deve perci avere soltanto una direzione chiara, ma deve al tempo stesso far si che tale direzione ci dia la certezza di muoverci all'interno della filosofia e non di girarvi intorno restandone fuori.

Il cammino che dobbiamo percorrere deve perci essere di tal

tung sein, da das, wovon die Philosophie handelt, uns selbst angeht, uns berhrt (nous touche), und zwar uns in unserem Wesen. Aber wird die Philosophie dadurch nicht zu einer Sache der Afektion, der Affekte und der Gefhle? Mit den schnen Gefhlen macht man die schlechte Literatur. C'est avec les beaux sentiments que l'on fait la mauvaise littrature. * Dieses Wort von Andr Gide gilt nicht nur von der Literatur. es gilt mehr noch fr die Philosophie. Gefhle, auch die schnsten, gehren nicht in die Philosophie. Gefhle, sagt man, sind etwas Irrationales. Die Philosophie dagegen

ist nicht nur etwas Rationales, sondern die eigentliche Verwalterin der Ratio. Indem wir dies behaupten, haben wir unversehens etwas darber entschieden, was die Philosophie ist. Wir sind unserer Frage mit einer Antwort schon vorausgeeilt. Jedermann hlt die Aussage, da die Philosophie eine Sache der Ratio sei, fr richtig. Vielleicht ist diese Aussage dennoch eine voreilige und berstrzte Antwort auf die Frage: Was ist das-die Philosophie?

Denn wir knnen dieser Antwort sogleich neue Fragen entgegensetzen. Was ist das-die Ratio, die Vernunft? Wo und durch wen wurde entschieden, was die Ratio ist? Hat sich die Ratio selbst zur Herrin der Philosophie gemacht? Wenn ja , mit welchem
Recht? Wenn nein , woher empfngt sie ihren Auftrag und ih-

re Rolle? Wenn das, was als Ratio gilt, erst und nur durch die Philosophie und innerhalb des Ganges ihrer Geschichte estgelegt wurde, dann ist es kein guter Rat, die Philosophie zum voraus als

Sache der Ratio auszugeben. Sobald wir jedoch die Kennzeichnung der Philosophie als eines rationalen Verhaltens in Zweiel ziehen, wird in gleicher Weise auch bezweifelbar, ob die Philosophie in den Bereich des Irrationalen gehre. Denn wer die Philoso-

phie als irrational bestimmen will, nimmt dabei das Rationale zum
Mastab der Abgrenzung und zwar in einer Weise, da er wiederum als selbstverstndlich voraussetzt, was die Ratio ist.
Andr Gide, Dostoiewsky. Paris 1923, p. 247.

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natura e muoversi in una direzione siffatta che ci di cui la filosofia tratta ci riguardi direttamente, ci tocchi e in verit ci tocchi
nella nostra essenza. Ma in tal guisa non diventa la filosofia qualcosa che ha a che fa-

re con il mondo degli affetti e dei sentimenti? Con i buoni sentimenti si fa la cattiva letteratura . C'est avec les beaux sentiments que l'on fait la mauvaise littrature *. Questo motto di Andr Gide non vale solo per la letteratura ma anche, a maggior ragione, per la filosofia. I sentimenti, anche i pi
belli, non appartengono alla filosofia. Dei sentimenti si suol dire

che sono qualcosa di irrazionale. La filosofia, per contro, non solo


qualcosa di razionale ma rivendica a s per sua natura il governo della ragione. Con questa affermazione abbiamo gi in qualche

modo inavvertitamente deciso su ci che la filosofia . Abbiamo sopravanzato con una risposta la nostra domanda. Del resto, chiunque considera giusta Paffermazione che la filosofia una questione

della ragione. Ma forse tale affermazione una risposta affrettata e precipitosa alla domanda: che cos' la filosofia? Poich infatti ad essa possiamo contrapporre nuove domande. Che cos' la ratio, la ragione? Dove e grazie a chi si deciso che cos' la ragione? Non la ragione stessa ad aver affermato la propria signoria sulla filosofia? Se si ", con quale diritto? Se no , da dove riceve la sua missione e il suo ruolo? Se ci che s'intende per ragione stato determinato inizialmente ed esclusivamente dalla filosofia e all'interno del suo processo storico, non vi alcun valido motivo per spacciare in partenza la filosofia come una questione esclusiva della ragione. Nel momento stesso in cui mettiamo in dubbio la caratterizzazione della filosofia come comportamento razionale, allo stesso

modo dobbiamo anche dubitare dell'altra affermazione secondo


cui la filosofia apparterrebbe al dominio dell'irrazionale. Infatti chi

pretende di determinare la filosofia come irrazionale, assume il razionale a norma della sua definizione e lo fa in modo tale da presupporre nuovamente come di per s evidente ci che la ragione .
' Andr Gide, Dostoevskij, tr. it. di Maria Marocchin, Milano 1946.

ll

Wenn wir andererseits auf die Mglichkeit hin weisen, da das, worauf die Philosophie sich bezieht, uns Menschen in unserem Wesen angeht und uns be-rhrt, dann knnte es sein, da diese
Affektion durchaus nichts mit dem zu tun hat, was man gewhn-

lich Affekte und Gefhle, kurz das lrrationale nennt.


Aus dem Gesagten entnehmen wir zunchst nur dieses eine: Es

bedarf einer hheren Sorgfalt, wenn wir es wagen, ein Gesprch unter dem Titel Was ist das-die Philosophie? " zu beginnen. Das erste ist, da wir versuchen, die Frage aufeinen klar gerichteten Weg zu bringen, damit wir nicht in beliebigen und nicht in

zuflligen Vorstellungen ber die Philosophie umhertreiben. Doch wie sollen wir einen Wegfinden, auf dem wir in einer zuverlssigen Weise unsere Frage bestimmen? Der Weg, auf den ich jetzt hin weisen mchte, liegt unmittelbar vor uns. Und nur deshalb, weil er der nchstliegende ist, finden wir hn schwer. Wenn wir ihn aber gefunden haben, dann bewegen wir uns trotzdem immer noch unbeholfen auf ihm. Wir fra-

gen: Was ist das-die Philosophie? Wir haben das Wort Philosophie schon oft genug ausgesprochen. Wenn wir aber das Wort
Philosophie jetzt nicht mehr wie einen abgebrauchten Titel verwenden, wenn wir statt dessen das Wort Philosophie aus seinem Ursprung hren, dann lautet es: oiitooocpa. Das Wort Philosophie spricht jetzt griechisch. Das griechische Wort ist als griechisches Wort ein Weg. Dieser liegt einerseits vor uns, denn das Wort ist uns seit langer Zeit vorausgesprochen. Andererseits liegt er schon hinter uns, denn wir haben dieses Wort immer schon gehrt und gesagt. Demgem ist das griechische Wort rptkooocpa ein Weg, auf dem wir unterwegs sind. Doch wir kennen diesen Weg nur ganz undeutlich, obwohl wir viele historische Kenntnisse ber die griechische Philosophie besitzen und ausbreiten knnen.

Das Wort rptkooorpa sagt uns, da die Philosophie etwas ist, was erstmals die Existenz des Griechentums bestmmt. Nicht nur das - die gotooorpa bestimmt auch den innersten Grundzug unserer
abendlndisch-europischen Geschichte. Die 0ft gehrte Redewei-

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Se al contrario ci richiamiamo alla possibilit che ci a cui si ri-

ferisce la filosofia riguarda noi uomini nella nostra essenza e ci tocca, allora potrebbe verificarsi il caso che un modo siffatto di essere toccati non abbia nulla a che fare con ci che abitualmente s'intende per affetti e sentimenti, in breve, per irrazionale.
Da quanto si detto, possiamo innanzitutto desumere questo

solo punto: necessaria un'attenzione pi scrupolosa se vogliamo arrschiarci ad iniziare un colloquio che ha per titolo che cos' la filosofia? .
Per prima cosa dobbiamo cercare di porre la questione su un cammino chiaramente orientato, per non vagabondare fra rappresentazioni della filosofia arbitrarie ed occasionali. Ma come trovare un cammino siffatto, su cui poter determinare la nostra do-

manda senza correre rischi? Il cammino cui vorrei ora accennare ci sta immediatamente davanti. E solo perch il pi vicino lo troviamo con tanta difficolt e, una volta trovatolo, ci muoviamo pur sempre in esso in modo

maldestro. Ci chiediamo: che cos' la filosofia? Abbiamo gi pronunciato a sufficienza la parola filosofia. Ma se non utilizziamo pi tale parola come un termine scontato, se invece ascoltiamo la
parola filosofia a partire dalla sua origine, allora essa suona tptooorpu. A questo punto la parola filosofia parla greco. La parola greca, in quanto greca, un cammino. Questo cammino, per un verso, ci sta di fronte poich la parola da lungo tempo si rivolta a noi precedendoci; ma si trova, per altro verso, gi alle nostre spalle poich da sempre abbiamo associato e pronunciato tale parola. La parola greca tpikoooou perci un cammino su cui camminiamo. Eppure conosciamo molto confusamente questo cammino, anche se sulla filosofia greca possediamo e possiamo divulgare innumerevoli conoscenze storiografiche. La parola qnXooocpu ci dice che la filosofia qualcosa che innanzitutto determina l'esistenza del mondo greco. Non solo. La qnkocotpu determina anche l'intimo fondamento della nostra storia europea occidentale. Questo modo di dire sovente ripetuto, filosofia eu-

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se von der "abendlndisch-europischen Philosophie ist in Wahrheit eine Tautologie. Warum? Weil die Philosophie in ihrem Wesen griechisch ist -, griechisch heit hier: die Philosophie ist im Ursprung ihres Wesens von der Art, da sie zuerst das

Griechentum, und nur dieses, in Anspruch genommen hat, um sich zu entfalten. Allein - das ursprnglich griechische Wesen der Philosophie wird in der Epoche seines neuzeitlich-europischen Waltens von Vorstellungen des Christentums geleitet und beherrscht. Die Herrschaft dieser Vorstellungen ist durch das Mittelalter vermittelt.

Gleich wohl kann man nicht sagen, die Philosophie werde dadurch christlich, d.h. zu einer Sache des Glaubens an die Ofenbarung und die Autoritt der Kirche. Der Satz: die Philosophie ist in ihrem Wesen griechisch, sagt nichts anderes als: das Abendland und
Europa, und nur sie, sind in ihrem innersten Geschichtsgang ursprnglich " philosophisch . Das wird durch die Entstehung und Herrschaft der Wssenschaften bezeugt. Weil sie dem inner-

sten abendlndisch-europischen Geschichtsgang, nhmlich dem philosophischen entstammen, deshalb sind sie heute imstande, der Geschichte des Menschen auf der ganzen Erde die spezlflsche Prgung zu geben.

Uberlegen wir uns einen Augenblick, was es bedeutet, da man


ein Weltalter der Menschengeschichte als Atomzeitalter " kenn-

zeichnet. Die durch die Wssenschaften entdeckte undfreigesetzte Atomenergie wird als diejenige Macht vorgestellt, die den Geschichtsgang bestimmen soll. Die Wssenschaften gbe es freilich
niemals, wenn ihnen nicht die Philosophie vorher- und voraus-

gegangen wre. Die Philosophie aber ist: qnkooooa. Dieses


griechische Wort bindet unser Gesprch in eine geschichtliche

Uberlieferung. Weil diese Uberlieferung einzigartig bleibt, deshalb ist sie auch eindeutig. Die durch den griechischen Namen qn).ooo<pa genannte Uberlieferung, die uns das geschichtliche Wort qnkooorpa nennt, gibt uns die Richtung eines Wegesfrei, aufdem wirfragen: Was ist das-die Philosophie? Die Uberlieferung liefert

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ropea occidentale ", in verit una tautologia. Perch? Perch


la filosofia ", nella sua essenza, greca - e greco significa

qui: la filosofia , quanto all'origine della sua essenza, di tale


natura che per dispiegarsi ha fatto innanzitutto appello al mondo greco e di esso si valsa.

