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L.B.G. EXPO: A CHI RESTA IN MANO IL CERINO Giacomo Marossi PD: GENERAZIONI, POTERE, POLITICA Riccardo Lo Schiavo VECCHI POLITICI E INUTILI ECONOMISTI Pietro Mezzi PARCO SUD: LA POLITICA DEGLI URBANISTI RODITORI Valentino Ballabio SE ORA IL GATTOPARDO CI LASCIASSE LO ZAMPINO? Mario Brianza e Alessandro Sinatra MALPENSA: STUCK IN THE MIDDLE? Giovanna Menicatti LA VITA SI ALLUNGA: CAMPIAMO TROPPO E MALE? Ilaria Li Vigni PISTE CICLABILI A MILANO: PEDALARE, PEDALARE Massimo Cingolani ASSICURAZIONI, ISLAM E FINANZA ETICA Carneade PAROLE IN LIBERT: LA LUNGA ESTATE CALDA Giovanni Cominelli CL E IL NOSTRO BENE COMUNE Oreste Pivetta EX-PAOLO PINI, MA NON NORMALE VIDEO UN RICORDO DI CARLO MARIA MARTINI COLONNA SONORA Amazing Grace canta LeAnn Rimes Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org
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ne alla politica tanto per: di questo passo finir che ci sar una sezione per gli appassionati tra lo Sport e la Cultura dedicata ai partiti politici. Tra qualche anno poi, finalmente, scomparir anche quella, sostituita dal Sudoku o dai Necrologi. Forse la verit che lo spread tra i partiti e il mondo reale oramai fuori da qualsiasi tentativo di recupero. Forse che i nodi ignorati fino a oggi sono arrivati al pettine della storia. O forse no. Di certo c che il mio partito allo sbando e un qualche esamino di coscienza il patto di sindacato che lo regge dovrebbe farselo. A questo punto, sarebbe facile per me fare il rottamatore e dire: andatevene a casa e non fatevi pi vedere. Ma poi? Si fa presto a dire rinnovamento generazionale. Ma chi rinnova cosa e perch? La questione generazionale nel PD (e nella politica tutta) uno specchietto per le allodole. La vera questione, che nessuno ha il coraggio di sollevare, quella dellinade-
guatezza della politica nel suo complesso. La speranza che i trenta/quarantenni allevati sotto le calde ali dei nostri dirigenti attuali siano meglio di loro in me sempre pi fragile. Se vero il detto che i figli si fanno i denti sulle ossa dei genitori, beh allora avremo una generazione di mandarini e cortigiani peggiore dellattuale, oppure di vampiri, per seguire la metafora odontoiatrica. Per non parlare degli under 30, tra cui mi inserisco mio malgrado, che si massacrano per cariche inesistenti in altrettanto inesistenti organigrammi immaginari, contenti di contare meno di un tafano per una mucca al pascolo. La verit che serve un rinnovamento radicale dellidea di Politica e di tutti i memi che questa sottintende: il linguaggio, le modalit, gli strumenti, lorganizzazione, il rapporto con la cosa pubblica e con il potere, il ruolo dei cittadini e, soprattutto, una diversa concezione etica. Certo, un grande contributo non pu non venire dai giovani e giovanissi-
mi: nel PD abbiamo un disperato bisogno di ragazzi normali che facciano politica per passione e vivano le loro vite senza pensare alla frizzante carrierina nella nomenclatura ultra locale del partito. Gente che non abbia paura di esporsi perch senn poi perde il posto da portaborse a Strasburgo o a Roma o chiss dove. Conosco vecchi al mio circolo PD che sono pi rivoluzionari di tanti giovani con cui mi scontro quotidianamente. Da combattere c una casta eterna. Una casta che si autoriproduce identica, vecchia, giovane, renziana o bersaniana: un DNA sbagliato da cambiare, che il DNA di un modo di fare politica fuori dal mondo e dalla storia. Io credo che il nostro PD possa essere il vero strumento del cambiamento, ma va cambiato, strapazzato, occupato con nuove energie. Chiunque crede che una politica diversa sia possibile deve darci una mano a cambiare le cose. E tutti i vecchi e i giovani che se la sentono, sono i benvenuti.
