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L'iniziazione e i mestieri Abbiamo detto spesso che la concezione "profana" delle scienze e delle arti, quale ha corso attualmente

in Occidente, cosa modernissima, e presuppone una degenerazione nei confronti di uno stato anteriore in cui le une e le altre avevano un carattere del tutto diverso. La stessa cosa si pu dire dei mestieri; e d'altronde la distinzione fra le arti e i mestieri, o fra "artista" e "artigiano", essa pure specificamente moderna, quasi fosse nata dalla deviazione profana e non avesse senso che per essa. L'"artifex" per gli antichi, indifferentemente, l'uomo che esercita un'arte o un mestiere; non artista n artigiano, nel senso che queste parole hanno oggigiorno, egli qualcosa di pi dell'uno e dell'altro perch, originariamente almeno, la sua attivit connessa a principi di un ordine molto pi profondo. Infatti, in tutte le civilt tradizionali, qualsiasi attivit umana considerata sempre ed essenzialmente come derivante dai principi; in tal modo essa risulta come "trasformata", e, in luogo d'essere ridotta alla sua sola manifestazione esteriore (quale, tutto sommato, la riduce ad essere il punto di vista profano), appare integrata alla tradizione e costituisce, per colui che la compie, un mezzo di partecipazione effettiva a quest'ultima. Cos anche dal semplice punto di vista exoterico: se si considerano per esempio civilt quali la civilt islamica o quella cristiana del medio evo, facile rendersi conto del carattere "religioso" che vi rivestono gli atti pi ordinari dell'esistenza. Qui la religione non pi qualcosa che occupa un posto a parte, senza nessun rapporto con tutto il resto, come per gli Occidentali moderni ( per quelli almeno che consentono ancora ad ammettere una religione); al contrario, essa compenetra tutta l'esistenza dell'essere umano, o, per dir meglio, tutto ci che forma quest'esistenza, ed in particolare la vita sociale, la quale si trova come inglobata nel suo dominio, s che in realt non pu sussistere nulla di "profano" se non per coloro che, per una ragione o per l'altra, sono esclusi dalla tradizione, il qual caso rappresenta una semplice anomalia. Altrove, dove non esiste nulla a cui s'applichi propriamente il nome di "religione", c' nondimeno una legislazione tradizionale e "sacra" che, pur avendo carattere diverso, adempie esattamente la stessa funzione, sicch queste considerazioni si possono applicare a tutte le civilt tradizionali senza eccezione. Ma non tutto: passando dall'exoterismo all'esoterismo (impieghiamo questi due termini per comodit, bench essi non convengano qui con egual rigore a tutti i casi), constatiamo in generale l'esistenza di un'iniziazione legata ai mestieri e basata su di essi; questo significa che i mestieri sono suscettibili di un significato superiore e pi profondo; sarebbe nostra intenzione dare qui un'idea di come essi possano effettivamente fornire una via d'accesso al dominio iniziatico. Aiuta a comprendere ci la nozione di quello che la dottrina ind chiama swadharma, o compimento, da parte di ogni essere, di un'attivit conforme alla sua natura propria; ed pure in grazia di questa nozione, o piuttosto per la sua assenza, che si rivela pi nettamente il difetto della concezione profana. In conseguenza di quest'ultima, infatti, un uomo pu adottare una professione qualsiasi, o cambiarla a suo piacere, come se la professione fosse qualcosa di puramente esteriore a lui, senza nessun legame reale con quello che egli veramente, con ci che lo fa se stesso e non altro. Nella concezione tradizionale, invece, ognuno deve normalmente adempiere la funzione a cui destinato dalla propria natura, e non pu adempierne un'altra senza provocare un disordine grave, che avr la sua ripercussione su tutta l'organizzazione sociale di cui fa parte; ben di pi, se tale disordine viene a generalizzarsi, esso giunger ad avere degli effetti sullo stesso ambiente cosmico, tutte le cose essendo legate tra loro secondo corrispondenze rigorose. Senza insistere ulteriormente su quest'ultimo punto, che tuttavia