Ma l'essenza originariamente greca della filosofia nellepoca della sua signoria moderna ed europea stata guidata e dominata da rappresentazioni provenienti dal cristianesimo. Il predo-

minio di tali rappresentazioni ha nel Medioevo il suo terreno di


mediazione. Tuttavia non si pu dire che grazie a ci la filosofia sia divenuta cristiana, cio una questione propria della fede nella rivelazione e nell'autorit della Chiesa. L'affermazione: la filosofia greca nella sua essenza non dice nient'altro che que-

sto: l'occidente e l'Europa, e solo essi, sono nel loro pi intimo processo storico, originariamente filosofici . Questo fatto
attestato e dimostrato dal sorgere e dal predominare delle scien-

ze. Se esse sono oggi in grado di dare la propria impronta specifica alla storia dell'uomo sull'intero pianeta, ci accade perch traggono origine dal pi intimo processo storico europeo occidentale, cio da quello filosofico.
Riettiamo per un attimo su ci che significa caratterizzare un'epoca della storia umana come era atomica . L'energia atomica, scoperta e liberata dalle scienze, viene presentata come la potenza che deve determinare il cammino della storia. Eppure non ci sarebbero mai state scienze se la filosofia non le avesse precedute e anticipate. Ma la filosofia : tptooorpa. Questa parola greca vincola il nostro colloquio ad una tradizione storica. Poich questa tradizione resta unica, anche perci

stesso univoca. La tradizione che il nome (ptkooooa ci comunica, quella tradizione che la parola storica tptkooorpa nomina, rende per noi libera la direzione di un cammino percorrendo il

quale ci domandiamo: che cos' la filosofia? La tradizione non


ci consegna ad una potenza coercitiva, proveniente dal passato e dallirrevocabile. Tramandare, dlivrer, significa mettere in li-

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uns nicht einem Zwang des Vergangenen und Unwiderruflichen aus. Uberliefern, dlivrer, ist ein Befreen, nhmlich in die Freiheit des Gesprches mit dem Gewesenen. Der Name Philosophie ruft uns, wenn wir das Wort wahrhaft hren und das Gehrte bedenken, in die Geschichte der griechischen Herkunft der

Philosophie. Das Wort tptkoootpia steht gleichsam auf der Geburtsurkunde unserer eigenen Geschichte, wir drfen sogar sagen:

auf der Geburtsurkunde der gegenwrtigen weltgeschichtlichen


Epoche, die sich A tomzeitalter nennt. Darum knnen wir die Frage: Was ist das - die Philosophie? nur fragen, wenn wir uns in ein Gesprch mit dem Denken des Griechentums einlassen. A ber nicht allein dasjenige, was in Frage steht, die Philosophie, ist seiner Herkunft nach griechisch, sondern auch die Weise, wie wirfragen,' die Weise, in der wir auch heute noch fragen, ist griechisch. Wir fragen: was ist das... ? Dies lautet griechisch: ti ortv. Die Frage, was etwas sei, bleibt jedoch mehrdeutig. Wir knnen fragen: was ist das dort in der Ferne? Wir erhalten die Antwort: ein Baum. Die Antwort besteht darin, da wir einem Ding, das wir nicht genau erkennen, seinen Namen geben. Wir knnen jedoch weiter fragen: Was ist das, was wir "Baum " nennen? Mil der jetzt gestellten Frage kommen wir schon in die Nhe des griechischen r otiv. Es ist diejenige Form des Fragens, die Sokrates, Platon und Aristoteles entfaltet haben. Siefragen z.B.: Was ist dies - das Schne? Was ist dies - die Erkenntnis? Was ist dies _ die Natur? Was ist dies - die Bewegung? Nun mssen wir aber darauf achten, da in den soeben genannten Fragen nicht nur eine genauere Umgrenzung dessen gesuchl wird, was Natur, was Bewegung, was Schnheit ist, sondern: da auch zugleich eine Auslegung darber gegeben wird, was das Was bedeutet, im welchem Sinne das ti zu verstehen ist. Man nennt dasjenige, was das Was bedeutet, das quid est, r quid: die quidditas, die Washeit. Indessen wird die quidditas in den verschiedenen Epochen der Philosophie verschieden bestimmt. So ist

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bert cio porre nella libert del dialogo con ci-che--stato. Se ascoltiamo veramente la parola filosofia, e altrettanto veramente
meditiamo ci che abbiamo ascoltato, essa ci convoca nella storia dell'origine greca della filosofia. La parola oikoootpu viene per co-

si dire a coincidere con l'atto di nascita della nostra storia, possiamo aggiungere: con l'atto di nascita dell'epoca presente della storia universale che si suole chiamare era atomica. Conseguentemente
non possiamo porre la domanda: che cos' la filosofia, senza affi-

darci a un dialogo col pensiero del mondo greco.


Ma non solo greco, quanto alla sua origine, l'oggetto della nostra domanda, la filosofia; greco altres il modo in cui la domanda posta, il modo in cui ancor oggi, in generale, si pongono domande. Domandiamo: che cos' ci...? Questo in greco suona ti otiv? Tuttavia la domanda che si chiede che cosa sia qualcosa pare destinata a restare polisensa. Possiamo chiederci: che cos' quella cosa laggi nella lontananza? Riceviamo una risposta: un albero. La ri-

sposta consiste nell'assegnare il suo nome ad una cosa che non conosciamo esattamente. Possiamo porre la domanda in modo ancora pi ampio: che cos' ci che chiamiamo albero "? Con questa domanda ci avviciniamo gi al greco ri oriv. Si tratta di quella forma del domandare che Socrate, Platone e Aristotele hanno sviluppato. Essi domandano per esempio: che cos' ci - il bello? Che cos' ci - la conoscenza? Che cos' ci - la natura? Che cos' ci - il movimento? , Dobbiamo ora concentrare la nostra attenzione sul fatto che nelle domande sopra citate non viene cercata soltanto una pi esatta delimitazione di ci che natura, movimento, bellezza, ma viene contemporaneamente data un'interpretazione di ci che significa il che cosa ", del senso in cui va compreso il ti. ll significato del che cosa ", del quid est, del r quid, viene indicato col termine quidditas, in tedesco die Washeit. Tuttavia la quidditas stata determinata in modi diversi nelle diverse epoche

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z.B. die Philosophie Platons eine eigenartige Interpretation des-

sen, was das ti meint. Es meint nhmlich die u. Da wir, wenn wir nach dem r, nach dem quid fragen, dabei die Idea meinen, ist keineswegs selbstverstndlch. A ristoteles gibt eine andere Auslegung des ti als Platon. Eine andere Auslegung des ti gibt

Kant, eine andere Hegel. Was am Leitfaden des ri, des quid, des Was jeweils gefragt ist, bleibt jedesmal neu zu bestimmen. In jedem Falle gilt: wenn wir in bezug auf die Philosophiefragen: Was ist das?, dann fragen wir eine ursprnglich griechische Frage.
Beachten wir es gut: sowohl das Thema unserer Frage: die Philosophie , als auch die Weise, in der wir fragen: was ist das... ? - beides bleibt seiner Herkunft nach griechisch. Wir selbst gehren in diese Herkunft, auch dann, wenn wir das Wort " Philosophie nicht einmal nennen. Wir sind eigens in diese Herkunft zurckgerufen, fr sie und durch sie re-klamiert, sobald wir die Frage: Was ist das - die Philosophie? nicht nur in ihrem Wortlaut aussprechen, sondern ihrem Sinne nachsinnen. [Die Fra-

ge: Was ist Philosophie? ist keine Frage, die eine Art von Erkenntnis an sich selbst richtet (Philosophie der Philosophie). Die Frage
ist auch keine historische Frage, die sich dafr interessiert auszumachen, wie das, was man Philosophie nennt, begonnen und sich entwickelt hat. Die Frage ist eine geschichtliche, d.h. geschick-liche Frage. Mehr noch: sie ist nicht eine , sie ist die

geschichtliche Frage unseres abendlndlisch-europischen Daseins.] Wenn wir auf den ganzen und ursprnglichen Sinn der Frage: Was ist das-die Philosophie? uns einlassen, dann hat unser Fragen durch seine geschichtliche Herkunft eine Richtung in eine geschichtliche Zukunft gefunden. Wir haben einen Weg gefunden.

Die Frage selbst ist ein Weg. Er fhrt von dem Dasein des Griechentums her zu uns hin, wenn nicht gar ber uns hinaus. Wir sind - wenn wir bei der Frage ausharren - unterwegs auf einem

klar gerichteten Weg. Dennoch haben wir dadurch noch keine Gewhr, da wir unmittelbar imstande sind, diesen Weg auf die

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della filosofia. Cosi per esempio la filosofia di Platone un'interprelazione specifica di ci che significa il r. ln essa il r significa la u. Ora, non affatto evidente che il nostro domandare intorno al r, al quid, intenda e pensi perci stesso la idea . Aristo-

tele ci d un'interpretazione del ti diversa da quella di Platone; altra ancora quella di Kant; altra quella di Hegel. Ci che, di volta in volta, oggetto del nostro domandare sul filo conduttore del

ti, del quid, del che cosa resta pur sempre nuovamente da determinare. Un punto comunque acquisito: quando domandiamo
che cos ci in relazione alla filosofia, poniamo una domanda originariamente greca. Stiamo bene attenti: tanto il tema della nostra domanda, la filosofia , quanto il modo del nostro domandare, che cos' ci? - l'uno e l'altro restano, quanto alla loro origine, greci.

Noi stessi apparteniamo a questa origine, anche qualora non pronunciassimo mai, neppure una volta nella vita, la parola filosofia . Siamo espressamente richiamati a questa origine, reclamati

da essa e per essa, non appena poniamo la domanda che cos' la filosofia, non limitandoci a pronunciarne le parole ma cercando di meditarne il senso. [La domanda: che cos filosofia, non una domanda che conduca ad una specie particolare di conoscenza orientata su se stessa (filosofia della filosofia). Non neppure una
questione storiografica il cui interesse consistercbbe nel far vedere come ha avuto inizio e come si sviluppato ci che chiamiamo fi-

losofia. una domanda storica in cui in gioco il nostro destino. Ancor pi: non una domanda , la domanda storica del nostro esserci europeo occidentale.] Se ci affidiamo al senso globale ed originario della domanda: che cos la filosofia, allora il nostro domandare, mediante la sua origine storica, ha trovato una direzione in un futuro storico. Ab-

biamo trovato un cammino. La domanda stessa un cammino.


Esso porta dell'esserci del mondo greco fino a noi, se non addirittura oltre noi. Se persistiamo nella domanda, ci troviamo in cammino su una via chiaramente orientata. Tuttavia non possiamo

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rechte Weise zu gehen. Wir knnen nicht einmal sogleich ausmachen, an welcher Stelle des Weges wir heute stehen. Man

pegt seit Ianger Zeit die Frage, was etwas sei, als die Frage
nach dem Wesen zu kennzeichnen. Die Frage nach dem Wesen

wird jeweils dann wach, wenn dasjenige, nach dessen Wesen gefragt wird, sich verdunkelt und verwirrt hat, wenn zugleich der
Bezug des Menschen zu dem Befragten schwankend geworden

oder gar erschttert ist. Die Frage unseres Gesprches betrifft das Wesen der Philosophie. Wenn diese Frage aus einer Not kommt und nicht blo eine Scheinfrage zum Zweck einer Konversation bleiben soll, dann mu uns die Philosophie als Philosophie fragwrdig geworden sein. Trifft dies zu? Und wenn ja, inwiefern ist die Philosophie fr uns fragwrdig geworden? Dies knnen wir offenbar doch nur dann angeben, wenn wir schon einen Einblick in die Philosophie genommen haben. Dazu ist ntig, da wir zuvor wissen, was das ist - die Philosophie. So werden wir auf

eine seltsame Weise in einem Kreis herumgejagt. Die Philosophie selbst scheint dieser Kreis zu sein. Angenommen, wir
knnten uns aus dem Ring dieses Kreises nicht unmittelbar befreien, so ist uns doch erlaubt, auf den Kreis zu blicken. Wohin soll sich unser Blick wenden? Das griechische Wort tpooorpu weist uns die Richtung. Hier ist eine grundstzliche Bemerkung ntig. Wenn wir jetzt und spter auf Worte der griechischen Sprache hren, dann begeben wir uns in einen ausgezeichneten Bereich. Langsam dmmert nhmlich fr unsere Besinnung, da die griechische Sprache keine bloe Sprache ist wie die uns bekannten europischen Sprachen. Die griechische Sprache, und sie allein, ist kyo. Wir werden in unseren Gesprchen davon noch eingehender handeln mssen. Fr den Beginn genge der Hinweis, da in der griechischen Sprache das in ihr Gesagte auf eine ausgezeichnete Weise zugleich das ist, was das Gesagte nennt. Wenn wir ein griechisches Wort griechisch hren, dann folgen wir seinem

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desumere da ci certezza alcuna circa la possibilit immediata di percorrere questo-cammino senza sbandamenti. Non siamo neppure in grado di dire in quale punto del cammino ci troviamo oggi. Da lungo tempo si suole caratterizzare la domanda che verte sul che cosa qualcosa, come il problema dell'essenza. Tale problema ridiventa attuale ogniqualvolta ci intorno alla cui essenza
ci si interroga, si oscura e si ingarbuglia, ogniqualvolta, parallelamente, il rapporto dell'uomo con ci che oggetto di domanda

vacilla o scosso dalle fondamenta.