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LE RISORSE un fatto incontrovertibile che la terra sia un sistema a entropia negativa, che alla fine finir, e che in mancanza di nuove tecnologie pulite ed energeticamente parche le prossime generazioni vivranno in condizioni molto pi difficili delle nostre. L'attuale crisi economica prima o poi verr superata. Ma nessuno pensi che spremendo un poco il limone con l'Imu e con tagli alla spesa il problema sia risolto. Al momento attuale il sistema economico basato sulla teoria capitalistica che l'unica pi o meno funzionante, applicabile: ce la teniamo cara con tutti suoi difetti, le sue mostruose diseguaglianze, il suo gradiente tanto odiato dalla sinistra. Almeno nell'ottocento e nel novecento c'erano idee diverse su cui discutere scontrarsi. Oggi non c' nessuno che ha proposto una teoria economica alternativa, e quindi non c' un politico che la possa attuare. IL PASSAGGIO CHIAVE - Oramai una quindicina di anni fa un cono-
scente mi raccont che iniziava a occuparsi degli HEDGE FUND lasciando la finanza tradizionale, meravigliosi strumenti finanziari che possono generare ingenti ricchezze, io non capii. Si tratta di strumenti finanziari non collegati direttamente all'economia reale. Nascono negli USA nel 1949 e proliferano dagli anni '90. nella natura umana ciclicamente generare fenomeni finanziari degenerativi, vedi la crisi dei bulbi dei tulipani del '600. Eppure non impariamo, eppure ci facciamo trascinare nel vortice. Questi fenomeni degenerativi si manifestano non solo nella finanza ma anche nell'industria dove talvolta si fanno piani di sviluppo oltremodo grandiosi solo per simulare veloci ritorni finanziari. Eventi simili ci sono stati anche in agricoltura e in particolare nell'allevamento, vedi la crisi della mucca pazza dove si alimentarono i bovini con farine animali provocando l'alterazione degli equilibri biologici negli animali e sta avvenendo qualcosa di simile in agricoltura con
gli OGM. Gli equilibri raggiunti in natura vengono copiati dall'uomo nel suo mondo artificiale. Il problema che l'armonia e l'efficienza del Sistema Naturae sono difficilmente emulabili. LA PAURA - La societ umana dopo secoli di sviluppo sta cogliendo i primi segnali che il suo modo di stare sul pianeta non del tutto congruo con i principi generali della natura e iniziano ad aversi esiti assolutamente nocivi. La finanza creativa non altro che uno dei fenomeni che nascono per gestire mal funzionamenti del sistema umano. Riconsiderare tutto il sistema capitalistico e vedere dove c' il buco, credo sia necessario e non procrastinabile. Sicuramente agganciare l'economia alle risorse naturali fondamentale, se hai tot suolo tot acqua tot minerali oltre certi limiti non puoi andare, non puoi vendere allo scoperto la vita.
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www.arcipelagomilano.org e ha eliminato gli indici di edificabilit nel Parco Sud, mettendo un punto fermo molto importante. Milano e gli altri 133 Comuni della provincia hanno di fronte una scadenza importante: proporre le aree agricole da inserire nel Ptcp provinciale. La procedura, infatti, prevede che tutte le realt interessate - comuni, organizzazioni imprenditoriali, associazioni, cittadini singoli e organizzati - possano presentare le loro osservazioni al piano adottato entro la data del 9 settembre. In questo contesto, la stessa Provincia, grazie a una mozione bypartisan, sta preparando una sua proposta di definizione di ambiti agricoli: una parziale marcia indietro rispetto all'impostazione data al Piano stesso. Il rischio che si corre - con buona probabilit - di trovarsi di fronte a una proposta accomodante della Provincia, capace forse di trovare il consenso dei Comuni, ma che, per effetto della variante generale al Ptc del Parco, potr prefigurare un Parco Sud ridimensionato nei confini, nelle superfici e nelle destinazioni. Un intreccio complesso, ma con una sua logica stringente. Quindi, da Milano che ci dobbiamo aspettare uno scatto di progettualit e di capacit di visione strategica. La giunta guidata da Giuliano Pisapia pu giocare un ruolo importante, strappando alla Provincia quella sorta di esclusiva nei rapporti con tutti gli altri Comuni, soprattutto in termini di pianificazione territoriale: sullo stesso Ptcp, sulla variante generale del Ptc del parco e sui Piani di cintura urbana (altra importante partita territoriale). Milano quindi, proprio in questa fase, pu costruire una nuova alleanza attorno a una proposta che sappia disegnare una vera prospettiva politica di gestione del territorio e non unaccettazione delle nefaste logiche di consumo del territorio in nome del recupero di disponibilit finanziaria. Una tentazione cui cedono molto spesso anche Comuni guidati da giunte che dovrebbero fare della sostenibilit una solida bandiera. Come sempre, la politica che deve guidare le scelte e Milano pu mettersi alla testa di una presa di coscienza che pu maturare allombra di due occasioni importanti: il gi citato Expo e limminente creazione della citt metropolitana. La nascita di questo nuovo ente, con capacit di programmazione di area vasta, dimensione strategica e reali poteri, pu essere lelemento catalizzatore per costruire una nuova politica del territorio provinciale milanese. Che abbia al centro il futuro, nuove opportunit di creazione di lavoro, un rapporto equilibrato tra costruito e spazi liberi, una mobilit davvero sostenibile pensata sullo sviluppo del trasporto pubblico. Iniziamo a discuterne. Prima possibile. *Capogruppo di Sinistra Ecologia Libert della Provincia di Milano
