Está en la página 1de 19

Alla Direzione Nazionale del PCL e per conoscenza: ai compagni del PCL Sicilia

oggetto: riflessioni conclusive sulla questione siciliana.

In merito alla questione siciliana e alla risoluzione adottata dalla Direzione Nazionale (di seguito indicata come DN) intendiamo esprimere alcune riflessioni conclusive, per amor di verit e di correttezza: 1. In merito alla nostra richiesta di esclusione dal partito di Castiglione, la DN si

limita a respingerla, senza offrire alcuna motivazione. Evidentemente, ci sembra che non ci sia stata una cos lunga e approfondita discussione, cos come riportato nel testo che, nelle intenzioni dei suoi autori, dovrebbe costituire una risoluzione. Forse il respingimento della nostra richiesta viene ritenuto un atto automatico che non necessita di alcuna approfondita riflessione, o comunque di unesplicitazione delle motivazioni e dei ragionamenti che hanno portato la DN alle sue conclusioni, contrariamente a quanto da essa fatto nel respingere la richiesta di sanzione avanzata da Castiglione nei nostri confronti, decisione questa che la DN si sente in dovere di motivare. Evidentemente, le articolate argomentazioni, si fa per dire, del dimissionario (o meglio, dimissionato) coordinatore regionale meritavano una pi approfondita analisi, rispetto a quelle che sono state ritenute solo fantasiose banalit dei compagni della sezione di Palermo. 2. Constatiamo che la DN stessa scrive che Castiglione ha riconosciuto

blandamente la gravit dellazione da lui commessa. Prendiamo atto che la DN liquida semplicisticamente come grave lepisodio da noi riportato, nonostante Castiglione abbia ammesso chiaramente la premeditazione del suo agguato

pesantemente intimidatorio verso i compagni nel passo agghiacciante della sua lettera alla DN (del 31-05-2012); nonostante egli stesso tradisca nelle sue parole la pericolosa tendenza a confondere i problemi politici con questioni personali; e nonostante non si sia mai scusato coi compagni vittime dellagguato e, soprattutto, abbia sempre scaricato su di loro le responsabilit di quanto accaduto, al punto da inventare falsit colossali rispetto a presunte offese ricevute, per crearsi delle giustificazioni. In estrema sintesi, la DN ridimensiona l'episodio, nonostante Castiglione dimostri ampiamente di non avere compreso minimamente l'estrema gravit delle sue azioni (altro che riconoscimento blando...). Questo il punto essenziale a nostro 1

avviso: non il fatto in s (lagguato con intimidazioni), di per s gi gravissimo, che avrebbe potuto essere semplicemente censurato qualora ci fosse stata una presa di coscienza da parte del soggetto in questione (presa di coscienza che non c' stata, essendo peraltro Castiglione recidivo rispetto ad azioni del genere). Avremmo voluto soltanto che tutti i compagni avessero letto con attenzione le due lettere che abbiamo inviato alla DN, cercando di comprendere chiaramente la nostra posizione (dopo di che sono legittime le obiezioni, ma a partire da ci che diciamo, non a partire da ci che ci viene attribuito). 3. Il ridimensionamento dell'episodio da parte della DN risulta evidente laddove la

stessa nella sua risoluzione si limita a parlare di minaccia perpetrata da Castiglione ai danni dei compagni vittime del suo agguato. Come abbiamo avuto modo di spiegare diffusamente, infatti, l'episodio in questione non costituisce una semplice minaccia, bens una vera e propria intimidazione premeditata protrattasi per un paio d'ore. E non differenza da poco! Dispiace doppiamente, alla luce del fatto che il compagno Ferrando, durante l'incontro con noi di giorno 23 giugno u.s., abbia parlato pubblicamente di intimidazione (non di minaccia), sostenendo che la sanzione a Castiglione era stata comminata proprio in relazione al suo atto intimidatorio. Peccato che nella risoluzione della DN si parli di minaccia e mai di intimidazione. Perch questa differenza fra le parole proferite e quelle scritte? Paura di cosa? Ed paradossale pensare che un'intimidazione sarebbe stata semplicemente sanzionata con un richiamo da un partito che si autodefinisce rivoluzionario. 4. La DN si limita a intimare a Castiglione in maniera paternalista che fatti come quelli

accaduti il 18 febbraio non dovranno ripetersi, pena sanzioni pi gravi. Attenzione: non pena lesclusione, bens pena sanzioni pi gravi! Magari la prossima volta potrebbe dunque cavarsela con una sospensione e magari con qualche buffetto, ovviamente da compagno Insomma, riteniamo assolutamente riduttiva la soluzione del mero richiamo a Castiglione, alla luce di tutto ci che accaduto, e non crediamo che essa costituisca un provvedimento politicamente adeguato. Il fatto che sia la prima volta che viene comminata una sanzione del genere nella storia del PCL ha per noi poco rilievo, dato che il nostro obiettivo non mai stato la vendetta verso Castiglione, o il regolamento dei conti nei suoi confronti (queste logiche non ci appartengono). Non ci interessa che vengano inflitte delle punizioni, ma ci interessa comprendere il modo in cui ragionano e operano i compagni (a partire da Castiglione, da cui ci saremmo aspettati una presa di coscienza rispetto a tutto ci che ha fatto) nonch 2

capire quali sono le intenzioni del maggiore organo dirigente del partito, e la sua coerenza rispetto al progetto politico in cui credevamo e continuiamo a credere, sebbene non possiamo pi ritenere il PCL come il mezzo per la usa realizzazione. 5. Riteniamo altres ininfluenti gli esempi storici riportatici da qualche

compagno della DN (e non presenti nella risoluzione), che costituirebbero secondo loro un supporto rispetto alla scelta di respingere la nostra richiesta. Il fatto che in passato in alcune occasioni i partiti rivoluzionari abbiano scelto di non comminare provvedimenti di espulsione verso compagni responsabili di azioni gravi, non pu costituire altro che un semplice riferimento a fatti storici, nel quale non implicita la dimostrazione della correttezza di quella scelta. Al di l del fatto che gli esempi storici a noi riportati nulla hanno a che vedere col nostro caso (l'utilizzo di un metodo violentemente intimidatorio verso i compagni), che come unanimemente riconosciuto rappresenta un unicum nella storia dei partiti rivoluzionari! Ci sembra che il feticismo della storia pu condurre soltanto sulla strada sbagliata. 6. Sempre dalla lettura della risoluzione della DN, si rileva coma la stessa