La domanda da cui prende lavvio il nostro colloquio riguarda l'essenza della filosofia. Se questa domanda scaturisce da uno stato di indigenza e non deve restare un problema apparente ai fini di

una conversazione, allora la filosofia in quanto filosofia dev'essere diventata per noi problematica. corretta questa affermazione? E se lo , in che modo la filosofia diventata per noi problematica? Ma chiaro che possiamo porci una simile domanda solo se abbiamo gi gettato uno sguardo nella filosofia. E per far que-

sto necessario sapere gi in anticipo che cos' la filosofia. Veniamo cos stranamente ricacciati in un circolo. La filosofia stessa sembra essere questo circolo. Ammesso che non siamo in grado di
liberarci immediatamente dalla stretta di tale circolo, ci nondimeno consentito di dirigere la nostra attenzione sul circolo stesso. Dove deve volgersi il nostro sguardo? La parola greca tpttoootpa ci indica la direzione.

Qui s'impone un'osservazione fondamentale. Se ora e in seguito porgiamo l'orecchio alle parole della lingua greca, penetriamo

in un ambito ben preciso e delimitato. A poco a poco albeggia,


traluce, offrendosi alla nostra meditazione, il fatto che la lingua

greca non una pura e semplice lingua come le altre lingue europee a noi note. La lingua greca, ed essa soltanto, Xyo. Nel corso del nostro colloquio dovremo trattare questo tema in modo pi approfondito. Per il momento basti dire che, per quanto riguarda la lingua greca, ci che in essa viene detto al tempo stesso, in modo privilegiato, la cosa cui ci che detto d un nome. Se ascoltia-

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ysiv, seinem unmittelbaren Darlegen. Was es darlegt, ist das Vorliegende. Wir sind durch das griechisch gehrte Wort unmittelbar bei der vorliegenden Sache selbst, nicht zunchst bei einer
bloen Wortbedeutung. Das griechische Wort tpthoootpa geht auf das Wort tpthoo-

tpo zurck. Dieses Wort ist ursprnglich ein Adiectivum wie tptpyupo, silberliebend, wie tptknuo, ehrliebend. Das Wort
tptkootpoc, wurde vermutlich von Heraklit geprgt. Dies besagt.'

fr Heraklit gibt es noch nicht die tpiitoootpa. Ein vhp tpikootpo ist nicht ein philosophischer Mensch. Das griechische Adiectivum tpikootpog sagt etwas vllig anderes als die Adiectiva

philosophisch, philosophique. Ein vp tpootpot; ist derjenige, tpthai r ootov, der das ootov liebt; (pih-ziv, lieben bedeutet
hier im Sinne Heraklits: uokoyeiv, so sprechen, wie der Ayo

spricht, d.h. dem Ayo entsprechen. Dieses Entsprechen steht


im Einklang mit dem ootpv. Einklang ist puovu. Dies, da ein Wesen dem anderen wechselweise sich fgt, weil sie zueinan-

der

verfgt

sind,

diese

puovu

ist

das

Aus-

zeichnende des heraklitisch gedachten tptitsiv, des Liebens. Der vp tptkootpo liebt das ootpv. Was dieses Wort fr Heraklit sagt, ist schwer zu bersetzen. Aber wir knnen es nach Heraklits eigener Auslegung erlutern. Demnach sagt r ootpv

dieses: "Ev Hvru, Eines (ist) Alles . "Alles , das meint


hier: I`ltivra r v-ra, das Ganze, das All des Seienden. "Ev, das Eins meint: das Eine, Einzige, alles Einigende. Einig aber ist alles Seiende im Sein. Das ootpv sagt: Alles Seiende ist im Sein. Schrfer gesagt.' Das Sein ist das Seiende. Hierbei spricht ist transitiv und besagt soviel wie " versammelt . Das Sein versammelt das Seiende darin, da es Seiendes ist. Das Sein ist die Versammlung - Ayo* Alles Seiende ist im Sein. Solches zu hren, klingt fr unser Ohr trivial, wenn nicht gar beleidigend. Denn darum, da das
vgl. Vorrrage und Aufsatze. 1954, Seite 207-229.

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mo, alla maniera dei greci, una parola greca, ci poniamo al seguito del suo kyatv, del suo diretto e immediato palesare ed esibire. Ci che la parola palesa ed esibisce ci che ci sta di fronte. Grazie alla parola greca, ascoltata con orecchio greco, siamo

immediatamente presso la cosa stessa, che ci sta dinanzi, e non innnanzitutto di fronte a una pura espressione verbale. La parola greca tptkoootpa deriva dalla parola tptkoooo. Questo termine originariamente un aggettivo, come otlpyupo, amico del denaro, e come rptkrtuo, amico dell'onore. La
parola venne presumibilmente coniata da Eraclito. 11 che significa

che, per Eraclito, non vi ancora la tptkoootpa. Un viip


tptootpog non un uomo filosofico . L'aggettivo greco tpikootpo dice qualcosa di totalmente diverso dagli aggettivi filosofico e philosophique. Un vp tptkoooog colui t; tpilvai r ootpv, che ama il ootpv; tpeiv, amare, significa qui, nel senso di Eraclito, uokoyeiv, parlare cosi come parla il Ayog, cio corrispondere al A'yo<;. Questo corrispondere in conso-

nanza con il ootov. Consonanza puova. Il fatto che un essere si congiunga all'altro in un rapporto di reciprocit, che entrambi si congiungano originariamente l'uno con l'a1tro poich sono disposti ad essere l'uno per l'altro, questa pttovu ci che caratterizza in modo peculiare il otaiv, e cio l'amare, pensato alla maniera di Eraclito.

L'vr`1p tptootpo ama il ootpv. difficile tradurre ci che


questa parola dice per Eraclito. Ma possiamo chiarirlai seguendo Pinterpretazione che Eraclito stesso ne ha dato, secondo cui to ootpv dice questo: Ev flvra Uno () Tutto . Tutto significa qui: Hvw r vra, l'intero, il tutto dell'essente. "Ev, l'Uno, vuol dire: ci che uno, l'unico, ci che tutto unisce. Ma unito ogni essente nell'Essere. ll ootpv dice: ogni essente nell'Essere. Detto in modo ancor pi pregnante: l'Essere l'essente. Qui parla transitivamente e vuol dire qualcosa come

raccoglie . L'Essere la raccolta _ Ayoq*


' cfr. Saggi e discorsi. Tracl. di G. Vattimo. Milano 1976, pp. 141-157.

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Seiende in das Sein gehrt, braucht sich niemand zu kmmern. Alle Welt wei: Seiendes ist solches, was ist. Was steht dem Seienden anderes frei als dies: zu sein? Und dennoch: gerade dies, da das Seiende im Sein versammelt bleibt, da im Scheinen von Sein das Seiende erscheint, dies setzte die Griechen, und sie zuerst und sie allein, in das Erstaunen. Seiendes im Sein: dies wurde fr die Griechen das Erstaunlichste. Indessen muten sogar die Griechen die Erstaunlichkeit dieses Erstaunlichsten retten und schtzen - gegen den Zugrif des
sophistischen Verstandes, der fr alles eine fr jedermann sogleich verstndliche Erklrung bereit hatte und sie auf den Markt brachte. Die Rettung des Erstaunlichsten - Seiendes im Sein - geschah dadurch, da sich einige auf den Weg machten in der Richtung auf dieses Erstaunlichste, d.h. das ootpv. Sie wurden dadurch zu solchen, die nach dem oorpv strebten und durch ihr eigenes Streben bei anderen Menschen die Sehnsucht nach dem ootpv erweckten und wachhielten. Das (ptkaiv to

ootpv, jener schon genannte Einklang mit dem ootpv, die puova, wurde so zu einer peE_,1<;, zu einem Streben nach dem
ootpv. Das ootpv - das Seiende im Sein - wird jetzt eigens gesuchl. Weil das cpeiv nicht mehr ein ursprnglicher Einklang mit dem ootpv ist, sondern ein besonderes Streben nach dem ootpv, wird das tpteiv r oorpv zur toikocotpu . Deren Streben wird durch den Eros bestimmt. Dieses strebende Suchen nach dem ootpv, nach dem "Ev Flvru, nach dem Seienden im Sein wird jetzt zur Frage: Was ist das Seiende, insofern es ist? Das Denken wird jetzt erst zur "Philosophie Heraklit und Parmenides waren noch keine Philosophen . Warum nicht? Weil sie die greren Denker waren. Groer " meint hier nicht das Verrechnen einer Leistung, sondern zeigt in eine andere Dimension des Denkens. Heraklit und Parmenides waren grer in dem Sinne, da sie noch im Einklang standen mit dem Ayog, d.h. dem "Ev 1'lt'1vra. Der Schritt zur Philosophie vorbereitet durch die

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Ogni essente nell'Essere. Il semplice ascolto di un'affermazione come questa suona al nostro orecchio triviale, se non offensivo. Nessuno infatti sente la necessit di preoccuparsi che l'essente appartenga allEssere. Tutti lo sanno: essente ci che . Che altro resta all'essente se non ci: essere? E tuttavia proprio questo fatto: che l'essente resta raccolto nell'Essere, che nell'apparire dell'Essere si manifesta l'essente, ha posto i Greci, ed essi innanzitutto, ed essi soltanto, nella dimensione dello stupore. Essente nel1'Essere: ci divenne per i Greci la cosa pi stupefacente.
Cionondimeno i Greci stessi dovettero salvaguardare e porre al riparo l'essere stupefacente di ci che vi di pi stupefacente contro l'offensiva dell'intelletto sofistico che aveva pronta una spiegazione per ogni cosa, comprensibile a tutti, e la esibiva al mercato. La salvaguardia di ci che vi di pi stupefacente - essente nellEssere - awenne grazie a quei pochi che si posero sul cammino che porta verso ci che vi di pi stupefacente e cio del ootpv. Grazie a ci essi divennero coloro che aspiravano al

ootpv e che, in virt di questa loro aspirazione, risvegliavano e tenevano desta negli altri uomini la nostalgia del ootpv. ll tptlaiv t ootpv, quella consonanza con il ootpv cui si accennato, la puova divenne cosi una paE,t, una tensione verso il ootpv. ll ootpv - l'essente nell'Essere - viene ora espressamente cercato. Perch il (pila-:iv non pi un'originaria consonanza con il oorpv, ma una tensione particolare in direzione del ootpv, il tptkziv t ootpv diviene tptkoootpa . La tensione di quest'ultima determinata dall'Eros. Questo cercare proteso verso il ootpv, verso l'"Ev flvru, verso l'essente nell'Essere, diviene ora la domanda: che cos' l'essente in quanto esso ? Il pensiero diviene ora, per la prima volta, filosofia . Eraclito e Parmenide non erano ancora filosofi . Perch non lo erano? Perch erano i pi grandi pensatori. " Pi grandi ", in questo caso, non indica un giudizio di valore sulla loro opera, ma accenna ad un'altra dimensione del pensiero. Eraclito e Parmenide erano pi grandi nel senso che

