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NO VATI
FV
A RICOLTA
STUDI E PROFILI
eON
IL
1.
T K A Z ON
I
Sonati sono
corni
d'ogni parte a ricolta
la
stagione
e rivolta..
F. Sacchetti.
BERGAMO
ISTITUTO ITALIANO
D'
ARTI GRAFICHE
MCMVII
Editore
DIRITTI RISERVATI.
Bergamo.
ALL'AMABILE NOME
DI
E D'
INGEGNO
ELETTISSIMA
QUESTE PAGINE
INDICE DEL
Un
...
vascello fantasma
....
La leggenda
I
di
VOLUME
Tristano e
d'
Isotta
bl
Milano
Sj
Virgilio cristiano
II
Penelope
L'Alleri a Cesanne
V.
Alfieri e
Mozart
Per
Un
il
e le
Francesco Zacchiroli
Xozze di Figaro
.....
Foscolo
maestro obliato
Ruggero Manna
Gaston Paris
il
M
43
medievale
....
....
.......
....
Argo
19
71
T
li;
1:7
L 7
153
ib
17.i
primo centen
......
....
1')')
22\
Alessandro D'Ancona
243
Xota
259
fttale
La nave
di
Gokstad
La poppa ed
il
Letti di bordo
I
La pentola
Lq
Un
Un
IX.
bordo
di
scheletro dell'Edelingo
La prora
VI Sagra di
va. La stessa
vili.
....
e la
S.
camera sepolcrale
.....
Michele
// Satt
Graa
XIV. Tristano ed
XV.
mondo
.....
(miniatural
XVIU.
XX.
(affresco)
da Mercurio (afTre
XXI. M. G. Vida (da un dipinto del tempol
XXII. San Hassano La patria del Vida (disegno a pe
X\UI, Alba
XXIV. Chiesa di S. Margherita in Cremona
.Abbozzo autografo dvl Vida
XXVI G. Campi, Martirio di S. Lorenzo (pala d'altari
XX VII Cedola di citazione dclI'.Mfieri dinanzi al Trib
Betti H,, Al g adhrmeiilali
wv
Londra
XXVIII. Ritratto
XXIX.
Il
"
di
V. Alfieri (miniatura)
Saloncino
di
127
Siena
142
XXXIV. Mozart
XXXV.
XXXVI.
Il
"
sei
anni (dipinto)
colla sorella ed
il
152
1,S4
158
160
padre (dipinto)
162
.....
......
Terzetto
del
Nastro
nelle
Figaro (litograia)
Manifesto della 1" rappresentazione
"
del
Nozze
"
Flauto
magico
XXXVII. Ruggero Manna (litografia)
XX.WIII. Carolina Bassi Manna (incisionei
XXXIX. Michele Amari
XL. L'.\mari nel 1842 (disegno a penna)
XLI. Frammento di lettera autografa di M. Amari
.
....
XLV.
G. Paris a Cerisy
....
di
168
172
184
198
204
212
220
224
236
240
242
i;n
L ritrovamento
vascello fantasma
pargoleggiava an-
I-
Germania, in Francia, come in Irlanda, un po' dappertutto, insomma, nell'Europa, dai sepolcri di sabbia, di fango e di torba, dov' erano a pocr,
a poco sprofondati, tornano tratto tratto ad emergere,
qua grazie a scoperte casuali, l in virt di pazienti ritalia
nostra
cerche,
gli
come
in
capanne drizzate
vuoi per risalire
schifi, onde
giovarono vuoi per raggiungere le
sulle palafitte in
mezzo
ai
placidi laghi,
il
le
pianure pauro-
mezzo
di
strumenti
la-
al pari di
nate, che,
quando
ci
avvenga
di
fa,
vederli
nel lago di
Mo-
ricomparire
al-
fanno ripensare
non sapremmo quali miserevoli avanzi di poconsumati dalle fiamme, che non a quella
creazione geniale dell' intelletto umano, che e rimarr
piuttosto a
veretti abituri
sempre,
in
soverchiante,
generatrice di
La nave:
culli
dolcemente
sui flutti a
Con
il
naviglio, di cui
alla corsa
Ma
mate
il
d' indelebili
stim-
la
sapiente pro-
la squisita
mai,
la
delle
quali
que" boreali
di
strappasse la bianca
sgomento
tale
amare.
riflette tutto
delle
suo reame,
al
lagrime
versasse
barba,
pre-
Magno, presago
Vikinghi
popolazioni di quell'im-
le
rapacit de'
ma
ai loro at-
Normanni
strazi
soffri-
inauditi,
loro,
sting, risalivano
il
spettatamente nel
Regnar Lodbrog
cuore
stesso
della
e da
cos
Germania
Haina-
e della
rive del
Baltico, del
s'
assedio (e l'assedio
d'
l'Armorica,
Roma,
dur,
saccheggia-
!)
Parigi.
* *
com'erano
vento
le
venuti,
vele, essi
sparivano.
Levata
l'ancora,
i
brumosi
date
cieli
al
na-
di fuori la
al
chiaror vacillante
recitavano
accompagnandosi
cantori,
le
sull'arpa,
Sigmund
di
come
soletto
mare tempestoso;
l'assalivano; a
flutti,
nove
Niceras,
di essi l'eroe
immerse la sua buona spada nel cuore, e fu salvo. Dicevano ancora com'ei fosse passato nel paese de' Scildinghi, dove Grendel, il demone delle paludi, sbranava
guerrieri del buon Hrodgar, quando gi erano addormengigante
tati nella sala de' conviti. Egli aveva lottato col
immane ed invulnerabile, il magnanimo Geta, e dall'omero
i
il
destro artiglio,
branca mostruosa. Altro ancora dicevano, mentre l' idromele scendeva a fiotti nelle coppe: sempre d'oro e
la
di gloria era
di sogni
con
svegliarlo,
ritorna.
tutto
non
il
suoi
egli
bara
quanto:
scudi
la
il
lui
s'inebbriava
principe
d'oro,
suoi cavalli,
era deposto
armi ageminate,
le
ricoperti
bara era
il
se la
accanto a
Che
mani,
Ed
canto.
prodi.
Lo seguivano,
cani; nella
gli
per
i
gli
elmetti
monili, lavori
palpitante delle
dal
gemmati,
d' artefici
donne
suoi
suo tesoro
il
naviglio
di
ro-
Luni
Rouen.
che l'aveva
Una
bara per
l'
appunto stato
anche
il
vascello di
Gokstad.
*
Curiosa storia
la
sua!
specchio
dell'
omonimo
cittadina di 4350
fjord,
assai
nota
iyii)\r;
i.\
l'ui'i'^
iiii;\i.i.
i;ii
II.
|pi:i,i.\
wvi'. ni CdKsi
\ii.
in
chilometri da
vuta alla
Kristiania,
mano
dell'uomo.
tumulo
La speranza
di rinvenire se
non
creto simile
(colline del
a quelli gi
re) di
del re>; e la
giace se-
ivi
suoi tesori.
le dovizie vagheggiate
tumulo qualche sepol-
rintracciati
Gamia Upsala
ne'
Kungshogarne
in Isvezia,
mosse, or
di Sandefjord,
mem-
ad intraprendere una
metodica esplorazione del tumulo. Ed ecco, non appena
offrirsi ai
nere che
voti
tanto,
difatti
loro
ricercatori
sarebbero
stati
intatto
il
prezioso
una
fu
poi,
in
due
caricandolo sopra
Quivi
per custodirlo si
un capannone di legno
come
provvisorio
veramente sotto ogni rispetto indecoroso oggid. Per essere sinceri, un cimelio di cos straordinario
interesse meriterebbe d'essere collocato in un edifizio
riparo,
catapecchia se-
la
presso
Se
navigli.
antichi nofve-
gli
lunghezza della
la
in
cile vedere,
ci
da un calcolo:
stato tenuto
assai
piatto
Anche
il
ragione n'
e la
rendere sempre pi
nave vien da
della
la rapidit
notabilmente accresciuta.
chiara:
si
che sban-
difficile
dieri
di
quercia
stanno inchiodati
incurvandosi
egregiamente lavorati e
gli
uni sugli
nell' elevarsi
altri.
profilati,
che
Nell'interno corrono,
reciprocamente tre
piedi,
sino alla
Particolare caratteristico:
le
coste non
sono
attac-
ferro
ciale:
sono calafatati
tre
fili
in
fis-
superiori assicu-
le
commenti o
modo
di pelo di
in-
tutto spe-
vacca
filato.
Le estremit
della
continuando con un'eleappunto per questo protendendosi fuori dell'involucro di argilla in altri strati di muschio e di frascame sovrapposti alla nave prima di ricoprirla di terra, andarono distrutte. E probabile che le
due ruote finissero con un taglio orizzontale, netto,
come si vede seguire ancor oggi in talune imbarcazioni
nordiche. Che fossero terminate da teste di draghi od altri
si
gante curva
mostri,
fatta
ma
la chiglia;
come
proporzioni
di
libri
assai
sif-
saghe,
maggiori
di
La nave
mezzo
era posta
di essa
sopra
la
in
moto con
la chiglia
scassa
Quasi
vela.
la
nel
dell'
Al
diso-
un'incassatura dentro
la
quale
si
mastra.
la
Quando
l'albero
un troncone,
stava
vuota
pari
ot-
tempo
capace
contenerlo intero.
di
misura
un
lungo se n' pur rinvenuto accanto al
dai frammenti conservati non si pu arguire
in circonferenza
32 e, rimasto infitto
nella scassa;
vascello,
ma
marinai
si
servivano d'un
semplice
stiva. All'albero
ed abbassarlo
argano che si rin-
era
attaccata un'an-
il
non
solo
si
ma
di remi,
fori
giacch
buon
numero
madiere, a contare
ticati
dubbio ammissibile,
dall' alto,
attraverso cui
si
all'
pra-
passavano. Questi
fori
remi
teriore
chiaro, di agevolare
all'intento,
com'
stessi,
allorch
fori si
d'incisione,
il
si
al
remi
che
vascello,
scavo
nello
ed ora
riapparirono
veggono appesi
si
collocati vicino
alle
della
pareti
capanna che
lo
rinchiude,
gli
avanzi
ri-
cagione
comparvero, assai male ridotti, nella sentina.
del loro cattivo stato non si pot pensare a ricomporli.
lunghezza
I remi spettanti in proprio alla nave sono di
variabile tra i 5,30 m. e i 5,80 m.; essi sono fatti di legno
pino ed appaiono pi leggeri di quelli che s' usano
adesso nel settentrione; anche la pala presenta proporzioni
minori di quelle che conserva oggid. Un uomo solo bastava, che s' intende, al maneggio d'un remo.
di
De'
stigio
sedili destinati ai
nella
nave.
a credere
ognuno soleva
riporre
cofani, naturalmente,
Al destro rotondo
quanto
di
gli
legno, dentro
quali
appartenesse. Questi
di
I.KTTI
III
SOSIKiiM
i;mI;|ii
lii:i.l,\
IK\li\.
nella sua
originaria
vedere n per
la
n vietava
scello,
di sollevarlo e di
sospenderlo
Steuerbord dato
al
al
ogni qualvolta
tribordo),
dappertutto
pi an-
il
tico e primitivo.
Pur a tribordo
si
collocava
il
unitamente
ai
ma
dalla parte
di
tribordo, giapasserella,
la
al
ad una
vascello.
Sulla sua superficie sono intagliati vari incavi per impedire al piede di chi la percorra di sdrucciolare.
La nave
ma
per
metter
al
si
poteva distendervi
vecchi
libri di
gittata sopra
da
che
forti pali
s'
due
ai
capi
un
listello di cui
congegnate
in
si
lettiere,
poste; delle sette due sole erano intatte, e desse si scorgono oggi collocate sotto la ruota di prora della nave.
Dato il loro numero, noi dobbiamo ritenere che fossero
riservate ai personaggi di maggior riguardo che si trovassero a bordo: gli uomini dell'equipaggio dormivano
Quanti
essi fossero
non
con sicurezza.
facile stabilire
tempo
pari
in
appendeva
nave
lui
le
corrispondenza
in
supponibile
Skvaetbord,
parte
si
le
sfasciata cadendo
bordo
si
costituivano
fianchi della
gli
uni agli
altri.
nave,
Ma
pi degli scudi.
dove
palvcsi appaiono
quattro addossati
una gran
sponda,
intatti al loro
di
della
lungo
i
che
madieri
assi superiori
bordo della
posto da
al
del
numero
in
Hanno forma
per-
Portano nel
centro un
la
all'
connesse
le tavole
una guar-
L\ l'iiNTOn
L(i
.M,lli:i.Klll(l
111
nonno.
bKI.I.'KLitXI.\(:0.
tivamente colorati
s'
in
deduce che
si
Quando
giallo e in nero.
osservano
si
erano alterna-
essi
toglierli
la
ciurma
dal
luogo,
completamente
Da
tutto ci agevole
difatti dalle
usciti all'
aperto og-
teresse.
Abbiamo
a questi
attrezzi
si
rinvennero pure
di
insomma
neva
in
cibo all'equipag-
slitta;
una catena,
si
po-
viva
il
d'
altro
d'una
resti
rame provveduta
tomba
la
di
ser-
ai viventi;
per
il
il
carcame
del
vascello,
la
sua altezza
sottrasse alla
giunta
noi
formarla
si
impiegarono
difatti
grosse
travi
da fab-
Secondo taluni calcoli f.itti da competenti, il naviglio completamente armilo pescava m. 1,10 ed il bordo trovavasi allora circa 0,95 al disopra del pelo
d'acqua. U dislocamento in carico della nave armata di tutto punto era di 30
(1)
tonnellate all'incirca.
brica, ricoperte
tutelata, la
da pi
strati di
tempo.
depose
deva
compagno
gli
di spedizioni
scavatori
Accanto
di pi prezioso.
gli
giacque
nella
:
in
camera,
mezzo
il
la
rinvennero
alla terra
bronzo dorato,
posse-
suo pavone,
penetrarono
il
giacevano
il
La
tesoro involato.
(.V
pi(o:\
r.v
seguire
riluttanti a
gli
ultimi
Tryggvason, convertitosi al
opera ogni mezzo per indurre i sudil
nazionali,
tra-
seno
alle patrie
zolle
consider quali
miscredenti,
dan-
nati a scontare
loro misfatti.
tesori,
darne
vento
le
ceneri,
parve opera
quasi
me-
ef-
se-
ritoria; e
ficace.
al
il
polture,
Gokstad.
il
Kngshugel
di
certo per
uno
stretto cunicolo
fino a toccare
spaccarono
colsero,
il
il
battello,
predoni a colpi di
scure ne
se ne partirono
ricoprendo
il
pi ed
il
meglio; quindi
affrettatamente lo
scavo.
INFAMES FRIGORIBUS
ALPES...
e,
nella
romana brevit
loro
quanta.
Un
l'opinione dell'antichit
tutta
una repugnanza
ecco
soli
ad una barriera enorme, innalzata dalla natura per disgrel'Italia dalle circostanti regioni, essi non arrivarono
mai a comprendere, e tanto meno a gustare, il fascino
misterioso, l'irresistibile attrattiva che si sprigiona per
gare
sovrumana dolcezza
Lo
dell'infi-
spettacolo
della
restituire
un
sembra
ingenui e primitivi
ed
terrori
pe-
le
ricoli;
inaccessibili,
ebbe a tentare
sibbene
presa
ir-
profani.
che Ercole,
la
alla
mortali calc
di
qualche
fine,
soprannaturale.
umana
favoleggi
si
intra-
quindi
un varco
le
audace
Fender
le
lui
videro
numi
E, trafelante,
pi sublimi scogli
Laddove
il
onor suo; e da
lui
il
tornava
Spagna
dalla
il
nome
di
Graia...
primo va-
lico alpino...
Fu
No
altri
passi
mezzo
all'
mano che
mercio
si
furono cos
crebbe
in Italia
ed
bisogni del
com-
umana ed
a rintuzzare quindi
atti
i
a stimolare la cu-
superstiziosi
sgomenti
SAfirtA
III
S.
MIDIIK-I.r..
Le Alpi
ficanti latini.
occidentali
riputate erano gi le
Rosa, nel paese di qua' disgraziati Salassi, domati da Augusto, che, per sbarazzarsene,
l'asta in
una volta
sul
sola,
vendette
li
tutti
quanti
particelle
si
Per
e cristallo di rocca...
darono gradatamente
al-
marmi
rinvenivano
siffatta
maniera,
del
gorghi
bellissimi
sentieri an-
moltiplicandosi in tutta
cerchia
la
dell'Alpi,
altres
ma romanamente
nelle
lui si
Si potrebbe
credere
che, meglio
mole argomento
Gareggiano
Non ne
questo
in
campo
tra
invece
di
di parole
immagini,
tronio Arbitro,
e,
corrotti
tanto argutamente
artisti,
pompa
T. PeNoi lasceremo
Italico,
fustigati,
quale maniera
d'
cavato
quella
Satira
paurose.
menippea, dove
di
Alpi
poeti a cavare
loro alcuni
e d'
le
apr
nulla. Gli
di descrizioni
nobili ancora,
riodi di letteraria
Cozie
conosciute,
fu
continuarono a screditarle:
scrittori latini
niche.
audaci;
che da
come
il
tumido panegirista
staremo paghi a vedere in
impaccio 1' autore delle Pu-
Silio Italico
s'
era
le
nel
libro
imprese d'Annibale
giudicata la pi portentosa:
stata
stati
fin
dunque
le
vuota
parola
allora
significato. Ei
di
conduce
occhi
giare, sinistre, le
Ma
cime
gi cede
delle Alpi
terror e la
il
sgomenti torreg-
memoria
Eterno diaccio,
grandin biancheggiante
Qua nubi
E venti
i
Il
Che
queste rocce.
dei.
limiti sacri,
Ma,
rinfrancati
dal
loro
duce,
che
li
La
neve
dirupando
Dalle altissime cime altri ne involve
Molti
disciolta
militi ingoia, e
Furiando
Coro
lor gitta
Ed
a rincontro
nevosi ammassi
talor,
orribilmente in faccia,
ai militi, e
nel
turbo
Sovra
le
conforta
le
Che
riguardare
ai
gli
passi
sguardi
basta ancora.
scena paurosa,
nelle
Ad
ecco,
accrescere
tratto tratto,
pomici corrose, da
tetti
la
desolazione
della
da spelonche scavate
ride
forme
nevi,
larghe
flessibile
gelo
chiazze
si
rosseggiano sinistramente, e
squaglia
poco a poco
al
1'
in-
tepore del
sangue....
l'orrida
rupi, a cui
s'
erano
Ben
presto
il
e sugli
croce.
dirla.
Ed
sterili
dumi piantarono
gioghi
l'albero
inac-
trionfale
ecco
al
che sul
meiila
in inontibus
eiiis
stringendo in pugno
il
sanctis,
l'asta
spezzata
nume Pennino,
vecchio
il
Fu una
chiesa,
ma
precipitare gi a valle,
in pari
celtico
una
l'
inutile
Thunar.
Ed
folgore,
il
san-
chiesa.
si
diceva,
crescevano orridezza
alle
belve,
dagli
sero quindi
attacchi
d'allora
in
dappertutto,
ed
ospizi sor-
nella
chiostra
per
il
sem-
Certo
sua
il
ma
fervore della
accanto
alle
carit
ragioni
cuzione d'un
fatto cristiano.
Roma
mondo
il
papato.
imperiale agonizzava.
spariva ogni giorno di pi in mezzo all'infuriare de' barbari che da ogni parte
fini,
oltre
quali
le
si
aveva
paragonare
fatto
l'Apocalisse, alla
la citt
Sodoma
aurea
alla
Babilonia del-
Roma
l'eterna.
se de' teatri
affumicati,
gii scheletri
suoi
stavano per
ritte
le
basiliche,
mai da
flutti
dare a
Roma, come
motivi.
V'andarono
ai
si
prima,
continu ad an-
ma
per
diversi
gli
per s e per
al
era fatto
s'
dispense
altrui, di
di
laici
ogni
sesso, di
reva raggiungere
bandonate
le
il
pi radioso degli
gue
de' martiri;
dove
si
Ges
come ognuno
sa:
dell'
Alighieri)
figura
>.
tano dai
patrii
sovr'
Romei
gi
il
1'
ospitalit
generosa,
di
cui
era
simo a
asili
importanza, di ricchezza.
d'
tutti
Rodano
(il
ai
s'ergeva
largo
San Gottardo).
il
pericoloso
E San Mau-
il
Scom-
furo-
il nome solo ne
un picciolo borgo selvaggio,
ri-
mane
la
affidato oggi ad
Alpi.
Sono
questi
un
alpini
pi
pu
antichi, di cui
convento
si
monasteri
memoria
s'abbia certa
esistere
ai piedi di
meno
passaggio
il
Mons Pyrene
sul
il
degli
fatto,
dovette
antichi,
non
forse
il
av-
prima d'ora da chi studi la storia de' valichi almedio evo, che di l pass nel 676 Sant'Audoeno,
il pio vescovo di Rouen, che, quantunque giunto a tarda
vecchiezza, non volle chiudere gli occhi al sonno supremo,
senz'averli prima pasciuti dello spettacolo solenne di Roma
vertito
pini nel
biografo del
Il
in
ammasso
chiati,
Brenner ed
il
di
Reschen
ghiacci
volle
ci
invec-
magico cenno,
da un
mare
tra
il
vicino
incuriosa
instancabile
santo
di stupore
si
colle del
oggetto
per
su
impresa,
Roma
le vette
essa
racco-
con
mano
squallide
lavor sola
non
anche
spirituali,
tra loro
re
aver estesa
penisola,
eressero
principi le
Franchi ed
la
il
si
dominazione loro
vegliavano
sotto
gelosi
passo del
alla
sopra
conservazione
Moiis
Geminus
(il
di
essa,
Mongi-
nevra),
laddove
imboccatura della
all'
il
Pircheriano ed
muraglie fiancheggiate da
forti
il
si
Chiuse,
le
ond' era
torri,
Susa
valle di
Caprasio,
vietato
il
nocui
Romei
non
il
varco
ultima cagione
anche
agli in-
dell' inestinguibil'ira
fondarono
aggrappata alla
roccia, donde, memore della sua grandezza sparita, contempla melanconicamente le sottostanti campagne. Quelli,
per rendersi pi agevole l' invasione dell' italico suolo,
vagheggiata ininterrottamente fin da tempo antichissimo, come sull'alto del Moncenisio, quasi accanto al
nitido lago, ove sorgeva un sacello a quel Giove Pennino
de' pontefici contro
chiesa
la
che
vedemmo
darono
1'
successori d'Alboino
Michele,
S.
di
ospizio di S. ]Maria
anch' adesso
convento
726
Xovalesa. Opera d'un nobile
di S. Pietro alla
corgimenti Carlo
ai
prov
Magno
Franchi
i
mantenne aperta
vantaggi
la
d'Ermengarda
la
Religione e
corona
d' Italia.
politica, calcolo
ed entusiasmo cooperarono
per siffatta guisa con uguale efficacia, quantunque in diversa misura, fin dal pi remoto medio evo a cancellare
r < infamia
>,
alleviandone
Ed
che per
ai
tanti secoli
viaggiatori pi umili
a poco a poco
l'
al
concilium horrendum.
Non
pi paurose torme di
demoni
si
scorsero aleggiare
angusti
mentre percorreva
passeggero,
frettoloso
che furenti
che dell'Alpi
buoni
consueta dimora,
vi sparsero,
nista Novaliciense
tico del sonno,
qualche
le
raffi-
memori
pio
alta
domate avean
insieme
alle votive
croci, le
ce ne fa fede
pregava a notte
tra
imprecazioni e minacce.
sentieri,
leggende
il
vetusto cro-
monaco
che, dimen-
venire migliore.
* ss SJ S^ J 5 i5 -jj^t ! S^ ^! !^^
\
*
/'HANNO
pi vigoreggiano; mutilate,
mandano
si
tosto
di
pos-
calpestano, e
novelli
fuori
si
ristringono brulle
come
gemme
poverelle sono, se
il
prima avea
le
ramore
paragone mi
concesso, le
sole
piante
leggende.
scomparse
ne'
gorghi del
dall'
tempo, de-
ignoranza inge-
nua del volgo, ora da quella presuntuosa dei dotti, spregiate e derise spesso da chi sogna il definitivo trionfo del
gelido raziocinio sopra gli slanci e le commozioni della
fantasia
esse continuano
paese
vertite di
il
loro
in paese, di
popolo
popolo,
in
s'accon-
costumi e di gusti, i capricci della moda loro impongono. Per, sotto le vesti prese a prestito, sotto le fogge
mentite, il vecchio fondo permane intatto, l'antica credenza
si conserva; e cos avviene spesse volte che il critico, il
sit di
quando
veglie di
gende
posseggono tanta
attraverso
secoli, in
vitalit
da
le
leg-
potersi perpetuare
senti-
ha certamente in esse
qualche cosa di superiore a tutte le divergenze esteriori e
formali, alcunch d'essenziale, capace di far vibrare quelle
<;orde dell'animo nostro che, percosse, mandano sempre
menti e costumanze
dissimili,
v'
sciasse
Ora
il
fra le
berante vivacit,
tissime
tagna, meritano senza dubbio luogo precipuo, vuoi perch ricche d'un interesse artistico davvero non comune,
venturi
nel
vasto
campo signoreggiato
li
critico,
il
meno
dall'arte
s'av-
dal
blemi non
come grande
per chi
una
egli
serie di pro-
deve
infatti
UN CAVALIERE
(ACQUAMANILE
IN
BRONZO DEL
SEC.
XIII).
veramente
siano nate, secondoch vuole la tradizione, nel seno di popolazioni celtiche in tempi remotissimi; investigare quindi,
diffondersi tra
Francia
di poi
bardi
grazie ai
celti,
chiarire infine
cui
in
tut-
problemi
alle
ma
tutti
per
ma
si
io
mezzo
in
converrebbe a
soltanto
nascosti
pubblico paurosi.
il
me
destreggiandomi tra
la
parte
luogo dove
al
e le
scogli
gli
mia navicella
fino in vista del magico regno dove imper Arturo, giostr Galvano, impazz Lancillotto d'amore e per amore
perde la vita Tristano.
secche, guidar sani e salvi
Esponendo
vari argomenti,
lettori
dai
sulla
quali
l'epopea fran-
canti
occasione,
un troviero vissuto a mezzo del secolo decimoterzo afferma ch'essi possono raggrupparsi tutti in tre cicli o
materie
>,
com'ei
le
chiama, e cio,
materia di Fran-
la
ma sempre
l'antichit,
Brettagna
gine celtica.
continua:
alterate
ebraica, greca o
>,
in
il
cui
si
poeta,
s,
romana;
poeti
infine la
riuniscono tutte
posta
tolsero
questa
le
rac-
Roma
a
pre-
vive, del-
materia
di
novelle di ori-
triplice
divisione,
Et de ces
trois
matieres
n'
si
a nule semblant:
vain et plaisant,
Rome
Cil de
del
ch
il
ciclo
ma
falsi; sic-
e pur ottenendo
denza quanto
al diletto
il
gli
credenza
due. Altrettanta
altri
ho
>s
detto, perch,
ma
si
si
zioni:
carte
le
empion
di sogni,
il
'1
il
prestava ancora fede agli erranti cavalieri della Tavola Rotonda, chiss due secoli prima quante avvedute
avranno
Ma
fatto lo stesso
ci
ciclo, di
poco monta.
L' importanza
storica
se ne riconosca
l'
mane amplissima
ferente affatto
indole fantastica
all'
dal
di
questo
che
fatto
opposto
essa
ri-
o nazionale, tanto
dall'epopea carolingia
appena compare
persone
la
sua natura,
in
la
brettone
Francia
non
altrettanta
il
della so-
gliosa prontezza.
cagione ne chiara. Le
la
bellis-
come le chiamer pi tardi l'Alighieri, rispondono ad idee nuove, a tempi nuovi; in esse si riflette la societ elegante anglonormanna e francese della
pulcerrimae,
fine del
i
ideali, le
sue tendenze,
cos
come
d'
ignoto
un sentimento,
il
che
tempo era
quel
di
Magno avevano
successori di Carlo
uno
quasi
prima
sentimento cavalleresco.
stato,
andare in sfacelo
l'
vassallo
si
trasformasse
che
parlare
di
in
si
questa,
assoggettata ad
terelli,
e disparve.