introduca, inspiegabilmente, nuovi particolari relativamente al luogo dove si svolto il celebre agguato, di cui non riscontriamo la presenza in alcuna corrispondenza ufficiale intercorsa nell'ambito della presente questione. Nello specifico, la DN sostiene che il luogo teatro dell'incidente sia un locale ARCI, senza neanche sentire la necessit di verificarne la veridicit. Visto che Castiglione, comprensibilmente, non scrive questo dettaglio nella sua lettera alla DN del 31-05-2012, deduciamo che la DN abbia preso per oro colato tale informazione che Castiglione stesso deve avere riferito privatamente a qualche compagno della DN stessa. E in effetti, anche questa una falsit, inventata chiaramente da Castiglione nel tentativo di confutare la nostra accusa rispetto alle sue cattive frequentazioni. Il locale incriminato, ubicato in via Barone di Figlia, non affatto un circolo ARCI (pur essendo un locale arcinoto!), come pu essere facilmente verificabile. E ammesso e non concesso che fosse stato un locale ARCI, poco cambierebbe rispetto alla gravit dell'agguato, anzi! Pur non costituendo un elemento decisivo, tuttavia, la nostra precisazione molto indicativa innanzitutto della malafede di Castiglione (che nel tentativo disperato di difendersi ha detto molteplici menzogne), ma anche della superficialit con cui la DN ha affrontato l'esame di tutta questa vicenda. Rimaniamo molto perplessi nel constatare la leggerezza di un simile modo di operare, e nel vedere come il difensivismo ad oltranza spinga la DN a esentare Castiglione da ogni 3

onere di confronto e di prova (cosa che invece viene chiesta ai compagni palermitani anche laddove risulta improponibile). 7. Ribadiamo che risulta ininfluente a nostro avviso il fatto che Castiglione

abbia accettato di dimettersi da coordinatore regionale. Non solo perch tale dimissione avvenuta dopo la berlusconiana messinscena, innescata dal suo sodale Di Leo, della votazione di fiducia a suo favore, nonch dopo il grave comportamento da lui tenuto durante la riunione del Coordinamento Regionale (di seguito indicato come CR) del 3 giugno (durante il quale arrivava a rivendicare, fra l'indifferenza generale dei presenti, il merito di non avere scunucchiato cioe demolito - il compagno Buccheri durante il famoso agguato). Ma soprattutto perch le sue dimissioni erano un atto scontato, che per seriet avrebbe dovuto fare indipendentemente dalle richieste del Comitato Esecutivo (di seguito indicato come CE), data la sua chiara inadeguatezza a coordinare il PCL in Sicilia, come sostenuto non solo da noi di Palermo, e come chiaramente riconosciuto dai compagni del CE, che hanno colto l'occasione della nostra denuncia per rimuoverlo da coordinatore. Le dimissioni di Castiglione erano un atto scontato, che riguarda lambito politico, al di l del fatto che egli utilizzi verso i compagni atteggiamenti gravemente intimidatori. Quest'ultimo elemento, e soprattutto la mancata consapevolezza rispetto alla gravit delle sue azioni, ci suggeriscono invece che le sue dimissioni da coordinatore ed il richiamo siano del tutto insufficienti. 8. In merito al secondo punto della risoluzione, constatiamo che i compagni di

Palermo continuano ad essere accusati di agire con superficialit e di parlare senza ombra di prova. Rispetto ai gestori del locale (non Arci) ove avvenuto lormai celebre agguato (amici di Castiglione), ma soprattutto rispetto al tesserato militante nisseno da noi segnalato, ribadiamo che non possono essere addotte prove scientifiche: l'essere malavitosi non sta scritto nel volto delle persone, n possono essere prodotte certificazioni in tal senso, che peraltro non risolverebbero il problema, dato che a noi non interessa tanto un eventuale passato malavitoso da parte di una persona, quanto piuttosto la sua presente e attuale contiguit con determinati ambienti. Ci sembra chiaro che da tempo l'organo dirigente nazionale del partito abbia deciso di seguire una linea di compromesso e di conciliazione, spinta sino al punto di non porsi domande scomode e di eludere i problemi. Nemmeno il compagno Ferrando, durante l'incontro svolto con la nostra sezione sabato 23 giugno, ha sentito il dovere di chiederci qualcosa in merito alle nostre segnalazioni, limitandosi a dirci che avrebbe chiesto informazioni sulle persone in questione a Castiglione! (Come 4

chiedere all'oste se il vino buono...) Ci saremmo aspettati un minimo di indagine sulla vicenda, invece nulla di fatto. E' chiaro insomma che la DN, piuttosto che approfondire la questione, ha deciso di sentire soltanto la campana stonata di Castiglione (che non poteva suonare diversamente da come ha suonato), optando di fatto per una linea pericolosamente ipergarantista (e non semplicemente garantista), che da oggi spalanca di fatto le porte del partito a chiunque. E chiaro che non ci riconosciamo in questo modo di procedere che, andando contro la natura del PCL, trasforma quello che dovrebbe essere un partito di militanti in un partito tendenzialmente di massa. Respingiamo radicalmente pertanto i timidi tentativi, operati da qualcuno, di attribuirci vocazioni giustizialiste o dipietriste: l'unica tendenza dipietrista esistente in tutta questa vicenda la facilit con cui si permette a persone di qualsiasi tipo (senza controlli e senza verifiche) di intrufolarsi dentro il PCL (ognuno ha i suoi Razzi e Scilipoti evidentemente). Cos come respingiamo l'allusione di chi, sia pure indirettamente, prova ad attribuirci vocazioni staliniste per il fatto di non avere rispettato la decisione della DN. Di stalinista in tutto questo c' solo l'agguato subto dai nostri compagni, metodologia di cui fu vittima fra gli altri anche il compagno Trotsky. 9. Precisiamo che inesatta l'affermazione della DN (contenuta nella risoluzione