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Sophistik, wurde zuerst von Sokrates und Platon vollzogen. Aristoteles hat dann fast zwei Jahrhunderte nach Heraklit diesen Schritt durch folgenden Satz gekennzeichnet: mi h Kai r
ttkat re Kai vv xa s Cmouevov Kai a nopousvov, r

to ov; (Met. Z 1,1028 b2 sqq.). In der Ubersetzung sagt dies: Und so ist denn einstmals schon und auch jetzt und immerfort dasjenige, wohin (die Philosophie) sich auf den Weg begibt und wohin sie immer wieder den Zugang nicht findet (das Gefragte dieses): Was ist das Seiende? (ri to ov) .
Die Philosophie sucht das, was das Seiende ist, insofern es ist. Die Philosophie ist unterwegs zum Sein des Seienden, d.h. zum Seienden hinsichtlich des Seins. Aristoteles erlutert dies,

indem er in dem angefhrten Satz auf das r r v, was ist das Seiende? eine Erluterung folgen lat: ror cm r ooa; in der Ubersetzung gesprochen: Dies (nhmlich ti r v) bedeutet: was ist die Seiendheit des Seienden? Das Sein des Seienden beruht in der Seiendheit. Diese aber - die ooa -

bestimmt Platon als a, bestimmt Aristoteles als die vpystu. Im Augenblick ist es noch nicht ntig, genauer zu errtern,
was Aristoteles mit vpyt-:ta meint und inwiefern sich die oou durch die vpyetu bestimmen lt. Wichtig ist jetzt nur dies,

da wir darauf achten, wie Aristoteles die Philosophie in ihrem


Wesen umgrenzt. Er sagt im ersten Buch der Metaphysik

(Met. A 2,982 b9 sq.) folgendes: die Philosophie ist inoriun rov itpdarmv pxtbv mi untbv 9:-zwpnruc. Man bersetzt morun gern durch " Wissenschaft . Das ist irrefhrend, weil

wir allzuleicht die moderne Vorstellung von Wissenschaft einieen lassen. Die Ubersetzung von inoun durch " Wissenschaft ist auch dann irrig, wenn wir " Wissenschaft in dem philosophischen Sinne verstehen, den Fichte, Schelling und

Hegel meinen. Das Wort inorun leitet sich von dem Participium moruevo her. So heit der Mensch, insofern er fr etwas zustndig und geschickt ist (Zustndigkeit im Sinne von appartenance). Die Philosophie ist morun ng, eine Art von Zu-

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erano ancora in consonanza con il Ayo, vale a dire con l"`Ev l'Iv1:a. ll passo in direzione della filosofia ", preparato dalla sofistica, fu compiuto innanzitutto da Socrate e Platone. Quasi due secoli dopo Eraclito, Aristotele ha caratterizzato questo passo con le seguenti parole: Kai iq Kai r itakat 'ts Ka vfv Ka asi
Qnrousvov Kai e nopousvov, 'r 'r v; (Met. Z 1, 1028 b 2

sgg.). Tradotto, ci significa: << Cosi ci verso cui (la filosofia) si messa in cammino da lungo tempo, e anche ora e incessantemente, e verso il quale sempre di nuovo non trova l'accesso ( ci che oggetto di domanda): che cos' l'essente? (ri 'r v) .

La filosofia alla ricerca di ci che l'essente in quanto . La filosofia in cammino verso l'essere dell'essente, cio verso l'essente rispetto all'Essere. Aristotele lo chiarisce facendo seguire, nel passo riferito, alla domanda ti r v, che cos' l'essente, un'ulteriore spiegazione: ror ton tig 1'] ooa; tradotto:
questo (cio ti r v) significa: che cos' l'essentit

dellessente? . L'essere dell'essente consiste nell'essentit. Ma Platone determina quest'ultima - la ooa - come a, Aristotele come vpysta. Non occorre per ora determinare in modo pi preciso cosa intende Aristotele con vpyeta e in che misura la ooa pu essere
determinata dall'vpye1a. Ci che qui soltanto importa prestare attenzione al modo in cui Aristotele delimita la filosofia nella sua essenza. Nel primo libro della Metafisica (Met. A 2,982 b 9

sgg.), egli dice quanto segue: la filosofia inorun rtbv itptbtmv pxtbv Kai arubv Gstnpnrm. Si suole tradurre incmun con scienza e ci in sommo grado fuorviante perch, in modo
troppo semplicistico, ci si lascia prendere la mano dal concetto moderno di scienza "_ La traduzione di morun con scien-

za " altrettanto erronea se comprendiamo scienza " nel senso


filosofico attribuitole da Fichte, Schelling e Hegel. La parola morun deriva dal participio mottiuavo. Cosi chiamato l'uo-

mo in quanto competente ed esperto in qualcosa (competenza nel senso di appartenance). La filosofia motun ng, una partico-

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stndigkeit, (-)scopnnK, die das bstopsv vermag, d.h. auszuschauen nach etwas und dieses, wonach sie Ausschau hlt, in den

Blick zu nehmen und im Blick zu behalten. Die Philosophie ist darum mornun 6awpn1:tKr|. Was aber ist das, was sie in den Blick nimmt? Aristoteles sagt es, indem er die nprbtat pxa Kai arai nennt.
Man bersetzt: die ersten Grnde und Ursachen - nhmlich des Seienden. Die ersten Grnde und Ursachen machen so das

Sein des Seienden aus. Es wre nach zweienhalb Jahrtausenden an


der Zeit, darber nachzudenken, ws denn das Sein des Seienden mit so etwas wie Grund und Ursache zu schaffen hat. In welchem Sinne wird das Sein gedacht, da dergleichen wie Grund und Ursache " sich dazu eignen, das seiend-Sein

des Seienden zu prgen und zu bernehmen?


Doch wir achten jetzt auf anderes. Der angefhrte Satz des Aristoteles sagt uns, wohin das, was man seit Platon Philosophie nennt, unterwegs ist. Der Satz gibt eine Auskunft darber, was

das ist - die Philosophie. Die Philosophie ist eine Art von Zustndigkeit, die dazu befhigt, das Seiende in den Blick zu nehmen, nhmlich im Hinblick darauf, was es ist, insofern es Seiendes ist. Die Frage, die unserem Gesprch die fruchtbare Unruhe und Bewegung geben und dem Gesprch die Wegrichtung weisen soll, die Frage: was ist Philosophie? hat Aristoteles schon beantwortet. Also ist unser Gesprch nicht mehr ntig. Es ist zu Ende, bevor es begonnen hat. Man wird sogleich erwidern, da die Aussage des A ristoteles ber das, was die Philosophie ist, keineswegs die einzige Antwort auf unsere Frage sein kann. Im gnstigen Fall ist sie eine Antwort unter vielen anderen. Mit Hilfe der aristotelischen Kennzeichnung der Philosophie kann man zwar sowohl das Denken vor Aristoteles und Platon als auch die Philosophie nach der Zeit des Aristoteles vorstellen und auslegen. Indes wird man mit Leichtigkeit darauf hin weisen, da sich die Philosophie selbst und die Art, wie sie ihr eigenes Wesen vorstellt, in den folgenden zwei

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lare competenza, 6stopnnK1'1, che capace di Becopeiv, cio di diri-

gere lo sguardo verso qualcosa e di accogliere nello sguardo e di mantenere in vista questo qualcosa che essa cerca con gli occhi. La
filosofia perci ntotun 6ecopnnK. Ma che cos' ci che afferra con lo sguardo?

Aristotele lo dice con i termini npditai pxa Kai atiat. Si suole tradurre: << i principi primi e le cause prime - chiaramente,
dell'essente. l principi primi e le cause prime esprimono in tal mo-

do l'essere dell'essente. Sarebbe ora, dopo due millenni e mezzo,


di ripensare in profondit che cosa ha a che fare lessere dell'essente con cose siffatte quali principio e causa . In che senso viene pensato l 'Essere perch cose come principio " e causa si rivelino idonee ad apporre il proprio marchio all'essente-Essere dell 'essente e ad assumerlo in proprio come tale? Ma a ben altro dobbiamo rivolgere ora la nostra attenzione. La proposizione di Aristotele or ora citata ci indica la direzione verso

cui in cammino ci che, da Platone in poi, si chiama filosofia . Ci d un'indicazione su ci che la filosofia . La filosofia una competenza particolare che ci rende capaci di accogliere nello
sguardo lessente ed esattamente in vista di ci che esso , in quanto essente. Alla domanda che deve dare al nostro colloquio feconda inquietudine e movimento, nonch indicargli la via, che cos' filosofia? - Aristotele ha dunque gi risposto. ll nostro colloquio no D .t-D, perci pi necessario. E finito prima ancora di cominciare. Si puo obiettare che l'affermazione di Aristotele su ci che la filosofia ,

non pu essere in nessun modo l'unica risposta alla nostra domanda. Nella migliore delle ipotesi, una risposta tra molte altre. Rifacendosi alla definizione aristotelica della filosofia possibile presentare e interpretare tanto il pensiero che precede Aristotele e Platone quanto la filosofia dei tempi successivi. Tuttavia si potr facilmente far notare come la filosofia stessa e il modo in cui essa ha rappresentato la propria essenza, abbiano subito molteplici

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Jahrtausenden vielfltig gewandelt haben. Wer wollte dies leuggnen? Wir drfen aber auch nicht darber hin weggehen, da die Philosophie von Aristoteles bis Nietzsche gerade auf dem Grunde
dieser Wandlungen und durch sie hindurch dieselbe bleibt. Denn

die Verwandlungen sind die Brgschaftfr die Verwandtschaft im Selben. Damit behaupten wir keineswegs, die aristotelische Definition der Philosophie gelte absolut. Sie ist nhmlich schon innerhalb der Geschichte des griechischen Denkens nur eine bestimmte Auslegung des griechischen Denkens und dessen, was diesem aufgegeben wurde. Die aristotelische Kennzeichnung der Philosophie lat sich in keinem Falle auf das Denken des Heraklit und des Parmenides zurckbertragen; dagegen ist die aristotelische Definition der Philosophie allerdings eine freie Folge des frhen Denkens und dessen Abschlu. Ich sage: eine freie Folge, weil auf keine Weise einsichtig gemacht werden kann, da die einzelnen Philosophien und die Epochen der Philosophie im Sinne der Notwendig-

keit eines dialektischen Prozesses auseinander hervorgehen.


Was ergibt sich aus dem Gesagten fr unseren Versuch, in ei-

nem Gesprch die Frage: Was ist das - die Philosophie? zu behandeln? Zunchst das eine: wir drfen uns nicht nur an die Definition des Aristoteles halten. Daraus entnehmen wir das andere: wir mssen die frheren und die spteren Definitionen der Philosophie uns vergegenwrtigen. Und dann? Dann werden wir durch eine vergleichende Abstraktion dasjenige herausstellen, was das

Gemeinsame aller Definitionen ist. Und dann? Dann werden wir


zu einer leeren Formel gelangen, die aufjede Art von Philosophie pat. Und dann? Dann werden wir von einer Antwort auf unsere Frage so weit als nur mglich entfernt sein. Weshalb kommt es da-

hin? Weil wir durch das soeben erwhnte Verfahren nur historisch
die vorliegenden Definitionen sammeln und sie in eine allgemeine

Formel auflsen. Dies alles lt sich in der Tat mit groer Gelehrsamkeit und mit Hilfe richtiger Feststellungen durchfhren. Wir brauchen uns dabei nicht im geringsten auf die Philosophie in der

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mutamenti nei due millenni che hanno seguito Aristotele. Chi po-

trebbe negarlo? Ma non dobbiamo neppure ignorare il fatto che la filosofia, da Aristotele a Nietzsche, proprio sulla base di tali mutamenti e attraverso essi rimasta la stessa. Infatti i mutamenti sono la garanzia della parentela nel Medesimo. Con questo non affermiamo in nessun modo che la definizione aristotelica di filosofia ha valore assoluto. Essa infatti, gi nella storia del pensiero greco, solo una determinata interpretazione del pensiero greco stesso e di ci che gli stato assegnato.
Non si pu in nessun caso ricondurre la caratterizzazione aristotelica della filosofia al pensiero di Eraclito e di Parmenide; al

contrario, la definizione aristotelica di filosofia certamente una libera progenie del pensiero delle origini e ne costituisce un
possibile epilogo. Dico: una libera progenie perch non si pu

assolutamente dimostrare che le singole filosofie e le epoche


della filosofia procedono le une dalle altre nel senso della necessit di un processo dialettico.