Ma
doveva mantenersi
fuori,
come
fiorente
per
quasi
tre
quello spirito
distingueva
secoli,
balza
d'indipendenza, d'iniziativa
popoli di
razza
nelle
Generata da
che
personale,
germanica,
consuetudini
immergendo
antichissime di
essi,
che
la cavalleria
la religione
cammino della vita, ebbe allora a compiere per esser armato cavaliere un atto solenne, giur tra le pompe maestose de' sacri
riti
di
consacrare
la
non venir meno al suo onore, di non mancare ai doveri che questo gli imponeva. Molti erano comolti primeggiava
desti doveri e tutti altissimi; ma tra
della fede, di
quello di soccorrere
di sollevare
ed
mistici
caduti.
deboli, di
Ora
vendicare
gli
siffatto com.plesso di
oppressi,
sentimenti
formandoli,
costumi
semibarbari
il
del
coraggio
feudalesimo.
Le
vennero
raf-
si
che
siffatta
inevitabile
in
vicini
le atroci
un arcigno
ai
tornei,
ijuali
s,
ma men
ond' erano
un premio nuovo
ed infinitamente gradito, l'approvazione delle dame. Di
questo ideale cavalleresco, del quale fugacemente deli-
animati
^y^^si^
^iSf^S^^^^3^a^
'^^-<A'
37
doveva rinvenire
la
sua pi
una
dell'Oriente
Inoltre le vie
riapronsi all'Europa,
commerci risorgono, ed
preziosi oggetti che industri
mercanti riportano da quelle misteriose regioni, rendono
i
alle
more dell'eleganza
ben presto
usanze
d'una
dove
didi
cuoi,
due
gareggiano
sessi
immense
tezza; le sale
e disadorne
cordovani
di
squisitamente ricamate;
il
di
posto
di
l'antica
capricci
bizzarri
troppo spesso
d'
severit,
di
colla
splen-
fregiano
dame,
ossequenti
piegansi
novit
la
le
tappezzerie
dimenticata
sontuosi
elegante raffina-
scintillanti d'oro,
le
ai
coprono
si
le stu-
raggentilita
societ
l'a-
alle gros-
stranezza,
ai
che scambia
l'eleganza
col
fasto.
avida
di novit,
e gi
pagasse
le aspirazioni,
sprone all'acquisto
anch'essa
fine,
di
gusti,
ne ap-
maggiore
cultura;
si
offrisse
insomma
mento voluto
dico
come
al
doveva
servire.
e fu quella
che aveva
sin allora
esercitato
un
intimamente nazionale,
predominio assoluto
narravano, diversi
posa
fatti,
alla
mente
che da loro
si
zionale,
che per
fede e per
la loro
il
amavano
guerra per
la
bramosi
taglia;
di
la
Galvano.
ma
a coprirsi di gloria,
ecco
il
nume
per cui
de' quali
si
si
combatte
ainata.
La donna,
in
si
muore. Anche
nemici
contro
scatener
non saranno
i
donna
l'ira
>,
bens in-
male-
l'idra
lemea
e pare
.se
come
ai
!,
tende; assai
meno
metamorfosi sottost
Dio, che esercita
negli
intenso,
alla
meno
sua volta
il
soprannaturale.
dovunque direttamente
angeli
che,
la
propria azione
interpreti
delle vo-
campi
di battaglia
la fede,
fate,
ghi,
steri
onde presentarle
gaie schiere di
giganti,
continuamente
d'
incantesimi
trono
al
subentrano
divino,
le
ma-
di
mi-
la
po-
or maligni,
or benefici
spiriti
nani.
dando origine
Non
gi in Francia,
la
al
non pi
pure
scena
come avviene
cri-
stessa.
la
nella pi parte
delle
limiti
ma
angusti
di
Caerleon o
di
Tintagel
guer-
un mondo incantato,
confondono ad ogni istante.
in
vivaci, cos
ricchi
che s'aggirano
fatti
le
favolosi e
avventure,
miracoloso,
mente
difetto
l'
inatteso,
Ben
lo
spettacoloso
se n'avvidero
dove
faceva intiera-
contemporanei
che,
non
nuovi.
straor-
a recare in mezzo le prove dell'enorme sua popolarit, che troppo dovrei dilungarmi. Basti
qui
il
tempo un carattere
mettere che
cos
ai d nostri critici
cia,
nuove
hanno
vi
al
inglesi
proprio paese
Passate primamente
la vita.
finzioni
tedeschi,
francesi,
provocata
in
l'apparizione
genere nuovo
aver
sorti
in letteratura,
cos
la via
semi d'un
di
moderna:
nelFet
gloriose
il
Fran-
il
romanzo.
fioritura
epica
del
secolo
tredi-
lavoro
di
qua
in
di
satira,
Don
il
dopo
delle Alpi,
senziali dell'epopea
s'
immortalarono
buon monaco
il
Qiiixofe.
Che pi
essersi fuse
Calate
al
mescolate con
romanzesca,
di
Boiardo e l'Ariosto.
Ma
non
basta.
Un
temporaneamente
un
ignoto
in
metro
dell'
immensa
quale
ducessero
campo
in
dire
potrebbesi
capricci della
la
sopra
racconti celtici
menti pi elevate,
le
gli
renderci
dell'irresistibile
hanno
eserci-
pi- coltivati
spiriti
ne giustifica
la celebrit e
che
soffio vitale
ne costituisce l'attrattiva un
anima ancora la com;
trascorre e ne
li
pagine, a dispetto del tempo e de' cangiati costumi: Spidifatti sentenziare che la
alit... Chi vorrebbe
vena poetica, donde sgorgarono codeste creazioni, nelle
quali Dante stesso si compiacque a segno di dichiararle
riius intus
bellissime
>,
nemmen
sia
degli
e scolorite
sorriso in
deliziosi
eroi
sapr
brettoni
mere
ecco
un
alto
festoso,
ner, ed
ricavarne
mezzo ad un paesaggio
egli
Idilli
coloro
tutti
che
hanno senso
d'arte fre-
come fremettero certo baldi cavalieri che circondavano il secondo Enrico quel d che un bardo gallese dalla
lunga chioma cant loro forse per la prima volta sulla
sua erotta, lo strumento nazionale britanno, la canzone
mesta della regina bionda ed infelice, la Canzone del
cos
Caprifoglio.
Che
se
ascolter
le
il
ispirate
maestose
armonie
la
della
che
ricerca
del
Graal,
chi
accompagnano l'agape
sovrumana cena
del
re Pescatore,
provar un senso indescrivibile di religioso sgomento? N a queste sorgenti, onde ricavarono test ispirazione la poesia e la musica, sdegna avvicinarsi la pittura; poich il pennello creatore de' Burne-Jones e de'
Beardsley ha saputo or ora ripresentarci dinanzi, circondate da quella vaporosa aureola che tanto si conf all'indole loro oscillante tra il reale ed il fantastico, le scene
pi salienti dell' epopea arturiana.
Due sono pertanto le cagioni che a cotest' epopea assicurano ed assicureranno per molto tempo ancora un luogo
senza
eminente
L'una
sta
ricordo
dell'
lungo volgere
umana.
imperiosa efficacia
di secoli
sopra
fallo
al
Francesca
di
diede
recchio e destano
pi,
il
preciso.
di
poch tantonda
dopoch
d'
avvenimenti passata
forze
tura.
1'
di s
per
amore per
pi forte
sopra
per
la
loro e con
li
do-
loro,
ha per-
loro
che
il
ro-
prima volta
donna ed il sentimento
la
di
vantano ancora
brettoni
prova
:
racconti
fatto
accanto a que-
la tradizione
seguitati duramente,
manzo
Ma
grave e
della na-
5 5
4r^ot3^1t>,^lr/i(^j^,^%^i^3oll^^r3^^toc^l^ort3^>l^^^^fe^^fe
LA LEGGENDA
DI
TRISTANO E D'ISOTTA
Plusur
le
m' unt
cunt<; e dit
Roman
suo
il
de Tristan et Yscut
Due
drissima cosa.
come s'intende
meravigliosi volumi,
apparsi
bene, quelli
a Berlino
test
ed a
Parigi
del libro di
Bdier posto
J.
vendita
in
al
prezzo di due-
ed
lire,
signori Fischer e
Ma
fici
non rattristiamoci
gioielli
pensiero
al
una vetrina
le
di libraio
diademi iridescenti, ed
un Confalonieri con-
notiamo
in-
d'
gigantesche....
torte
le
star
ai rilucenti cristalli di
templare
bibliogra-
di qusti
dovranno sempre
tra noi
il
celtica a tutti
di bellezza
Come un tempo
l'artefice
suole
pur sempre
commovere
popoli di
le
menti
e inebbriare.
istoriati,
de-
Marco
sospetto);
dall'alto
come
il
le
il
cosi
volger
tempo,
di
immortali
protagonisti
avventura rifioriscono
ancora
riparlano
della dolente
d'
il
mal vietate
delle
Or d'onde
Che
razioni medievali?
critica
come
i-
filologica e storica,
quale
la
da molti e
attende
recondite e
pro-
le
non pu arrogarsi
vanto da quello
altro
paragonabile
minatore,
al
il
Il
essa per
che, condotto
tallo prezioso,
fuori d'avere
in
all'aperto,
ove dorme
il
me-
purificato tra le
nelle
mani
dell'ar-
Riccardo Wagner,
sommo,
stro
egli solo,
l'oblo,
gli
cui
al
ostacoli
ed
confini
piangi!
Ed
lui,
egli
ha risvegliato
in
riponendo
e,
ha intimato
tutto
rompere, scotendo
il
mondo
petti
Dante aveva
la
dove
intra vvedute
civile
il
il
sono
velo delle
mano
piccioletta
:
di lei
Va, canta,
tornati a pro-
dell'anime affannate,
passare rapide
la principessa
sotto
cappia fatale
alla
mae-
ha sottratto
il
nell'infer-
Francesca da Ri-
Elena greca.
Notabile coincidenza
surrezione debbono
gli
Come
amanti
oggid
dell'
insperata
ri-
di
castella,
villaggi
di
Erano
gli
una bisaccia
arpeggiatori di Brettagna,
e d' un'arpa.
si
nestrelli, che,
abbandonate
le
gole severe
del
paese di
ed
echeggianti
quanto
riosa
li
di
pane cantando.
frusto di
tica
l'ululato
peregrinavano
flutto,
la loro
ed
del vento
il
singhiozzo del
figura,
sebbene
pure una
folla
attenta e cu-
dessi sull'arpa?
dirlo
con precisione,
si
ai
il
Francesi d'allora
ai
Ma
gustava,
meno
dal
sica,
di
come a
cio,
le
coste
si
>,
la
mu-
di
giullari
francesi
accompagnavano
le fiere
canzoni di g-
TRISTANO ED ISOTTA
(MINIATURA ITALIANA DEL SEC
XIV).
sta
favolelli
sguaiati;
insieme
raffinate
selvagge,
de' semplici
uditori,
li
ra-
in
cora
cultori
come ben
celtica
si
Celti del
abbia poi
gente
fiorivano
prodezza
si
compendiate
ed insuperabile schermidore:
maestro
nell'arte di
semibarbara
guerriero,
egli
disposava all'audacia
rappresen-
per
finito
egli cacciatore
apparecchiare
la
>
senza pari,
selvaggina
infine,
ninno
al pari
canzone
come
la
di lui
cui la
in
sapeva adattare
alle
i
egli,
giacch
parole
Celti, cos
d'una
insulari
canti che
avevano nome
di lai
(l^/'s),
dei quali
si
pre-
foglio,
nascostamente ricondotto
in
la
l'a-
quale Isotta
primo vedersi
gli
uni e gli
diletta,
altri
come
caprifoglio cinge
crilo e lo stringe,
Bramoso
.\
lui
di salire
Che a me senza di te
Non concesso vivere
Tu muori senza me.
spire...
Nell'amorosa stretta
Ma
se
caprifoglio e
Cos
il
di noi,
crilo ad un'ora.
mia amica;
Che a me senza di te
Non concesso vivere;
Tu muori senza me.
La canzone
cuore
di
Tristano
a disfogare
le
ma
vietato
irresistibile,
nell'animo di quanti
udivano ripetere,
le
conoscere pi largamente,
dell'eroe
non meno
in tutti
quali,
vuoi
li
per
siffatta
sventurato.
ben
conoscessero grazie
ai
due amanti
desiderio di
il
magnanimo che
lais musicali
si
racconti concernenti ai
consertarli
sforzarono a commetterli, a
ed
storia di Tristano
la
Isotta
pu ne'
tratti
suoi
ricambiato.
la
N
:
Riwalen,
ferito in
dono
gli fa
alla morte,
in siffatto
stato,
in
obliando
le
lo
cadere
don-
la
ogni ritegno,
il
lei di
il caso
non
un combat-
vedendolo
in-
costringesse a svelarla
zella,
s'
di
trafitto l'eroe.
Ma
ecco,
in fuga,
si
fiero
colpo
il
dolore
il
1'
uccide,
non
ch'essa abbia
prima per
amori
un fan-
ciullo,
imposto
nome
il
di Tristano.
da Rohalt,
Trafugato
estinto, allevato
da
lui
fedele
prestanza
delle
membra,
Tristano
figliuolo.
Ma
l'inclita nobilt
pi nel
garzone dalla
del principe
vassallo
come un proprio
dalla bellezza
del volto,
dalle
singa di trarre da
per,
mentre
l'orizzonte
lui,
infuria
di
si
abbatte,
un
lo
figlio,
Rohalt
rivela tosto
dell'
a re Marco
quali
vincoli
stringano a Tristano.
trono.
Da tempo
la
la
d'oro e di sangue.
la
sua patria
di
un guerriero formidabile,
Irlanda,
regina stessa di
fratello della
all'
offresi
in un' isoletta
colpi
Tristano. Questi
trionfo
nel fianco
ed
piaga
tal
la sua,
Disperando della
chiuderla.
che
ogni
ciprignisce, n medicina
tale intento
il
La tenzone ha luogo
Morholt.
il
ed a
nefasto,
propria
pi
in-
vuoi
lenirla
l'eroe
salvezza,
una barca:
donato
al
aver qua e
ribondo
mare
il
capriccio de'
l
alle rive
Abban-
salute.
flutti
d'Irlanda,
dell'acqua sorge la
mosse a piet
morte o
dar
gli
il
dopo
giovine mo-
dove a specchio
regale
conoscono
il
segreto po-
vita.
Cornovaglia.
quivi in cospetto di
guisa la bellezza ed
re,
invaghitosene,
il
senno
fosse,
d' Isotta
la
delibera di chiederla
in
bionda, che
La
moglie.
e,
dopo averla
li-
Morholt.
gioni,
al
onde
lui si
la
mano
d'Isotta, fatta
deve l'uccisione
Solo manifestando
il
proprio
suo
di
nome
novello rischio.
Il
padre
d'Isotta,
edotto
zio,
e le ca-
delle
sfugge
inten-
Marco,
zioni di
gli
accorda quindi
mano
la
della fanciulla;
imbarca,
triste
In alto mare,
men-
nave corre veloce verso la Brettagna, un'ardentissima sete travaglia Tristano ed Isotta. Chieggono da bere;
ma nella coppa a cui entrambi appressano le labbra, un'ancella ignara mesce non gi del vino o del sidro, bens
tre la
un liquore racchiuso
in certa
fiala
gien doveva
Isotta,
il
Era
il
lovendris,
d stesso delle
che
la
regina
inseparabile
magico
filtro,
d' Ir-
compagna
che Bran-
ciproco ed inestinguibile.
l'
accendesse un amore
si
Sventurati
re-
grida Brangien
avete
Cos, dal
momento
ha
una passione senza misura, i due amanti, che il mondo condanna
a rimanere disgiunti, mentre
loro cuori anelano ad una
stretta indissolubile, riescono per qualche tempo, favoveleno serpeggi loro nell'ossa,
Costretti a dissimulare
principio.
trasporti
d'
riti
deri
l'
fedele
dalla
senza
Brangien,
provocare
Il
ma
del nipote
di lui:
lungi dal-
ripone pari
propri desi-
ben
re
fiducia
A corte.
il
soddisfare
sospetti.
lo spiano.
s:oprono
gli
avere pi volte
evitati
tranelli
loro
tesi,
la tre-
amanti, che
;
dopo
finiscono per
HiSTAMl
iiiiMA:
ISOITA
l>.ll
iiiMini.:,;v
IM;0P1(j.\A
\\[u:\\\
l.i\l
ivvoiiki
v\\
II,
II.
iiumisk
|;i
MMiMI
SII.I/ALDKriO.
i.f.ma riXE
DEL secolo
riKI,
xiv).
SKi:()I.O XIV).
fidissimo
Darthmoor; ed
ivi,
umano
una
ricoverano
nella
lontani da ogni
consorzio, tra
si
di Tristano,
vita
errabonda
Dopo
tempo per
alcun
dei fuggiaschi e fa
pone
Marco
il
caso
re
spetto
delle
sofferenze,
cui
sulle
tracce
ei torni
a du-
Commosso
Isotta sottoposta,
il
all'a-
buon
sovrano offre
con
Isotta, la figlia
Hoel,
premio
di
di
folle
grandi servigi.
pensiero a sposare
del fallo
altri
commesso
un'altra
comprende l'enormit
non v' posto per
Passano
sta per
per
il
sfuggirgli.
termine
Il
lontano, lontano
vento
il
ne
gonfia la
vela....
candida,
Ma
scoperto
il
segreto che
le
la
moglie
di costui,
avendo
vendetta.
femme
Ire de
Mult
Car
Hoc
quando
s'en deit
o plus
est doiiter
chascun garden,
am
aura.
nave sta per toccare la riva, alle anmorente risponde che la vela nera.
Tristano, cui solo la speranza manteneva ncora in vita,
reclina il capo sul petto e muore. Isotta accorre intanto,
e rinvenuto freddo cadavere l'adorato, spira sul seno di
la
lui
l'anima fedele
amie,
liele
Xe
Come
io
tessendo,
melanconico,
del fascino
Brettagna
est de
nus
vus!
saiiz
cetto
si
vetusti
Quando
la storia
ancor
dei
trovieri francesi la
celtici
come
porgere
ond'
due amanti
di
raccolsero, pre-
ed
anglosassoni,
costumi, cos
delle
sentimenti
societ pi che a
roce. Adottandola,
rendere
la celtica
mezzo selvaggia,
i
rimatori di Francia
saga meglio
si
sforzarono di
la
so-
stanza
come per
nali, dov'essi
erano
sero asilo
al
tempo
dove gi dame e
e gustati,
letti
dunque
pi
mezzo,
al
in
alle
valieri
parvenza sua
la
cui vivevano,
ai segreti
di
cortesia.
ca-
Non
le
Corno-
sulle coste di
E come
la
semplice in ricercata
cos le idee,
sonaggi ebbero a trasformarsi profondamente. Nelle antisi appauna vera malattia psichica,
cuore e dei sensi, .tiranneggiati da in-
un'aberrazione del
ma
flussi prepotenti
sistere.
Trascinati in
riconoscevano
la
il
fatale
fascino crudele, ne
la loro
reciproca te-
poco
leggermente
regina
fatalit,
si
attenua
che nella
morbosa violenza
in
petto
vita e
della
a Tristano ed
che ne dissimula
purifica.
bile nel
s'
mistico,
la
il
Siffatta tramutazione, a
poema
Joseph Bdier
molto innanzi
di
Broul, di
s' fatto
cui,
interprete
da Tommaso,
il
mala pena
come
test
delicato,
fu
riconosci-
dicevamo,
condotta
troviero anglo-normanno
della fine del secolo XII, che gareggi in elegante squisitezza di pensiero e di stile col pi grande scrittore di
poemi cavallereschi d'allora, Cristiano di Troyes; e trov
il suo compimento nell'opera di Goffredo da Strasburgo,
molil cantore tedesco, che non ebbe rivali nel descrivere
i
teplici effetti di
suoi.
amorosa Tommaso, per esemnon pago d'analizzare con minuzia eccessiva ogni
pi lieve emozione dei suoi personaggi, ad un dato punto
si propone il quesito quale tra essi sia stato il pi infelice,
sizioni sottili di psicologia
pio,
Goffredo
Non pago
XIII,
pi
leggenda,
si
di
Per
il
sono
dispetto, contro la
Strasburgo andato
sensi de'
intimi e segreti
doveva
oltre.
del secolo
protagonisti
le
avventure,
della
tutto
le
azioni,
dalla
di-
velame allegorico.
diventa
simbolo
nell' in-
soffe-
la
ravvolgerne
Mintiesinger
ancora pi
Bourget
inaspettato
comparabile
amanti
il
mali d'amore!
sviscerare,
di cui
piaciuto
scorsi,
di
corte,
ei
pure
li
fa
due
ripa-
ma
grande foresta,
zura copre anche al
colla
dal
Devon
la
questa
la
d'
oggi
comune
di
ver-
sua pittoresca
ond" disgiunta
gioghi,
La
Cornovaglia.
ha
selva nulla
quale colla
Goffredo
selva di
ri-
ci
vaghissimi
di
fiori.
Ed
in
vimento
verzura
verde sembra un
Da
stallo.
marmo
di
ha un letto
vi
ombreggiata da
bosco, Tristano ed
ebbrezza
d'
tre
pa-
di
cri-
la
porta di bronzo
col, tra
l'esultanza del
soggiorno
tigli....
Il
fresca
piovono
stica
tappeto di
ostacoli,
bisogni, confini.
Io so tutto questo
<
continua
il
poeta
perch
< tutto
luccicano a
mo'
sciuto la grotta,
di stelle
58
undicenne appena,
mai la Cornovaglia
Per siffatta guisa il grido fremebondo dell'amor fatale che vince il tempo e la morte, si perde nelle lambiccate querimonie del Minnesiiiger renano.
Strano a
traverso
al
dirsi
soltanto at-
di Goffredo,
Nella
si
arrampicava
mano
con
riso-
lo
la
ed annerita,
ciata
la gagliarda de'
rami sfrondati,
ma
pur
sempre vigorosi.
Il
le
dolci colloqui
degli
affollata,
della
tutta
una parte
delle
coppia di Brettagna,
per a
dalla scena
indispensabili personaggi di
sopprimere
strane avventure
dramma, a bandire
cui era
pietose
cos
da
e
ri-
non
di fatti,
torno
ai
ad un'azione
la
quale
si
passione,
improntandola
un significato pi profondo
d'
la futura
vagheggia ardentemente
freddo baratro
di odiarlo.
la
regina di Cornovaglia
ama credendo
leno
il
filtro
d'amore.
Cos,
il
mentre credono
di
bere
la
tutta quanta
un cuore
prema dell'amore
tutto in
fiamma
MEDIEVALE.
LA
la studii,
impadronisce quello
che predilige
fra
spirito d'ascetismo
tutte
le
forme
com' anche
parte se ne
Da una
violento,
feroce,
pro-
bello,
il
buono,
tutto opera di
l'attraente,
umano
profumo
si
si
Satana.
dovunque;
fa un'arma,
cela
da
per
insidie.
asceti, trovasi
tutto
L'uomo,
avvolto
nazione.
Il
danna,
lo
Vae mihi
l'
esistenza
umana
un'inces-
in
ferve
un'assidua
ri-
sistibile,
gran parte
poesia
della
medievale
vicende sue
rimane
latina
oggi
ora
vizi,
si
medesimo
il
piacque blandirli;
ma
fine: rivendicare
dal
vaggio
fine,
dice, e lo raggiunse,
si
semser-
suo
il
con mezzi
prefissi,
pinione
diffusa tra
o minore copia
poesia
della
con
ben
definiti.
so-
Per que-
pi di coloro
di dottrina
detta
cos
criteri
trattarono
ultimi anni
negli
estendere,
ben
ove abbia
al di
in realt esistito,
l'
quali
si
restrinse,
effi-
languide
le
e tanto recise.
ci
che
Se diamo
rappresenta
la
ribellione fervente
ne' secoli
di
in
di
cui
quali, riu-
rimangono im-
merse nell'ombra
le
origini e le vicende,
avrebbero com-
cando
nome
di
della
diritti
rivendi-
e,
conseguito giustamente
ragione,
il
tra
laica,
ma
perfino
dommi;
ecclesiastici,
infetti
ceri,
l'una e
l'
al-
prorompente
e la rozzezza;
gli
abborriva
ed
disprezzava
acerbissime contro
satire
in
di que' vizi
ed amanti
di que' pia-
alla
sua volta,
altri
veda. Io
nato
in Francia,
in tutta
Eu-
ad
istituzioni
le idee, le
nulla
ci
temporanei
ci
stati:
quando
nume-
tanti
con-
pongono
li
in
un
quindi degli
al
fantastiche,
stimonianze.
Tanto
alle
tacciare di
pi,
che,
io
di sotto
maggior parte
operando,
ci
dei
la
confu-
troviamo riguardo
ritmi
medievali.
eccederebbe ogni
tolto
dapprima
(e
limite.
critica
XII
1'
ha
ar-
fosse
possibile conoscere
ed apprezzare
diandone
un
sopra
gli scritti;
il
poeta
i
quale
del
meriti
tornasse
stu-
letterari
quale pertanto n
Fran-
la
ritto.
la
Tolti
mano
il
il
gelosamente anonimi,
di
erano
la
iscritti,
quali,
nascondere
vollero
mantenendosi
sotto
nome
il
misteriosa
stta
cui
Quanto conclusioni
personalit loro.
romantiche,
di
pos-
di fatti,
nella
forma vuoi
nella
ricorrere,
supposto che
gi
insomma,
pur
di
loro autori
come uomini
l'apparizione, al
di et future, si straniassero
lor propria.
da vederci
di quell'et,
spiegarne
Quali sono
difatti
caratteri
alia
che
sostenitori
loro poesia?
presto
il
tempo
e nel
mondo,
stesso
scorgevano
si
ministri
Cristo
di
d'avarizia inestinguibile;
dar prova di lussuria smodata,
sinceramente relinon era naturale, dico, che gli animi
spettacolo,
onesti, nauseati da tale
e sinceramente
ne traessero argomento
<riosi
di
sdegno
e di dolore?
da
ancor pi naturale che, eccitati
cotesti
E non
era
sentimenti,
si
pompa
dei palagi,
principi;
si
s'avvoltolavano
dicevano continenti, mentre
meno
invettive,
delle
contro
roventi,
la
meno
opere
casmi quelle che leggiamo nelle
Damiani?
Pietro
S.
nei ritmi di
le
quali
corruzione dei
riboccanti di sardi
S.
Bernardo,
poesia goliardica,
Dicono essere altro dei caratteri della
costumi del clero, conl'irruenza, oltre che contro i guasti
della Curia romana. Ebtro la venalit e l'avarizia
acerbe, pi note, quelle
bene, le invettive pi antiche, pi
che. divenute proverbiali, passarono
di
bocca
in
bocca
quattrocento
liardiche
nel
secolo
No
che
davvero. Esse sono quelle invece
napoletano
dettava un anonimo chierico
un
XI
frate benedettino;
ripeteva
un
altro
quelle
monaco,
che,
cent'anni
Bernardo
di
pi
Morlas,
Roma, parvero
ardenti e sdegnose
tanto
ai
le
rivolgeva a
vano
dalla
penna
di
il
quale
per
rese celebre
si
il
turbolento
sostenere
r ardore eccessivo di
difendere
il
benefizi.
pluralit dei
quasi
tutti
prova
nel
ecclesiastici
alla
cui' die
degli
diritto
carattere e le
il
costoro scrivevano
manca ogni
Goliardi
prova,
ogni
ri-
cordo
di
cio
venire
al
Roma
eccitarono,
dall'et carolingia
per
rinascimento.