e ripropostaci in altra sede da alcuni compagni della DN stessa) secondo cui accusiamo Castiglione di contiguit o collusione con la mafia, ossia di essere in qualche modo organico a quella organizzazione. La nostra accusa nei suoi confronti, per la precisione, di avere fatto un gravissimo atto intimidatorio (e non semplicemente minaccioso) protrattosi per circa due ore, e soprattutto di non avere minimamente compreso la gravit dellazione compiuta. Questa lunica cosa assolutamente provata, e anche ammessa da lui, e che per noi sufficiente (in assenza di un suo passo indietro) per procedere allesclusione dal partito, tanto pi se si considera che Castiglione (come abbiamo gi detto) non nuovo ad atti del genere. Dopo di che, abbiamo segnalato la sua frequentazione con personaggi di ambienti torbidi (i titolari del famoso locale non arci) e soprattutto il tesseramento di un personaggio notoriamente malavitoso: chiaro che su questi due punti come detto non possiamo addurre prove documentali. Quanto alla eventuale mafiosit, che secondo la DN attribuiremmo a Castiglione, facciamo solo notare che la mafia non un blocco monolitico, cos come si solitamente portati a pensare, per cui mafia sarebbe solo quella che spara, ricicla e fa affari. In realt la mafia un fenomeno estremamente complesso, trasversale, articolato, sfumato, che 5

si concretizza nelle forme e modalit pi svariate, senza che sia possibile darne definizioni univoche e senza che, talvolta, sia facile tracciarne i confini. Ebbene, se essere mafioso significa essere un boss di un clan, riciclare denaro o fare il killer allora riteniamo che il personaggio in questione non possa essere definito mafioso. Ma nella misura in cui ha determinate frequentazioni, e mutua il metodo di confronto da quegli ambienti (agguati e intimidazioni), riteniamo di poter dire che esistono in lui elementi comportamentali di mafiosit. Come ha potuto constatare il compagno Ferrando durante l'incontro avuto con la sezione di Palermo, questo punto di vista condiviso da tutti i compagni palermitani. E ripetiamo che non la prima volta che Castiglione usava quel metodo: anche il compagno Camerino ne stato vittima. E quando questultimo nella sua lettera parla di partito di cosa nostra parla ovviamente usando un'espressione enfatica - di un modo di operare che ricorda purtroppo il metodo della manovalanza mafiosa. 10. Va detto altres, a proposito di logica (disciplina che vediamo diffusamente bistrattata in questo partito, a partire da Giacomo Di Leo), che il testo di Giuseppe Camerino non da noi riportato, cos come la DN vorrebbe far credere, per fungere da prova rispetto alla contiguit di Castiglione con ambienti torbidi. Gli elementi a supporto di tale conclusione (anche se non possono essere provati documentalmente, e ribadendo che contiguit non va inteso nel senso di partecipazione organica ad organizzazioni criminali) sono semmai la frequentazione e soprattutto il tesseramento di persone di quegli ambienti, nonch lutilizzo di metodi propri di quegli ambienti, elemento quest'ultimo che risulta assodato, anche perch ammesso dallo stesso Castiglione. Il riferimento a Camerino, anche lui vittima del metodo Castiglione qualche settimana prima del gravissimo episodio da noi denunciato, da noi fatto semplicemente per far comprendere come laggressione di Castiglione nei confronti dei nostri compagni di sezione non costituisca episodio isolato e unico, come erroneamente scritto nella risoluzione della DN, ma risulta lapproccio sistematico di Castiglione rispetto ai compagni che dissentono. Approccio che Camerino ben descrive nel testo da noi riportato, quando parla di una gravissima confusione in Castiglione fra azione rivoluzionaria e vocazione allo scontro fisico (coi compagni!). Ma neanche questo importante per la DN. Aggiungiamo inoltre che lavere decine di anni di militanza (rivoluzionaria?) alle spalle non significa nulla (anche Stalin ne aveva parecchi): se decenni di militanza hanno prodotto come risultato lutilizzo del metodo intimidatorio e una visione deforme del 6

marxismo (come spieghiamo nella lettera da noi inviata alla DN il 22-05-2012), si vede che tale militanza stata tuttaltro che proficua e rivoluzionaria. 11. Respingiamo il buonismo della DN anche nei nostri confronti, cos come quello nei confronti di Castiglione. Non ci interessa alcuna benevola assoluzione e sottolineiamo che quanto da noi scritto nelle nostre due lettere alla DN, e ribadito in ogni occasione, risponde ad un intimo e unanime convincimento dei compagni di Palermo, come ha potuto constatare anche il compagno Ferrando che ci ha incontrato e ascoltato tutti quanti, lo scorso 23 giugno. Nulla stato dettato da emotivit o dal clima di grave conflittualit politica e personale da voi usato come giustificazione nei nostri confronti. Spiace inoltre che la DN perseveri di fatto nellavallare la teoria di Castiglione, chiamando in causa questioni personali assolutamente inesistenti. 12. Rispetto alla precisazione fatta dalla DN nella sua risoluzione, secondo la quale un Coordinamento Regionale, a norma del nostro statuto, rappresenta solo quello che dice il suo nome e non una direzione politica regionale, crediamo che ci non cambi la sostanza dei fatti. Se il tesseramento manipolato, manipolato, punto e basta. E ci costituisce un atto molto grave, indipendentemente dal fatto che il CR abbia determinate funzioni piuttosto che altre. E non bisogna dimenticare che ogni persona ha una propria percezione delle cose, per cui, ci che per la DN (e per noi) pu sembrare ininfluente, il controllo del CR, per Castiglione ha evidentemente una ben diversa valenza, come abbiamo provato a spiegare (ci riuscito particolarmente bene il compagno Giovanni Patern nel corso dell'ultimo incontro da noi avuto col compagno Ferrando). Fermo restando a nostro avviso che il CR, soprattutto in una regione politicamente debole come la Sicilia, pu avere unimportanza decisiva se ben funzionante, cosa che sino ad oggi non avvenuta , e del resto la stessa DN nel suo testo ne sottolinea il ruolo politico importante. Considerazione che avrebbe reso necessarie e urgenti le dimissioni di Castiglione, gi da tempo ed indipendentemente dal fatto per cui si proceduto, dimissioni che invece sono potute avvenire solo grazie alle nostre denunce e per conseguente intervento dallalto del CE. Visto che nella condotta di Castiglione, coerentemente con la sua degenere visione gerarchica del partito, coesistono luso del metodo intimidatorio verso i compagni pi giovani e il remissivo ossequio verso quelli che lui percepisce come capi. Se non fosse stato per il fatto che noi della sezione di Palermo abbiamo posto energicamente tali questioni, Castiglione sarebbe ancora coordinatore regionale (con le gravissime conseguenze che ci avrebbe 7