Che cosa risulta da quanto si detto per il nostro tentativo di affrontare in un colloquio la domanda: che cos' la filosofia? lnnanzitutto un primo punto: non possiamo attenerci soltanto alla definizione di Aristotele. Di qui un secondo punto: dobbiamo richiamare alla memoria le definizioni anteriori e posteriori di filosofia. E poi? Poi, mettendole astrattamente a confronto, porremo in evidenza ci che comune in ogni definizione. E poi? Poi ne risulter una vuota formula, buona per ogni sorta di filosofia. E poi? Poi ci ritroveremo il pi lontano possibile da una risposta alla nostra domanda. Perch ci si ritrova a questo punto? Perch, procedendo in tal modo, ci siamo limitati a riunire, alla maniera degli storiografi, le definizioni esistenti e a dissolverle in una for-

mula generale. Tutto ci pu essere in realt portato a termine a suon di erudizione e con l'ausilio di prove inappuntabili. Cosi facendo, non abbiamo affatto bisogno di dedicarci alla filosofia al
punto di meditarne l'essenza. Cosi facendo otteniamo conoscenze varie, approfondite e persino utili, sul modo in cui ci si rappre-

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Weise einzulassen, da wir dem Wesen der Philosophie nach-

-denken. Wir gewinnen auf solche Weise vielfltige und grndliche und sogar ntzliche Kenntnisse darber, wie man die Philosophie im Verlaue ihrer Geschichte vorgestellt hat. Aber wir gelan-

gen auf diesem Wege niemals zu einer echten, d. h. legitimen Antwort auf die Frage: Was ist das - die Philosophie? Die Antwort
kann nur eine philosophierende Antwort sein, eine Antwort, die als Ant- wort in sich philosophiert. Doch wie sollen wir diesen Satz

verstehen? Inwiefern kann eine Antwort, und zwar insofern sie


Ant-wort ist, philosophieren? Ich versuche dies jetzt vorlufig durch einige Hinweise aufzuhellen. Was gemeint ist, wird unser Gesprch immer wieder beunruhigen. Es wird sogar der Prstein dafr sein, ob unser Gesprch ein wahrhaft philosophisches werden darf. Dies steht durchaus nicht in unserer Macht. Wann ist die Antwort auf die Frage: was ist das - die Philosophie? eine philosophierende? Wann philosophieren wir? Offenbar erst dann, wenn wir mit den Philosophen ins Gesprch kommen.

Dazu gehrt, da wir mit ihnen dasjenige durchsprechen, wovon


sie sprechen. Dieses miteinander-Durchsprechen dessen, was immer wieder als das Selbe die Philosophen eigens angeht, ist das Sprechen, das Xyaw im Sinne des ialtyeobat, das Sprechen als Dialog. Ob der Dialog notwendig eine Dialektik ist und wann, dies lassen wir offen. Eines ist es, Meinungen der Philosophen festzustellen und zu beschreiben. Ein ganz anderes ist es, das, was sie sagen, und d.h. das, wovon sie sagen, mit ihnen durchzusprechen. Gesetz also, die Philosophen sind vom Sein des Seienden daraufhin angesprochen, da sie sagen, was das Seiende sei, insofern es ist, dann mu auch unser Gesprch mit den Philosophen vom Sein des Seienden angesprochen werden. Wir selber mssen dem, wohin die Philosophie unterwegs ist, durch unser Denken entgegenkommen. Unser Sprechen mu dem, wovon die Philosophen angesprochen sind, en!-sprechen. Wenn uns dieses Ent-sprechen glckt, dann ant-worten wir im echten Sinne auf die Frage: Was

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sentati la filosofia nel corso della sua storia, ma, su questa via, non giungeremo mai a una risposta genuina, cio legittima, alla
domanda: che cos' la filosofia? La risposta pu essere soltanto

una risposta che filosofa, una risposta che, in quanto parola-chefronteggia (la domanda), filosofa in se'. Ma come intendere questa affermazione? Come pu una risposta filosofare, e proprio in
quanto parola che fronteggia (la domanda)? Cercher ora di chia-

rirlo in modo provvisorio, con alcune indicazioni. Ci che qui inteso sar fonte di ulteriore inquietudine per il nostro colloquio.
Sar la pietra di paragone per verificare se esso pu divenire autenticamente filosofico. Ci non in nessun modo in nostro potere. Quando la risposta alla domanda: che cos' filosofia? - una risposta che filosofa? Quando filosofiamo? Evidentemente, dal momento in cui dialoghiamo con i filosofi. Questo implica che discutiamo gli uni con gli altri intorno a ci che sempre e di nuovo,in quanto il Medesimo, riguarda propriamente i filosofi,

il parlare, il key:-:iv nel senso del takyeoat, il parlare come dialogo. Non chiediamoci ora se e quando il dialogo necessariamente una dialettica. Una cosa fissare e descrivere le opinioni dei filosofi. Ben altra cosa discutere con loro intorno a ci che essi dicono e cio di ci di cui parlano. Posto dunque che i filosofi sono interpellati dallessere dell'essente e chiamati a dire che cosa l'essente in quanto , allora anche il nostro colloquio con i filosofi deve essere interpellato

dall'essere dell'essente. Noi stessi dobbiamo, mediante il nostro


pensare, andare incontro a ci verso cui la filosofia in cammino. ll nostro dire deve corrispondere a ci da cui i filosofi sono interpellati. Quando questa corrispondenza ci riesce, allora rispondiamo in senso genuino alla domanda: che cos' la filosofia? La parola tedesca antworten, rispondere, autenticamente significa qualcosa come corrispondere, ent-sprechen. La risposta alla nostra domanda non si esaurisce in un'asserzione che replica alla doman-

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ist das - die Philosophie? Das deutsche Wort " antworten bedeutet eigentlich soviel wie ent-sprechen. Die Antwort auf unsere Frage erschpft sich nicht in einer A ussage, die auf die Frage mit einer Feststellung darber erwidert, was man sich bei dem Begriff Philosophie vorzustellen habe. Die Antwort ist keine erwidernde Aussage (n 'est pas une rponse), die A ntwort ist vielmehr die Ent-sprechung (la correspondance), die dem Sein des Seienden entspricht. Doch sogleich mchten wir wissen, was denn das Charakteristische der Antwort im Sinne der Entsprechung ausmacht.
Allein zuerst liegt alles daran, da wir in eine Entsprechung gelangen, bevor wir die Theorie darber aufstellen. Die Antwort auf die Frage: Was ist das - die Philosophie? besteht darin, da wir dem entsprechen, wohin die Philosophie un-

terwegs ist. Und das ist: das Sein des Seienden. In solchem Entsprechen hren wir von Anfang an auf das, was die Philosophie uns schon zugesprochen hat, die Philosophie, d.h. die griechisch verstandene tptkoootpa. Deshalb gelangen wir nur so in die Ent-

sprechung, d.h. zur Antwort auf unsere Frage, da wir im Gesprch mit dem bleiben, wohin uns die Uberlieferung der Philosophie ausliefert, d.h. befreit. Wirfinden dieAntwort aufdie Frage,

was die Philosophie sei, nicht durch historische A ussagen ber die
Definitionen der Philosophie, sondern durch das Gesprch mit

dem, was sich uns als Sein des Seienden berliefert hat. Dieser Weg zurAntwort auf unsere Frage ist kein Bruch mit der
Geschichte, keine Verleugnung der Geschichte, sondern eine Aneignung und Verwandlung des Uberlieferten. Solche Aneig-

nung der Geschichte ist mit dem Titel Destruktion gemeint.


Der Sinn dieses Wortes ist in Sein und Zeit klar umschrieben (6). Destruktion bedeutet nicht Zerstren, sondern Abbauen, Abtragen und Auf-die-Seite-stellen - nhmlich die nur historischen Aussagen ber die Geschichte der Philosophie. Destruktion heit: unser Ohr ffnen, fremachen fr das, was sich uns in der

Uberlieferung als Sein des Seienden zuspricht. Indem wir auf diesen Zuspruch hren, gelangen wir in die Entsprechung.

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da constatando e stabilendo a quali rappresentazioni ricorrere per rendere il concetto di filosofia . La risposta non una mera asserzione che replica alla domanda, ma piuttosto la corrispondenza che corrisponde, fronteggiandolo, all'essere dell'essente. Tuttavia vorremmo subito sapere che cosa costituisce l'elemento caratteristico della risposta intesa come corrispondenza. Ma tutto sta nel giungere innanzitutto a un corrispondere, prima di fare una teoria della corrispondenza. La risposta alla domanda: che cos' la filosofia? - consiste nel
nostro corrispondere a ci verso cui in cammino la filosofia. E

questo l'essere dellessente. In tale corrispondere noi prestiamo


ascolto, dall'inizio, a ci che la filosofia ci ha gi detto chiamandoci in causa, la filosofia cio la tptoootpa come la intendevano i Greci. Perci giungiamo alla corrispondenza, cio alla risposta alla nostra domanda, solo a condizione di prendere dimora nel dialogo con ci cui la tradizione della filosofia ci consegna, vale a dire rende libero per noi. Troveremo la risposta alla nostra doman-

da non gi ricorrendo ad asserzioni storiografiche sulle definizioni di filosofia, bensi mediante il dialogo con ci che si tramandato a noi come essere dell'essente.
Questo cammino in direzione di una risposta alla nostra domanda non una rottura con la storia, non una negazione della storia ma, al contrario, un'appropriazione e una trasfigurazione

di ci che ci stato tramandato. Con la parola distruzione si


voluto intendere una tale appropriazione della storia. Il senso della parola chiaramente definito nel paragrafo 6 di Essere e tempo . Distruggere non significa annientare ma smantellare, estirpare e accantonare - per l'appunto le asserzioni meramente storiograche sulla storia della filosofia. Distruggere significa dischiudere il nostro orecchio, renderlo libero per ci che si rivolge a noi nella tradizione come essere dell'essente e che ci chiama in causa. Ascoltando questo appello giungiamo alla corrispondenza. Ma nel dire queste cose, un dubbio si affaccia al nostro pensiero. Lo si pu formulare in questi termini: dobbiamo innanzitutto

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Aber whrend wir dies sagen, hat sich dagegen schon ein Bedenken gemeldet. Es lautet: Mssen wir uns denn erst darum bemhen, in eine Entsprechung zum Sein des Seienden zu gelangen?
Sind wir, die Menschen, nicht immer schon in einer solchen Ent-

sprechung, und zwar nicht nur defacto, sondern aus unserem Wesen? Macht diese Entsprechung nicht den Grundzug unseres Wesens aus? So steht es in Wahrheit. Wenn es aber so steht, dann knnen wir nicht mehr sagen, da wir erst in diese Entsprechung gelangen
sollen. Und dennoch sagen wir dies mit Recht. Denn wir halten uns zwar immer und berall in der Entsprechung zum Sein des Seienden aujl gleich wohl achten wir nur selten auf den Zuspruch

des Seins. Die Entsprechung zum Sein des Seienden bleibt zwar stets unser Aufenthalt. Doch nur zuzeiten wird sie zu einem von
uns eigens bernommenen und sich entfallenden Verhalten. Erst wenn dies geschieht, entsprechen wir erst eigentlich dem, was die Philosophie angeht, die zum Sein des Seienden unterwegs ist. Das

Entsprechen zum Sein des Seienden ist die Philosophie; sie ist es aber erst dann und nur dann, wenn das Entsprechen sich eigens
vollzieht, dadurch sich entfaltet und diese Entfaltung ausbaut. Dieses Entsprechen geschieht auf verschiedene Weise, je nachdem der Zuspruch des Seins spricht, je nachdem er gehrt oder berhrt wird, je nachdem das Gehrte gesagt oder gesch wiegen wird.