N meno
amatoria e
difficile riesce
la
bacchica debbano
in
massima parte
poesia
giudi-
non in
Orbene, ripensiamo a
pagine roventi ci di-
certamente
fuori
di
essa.
in
solevano,
mentre
sulle
mense
si
succedevano
colmi
piatti
ond'erano ricche
vini,
per eleggere
claustrali,
ampie
le
che
migliore,
il
cantine
scorreva a
poi
costoro,
profusione sulla
ripeto;
buon vino
giaculatorie al
venti, fra
ed
cantati in coro,
muraglie
tra le sconnesse
solenni
vino
l'
XII
dove
ed ulula
soffia
il
odiati
chiostri
dei
che
che era
loro
cordato,
ma
pi
credibile
che
questi
burleschi
chiudono con
si
antifone
re-
di
dalle
che battevano
porte
alle
palagi
episcopali
degli
spon-
alla
bench
talvolta,
di
quali
parlano di
mendicanti,
turriti
taneamente chiedevano
sto
acqua,
vento,
il
di
dovessero uscire
ed
poveri
con-
dei
refettori
contrasti fra
del
Pater noster,
sponsori,
inni alla
trasformassero in inni e
si
nei
uno
ad uno ad
di
sceltissimi
gli
frequente
chierici
mala voglia,
di
diniegato
ribaldi,
Ed
quali
ac-
cosa
non fanno
medesimi
tissimi ritmi, ci
tutte la pi
che
dipingono
opulenta e
la
la
in
altri
vita
pi
pur
chierico
del
beata
essi
Ancora
sof-
divulga-
come
di
pos-
sibile
siano
quello intitolato
De
attribuito
a Go-
lia
fra
ritmi battezzati
amara
come
goliardici, e
quali pur
abbonda
la
il
che forse
la
pi
poesia medievale
altre
tornasse
se
opportuno,
critici
si
son
componimenti
fatti dei
quali, dedotti
del
moto
goliardico. Si
voluto
trovare
per
forza in
parecchie di queste poesie, composte bene spesso con intenzione puramente scherzosa, e talvolta,
diciamolo, per
mera
simi;
si
diversis-
giustificarne
cultori
altri
tempi
inusitata,
la ritmica,
Giovenale
squarci di
e di
quanto
poeti richiamano
Marziale.
ben
noti
nell' irriverenza
non veggo
stessa
infine nulla
il
io
la
cele-
un monaco
di
l'inconsueta licenza,
lusorum.
Officitivi
sistematica
gotiche,
che
abbia
ringalluzzito
ai
constatata
come
Goliardi,
verso
il
grossolane,
un'incredulit
nelle
cielo
per
gulonis e
Alissa
la
slanciano
non mi paiono
dettato
cattedrali
ardue
le
guglie,
rilievi
ond'era agi-
contemporanea
ne riflettono
tata la societ
la
vita
cede,
al
tutta quanta:
mescolano
la
lagrima,
al
il
grido
di
chi impreca.
vita suc-
canto spensieil
lamento
di
/\/\
ed
suo
il
fiotto
invade inesorabile
ogni pi
suetudini secolari,
le tradizionali
le estrinsecazioni della
vita
credenze, tutte
concezioni,
che
gli avi
popolare
all'
uomo ed
alla
natura
dell'
come, a
Alpi
canzone, gettata
scia
intorno
quel
gono smorzati
lenzio
idee
di sentimenti,
si
che passa
d'
insomma
materiale e spirituale
ci
arriva
al
vento
fra
volte
fatica, fra
ritornello
il
il
di
si-
una
sovrano il silenzio, si riudranno soltanto le volgari, ignobili o bieche cantilene, che, germogliate in mezzo al fango
delle vie cittadine, gi hanno snidato in gran parte dai
le
melodie primitive,
della
musa
dato r ardore
canti,
rozzi
ma
boschereccia.
pu essere abbastanza
noi,
come
Io-
del resto in
tutti
paesi d'Europa, e
da parecchi
presa
non d'Europa
eletti
femminili, attende da
ingegni
che
all'oblio
popolare
le
minaccia,
narrando
le
raccogliendone
Verr
le
credenze
cos
una schiera
soltanto,
di volonterosi,
le
su-
esaminiamo oggi
musei
vetrine de'
nelle
l'ossa
dei
pii
Nurra e Bellorini
dacch anche
nell'antichissima Ichnusa la poesia dei volghi accenna pian
piano a scomparire e gi son meno frequenti in mezzo
sardi
regalatici dai
signori
Gian,
sione,
che
si
sfidano
l'un
gare fra
poeti di profes-
a cantar a ddispsitias
l'altro
meno
le
chiome
Notisi per
un
uno
Nurra,
solo,
il
gemendo
sul cadavere,
fatto curioso
come
ci
acuti
rivela
veneto invece
il
il
cognome
suo, na-
giunti l'un
entrambi, dico,
tolti ai
si
si
sono
rivolti
ma
lussu-
vedevano crescere
-,--^5^-
lilP.VM-;
r)l
SMUPKCN
V.
af-
comprende
nella
ricca
ed
religiosi,
burleschi,
dire
componimenti
come
satirici
morali
signori Gian e
il
canthonnedas,
nititos e
raccolti
Logudoro. Pi modesto nelle sue intenzioni, il Bellorini ha limitato le ricerche alla sola poesia
erotica
ma, avendo scelto come campo del proprio lavoro
un'altra parte dell'isola, la provincia di Nuoro, i settecento
componimenti ch'egli ci presenta, non hanno, se non in popressoch
tutti nel
Nurra.
Veniamo dunque
rilevante di poesie,
tonda, le quali
sottile
come
la
ci
volume
cos a possedere
un migliaio
permettono
di
Ma
il
un complesso ben
fondo, la
in
tutti
tempi e
climi: l'amore!
in fin dei
tano
gli
alla luce,
animi
loro
e queste
poesie,
di tutti,
passano
di villaggio
sopportando tutte
74
si
che
prodazione
popolo, propriet
Ma
li
ha
ci che v'
comune
il
popolo, can-
di pi singolare
Italia,
strambotto
componimento
prediletto
di Sicilia,
poesia
della
forma.
la
sarda,
Il
o almeno
torrar
hanno
= tornare),
il
nome
quanti sono
compone invece
si
cambas
di
strofe di regola
non
si
fa
gambe, o pedes
;
altro
ma
in
ciascuna
che ripetere
per
piedi),
di
queste
gli
in
stessi
ordine
A^Wisterrii;
la
Isterria
And" a ccolUre
s'oro.
TORRADA
1^
camha.
ssant'Anghelii in terra
Ca
tiios
llamentu.
pesati f;hcrra.
And'a
2^ camba.
13
ccoliie s'oro;
Ca
Uamentu,
amammus,
nos
coro.
3^ camba.
Ca
amammus,
nos
coro,
Sant'Angelo
Uamentu
in
tuoi sollevati
guerra.1
dove son
meno,
che
Bellorini,
trattate varie
importanti
sua
alia
del
rmitu.
sopra di
sarebbe
questioni,
tipo pi
di
al
raccolta
esso appunto,
Nuoro
il
al-
trascurando
lorini
come
medesimo,
s'
certi altri
componimenti
tessuti
pochi versi
un
tevole
il
all'
effetto
imperiosa,
assoluta,
che
sulla
mente
sua,
identica idea
oltremodo no-
(n. 329^
la
limitata,
altri studi,
:
la
sovranit
non
eser-
Cassettedda
Giaittedda
76
niighe
'e
pratta
'e
ffrischiu de ferru.
Cassettedda
Mi
nughe.
'e
Si s'amore s'apparta
Nom
(Traduzione
Serratura
vento
Ma
vi
di
piiis
Cassettina
Se l'amore s'asconde
noce
di
Non
a Uughe.
Cassettina di noce
ferro
bsso
Chiavettina d'argento
Mi chiudo
questi agresti
la isterna,
fiori
di poesia.
un con-
mio
in
la
avviso,. po-
fragranza emanata da
La prima
come avviene spesso dei canti popolari, quasi incomprensibile. Ma l'una come l'altra non hanno in apparenza pressoch nulla
vedere col
contenuto
torrada,
della
al
canto.
Fra
il
la
sen-
due membra
le
di
sene
la causa,
ad un gusto
pisce.
La
non pu piacere ad un
eletto,
La sua
il
intelletto coltivato,
ben
facile
ad intendere.
mezzo alla
intenta in
montagna, mentre
mufos dal suo labbro,
ode un rumore fra i cespugli, un fruscio d'ali, un trillo,
un sibilo arguto. Guarda un'allodola che assorge ad
altezza vertiginosa, un colombo che agita fuggendo le
suo gregge
in
un angolo
solitario della
ali
candide,
il
il
mare
azzur-
iici.WK
rij
sAiiriKG.v
\.
una
sottile
letta,
il
battello
che soldato,
so io
esser
?,
lontano,
dame
ecco trovata
colombo, l'allodo-
un desiderio vago
del fidanzato,
in traccia
un paese ignoto
in
ivi
si
il
ridestano in core
le
anch'essa
d'andarsene
fumo, nel-
striscia di
alla
ragazza, la quale
ed ecco seguirla
la isterria
per sa
ornamenti sontuosi.
Ed
lorradn (184)
la
De
istmadu coro
ss'
Inscritt' in d'
Xde chena
{Traditzioiie
bella tortora
la
Che
una carta
sa frigura....
Che
Disegnata
bella tortora
Dell'amato cuore
vola in alto!
carta
in
Che
.Ve vorrei
figura.)
I
mmesu
'e
ssu
mare
oru
'e
ssu vapore,
Si sa
No
Sull'orlo del
mare
tua.
s sinzera,
(n.
1171.
{Traduzione:
more
mare.
In
vapore
obliare.)
Falan a
ss'
Oriente
nom
presente
(n.
10).
[Traduzione:
Con vestimenta
presente
d'oro
sempre
lo t'ho
78
nel
core.)
un
poco
scambievoli,
mente
le
confessioni irresistibili
lunga-
dell'affetto
Poscia
le tristezze della
gli ostacoli
da esse
del fascino
esercitato.
che l'interesse,
la gelosia,
l'invidia, la
amarsi
nati per
le
maldigioie
infine, deso-
indifferente distacco.
illustrare
questo
con
ne'
sardi la
canti
passione
Mama
tua
s'
impicchete.
[Traduzione:
ALimma
Si levi
tua s'impicchi
Anche
del pari che
un vento
Se tu
Che
le
fonti
ili*<iu-.-hi
sei contento.)
citati,
da bocche fem-
minili.
Ed
questa
79
un'altra
ragguardevole particolarit
< maschili
si
cantano
al
La poesia
Come
ci
insegnano
cantavano
in
latine.
si
migo del
Portogallo,
di
infatti le
le
chansons de
le
nazioni
toile,
che
cantigas d'a-
il
canto
infanzia del
donne, fra
le
Ma
alla poesia
popolare della
vetusta,
sero, se
identiche, settecent'anni
ai
naccioso anche
canti
ma
il
ai
Bellorini,
si
presentato
mi-
ed intelligenti editori
di questi
certi ac-
diligenti
potrebbero giustificare,
chi
li
uditi e trascritti,
lui
apparenza almeno,
in
l'avviso di
con argomenti
di
molto
rilievo,
che
sospetto
il
pi
la
non escludendo
la
nienza
dice
ed
parrebbero
Se molti
materiali
buona parte
in
antichi
egli
V edificio
Quest'opinione mi sembra
molti
fra
canti
sardi
si
per
le
che
allusioni
del d d'oggi, ci
sono senza
dubbio imitazioni
canti
di
popolari
da noi data
del come i sardi torran su mutu, compongono il mutu,
avr richiamato certo alla memoria dei lettori una forma
preesistenti
di pi
artificiosissima di
succinta descrizione
la
farsi
stretti
di ci
del secolo
e notevoli
Ma
Petrarca.
al
Il
nale le donne
rapporti
imitii,
per
fra
capo
iiiutas
dall'altra.
finirla,
potrebbe
sul
gradita
decimoquinto vedremo
i
se
romanfes glosados
anche troppo.
lirica d'arte
la sestina,
colle squisite
meridio-
movenze
delle canefore
Ognuno
greche.
scono
in
paese
prima
che,
quella
di
il
di
campo
vicino,
pensiero
la
meravigliosa
patina
le
tinte
de'
pittore
ricoperse di
bentosto
calore dar
il
il
im-
cono-
tutti
che richiamano
bronzi
iridescenti di
nascosti
certi vetri
Ma
nici.
ci
che
vaso all'occhio
creta
una
particella di quel
con
le
istintivo
atavismo
cos
che fu
l'
ideale
mondo scomparso,
per
una
la fanciulla
^^plK?fp^^^ls?r^^^?^!t^ic?i^is^i^ii^SsM
MILANO
DI
[-Rammento
^
lettori
Monsieiir,
si
Madame
chiamava, se
io
Come
umile assai
di
venuta
alle
rustica
fattoria.
la
feudale bicocca,
dalla degrada-
da un lato
le agili torri,
naie, tornano
a lanciare
verso
il
cielo
facciano
delle
nuovamente
volte,
sulle pareti,
le
pinnacoli
snelli,
ond'erano grommate,
scolpite
serraglie,
capitelli intagliati
consiglio.
Una
meno romanzesca, ma
trasformazione non
tanto
Porta Giovia
severa
Bona
che
quella
pi grandiosa di
di
in
la
rocca maestosa,
quella
Savoja e
la graziosa
che
ospit
sconciamente ingombre
tramezzi e
di
non
trasformate in
riacquistate
le nobili
scuderie ed in
marmoree
di eleganti
immense,
in dormitori,
fetide
proporzioni primitive
a circondarsi
le sale
muraglie divisorie,
stalle,
quando
hanno
le bifore svelte,
colonnette, tornarono
il
rosso ac-
le porte,
al
il
le
da
l'esistenza....
di cui pi
nessuno
riacquistato
bronzi,
e nell'attesa che
ogni
marmi,
d
pi
d'improvviso
si
un museo,
c'
il
Aiii:o i:isiiiijk
riKi.
di
milwci).
che guida
Ma
della
cupa e ripida
alle
sale superiori,
il
della
duchessa Beatrice.
riappaiono
sforzeschi,
in cui la vipera
l'aquila imperiale,
le
duchi
di
Milano, spiegano
gli
immensi stemmi
Visconti
fraternizza con
Ducali; altrove su campo vermiglio
dei
prediletta
le ali
primo
fiammante
del
nell'aureo
nastri, intrecciati in
nodi
tra
;
op-
multifor-
trattengono prigioniere
pendule
non fa di s troppo gran
prova; semplici decorazioni, senza dubbio; pure il gusto
fine della Rinascita le impronta del suo conio e d loro
un'attrattiva singolare. Ma accanto ad esse v' ha anche
di meglio
e la composizione pittorica, recentemente scoperta, di cui ora intendiamo parlare, ne prova luminosa.
mi, strani,
inestricabili,
Sono
pitture le pi,
rose.
dove
l'arte
In una parete di
quell'
immensa
sala
terrena della
un'angusta porticina,
la
al
!,
Que-
stato probabilmente
il
giaceva riposta
la
la
cella
segreta, in cui
Nella gran sala, secondo credibile, si rizzavano lungo le pareti gli armadi,
le credenze
destinate ad accogliere 1 vasi preziosi, gli
argenti, protetti dalle cortine che Leonardo aveva escocustodita delle ricchezze sforzesche.
gitate
la
ri-
.Dio
>.
Sopra questa
porticina, colla
quale
fa
un singolare
l'accesso,
fu, forse
colorita la
imponente composizione, che ora sulla scorta del MiillerWalde e del Beltrami ci accingiamo a descrivere.
I due piedritti della porta che non misura pi di ottanta centimetri di larghezza su due metri di altezza, of-
metricamente
uccelletti,
il
vi si
alternano vasi di
fiori
con foglie ed
le
finta
la
ADULTERINAE
ABITE
CLAVBS
lapide di
la
marmo
seguente iscrizione
Una
mensole,
trabeazione
profilandosi
in
risalto
due
alle
testate
che
sovrasta stato
gli
sviluppato in
modo
il
sulle
ma
fregio
eccezionale
sinistra alcuni
uomini seduti
gli uni
accanto agli
altri
son dipinte
laterali
svolaz-
la
sco, la quale, a
l'
ufficio cui
il
al-
at-
passeremo a descrivere.
La sporgenza della trabeazione, che completata da
una cornice piuttosto esile, serve a sostenere due dadi
massicci, larghi quanto le mensole e fiancheggianti la figura centrale, sui quali si drizzano a loro volta delle lesene che, reggendo una novella trabeazione, compiono
cos
il
gura
tica
ad
la
un
lungo
corridoio
fuga rincorrersi
le
onde
porta,
tant'
si
che
si
schiude
dietro
veggono
in
la
fi-
prospet-
mezzo
di
si-
multaneamente
da imitare
il
porfido.
due meda-
Ed
in essi
ritratti
e,
le
vigilanti sue
Argo cede
al
sopore:
pupille
1'
Nel medaglione di
una pietra incisa, gi studiata dal Panofka, l'eccidio
Mercurio, ritto in piedi, stringendo nella
stato consumato
destra la spada, nella sinistra il caduceo, contempla l' incauto Panoptes, che si contorce, tronco mutilato, sul terreno. Ed alle due estremit della cornice, la quale serve
di base alla figura principale, sono poggiati due uccelli
que' pavoni ai quali Giunone, dolente per la misera fine
del suo pastore, f' dono degli occhi stellanti che n'ave;
vano adornate
Ed
le
membra
vigorose.
moci
alla figura
di cui
la vigoria
e la
cui disegnata
grandiosit,
la
potenza di
rilievo
con
ed eseguita.
ma
vigilante
1"
gigantesche, sono in
ferma
poi tenuta
alla
zampe
tergo
ricade a
del
il
le
lombi e
ignude le
estremit delle quali sono
personaggio,
gambe,
discende
sottili,
lasciandone
Or
terdire a
l'accesso
tutti
Miiller-Walde,
il
a!
gazofilacio ducale?
scoperta di
andiamo
Il
dottor
alle
cure
debitori della
Mercurio.
<
Mercurio
mandarci, quando
E
la
perch Mercurio?
in noi dal-
nella
si
ove
mano
si
quando
una sovrapposizione
posteriore, perch
due
lo
come
serpi intrec-
ad una
canna, che
non era in origine lo scettro > tradizionale del nume
psicopompo, ma forse una pastorale siringa >
ove,
ripeto, si tolga il caduceo, nulla vi ha in cotesta colossale figura che richiami il tipo classico, consacrato dalle
furono
ciati
alla
meglio appoggiati
'
'
Koi non crediamo, del resto, che datino dal tempo in cui fu eseguita la pitle due cinnc (due, non una), di cui la pi lunga simula ora un ca-
tura ncppur
duceo.
rappresentazioni
familiari
all'antichit
persino
volta
Dioniso, la
effeminate
belt
sembianze
ha
affascinante,
qualche
giovanili,
la grazia e
bellezza di
la
d'Apollo
luculenta >,
bilmente
le ali ai
Che
se
il
spuntano sopra
lejo,
le
Tale Mercurio
e tale
due medaglioni che fiancheggiano
lente.
pittura centrale.
il
perch
l'
Yspio-
riprodurre
guisa da
in
\>.-n:oX%l:)^
Hermes
negoziatori
volendo
camuffato
ed
canti ed
ci
nume
Apu-
nell'affresco nostro la
artista,
dio, l'avrebb'egli
renderlo irriconoscibile
il
difatti
le dice
le
fatica
alle
spese al-
lo dice
anzi
r ucciso, non gi
il
figlio di
il
Giove
1'
ma quello
uccisore
ma
della Terra,
il
vi-
gilante Panoptes.
Se
noi
esaminiamo
l'iscrizione
che
il
Miiller-W.ilde
fi:
suppliremo
lacuna
alla
bile
fuori limpidissimo
come
dell'uno leggendo,
all' inintelligi-
senso uscir
il
dunque Argo, a
ha ridato
tolti,
cui
si
ai
deve
Anguigera
ecco
addice
al
la sala del
si
Quanto
stupiva in
adesso naturalissimo
si
il
ci
in
puer
rischiara
l'artista
Tesoro.
al
lume
Mercurio
di
ci
questa
sembra
la pelle di belva,
parecchi
come gigante
tava sempre
aveva
glieli
che tutto
constatazione.
cepibile per
nume che
ingegnoso, ha rappresentato
distico
il
Ed
il
ossequente
cui Giove,
gli occhi,
addosso,
arcaici
secondo
la
ApoUodoro
che narra
monumenti confermano;
infine
clava ferrata,
il
emblema
gran
che.
assurdo per Mercurio,
Giunone
store di
conf mirabilmente a
si
e difatti
9:2
ogni antica
in
lui,
pa-
il
rappresenta-
l'artista
non
tardi
pastore
al
Pur troppo
sotto
ogni
tista
avesse
Argo
mancanza
la
rispetto,
ci
risoluto
il
fatto
il
s'
oggi
lieve
prodigiose
pi
della
non
gli si era
mune
attribuito
non
dei mortali,
si
il
riverente
come
di
che un occhio
l'ar-
mostrare
ne
doti che
occhiuta
sicch,
de'
tanto deplorevole
sapere
di
problema non
prototipo
inchina
basuo,
Correggio per
il
del capo,
vieta
avevano
che
gli
vigilanza.
come ognuno
mentre dapprima
di pi
della co-
a cento, poi a
si
dugento, a mille
il
PanopteSy
il
mente
metterne
si
in rilievo le singolari
ne
artisti,
preoccupassero affatto di
prerogative o stessero pa-
altri invece,
ghi ad alludervi per via di simboli
prendendo alla lettera le asserzioni de' poeti, gli costellassero
d'occhi tutto il corpo, conseguendo cos de' risultati certo
bizzarri, ma assai poco estetici. Nel Rinascimento accadde
appunto lo stesso talch il Pinturicchio nei due meda;
Argo addormentato ed
rano
ucciso, gli
cosperse coscien-
fosse,
colui
che dipinse
la
Sala
Tesoro
del
indietreggi
dinanzi al pensiero
torso ch'egli
mettere in fronte ad
Argo
quat-
che Ovidio gli attribuisce; seppure, come io inclino a sospettare, non prefer ricorrere al comodo espediente de' simboli, e giudic pi che sufficiente a rendere
tro occhi
avvertito
al
il
sagace
s[)ettatore eh' ei
si
trovava di fronte
stinato a vigilare
pavone,
dell'
sforzeschi,
tesori
sui
in
allorch sotto
sempre.
L'aver messo
esserci riusciti: ci
toria
avergli in luogo
capo un serto
uccello cio che aveva ereditati
modestia
!)
chiaro
in
si
(e
noi
di
i
colpi di
crediamo
penne
di
suoi au-
Mercurio
proprio di
che
la
infatti
tenere
il
po-
simo
si
presente che
ci
1493
racconta
si
le
conget-
tempo
in cui
Convinto
secondoch ei medeche Leonardo da Vinci, il quale circa
Moro
di cui
il
gli
nel
quale
si
tolto di vita,
gioia di
modo
il
di portare nell'
nardo, se non
il
merchurio
Argo
invigili,
il
ricordato da Leo-
>
come ben
argomento
che
indagine
MUer-Walde afferma
gli si
di fatto
Ben
pittura.
addice,
per
attri-
vero
altres esistere
la figura
durrebbe
telea;
il
movimento
ma un
sorto test a
che
il
dirci
tipico di
archeologo
che
di
la
movimento dell'Argo
rassomiglianza
di Castello
Dioniso.
illusoria e
che a
dir tipica di
le caratteristiche pittoriche
nomi
vari
di
sottratto.
gli
sono
artisti
stati
sua quel-
alla tesi
abbiamo or ora
conoscitori pi esperti hanno
un fortissimo inge-
davvero da porgere
tali
Mller-Walde
l'edificio del
puntelli,
questi
Tolti
fatti
Dinanzi
ed
Mantegna, Bra-
dal Mller-Walde
non
si
basi
si
Ma
anni dopo
o cinque
chi
!,
fatto
indifferenza
quand' invece
si
mano
nevolmente che
XV.
di
rap-
l'esecuzione
all'ultimo
l'affresco sia
eseguito
stato
l'aveva
condotto a mu-
servare
e pi
eseguito nel
fosse stato
in
quattro
presso,
l'affresco
da
all'
il
allorch la
ufficio di con-
governo
di
Ga
un ventennio dopo
all'incirca,
a codesti miglioramenti
se
la
bellissima figura.
guastarlo
(pi
dipingerlo
tista
che abbia
adesso
si
Cos
meno
In tal caso
l'affresco fu forse
coscientemente),
non
gi
alquant'anni
prima
di
per
un
ar-
quanto
fin
per
supponeva.
i
problemi,
come sempre
problemi.
Ma
la nostra
rimetter all'aperto
riconoscenza per
chi
ha saputo
trina,
ma
con
inopportuna.
parr,
speriamo,
IL VIRGILIO
CRISTIANO
I.
-*-
altro mai,
oggi
che da un pezzo
di bel
gli
vano determinati a
logi, cui
di
facevan
con affetto
alla
altri
il
viso dell'armi e
l'ammirazione inalterabile
che
si
mostra-
abituato,
ora
ricominciano a
la Cristiade, l'opera
quale va soprattutto
invece
piacque
farsegli dintorno
ed
impeccabile,
si
tenuta
in
tanta consi-
da avere trovato
nelle scuole onoratissimo luogo accanto alle famose d'Aristotele, d'Orazio. Nulla di meglio! Quella di M. G. Vida
cosiffatta individualit, la quale non pu che avvantaggiarsi di molto ad essere meglio conosciuta. Un esame
superficiale non basta in effetto (perch dovremmo nederazione per
il
corso di trecent'anni,
garlo?) a renderla
simpatica
chi
si
lasci
pigliare la
mano da
assai bene.
Cicerone, ha
propri
s stesso,
affetti, tutto
in
pro-
le
una pa-
rola,
vacit di pensiero.
propri sentimenti,
lido
uomo
ed
gelido scrittore,
il
^ esclamano
ed
molti;
vi-
pi ge-
il
eccoli
indispettiti,
mano
il
a s, da lontano, coll'ostentata
tanesca.
Ma
quando
al
Vida
ci
accosti
si
li
chia-
d'un'origina-
sempre
lit
le quali
pompa
ciarla-
invece con a-
l'aristocratica squisitezza
il
poeta nobile,
sottile,
si
rivela intero
suoi
ne'
se
non
tra
il
torna a n\n-
scritti,
un'irresistibile
Qual differenza
egli
non dir
il
Bibbiena,
ma
daccanto, e
i
di cui
quali
ai
talvolta
Giulio
di
medesimo
il
e.
Bembo
piede,
hanno
lievi
da
farsi
perdonare
M. G. VIDA
(DA UN DIPINTO DEL TEMPO NELL'AMBROSIANA).
onde
si
carlo,
tra
non
elegante
lo sfiora
ma
il
cigno
neppure, ed in mezzo
Cremona ed
a Mantova, un
cio
sforzer di foggiarlo
si
alla dissipazione
quale
contemporanei suoi
il
l'ideale
del
buono e
sacerdote,
Concilio di Trento,
quando
che
va per
quella
clericale
corruttela,
s'
la
frutto del
il
ri-
mal-
vescovile,
il
poeta
l'Europa, lascia
Roma
ei
porpora che
gli altri
tutti
con
il
pecorelle,
e,
finhora non
si
geli et epistole
de Paulo se possano
legere
in
lingua
tenga pari
al
levita, colui
che ha cantato
il
mistico
dramma
presso il vescovo
a conseguire la felicit de' soggetti
d'Alba Platone prende cos il luogo d'Omero.
E dunque, ci piace ripeterlo, per pi e pi ragioni
desiderabile che qualche studioso consacri la sua alacrit
:
Ma
la
quale
crediamo,
sta,
ne'
voti di
nuovi
argomenti da
vole,
che sfiorare
l'argomento,
dall'altra
per,
e la novit
privandolo
di
precipuamente
buon volere
caso per
perch
il
il
poeta
cremonese
s'
ripetuto
perfluo od intempestivo.
venir
troppe
volte,
giudicato su-
II.