comportato), questa la verit. Anche se a qualche compagno di altra sezione (evidentemente in stato di totale confusione) piace auto-attribuirsi dei meriti inesistenti, e nonostante tale risultato lo ribadiamo sia dai noi ritenuto insufficiente. 13. Sulla questione del tesseramento del PCL nisseno la DN si limita a constatarne la scorrettezza, ma aggiunge che non ci sono prove per dimostrare che i tesseramenti siano gonfiati in malafede. E' ovvio che non ce ne siano, e che la loro parola contro la nostra: non abbiamo mica le registrazioni delle telefonate in viva voce testimoniate dalla compagna Fasciana nel corso delle quali Giacomo Di Leo, durante le riunioni di sezione nissene, suggeriva a Castiglione di tesserare pi persone possibili per avere un maggior numero di delegati al CR! La nostra segnalazione delle telefonate in questione (attestanti la malafede), che sapevamo bene non poter costituire una prova, intendeva (assieme a tutti gli altri elementi da noi portati) mettere in guardia i compagni del partito dalla disonest e dalle macchinazioni portate avanti da Castiglione con il supporto di Di Leo. L'unica cosa di cui in tutta questa vicenda ci pu essere prova, come gi detto, e di cui c' anche l'ammissione di Castiglione, l'episodio pi grave di tutti, quello dell'aggressione intimidatoria premeditata, episodio che la DN ha liquidato semplicisticamente. Cos come la stessa DN, nella sua risoluzione, stende un velo pietoso anche sui tesseramenti nisseni del 2011 (della serie scordiamoci il passato), limitandosi a generiche raccomandazioni rispetto al futuro. Anche se, per essere precisi, a ora di calcolare il numero di militanti della sezione di Palermo la DN mostra estremo puntiglio, a giudicare dalla precisazione iniziale secondo cui soltanto 6 fra i firmatari della nostra lettera sarebbero militanti! Su questo punto ci vediamo scavalcati in quanto a burocrazia, dato che al di l delle disposizioni statutarie (che prevedono solo per i militanti la facolt di fare richieste di esclusione) ci sembra legittimo (e anzi importante) che un iscritto possa esprimere un parere in merito a vicende estremamente gravi e delicate. Pertanto, la validit e l'importanza delle questioni da noi sollevate non sono minimamente ridimensionate dalla presenza fra i firmatari di una minoranza di iscritti, anche se forse la precisazione della DN vorrebbe costituire un argomento contro di noi. 14. Va detto inoltre, ad aggravare la situazione, che nella sua ultima lettera (in risposta ai compagni ragusani), datata 22-06-2012, Castiglione (in barba a quanto scritto nella risoluzione) scrive che la DN ha ritenuto corretto (!!!) il tesseramento 2011 della sezione nissena, dimostrando in tal modo di non sapere leggere, o, pi facilmente, di non VOLERE leggere. A ulteriore dimostrazione di come 8

egli sia refrattario rispetto alla comprensione degli errori commessi e rispetto al cambiamento. Ma anche questo per l'organo dirigente nazionale poco importante. 15. Singolare peraltro come la DN prenda come dogma (anche in questo caso evidentemente non c bisogno di prove o verifiche, sufficiente la parola di Castiglione) pure il fatto che il tesseramento militante del PCL Caltanissetta stato gestito almeno per un periodo, oltre che dal compagno Sergio Castiglione anche con il coinvolgimento della compagna Connie Fasciana, allepoca militante della sezione di Caltanisetta. Peccato che nessuno della DN abbia sentito il dovere di chiedere la versione della compagna in questione, prima di esprimere giudizi definitivi (quantomeno per sentire entrambe le campane). Prima di affermare qualsiasi cosa doveroso accertarsene, cosa che la DN, in pi occasioni, omette di fare. Avendo poi, per, la tracotanza di chiedere prove ai compagni palermitani laddove scontato che prove non possano esserci, trattandosi di inviti da parte nostra all'attenzione e al controllo, ad esempio rispetto alla nostra segnalazione sul gi citato tesserato nisseno vicino a determinati ambienti. Anche in quest'ultimo caso, insomma, coerentemente con la linea pregiudizialmente difensivista scelta dalla DN, il dovere di argomentare spetta solo ai compagni di Palermo, mentre ogni inesattezza o falsit detta da Castiglione assurge al rango di assioma (bella seriet!). Rimandiamo in tal senso alla lettera postuma inviata dalla compagna Fasciana ai compagni del CE in data 11-06-2012 (ma che vediamo non essere stata presa in considerazione dalla DN), nella quale la compagna stessa accetta le sue personali responsabilit, avendo militato nella sezione nissena, ma respinge nello specifico la sua responsabilit nella gestione dei tesseramenti del PCL Caltanissetta, sottolineando anzi che in merito a questo come ad altri problemi aveva pi volte telefonato in passato ai compagni Mililli e Ferrando per esprimere le sue forti perplessit sul modo di agire di Castiglione, chiedendo loro un intervento o comunque un consiglio (e addirittura, al compagno Mililli, la possibilit di militare nella sezione di Ragusa!). Nonostante tutto ci, la compagna Fasciana viene considerata dalla DN complice di Castiglione nel truccare i tesseramenti nisseni, incredibile ma vero... 16. La DN, e in particolare il compagno Grisolia, lungi dal mantenere una pozione di terziet, immedesimatisi nel ruolo di difensori d'ufficio di Castiglione (anzich fare da arbitro), arrivano a giustificarlo dicendo che il compagno Castiglione e la sezione nissena sono stati edotti della norma statutaria che dava diritto alla sezione di Caltanistetta di eleggere 3 componenti al CR (visto il dato di 16 militanti per il 2011) solo una settimana prima della riunione del CR del 3 giugno, dal compagno Franco G., che 9