Unser Gesprch kann Gelegenheiten ergeben, darber nachzudenken. Jetzt versuche ich nur, ein Vorwort zum Gesprch zu sagen. Ich mchte das bisher Dargelegte zurckbiegen auf das, was wir im Anschlu an das Wort von Andr Gide ber die schnen Gefhle gestreift haben. (bikoootpa ist das eigens vollzogene Entsprechen, das spricht, insofern es auf den Zuspruch des Seins des Seienden achtet. Das Ent-sprechen hrt auf die Stimme des Zuspruchs. Was sich als Stimme des Seins uns zusprcht, be-stimmt unser Entsprechen. Entsprechen heit dann: be-stimmt sein, tre dispos, nhmlich vom Sein des Seienden her. Dis-pos be-

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noi darci da fare per giungere ad una corrispondenza con l'essere dell'essente? Non siamo noi, gli uomini, gi da sempre in una tale corrispondenza e, in verit, non solo di fatto ma a partire dalla
nostra essenza? Non costituisce questa corrispondenza il tratto

fondamentale della nostra essenza? In verit, le cose stanno cosi. Ma se cosi , allora non possiamo pi affermare di dover innanzitutto giungere a tale corrispondenza. E cionondimeno lo affermiamo a buon diritto. Infatti, bench sempre e ovunque soggiorniarno nella corrispondenza con l'essere
dell'essente tuttavia solo di rado prestiamo attenzione all'appello

dell'Essere. La corrispondenza con l'essere dell'essente costantemente la nostra dimora. Tuttavia solo di tanto in tanto essa diviene un comportamento che noi stessi assumiamo facendolo nostro

e che quindi diviene suscettibile di ulteriori sviluppi. Solo se questo accade corrispondiamo autenticamente a ci che riguarda la filosofia, la quale in cammino verso 1essere dell'essente. La filosofia il corrispondere all'essere dell`essente ma lo innanzitutto

allorch e solo allorch il corrispondere si realizza espressamente,


dispiegandosi e portando a compimento il suo dispiegarsi. Tale

corrispondere accade in modi diversi, a seconda che l'appello dellEssere ci rivolga la parola, a seconda che questa venga udita o
resti inascoltata, a seconda che ci che stato ascoltato venga detto oppure taciuto. Il nostro colloquio pu offrire occasioni per meditare su tutto ci. Cerco ora soltanto unulteriore premessa. Vorrei ricondurre quanto finora esposto a ci cui si accennato in apertura citando le parole di Andr Gide sui buoni sentimenti ". ibtkoootpia il corrispondere compiuto in proprio, quel corrispondere che parla in quanto presta attenzione all'appello dell'essere dell'essente. Il corrispondere porge l'orecchio alla voce dell'appello. Ci che come voce del1Essere si rivolge a noi e ci chiama in causa determina il nostro corrispondere. Corrispondere significa allora: essere determinati ad accogliere e a far propria Pingiunzione che ci rivolta, tre dispos a partire dall'essere de1l'essente. Dis-pos signi-

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deutet hier wrtlich: auseinander-gesetzt, gelchtet und dadurch in

die Bezge zu dem versetzt, was ist. Das Seiende als solches bestimmt das Sprechen in einer Weise, da sich das Sagen abstimmt (accorder) auf das Sein des Seienden. Das Entsprechen ist notwendig und immer, nicht nur zufllig und bisweilen, ein gestimmtes. Es ist in einer Gestimmtheit. Und erst auf dem Grunde der Gestimmtheit (disposition) empfngt das Sagen des Entsprechens seine Przision, seine Be-stimmtheit. Als ge-stimmtes und be-stimmtes ist das Entsprechen wesenhaf!
in einer Stimmung. Dadurch ist unser Verhalten jeweils so oder so gefgt. Die so verstandene Stimmung ist keine Musik von zullig auftauchenden Gefhlen, die das Entsprechen nur begleiten. Wenn wir die Philosophie als das gestimmte Entsprechen kenn-

zeichnen, dann wollen wir keineswegs das Denken dem zuflligen


Wechsel und den Schwankungen von Gefhlszustnden ausliefern. Vielmehr handelt es sich einzig darum, darauf hinzu weisen, da jede Przision des Sagens in einer Disposition des Entspre-

chens grndet, des Entsprechens sage ich, der correspondance, im


Achten auf den Zuspruch. Vor allem aber ist der Hinweis auf die wesenhafte Gestimmtheit

des Entsprechens nicht erst eine moderne Erfindung. Schon die


griechischen Denker, Platon und Aristoteles, haben darauf aufmerksam gemacht, da die Philosophie und das Philosophieren in die Dimension des Menschen gehren, die wir die Stimmung (im Sinne der Ge-stimmtheit und Be-stimmtheit) nennen. Platon sagt (Thetet 155d): uka yp ipikootpou roro r

1r6o<;, x Oauusiv. o yp kkn px ipikoootpa i aitn.


Gar sehr nhmlich ist eines Philosophen dieses das rto _ das Erstaunen; nicht nhmlich ein anderes beherrschendes Woher der Philosophie gibt es als dieses . Das Erstaunen ist als no die px der Philosophie. Das griechische Wort px mssen wir im vollen Sinne verstehen. Es nennt dasjenige, von woher etwas ausgeht. Aber dieses von woher " wird im Ausgehen nicht zurckgelassen, vielmehr wird die

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fica qui letteralmente es-posto, aperto-illuminato e conseguentemente trasposto nei molteplici modi di essere-in-rapporto con ci che . L'essente in quanto essente determina la parola in tal guisa che il dire si accorda con l'Essere. ll corrispondere necessariamente e sempre, non solo occasionalmente e di tanto in tanto, un corrispondere disposto all'appello. Esso in un esser-disposto. E solo sul fondamento dell'esser-disposto il dire proprio del corrispondere riceve la sua precisione, la sua determinazione.
In quanto dis-posto e de-terminato, il corrispondere , quanto alla sua essenza, in una disposizione. Grazie a ci, il nostro comportamento congiunto all'appello in modo di volta in volta diverso. La disposizione cosi intesa non una musica di sentimenti che si affacciano casualmente e che fanno da accompagnamento

al corrispondere. Caratterizzando la filosofia come il corrispondere disposto all'appello non intendiamo in nessun modo abbandonare il pensiero alla casuale mutevolezza e alle oscillazioni di stati sentimentali. Viceversa, si tratta unicamente di dimostrare che

ogni precisione del dire si fonda in una disposizione del corrispondere, dico: del corrispondere, della correspondance nel prestare
attenzione all'appello.

Ma innanzitutto va detto che il riferimento all'essenziale esserdisposto del corrispondere, non un'invenzione dei moderni. Gi

i pensatori greci, Platone ed Aristotele, hanno fatto notare che la filosofia e il filosofare appartengono a quella dimensione dell'uomo che noi chiamiamo disposizione (nel senso dell'esser-disposto
e dellesser-determinato).

Afferma Platone (Teeteto 155 d): Mala yp qt0oqot roro


'r rrdog, r Gauueiv, o yp .Mn pxii cpikoootpug f arn. Infatti veramente proprio del filosofo questo 1r00g - il pro-

vare stupore; n vi altro cominciamento all'origine della filosofia se non questo .


Il provar stupore, in quanto nto, Fpx della filosofia. Oc-

corre comprendere la parola greca px nella pienezza del suo significato. Essa si riferisce a ci da cui qualcosa trae origine. Ma

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px zu dem, was das Verbum pxstv sagt, zu solchem, was herrscht. Das nd(-loc, des Erstaunens steht nicht einfach so am Beginn der Philosophie wie z.B. der Operation des Chirurgen das
Waschen der Hnde voraufgeht. Das Erstaunen trgt und durch-

herrscht die Philosophie. Aristoteles sagt dasselbe (Met. A2,982 b 12 sq.): i yp to Bauustv oi vpconot Kai vv to npyrov puvro tptoootpav.
Durch das Erstaunen hindurch nhmlich gelangen die Men-

schen jetzt sowohl als auch zuerst in den beherrschenden A usgang


des Philosophierens (zu dem, von woher das Philosophieren ausgeht und was den Gang des Philosophierens durchgngig bestimmt). Es wre sehr oberflchlich und vor allem ungriechisch gedacht, wollten wir meinen, Platon und Aristoteles stellten hier nur fest, das Erstaunen sei die Ursache des Philosophierens. Wren sie dieser Meinung, dann hiee das: irgendeinmal erstaunten die Menschen, nmlich ber das Seiende, darber, da es ist und was es

ist. Von diesem Erstaunen angetrieben, begannen sie zu philosophieren. Sobald die Philosophie in Gang gekommen war, wurde
das Erstaunen als Ansto berflssig, so da es verschwand. Es konnte verschwinden, da es nur ein Antrieb war. Aber: das Erstaunen ist px - es durchherrscht jeden Schritt der Philoso-

phie. Das Erstaunen ist 1r0o<;. Wir bersetzen rrdo gewhnlich


durch Passion, Leidenschaft, Gehlswallung. Aber nog hngt zusammen mit rrcxsiv, Ieiden, erdulden, ertragen, austragen, sich tragen lassen von, sich be-stimmen lassen durch. Es ist gewagt, wie immer in solchen Fllen, wenn wir no durch Stimmung berselzen, womit wir die Ge-stimmtheit und Be-stimmtheit meinen. Doch wir mssen diese Ubersetzung wagen, weil sie allein uns davor bewahrt, 1r6o<; in einem neuzeitlich-modernen Sinne

psychologisch vorzustellen. Nur wenn wir 1r6og als Stimmung


(dis-position) verstehen, knnen wir auch das Ouuuaiv, das Erstaunen nher kennzeichnen. Im Erstaunen halten wir an uns (tre en arrt). Wir treten gleichsam zurck vor dem Seienden - davor,

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questo donde ", in ci che da esso si diparte, non viene lasciato cadere; Ppyu diviene piuttosto, in consonanza con quanto dice il verbo pxaw, ci che incessantemente domina. In tal modo il
tro dello stupore non si trova semplicemente all'inizio della ii-

losofia come, ad esempio, il fatto di lavarsi le mani precede un'operazione chirurgica. Il provar stupore sorregge la filosofia e la domina dallinizio alla fine. Aristotele afferma la stessa cosa (Met. A 2,982 b 12 sgg.): t yp r Bauuatv oi vpwnoi Kai vv Kai r trprtov pavro
tptoootpev . Infatti, mediante lo stupore, gli uomini sono giunti, ora come agli inizi, a quella scaturigine che domina il filo-

sofare da un capo all'altro (a ci da cui il filosofare trae origine


e che ne determina l'intero cammino).

Sarebbe superficiale e, soprattutto, estraneo al modo di pensare greco, pretendere che Platone e Aristotele si siano limitati con ci a
individuare nello stupore la causa del losofare. Se fossero stati di

questa opinione, allora tutto questo significherebbe che un bel giorno gli uomini hanno provato stupore di fronte all'essente e segnatamente perch esso e per ci che esso . Stimolati da un tale stupore hanno cominciato a filosofare. Ma non appena la filosofia si mise
in cammino, lo stupore come stimolo divenne superuo al punto da scomparire. Esso pot scomparire perch non era altro che un incentivo. Ma il provar stupore px - esso domina da capo a piedi ogni passo della filosofia. Lo stupore ttog. Di solito traduciamo 1rt6og con passione, trasporto, ribollire di sentimenti. Ma strettamente connesso a ndoxsiv che significa soffrire, subi-

re, pazientare, sopportare fino alla fine, lasciarsi portare da, lasciarsi determinare mediante. rischioso, come sempre in questi

casi, tradurre mi(-log con disposizione, con cui intendiamo l'esser disposto e l'essere determinato. Tuttavia dobbiamo correre il rischio perch solo questa traduzione ci preserva dal rappresentare psicologicamente la parola rrog in un senso esclusivamente mo-

derno. Solo comprendendo 1r6o<; come dis-posizione, possiamo


anche caratterizzare pi da vicino il Guuuatv, il provar stupore.