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www.arcipelagomilano.org dosi su entrambe le gambe. Luna: coincidere il pi possibile con larea, amalgamando il Comune di Milano con la Provincia, compresa ovviamente la ex Monza e Brianza; mettendo in comune strategie e sinergie nonch i patrimoni (risolvendo tra laltro alla radice la curiosa vicenda dello scambio di figurine tra enti pubblici!). Laltra: operare un deciso decentramento del capoluogo in autonome Municipalit, dotate di organi esecutivi snelli e collegiali, personale e bilancio propri a somma zero rispetto allattuale mastodontica struttura verticale e dicasteriale, accentrata negli Assessorati (*). Naturalmente con una netta ripartizione delle competenze e delle responsa-
bilit per eliminare doppioni e rimpalli, sprechi e giri a vuoto. Si tratta allora di aprire, ridando la parola a una politica rinnovata e riqualificata, una vera e propria FASE COSTITUENTE regionale e metropolitana. Diversamente assisteremmo allennesimo espediente gattopardesco di cavarsela cambiando i nomi a un assetto amministrativo statico e obsoleto. Ma il trucco non inganna pi merkel e mercati che sprangano con lo spread. Dunque a sistema economico-finanziario globale invariato lasciare ai ragionieri la manovra sulleuro necessario ma non sufficiente. Occorre che la politica (a casa nostra dove non siamo pi tanto padroni
quanto dobbiamo farci i compiti!) recuperi al pi presto modelli etici, normativi e organizzativi compatibili con gli standard europei. (Altra cosa sarebbe riconsiderare il sistema medesimo, foriero di una crisi epocale, ma allora sarebbe richiesta una politica di livello teorico e ampiezza internazionale degna di ben altra Storia).
(*)"Talora si ha limpressione che la citt sia troppo grande per sentirsi una" (Carlo Maria Martini, Prolusione agli "stati generali" di Milano, 11 Giugno 1998)
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eventuali necessit di adeguamento del piano originario. In altri termini ci sembra che dovrebbe essere data maggiore enfasi al processo di gestione del cambiamento del sistema aeroportuale milanese lasciando ai diversi stakeholders lo spazio sufficiente per definire un assetto soddisfacente per tutti, escludendo ipotesi avveniristiche e difficilmente realizzabili come ad esempio la specializzazione delle troppo numerose piste presenti al Nord che per richiederebbe di realizzare un modello intermodale assai evoluto di improbabile realizzazione. L'Area Metropolitana di Milano ha in s le potenzialit per esprimere passeggeri e merci e deve essere in grado di offrire a terzi le sue facilities. Il traffico passeggeri cresce solo con le compagnie low cost che
con la loro politica di marketing non solo rispondono alle normali e scontate esigenze di connessione ma creano traffico anche per destinazioni poco probabili. Esse hanno la caratteristica di offrire connessioni Point to Point a breve medio raggio, non gestiscono il transito ma offrono un volume ingente di voli sia a Malpensa che a Bergamo. Sarebbe utile concentrare, nel tempo, a Malpensa tutto questo traffico di apporto e, gestendo il transito, incentivare connessioni intercontinentali o connessioni est-ovest che oggi sono gi presenti sul mercato mondiale. In questo quadro, Milano potrebbe diventare l'Aeroporto cheap d'Europa. Non un Hub di Compagnia ma un Hub d'Aeroporto intermodale che gestisce le connessioni anche per le merci, evitando traffico su strada.
Nel lungo periodo, raggiunto il nuovo assetto, potrebbero essere affrontati grandi problemi come quello del consumo del territorio con impianti aeroportuali poco coerenti con lo sviluppo. Sappiamo bene quanto sia importante questo territorio ormai in mezzo alla citt. Possono essere immaginate molte alternative sul suo riutilizzo, ad esempio, nel caso di Linate, collegandolo con l'Idroscalo e con il Parco Forlanini per la creazione di un parco di dimensioni cospicue di cui Milano nella sua globalit di cittadini avrebbe gran bisogno. Post Scriptum: questo articolo stato elaborato nelle settimane precedenti alle dichiarazioni del Ministro Passera che peraltro non tendono a risolvere i problemi evidenziati.