ha invitato la sezione stessa ad eleggere formalmente i 2 ulteriori delegati spettanti, oltre il coordinatore. In realt le cose non stanno esattamente in questi termini, come abbiamo provato a spiegare (ribadiamo che per comprendere come sono andate le cose bisogna immedesimarsi nella prospettiva di Castiglione), ma riteniamo inutile continuare. Del resto, crediamo, a giudicare dai colloqui avuti negli ultimi mesi coi compagni del CR e del CE, che la decisione dell'organo dirigente nazionale del partito era gi stata presa da tempo. Si trattava solo, dalla sua prospettiva, di escogitare come convincere i compagni palermitani (evidentemente ritenuti pi ingenui o sprovveduti di quanto abbiano dimostrato di essere), ma non solo quelli palermitani, di una decisione contraria a ogni logica. Ma noi non ingurgitiamo indistintamente, siamo buongustai! 17. A tal proposito, ci piacerebbe sapere se tutti i componenti della DN hanno condiviso questa risoluzione, avendo peraltro appurato che non tutti i suoi membri erano presenti alla discussione. E soprattutto, ci piacerebbe sapere cosa penserebbe la base del partito di tutta questa vicenda, qualora potesse avere completo accesso ai nostri documenti, alla lettera di Castiglione, e soprattutto a questa risoluzione della DN, che a noi sembra pi un'estrema unzione al PCL Sicilia e ai principi fondanti del partito stesso. Ma, come di consueto, i panni sporchi si lavano in famiglia, e la diffusa logica del nascondimento dei fatti (la cui interpretazione spetterebbe invece ad ogni singolo/a compagno/a) suggerisce di non far trapelare questioni scottanti al di l della ristretta cerchia dell'organo dirigente nazionale e del CR siciliano. Non sia mai che i militanti delle altre sezioni italiane possano sapere cosa succede nelle altre parti dItalia e come dalla DN in gi si affrontino le questioni Abbiamo peraltro saputo che alcuni compagni siciliani, non delegati al CR, sono stati tenuti completamente alloscuro di tutta questa vicenda, cosa molto grave a nostro avviso, che conferma la diffusa tendenza a insabbiare la questione, per evitare il diffondersi di notizie chiaramente scomode. 18. Riteniamo quantomeno velleitario che la DN continui a parlare, alla fine della sua risoluzione, della partecipazione alle elezioni regionali siciliane anticipate, specificando addirittura che la (assurda) discussione relativa alla candidatura a presidente della regione (cominciata nellassemblea regionale del 3 giugno) dovr chiudersi alla successiva riunione del CR. Cos come ci appare fuori luogo (ma ormai solo per amore di precisione) la presunzione di inopportunit che il candidato a presidente della Regione possa appartenere alla sezione di Caltanissetta o a quella di Palermo, suggerimento paternalista e politicamente inconsistente. E che offende 10

profondamente il lavoro enorme che la sezione di Palermo nei mesi scorsi ha fatto per presentare la lista del PCL alle elezioni comunali palermitane, risultato che qualcuno ha definito addirittura miracoloso, alla luce dei grandi ostacoli superati. Cos come vergognoso a nostro avviso il fatto che la DN accomuni nella incandidabilit Sergio Castiglione e Marco Priulla, giovane compagno che si assunto una responsabilit straordinaria durante la campagna elettorale palermitana (quella di essere la voce del partito) e che pur non facendo intimidazioni ai compagni - ha l'unico torto evidentemente di avere messo per iscritto, assieme agli altri compagni palermitani, ci che pensa dello squallore esistente nel PCL Sicilia. Forse l'organo dirigente nazionale del PCL non gradisce le persone che dicono ci che pensano, se ci risponde a una verit ad esso non gradita. 19. Spiace inoltre constatare come gli stessi compagni ragusani, nella loro lettera

tardiva (del 17-06-2012), confermino scarsa coerenza. Da un lato lanciano accuse pesanti (e per noi giuste) contro Castiglione, relativamente alle ultime vicende, al fine di recuperare un briciolo di credibilit agli occhi dei compagni palermitani (accuse che non avevano fatto precedentemente - quantomeno pubblicamente - nemmeno nel corso del CR del 3 giugno, quando il compagno Mililli si era limitato a un timido invito al bravo compagno Castiglione a dimettersi da coordinatore), dallaltro lato, accusano indirettamente i compagni palermitani di drammatizzare la situazione, cercando di prospettare come esagerati sia la nostra richiesta di esclusione che il nostro accostamento della condotta tenuta da Castiglione al fenomeno mafioso. Secondo i compagni ragusani, quindi, le nostre sarebbero solo delle forzature nell'interpretazione di quanto accaduto. Sebbene proprio un compagno ragusano, privatamente, avesse condiviso tempo addietro la nostra preoccupazione, arrivando a parlare (correttamente) di un primo contatto del nostro partito con la mafia in Sicilia, lo stesso compagno che tempo prima ci aveva addirittura rimproverato il non avere denunciato immediatamente i gravissimi fatti accaduti! Ma evidentemente la coerenza non caratteristica diffusa nel PCL, cos come al contrario diffusa la pessima abitudine di seguire la linea del doppio binario (in privato dico una cosa, in pubblico ne dico una diversa), un malcostume che ha contribuito in maniera decisiva a erodere la nostra fiducia verso la gran parte dei compagni del partito con i quali ci siamo confrontati a riguardo, sia a livello regionale che nazionale. 20. Dobbiamo dunque concludere che il rifiuto e la reticenza a parlare di

delinquenza o di mafia (argomenti tab evidentemente) non riguardano soltanto Castiglione, ma anche la DN e (cosa ancora pi grave a nostro avviso) il CR 11

siciliano, atteggiamento inquietante trattandosi di un partito che fa della rivoluzione la sua principale parola d'ordine. Forse questo rifiuto e questa sottovalutazione nascono da una sostanziale incomprensione di quella che la mafia, spesso percepita erroneamente come un blocco monolitico, come abbiamo gi detto precedenza, senza che se ne riesca a cogliere la reale natura poliedrica. Non si tradisce la rivoluzione soltanto votando le missioni militari o sostenendo i governi borghesi, ma anche tacendo (o tergiversando) davanti alla mafiosit o alluso di metodi similari allinterno del partito o alla contiguit di elementi del partito con ambienti malavitosi, nonch omettendo di procedere con diligenza dal punto di vista metodico nella trattazione delle problematiche, come nel caso di specie. Parlando solo di questioni politiche generali si persa di vista la realt che, almeno per noi siciliani, quella pi vicina e pi concreta. 21. Veniamo a conoscenza, infine, che nel corso dell'ultimo CR del 24 giugno (a cui non abbiamo partecipato, avendo comunicato al compagno Ferrando il giorno prima la nostra intenzione di lasciare il partito) l'organo dirigente nazionale ha posto in essere una soluzione gattopardesca, suggerendo l'elezione