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da es ist und so und nicht anders ist. A uch erschpft sich das Erstaunen nicht in diesem Zurcktreten vor dem Sein des Seienden, sondern es ist, als dieses Zurcktreten und Ansichhalten, zugleich hingerissen zu dem und gleichsam gefesselt durch das, wovor es zurcktritt. So ist das Erstaunen die Dis-position, in der und fr die das Sein des Seienden sich ffnet. Das Erstaunen ist die Stimmung, innerhalb derer den griechischen Philosophen das Entsprechen zum Sein des Seienden gewhrt war. Ganz anderer Art ist diejenige Stimmung, die das Denken bestimmte, die berlieferte Frage, was denn das Seiende sei, insofern es ist, aufeine neue Weise zu Stellen und so eine neue Zeit der Philosophie zu beginnen. Descartes frgt in seinen Meditationen nicht nur und nicht zuerst ri r v - was ist das Seiende, insofern es ist? Descartesfrgt: welches ist dasjenige Seiende, das im Sinne des ens certum das wahrhaft Seiende ist? Fr Descartes hat sich inzwischen das Wesen der certitudo gewandelt. Denn im Mittelalter besagt certitudo nicht Gewiheit, sondern die feste Umgren-

zung eines Seienden in dem, was es ist. Certitudo ist hier noch
gleichbedeutend mit essenta. Dagegen bemit sich fr Descartes das, was wahrhaft ist, auf eine andere Weise. Ihm wird der Zweifel zu derjenigen Stimmung, in der die Gestimmtheit auf das ens certum, das in Gewiheit Seiende, schwingt. Die certitudo wird zu jener Festmachung des ens qua ens, die sich aus der Unbezweifelbarkeit des cogito (ergo) sum fr das ego des Menschen ergibt. Dadurch wird das ego zum ausgezeichneten sub-iectum, und so tritt das Wesen des Menschen zum ersten Male in den Bereich der Subjektivitt im Sinne der Egoitt. Aus der Gestimmtheit auf diese certitudo empfngt das Sagen Descartes' die Bestimmtheit eines clare et distincte percipere. Die Stimmung des Zweifels ist die positive Zustimmung zur Gewiheit. Fortan wird die Gewiheit zur magebenden Form der Wahrheit. Die Stim-

mung der Zuversicht in die jederzeit erreichbare absolute


Gewiheit der Erkenntnis bleibt das rrtog und somit die px

der neuzeitlichen Philosophie.

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Nel provar stupore noi subiamo un arresto. Arretriamo, per cosi

dire, davanti all'essente, davanti al fatto che esso ed cos e non altrimenti. Tuttavia il provar stupore non si esaurisce in questo arretrare davanti all'essere dell'essente. Lo stupore, nel suo arretrare e nel suo arrestarsi in s, , al tempo stesso, rapito verso e, per

cosi dire, incatenato, da ci davanti a cui arretra. In tal modo lo stupore la dis-posizione all'interno della quale il corrispondere
all'essere dell'essente fu assegnato ai filosofi greci. Di tutt'altro genere la disposizione che ha determinato il pensiero a porre in modo del tutto nuovo la domanda che ci stata tramandata su ci che l'essente in quanto esso , disposizione che ha inaugurato una nuova epoca della filosofia. Nelle sue Meditazioni Cartesio non pone soltanto e innanzitutto la domanda ri r v - che cos' l'essente in quanto esso ? Cartesio chiede: qual quellessente che, nel senso dell'ens certum, veramente tale? Per Cartesio l'essenza della certitudo ha quindi nel frattempo subito un mutamento. Infatti nel Medioevo certitudo non significa certezza ma indica la stabile delimitazione di un es-

sente in ci che esso . Certitudo ha qui ancora lo stesso significato di essenta. Per contro, Cartesio valuta ci che veramente in tutt'altro modo. Per lui il dubbio diviene quella disposizione in cui l'esser-disposto oscilla in consonanza con l'ens certum, con l'essente nel suo essere assolutamente certo. La certitudo diviene quella fissazione dell'ens qua ens che si ha sul fondamento dell'indubitabilit del cogito (ergo) sum per l'ego dell'uomo. In virt di ci l'ego diviene il sub-jectum per eccellenza ed cos che l'essenza dell'uomo entra per la prima volta nel dominio della soggettivit nel senso dell'egoit. Sul fondamento dell'esser disposto a una tale certitudo il dire di Cartesio riceve la determinatezza di un clare et distincte percipere. La disposizione del dubbio l'assentimento positivo alla certezza. D'ora in poi la certezza diventa la forma normativa della verit. La disposizione della fiducia nella certezza assoluta della conoscenza, raggiungibile in ogni tempo, resta il trdog e quindi Ppx della filosofia moderna.

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Worin aber beruht das rltog, die Vollendung der neuzeitlichen Philosophie, falls wir davon sprechen drfen? Ist dieses Ende durch eine andere Stimmung bestimmt? Wo haben wir die
Vollendung der neuzeitlichen Philosophie zu suchen? Bei Hegel oder erst in der Sptphilosophie Schellings? Und wie steht es mit

Marx und Nietzsche? Treten sie schon aus der Bahn der neuzeitlchen Philosophie heraus? Wenn nicht, wie ist ihr Standort zu bestimmen?
Es sieht so aus, als stellen wir nur historische Fragen. Aber in Wahrheit bedenken wir das knftige Wesen der Philosophie. Wir versuchen, auf die Stimme des Seins zu hren. In welche Stimmung bringt sie das heutige Denken? Die Frage ist kaum eindeutig zu beantworten. Vermutlich waltet eine Grundstimmung. Sie bleibt uns aber noch verborgen. Dies wre ein Zeichen dafr, da unser heutiges Denken noch nicht seinen eindeutigen Weg gefunden hat. Was wir antreffen, ist nur dies: verschiedenartige Stimmungen des Denkens. Zweifel und Verzweiflung auf der einen, blinde Besessenheit von ungeprften Prinzipien auf der anderen Seite stehen gegeneinander. Furcht und Angst mischen sich mit Hoffnung und Zuversicht. Oft und weithin sieht es so aus, als sei das Denken nach der Art des rsonnierenden Vorstellens und Rechnens von jeder Stimmung vllig frei. A ber auch die Klte der Berechnung, auch die prosaische Nchternheit des Planens sind Kennzeichen einer Gestimmtheit. Nicht nur dies; sogar die Vernunft, die sich von allem Einflu der Leidenschaften frei hlt, ist als Vernunft auf die Zuversicht in die logisch-mathematische Einsichtigkeil ihrer Prinzipen und Regeln gestimmt. Das eigens bernommene und sich entfaltende Entsprechen, das dem Zuspruch des Seins des Seienden entspricht, is! die Philosophie. Was das ist-die Philosophie, lernen wir nur kennen und wissen, wenn wir erfahren, wie, auf welche Weise die Philosophie ist. Sie ist in der Weise des Entsprechens, das sich abstimmt auf die Stimme des Seins des Seienden. Dieses Ent-sprechen ist ein Sprechen. Es steht im Dienst der

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Ma in che cosa riposa il ro, il compimento della filosofia moderna, nel caso se ne debba parlare? La sua fine determinata da un'altra disposizione? Dove dobbiamo cercare il compimento della filosofia moderna? In Hegel o piuttoso nell'ultima

filosofia di Schelling? E come stanno le cose con Marx e con Nietzsche? Fuoriescono gi dal percorso della filosofia moderna? Se non cosi, come determinare il posto che vi occupano? Le domande che precedono possono sembrare soltanto storiografiche. Ma in verit noi meditiamo l'essenza futura della filosofia. Cerchiamo di porgere l'orecchio alla voce dellEssere. In quale disposizione essa conduce il pensiero odierno? difficile rispondere in modo univoco a questa domanda. Presumibilmente domina una disposizione fondamentale, ma essa resta ancora celata ai nostri occhi. Ci sta forse ad indicare che il nostro pensiero non ha ancora trovato la sua strada. Incontriamo soltanto divergenti disposizioni del pensiero. Dubbio e

disperazione da un lato, cieco fanatismo di principi non dimostrati dall'altro, si fronteggiano contrapponendosi. Paura e angoscia si mescolano a speranza e fiducia. Sovente e a perdita

d'occhio regna sovrana l'apparenza che il pensiero, dispiegandosi nel modo del rappresentare raziocinante e del calcolare, sia ormai pienamente affrancato da ogni disposizione. Ma anche la freddezza del calcolo, la prosaica sobriet del pianificare, sono segni caratteristici di un esser-disposto. Ma non basta: persino la ragione, che si considera libera da ogni influsso delle passioni, , in quanto ragione, disposta alla fiducia nell'onnicomprensivit logico-matematica dei suoi principi e delle sue regole. Il corrispondere assunto in proprio e dispiegantesi, che corrisponde all'appello dell'essere dell'essente, la filosofia. Solo sperimentando il modo in cui la filosofia , impariamo a conoscere e a sapere che cos' filosofia. Essa nel modo del corrispondere che si accorda con la voce dell'essere dell'essente. Questo corrispondere un parlare. Esso al servizio del lin-

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Sprache. Was dies heit, ist fr uns heute schwer zu verstehen; denn unsere gelufige Vorstellung von der Sprache hat seltsame

Wandlungen durchgemacht. Ihnen zufolge erscheint die Sprache


als ein Instrument des Ausdrucks. Demgema hlt man es fr richtiger zu sagen: die Sprache steht im Dienst des Denkens, statt: das Denken als Ent-sprechen steht im Dienst der Sprache. Vor allem aber ist die heutige Vorstellung von der Sprache so weit als nur mglich entfernt von der griechischen Erfahrung der Sprache. Den Griechen offenbart sich das Wesen der Sprache als der yog. Doch was heit kyo und ysiv? Wir beginnen erst heute langsam, durch die mannigfaltigen Auslegungen des kyog auf sein anfngliches griechisches Wesen hindurchzublicken. Indes knnen wir weder zu diesem Wesen der Sprachejemals wieder zurckkehren, noch knnen wir es einfach bernehmen. Wohl dagegen mssen wir mit der griechischen Erfahrung der Sprache als kyoc, in ein Gesprch kommen. Warum? Weil wir ohne eine zureichende Besinnung auf die Sprache niemals wahrhaft wissen,

was die Philosophie als das gekennzeichnete Ent-sprechen, was


die Philosophie als eine ausgezeichnete Weise des Sagens ist. Weil nun aber die Dichtung, wenn wir sie mit dem Denken vergleichen, auf eine ganz andere und ausgezeichnete Weise im Dienst der Sprache steht, wird unser Gesprch, das der Philosophie nachdenkt, notwendig dahin gefhrt, das Verhltnis von Denken und Dichten zu errten. Zwischen beiden, Denken und Dichten, waltet eine verborgene Verwandtschaft, weil beide sich im Dienst der Sprache fr die Sprache verwenden und versch wenden. Zwischen beiden aber besteht zugleich eine Kluft, denn sie " wohnen auf getrenntesten Bergen . Nun knnte man mit gutem Recht verlangen, da sich unser Gesprch auf die Frage nach der Philosophie beschrnke. Diese Beschrnkung wre nur dann mglich und sogar notwendig, wenn sich im Gesprch ergeben sollte, da die Philosophie nicht das ist, als was sie jetzt gedeutet wird: ein Entsprechen, das den Zuspruch des Seins des Seienden zur Sprache bringt.