Il
dovrebb'adunque pre-
munirsi innanzi tutto contro l'errore tanto vulgato di considerare lo scrittore ch'egli imprende a studiare quasi in-
dipendente dall'uomo
come
se tornasse
l'altro
sono dal pi
opere vidiane,
al
quali,
meno
o quello tra
caduti
mentre
libri
o in
non vada
impa-
possibile
quando
di
si
questo
sbri-
la
povert o
Ma
se ci
che altro
in lavori speciali
fine
non
propongano da
si
oggetto
d'in-
chiunque presumesse
posteri
sotto
molteplici
vescovo, di cittadino,
mino
ei
di
d'uomo,
scaffali,
due
Tadisi.
cetti,
in
si
nasconde
in
delle tignuole,
le
ciance
reto-
cui la sciatteria
d'amico, di
disparte, perch
aspetti
memorie
sotto
il
del
Lan-
mantello,
dizione; tutta
102
insomma, a
dove pochi
dita,
dati di fatto
(sempre
trite
ad una
in
da noi va-
sgombro
terreno
Ed
innanzi
vaghe e
perch
stessi,
critico
il
gli
galleggiano frammisti
nuovo
il
edificio.
scimento,
il
titudini alla
mezzo nel quale il Vida sorto e le sue atpoesia primamente si manifestarono ei ci di;
pinger pertanto
le
lo ha veduto nascere
ce ne descriver la
modesta ed un po' rinchiusa in s stessa, dove le
tendenze umanistiche del morente Quattrocento si mescono ancora largamente a tradizioni medievali, dove gli
insegnanti sono pii al pari che eruditi, e mentre commentano Seneca ed illustrano in greco Aristotele, non disde-
barda che
societ
gnano
scritti di lui,
e lo
spinse fin
vaghezza
la
ma
dir
in
dichiarato
il
la dignit e
ammirava
periodo, a cos
palestra e scambi
il
tutta
ch'egli
pagana
di quella poesia
giovinetto
primi epigrammi,
le
nella
letteraria
epistole prime,
compagno
nell'an-
ambiente,
dove
non andiamo
ha gettato nell'animo del giovine
scrittore
germi di quella passeggera tenerezza per taluni
generi poetici, in cui il novello Virgilio (come chiamavano
in riva al Mincio quel loro carmelitano pomposo, lo Spagnoli aveva conseguita fama d'eccellente, le ecloghe, per
esempio non che la predilezione soverchia per il mitologico armamentario, onde singolari documenti (quantunque
l'assiduo lavoro di lima, cui volle in pi matura et assoggettarli l'Autore, n'abbia attenuate d molto le primigenie parvenze), rimangono pur sempre i Bachi da seta
si
e gli Scacchi.
Ma, un
altro e
tato in Lateranense
sogno
di
tutti
gli
Roma,
ingegni
quella
eletti,
di S.
Marco tramu-
Roma, che
l'attira,
ed
ei
allora
cede
il
all'in-
lui,
e vi
si
gnit e ricchezze,
Vida
il
nella
citt
reca,
in
cui
Mostrare come
le
lui
come
proposto
di
voltare
che
il
le
Vida
il
ma
assai arduo,
narrando
in pari
tempo
in
Roma dal
poeta
gli si
opportuna occasione
offrir
nuova ed
inattesa
taluni
di
lati
lumeggiare
guisa forse
in
del
suo genere,
Lombardo
di cui
il
Come
costui a
l'ambiente
si
venisse
giasse, per
di fuggire,
poemi gi
scritti
omaggio
poetici
fervor giovanile ed
abboz-
la Poetica, la Felsinais,
al pontefice guerriero,
compiacere all'amico
Disfida di Barletta, e
altres
ne imprendesse, dettasse
zasse la Giuliade in
la
Giacch,
attraente.
assai
il
in
Baldassare
Castiglione,
verseg-
cesellasse
come, ossequente
alla
eletti
amici parzialmente
poco
la storia,
tutti
;
punti
n minore
che uscirono
quanti,
prima di quella, che tutti li comprese
nel
intende, aveva condotti fin allora a perfezione
in luce
s'
li
l'aspetta-
1527-
Ma
il
fatto che,
esistenza del
Vida
scrivere la Cristiade
ricordo,
ed
siccome ognun
da
Leone X di
sempre
forma da renderci
argomento di gloria o
in tal
pi volentieri
fu l'invito venutogli
Il
incerti se
ne traesse
quella
vece mo-
in
favore
del pontefice
lui
---
['-^. :i
SAN BASSANO
LA PATRIA DEL VIDA.
:
(DA UN
di
convivere
coi conca-
della Pace,
donato
tutto al
nuovo
e gigantesco assunto,
non so
che
se pi rin-
dell'opera
corre
senz'averne
un
letto
rigo,
Cristiade
la
cotal
libro,
i."iii
Ma
noi
par
nuUum
usurperemmo
il
del suo
poema
tra
Vida
il
i
as-
Tucammino.
colli
fondamenta
l'edifizio
immane
della Chiesa,
di
cui
il
il
tempo ravviva
di
rievocare
Tintensit,
lui
come
con de-
un paesaggio
gi
a Virgilio,
la
patria
istessa
s' as-
latini,
godimento
il
di
vano
l'
incanto che a
Roma
morte
e,
rotto
Io stringeva,
s'af-
mente, segner
il
momento
si
si
delizia nel
poema
la chiede, l'ottiene
III.
penna
l'asserto
che
assai
recente e pre-
sfuggire dalla
l'e-
vescovado d'Alba, < pass semplice e riti< rata, salvo alcuni inopinati avvenimenti che vennero a
visitarlo >; e poich cotesti avvenimenti sono ridotti
lezion sua al
tenue
importanza, a
si
dovrebbe
briga.
questo, per
ora ipotetico,
siffatta opinione, la
Ben pu
darsi
che
placida vecchiezza
il
sua
divenuta
nell'umile cittadina,
ma
sede
raggiungere
di
episcopale,
una
risveglio l'attendeva.
mondo
la
crea quella
ma
smantellate e munite,
segno
alle
opposte brame
di
Alba
crudele
Francesi
Spagnuoli,
ora
dolorose
privazioni
dacch
giorni score
travagli
un simulacro
il modo,
a tante avversit il vema, costretto alla fine dall'inesorabile necessit che l'incalza, a separarsi dal suo gregge disperso,
volge
passi come all'unico, sicuro asilo che gli rimanga,
verso la citt natale. Neppur questa andata immune,
di
scovo d'Alba
Lombardia
piglio
il
nel
1542
ei
sangue
nell'avere
un
ridiventa,
po' per
lui
ha mutato
La morte, naturalmente,
aspetto e sembianza.
affret-
s'
coloro
che del giovinetto promettente erano stati maestri, proconsiglieri, sono tutti scomparsi, e de' coetanei pure
tettori,
quanta parte
li
ha
Le guerre
Ma
non meno
Cremona spagnuola
pi veruna traccia della Cremona sfor-
violente,
costumi, e
ch'hanno accompagnato
La
l'inva-
popolosa,
citt
di
anni atterrati
suoi popolosi
industrie, interrotti
la
fame,
in
mezzo
le
suoi
traffici,
pochi
scemati per
la
La giovent,
povert,
cresciuta
alle armi,
ed
soldati
di
distrutte le sue
sobborghi,
di
al
di strenui
cremonesi
qua ed
al di
campioni, della
Petronio,
il
Fossa,
Concoreggio, sono
il
Gaetani,
tutti
il
spariti,
Lucari,
se
il
il
Bordigallo,
Fondulo vive
il
in
CHIKS\
1)1
S.
MAKGHKUn A
IX i:ilK,MnNA.
Francia,
Lampridio
il
in
109
Padova,
Feliciano
il
Pavia,
in
il
Fra
Balletti....
sione di lettere,
gli
patrizi, che,
sono
studiosi, se
assenti
pur non
Spedano,
lo
case
avite
digena
si
Beccaccino,
il
nobile
il
Ed
gli studi
Gallarati,
Sfondrati,
lo
gli
al
nobile
tradizione inse
arti belle:
il
soave
vivono per
facendo profes-
loro
alunni,
tre figli
tutti
Vincenzo;
scomparsi,
Gamaggiore di
semplice
del
e,
un altro Campi, Bernardino; opera ancora inad onta degli anni, il Gatti; alza grido di s
tutti e tre,
faticabile,
si
mescono
al
al
nuovi
debito
e la
contentezza,
d'onesta
suo
di
vescovo,
poveri che
chiama a condividere
rabili affreschi la
di
Muzio
nelle stanze
e Bernardino Locheta,
Vuole
infatti
uscita nel
il
tipi di
loro.
ond'era
Lodovico Britannico
stampa prima
la
della
Cristiade,
ponga mano,
si
lui
pre-
ne
congiungere all'epopea gi
immortale del Cristo quant' altra parte della sua opera
seconda,
quell'edizione
IV.
come
da
letteraria,
vita del
occupazioni
gravi
Cremonese;
notevolissimo
della
seguirono l'assunzione
sede d'Alba;
di lui alla
la
veste dello
sua
pubbliche
cos
il
quali
biografo
storico per
modo
appariranno opportune,
vidiani
ed
in
il
cos
sacri
indiretti, ai loro
classica,
dell'et
come
profani;
rapporti
quante indagini
d'istituire
intorno
con
all'
indole
loro
ai
altre
de'
fonti
poemi
diretti
opere congeneri
ai
loro
evo
difetti d'in-
nuove e lodevoli
ed a dichiarare insieme
dottrina
Nostro,
si
Ma
se,
la
gli
aprir la via a
ingegno
vedr talvolta
non avr, crediamo, verun motivo di dolersi d'essere stato preceduto, quando s'accinger ad esaminare di
proposito la forma. Pur sapendo d'aver a che fare con
altrui;
un poeta,
quale
il
pari del
al
tezza dello
Ili
della lingua,
stile,
dell'Ariosto, del
Petrarca,
somma
importanza
della
castiga-
alla
ganza, la semplicit
all'artificio,
ed
libri
del Nostro,
in quella
minori
Il
avrebbero
confronto accurato,
comodit
che
ficazioni
libri,
in
all'ele-
saggi critico-
gli autori di
ai
ed
versificazione,
di
porre in
ri-
modi-
squisite
ficilissima
propria.
in chi
da cotesto minuto
voglia
tentarlo
prosodia
latina,
una
ei si
un sintetico giudizio e ci dir finalmente se il titolo di Virgilio cristiano, attribuito al Cremonese dall'appassionata ammirazione d'un secolo ch'aveva innalzata l'imitazione de' classici a supremo canone
artistico, debba sulla bocca dei nepoti suonare come un
elogio o come una condanna per il vescovo d'Alba e per
sull'opera vidiana
l'arte sua.
Il
momento
mano
o quasi
che
in
mona ed
diverso
di
cui
oggi
di lui
i
escono
si
al
il
pone
medesimo
conoscano
le orazioni in
nel quale
le sarte,
in
favor
di
prosa
Cre-
due
lavori;
pacatamente dettato, scritto quello di getto ed a precipizio corretto ed impresso, all' intento d'offrire ai concittadini dell'autore un'arma che assicurasse loro la vittoria
nella bizzarra controversia di preminenza in cui s'erano
impigliati colla vicina Pavia. Ciceroniane entrambe per
l'orditura
la forma, le
che
due
nell'una
scritture
il
s'i-
Vida
s'
al
mondo ed
e le
il
di
d'amor
di patria, di curiosa
il
giudizio corrente
XVI
in poi,
sogna,
come
Vida con
naturale, giudicare
moderni, n
criteri
il
il
libro
deplorare,
la
stato
Non
polemico
bi-
del
sfoggiando una
cinquantanove
ed il
oggi puzza di
quarantotto
ma
!)
videro mai.
le
stantio,
sua
che
il
penna, rinfo-
mune. Prendendole per quel che sono, un singolare documento cio de' pregiudizi a cui si piegavano sottomessi
nella seconda met del secolo XVI principi e popoli in
Italia e fuori d'Italia, esse
conoscere
spetto, e
la vita
tornano molto
nazionale del
tempo
permettono d'assegnare
utili
sotto
al loro
a chi voglia
ogni suo
autore uno
a-
de'
^f .^^.a
^
'm
rh*-'-
'il-Hl
lodi,
De
meritano
stile,
dal Nostro
due dialoghi
negli ozi di-
Cremona, correndo
il
1556,
scovo d'Alba
alla sobria
mostrarne meraviglia
Quando
men
ma
chi vorr
la decrepitezza s'avvicina,
di
Franz Hals
cui
gli
posteri
ai
artisti
men
l'irreparabile
ro-
de-
cadenza....
V.
Ove
si
cumento
zione
cennio
noi
di
27 settembre
vita, la
1566,
teraria palestra,
quale
si
M. G. Vida non
alle
membra,
forza,
gli
l'inizio,
deva con
la
aveva sempre
restaurazione
inflessibile
fermezza
di
sudato e
ancora
quella
offusca
gli
reca soverchi
ei
d'energia all'effettuazione
vocato
gloria
il
vivace sempre,
il
impacci
possiede di
grande
intra-
ed
in-
adoperarsi
pontefici quali
Pio IV e Pio V,
come
il
quando
occhi,
il
biografo
dar cura di
si
cui la severa
dispiegher
ci
sotto gli
buon vecchio,
abbandonare non senza
ritrarre
il
verso
lezione per
fine quella,
clero
popolo
nel
divini misteri,
la
l'ossequio e
le
a dir
cos,
che aveva
la
Chiesa,
suolo
sull'italico
fatto sbocciare
si
dimostra inesorabile
settari,
per
nel
perseguitarla;
punirli,
occorra, alle
Ma
degno
della
esserne
volge
(triste
il
s'av-
stato
e:
tutta festante,
si
del
1566,
in cui
di la-
Alba,
cattedrale, riccamente
aveva
esitato nell'estate,
di
morire, a re-
GIULIO CAMPI
MARTIRIO
DI
S.
LORENZO.
la vita
Campi
carsi a
le
aveva destinato
n a lui fu
letizia dalla bocca degli am;
scare la
alla
le
lodi
memoria
Chiesa che
si
indirizzate al
in
ogni
modo
a noi rinfre-
avuto
Vida
padre e
insieme e novis-
la
nella
tomba che
s'era
aperta ad
M M J ^ ss J I ^ SJJf 5^ S^
PENELOPE
\^ ESSUNO
destinata da secoli
rappresentare
Perch
ebbe mai
la bellissima figliuola di
di
Non
di lei si
di
il
comune che
Giorgio
lei,
Pitt,
il
nome.
divenuta a se-
uno
come
s'
incon-
l'Alfieri
Fra
le passioni
troncata in guisa pi
violenta
di
quella
suscitata in lui
mal guarito di
non appena la conobbe,
e siccome la balda sua
ne
invagh
771, egli,
perdutamente
dacia ed
l'
il
anni),
incolto,
vivissimo,
l'au-
e,
le
pi comuni, se a questo
non
si
restrinse, e le
si
fosse
Ma
ristretta.
a questo
cante un'avventura; e
sua
l'Alfieri difatti,
ripensando a que'
si
descrivendola nella
casi,
questa cu-
'i/ti
e gli estratti che del processo intentato agli amanti pubblic nel
quella
aneddotica
par
Aiglais; mi Procs
cu,
Banc du Rai
la
Cmir
(si
et
adultrr jiigcs
frclr'siasfiqnr
Ir J'arlciiKut. le
J^l
ardente e ad ap-
quanto sembra,
egli
ferita,
avventura
non vide
pi,
che un fatto
talch parvegli poterne cavar argomento
nell'
londinese
degno di riso,
di una novella giocosa che, dopo essere stata da lui verseggiata per intiero e dopo un tardo tentativo (17S5) di
riduzione dalla forma libera in ottave, rimase inedita e
dimenticata fra le sue carte. Come componimento letterario questa novella non ha certo molti pregi
in compenso per essa pu dirsi il primo tentativo poetico del;
l'Alfieri di
importanza
qualche
corretto e leggibile
di
li
'ita
un amore
l'autore,
questa
novella
dalla
libertino,
si
apparisce
senza conseguenze,
deve dedurre
in-
secondo
Impazienti piacciavi
Sol di mostrarvi, o giovani,
Con nodo
Infra
Ma
le
indissolubile
braccia vostre.
nel venir
D'un
sol
non precedete
momento, che
fatai
Lo
quindi
caratteri
in
fu
pur tropp)
della
bella
al
l'ora
potriavi
come
cavaliere mio.
e dell'amante
sono delineati
intendimento
di
La vaga
satira scherzosa.
civetta
inglese
non
che
un'astuta
nome
il
Da
Sapea
Che
modo comporre
s stessa in tal
la virt
un vero
credulo, ingenuo,
collegiale,
tutto di ghiaccio
Inviava frequente,
in faccia a
contadinescamente
lei
Cangiava aspetto
or di rossor la front'
Involontariamente
si
tingea,
Ed
Gli
si
agghiacciava
il
sangue,
Che.
I\Ia
se ella
la bella,
(ili
lasciassero
non
meno
l'intende, ei
supporre,
si
spiega.
severi e
atti
non
dispettosi
incoraggia
il
modi
timido
adoratore,
felicit sua.
il
dop-
Ma
dall'
la
sua ebbrezza
dura
poco.
Una
notte,
mosso
dell'appuntamento
i:i
indi ritorna
move
fra s stesso
immagina
ma
non
la vera.
la dolce.
11
Un
Tronco
parlare, un sospirare, un
"
Cielo
,,.
in
prende
donna
quale
invano inseguito dallo sdegnato cavaliere,
la fuga,
che, ritornando
stanza
nella
ma
rimproveri violenti,
della signora,
Il
prorompe
in
quella
il
prezioso orinolo
Che
Non
Il
lui
tacitamente addita
era venuto,
come avea
alle cinque,
prefisso.
difesa,
non
trova
pi
ma
a
chi
si
l'ora
il
marito,
stanze
il
Non
Da
codardo
il
moglie. Io
della
cavalier,
atroce rabbia, ed
il
ma
perch
punto
v'
noto:
trattiene e
Onde prorompe
122
e dice:
"
buon marito.
Chiedi ragion;
ma
Menichin, che
al
itria poi
affronto
ragione
me
par di
come
col ferro
dell' istesso
Chiederai con la se
A me
.^
t'offende?
Xon
vi so dir quindi
che
ci
Cos
chiude
si
si
chiama
novella
la
buon
ma
partito
presentare appunto
il marito
buon partito.
in cui
Il
marito,
processo di divorzio,
il
accadesse
il
d' Irlanda,
il
quale da tre
il
cune
al-
jockey s'impadronirono
guito in
nome
terzo,
palafreniere
non
d'
il
dandogli
lui,
;
ma
io
intimazione
Firenze,
comparire
la
dubito che
ritrovata fra
di
di
servito,
in ci la
memoria
cedola
poich la
dinanzi ai tribunali,
che ho
Vittorio
Ainndio
ot/irm-isr Coinit
Dm-! l'iguriamoci lo
dover rispondere insieme
/o/m
Del
re.st.i
non ebbe
l'Alfieri
facilmente
l'avrebbe potuto
un
avere
oltrech
braccio
uccidere, giacch
slogato
in
poteva,
trattolo
dinanzi
ai
molto,
di
che
il
palafreniere
o che
E Penelope
medesima
ella
all'Alfieri,
Dopo
si
ad una
mano una
spada,
tribunali,
in
un
impoverirlo
non pare
al
conte,
il
seguito
o almeno dissestarlo
che a lodarsi
provocatolo a duello,
quale,
il
facesse
gli
poteva domandar
di pi a
la
dovette fare
necessit
ul-
deva
di
sognare,
sulla nave,
si
e ricondotto da
ricordo di giorni
di
piet,
quasi di
lui
che cre-
omai
quell' inaspettato
incontro
al
da un sentimento
pensiero che per cagion
lontani, preso
rimorso,
al
ella
lettera,
che
per
mala
ventura
affetti
non
ci
che
la bella
l'Alfieri
quillit
felicit sua,
giacch
la tolse
ad una
societ,
in cui
troppa scienza
chi
jc
Si
conchiudeva
sfaclioii
intorno a
ella
vous ainienf.
fanrais
lei.
reicoiitrioiis eiicvrr
iious
toijours
rappreiidre de vtre
rividero pi
che
(jiti
le
iiiahi.
hi plus
grande
Adieit.
Ma
sati-
non
si
e quindi a noi
Che
fu di
libri,
la
musica,
accanto ad
nell'oblio,
passate
alle
follie
Checch ne
sue colpe. Di
lei
non
sia
alle
resta
ormai
nuli" altro
che
il
nome
ignudo,
il
da
cui
un affetto
ingiallita,
bellezza e di grazia
quei
caratteri
sottile
profumo
mano che
li
scrisse e
un poeta.
V'Jtiy-ruy
(lAU^ori^ /^-c-
<*< Mf*/
e*
T^<iN Tt<^^ 1?-AN Tt-^^Th ^TTr:
?;%nE r^ieX
9b ?^SnE
me*^^-'- iu!*''-<
T^i^
?^X
L'ALFIERI
A CESANNE
HI
'~^
colli piesi
fosse,
rinai
del
torinese
il
dalla
sua
rusticano cantuccio,
abati, senza cavalli,
bella
marchesa? Vi
proseguiva
la vita
l'inverno di quell'anno
t>
disoccupato
brama
In que' lunghi,
eterni
mani
negletto, la
ed
volontaria prigionia,
di
ore
alla
lo
anno, aveva
ascoltarla
finita
ridotta
ed applaudirla
la
seggiola,
sbozzata gi da
un
pubblico benevolo
il
le-
ripreso fra
del Cari-
giugno 1775. Poco dopo la rappresentazione, l'Alfieri, per attendere con maggior raccoglimento
agli studi, lasciato Torino, eleggeva per dimora estiva il
gnano add
Cesanne.
ritiro di
A
i
16
Cesanne
pu dire che
si
l'
Alfieri
abbia composti
quell'anno,
di
tutto
che un sonetto,
il
le tre colascionate
che era
stato, di quel
Ora
infatti
che
'ita
quasi
monumento
quel
pi
di
parecchie fra
riun
t.irdi
le
1775 >
portano
samiiatiirr tragii/ii
conservati
autografi
suoi
nella
che trovasi
n. 3,
Laurenziana
di Fi-
renze.
L'autore
egli
scrisse
vi
foglio
sul
di
guardia
presso di s
un ricordo dimostrativo
ignoranza
una et ove
in
altri
autori
avevano gi ac-
in
argomento
un
maggior
di
di
l'Alfieri
pensava, scrivendo
lode, se gli
n gliene doleva
tali
in
siano altres
scito
superarli
ma
contrario
al
trattenerci
Il
zione per
curiosit,
ai
ma
si
La
per
allegri.
Ecco
in
prova
ri-
da stare
I-orme
(
lei,
Pi indagator e
anch'io, lo sguardo
men
dell'altro altiero.
(^uasi traltto
il
cor, ritrassi in
fretta
Altrove
Ma
di lui
)ncle rivolsi
\'idi,
130
in
il
Al balenar dell'indiscreto
ciglio.
Egro mira
trema
ocelli rivolge e
(ili
il
liglio
morte
e languente a
al
in braccio,
gran periglio.
annota
Non avete mai fatto versi cosi cattivi
margine l'amico che l'Alfieri s'era eletto a censore.
Padre Paciaudi, il quale aveva avuto il coraggio di leg-
in
decima parte
le terzine, illustrandole
non mi
o almeno
leggere
ricordo
con
al-
me
ne
che
la
delle cose
medesimi errori
di sintassi, quelle
metafore strampalate
e que'
improvvisi che
il
postill
il
Paciaudi.
Vifa
l'orgoglio,
giorni
ma
ed
in
l'ostinata
dopo inviava
mi
fiaccava
le
>.
tutti
io
corna e
alcuni
meno severamente
immagini
e le
< dure,
<
vi
sono senza
versi, oltrech
Del vostro
sonetto se
guidi e snervati
ma
le
idee
le transizioni
censore
il
Madre d'amor,
Perch ten
baldanzosa e altera
si
vai
vincitrice in Ida
se
Tu
un
fosti
v' chi a
di,
pugnar
sfida.
ti
buon per
l'u
te
die
pastorel sul
il
Questa
paragon
pomo avrebbe
Il
monte
clic
al
ah!
i^ic\
li
cadea
mano
di
tutte tre
si
Xcl rammentar
Certo
cedenti
scritti
sonetto
il
ma
si
ngerebbe ancora
ti
il
un anno dopo,
// m/Zo di Ganiiiiicc.
Jj lotta di ^li/tro e
d'Krcolr,
d'inattesa perfezione
artistica
fesso
di
vari
pochi mesi
e
il
l'inde-
rimatore
Mart(\
sonetto
altri
tratteggiare
in
V//rv,
Cesanne.
Dopo questo
renziano
l'ostinato studio
zoppicante
si
seccatore, e
la
la
fuga di Dafne,
e gli
rammenta un
po'
il
il
J'arafoco,
Parini: la se-
Vai
di te stesso e de'
Xon
gran pregi
tuoi.
Saranno
mie
le
lodi e infin
che l'orme
Stampi non
gi,
ma
segni in sull'arena.
Tu
Ma
ti
feo
Se avvien quel
Onde
Di questi carmi
Non
E al
muoia.
il
fama
perir di te l'eccelsa
Merc
mondo:
te la
Fosti, Leone,
11
cavallo
si
Leon
Nomi
l
e di
lui
chiaTiiava,
in
come
di qui si
vede, Leone:
fosti
appunto
viaggiando
im mostruoso sforzo.
fatto
Alsazia,
il
ricordo
poeta
cavalli.
17S4
all'a-
De' quin-
dici
primo Leone
Leone, a chi
essi
il
quell'altero,
a timon sempre
si aggioga.
avr pi pronte
ma Toro
carne
Libbre assai che in Leon fien meglio impronte.
Ma
dagli
equestri
inganni
ricadiamo
bentosto
da
Cesanne,
una canzone
amata,
alla
di
ed
che
conflitto d'affetti
il
vi
margine l'amico
vi
ho
letto di voi
< lontano,
Fra
infatti
il
le
dell'Alfieri se
trettanto appassionate,
non
ne troveranno
gentil,
Da me
lirica
n'and meschina,
Xon sono
ma
al-
Vi traspare, mista ad
petrarchesca, molta spon-
saprei.
difetti
Donna
not in
bench da
pi nobili,
taneit di sentimento ed
dimenticare
affatto spente
in seno.
mio
.Nel
l.U
e te primiera
Te che mi
fosti dea,
nell'alma di cui
Te che incensar
Te stessa in cui
Se
dolce
il
Non
Un
"
nome
mia alma
visse,
solea.
ho
tuttor le luci
fisse.
a proferire io sento
all'orecchio, al core
insolito
moto ancor
risento.
l'amore
Compagna
avvien che
La
indivisibile e fedele
si
di
le
vele.
dilegue.
mia
virt
si
ride:
sfide.
Stolto, ch'io
Ad
Il
Avrei da
te,
rivolto
per Dio,
Il
Ah
Io nel fuggir
lo ti
ti
trovo e in obliarti
rammento ognora,
e nell' odiarti
Quell'orride catene
Da
Xon
Da
135
te
mi
sia
dovuta;
Ma
se
pur donna
Male, malissimo
>
al
par dell'altre
postill
qui
che
sei,
burberamente
l'Alfieri
il
abbia vo-
rancore....
LLE
/\
-*
*-
censure ed
ratamente
ai biasimi
di cui l'Alfieri
fu
reite-
da nemici grandi o piccini, sinceri o di mala fede, ei volle, com' noto, rispondere con epigrammi, divenuti per la ferocia loro a buon
dritto famosi.
che
il
novello
fatto bersaglio
dardi
Apollo
intrisi di
ben giusto
Saurottono scagli
Il
fiele
poetico
contro
>,
suoi
D'Elei,
il
Loschi, lo Sgricci,
il
taglienti,
pun-
La
stessa sorte
Zacchiroli,
Lettere capricciose:
il
sorriso,
lui fu
Ben
ti
conosco
letterati
di
che pullul
Mal
di gloria
qual-
che volta l'una o l'altra di coteste fuggevoli larve acchiappavano. E che chiasso allora, che tripudio, che pazzie!