all'unanimit del compagno Mililli come nuovo coordinatore regionale. Un rifacimento dell'immagine spacciato per soluzione di continuit (nonostante i proclami trionfalistici dello stesso Mililli e di qualcun altro), dato che, nonostante l'indubbia migliora rispetto alla figura del coordinatore, non vengono minimamente toccati i nodi problematici che stanno alla radice della crisi siciliana. Una scelta chiaramente imposta dall'alto (al di l della sceneggiata del voto a scrutinio segreto), evidentemente contro la volont della corrente filo-nissena (che viene in parte compensata con la candidatura di Di Leo a presidente della regione, anche questa all'unanimit!), a meno che non ci si voglia davvero fare credere che Sergio Castiglione e i suoi sodali, che due giorni prima in una dura lettera avevano accusato Mililli di essere falso e calunniatore, due giorni dopo abbiano cambiato radicalmente idea, al punto da votarlo come coordinatore regionale! E' chiaro che i vertici del partito hanno imposto a Castiglione la deglutizione di una pillola amara, sacrificio che quest'ultimo ha dovuto accettare, essendo stato miracolosamente salvato dalla DN ed essendo dunque in debito verso di essa. Allo stesso tempo, i vertici del partito, imponendo il proprio uomo di fiducia come coordinatore regionale provano disperatamente a recuperare il controllo della situazione, cercando di dare l'immagine della normalizzazione agli occhi dei compagni palermitani (notoriamente in buoni rapporti con Mililli), ancora una volta a nostro avviso sottovalutati rispetto alle loro qualit politiche. Tatticismi, politichese, diplomazia, questi gli ingredienti 12

essenziali usati dall'organo dirigente nazionale (nonch dai suoi esecutori in Sicilia) in tutta questa tragicomica vicenda. Facciamo i migliori auguri al compagno Michele Mililli, del quale apprezziamo la buona fede, al di l dei gravi errori che a nostro avviso ha commesso in questi mesi.

In conclusione, ribadiamo che la nostra uscita dal partito (formalizzata in data 0507-2012) non dipesa semplicemente dal respingimento della nostra richiesta principale (nonch di tutte le altre). Cos come non dipesa soltanto dalla nostra assoluta contrariet a continuare a collaborare in Sicilia con persone che riteniamo anni luce distanti dalla cultura comunista, persone che danneggiano e deformano gravemente limmagine del partito e della nostra causa. Fermo restando che, allultimo sconcertante CR a cui diversi di noi hanno partecipato (quello del 3 giugno u.s.), gli stessi si sono sentiti come fossero nel posto sbagliato, e si sono chiesti cosa ci stessero a fare l dentro, non ritenendo di avere proprio nulla in comune con le persone presenti, sia con quelle che usano il metodo violentemente intimidatorio, sia con quelle che (direttamente o indirettamente) ne esercitano la difesa. In quella occasione, lo ribadiamo, a parte i compagni Mililli e Grisolia (che comunque hanno relegato l'episodio ai margini della discussione), nessuno ha espresso chiaramente posizione condannando nettamente l'aggressione premeditata e violenta di Castiglione (supportato dagli altri tesserati nisseni) nei confronti dei compagni Buccheri e Fasciana. Giacomo Di Leo, addirittura, dopo aver condannato genericamente la violenza da qualsiasi parte provenga (tipico argomento piccolo-borghese) arrivava a dire di non aver compreso come mai i compagni di Palermo si erano rivolti alla DN (insomma, un candidato presidente della regione che ben rappresenta l'andazzo generale)! Abbiamo detto insomma che i nostri delegati al CR si sono sentiti effettivamente come se stessero ad un coordinamento regionale del PDL: del resto, quando la stragrande maggioranza non condanna apertamente la violenza (verso i compagni!), quando

addirittura si propone come candidato a presidente della regione la persona autrice di tali violenze (come fatto dal catanese D'Arrigo), quando si propongono (ed attuano) ridicole votazioni di fiducia per i sodali in stile berlusconiano (come fatto da Di Leo a beneficio del suo compare Castiglione), quando si giustifica lingiustificabile e si fanno generici appelli all' unit cercando di eludere le questioni, riteniamo assolutamente calzante il nostro paragone. A qualcuno potr sembrare azzardata, offensiva o ridicola, ma per noi una rappresentazione paurosamente realistica della realt. 13

Al di l dunque della bocciatura delle nostre richieste (esito che ci appariva ormai scontato da tempo alla luce di come si erano messe le cose), precisiamo che la nostra scelta di lasciare il partito dettata essenzialmente dalla totale perdita di fiducia nei confronti del CR e, soprattutto, dell'organo dirigente nazionale, che a nostro avviso ha dimostrato di operare in maniera incoerente rispetto ai principi fondanti del partito e ha agito in maniera superficiale nell'affrontare le gravissime questioni siciliane (come spiegato diffusamente in precedenza). Non si tratta di una folgorazione o di una improvvisa illuminazione, come ironizzato da qualcuno, ma di una lenta e graduale presa di coscienza da parte nostra, alla luce di quanto andava accadendo negli ultimi mesi. I dubbi e le perplessit che andavamo maturando non ci hanno impedito tuttavia di continuare col massimo impegno la nostra attivit militante, come dimostra la partecipazione alle elezioni comunali di maggio e tutto il resto della intensa attivit portata avanti negli ultimi mesi. Del resto, come scritto nella nostra lettera alla DN del 22-05-2012, avevamo deciso (recependo peraltro un suggerimento di un compagno del CE) di non denunciare subito i gravissimi episodi accaduti (risalenti al mese di febbraio) al fine di concentrare qualsiasi risorsa mentale e materiale nella raccolta firme per la presentazione della lista del PCL alle elezioni comunali di maggio a Palermo, e poi nella campagna elettorale. Soltanto dopo le elezioni abbiamo portato alla conoscenza generale la gravissima situazione esistente nel PCL Sicilia, decidendo di non recepire i consigli di qualche compagno (del CR e del CE) che ci invitava a posticipare ulteriormente la discussione della questione a dopo le elezioni regionali di ottobre! Proposta da noi respinta perch ritenuta irricevibile, ma che ha contribuito ad alimentare le nostre perplessit. La presa in giro nei nostri confronti operata nel corso del succitato CR del 3 giugno u.s. col concorso del compagno Grisolia (che arrivava a ironizzare o a banalizzare su diverse delle questioni da noi poste), ci ha fatto comprendere poi definitivamente su quale binario si stava incanalando la vicenda, e questa risoluzione della DN costituisce semplicemente una conferma di quanto ci aspettavamo. In considerazione del fatto che un partito non si identifica col suo vertice, o comunque con una parte dei suoi militanti, avevamo pensato inizialmente alla possibilit di intraprendere una lotta politica interna al partito stesso, al fine di portarne avanti i principi che condividiamo, ma che non vediamo realmente operanti. Ma levolversi degli eventi ci ha convinto che allo stato attuale, vista la situazione generale, in questo partito non esistono le condizioni per portare avanti una simile azione. Azione che peraltro comporterebbe da parte nostra un enorme dispendio di risorse, che attualmente 14