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guaggio. Oggi per noi ben difficile capire che cosa significa
ci. Infatti il modo in cui abitualmente ci rappresentiamo il lin-

guaggio ha subito strane metamorfosi. ln virt di queste metamorfosi il linguaggio appare come uno strumento dell'espressio-

ne. Conseguentemente si ritiene pi giusto dire che il linguaggio al servizio del pensiero, anzich dire che il pensiero, in quanto corrispondere, al servizio del linguaggio. Ma, soprattutto, il modo attuale di rappresentare il linguaggio quanto c' di pi lontano dall'esperienza greca del linguaggio. L'essenza del linguaggio si manifesta ai greci come Xyo. Ma che cosa significano kyog e kysiv? Solo oggi, lentamente e a stento, cominciamo a penetrare con lo sguardo, attraverso le pi diverse interpretazioni, nell'iniziale essenza greca del Xyo. Tuttavia n possiamo ritornare ogni volta di nuovo all'essenza greca del linguaggio, n possiamo semplicemente farla nostra. Ma, in compenso, dobbiamo inaugurare un dialogo con l'esperienza greca del linguaggio in quanto lcyog. Perch? Perch, in assenza di

un'adeguata meditazione sul linguaggio, non sapremo mai veramente che cos' la filosofia come il corrispondere che abbiamo precedentemente caratterizzato, che cos' la filosofia come modo privilegiato del dire originario. Ora, poich la poesia, se la confrontiamo col pensiero, al servizio del linguaggio in un modo totalmente diverso ma altrettanto privilegiato, il nostro colloquio che riflette sulla filosofia necessariamente portato a cercare il luogo del rapporto che intercorre tra pensiero e poesia. Fra l'uno e laltra regna una parentela nascosta poich entrambi si dedicano al servizio del linguaggio per il linguaggio e si prodigano per esso. Ma fra l'uno e l'altra sussiste pur sempre un abisso, poich abitano sui monti pi separati . Si potrebbe ora esigere, a buon diritto, che il nostro colloquio si limiti al problema della filosofia. Una simile restrizione sarebbe unicamente possibile, e persino necessaria, se dovesse emergere nel colloquio che la filosofia altra cosa da come

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Mit anderen Worten: unser Gesprch stellt sich nicht die Aufga-

be, ein festes Programm abzuwickeln. A ber es mchte sich bemhen, alle, die daran teilnehmen, fr eine Sammlung bereit zu machen, in der wir von dem angesprochen werden, was wir das Sein des Seienden nennen. Indem wir dies nennen, denken wir daran,

was schon Aristoteles sagt:


Das seiend-Sein kommt vielfltig zum Scheinen *.

T v kysrat rtokkaxa.

' vgl. Sein und Zeit. 7B.

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l'abbiamo presentata finora: un corrispondere che porta al linguaggio l'appello dell'essere dell'essente. ln altri termini il nostro colloquio non si propone il compito di realizzare un programma stabilito. Esso vorrebbe darsi cura

di preparare tutti coloro che vi partecipano a un raccoglimento


meditativo nel quale possiamo venir interpellati da ci che chia-

miamo l'essere dell'essente. Nominandolo, ci richiamiamo con pensiero rammemorante a quanto dice Aristotele: Ijessente-Essere giunge a manifestarsi in molti modi .*
T v M-':ye'rui nokkaxog.

cfr. Estere e tempo, trad. di P. Chiodi, Torino 1969.

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NOTA DEL TRADUTTORE

Was ist das-die Philosophie? il testo di una conferenza che Heidegger tenne nell'agosto del 1955 a Cerisy-la-Salle come introduzione a un colloquio sull'essenza della filosofia. Pubblicata in volume nel 1956 dall'editore Gnther Neske di Pfllingen, si richiama non solo nel titolo, ma nel contenuto stesso, alla ben pi celebre Antrittsvorlesung tenuta all'universit di Freiburg nel luglio del l929, Was ist Metaphysik?'. In quest'ultima Heidegger ha riunito in una sintesi concettuale singolarmente efficace e rigorosa l'interpretazione della metafisica che a fondamento della sua opera maggiore, Sein und Zeit, di cui aveva publicato nel 1927 le prime due sezioni della prima parte, relative alla Analitica del Dasein o Ontolo-

gia fondamentale. Alla terza sezione, cio all'esplicitazione del tempo come orizzonte trascendentale del problema dell'Essere - l'ontologia generale vera e propria - dopo diversi tentativi' Heidegger avrebbe successivamente rinunciato, lasciando incompleta l'opera che, nelle sue intenzio-

ni, doveva significare un'autentica ri-fondazione della metafisica come scienza dell'Essere. ln una delle molteplici Selbstinterpretationen, reperibili nelle opere successive, Heidegger ha fatto risalire il mancato compimento del progetto
ontologico di Sein und Zeit alle insufficienze del linguaggio concettuale

della metafisica, rivelatosi inadeguato a cogliere il carattere di verit, che


l'Essere rivendica, ad affrontare cio nelle sue radici ultime il presupposto

da cui la metafisica trae origine, secondo cui Sein - nicht Seiendes gibt es" nur, sofern Wahrheit ist '.
l. Cfr. M. Heidegger, Gesamtausgabe. I Abteilung: Verdffentlichte Schriften 1914-I970. Band 9. Wegmarken, Klostermann, Frankfurt 1976, pp. l03-122. Di Was Lr! Metaphysik? esistono tre traduzioni italiane: l'ultima e pi autorevole quella a cura di H. Knkler - A. Mattone - G. Raio, con prefazione di H. G. Gadamer, Pironti, Napoli 1978. 2. M. Heidegger, Gesamtausgabe. I Abteilung: Verffentlichte Schrtften 1914-1970. Band 2. Sein und Zeit, Klostermann, Frankfurt I976. Tr. it. a cura di Pietro Chiodi, UTET, Torino. 3. ll corso marburghese del semestre estivo 1927, Grundprobleme der Phnomenologie, pubblicato nel i975 come volume 24 della Gesamtausgabe. II Abteilung: Vorlesungen 19231944, Klostermann, Frankfurt, una neue Ausarbeitung der 3. Abschnit! des I. Teiles von "Sein und Zeit" . 4. Sein und Zeit, ed cit. p. 304 (tr. it. p. 348). ln questa proposizione sono sintetizzati in modo molto chiaro i due problemi che, in successione diretta, hanno provocato il mancato compimento di Sein und Zeit: innanzitutto il problema della differenza ontologica, che compa-

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Alla conferenza su1l'essenza della verit, Vom Wesen der Wahrheit, del 1929/ 1930, Heidegger fa infatti risalire la Kehre che ha caratterizzato successivamente il suo iter filosofico, svolta, che ha investito in primis il rapporto fra pensiero e linguaggio e ha provocato il progressivo abbandono del linguaggio concettuale della metafisica. Quest'ultima infatti asserve a se il linguaggio, mentre il Denken non-metafisico deve innanzitutto porre se stesso al servizio del linguaggio. Was ist Metaphysik? si colloca prima della Kehre e si inscrive ancora nel progetto globale di Sein und Zeit. La metafisica (e la filosofia) vengono ricondotte ad un'esperienza fondamentale, in cui l'esistenza scientifica dell'uomo coglie, afferra, tocca, le proprie radici ontologiche. Si tratta di un'esperienza che, se per un verso presuppone la Erinnerung storica - e segnatamente la concezione aristotelica della filosofia come scienza dell'Essere - per l'altro verso scaturisce dalla temporalit finita del Dasein, di un'esperienza che cooriginariamente augenblicklich e geschichtlich erinnernd'. L'unit originaria di questi due momenti costituisce la temporalit stessa del Dasein che effettivamente filosofa, la cui opera rappresenta la fatica pi radicalmente libera che la nitudine umana possa intraprendere ed perci, nella

sua essenza, la pi finita fra le fatiche del1'uomo . Il pathos filosofico


che filtra nelle pagine del corso universitario del semestre estivo 1928 cui

ci siamo riferiti, diventa in Was ist Metaphysik? la scaturigine stessa della questione " metafisica - Wamm ist berhaupt Seiendes
und nicht vielmehr Nichts? - la Stimmung de1l'angoscia che strappa l'uomo dalla situazione di familiarit e di confidenza con l'essente (nelle quali vive), lo rende estraneo alla totalit stessa dei mondi possibili, gli fa

toccare con mano l'impenetrabile opacit della natura e l'asso1uta transitoriet della storia e lo conduce, solus ipse, di fronte al fondamento incondizionato del proprio esserci e di tutto ci che : di fronte al Nhil originarium. Dinanzi al Nulla la Stimmung dell'angoscia si traduce in una Frage, nella domanda metafisica, e l'uomo, il filosofo che la pronuncia, ascende al-

re per la prima volta nelle lezioni cui si fatto cenno nella nota che precede; in secondo luogo, il problema della verit dell'Essere che doveva rappresentare il coronamento denitivo della ontologia. Ne1l'approfondimento di tale problema e segnatamente nel tentativo di cogliere la verit dell'Essere nel suo essenziale differire dalla verit de1l'essente, si compiuto _ come ci attesta Heidegger in una Randbemerkung di Van Wesen der Wahrheit (Wegmarken p. 193) _ un salto nell'Ereignis della Kehre che ha reso impossibile la prosecuzione e la conclusione dell'intero progetto. 5. M. Heidegger, Gesamlausgabe 11. Abteilung: Vorlesungen 1923-1944. Band 26. Metaphysische Anangsgnnde der Logik, Klostermann, Frankfurt 1978, pp. 9-10. 6. ib. p. 12.

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la coscienza di essere, proprio in virt di tale domandare, il modo pi alto, supremo dell'Essere. Con accenti che ricordano il Prometeo di Goethe, scrive Heidegger nello stesso corso: Rispetto alla durata dei mondi stellari de1l'universo, 1'esistenza e la storia dell'uomo sono certamente cio-che-vi--di-pi-fugace, soltanto un Augenblick -, ma questa fugacit il modo pi alto dell'Essere perch l'esistere a partire dalla libert e per la libert. 1.'altezza dell'Essere e del modo di essere non ha nulla a che vedere con ci-che-dura l. Radicalmente diversa l'impostazione di Was ist das-die Philosophie?, in cui il pensiero si affida al pi semplice ed antico dei suoi compiti, il Fra-

gen. Quest`ultimo, ha scritto Heidegger, la stessa Frmmigkeit del


pensiero '; e se la domanda riguarda la filosofia, deve innanzitutto rivolgersi alla filosofia stessa, interrogare la parola e il linguaggio da cui ha tratto origine, e, poich la filosofia pur sempre pensiero, deve necessariamente chiarire la natura del domandare che le proprio e che essa ha introdotto nella storia dell'uomo, instaurandovi grazie ad esso la sua signoria " epocale .

L'indagine procede dunque in Was ist das-die Philosophie? in direzione


opposta rispetto a Was ist Metaphysik? Ivi, come si visto, dalla interpretazione del pathos filosofico originario e dalla verit che esso disvela

all'uomo, il pensiero giunge alla domanda metafisica assoluta " ed univoca in cui l'essenza stessa della filosofia ha il suo fondamento. ln Was ist das-die Philosophie?, per contro, da una vera e propria sequenza
di interrogativi che pur nella loro disarmante semplicit non danno tregua al pensiero, ci si avvicina progressivamente allessenza epocale della filosofia, alla sua origine dalla contrapposizione col Denken iniziale, alla sua fissazione infine in un determinato modo di domandare, che a sua volta scaturisce da una Stimmung e ad essa rinvia. E tale pathos, il Buuuetv, a

differenza del1'angoscia, non conduce colui che filosofa di fronte al Nulla, ma dinanzi allEssere e all'appello che quest'ultimo gli rivolge. Cosi dalla progressiva familiarit che il pensiero acquisisce con le verit che il linguaggio, come dimora dell'Essere ", cela e custodisce per l'uomo, il domandare " (e in ultima istanza quello stesso della filosofia) si trasfigura inavvertitamente in uno dei possibili modi in cui l'uomo cor-risponde all'appello dell'Essere. Sulla soglia di questa verit il Fragen si arresta, affidandosi all'Essere stesso, all'ascolto della sua voce , in altri termini, all'unica via che l'uomo pu percorrere in un'epoca in cui, se
7. ib. p. 23. B. M. Heidegger, Vortrge undAfstze, Neske, Pfllingen 1967', p. 36 (tr. it. di G. Vattimo, Mursia, Milano 1976, p. 27).

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da un lato la filosofia celebra il compimento definitivo delle sue possibilit di comprensione e di dominio del reale (e perci il suo crepuscolo),

dall'altro preannuncia, in modo ancora confuso e perci non contrassegnato da una autentica Stimmung, una nuova stagione del Denken.

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Finito di stampare nel mese di aprile 2005 per i tipi de il nuovo melangolo dalla Microarts S.p.A. - Recco (Ge)

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