Allo Zacchiroli, un romagnolo nato verso il 1750 a
Castelguelfo, Ernesto Masi ha dedicato, molt'anni or sono,
alquante pagine del suo attraente volume sull' Albergati,
giacch del venturiero
Zingaro
ma
letterario, a cui
e brio,
dasse
in
la citt di
somma
suoi avversari:
gnuola. Ridottosi a
le
spalle
Roma, gran
focolare
ci
di Euripilo Xaricio
le
pecorelle a dissetarsi
ai
si
go-
nome
fonti pe-
par che
si
annoiasse prontamente;
XIV,
per esercitarvi
l'ufficio di
poco.
Un
addio
al
tificia.
accogliendo
sicch,
si
vela
f'
Napoli.
per
il
la vita e s'abbatt
piacevoli maniere
in
un insperato
che,
conquistato dalle
dell'abbate, lo port
seco a Napoli in
principe
di
Cariati,
La Sirena
gli
parve rivivere.
delle
Ma un
sue
grosso
guajo l'aspettava.
Innamoratosi
e,
Ne nacque un
putiferio.
La dama
sul
indignata
capo
dell'imprudente;
agguantato dai
sulle tristi
Due
and a meditare
in
Lo
Zac-
prigione
lune e pi
ponimento
birri,
volle che
>,
com'egli scrisse
neW'ylc/c/io,
com-
di Francavilla,
il
finch,
commosso
rei tra le
gravose some
di personaggi illustri e di
dame
compassionevoli, re Fer-
dinando non
decise ad accordargli
si
Ma,
libert.
la
ri-
Partenope bella
Ei
per
lui
non
ver, lo so
di
de la gentil Livorno
Libert siede su
ricche porte
le
Ma
la
smana
de' nemici.
giornalista
mato
porre
mordere,
di
denigrare
di
il
contro
gruppo
il
frammenti
che
Veniamo ora
al
all'amico
che tu prenda
per
Non
cominciasse da
posso
anzi
un
Zacchiroli
lo
il
scriveva
dirti
quanto
nell'Ambrosiana,
molti
anni
mio giornale
proponimenti vengono
Milano,
rimasti
v:
che aveva
letterario
;<
peggiore
al
fuori dai
il
di tutto punto,
1779
altrui,
a portavoce
l'atten-
eccolo, subito
nella sua
-s.
Ed
attira la
lo
che
libert
ti
Tnbran
....
maggio
sia lieto
io
Vorrei che
dello
Conto moltissimo
che senza
dico
riuscire....
il
stato
di essa
il
il
giornale
attuale
delle
sero
che
^<
cosa.
diversi corrispondenti.
Per l'amor
di
Dio, vedi
Beccaria.
nomi
Sai che
^<
elle essi
benissimo darsi
^<
Non
il
grandi...
hanno
tutti
dello stampatore,
il
ma pu
risolva in parole.
si
la bell'anima tua.
io avrei inutilmente
Per
spero
Se
essi
mancassero,
chiedile
Passano
>.
pochi mesi,
e lo
non pensa pi
al giornale,
;<
dico
parte....
'
magnifica
locanda
alla
',
perch tale
ne ho girata gran
in cui
signora
della
mie commendatizie:
tu mandamene, se hai qui conoscenze a cui appoggiarmi
con onore se non con profitto. Gradirei in particolar
modo lettere per qualche Dama bella, gio'ai/e e che
amasse la letteratiira. Non vorrei per che fosse dama
di
;<
desiderate ed
il
che divino
Il
Bianchi
gli
Zacchiroli naviga in un
paese Milano!
mandale lettere
mar di dolcezze.
(lett.
;
imminente.
1779).
con mol-
vedova Ser-
suo viaggio
Qui si continua ad avere per me una bont
infinita. Conosco omai quanto vi di pi luminoso in
Milano.... II conte Verri mi present al marchese Beccaria, cui diedi la tua lettera, che ti stima e mi fece
belloni
die.
i"
accolto
il
mille feste
(13 ? die.
1779).
1-
la lettera
immaginato
me ad
ch'ei fosse
Amoretti,
Ho lacerato
giacch
n pi n meno come
mi sono
gli
altri.
viasti....
della
dirti
il
mi
vero, se io
un milione d'uomini
ma non
a Milano,
mesi, dacch
metropoli lom-
il
rare.
^<
onori
un
fatto
giovane e bella
lieto e tranquillo,
1779).
altro
dava
Ho
in
Sono
die.
dama
la
un impiego
rifugiava
si
28
(lett.
>
Nel febbraio
in viaggio.
cos, io
barda,
fossi
lui
tutto
raccomanda
che
crocchio
il
al
circon-
Oh
simamente
mio nome.
Ma
che
Duchessa non ne
la
labbra. Dille....
divina.
Addio
Bentosto
ah non
le dir niente.
mondo.
lo sa
?,
pi sensibile
mio nome
sulle
>;.
per,
la
Costanza Mercantine A-
ei
sue passioni,
ripigliava
buona o
correr
cattiva chi
verseggiare l'Astigiano.
spargendo
la terribile
vendo
ei si
vendic
onde
mazzata che
con cui
difatti all'Albergati,
il
era entrato
rela-
in
ho
<
segno
Veda un
finito in
di vita, gli
po', signor
andar tre
lasciato
di pi, se
versetti
Marchese carissimo,
questo epigrammetto
soli,
Fosco, ecc.
de-
come probabilmente ad
Per un gran pezzo a me
era sembrato strano il contegno dell'Alfieri. Come
mai, egli che non ignorava certo quel che tutti allora
sapevano, vale a dire che il Zacchiroli e l'Albergati erano
altri
cuciti a filo
gliere
il
doppio l'uno
all'altro,
andava proprio a
sce-
il
giorno in
cui,
Ma
la
cosa
frugando tra
manoscritti della
porre
le
l'Alfieri,
Tra quelle
scritture,
che
mi sono imbattuto
in
scritte
forma
in fran-
dere
l'Alfieri,
al tra-
comme-
il
movente che
ispir la condotta
come
Zacchiroli,
costui
poi
di
ne furono
indi-
buon inchiostro
allo
suo
divulgato
avesse
Informato
dell'Alfieri.
scorno
malmenato,
il
divenisse quasi
data
l'aria di
ziano:
Ma
il
comune petulante
al
dare
al
proprio corrispondente
il
consiglio ora-
non s'arrischi a
a tener l'abbate maligno in conto
poco
il
ami proxivnis
bellicoso, e
ardet.
d'umore
era
continu
amico
di carissimo
II.
Il
ci
ha
prontamente amichevole
bellano e generale di S.
tore di decorazioni e di
tore per natura e
tra
patrizio
il
offerti
ragguagli
relazione divenuta
bolognese, ciam-
Raccomandato
di cortigianesca consuetudine.
dall'abbate
suo
seconda volta da Bologna, volle recarsi a vifamosa villa di Zola e vi rinvenne accoglienze cordialissime. Di questo primo incontro
tra i due scrittori drammatici, lo Zacchiroli ebbe certo
pass per
la
satira.
Finge
egli
dunque
che
alla
locanda in Bologna
l'Albergati all'Alfieri
ma
si
ave l'honneur
qiie je
de vous
faire
rvrence.
me
semble.
Alf. Je
le
proteger
port
beaux
les
mes
les
trouvois
que
(sic)
gens
les
que
de
excellentes.
condition doivent
j'en ai use
tragdies.
cependant
je n'ai
je
jamais eu l'honneur
ne trouve de plus
de
belles pices
sont l'honneur de la
nation
et
de thtre que
du siede. Fiez
tlatteur
\'ous
Alf.
11
n'y a
au monde,
rieri
146
doiit je
me
mes
tragdies.
Gomme
jusqu'aux larmes.
On
dans l'intrigue.
ramassa
Mais
dites-vous.
pommes, moi.
11
a,
la course; ce
est attendri
je
connois
par exemple,
la
assez
Cast
rire
apparcm-
bien
l'histoire
pomme
qu'Atalanthe
il
pomme
mes comdies.
Alf. Boni
est ce
que
les
auteurs
Mais
enfin,
Monsieur
je sais
le
me
procure-t-il
mes
pices da thtic
il
v en a
oncore
i[ui
osent
se
moquer
des votres.
Ils
.\lf.
Il
raisons....
tragdies.
mes
Alb. C'est ce que
Alf. Xi moi non
je dis aussi
jamais consulte
14
me
d'avis
bon de
ligue
faire
que
la
raison n'est
seroit
Je n'al
la raisoii.
Monsieur
le
offensive et defensive
Comte,
contre ce
qu'il
im-
jS[elpomne et
ma
Thalie.
le
belle ligue.
Alb. Il faudroit commencer cotte ligue pour (sic) nous lire mutuellement nos pices; puis nous nous louerons tout notre aise.
Alf. Fort bien. Passez moi l'mtique, et je vous passerai la saigne
{sic). Je m'en vais donc commencer par mon Antigone. Vous
connoissez sans doute, Monsieur le Marquis, l'Antigone des Grecs.
Alb. Non, Monsieur, en verit, je ne la connois pas, non plus [que]
les Grecs; je sais seulement un peu de fran90is, j'crivois mme
autrefois des fort jolies lettres dans cette langue, lorsque Monsieur
l'Abb Taruff prenoit
la
peine
je
Maintenant
s'tablir
alle
Rome.
connoisse l'Antigone
des Grecs.
Ed ecco
del proprio
il
poeta sciorinare
dramma.
Ma
al
suo visitatore
nel racconto
ei
non
la
riesce
tela
ad
non
dir
come
l'Alfieri nell'ordire le
precetto,
sue tragiche a-
stravaganti
presti loro
Del rapido
viaggio....
D'Argo venni
io....
Ed
c'est
un tyran, un usurpateur,
les
c'est
monde
le
ne l'ignore pas.
il
il
laisse la
En honneur
(sic),
voil un
Alb. M.
le
merveilleux. Je
le
de
la suite
la pice.
d'Argos qui
la reine
est dj
dans
la salle.
Alb.
Alf.
Alb.
Alf.
Alb.
Et qui
la conte-elle, s'il
La
demande!
belle
Comment
soi
sol
mme?
songer.
faites
Ecoutez-donc. La reine
vous plait?
mme.
quon
comme i;a.
mme
ses
fatigue
du
un
de son vovage;
peu de repos dans
et
la
palais.
le
Argie veut
lui
faire
est
assurement
un
ime
des
(sic)
agrable
(sic);
Creonte
(c'ost ainsi
que
le
tyran s'appellel
Creonte
U9
est l'ennemi
enterre
le
mme
qu'on
a dj
il
six jours.
Alb. Et
elle
va
se reposer
dans
du
la salle
palais
habit
par ce
Creonte!
la nuit
liien
est
coup de rapidit.
Alb. Je n'en
six
Apparemment
elle eit
venne en poste,
au trot de
grands chevaux....
Alf. Pardonnez-moi
il
Alb. Ah,
ah,....
pour suivre un
prendre de l'argent.
Il
Alf. Vous
ment du
roi
avec
bon
le
Ma
reine
n'est
plaisir et l'agr-
le fait
entendre dans
la suite.
Xe donner
volture sa
lille!
11
y a loin
pas
mme
d'Argos Thbes.
une petite
Ainsi je crois
du vovage.
Alf. Apprenez dono, Monsieur, qu'Argie n'avoit point de suite.
Elle ne partit d'Argos qu'avec un bon vieillard nomm Menete.
Alb. Une reine d'Argos qui vient dans Thbes o reigne son ennemi
(xic)
Alf. Et ce
vieillard
{sic)
qu'un vieillard?
le
poids
Alb.
Car
enfin qui
pour
150
dans
aller
suite qu'un
Alf.
J'ai
et j'ai fait
Ai,B.
taire Thbes?
Alb. En verit, je n'en sais rien.
Alf. coutez-la donc. Elie est venue Thbes pour ramasser les
cendres de Polinice son poux et les rapporter ensuite dans
Ai.F.
Argos. Je
cependant
n'ai
jamais vu,
je l'ainie
dit-elle,
ma
.\ntigone,
sour;
belle
la folle.
tre.
Il
Alf. Argia voudroit voir cette belle-soeur adore, mais elle ne sait
pas comment la reconnotre. Pendant qu'elle (lotte dans une incertitude douloureuse, on entend da bruit. Elle tremble
(.\2
peur.
Quelqu'un s'avance.
Mon Dieu! C'est assurement Creonte, ou quelqu'un de ses
courtisans. Pauvre .\rgie, que je te plains!
.\lf. Ne la plaignez pas encore. Je m'en vais la faire cacher.
Alb. Oh, la belle imagination! Est ce qu'il y avoit des armoires dans
.'Vlf.
Alb.
la salle
de Creonte?
Timori vani
la
quella
proprio
vedere
Antigone!
Ed
Ale. Ah,
point
nomm!
Les gens
raison ne trou-
Mocquez
le
(tic)
vous toujours
des
gens
raison.
11
falloit
qu'.\ntigone
parl,-it
aussi
151
sii
vous plat?
Ale.
me
trompe,
l'arce qu'Horace,
je
si
ne
le
exprs
dit
Apparemment
(sic)
les
frecciata
bruscamente
vien
Zacchiroli
non
raison
che
il
dialogo
fatto
di
finisce.
sou{sic)
Finisce
domandarci
se
trascriverlo
Ma
probabile.
tronca quale
il
per
In
il
lo
tra-
intiero.
realt
appare, scritta
in
la
un
rispetto dell'ortografia
et
gens raisonnables.
homme
le
Francia e
grambene
composta
solitari
di chi l'ha
Il
Essa un
pu negare, della formidabile maldicenza zacchiroliana. Amici e nemici, tutti debbono sopportarne le trafitture. E che razza di colpi egli
mena Qui il pi bistrattato dei due drammaturgi fuor
di dubbio risulta l'amico del critico, il suo vecchio collastava rannicchiata.
si
boratore. L'Albergati
ci
libel-
lista
pompa
come
l'esopica
cornacchia,
a far
di
essa
il
quale
punizione meritata
i'Ktkii i.yskii).
1906).
X:*'X
*jTsX.4ii-"-m 4ir.<:X
MOZART E LE
ELLE
[\
^
NOZZE
DI
Monaco
FIGARO
-*-
di
^i.-icSnk
l'^i/i^r
y?^^?^^;/: Ty/i-w/rr
un colpo d'occhio
vaso,
sfavillante
comode
che
la tela s'alzasse
anche
tori,
il
non
o
il
negli
intervalli
di
sporgevano dall'ampie
si
il
vestiario,
ed accanto
al
tutti
cos
linguaggio
tra
riposo.
loro,
distinguevansi
di
Certo
spetta-
quegli
vuoi
per
per
il
la fa-
Goethe n'echeggiavano
bal-
soltanto.
si
festa dell'arte
aveva
mondo
fanti di
in-
primi freschis-
capolavori trion-
un impulso unico ed
irresistibile,
quanti personaggi
genio
il
Salisburgo, pervenuto
meno
di
due
lustri
nulla, gettandoli
maturit
alla
colpo
nello strazio
vagheggini ed imbronciati
fieri
melensi,
tutto
parvenza ancora
Fanciulle
il
ad
pronti
di cuori
ogni sa-
d'appagare
innocenti
le
vecchi
mondo
spensierato e fe-
che reca gi
florida e brillante,
caduta, dell'irrimediabile
in
nell'immortalit.
filosofi,
insomma
di
aveva
e palpitanti dal
avidi soltanto
affollarsi
maestro
perfetta,
brame perverse
del
tratti vivi
(1782-1791)
d'un
sono tornati ad
meraviglioso
in s,
sotto la
segni dell'imminente
dissolvimento,
rivissuto di-
ci
gli
i
aranceti in
passi
leggeri
1,
agli sdegni gelosi dei pretendenti sbalorditi e confusi di fronte a tanto manifeste
prove
dell'instabilit femminile....
Poi,
IIOIIKN-SM.i^ltimC,.
mentre
il
tutte,
siamo
caracca tiepolesca
saliti salla
Selim bassa per scendere ne' giardini del Bosforo e penetrare al seguito di Belmonte e del pauroso Pedrillo nei vietati
di
meandri
Quindi
dove
si
il
Osmino.
Burgos,
Serraglio
le
penetra a fatica,
tenebre amori
fioretto....
dal
custoditi
chiarore lunare
svolgano tra
sfatti;
il
burlevole
del
in
che
lasciando
furtivi e sanguinosi
il
mi-
mandolino ed impugna
mondo
nei paesi
dei sog"ni,
della
acquista insieme
acquisto prodigioso
mozartiana
sapienza e
la
dalla
che,
magia
simile
al
mutando
sponde
fiorite,
or scura e triste
massi che
le
impediscono
la
via,
ilare,
contro
loquace
quali in-
Non
creazioni
come
tutte per
drammatiche
che
varrebbe dissimularlo
deir unico
dicono lo chiamasse
il
Rossini,
tra
le
compositori,
piena ed uguale
stretto a piegare
capo, sebbene
il
anche
Co-
soddisfazione.
fremesse
riv-olta gli
la
sulle labbra,
deviare suo
malgrado dal cammino che s'era tracciato, per lasciare libero il varco ad insensati capricci d'impresari e di cantanti, troppo spesso Mozart si vide nella necessit di gittare
il
sublime dentro
angustie
le
Ed
bilmente inferiore.
d'un modello
a volte
l'ira
tratto,
note
le
il
incommensuradisgusto lo vin-
un'opera, l'interruppe ad
un
da
lui
l'insipida azione
eppure
le
felici,
altezze avrebbe
potuto
paragonabili
pi bei
ai
meglio ancora,
la
come
la
quale
musica teneva
le
dell'opsra buffa
italiana,
in
libretti,
cui
la
comune,
tamente nel vero. Perch il dramma musicale riesca a toccare quel grado di relativa perfezione ond' suscettibile.
MOZART A
(DA UX
(..l'ADRO
SEI ANNI.
UEL MOZART-ilOSEUM).
IL
PADRE.
fa d'uopo,
che
le
due
come
il
arti
vi
a quella, secondoch
Due
se
il
musicista
compagno ed un
trascura d'aver un
regno,
il
il
se l'accordo spezzato,
sultato finale
traternamente
dividano
si
Ma
vecchio
disdegna o
sole volte
Mozart, sempre
il
in traccia,
il
ri-
d'arte.
ad onta
formidabile competitore.
ammira
si
il
Don
Gim'amii e
il
Da
Da questa colla-
Ponte
tutto
jVozzc di Figaro.
sia stato
davvero
il
mondo
Per non
lui,
lui in
che taluni
brettisti,
po, non
Arturo
davvero meritata.
Farinelli
riduce ad
Il
cingere intorno
libretto di
Don
Goz'amn,
li-
al ca-
come
si
gi composto, per
Allorch
il
grande
scrittore
di dargli
una continuazione,
ma
non gi
il
Barbiere,
Scrivendo
altro fine
la schietta
ei
personaggi
propose bens
si
stessi divenuti
Beaumarchais non
fosse
pubblico
medesima.
proposto
erasi
riportare
di
di ricon-
al
teatro
sul
ammiratore
Voltaire non
dopo
il
poteva pi rinunziare, e ch'ei sapeva d'altronde profondere negli scritti suoi. Ma Figaro, nato per far
si
sarcasmi taglienti;
di rivolta; la farsa
la
parve tramutarsi in
dramma
sotto
il
gi virtualmente in-
cominciata. Beaumarchais,
nel Barbiere,
ma
il
che
il
pubblico aveva
voluto
messo
vedervi,
anim invece e pervase da cima a fondo il complicato congegno delle Nozze di Figaro. Costui divenne davvero il banditore dell'insurrezione, e dalla scena intim una guerra, magnifica d'audacia e d'insolenza, contro la
la
copriva
di ridicolo,
le
scavava
il
dinanzi la fossa.
di sfasciarsi
di
seguito,
come
se
non
indicibile
Essa
fece
la sera
si
fosse
trasporto
altro
titolo delle
(l'.KTJlKiEMXASSi:, 7).
la
Nozze
materia d'un
dramma
zione
occorreva
musicale giocoso,
sfrondare
lussureggiante
la
sve-
stire la
Da
Il
gli scrupoli,
nella
commedia francese
vegeta-
Figaro
laboriosissimo, forzare
dell' intrigo
fa-
mano
espertissima
non del
tutto
ad ordire una
tela
collaboratore. Certo
non
di Mozart, riusci
indegna del
sommo
e,
guidato
Beaumarchais
liano
la
Ma
coll'originale.
sicuro
stentati, privi
di
lontano paragone
pi
al
ad
onta di
nella
tutto,
copia
di
scialba
e grossolana
genio
spesso
permane,
questo
il
ita-
di
suo volo.
il
fama che
il
giocoso
si
aveva presentato
il
osservato,
fedelmente
le
la
due opere
d'arte.
Il
Beaumarchais, e ce ne scolpisce
gonisti
le
A^ozze invece
come
altri
ha
gi
mescolano
primo dramma
meraviglia
del
prota-
sog-
molti nemici la sua felicit futura. Ingannato dalle apparenze, ei giunge a dubitare anche della fedelt della sua
bella,
la
ed eccolo
disfatto; ei
leggerezza femminile
Ahi che
il
lcUirsi
donna
ognor
follia
Il
di
il
pieghe
Madrid a
Siviglia, travestito
bella Rosina,
si
moglie sotto
le
ma
Perfetto gentiluomo,
corre
in
insieme libertino
traccia di fanciulle, e
il
perfetto,
egli
iits
immeritevole d'inte-
di fare
ricercherebbero nella
donna
ne
Don
Bartolo, invano
contessa d'Almaviva.
soffre
amore
per ricondurre
si
Conscia del-
ed
ten-
sposo infedele
da un
al
senti-
^'^^'
^'
'^i
di
Rosina de-
leldV
cavatina de,
n recitativo e
:: Z'
:To'roTa"JcT't
effuse
merc pe son
eroi de'e
'"
ultimo, di
'^^'^^
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nosce
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darli.
graziosa. essa la
paggio.
;LL
;,
tristezze, di
quanto
mal
crs-arcr^''-
pieno di de
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Beaumarchai?
manente, perpetua
a d^>
tasia dei'p'oetf
aghl!^^
%urazion
Byron ed
i,
i,
iairaristocratico
''""''
a lo^:
'-
^^"'
liuoorolT''^"""
volgarit
pa^:;;,
--Ilo.
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r,;
1?
'
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ZZ:'^:!ZJT"'
l-amabile
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nell'incurabile
""""'"^^-^''^^ ^""
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"'^^'' ^'^^^Plicabili
definire
si
in
'
d.l
to
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t-rre
J
Tvf s"""
veri
"
^'"^' '""''''"-
erL ^TV"^"'"'
de,
canto
'^
lerlT^J
--^
genio^'^ltuSa^^Vh:
Non
n dalia canzone
dell'atto
dove comincia
lettori
il
riso,
dove
il
certo la gioia,
Non so pi cosa
pianto,
Voi
secondo:
dramma
giocoso
miei
Ma
benevoli
tinttn
^lt
eHwim" m
rtit
Cnrw
f'"'"!- f^""!'-
c""'!-
fcrt
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Ut
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3)rifl"i.T.
j^t
C.4
lA
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Sn'ilciniialc:
Sttin
3iWi( j
""
T,n&.
QTrAp^on^
(Ut
3KotT.
4rfnna'*n
piafor.
t^^Ufseitiiflfil
PER
r\^
lUN
di
in
IL
FOSCOLO
esempio pi lagrimevole
certi cervelli
ammalati,
di quello
che
ci
porge
la
contro-
Ugo
carme
infatti se
il
del
urtando
ragionamenti
blema,
lo
gli
le
uni,
respingendo
gli altri,
opponendo
ai
dichiara
di
un interesse enorme,
scrive
ci
omnibus
et crescit
direbbe Giovenale.
Quae tamen
Ma
egli
Appena che
valentuomini,
difatti alcuni
a'
quali la
mentazioni fa sfumare
il
documenti, sovra
lettori,
gi
fin
quali io in-
potrebbero a tutto
pi
sia
oggi circoscritta
siasi
ed a me medesimo
la
e sostenga che
quando
il
vi
sia
nell'estate del
da
pensiero di
1806,
lui
dietro
si
nuovi tentativi
al
al
in
in
verso
poi, fatti
per
malinconico tema,
Verona, e
il
quando questi
Ugo tanto si com-
il
poema in
rivolse imme-
uno
consultato,
scrivere un
sciolto
contesa,
come
Pindemonte depose
la
usurpare del
os
lavoro
il
disegno
un bel giorno
il
tosto;
e l'orditura.
titolo
il
concetti, immagini,
Pindemonte vide
ca-
nome con
raf-
non senza
Che
fare
smascherare il Foscolo ? tacere ? Il Pindemonte si appigli, da gentiluomo quale era, al secondo partito, e dal suo
abbozzato lavoro si rassegn a trarre soltanto materia ad
una risposta
al
macquando
lo si creda, indorare con ipocrite restrizioni la pillola) non
son fortunatamente molti che pensino tale opinione non
conta ormai, se non m' inganno, che un solo difensore.
Affrettiamoci a
dirlo
che
il
Foscolo
si
fosse
Quasi che
tutti,
invece,
visan,
r Ugoletti,
il
Mestica,
il
Tre-
il
questa sentenza.
l'accusa di plagio
Ugo
Foscolo non
poteva
da Milano
si
il
25 del seguente mese una seconda.
prima o nella seconda visita che ebbe
luogo la lettura ? N nell' una, mi si risponde, n nell'altra.
Non nella prima, perch questa ebbe luogo il 17 giugno;
ora soltanto trentasette giorni dopo il Pindemonte ricevette dal Cesarotti la lettera nella quale gli dava il consiglio di non continuare i CYw/Vt?.- e perci al rifacimento
in sciolti inammissibile abbia posto mano prima delia
fine di luglio. E neppure nella seconda, perch, quando il
23 di esso mese Ugo ritorn a Verona, non vi rinvenne,
il
17 di giugno,
Orbene
come
il
nella
attesta
una sua
bella e notissima
gli
scartafacci famosi?
primi
sui
l'amico,
lettera,
tal caso,
d'
quando
La
agosto
trattenne a lungo
con
il
Pindemonte, che
ivi si
Ugo
egli
si
trovava,
e la
il
risposta
gli
pindemontiani.
sciolti
Ma
come
si
prova
l'opposto,
ed
in tale
credenza
ci
lettere
docuinducono appunto
quali non sono altro che
i
iSo
il
zS luglio
1806. Ip-
nezia.
seconda
della
167
visita,
il
indirizzare.
>
questo,
come ognun
vede, un assai
fedele rias-
Ugo
citt
qual fronte
di
fra
26 di luglio
il
Ora
ed
il
se
al
lagnandosi
il
si
il
Pindemonte. scrivendo
appena avvenuta la di
dar conto all'amico di Mantova
Bettinelli,
lui
partenza, invece
delle
conversazioni,
a trasmettergli
prima
il
sunto
L' assurdit
rilevarla.