crediamo sia doveroso investire nella lotta contro il sistema, piuttosto che nella lotta contro i rivoluzionari da sistema presenti nel partito, a iniziare da Castiglione, o contro i compagni disattenti o superficiali, che lasciano passare ogni cosa in nome del "quieto vivere" e di generici appelli all'unit, rifiutandosi di affrontare i problemi. Non abbiamo mai posto aut aut o ultimatum, n abbiamo mai fatto ricatti al partito, cos come qualcuno ha inopportunamente ipotizzato, ma al contrario abbiamo voluto avere fiducia nella DN e negli altri compagni, ed attendere gli esiti di questa vicenda, sperando fino alla fine di avere delle rassicurazioni, non tanto in merito all'accoglimento delle nostre richieste, ma - cosa ben pi importante - rispetto al sentore negativo che avevamo avuto confrontandoci con i compagni del CR e del CE relativamente a un modo di procedere che ci sembrava superficiale. Le nostre sensazioni negative si sono invece materializzate alla massima potenza dapprima con l'indecoroso CR del 3 giugno (alla presenza del compagno Grisolia), e in seguito, con questa "risoluzione" che liquida ogni problema col rimprovero a Castiglione, coerentemente con quello che era stato l'andazzo sino a quel punto Se la nostra sfiducia abbracciasse soltanto una minoranza di compagni sarebbe diverso, e avrebbe senso per noi pensare a una battaglia interna, ma purtroppo la nostra sfiducia si rivolge ormai alla stragrande maggioranza dei compagni del PCL con cui ci siamo confrontati su questa vicenda. E' chiaro tra l'altro che il vertice del partito ha scelto di difendere un personaggio come Castiglione, e si assume questa responsabilit. N ci interessa sapere fino a che punto i compagni della DN siano convinti della loro scelta, e quale peso abbia avuto in essa la difesa del numero (della serie: gi siamo pochi, meglio non espellere nessuno e andare avanti) e della prospettiva elettoralista. Leggiamo a tal proposito dal resoconto dell'ultimo CR del 24 giugno, fatto dal compagno Mililli, che nonostante il disastro generale ci si ostina a volersi presentare alle prossime elezioni regionali anche in queste condizioni e con certe persone. Crediamo comunque che il difensivismo a oltranza di Castiglione sia stata una scelta politicamente suicida che non mancher di avere pesanti ripercussioni sul PCL Sicilia. Siamo arrivati insomma alla conclusione di ritenere pi utile promuovere indipendentemente la nostra battaglia politica, facendo tesoro dellesperienza maturata in questi anni e dei numerosi contatti avuti negli ultimi mesi (soprattutto durante il periodo elettorale). Nelle lotte porteremo la nostra identit comunista, nella convinzione che non sia una tessera di partito a rendere un compagno rivoluzionario, ma la sua cultura e la sua azione quotidiana. Cos come non sono statuti e linee 15

programmatiche a rendere un partito rivoluzionario, ma la coerenza con la quale vengono portati avanti i principi in essi contenuti. Riteniamo fondamentale l'esistenza di un partito che porti avanti il progetto rivoluzionario, ma quanto accaduto ci porta a dubitare fortemente che questo ruolo possa essere assolto dal PCL, salvo radicali cambiamenti di rotta. Non crediamo che si possa stare in un partito per ragioni affettive (non siamo mica rifondaroli!) o perch se ne condivide soltanto l'impostazione teorica (essendo il marxismo una filosofia della prassi), cos come non si pu stare in un partito solo perch il panorama politico non offre nulla di meglio, argomenti molto discutibili che a nostro avviso tengono ancora formalmente dentro il partito alcuni compagni siciliani. Coerenza ci induce a uscire dal PCL, e questo per noi un atto rivoluzionario. L'atto doloroso con cui usciamo dal partito nasce dallo stesso amore rivoluzionario che ci fece entrare all'interno di esso, un atto d'amore verso quella rivoluzione che sentiamo tradita. Del resto, come pu ambire a realizzare la rivoluzione del sistema un partito che non ha il coraggio di fare delle rivoluzioni al proprio interno? Continueremo dunque con l'impegno di sempre la lotta sul territorio, e continueremo a denunciare e a combattere radicalmente le forze di sistema, cos come quelle che eventualmente, dietro parole d'ordine rivoluzionarie, dovessero promuovere azioni o persone pseudorivoluzionarie, o addirittura controrivoluzionarie. Siamo pronti a collaborare coi compagni del PCL laddove possibile, nell'ottica di un fronte di azione comune, cos come siamo pronti, se necessario, a fare al PCL la medesima opposizione intransigente che abbiamo sempre fatto e che faremo alle altre forze politiche. Del resto, siamo abituati a stare in (ultra)minoranza, e non temiamo minimamente questa condizione. In conclusione, facciamo ai compagni sinceri presenti nel PCL i nostri migliori auguri. Nonostante le evidenti divergenze maturate negli ultimi mesi, non dimenticheremo il contributo determinante del compagno Marco Ferrando alla nostra formazione teorica. Desideriamo riconoscere pubblicamente la nostra gratitudine verso il compagno Ciccio Manzo, che prima di noi ha deciso di lasciare il partito, per motivi di salute e per sopraggiunta sfiducia verso l'attivit politica (sfiducia che a nostro avviso si acuita dalle gravissime vicende siciliane). Gli auguriamo, di cuore, di ritrovare nel nuovo percorso da lui intrapreso la massima serenit, ben sapendo che il suo esempio e il suo prezioso insegnamento ci lasciano dentro un importante bagaglio politico. Al compagno Mimmo Accardi, unico militante della sezione di Palermo che (dopo dolorosa riflessione) 16

ha deciso di restare nel PCL, sia pure da semplice iscritto, il fraterno abbraccio di chi non dimentica le mille battaglie portate avanti insieme.

Saluti comunisti.