potrebbe trovare abbastanza facilmente la sua applicazione alle condizioni dell'epoca attuale, faremo notare che l'opposizione delle due concezioni pu, almeno sotto un certo aspetto, essere ricondotta a quella di un punto di vista "quantitativo" e di un punto di vista "qualitativo": nella concezione tradizionale sono le qualit essenziali degli esseri a determinare la loro attivit; nella concezione profana gli individui sono invece considerati come mere "unit" intercambiabili, quasi fossero in se stessi sprovvisti di ogni qualit. Quest'ultima concezione, che una conseguenza delle moderne idee di "eguaglianza" e di "uniformit" (quest'ultima letteralmente il contrario della vera unit, implicando la molteplicit pura e "inorganica" di una specie di "atomismo sociale"), non pu logicamente sfociare che nell'esercizio di un'attivit puramente "meccanica", la quale non lascia sussistere pi nulla di propriamente umano; ed purtroppo questo che si pu constatare ai nostri giorni. Deve quindi esser chiaro che i mestieri "meccanici" dei moderni, prodotto esclusivo della deviazione profana, non possono assolutamente offrire le possibilit di cui intendiamo parlare; a dire il vero, essi non possono nemmeno essere considerati mestieri, se si vuol conservare a questa parola il suo senso tradizionale, il solo che ci interessi presentemente. Non difficile capire come il mestiere, che qualcosa, dell'uomo stesso, quasi un'espansione od una manifestazione della sua natura propria, possa servire di base a un'iniziazione, e come esso sia anzi, nella generalit dei casi, ci che di pi adatto vi a questo fine. Infatti, anche se lo scopo essenziale dell'iniziazione il superamento delle possibilit dell'individuo umano, non men vero che essa non pu far altro che prendere come punto di partenza l'individuo tal quale esso ; di qui la diversit delle vie iniziatiche. ovvero, in altri termini, la diversit dei mezzi usati quali "supporti" in conformit con la differenza delle nature individuali, differenza che per altro si far sentire in seguito tanto meno quanto pi l'essere avanzer nella sua via. I mezzi cos impiegati non possono avere efficacia se non corrispondono alla natura stessa degli esseri a cui si applicano, e dovendosi procedere da ci che pi accessibile a ci che meno accessibile, dall'esterno all'interno, normale che si assumano nell'attivit per il cui mezzo tale natura si manifesta esteriormente. ovvio per che questa attivit pu adempire efficacemente tale funzione soltanto quando traduca realmente la natura interiore dell'essere; si tratta dunque d'una vera e propria "qualificazione", nel senso iniziatico della parola; "qualificazione" che, in condizioni normali, dovrebbe essere richiesta per l'esercizio stesso del mestiere. Si passa cos alla differenza fondamentale che separa l'insegnamento iniziatico dall'insegnamento profano: ci che semplicemente "appreso" dall'esterno in questo campo senza nessun valore, perch si tratta di "svegliare" le possibilit latenti che l'essere porta in se stesso. Da queste ultime considerazioni si pu anche capire come l'iniziazione, prendendo per "supporto" il mestiere, avr nello stesso tempo, e in qualche modo inversamente, una ripercussione sull'esercizio del mestiere stesso. L'essere infatti, avendo pienamente realizzato le possibilit di cui la sua attivit professionale non che un'espressione esteriore, e possedendo in tal modo la conoscenza effettiva di ci che costituisce il principio di tale attivit, compir da quel momento in modo cosciente quello che prima era soltanto una conseguenza affatto "istintiva" della sua natura; e cos, se la conoscenza iniziatica per lui nata dal mestiere, quest'ultimo, a sua volta, diventer il campo d'applicazione di questa conoscenza, dalla quale non potr pi essere separato. Vi sar allora una perfetta corrispondenza fra interiore ed esteriore, e l'opera potr essere, non pi soltanto pi o meno superficiale, ma l'espressione realmente adeguata di colui che l'ha concepita ed eseguita, e costituir il suo "capolavoro" nel vero senso della