Ma
d'
se la terza visita
sugli ul-
cos
infatti
1'
1 1
il
Pindemonte, riscrivendo
al
Bettinelli,
in prosa.
neppur qui una parola che accenni ad una recenSe questa fosse avvenuta, credibile che il Pindemonte ne avesse anche questa
volta taciuto ? Si pu pertanto concludere che 1' opinione
emessa da certuni essersi al Foscolo offerta occasione di
tissima visita fattagli dal Foscolo.
leggere
d'
Sepolcri dell'amico
nell'estate del
Ugo
1806,
non
queste
di
si
la
manca
rec a
famosa
Pindemonte
di valore,
per
il
poema /
Ciinifiri,
di-
al
si
la
poesia a
Orbene
di lui dal
come
ci gi stato
l'altro di questi
modo
1'
uno
l'at-
Torraca, e in
assai
Cos
chiaro.
fin
^ifa di
qui
I.
trascurato
Pindemonte,
scritta
rifacimento tentato pi
per rendere
liano.
nel
Come,
modo
tardi dal
semplice
pi
vengano a spiegare
cose che avevano
si
moltissime
meno
conclusione
di
che
egli
il
Torraca,
Per noi
nuovo.
erronee,
perch
io
cavarne
basti
mi
questa
il
Pindemonte riprese a
aveva tentato di svolgere ne' Ci-
allorquando
Pindemonte
il
conosceva gi
del Foscolo.
l'epistola
essere
sappiamo
difatti che a met di quel mese il veronese aveva ricevuto
il carme del Foscolo e che l' ultimo
di giugno era gi
pronta per la stampa la sua Epistola. Ora poteva obbiettarsi
cosa verosimile che il Pindemonte abbia in soli
due mesi e mezzo gettati sulla carta, corretti e preparati
per la stampa
Sepolcri?
A questa obbiezione ha gi risposto in un suo lavoro
il
Torraca, che, analizzando il carme pindemontiano,
mostra chiaramente come in settantacinque giorni esso
possa benissimo essere stato composto. Il Pindemonte
per vero trasport nei suoi sciolti molte cose che avevano
composti
fra l'aprile
ed
luglio del
il
1807
noi
veniva a prestabilire
della risposta,
si
gli acuti
se
potrebbe
finir
tien conto
di
Ugo,
che un
quale
il
l'andamento,
limiti
siffatto lavoro
la pi efficace
si
carme
la disposizione,
Ora
il
1806
al
e la
pi desi-
Pindemonte diresse
suo vecchio amico il Bettinelli,
il
il
29
novembre,
la
notizia a lui per desiderio del Foscolo data dal Pieri pochi
Ugo
attendeva
al
suo carme.
Foscolo
retta,
ma
il
me
Sepolcri a
di-
medesimo scrive
settimo canto del Bardo e di
Il
La
resto
di
gennaio 1807:
Foscolo non uscir cos
il
L'epistola di
usciranno
ce
Ip-
con essa
tosto,
medesimo e
perch
la tradu-
remmo vanamente
gazione se non
qualche lettera
questa
che
sia
forse
andata perduta
in
addirit-
il
Ma comunque
tera del
<
prossima
Vi mander
cho per
me
si
ci fosse,
in
pubblicazione
miei
potr. >
versi
della
a Foscolo
il
una sua
settembre.
ciandogli la
Pindemonte
si-
let-
annun-
sua risposta
il
pi
presto
Ma
strinse Ippolito a
ta alle altre
per fermo,
il
pi irre-
fragabile
al
Bettinelli:
Credete
Srpolcri, se
voi
che
io
non
vi avrei
si
"
mente
il
me
si
gi
mandato i
una
fosse presentata
?
potr. Se vi piaceranno,
Non
ormai
si
v'
dunque
pi luogo al
chiara
come
quando riprese
Ippolito,
come
cos detti
lo
trattare
il
tema,
gi
E questa,
e la testimo-
ap.
miserazione per
il
Pindemonte, dove
le villanie
vituperi
rifiu-
tavano credenza? Dove, o dove < le vere storie > dei Sepolcri,
minales Volnsiaiii, con quel che Catullo si incarica di
aggiungere
in
nostra vece
Cosi la neve
Cosi
al
al
sol si dissigilla.
vento per
le
foglie lievi
UN MAESTRO OBLIATO
(RUGGERO MANNA)
N Ruggero Manna
parve che
la
fortuna,
non
facile
Manna
di
suoi passi
Don
sorgere
sorta in lui
col
bentosto
vocazione
de' suoni.
famiglia
in
dell' intelligenza,
di
irresistibile,
tramutatasi
dedicarsi
all'
arte
episodi,
per
quanto
singolari,
meravigliosissimo
genio
musicale,
che, o in casa
mani
al
1808),
(egli
Wolfango Amedeo
era venuto alla luce
Ruggero
gi
si
sforzava
teatro, pi
avevano colpito
melodie
il
suo
174
orecchio; ed
solo l'aria
Uomini vani
e sciocchi
il
Filippo Galli,
celebre
che riportava allora appunto, nella parte del geloso barbiere di Siviglia, strepitosi successi a Milano. Questo fatto
veramente notevole,
genitori
mettenti
rivelavano
si
buon
e Nicola, che,
suo
fioriti
entrambi
ebbe quindi i
maestro ecfratelli, Adolfo
zio,
nel
Di
genitori,
studi,
non
cancellabili ricordi.
sei anni,
Ruggero Manna
Lavigna
di
Milano; ed
in
questa
citt,
del
appena
maestro
scorsi
sei
r editore G. Ricordi
fronte all'opuscolo
Sinfonia
<
dedicata
al
Mentre
il
picciol
mezzo
raro
si
legge
in
merito e parti-
>.
Ruggero
le
la
teatro e di trionfo in
di teatro in
acclamata da
Bassi sapeva congiungere le
trionfo. Artista
tutti
pi
pubblici
colui che
tenti
la
doveva pi
melodie
dell' A/ricatia,
di
italiani, la
mondo
il
Roberto
spetta
il
genio
di
colle po-
Diavolo, de'
il
che
al
teatro di
la
definiva pi tardi
anzi
per
quale
parto
il
d'
suo
stesso autore,
sarebbe
la Bassi, oltre la
sebbene
ingegno im-
che,
riconoscitita ,
divenuto chi
Semiramide, che,
Meyerbeer
la
scrisse
scene,
il
disperando
il
di
si
nozze
le
risolse
poter incontrare
crea-
la fedele
nell'animo del
maestro,
il
Manna,
il
contratte col
le
poscia
di
s'
alla
stessa
le
lettere
dal Meyerbeer,
dell'adorato figliuolo, ed
il
convergevano sopra
compositore
illustre
il
tutti
capo
trovava a
sua volta nelle dolci affezioni familiari la sola, la durevole felicit che si possa (com' ei confessava) godere
quaggi.
Da Milano
il
il
Manna seppe
prosegu
i
letterari
ed
per
senza trascurare
E col
del p. Stanislao
celebrit
in pari
gli
tempo
nasceva nel-
volendo,
perch tutto
comando
vigore
novello
di
rammentassero eh'
gli
sulla
si
comune
a tergo d'una
scritta dalla
il
uomo
al
Kramer
padre
lettera,
e"
degli uomini,
Ed
genitori
sollevarsi
in
data
madre a Ruggero,
dell'anno
tutta
medesimo,
piena di affettuosi
il
strada che
avremo
del
il
bravi
Meyerbeer,
quale, due anni dopo, Bologna tutta accorreva ad
< maestri
>.
il
protagonista.
nel '22
appunto anche
il
figliuol
suo per
la
prima
RUGGERO MANNA.
(DA
UNA LlTOr.nAFrA
DEI, 18i5).
177
tra le pompe maestose della funzione che ogni anno 1' unione de' professori di musica della citt era solita far
celebrare nel tempio del Monte della Guardia, Ruggero
Manna, appena quattordicenne, dirigeva una Messa solenne a tre voci, a piena orchestra, composta da lui medesimo. Annunziando l'avvenimento, la Gazzetta di Bologna
dell'
siego esortava
il
sordo
il
Prof. Mattei
sig.
terminato
il
suo corso
di
statuti del
gli
>!
Non
intese a
due anni,
pi di
chiedeva e conseguiva,
studi,
tunque
di gravit e di sus-
titolo di
di
Liceo esigessero
maestro
Bologna
in
quan-
chi aspirava
il
padre, fu
il
Germania, perch, soggiornando col per alcun tempo, avesse agio a sviscerare
meglio le dottrine musicali della scuola tedesca, gi ben
dalla
in
di cui gi
uno
quali
il
non
fosse.
notabil-
possesso, e che
il
ha
fatto
per
di
i
legami
italiana
vantava
l'
di
lo
il
Manna
si
stabili definitiva-
sangue e d'amicizia, gli interessi, i ricordi dopi abbandon se non per viaggi assai brevi
178
di
sino al
tempo
di sua morte.
direttore
mantenne
si
ed all'estero
nome con
suo
il
rivelano tutta la gagliardia della sua ispirazione e la profondit della sua dottrina
Messa dedicata
prese
il
alla
(basti
memoria
citare qui
tentare l'arringo
partito di
tra tutte
la
maestro Mattei).
suo
del
teatrale.
siffatta
determinazione non giunse per se non dopo aver sostenuto aspra lotta con s stesso; spronato e vinto dalle
sistenti
preghiere
famiglia
della
degli
amici.
F/?c,
in-
Prima
vi fu accolta
festa
rappresentato
del
dopo
sul
1845
quindi su quello di
Cremona
teatro
e di
Casalmaggiore, e
di
Mantova
di Trieste, nel
auspici
Manna.
la
alla
il
gran teatro
meravigliosa
Ma dopo
principio
ed un anno
avere
sua
delica-
dato con
carriera
teatrale,
appariva piana
oramai e promettitrice
di
futuri trionfi,
il
Manna
l'abban-
la
si
egli
ma
vide indotto ad
danneggi
irre-
molte e gravi
abbracciarla; e
179
due sole ne accenneremo: l'eccessiva sua senmalferma salute. Lo scrivere per il teatro
fuori di dubbio il mezzo pi sicuro
il
solo sicuro
anzi!
per ottenere una notoriet larga e clamorosa,
quella fama che veramente inebbria come un liquore potente chi la raggiunge e d all'uomo l' illusione di credere che non perir intero; non omnis moriar... Ma
trionfi di siffatta natura non si conseguono se non affrontando amarezze infinite, soffrendo pazientemente, senza ritra tutte
sibilit e
la
senza
bellioni,
tatti,
Manna
un
altri
poteva parere un
Non
diveniva per
fastidio,
lui
supplizio.
consigli di chi lo
amava
le
esortazioni affettuose,
un amico vero,
prendo
di
insomma o compositore
o maestrucolo
di provincia.
di
bi-
Manna
s'era deciso a
l'anno seguente
fosse
il
Come
il
trent'anni
dal
veva
lo
25 febbraio 1849
il
^.l
Ricordi,
ei scri-
il
ma
di dote,
mila
ed
danni
combi-
il
sofferti.
maginarlo, per
Sono quindi
aver
siasi
per cui
e l'Impresa
perduto
mio
cos
lavoro,
bella
occasione
di
pi che
in
tanto
Si capisce
come
simili contrariet,
e ci
d'
orchestra
quando abbiano a
accadde
pur
troppo
al
Manna, finiscano col fiaccare un animo debole. Cos avvenne a Ruggero, il quale, pi tardi, preso da pentimento, volle tornare al teatro. Le lettere del Meyerbeer
appendice a questo fuggevole bozzetto
mostrano anzi come vagheggiasse perfino di provarsi
eh' io pubblico in
ci
ad un cimento
Ma
parigino!
audace;
chiedere
era troppo
a giudice
il
pubblico
tardi;
poteva pi ritornare.
onta
da chiesa ch'egli
sala e
romanze,
teremo se non le
da lui musicato sopra versione del Tommaseo e pubblicato
in occasione della morte di Carlo Bignami, esimio violinista
cremonese (1849); pezzo eseguito a Milano con grandissimo successo ed inserito -as-iS" Antologia della imisica classica;
Magnificat,
il
dedicato
ioftc
al Rossini,
che
ne fa schiettissima lode
la
in
una sua
Ema-
nuele
II,
1S62. In
com'egli
ed eseguita a Firenze
cotesta
si
mirabile
Una
cantata
in
Vecchio nel
Palazzo
composizione
il
Manna
volle,
alio stato
salmo
vero da
il
CXXXVI
lui
interpretato
si
fu
Ed
dav-
sarebbe po-
sonetti
minghi ed
25480
italiani
si
n.
sgg.).
Un
critico
ai suoi giorni
una fama
del
tutto spenta,
che
di
Ongaro, par-
Dall'
il
Ruggero Manna
Profeta
//
si
il
Ed
musicali,
che
le
sommo
il
che diede
all'arte
sua quell'universalit
attingere
di
avevano fin
morte, trasse la musica
tutti
AV
il
scuotere
infinito,
le fibre
Giacomo Meyerbeer ha
nel fanciullo,
maestro, che
pag
lo
trasse
il
il
commosso
sorresse e lo
al figlio col
tuosa amicizia
madre.
un benefico
opere del cremonese. Egli che
il
egli
esercitato un grande,
consigli
il
primi
nei
le
me-
futuro
passi,
lui,
l'arte,
Ed
il
morte
vin-
il
Manna
lasciava
spirasse in
il
mondo
Cremona
carico
(13
d' anni, di
maggio
trionfi
1S64).
1'
;
aver
L'uno
altro,
non
poggiato
tant'alto
le pi au-
un contrappuntista
sommo, uno de' pi dotti e pi fecondi compositori che
r Italia abbia posseduto nella prima met del secolo
scorso. Al suo maestro il tempo va a poco a poco sfrondando gli allori di sul capo glorioso chi sa che la delfica
fronda non rinverdisca invece o prima o poi sul capo
torevoli testimonianze cel confermano,
del discepolo?
A
RUGGERO E CAROLINA MANNA
(Meyerbeer-Pacini-Rossini).
I.
Pregiatissimo amico!
Franzensbad (presso Eger)
34 Agosto
La
'47.
mi
dove mi trovo per prendere le
bagni, per ristabilire la mia saacque minerali ed
lute indebolita. Mi difeso rigorosamente dal medico lo
scrivere durante la cura, poich quelle acque danno al pervenuta poi a Eger,
i
amabilissima
brevissimamente
sebben il mio cuore mi
lungamente, specialmente per
di riscontrare
lettera,
a scrivervi
dimandarvi dettagliate notizie
porterebbe
madre,
sempre
la
di tutti
sommamente
membri
della vo-
(j/V)
Che
ar-
la pi
numero
di spartiti e
Proseguite
183
la
Ma
io
spartito a Firenze.
meco. Lo troverete a Firenze. Devo per dirvi che richiede gran agilit dai suoi esecutori. Del resto, caro
Ruggiero,
vi
ed accomodamenti per
del Crociato a
la localit e
ner rivedere
cambiamenti
quei
tutti
rappresentazione intenzionata
per
Tra pochi
la
l'
mia cura
mia famiglia a Berlino. Dite
s'
interessi
ancora
qui, e tor-
alla
cara
ai fatti miei,
che
ho tre figlie, la primogenita ha gi quindici anni, la seconda 8 anni, la terza 4 anni. Ricordatemi alla memoria
non solo della vostra egregia madre, ma anche a quella
dei vostri fratelli e le vostre sorelle, ed ai vostri zi Adolfo
e Ladislao, e credetemi sempre vostro
Affezionatissmo amico
Giacomo Meyerbeer.
Al nobile signore
a Cremona.
Prepiatissiiiia aulica !
Non
scendo
saprei
esprimerti
come
fui
caratteri e la sottoscrizione
commosso
tua
ricono-
quando apersi
me
la tua tanto
separazione
e di
nostro
anni di
carteggio.
Sii
ti
professavo
quanto
{sic)
allegri
della
passata
(sic)
unita-
affatto di servirmene.
Se r intenzione del maestro Ruggiero di dare un'opera italiana al Teatro italiano di Pariggi, bisogna sapere
che non si usa quasi mai di scrivere appositamente a codesto Teatro. In vent' anni eh' io pratico Pariggi non mi
che quattro
ricordo
volte
che
l'
quattro volte
nizetti,
Piiritmii di Bellini,
Marino Fallicrn
di
Do-
sceglie l'im-
pressario
soggiorno estativo
(sic) in Italia.
la
racco-
isr
francesi,
italiano
presentare.
{sii")
si
assediati di
un immenso numero
Carolina,
o no di abbandonare
sua posizione
la
in
Italia
dove ha
un impiego onorevole,
Non ho poi bisogno di
in relazione
con
tutti
con
cantanti e con
lirici,
i
con
tutti
giornalisti, e
Ecco tutto quello in che potr esPer arrivare presto, o tardi, o mai, ne decide per lo pi l'azardo. Il Teatro italiano di Londra
segue l'usanza del teatro italiano [di Parigi] cio l'impresario signor Lumley fa ogni anno un viaggio in Italia e
tra i cantanti ed i spartiti che sente col scelge (.v?V) quegli
che gli piacciono. Qualora il Maestro Ruggiero si proponesse di far un viaggio a Londra per tentare la fortuna potrei dargli una lettera pel Sig. Lumley, che cocogli editori di musica.
sergli utile.
nosco bene.
Ti ringrazio ancora una volta,
tua lettera, e di
tutti
dettagli che
cara
Carolina,
della
la tua famiglia
188
(stV).
Ti supplico di
io
poco prendere
la
condurla
tornare a Pariggi.
di
il
Continuami
tuo
la
sincero e
attaccatissimo amico
Gi.\coMo Meyerbeer.
Pariggi 22
Se
il
Marzo
signor Masset
volergli fare
sua gentile
si
trova a
Cremona
ti
prego
di
lettera.
P. S.
Quando
lettere, d'
ovunque
perveranno se tu
Rue du
48.
mondo pure mi
Monsieur Gouin (pre)
pour remettre Monsieur Meyer-
{sic) io
le indirizzi
Bouloi N.
io,
beer Paris.
Alla nobile donna
Affranchie
Manna
Cremona.
Italie
Ma
La
Autrichicnne.
elitre et exeelle-n/c
amie!
dira plus
j'ai
bonne
ton
admirable
comme
mon
comme
cantatrice que
J'ai tou-
galement grand
actrice, et
d'enfant
immature,
la
Seiiiiraiiide
riconosckita,
auquel
du naufrage? Non,
amiti
comme
la
ma
ntre
ne
me
comme
demandes,
mon intention tait de t'apporter ma reponse en personne et au lieu d'une lettre de venir te surprendre en personne Crmone, avantde retourner Berlin. Mais, comme
que
190
ici
la
direction
suprme
Dieu me
et
fasse la grace
comme
heureuses
ma femme:
de
me
voil ce que je
Mon
aussi
art
abandonner ce champ de
ma
quoique pour
ferais
luttes,
sante et
mieux de dposer
l'aime
je
ne puis
qua
prires
encore avec
me
qu'on appelle
la
dcider
le thtre,
de mon me je
piume. Mais que veux-tu? le
tranquillit
la
la
<
volpe lascia
pelo
il
sans ajouter encore un mot de souvenir la mmoire de ton excellent frre Nicola, auquel je pense bien
cliicrata,
souvent
et
amiti
dont
je
suis
heureux
et
me
fier.
continuer
cette
C'est au Maestro
Tuo
affezionatissimo
Meyerbeer.
AiriUustrissima Signora
Autrichenne).
IV.
Afoji cher et
aimablc a vii.
nerlii
La
dresser Dieppe, ne
combien de courses
et
faites
avant de
m'est
arrive
mme;
car Je ne
elle
me
pervenir
qu'aujourd'hui
si
connaissance de
la
prdiction
ralise.
s'est
Puisque,,
d'aprs votre
lettre,
mois d'octobre Paris, je n' aurais malheureusement pas le plaisir de vous y voir, vu
que j'ai promis de mettre en scne mon dernier opera,
le Pardon de Plocrmel, dans plusieurs ville d'AUemagne
durant cette automne et l'hiver prochain.
vous ne restez que
Veuillez,
mon
le
cher ami,
et dites-lui
que malgr
me
rappeler au souvenir de
annes et
lui
crivez,
les distances,
mon
par
le passe,
et
que
trs
s'enthousiasmer devant
le
souvent quand
talent
je vois le public
Ah!
vous
si
aviez
entendii
la
mon
fond de
Carolina
Bassi
coeur:
Manna
Un
P.S.
me
temps,
lignes.
Chevalier
Paris.
Monsieur
le
Amico
A
corr.
e Collega,
riscontro la gentilissima
volo di posta
per
non avere
assicurarvi
io
vostra
raccomandato
al-
cun concorrente al posto di Direttore al Liceo di Bologna (nobile patria di aggressioni e mortadelle!!). Il maestro Carlini abitante a Parigi mi preg di raccomandarlo
qaal candidato, mi ricusai, soltanto posi a piedi dell'esposizione de' suoi
titoli
veridico
essere
quanto asseriva e
nulla pi.
Vi so indipendente
ancora sensibile
al
di
sommo
la
fortuna e di carattere, vi so
perci il mio consiglio
buona madre vostra e non
preziosi giorni.
Al
Giugno
Sig. R.
1S61.
Manna
Cremona
(Italie).
VI.
Caro
Collega,
aiico e
Giugno
Parigi, 39
1S61.
Mi corre debito
non ne
Halvy,
in proposito
il pi gran disprezzo:
buona madre vostra vi
grande intrapressa e che la ferrovia vi adol-
anima
alla
!!!
Poich
la
la
Affezionatissimo
Amico
G. Rossini.
Al Slg. Ruggero Manna
distinto compositore di
musica
Cremona
(Italie).
VII.
ho
come
il
non
di stile,
vostro ge-
credere
ho
il
pere,
il
potete
il
vostro sa-
che
si
richiedono
carissimo amico,
io
in
simili soggetti.
di
Bravo, mio
di trovarvi
si
fragi
hanno poco
per
dovete
valore,
sinceri ed
come
aggradirli
che
di colui
pregia
si
Vostro ammiratore ed
dirsi
Amico
G. Rossini.
Mille cose affettuose alla vostra celebre Genitrice.
Parigi, 25 Aprile 1862.
Al Signor
Manna
R.
Cremona
(Italie).
Vili.
li
Agosto
1845.
Dal sommo ingegno non vanno mai disgiunte la cortesia e la gentilezza; n meno io mi attendevo da Lei,
degnissimo signor ContC
inoltrai:
tazioni,
in replica alla
le
possa
preghiera che
Le
altamente
si
sia l'affidare
permetterLe
1'
arte, e co-
a materiali esecu-
certo)
perdonarmi se
agli
fatto cosa
oltremontani
degna
il
vanto
che
ama
l'arte e
ha
che non sa
al
omaggio da un uomo
ardere un grano
certo
ma
Scarso ho
l'intelletto,
mio cuore.
Quanto io mi goda nel sapere la di Lei rispettabile
Genitrice in buono stato di salute, lascio a Lei considerarlo
L'Arte Melodrammatica ha perduto i suoi sostegni, n pi
sincero
il
abbiamo
il
Dove sono
i tempi
di un Marun Pacchierotti, di un Velluti; di una Silvi, di
una Banti, di una Carolina Bassi Manna ? Pur troppo ora
non abbiamo che mediocri cantanti, ed abbiamo perduto la
semenza di questi eccelsi Artisti Ella si compiacer
rammentarmi ad essa e le soggiunger che viva ho
sempre la memoria di quanto le vado debitore con
l'anima si sente!
andati
chesi, di
successi del
il
suo
aff.
Amico
e Servo
Giovanni Pacini.
Al Xobil
11
Uomo
Cremona.
IX.
Illustre, rispettabilissimo
Maestro ed Amico,
la
suoni ed
Ebbi
per
197
rammarico
nel
conoscere
vostra
dalla
approvazione a sostegno del mio informe Progetto a vantaggio dei gioT'ani compositori di rmisica melodrammatica.
Godo per
onde
la
d'animo che
vi
duopo
la
da quei patemi
alterata
sia
conturbano per
in questi
pu, facendogli
Il
Progetto
vi
ridonare
la
il
cano
come
al Classico
il
vero;
stile (se
s' verificato in
in
ricompensa hanno
qual
amorevolezza
eccettua
si
l'incoraggiamento
vada ad
bastantemente lucrosa
ai
dedi-
si
Napoli ed
profondi, onde
che ora
convengo che
e ben
bisogno di studi
giovani ingegni
effettuarsi in
una carriera
D'altronde
altri
mi avevano prevenuto in ci che voi pure con tanta rettitudine mi suggerite: per la qual cosa rivolsi ogni mio
pensiero all'agone teatrale,
caduto
al
Madre!
cuore
l'
antico
splendore
della nostra
comune
Firenze
sotto
Gerema
Sbolci.
nel 1842,
visse fin
13
presari,
non pu ergere
198
capo
il
il
mio concetto, del
annuenza di che
pi
eletti ingegni ed uomini colti (se si eccettua il Verdi )
mi onorarono. Io non mancher di tenervi informato del
Questo
Maestro, fu
ripeto, illustre
per
1'
all'uopo
Termino offrendovi
in tutto e
per
tutto la
mia de-
vostro affez.
Amico
G. Pacini.
P. S.
Mi accorgo
mia confidenziale
lo
conoscer dal
quindi che
l'
di
maniera
di scrivere.
modo che
incomodo
lei
Il
rv
/.'
Scusate
vostro
vostro
G. P.
Pescia
II
Gennaio
Al nobil
Spero
64.
Uomo
Cremona
la
perdono
aff.
MECHELE AMARI
(DA l'NA FOTOGRAFIA DKI. NAOVH DI PARIGI).
MICHELE AMARI
(RICORRENDO
IL
carteggio di Michele
Roux
Poche opere
Biblioteca storica.
portanza
di
questa
buon
Amari, a
diritto stato
difatti
apparse
sono
posseggano
memore
alla
duplice im-
la
monu-
Il
ma
storico,
ci
quegli avvenimenti
Sicilia
Italia si
tirannide, a vita
materiali
e sono
atti
necessari
pi
-,
ora
lieti
spezzati
lacci
della
di libert.
difficile
si
presentava quella
a colorire
ad
apparecchiarono,
nuova
Impresa assai
documenti
gliere
tristi
attraverso
il
il
di racco-
vagheggiato disegno,
grandioso
innalzare
il
i6 luglio
1889,
la
edificio
aveva
(7 luglio
veduto
1806) e
maggior parte
la
in
200
mondo
Le memorie
disperse,
de' suoi
spariti dalla
compagni ed confidenti
ed egli medesimo,
nella sua grande, ingenita modestia, ben scarsa cura sempre aveva preso di raccogliere quanto a lui s'atteneva.
Se il suo carteggio poteva di conseguenza offrire una
messe assai copiosa per quanto concerneva la matura virilit e l'onoranda vecchiaia, non
altrettanto era lecito
scena del
fidati amici,
Ma
la sollecitudine
balda
glia,
stata,
cesso.
ci
Le
presenta
1889.
s'
Grande spazio
di
tempo
gloriosamente riempito
Plichi uomini
si
d'animo e tenacia
ma come
carteggio
al
come
di propositi a colui
il
nobilmente,
Vespro
che
Come
virile
tempra
l'epica
la
nebbie della
alle
avventura del
d'
una gentile
Anna
marchesina
un poco. Costretto,
anco spenta
fanciullo
ancora,
1820,
sum
unico sostegno
in quell'oscuro ufficio
dell 'orbata
famiglia, con-
Pure tanto
robusto era
anche
forzare
l'
ingegno e ferreo
mezzo
in
corpo
il
il
volere, che
e rinvigorire
il
pensiero.
egli
seppe
burocratiche raf-
mentre
dall'un
camminando e cavalcando, tirando di scherma, inseguendo per le scogliere di Monte Pellegrino le pernici e
lato,
beccacce
le
sempre appassionatssimo,
non ottantenne), egli
muscoli ed ingagliardiva la persona
caccia
(della
n dismise l'esercizio
accresceva energia
fu
prediletto se
ai
dall'altro,
francese,
dell' inglese,
ma soprattutto,
la parte
Ed
assai
ben conosceva.
dinamenti
che di
borbonica doppiezza
vi
men
titolo
le
men sonoro
men
sotto
il
XIII.