Mauro Buccheri Francesco Errante Conny Fasciana Giovanna Musso Marco Priulla Gaetano Sarc

Francesc o Errante

Digitally signed by Francesco Errante DN: cn=Francesco Errante, o, ou, email=francesco. errante@tiscali.it, c=IT Date: 2012.07.12 20:58:27 +02'00'

17

Direzione del PCL

Risoluzione sul C.R. della Sicilia


La Direzione del Partito Comunista dei Lavoratori, riunitasi a Bologna il 9 e 10 giugno 2012, ha preso visione delle diverse lettere, documenti, interventi e richieste di sanzioni provenienti da diversi compagni militanti ed iscritti in Sicilia, inerenti ai gravi fatti che si sono verificati nella vita interna al partito siciliano negli ultimi mesi. Dopo una relazione sullultima riunione del Coordinamento Regionale siciliano, avendo tutt@ i compagn@ della Direzione letto il carteggio ed i materiali inerenti, dopo una lunga e approfondita discussione, la Direzione del PCL ha preso le seguenti decisioni. 1. Respinge la richiesta avanzata dallinsieme dei sei militanti della sezioni di Palermo (cui si aggiungono alcuni aderenti) di espellere il compagno Sergio Castiglione, militante e coordinatore della sezione di Caltanissetta, e gi coordinatore regionale Sicilia. Ritiene, tuttavia, che vada sanzionato il suo comportamento nei confronti del compagno Buccheri nel corso della riunione informale svoltasi presso un locale Arci di Caltanissetta il 18 febbraio scorso, che giudica grave. Quali che possano essere gli elementi giustificativi invocati da Castiglione, nessun compagn@ iscritt@ al PCL pu sentirsi in una situazione di minaccia fisica allinterno del partito, anche se questa non si materializza effettivamente. In considerazione dellunicit dellepisodio, del fatto che il compagno Castiglione ha riconosciuto (sia pure blandamente) di aver sbagliato nel suo comportamento e del fatto che ha accettato di dimettersi da coordinatore regionale, come richiestogli dal CE del partito, la Direzione decide di comminare nei suoi confronti la sanzione del richiamo; resta chiaro che fatti come quelli accaduti il 18 febbraio non dovranno ripetersi, pena sanzioni pi gravi. 2. Respinge la richiesta avanzata dal compagno Castiglione di sanzioni nei confronti dei compagni firmatari del documento che richiedeva la sua espulsione, in riferimento al tipo di accuse l avanzategli. La Direzione considera che, in effetti, sono state avanzate in tale testo gravi accuse nei confronti del compagno Castiglione; in sostanza di contiguit con ambienti torbidi a carattere delinquenziale e, anzi , come forse con pi nettezza ribadito nell'ultimo documento, inviato dalla sezione di Palermo alla Direzione PCL in data 7/6/12, mafioso. Riteniamo che accusare di contiguit alla mafia un compagno che ha decine di anni di militanza rivoluzionaria alle spalle, senza ombra di prova, in base a testi come quello del nostro ex iscritto Camerino, o, sulla base dell'inaccettabile concetto della logica non sostanziata da elementi di fatto, sia sbagliato, ingiusto e grave. Tuttavia, in considerazione del clima di grave conflittualit politica e personale in cui sono stati elaborati i testi contenenti tali accuse e del fatto che esse sono rimaste interne alla Direzione del Partito e al Coordinamento Regionale, la Direzione decide di non comminare alcuna sanzione nei confronti dei compagni della sezione di Palermo, invitandoli in ogni caso a soprassedere, in futuro, da tali gravi accuse senza prove n indizi. Respinge la richiesta dei compagni della sezione di Palermo di sciogliere il CR Sicilia. In primo luogo importante ricordare che un Coordinamento Regionale, a norma del nostro statuto, rappresenta solo quello che dice il suo nome e non una direzione politica regionale. Un ruolo politico importante, ma non quella struttura che stata ipotizzata nei dibattiti nel PCL Sicilia; questione che gi il compagno Franco G. in rappresentanza dellEsecutivo, aveva chiarito, presenziando alla riunione del Coordinamento Regionale Sicilia, nellottobre dello scorso anno. Laccusa che il tesseramento militante della sezione di Caltanisetta sia stato volutamente gonfiato in funzione di una sovra-rappresentazione nelle strutture del Coordinamento Regionale, non pare confortata da prove. E viene, invece, messa in questione da due fatti. Il primo che essa stata

3.

-1-

Direzione del PCL

Risoluzione sul C.R. della Sicilia


parzialmente gestita, almeno per un periodo, oltre che dal compagno Sergio Castiglione anche con il coinvolgimento della compagna Connie Fasciana, allepoca militante della sezione di Caltanisetta. Il secondo fatto, soprattutto ed in particolare, che il compagno Castiglione e la sezione nissena sono stati edotti della norma statutaria che dava diritto alla sezione di Caltanistetta di eleggere 3 componenti al CR (visto il dato di 16 militanti per il 2011) solo una settimana prima della riunione del CR del 3 giugno, dal compagno Franco G., che ha invitato la sezione stessa ad eleggere formalmente i 2 ulteriori delegati spettanti, oltre il coordinatore (analoga informazione stata data alla sezione di Palermo, invitandola ad eleggere il secondo componente, oltre il coordinatore, avendo a fine tesseramento 2011 sei militanti). Questo non esclude che la questione di realizzare una compiuta applicazione dei criteri di distinzione tra militanti e aderenti non debba essere presa in seria considerazione. In realt questa questione centrale ancora oggetto di confusione in diverse sezioni del partito non solo in Sicilia, anche se certamente ci sono stati dei miglioramenti in molti casi. In questo quadro assolutamente essenziale che la sezione di Caltanisetta, e anche le altre sezioni della Sicilia, compiano una seria verifica del tesseramento 2012, adeguandosi compiutamente ai criteri statutari, da cui si determiner la composizione del Coordinamento regionale nel 2013. La Direzione si impegna a monitorare, in caso di necessit, tale tesseramento. Infine la Direzione prende atto che nella riunione del 3 giugno si iniziato a discutere della candidatura a presidente della regione Sicilia, in vista delle prossime probabili elezioni regionali anticipate; discussione che dovr chiudersi alla prossima riunione del CR. In tale discussione iniziale sono stati avanzati i nomi del compagno Sergio Castiglione e del compagno Marco Priulla, della sezione di Palermo e gi candidato alla carica di Sindaco alle recenti elezioni comunali. La Direzione del PCL, considerate la situazione e le decisioni assunte, ritiene non opportuna la scelta di un@ dei/lle compagn@ convolt@ direttamente nello scontro interno sviluppatosi, cio il compagno Catiglione e linsieme dei militanti della sezione di Palermo.Pertanto invita il prossimo CR a determinare una scelta diversa da quelle inizialmente proposte e seguente i criteri di opportunit sopra indicati. Bologna, 10 giugno 2012

-2-

También podría gustarte