parola. Ci, come si vede, ben lontano dalla pretesa "ispirazione" incosciente, o, se si vuole, subcosciente, nella quale i moderni vogliono vedere il segno del vero artista, considerandolo superiore all'artigiano secondo la distinzione pi che contestabile di cui hanno preso l'abitudine. Artista od artigiano, colui che agisce secondo un'"ispirazione" di questo genere non , in ogni caso, che un profano; egli mostra cos senza dubbio di portare in s determinate possibilit, ma finch non ne avr preso effettivamente coscienza, anche se raggiunge quel che si convenuto di chiamare il "genio", la cosa non cambier; non potendo esercitare nessun controllo su queste possibilit, i suoi risultati saranno in qualche modo soltanto accidentali, ci che riconosciuto d'altronde comunemente quando si dice che l'"ispirazione" viene talvolta a mancare. La sola cosa che si pu accordare per avvicinare il caso di cui stiamo trattando a quello nel quale interviene una conoscenza vera, che l'opera la quale, coscientemente o incoscientemente, deriva veramente dalla natura di colui che la eseguisce, non dar mai l'impressione d'uno sforzo pi o meno penoso, comportante sempre qualche imperfezione perch anormale; al contrario, essa trarr la sua stessa perfezione dalla propria conformit con la natura, ci che implica il suo esatto adattamento al fine a cui destinata. Volendo ora definire pi rigorosamente la sfera di quelle che possono chiamarsi le iniziazioni di mestiere, diremo che esse appartengono all'ordine dei "piccoli misteri", riferendosi allo sviluppo delle possibilit propriamente inerenti allo stato umano. Questo sviluppo, se non il fine ultimo della iniziazione, tuttavia ne costituisce obbligatoriamente la prima fase; bisogna infatti che esso si effettui nella sua integralit prima di poter passare oltre lo stato umano; ma, al di l di quest'ultimo, evidente che le differenze su cui si appoggiano le iniziazioni di mestiere scompaiono completamente e non possono quindi pi essere di alcuna conseguenza. Come abbiamo spiegato in altre occasioni, i "piccoli misteri" conducono alla restaurazione di ci che le dottrine tradizionali designano come lo "stato primordiale"; ma quando l'essere pervenuto a questo stato, che appartiene ancora al dominio dell'individualit umana (ed il punto di comunicazione di quest'ultima con gli stati superiori), le differenziazioni che danno origine alle diverse funzioni "specializzate" scompaiono, pur se, o piuttosto, proprio perch esse tutte vi hanno ugualmente la loro origine; a questa sorgente comune che bisogna risalire per possedere in tutta la sua pienezza ci che comporta l'esercizio di qualsiasi funzione. Se consideriamo la storia dell'umanit come viene insegnata dalle dottrine tradizionali, ossia in conformit con le leggi cicliche, dobbiamo dire che l'uomo, all'origine, quando era nel pieno possesso del suo stato d'esistenza, possedeva naturalmente le facolt corrispondenti a tutte le funzioni, anteriormente a ogni loro distinzione. La divisione delle funzioni si produsse in uno stadio ulteriore e ormai inferiore allo "stato primordiale", nel quale per ogni essere umano, pur non avendo pi che determinate possibilit, possedeva ancora spontaneamente, di esse, una coscienza effettiva. Soltanto in una fase di maggiore oscuramento tale coscienza venne a perdersi e da allora l'iniziazione divent necessaria per permettere all'uomo di ritrovare, con questa coscienza, lo stato anteriore al quale esso legata; questo infatti il primo dei suoi scopi, quello che essa si pone pi immediatamente. Perch ci sia possibile necessaria una trasmissione risalente, attraverso una "catena" ininterrotta, fino allo stato da ricostituire, e cos, di gradino in gradino, fino allo "stato primordiale" vero e proprio; ma, poich l'iniziazione non vi si arresta, e i "piccoli misteri" non sono che la preparazione ai "grandi misteri", ovvero alla presa di possesso degli stati superiori dell'essere, necessario risalire oltre le origini stesse dell'umanit.

Di fatto, non c' vera iniziazione, anche al grado pi elementare e inferiore, senza l'intervento di un elemento "non umano", il quale , secondo quanto abbiamo esposto in altre occasioni, l'"influenza spirituale" regolarmente comunicata per mezzo del rito iniziatico. Le cose stando a questo modo, appare chiaramente fuori luogo una ricerca "storica" dell'origine dell'iniziazione, questione sprovvista di ogni significato, cos come senza significato la ricerca dell'origine dei mestieri, delle arti e delle scienze nella loro concezione tradizionale e "legittima"; arti, scienze e mestieri derivano ugualmente, attraverso differenziazioni e adattamenti molteplici ma secondari, dallo "stato primordiale", il quale li contiene tutti in principio. Per questa ragione essi sono legati agli altri ordini d'esistenza al di l della stessa umanit, ci che d'altra parte necessario perch essi possano, ognuno al suo livello e nella propria misura, concorrere effettivamente alla realizzazione del piano del Grande Architetto dell'Universo.

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