Passato
franco
tra
le
il
libro, cui
il
l'Amari stesso
Gargallo
I,
una virgola
>,
con
postillata
il
sorgere,
nella
gli
;;
La sua
storia
del-
Italia.
l'
raccolta
ordinata e
D'Ancona,
di
la Gargallo all'Amari
che
certezza
scrive
il
sar portata
forti, energici,
sgorga
gennaio
alle
1842
avr
stelle,
? Ma sorrida un pochino
dunque contenta
43).
fiamma
dottrina dal
il
tadini
fama
dilatarsi della
il
dalla fede:
(I,
preziosa
larga e sagace
Sono dapprima
dicono
a suscitare la
scintilla,
fatti
che
zione
libro
il
mato, esce
uomini
passa di
dall' isola,
il
terraferma,
paese,
il
perviene agli
pi ardenti d patria
e l'entusiasmo
divampa.
smanioso, com'ei
ripete
d'
con
quasi
andarsene
Palermitano
Amari
Oh
che bel
Insomma se oggi
:
Che
si
l'Airoldi,
I,
insistenza in
ritrovare uno
s,
il
libro
fa in Sicilia..,.
tediosa
presto
<
in
la
Ecco
mano
corre
di
Ed
quanti egregi
intelletti
l'
si
Italia
successo. Sarebbe
cu-
confidente,
se
la
non verr
il
giugno
di costi
(ed
Profetiche parole
l'Amari
'42,
marchesina,
alla
ricominciare
di
intendeva
sua gentile
la
Napoli)
La bufra
stampa,
qualche
gi ad-
bufra
densata
s'era
Non
impunemente un
< uomini
>.
il
invitavano
s'
a riprendere la indipendenza di
nazione,
il
la
Siciliani
dignit
di
censore, sospen-
deva
libro
di fare
letterato.
il
andare a Napoli,
notificatogli
il
20
D'Ancona, voleva dire processo e pri< gione, e forse anche prigione senza processo . Ma l'Amari non aveva punto voglia d' imitare il Giannone, e,
ottobre, scrive
il
ubbidendo,
Ingannata
andato
in-
non senza
fatica, la vigilanza stretta di cui
era oggetto da parte
della Polizia, egli imbarcavasi ai primi di novembre con
falso nome sopra una tartana che faceva vela per Tolone,
e, dopo un viaggio disastrosissimo, giungeva il i dicembre
sul suolo francese. Tardi avvedutosi che la preda gli era
sfuggita, quel Seiano in sedicesimo di Del Carretto mandava fuori una ministeriale a manifestare la propria meraviglia perch l'Amari si fosse allontanato dal Regno,
contro, prescelse
l'esilio.
mentre, assicurava
Da
Tolone
egli,
non
si
dunque,
ne
partiva
Ma
primi
tempi
dell'esilio
parvergli
oltre
ogni dire
A lui,
per
quelli
di
cenere
come
diceva,
li
insensibile
al
Sciarra, principe
<
menta non
con pochi
il
mezzi
Castelreale.
di
il
Notarbartolo di
Ci
che
non
carissimo, no
mi
il
tor-
vivere
ove tutto
lo star
che ho pi care, dalla veduta
;
a Parigi quanti
Siciliani
puoi,
ingannali, se
seducili,
A poco a
poco per i fantasmi della patria, pur affacciandosi incessantemente al suo pensiero, non lo ingombrarono cos da
vietargli nuove e magnanime aspirazioni. Ed in mezzo
alla povert, alla preoccupazione molesta di trovar da
vivere per s, per sostenere il padre, privo di mezzi e d' impiego, perch portava il nome di Amari >
si f' strada
nella mente del generoso il proposito irremovibile di
proseguire per la strada che s' era gi cos gloriosamente
dischiusa e proseguirla verso una meta ardua e fin allora
non per anco tentata.
Gi in Palermo, mentre attendeva a dettar la storia
del Vespro, egli aveva pi d' una volta avvertito come
d'uopo,
purch
io
vegga qui
le
tenebre
fitte,
che
della
inda-
coprivano
la
L'AMARI NEL
1842.
l^NTIIXI',.
medio evo, di cui rimanevano presepoche bizantina e saracena. E misurando le proprie forze, s'era sentito da tanto da assumer
lui r impresa. Io sto facendo castelli, anzi cittadelle in
cos s'apriva da Palermo, ove s' era recato in
aria >
storia di Sicilia nel
soch favolose
le
congedo,
uomo
si
il
Tommaso
come sanno
e traduttore,
Gargallo, ottimo
tutti,
non
sento che
trov
invece
reali.
si
Finita
fattibile
appena
accinge dunque
Parigi.
terra
d' esilio
la
ai
mano ad
Nella
ogni cosa
picciuolo resiste a
come
98).
(I,
Lo avviava
all'arabo
il
orientalista
ed
un
che
dottissimo,
fu per
alle lettere
siffatti
come
entro
manoscritti
Sicilia,
ma
arabi della
istorici
di
Nazionale non
Ibn Al-Atis
di
toccanti
Palermo verso
lo
la
ci
bella citt,
ma
cristiana,
araba tutta
fiumane, vicino
all'
mezzo
cielo luminoso, in
agli aranceti, le
cupole dorate
il
di
quelli
Ed accanto
Generalife....
meno
ragguardevoli
venivano
gli
viaggio
a questi
alle
Sicilia di Ibn-Giobair,
in
arabo
che
bello,
r importanza
normanna
Musulmani
de'
sotto
al
condizione
dominazione
si
rivelava a poco a
scenze a Parigi
cizia
la
>.
poco
la
non
solo
ad accrescere
numero
il
donare
il
l'Italia,
Rossi,
quali
Friddani,
il
il
l'Arrivabene,
l'Airoldi,
Collegno
ma
altres coi
niamo
Cos trascorrevano
dell' isola
si
natia
non
per che
lasciava
illanguidiva,
patria
comune, per
l'
le antipatie
regionali
All' unit
Italia.
odiar pi Lazzaropoli
gli
gli
s'
brame
dissipavano;
>;
egli
ai
volge-
sogno
sentiva di non
e la preghiera che
questa
di
e dinanzi al mirabile
Napoletani
>,
il
Manzoni
era prima
La
baldanza
chele
di re
Amari ancora
da canto
po' lasciati
de' Bor-
la
Storia
corredandola di po-
< dalle Alpi alla punta del Lilibeo comincia ormai a de-
Bench
faceva
le
di Palermo si
non pot partire
avrebbe voluto, e quando rientr sul
che per
all'annunzio
le vie
cesi presto
come
mese nella patria vi trov la rivoluzione gi vittoriosa. Nominato professore di diritto pubblico siciliano,
ei pronunzi ai 20 di marzo
1848 l'orazione di solenne
finir del
apertura
Universit
dell'
ma
caro
dar
la
lui,
ben
pi che
salire
mancanza
di
il
guerra e
delle finanze
tortura
aveva
fin
>,
Ministero cui
caricandosi a
Stabile,
marina
malincuore
come
circa in
dalla
ei la
Palermo,
presiedeva
del
Ma-
portafoglio
omaggio a
prima
dopo
e poscia,
fu eletto deputato di
quella patria,
adolescenza
votato
(1.455).
Caduto poscia il Ministero Stabile, proclamata la decadenza del Borbone, in seguito all'offerta della corona di Sici-
l'altra di
debolezza
del
in
Londra
incettando
de' Ministeri;
fucili,
arruolare e spedire
monianza
le
nell' isola,
principe
di
ricer-
e soldati
recano eloquentissima
uffiziali
dall'agosto '48 al
lettere
cannoni,
polveri,
e di Parigi,
le
marzo
da
testi-
'4g, sue, di
di Granatelli, di L.
Scalia, di
occupano la maggior parte del primo volume. Xon qui opportuno farne
l'esame; basti quindi il dire che cotesti preziosi documenti,
pressoch tutti inediti, permettono di seguire giorno per
Pietro Lanza, principe di Butera, che
giorno
le
europee,
il
fatale
da parte
ritorno
di tutte le
della
maggiori potenze
dominazione borbonica.
<
<
Come
vedete
cos
al
Torrearsa add
camminiamo in un deserto
da Parigi
di sabbia, che cambia figura ogni giorno per forza di
venti s diversi, che nessun uomo pu prevederne la
direzione. Con tutto ci il nostro passo pu gittarsi con
se si combatte.
armiamoci
sicurezza dritto in avanti
7
gennaio
849,
combattiamo
se
giugneremo
dice
il
alla terra di
cuore
trovan
si
di
Mos;
Dunque
Pekin,
si
Ma
che
la terra
stava a riprendere
il
suprema
paese
al
arriv
il
suo
tributo di
appena
quasi
in
tempo
ripartire .
Ai primi
maggio, dopo avere corso pericolo di laacque di Trapani, dove contro uno
scoglio notissimo, in pien meriggio, e in piena calma ,
era andato a dar di cozzo il vapore che lo portava si
sciar la vita
di
nelle
nuovo a
trovava di
dove
Parigi,
lui,
divorato
Non sapea
una
<
fare
scemo, o delirava
visita,
palpitava
Roma
(lett.
ogni
ma
sforzarmi a scrivere
o andava
nel
campo
rinvenire
come
in
riga,
come uno
baloccando
menomo annunzio
una
de'
miracoli di
6 agosto 1849).
dal
giungevano
si
dilegu,
Io consigli
conforto
e riposo.
Eccolo adunque,
mentre
ministri della
ri-
una stanzuccia
al
tina di piedi in
una borsa
cabilmente alla
guardando
in largo,
cio
tisica,
morte
com'
scriveva
ei
settem-
il
filosofico libro
il
dell'arabo Boezio,
di Felice
Musulmani.
storia dei
tare
bisogno
Il
stendere
r incarico di
il
gli
anche accet-
faceva
catalogo
dei
arabi
codici
che
teneva
lo
meno
la
che
di quel
Parigi
Ma
ci
disagi
vuole per
il
forza n di fiaccare
suo umore
miseramente a
vivere
non avevano
chiama s medesimo
Quando
il
non so tenermi
dalle risa. Positivo, perch si logora l'animo e si sporca
la coscienza ad acquistare di che mangi un piatto o due
pi delicati, di che orni la camera di poltrone e tappalloni di seta armati d'acciaro
< peti e di che compri
per mentire i fianchi della moglie. E un animale li bauno stormo di
stona, seduto in alto, per grazia di Dio
umili,
cornacchioni li assedia e molesta, in nome di Dio
birbi, sol che lor diano
tremanti fan di cappello a tutti
secolo
positivo,
agio di
arricchire.
< pienza
Povert
Cos dal
1849
Oh
il
bel
sei molesta,
al
1858
positivo e la
ma non
visse
cos
verace
poveramente
<
ma
la
>
il
valoroso.
sa-
minchiona >
furon questi
il
di
mai
gli
maggior
grado. Parecchie pregevoli memorie di cose arabiche, taluna delle quali onorata di premio dall'Accademia d' Iscrizioni
durante
Belle
il
Lettere,
tempo,
due primi vo-
questo
appartengono a
< opera,
Sicilia,
ci
<
ma
che, cos
com'
resiste al
ed
tempo,
conoscenza della
Giunse finalmente l'aurora del 1859, e gli italiani scocome l'Amari aveva pur sempre sperato
terono di nuovo,
ed augurato,
la
non ebbe
principale agli
avvenimenti della
la
le
ventura
teste.
prima
Anche questa
prendere
di
<
Sicilia.
parte
Non potendo
come
segretario,
come procacciava
la
biscito,
che
nell' isola,
egli
avversando
voleva
dal Dittatore
non immediata,
giunse
com-
Sicilia,
Calabria.
Ma
quando
l'eroe
la
mazziniana ed autonomista,
Parlamento siciliano. Invitato
parte
convocare
il
ad assumere
il
ministero
dell'
Istruzione e
sando quindi
agli Esteri
e ritirandosi
poi
con Depretis,
pregasse
di
L' istoriografo
Sabatier,
il
novembre
impieghi che
d'oggi
ai d
come
di Sicilia da-
gli si offerivano.
scrivevane
poi
il
al
poeta
cesareo.
l'altro tacito di
< nella
Non rinunzi
conferitagli
quando
si
convoc
primo Parlamento
il
italiano,
come una
(lett.
dicembre 1862)
come
ministro
lui
dell' Istruzione.
dal Farini (8
consiglieri della
Corona
done
tutto
il
alla patria e
< rale
>.
ma
peso,
rassegnato a pagare
bramoso unicamente
Dell'opera sua
come
dell'
suo tributo
il
se la milanese
Accademia
che in
caso di
il
M. Amari
la
si
rivi-
scriveva
Renan
il
27
novembre
bien,
un
al
pour que
le
l'opinion publique; et
pays et
le
acuto quale
il
le faut
il
>
Ma
ad
di
<
Burgravi
xCi'
j^
^.,.r^*-l/.-"-7<^
^^-W>-^^
>
^^^t-^f,^^^2^
'<^l^
*y*VA'-' ^^PT-.-Y
rriAMMKMd
111
M.
\MUil A
KKIiMliiiF hi
III
LKlrKIlA AI'TOr.llAKA
Sr.llLE.SSVIi;-IIOLSTEl.\'-Al!i;uSTKNBIJI;,
(noli A,
i!)
IllC.
1880).
CONI K
III
NOKII.
< di Torino
Farini,
anno innanzi aveva chiamato < soporifero >, e vi prendesse parte non scarsa ai lavori (ben diciassette relazioni
dal 1861 al 1882 recano in calce il suo nome), non si
gett pi a nuoto
che
militante
s'
pelago
nel
burrascoso
politica
della
sempre
facendo
andava
torbido
pi
periglioso.
Ammogliatosi
cese di nascita,
nel
ma per
1 865 con una virtuosa signorina, franeducazione italiana, che lo f' padre di
tre figli,
verde vecchiaia,
molto
l'epistolario,
introducendovi
ed orientali
lettere
ma
al
puramente
solertissimo
mostra
more
al
1'
pi che
quale
uomo ed
il
il
dotto
patriotta.
mirava a mettere
ben a ragione che
;
in
l'a-
virtuosa operazione.
Al Vannucci,
il
quale, correndo
il
'58,
renze, ei rispondeva
altri
commosso
compatriotti
la
sola
<
Il
se
lodino
facciano
Rivista
giudizio
biasimo,
me ne
lo
di Fi-
tuo e degli
ricompensa che
aveva tessutele
ambisco,
curo un fico
stesso.
Chi non
^'es,
infimi,
dei dotti
di chi ci ingiuria e di
e degli ignoranti,
modo
clii
ci
regala
Oltral-
che torner
il
tempo
di
questa
Italia
figlie,
Massimo d'Azeglio,
che
discorrevagli
cos replicava
delle
La sua
>.
alla mi-
quasi,
lettere di
vita politica
Ma
si
ed a
Lo
era a Parigi
si
corsi a
poteva affrontare
la
morte.
stesso caso ad
al '60, di
onore,
ma
voleva
eli' io
Magnanimi
>.
sensi,
!,
cullandosi in
quali,
1'
Amari.
v.
quali,
allorch
il
valore
del-
1'
ingegno, coadiuvato
spesso da benignit di
fortuna,
li
che
(I,
faccia per
altri
posto
al sole.
riesce
quasi
un'offesa,
un
essi
adoratori.
Ben diverso
fu l'Amari. In
lui
l'avversit
crebbe
la
quaggi,
egli
si
desideri
faceva beffe
di
certe
vanit
puerili,
si
come quarant'anni
prima a Parigi, quando a stento tratteneva le risa, contemplando il buon duca di Serradifalco trasformarsi per
andare alle Tuileries in bacheca di gioielliere. Modestissimo, aborriva le lodi e fuggiva chi facesse professione
di lisciar altrui;
nioni contrarie.
Ma sovra tutto
ammirabile nell'Amari fu
il
lavoro. Io
il
rammenter
ai
pochi
frequentatori, e
curvo
l,
con indefessa attenzione, finch l'ora della chiusura non giungesse, sgradita, a distoglierlo dalle predilette fatiche. Poi, scendendo
discor-
lentieri
ed a
un
tempo. Oh come scintillavano allora gli occhi, vividi semVeneranda immapre, sotto le bianche ciglia arruffate
ironia,
di
nepoti
sembianze
alla
riverente ammirazione
de'
APPENDICE
MICHELE AMARI.
or
Sebbene
INEDITA
l'autore in-
scritti
sucii
medesimo
dett nel
Leone
richiesta di
gli
ch'egli
Carpi, ed infiniti
que'
in
i88i a
preziosi raggua-
altri
adesso da
e scientifica scaturiscano
quel suo
bellissimo
D'Ancona ha speso
dottrina
tratta
luzione,
onder
circondato
dall'
raccogliere
all'
sorto
d'Italia,
cominciava a
sofferenze
intravvedere,
dir
cos, solo
di scorcio,
arte da
stesso
con
finezza
1'
ha
ma
scritta.
minuziosa
Non
che
franchi giudizi,
che
e precise
un ricon
di
le
il
patriotta
ha compiuta
tali
s
se-
che
le linee
fisonomia. Impor-
ci lascia
pur sempre
colorito
ci
lettera
quando l'Amari,
frutti de'
tuttavia io stimo
miei lettori la
il
ai
fervente
vi
reca
io scienziato.
Solo siam.o
dolenti
di
nrn
potere, sod-
disfacendo
il
mime
al
in cui la lettera
sempre avviene,
quasi
ai lettori
E vano
nome si
e, come
scomparsa
da
mente e cortesemente aiutati dall'ottima famiglia del compianto scrittore. Tra le lettere a lui dirette negli anni 1861
e
1862, che
tutte e
gelosamente
ci
conservano
si
venuto fatto di
deva
si
scritto
che
mento
dell'Amari
gli chie-
piacque favorirgli
nel do-
rinvenire quella
con
lo
pubblichiamo a comple-
Firenze, 10 del
1S6J
Pregiatissimo Signore,
di
e di
di
dicembre.
di
tempo
personale
da Lei e
s'
poich
ai
infine, se
quest'affare son io
l'
non ho avuto
fin
comando viene
interessato.
permetta
mi pare estraneo all'assunto. Non le tacer
nondimeno che io sono fermo pi che mai in quello pronunziato la prima volta. Il Rubieri nella sua Apologia di
Giovanni di Procida peror da avvocato con le medesime
ragioni che si possono mettere in campo per salvar dalla
che
Il
Io
dica,
ma
tempo
e la nimist di
Napoleone
o
quel
Basti
si
la paura,
come
mi
le
princi-
di
certo non
motrice composta
di
messe insieme da 80.000 franchi, impiegati nelle tre spedizioni. Andato in Sicilia, fui, com' Ella ben sa, per la
unit d' Italia e per l'annessione non immediata, come
procacciava la .Societ Nazionale, cio da farsi prima dello
sbarco di Garibaldi in Calabria. Quand' egli vi messe il
piede, io
sostenni la
annessione
subito,
per
plebiscito
onesto e conveniente
di
adunare
il
Parlamento
siciliano
come
ed
io gliene
mostrai
tutti
pericoli.
mi
io
ritirai
fiutai
ostinatamente
come
altri
gli
poche
il
sa bene,
volte
non mi son
che ho
aperta la
umori clericali.
Del terzo volume dei Mussulmani di Sicilia sono stampate loo pagine. Dopo circa due anni d'interruzione che
ben si spiega, spero di ripigliarlo in quest'anno e finirlo
nel vegnente
se non sar disturbato.
bocca stato per contraddire
certi
Ho
bens
finita,
salvo
304
fogli di
stampa, la rac-
XII
XVI
al
secolo e riguardanti
il
commercio
dati dal
di Pisa e
Dar
altri
note, e, in principio,
dei quali
il
testo per-
una Introduzione.
E spero
pubblicare in febbraio.
In dicembre 1859
fui
sur
le droit
puhic de la Stale.
che ho
in
varie
parti
miei ringraziamenti
e saluti.
Sno Dtv.mo
M. Amari
GASTON PARIS
A
SESSAM'ANM
(1899 CIRCA).
GASTON PARIS
LLORCHE
/a
vidissimo
ma
neir improbo
della
fama
annunziare
nel
:
d'un uomo,
intelletto,
il
perseveranza
coli' infaticabile
campo
Esso
degli
studi a
morto >
alle
lui
prediletti,
s'ode
querele prorompenti
da tutti i
mmatura,
istintivo,
lati
si
a quel bisogno
le ferite inflitteci
irresistibile in
dal destino,
ci
di
noi di
rendere
pi
stato strappato....
il
rincrudire
cocente
il
poi, piano
fascio che
un solo
distribuito
superstiti,
quali,
marosi intorno
s'acqueta;
si
cancellano
Cos avviene,
fatale
nanzi
sepolcro
in
sconvolti
poi sul
re-
si
liquido
calma.
dicevo, nella pi
che avvenga.
al
la
Ma
non
cui
lui
tra
l'angosciosa
meraviglia
di
il
pi illustre fra
ro-
che
si
le
perdite
si
dal lavoro
vita
insigne
mentre significava con limpidit mirabile di parola il geniale pensiero, iattura grande tanto per gli
studi romanzi, che nulla pu recarvi riparo. Nel campo
vastissimo che dessi abbracciano, egli solo forse si moveva con piede sempre sicuro. Nessuna tra le doti pi
peregrine, onde suole risultare il filologo eccellente, il
perfetto indagatore de' fenomeni linguistici e letterari, gli
faceva difetto
ma egli non era soltanto uno scienziato
acutissimo ed un meraviglioso erudito. Al sapere quasi
sconfinato, alla critica sagacia, alla cautela sempre in vedetta, il Paris accoppiava qualit eccezionali di letterato e di
scrittore. Qualunque pi scabroso argomento, trattato da
lui, pareva acquistare chiarezza
inaspettata, divenire ca.
suoi
libri,
pace
d'
interessare
pur
coloro
dotti,
per
la
giovamento
dal presentarsi
essi
pubblico
veggono che,
stessi di cui
essi
al
timidi e scoraggiano
mente
danneggiano
cos operando,
negletta.
arcigna,
squallida,
la scienza,
ma
ne restano
sempre maggior
predilette ed accrescere
diffusione
le
a loro
simpatie
e'
discipline
alle
hanno
prudente-
studi
gli
allontanano da
al
con-
da
lui
riguardo,
di riverente stupore.
il
salito
in
letterari te"
molta e meritata
istituita nel
il
Col-
medio
dunque
di
per rendersi pi
agevole
passare innanzi
di
tutto
l'
in
si
impresa, abbracci
il
partito
ricordi cari
nel
il
1893,
illustre
<c
actuellement vivants
a bocca.
pendant neuf mois dans ma dixhuitime
charmante ville qui tait devenue sa seconde
ayant habit
< anne, la
facjait
<:
me
lui un souvenir prde vnration, de sourire et d'attendrissement. La vnration est due ce qu'a produit
de vraiment grand cet homme si modeste et qui s'ef-
patrie...
cieux et
si
Il
doux,
fait
volontiers
ment aux
< verte
rester toujours de
lvres,
longue
le sourire
quand
visire,
me
revient involontaire-
je le revois
ses
avec sa casquette
manires embarasses, la
fran<;ais.
GASTOX PARIS
A VENTIDIK
AXM
(1801).
malgr
<t
l'effort qu'
faire)
fallait
lui
il
mes questions
bien
Ritornato a Parigi,
all'
il
si
>.
il
diploma
V nccent
di stima tra
competenti,
Francia
Diez
portava
di cui
l'
Etudc
latin
difatti
come
sia-
questo
concetti del
tributo di
reverenza
Ma
dall'
ben
tosto, attratto
impresa, che
condusse a termine,
altri
da studi pi
tolse
si
per vero, a metter Insieme quella Histoire poe'tpie de Charlemagne, che non
solo gli
procacci
Nel 1866
compagni
ratiire,
coli'
egli
si
fa'
sempre
inseparabile Paul
fonda
dottorato,
il
ma
la
Rerne
E dopo
pi
d'allora la sua
feconda e luminosa.
Meyer
eritiqiie
due
altri
valenti
lo
campo
della
critica,
onde squillarono
di
le
trombe e le canzoni incitanti alle future battaglie scientifiche. Chiamato cinque anni dopo a sostituire il padre
al Collegio di Francia,
d principio
alla
versitaria
poesia francese in
tutti
forme
ri-
altri
1875,
idiomi
neolatini.
Socictc
della
drs
La
costitu-
anciens
lextcs
supremo
il
come suo
proponevasi
la quale
rinnovamento
fine
in
sto-
soggiorno fatto
il
bastato a confermarlo
germanica, era
nella
convinzione
che
l'alto
soch
istituti francesi,
interamente
oratorio
de'
docenti
giovani
ai
due
nessuno,
intenti
tolte
che
l'in-
infondere
sviluppare
Paris,
in
essi
le
Germania,
reduce dalla
gli
si
buoni maestri.
trov
uomini che,
al
tosto
Il
portato a
pari di
va-
lui,
<
solument
nous
<
striles
c'est
en
coutant
la
voi.x
des plus
que M. Duruy
ait
conc^ut l'ide
la
en ce sicle dans
alt ralise
nous occupe
de
meilleure qu'on
3>.
la
razione alle carriere liberali, l'alta cultura dello spirito apparissero intimamente congiunte, le due ultime, d'altronde,
largitogli
istruzione
meramente
Meyer
Sotto
pareva allora
direzione
la
gorosamente
Ivi
punto disposta a
Paris,
fama
sono educati
si
del
coadiuvato dal
che
strumento
breccia la
lo
in
del
il
(ics
Hmttcs
indagine
ri-
di
loro paese
all'
man mano
ivi,
mondo
affluirono da
quanti erano
romanze
basta
scorrere
collo
sguardo
gli
di
rumeni, americani e
recarono
italiani,
hanno riportato in
dove mantengono alto il vessillo della scienza, incancellabile rimembranza di quella nobile palestra di la
voro che rimase a lungo confinata, quasi per maliziosa
ironia del caso, nelle soffitte del palazzo stesso dove la
si
patria,
228
una
in
di quelle cir-
commemorare
la
i8go
gli
venticinquesimo
laurea,
il
generale
sommarsi
vita
tutte le
generose aspirazioni
sua
della
nobile
M. Duruy,
lves est
Ka
le
7r3T
je disais
que
le
voeu de
de ce
ses
fils:
Ce voeu
s'est ralis
qui,
< dans
mes cours
mes confrences
et
En voyant
su dvelopper et accrotre le
< confi, je
t
< cela
me
inutile,
dis
que
et cela
ne
me prouve que
ma
me
j'
ai
la
leur
fa<;on
germe
carrire
fait
premire
dont
ont
(contre l'avis de
xiblement
mon enseignement
ini-
pas seulement
eu raison
ils
la direction
infie-
toute scien-
Ma
Gaston Paris
ha saputo esercitare una salutare azione sopra suoi connazionali, contribuendo a scuotere dalle fondamenta il veci
chio
edificio
dell'
tempo ostinatamente rinseruna folata d'aria pura e vivificatrice, l' influenza che
egli ebbe cogli scritti dentro e fuori i confini della Francia,
fu di gran lunga maggiore. La produzione da lui accua comulata in quarantadue anni d' ininterrotto lavoro
minciare da quel saggio edito nel 1861 sovra Hiton de
Bordeaix (il fantastico poema, in cui folleggia Auberon,
che fu poi caro a Shakespeare), venendo alla nuova ediintrodurre in aule da troppo
rate
mesi del
dalla
1903
libreria
copia di
niuno
scritti
Bouillon
ne rinviene dove
se
addirittura
meraviglia, in tanta
di
appariscano
Ogni pi
del
tenue
metodo,
cosa
della
porta
maggior mole
impronta
1'
profondit della
?
Il
della
libro
che
severit
Che
riflessione.
il
dir
Maestro
canzoni,
viva quanto
usciti,
senza
paragone pi
stata
illuminata
impreveduta
dagli
tropp' ordine,
copiosi,
all'
aperto,
che giacevano,
il
luce
di
scarsi
da
altrettanto
documenti gi
quelli,
inesplorati
senza
ancora,
s;
sia
oggimai invecchiato
Tutto
lavoro che
il
come potrebb'essere
s'
in
di fatti per
l'
innanzi
ha inevitabilmente
ignoti,
recando
altrimenti
Malgrado
sempre un libro di lettura
per quanto invecchiato, esso vive e
utile, anzi necessaria
vivr ancora a lungo, perch lo pervade un potente soffio
niolcm. Ed a! moiics agitat
d' originalit scientifica
numento innalzato
emanazione
diretta
le
Origini
dell' epopea
quali,
francese
Rajna
e la
l'
il
molto
trattenerlo
tuttavia
pot
a lungo.
Troppo vasto
si
stendeva
solleticante del
mistero,
dinanzi a
perch
di
lui
ravvolto
questo velo
lembo soltanto
nel
velo
Paris stesse
il
pago a sollevar un
la luce
della ricerca sulle vicende del ciclo epico francese, rivolgersi a scrutare quelle pi tenebrose ed intricate della
onde zampillarono
lais. trassero argomento
poemi bioinsomma quella vastissima tela di affascii
grafici, si ord
samente da pi
lati,
il
Problema
irto
come attestano i saggi bellisRomania sopra Lancillotto e Guinmagistrale trattazione svolta nel tomo XXIX
di studio e di meditazione,
poemi
sono, e fu
penna del
Maestro.
Abbiamo accennato
filologo insigne dedic
sua
lunga
si
carriera
quante volte
Rolando ed a
cui
le
con
propri e
Ma daccanto
le
rinnovato
il
pro-
gli studi
sero l'occasione.
la
interesse,
Carlomagno ed a Arturo,
Lancillotto, a Merlino
ed a Turpino, pro-
mitici ed eroici
non richiam
sapiente
meglio di
profondi
eloquenza
lui
seppe
dell'oscura
le gioie,
in-
Ninno
scendere
terrori, le visioni, le
ne' suoi
speranze
niuno
capricciosi pelle-
grinaggi di clima in clima, di nazione in nazione, la pietosa novella, la parabola scettica o la satirica facezia, ad-
lacerate
Con quanta
lineamenti primitivi.
le
mutate sembianze
quanta vigoria di ragionamento non rintracci egli le propaggini pi remote de' racconti orientali entrati nell'et
di
mezzo a
lari francesi
anelli
dell'anello della
giabili di novellistica
Castellano
di
grinaggio
errante
al
paradiso
nell' infinito
dell'ammaliatrice
Sibilla
secoli
l'
Ebreo
svolse
Ma
con curiosit
ancora
pi viva
persegui
popolare
nel
;
ne
Kalcnda
nuova, in fondo
indagini,
storico,
maia,
al verziere
al
bacio
dell'amico
fiorito....
Ed
tra
in tutte
l'erba
codeste
erudito
insieme e poeta,
critico
e filosofo
giacche
le
la
d'ogni sua
lettura
cosa per tenue che fosse, riescisse, come riesce, d' utilit
somma a quanti intendessero incamminarsi per l'ardua
via delle ricerche comparative.
Romania ed
poi la
grande
profitto
proprio conto,
ma
il
E soprattutto
dalle rassegne
bibliografiche ch'egli
la Ret'vc
di cui fu
dapprima,
critiqiic
gio-
esercizio salutare
stro stesso,
ma
delicato e difficile;
lenne
il
Ma
biasimo e pi severa
non soltanto
ai
la
condanna.
compagni
di
lavoro,
agli assidui
am
blico,
ei
pognate siccome
turba e rode
inutili
coloro
stessi
contro
quali
scagliata!)
saggi letterari
dieso, ci
in essa
l'immaginazione creatrice.
ziali,
La
finzione poetica
fa dei soggetti
di additare in due
ho cercato
egli aggiungeva
almeno degli scritti qui riuniti siffatte relazioni, per quel
che concerne all'amore in contrasto col dovere ed al
< Io
si
lettore
mi perdoner
umana.... Voglio
le
digressioni
mi sono
sperare
meglio
che
il
morali che
me
sui
grandi pro-
svago
dei
il
di
persuadersi che
inascoltato.
alle
persone mezzanamente
il
volumi
meno
sem-
ne
gli scritti
bens d'ap-
ma
parato erudito,
vore
venuto accentuando
si
rata dal
Poctes,
Calmann Lvy
dove
tratti tolti
l'
et
squi-
e James Darmesteter,
l'
illustratore
incompa-
come Federico
poeti
di
Prudhomme. Fu
Mistral e Sully
fa-
serie di ri-
profili,
questo
pubblicazione cu-
la
divulg una
sita, di dotti
d' artisti
nel
scrittore
illustre
dal vero
dopo
a severit
ispirati
di critica storica,
quindi
tra
il
plauso
di
riconosce in generale
il
non
ai duchi, agli uomini politici, ai romanzieri ed ai drammaturghi, che Gaston Paris venne eletto il 28 maggio
diritto di
iSg
membro dell'Accademia
cupola
la classica
se
Francese.
sima e riemp
onorificenza,
di sincera
per notevolmente
che
il
soddisfazione
le
occupazioni
nute gi pi gravose
che prima
nomina ad Amministratore
egli,
dive-
sua
tutti
iniziati,
numerose
inerenti alle
attendere ai lavori
colla
sue cariche,
non fossero
il
con
dili-
tempo
di
l'effettuazione di
di tristezza
accorata che
vibra spesso
> ei
mi
disse,
Cher
abbracciandomi,
mentre scendeva
anni
cinque
nel 1902, reduce da quel giro d' Italia che gli aveva
fa,
in lui, sessantenne,
appena
uditi
il
Curtius ed
il
Diez, pieno
sempre, dovunque,
ei
ma
in
della
Romania,
monde une
Gomme pour
il
cuore
la scienza
dopo aver
di gagliardi pro-
da
lui
coltivata,
all'
Il
ya
nome
Meyer
cooperatore, Paul
le
quando, raggiunti
vingt ans
XXI
di
position
bien
modeste,
le reste, et elle
tre exagr.
lologie frangaise
brama
L' irresistibile
oramai indotto
il
d'accelerare
lui cari,
sempre pi
l'ascen-
K.k.' ju^'J^^
c'^'iv,
l U-i'iixiv^i'i^
/?/v,
|k
'i/
it^
('(/'^-
UlCUil^
Blf.l-IKITO
U\
f\
iu^
ALTOGilAFO DI
(l'AftlGI,
25
CK.\,\.
,:.
i'Mi).
U*u^>^f,\JU
'^^'c'<^ U-^iu'U!
V^''^" JtfteJTh
k4i
'^
jka*; likK,
vxKi-i.
Su.
mezzo
nazione l'amore ed
il
ri-
spetto verso l'antica poesia paesana tanto a lungo disprezzata, anzi del tutto
misconosciuta
mamente
faticoso
direzione
la
un incarico som-
del Jouri/al
dis Sa7'ants,
aveva deciso di continuare la pubblicazione, dopoch il governo era venuto nel proposito di
sopprimerlo. Io confesso che grande fu la mia meraviglia,
quand'appresi dall'amico venerato ch'egli aveva accettato
un simile incarico chiunque siasi trovato a dirigere un
periodico, sa bene per propria esperienza quanto tempo
esso costi, quante noie procuri. Ed il Paris cedeva gi
alla mole delle sue occupazioni! E la salute sua era gi
tanto precaria
Ma leggendo le magnifiche pagine ch'ei
mand innanzi al primo numero della nuova serie della
famosa rivista, per rammentarne fasti passati ed augurar
bene del futuro, mi fu facile comprendere come, ancora
una volta, pi forte del pensiero di s, della sua salute,
di cui l'Istituto
ilella
Vera camicia
scienza.
consuma
vori, lo
degli
chi lo
prova
sprona ad affaticarsi
altri,
ad
sacrifici
infiniti
la
di
pr
non
si
pi
sgombre
come
come
agevoli, ben
se sacrificare s
mezzo pi
il
guadagnar nomea
rompersi il capo sui
ed influenza
non occorre
pergamene, no, per diventare professori
d'universit, deputati oppure ministri
e chi
la ricetta
lo ignora oggimai ?
ben diversa
!
Eh, via
codici e sulle
Il
di
esso, fiac-
tempra
la
eh' egli
l'Italia,
sebbene
aveva
gli
nel
fosse
intrapreso
1902
sorgente
di
care
attraverso
soddisfazioni
che ne scaturirono, ad aggravare le condizioni sue. Tornato a Parigi, cadde infermo, cosi da destare le pi serie
preoccupazioni in coloro che Io circondavano.
riaversi e trascorse
meno male
l'autunno
ma
Poi
parve
coll'appres-
riparatrici.
Mon
me
cos
scriveami
il
24
febbraio passato,
voil
Con (xaston Paris non scomparso dalla terra soltanto un altissimo intelletto, dotato dalla natura di molte
formano il genio, ma insieme un'anima
candida e grande, un cuore impareggiabile; ed questo.
soprattutto, che
rende
la
sua
cos
lagrimabile.
e forse
altri
la scienza
verr,
mondo
un gran buio
s' fatto
che non
siamo pi giovani e che eravamo cresciuti affissandoci in
esso con ammirazione figliale Boiis fut li sicclrs, vien
nel
ideale
dove
ci si
rifugiava
tutti,
noi,
ma
ligeva,
poema
ch'egli
predi-
ora.
Tot
Amatore
est
mudez, perdude
at sa colour....
come
in quello
Bida,
il
anni. S'erano
ritrovati
entrambi
sul
lui
di venticinque
lago di
Ginevra, a
Divonne, e la sera stessa del loro incontro, mentre passeggiavano, discorrendo d'arte e di letteratura e contemplando lo spettacolo incantevole del lago e de' monti, non
ricord ad ambedue uno
frammenti d'Andrea Chenier
so quale parola
de' pi squisiti
240
mme
lui
appliquant la
Riant et m'asseyant su
lui,
flte
me
touche,
sur
ma
bouche,
mento
mo-
s
:
<s;
e le pi
impreveduti
istante
di siffatto
cuori
genere fondono
insieme
un
in
>.
agli ultimi
narlo, di vivere
mago
pene
altrui,
Certo
egli
fosse,
quali
filtri
ver-
io
vita,
giorni
trascorsi
le
cuori.
nell'o-
spitale
di
solito
dalle labbra:
lUsiiiN
M.i.A iiM'.sriiA
iii:i.
sro
l'Mi-;
(;\i:i\i:nii
iii
uvunii
,\
ckhisy.
iTiucche pascenti,
montoni
screziati
come
compa-
loro
che rompono sole la monotonia de' lucidi tappeti di smeraldo. Il suo trasporto per la natura, il suo desiderio di
pace trovavano in que' luoghi un appagamento pieno; e
la squisita sensibilit dell'anima sua s'espandeva con mageffusione.
calda
giore e pi
in
amare, ecco
il
>
egli
e leggende del
ripeteva
medio
n'o,
grande,
sventura terrena
Amare
il
,,
dismo non ha mai pronunziata, ma della quale il Cri stianesimo ha fatto la sua dottrina, per noi la parola
liberatrice. Amare vivere con maggiore intensit
tempo dividere
e ad un
pria affezione.
<
La
scienza, l'arte,
viaggi, la filantropia,
il
il
pro-
lavoro, le avventure,
patriottismo, la
famiglia,
l'a-
micizia, l'amore
ma
rebbe a noia,
si
sentir
in
communione costante
< la
mondo
piet del
se
dell'attivit pro-
La metamorfosi com-
dall'
un
lato
come
all'
universo.
che stringe
uomini
gli
Comprendere
accre-
<
1' universo
eterno ed infinito, dove facciamo
un punto e per un momento la nostra comparsa;
preoccupa meno della sua felicit individuale
del possibile
sovra
chi s
e pi di quella degli
< la nostra filosofia
esso
tuo
si
risolve nella
prossimo
altri,
avr ritrovato
proporrebbe
massima
al
il
rimedio che
pessimismo moderno:
cristiana:
Ama
Dio ed
il
ALESSANDRO D'ANCONA.
ALESSANDRO D'ANCONA
Sioori,
nel mirare quest'aula pi affollata quest'oggi che per consia, io provo una schietta compiacenza la quale
mi stringe a dirvi subito: grazie. Grazie, o signori, d'esser
accorsi numerosi all'invito eh' io mi son fatto lecito rivolgervi, giacche con questa cortese condiscendenza voi avete
sueto non
voluto manifestare
buto d'onoranza,
tempo e per
l'
eh' io,
affetto, tra
non
d'Alessandro
tri-
per
D'An-
multiforme dottrina,
alla
lui
allo zelo
regione d'
Italia,
per
indefesso
onde il nome
e caro non solo in ogni
prediletti,
onore
le
inda-
letteratura
bramo
or
dunque
ritrarre le venerate
sembianze, potesse
modestia sua,
ei
spiriti
onorare
magni hanno
la
ove
ricetto, la
di
tornata sua:
Fannomi
il
mese per
6 di questo
una
mano sagace ha
ridata la
da
venust
gotiche
delle
forme,
ai
altri
lo
in
un tempo
ta-
assai.
Essi
un volume
di
recavano
che
di studi
gratitudine
delle
la cultura e le lettere
Vitelli,
omaggio
in
benemerenze
infinite
nostre
si
altri
dotto maestro
per segno
pubblicando
vien
si
Michele Barbi,
al loro
lui
verso
facevano cos
inter-
di
trecento
scolari
quali, impediti
ed
d' assi-
per
lettere
significarono
pochi tra
I'
animo
s'associarono
tra
particolarmente
quel
G. B. Giorgini,
nome
come non
pisano, cos pi
m' caro
quali
venerando
diletto
Intervennero
loro.
all'onoranza,
al
vegliardo
paese
insigni
ricordare
per
del
qui
senator
patriottiche
per meriti
virt,
tempo
letterari,
massimo
fu congiunto al
tra
lombardi
scrittori
del
pure
s'associarono
scritto dall'on.
onde
gli
ai privati cittadini le
il
per
telegramma
sotto-
tosegretario di Stato on. Panzacchi (che fu pur egli scolaro del D'Ancona), col quale mentre si esprimeva il
rammarico che 1' uomo insigne abbandonasse la cattedra
da lui resa gloriosa in tutto il mondo civile >, si formava insieme l'augurio che lungamente fosse conservata
Le
(chi sa
definizioni ufficiali
mai perch
?) le
pi appropriate e
felici
ed
io so
di
ma
ed
la critica solo
il
risultato di
il
una
mezzo
metodo,
il
non il fine
dunque mae-
letteraria,
comune consenso
far la storia
stato
il
professore di Pisa
mato, quando
il
le
generazioni odierne
cederanno ad
della critica,
dell'
altre
eru-
muore,
si
far con
obbiettivit
imparziale e serena
concetti o traviato
tasi
la
cosidetta re-
il
verit
20 febbraio 183.5,
egli
campo
si
vederlo
di
Dotato
sia.
delle lettere,
ritenuto
assai pi
ingegno,
d' agilissimo
dell'
impulso
ond'era
irresistibile
anni, nel
delle opere di
Tommaso
Pomba
una
di Torino,
scelta
quale
gi in
germe ma
largamente
Ma
sero
il
scosso
con
il
il
Ed
le
Ricasoli,
pass da
il
Ed
in
accennava
sudario,
Cempini,
insomma
Peruzzi,
il
tra
non
i
ad
fos-
cuori.
uscire
liberali toscani
Piemonte rimase
Salvagnoli,
in realt
ed
il
Toscani affrettavano
le letterarie
efficace tra
ond' era
funebre
scatto,
non
rinvennero
quelle doti
fornito.
dal sepolcro.
cizia
intelligenti
commovevano
Italia,
gli
addirittura svolte
attendervi,
ri-
cosi
piemontesi.
fino al giorno in
cui
da Fi-
renze usciva in mezzo ad
ogni oltraggio,
1'
247
Ma
franca.
uscire
il
medesimo
il
giovine valoroso; e
il
pace
in cui si stipulava la
Salvagnoli ed
Mamiani, annuente
il
ad
1860, intermediari
difatti, nel
Tabarrini, ministro
il
come supplente
un anno,
italiane
l'ufficio di
De
Francesco
di
nell'
Universit
di
rinunzia.
raro in Italia
chi
succedeva
egli,
il
D'Ancona,
disinteresse troppo
v'aveano professato, a
non
pispiglia,
si
terso,
che molto
di lettere
scrisse,
Centofanti,
ma
nulla
prima
Non
cui
di filo-
poich anzi
nome
il
ingegno
ha lasciato
il
romanzo
successo in
belle
con
l'
pi
sobrio
di
gi,
di lui all'a-
italiane,
lo stesso
tacer d'altri, di
Silvestro
sulla cattedra di
a nessuno.
vitale,
il
quale
Monza, che
inesplicabile
altri d
la stessa
il Ferrucci, nonch altri di cotal stampa, ed il D'Ancona v'era scientificamente un abisso incolmabile; e per
fanti,
Lo
passato
il
uniformit in
tero
succedeva a nessuno.
come
si
quante
tutte
Co-
rappresentava l'avvenire.
l'universit pisana
forse
egli
scuole
le
momento
lagrimevole
italiane.
Giammai
in quegli anni
il
cause
le
ma
non
pu esser davvero in questo momento il nostro istituto.
Baster rammentare come la decadenza fosse incominciata
quasi un secolo innanzi, dopoch dalla scena del mondo
di
erano
spariti,
per
posteriori >;
come
a dire
A. Zeno, G. Tiraboschi,
storo,
che ne calcaron
le
il
il
campo
L.
A.
genio
degli
Muratori,
Mazzuchelli.
al
contrario
delle ricerche;
difetti
storici
S. Maffei,
seguaci
ne acuirono ed esagerarono
angusto
tale
dirla col
di co-
rari pregi,
resero pi
disimpararono ad esaminare
i
rapporti col
mezzo
in cui
ma non sempre giudiziosi ed < antiquario > signiparve d'allora in poi nuU'altro che uno scrittore d'opere
voluminose e noiose, privo di ogni scintilla d'originalit
sempre,
ficar
intuizione
del
bello.
dare
il
colpo
di
grazia
a questi
studi
gi
cos
screditati
sociali,
rito filosofico ,
ebbero
baro ed
incivile,
passato, che
il
s'erano guadagnata
riera
ed
un'immane,
dotati di
tempra
infiammare ed esaltare
ed
mente
ad un
tent
con
il
eloquenza,
a cui
fatti,
tratto, capaci
antiquari
atta a generalizzare
fatti
del secol
gli
insormontabile bar-
in
filosofica, di
si
d'
neg
si
ingegno, ogni
de'
fenomeni
degli
storici e let-
antiquari
egli
che costoro,
di
genio, perch
geni in letteratura
jMa la
Salamandre e de'
sua voce rimase
(ei
Silfi
e degli Incubi e
ed
inascoltata,
opposte parve
il
dis-
farsi
sempre
fece
pi un
maggiore.
Che ne segu? La
non
storia letteraria
cosidetti
al
punto
scrittori
in cui erasi
di
tempra
chivio ordinato e ragionato di materiali, cronologie, do cumenti e disquisizioni per servire alla storia letteraria
d'Italia ,
soli
dizi soggettivi,
vuoi
politici.
inspirati
Le opere
Cant,
dell'
Emiliani
Giudici,
meritamente
dell' Ambrosoli,
sempre
aveva
pi,
il
molto
inferiori
lui
erudita,
divenire
Padre Cesari,
le lettere italiane,
ma
gli
solidit
di
d'
per
finito
per
immisetutt'
una
predicava,
ritorno
il
di
del
letteratura
lezioni di
canto la scuola
Settembrini. Dall'altro
rendosi
documenti
sono
obliate,
delle
alla
forza
una spanna,
l di
un letamaio,
alla ricerca di
gemme,
di cui poi
Bologna, editore
voli tutti e tutti
di
parimenti insignificanti,
il
rappresen-
si
potrebbe dire
si
di scritture antiche,
pace
alla
memoria
loro!
Tali,
regno
a
noi.
251
rapidamente accennate,
d' Italia, le
come
Esse,
oltremonti,
le
instaurarsi del
all'
si
In Ger-
mania, insieme
nuovo
al
illustri,
proprie
passati
ad esperimentare
le
bellis-
grandeggiava
tutti
la
Anche
metodica
geva
meno
in
sotto
sebbene
l'influsso
di
benefico
Nel 185
lingua
con
minor
sicurezza
ricerche
francese
coprirla
Ed accanto
risor-
d'indole
governo aveva
il
Francia, chiamando
altri
delle
letteratura
lentuomo,
filologia
Francia,
filologica e storica.
di
di
una cattedra
legio
ai dialetti italiani
figura
Adolfo Mussafia. Su
fondato
nel
Paulin
ColParis,
a questo va-
Il
Gussard, l'Ozanam,
voravano concordi
Ledere,
Fauriel, V.
il
ed a loro
operosissimo, che ebbe belle
;
s'
Renan,
il
la-
evo con
raccolte che
furono
ai d loro utilissime.
codesti esempi
come
spirava,
s'
perarono
novello professore
il
nell'
lui
insegnamento, con
vigorosamente a rialzare
critica storica:
spronati da un
s' in-
in
lui
coo-
studi di
Italia gli
signe filologo
pisano
P. Villari e D. Comparetti.
tutti,
ai
in-
come
le loro
la
pi trascurata e negletta
voglio
dire le origini.
di
italiana del
gliori,
la
medio evo
somma
da
lui
egli
dedic difatti
durata
d'
popolo
energie.
suoi corsi
un quadriennio, furono
gigantesca il quadro
;
italiano
dilla
sua
for-
tra le tenebre
dell'evo
J30
principio che
natura e
la
la
si
sua
civilt,
fin al
volse a rintracciar
fattori della
sua poesia,
sublimamente
bacio
cui,
vergine
divino di Dante
Alighieri.
D'Ancona sulle origini della letterahanno mai veduta la luce. Forse egli si
sarebbe un tempo determinato a renderle di pubblico
dritto, ove l'apparizione d' un lavoro, simile per contenuto,
quantunque diversissimo nell'organamento, JVii/ii diir srcoli
Le
lezioni del
autore,
non l'avessero
dal
distolto
la
pi
parte
degli
Ed
non
io
ad
Ma
di
asse-
tutto
che
studiosi
esito
si
letri-
deve soprat-
una porzione
A. D'Ancona rimane
se
cosi
quanto
di
agli studiosi
questi
in
quarant'anni
insegnamento
Temeraria, ripeto, sarebbe la pretesa
farne qui menzione tanto pi che si tratta d'opere
!
che ogni studi<:)SO conosce a meraviglia, ed ogni colta persona ha certamente veduto. Verr io a parlarvi della luce
che gett sulla formazione del dramma tra noi quel mo-
numento
di critica storica
che sono
tre libri
sulle
Ori-
plina
a ricordarvi
eseguite
come
senza disci-
senz'ordine,
abbia portato
metodo e
11
mettendo magi-
la chiarezza,
come
si
siano divulgati
Ma
all'
infaticabile esploratore
Camo
Cielo dal
ed
ed
precur-
suoi
sori,
Siena,
l'
Campanella,
il
Parini ed
Leopardi,
il
il
maestri
Savonarola ed
gli
oscuri vatici-
ed
conte Confalonieri
il
del pensiero o
anime
grandi o
tutti,
avventurieri
D'Ancona
penna e
della
trina d'Alessandro
duto
il
della
spada,
hanno ve-
tratti all'aperto,
fama e
sulla
grande scena
avevano
diritto.
uno stuolo
di discepoli
gareggianti
in
paragonarla
'ivi
^irM
le
fatale cavallo
al
mura
pi invitti tra
Troia,
di
pmoi
le
che,
rivers
guerrieri Argivi
tcvte;
vYiasO-x
vi
Omero
{Odvss.
272-73).
Vitelli,
Della Giovanna,
I.
gagliarda e fiorita
quale niun'altra
cos,
scuola
in
Italia
la
cosa agevolmente
posseduto sempre
d'
innamorar
ad esso
in
si
spiega.
altissimo grado
il
Il
D'Ancona ha
privilegio prezioso
mincia. Egli
non
stato
mai
s'
di qua'
cho co-
incastellano
burbanzosi
nella
non
se
n'
scordato
li
mai
ed,
compenso, mai ne
che tutti gli serbano,
in
dezza
ove
d' intelletto,
compagni
Ma
la
le
si
ac-
discorso.
valoroso letterato,
triota intemerato,
insigne,
critico
uomo
storico
profondo,
pa-
parole
l'
un personaggio
uomo
ogni
illustre,
chiudersi in
modo
il
un ozio
quella di Nestore,
molo
io
efficace a
ma
forti
dall'esempio di A.
pi
tranquilla e pi
pensieri.
D'Ancona
destino che
il
l'alto ideale,
vi
per dedicare
il
non per
ai
lieta,
lavoro.
attende,
al
utili
perch dovunque
la
di coo-
di voi
perare
sia sti-
Io
propri
gli
essere
ma
ingrato,
lavori
siatemi voi
vostri,
Ad
cuore.
la
la
scienza moderna.
Ed
il
grande
lavoro
vi
edificio cui
sar
d' inef-
compenser
delle offese
rinserrarvi
in cui,
nelle
ore
come piaceva
al
di
crudeli,
Ed
il
unitevi a
me
quale, ritirandosi
pu ben
far
meno
la
nell' inviar
servavi
gli
air-
venuta
NOTA FINALE
Il
scritti,
qui chiamati a
raccolta,
tempi diversi e per varie circostanze, quel carattere divulgativo che li distingue pressoch tutti, mi ha sconsigliato dall' aggiungere a parecchi tra essi un corredo d'illustrazioni, che forse
avrebbe potuto giovare, oltrech a chiarirne la natura e l'intento, a
dettati in
metter
altri in
menti che
che
ci
vi
grado
sono
d'
acquistare
trattati.
men
bibliografici.
vedere
da
insieme
De
con
libri
Beaurepaire,
Christendom, London,
Per la poesia di Brettagna e la leggenda di Tristano le due serie di " Lec^ons et Lectures, pubblicate da
Gaston Paris, sotto il titolo La Poesie dii Moyen Age (Paris, Hachette)
e dello stesso autore, Pocincs et Lgendes du Moyen Age, Paris, Socit d'Edition Artistique, 1901, nonch il bellissimo libro di Joseph
Sulla poesia
BDiER, Le Roman de Tristan et Iseut, Paris, 1901.
latina detta goliardica, non v'ha nulla di recente che valga la pena
d'essere segnalato; cfr.. ad ogni modo, V. Gian in Bnllctt. della Soc.
Dant. Hai., N. S., voi. XI, 1904, p. .305 sgg.
Per quanto concerne
18')2.
due belle raccolte di E. Bellorini, Canti p'O/'Oamorosi raccolti a Nuoro, Bergamo, 893, e di V. Ci.\N - P. Nurra,
lari
recentissimo scritto di
in
Arch. Stnr.
Sardo,
Dom. Valla,
voi.
II,
1906,
Sassari,
Notizie storiche
p.
sgg.,
dove
1893,
sul
'
La
ed
Mutlu
il
s'esprimono
iiimento.
2b0
di
Milano
si
pu confrontare
Mol-
P.
ler- Walde, Beitrge zur Keimlnis des Leo, da Vinci in Jahrb. der
Iwn. Preiissisch. Kntistsammlnng., v. XVIII, 1897, p. 143 sgg.; e ved.
S.
"
Reinach
La
in
Esperimenti
dell'Alfieri
A. Fabris, Studi
nel prof. G.
dell'Alfieri in Bullett.
bene
Intorno
sin qui,
alle
in
Xozze
di
Figaro non
s' scritto
1899, p. 373
molto n molto
ed a convincersene
per la dimora
Professioxe, Per un sonetto
sgg.
N. 6, 1898, p. 47.
I primi
hanno trovato im diligente critico
satirici
Le Bibiographe moderne,
Paris, a. X,
1906, p. 35 sgg.
La
"
controversia sui pretesi plagi del Foscolo ha rinvenuto test un narratore molto coscienzioso in
ricerche, 2' ediz. riveduta
Base
al
intitolati
"
Severo Peri,
e ampliata,
"
lui, letto
Carteggio di M.
A.,
stati,
S. Casciano,
naturalmente,
raccolto e postillato,
1905.
due
coli'
monumento
All'attivit meravigliosa
stato eretto
da Jos. Bdier
di
e JMario
G. Paris
titoli
il
di
Torino,
pi bel
volumi
elogio
Roux-Frassati, 189b.
lume
Studi
Piitdeniontc,
/.
Rocca
1904,
di scritti suoi!
F. X.
vo-