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Indubbiamente, in tema di piste ciclabili, la nostra citt non in alcun modo al livello delle capitali europee, quali Amsterdam, Berlino, Vienna, n per quanto riguarda leffettiva presenza delle piste ciclabili nella rete cittadina n per una cultura di rispetto del ciclista e un conseguente incentivo alluso della bicicletta. una questione certamente di abitudine sociale, ma anche, direi, di configurazione architettonica della nostra citt. Milano ha pochissime aree verdi rispetto agli edifici e al numero di abitanti e ha soprattutto una ristrettezza di spazi fisici (viali, controviali, marciapiedi) che rende davvero complesso pensare a un circuito di piste ciclabili completo in tutta la citt. Ci detto, occorre, pur con i limiti fisici evidenziati, fare molto di pi a livello di indirizzo politico e lattuale Giunta, quantomeno sul piano programmatico, mi sembrata molto sensibile al tema. Poi, dovremo valutare i risultati. stato elaborato, nei primi mesi di azione della Giunta Pisapia, un Piano per la mobilit ciclistica 2011-2016 che prevede la costruzione, nei prossimi anni, di 95-100 nuovi chilometri di percorsi riservati esclusivamente ai ciclisti. Con una scaletta molto dettagliata di priorit (si parte dall'itinerario centrale Castello Sforzesco Duomo Corso Monforte, gi finanziato dalla precedente amministrazione comunale) e nuovi criteri per favorire la
mobilit delle biciclette verso luoghi di lavoro e scuole. La stima dei costi, come sempre in questo periodo, rappresenta il punto critico del progetto: serviranno poco pi di 30 milioni di euro da qui al 2016, ma saranno certamente soldi ben spesi e soprattutto fonte di risparmio sia da un punto di vista della qualit della vita e della sicurezza dei cittadini, sia per quanto riguarda la velocit dei mezzi pubblici e il congestionamento del traffico. Oggi i chilometri di piste/corsie ciclabili a Milano sono 135 (110 su strada, il resto nei parchi), ma pongono degli evidenti problemi di funzionamento e gestione che spesso inducono i ciclisti a utilizzare la carreggiata tradizionale per i loro spostamenti. Molte piste ciclabili, infatti, sono poco segnalate ed essendo radenti allarteria urbana non sono particolarmente sicure; inoltre, in alcuni casi, sono ostruite dalle auto in sosta, rendendo cos davvero vano il concetto di pista riservata alle biciclette. Occorre quindi, anche in questo caso, predisporre piste protette, ad esempio da marciapiedi o da alberi, che possano davvero rendere tranquillo il percorso del cittadino ciclista ed anche abbellire la configurazione urbanistica della nostra citt. Non solo. Sempre nellottica della diffusione della cultura ciclistica, a oggi molto poco presente in Italia, necessario implementare la possibilit
di trasporto della bicicletta sui mezzi pubblici: in alcune carrozze della metropolitana oggi possibile, ma a condizioni particolari e con grandi difficolt per lutente che spesso si trova rallentato in una complessa burocrazia organizzativa e preferisce lasciar perdere. Altra questione: i parcheggi per biciclette nei punti nevralgici della citt spesso sono assenti, molto limitati e poco sicuri. Anche queste strutture dovranno essere potenziate, sempre nellottica di quella sensibilizzazione alla cultura ciclistica che poi cultura ambientale- di cui si parlava in precedenza. Insomma, gli spunti di lavoro sono moltissimi, ma io credo che valga fortemente la pena investire su tale forma di mobilit, oggi in particolare considerando il traffico cittadino, la crisi ambientale, il costo del carburante e la crisi economica. Lo chiedono quelle migliaia di cittadini (soprattutto giovani e donne) che ogni giorno utilizzano la bicicletta per recarsi sul posto di lavoro o di studio, spesso accompagnando anche bimbi piccoli e che rischiano ogni giorno la propria sicurezza per colpa di un traffico senza scrupoli, di automobilisti irrispettosi delle regole e di strade mal manutenute. Credo, da ciclista appunto, che la politica locale debba davvero prendersi a cuore tale problematica che coinvolge da vicino tutti e ciascuno di noi.
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ra non si trovi una soluzione concreta che allontani i dubbi di una discriminazione etnica. La ricerca ha messo in luce come in Italia alcune aziende assicurative come parametro non usano nemmeno quello della nazionalit, ma si limitano semplicemente a verificare il luogo di nascita, attraverso il codice fiscale. Tant vero che spesso vengono inviate lettere di recesso del contratto a cittadini italiani nati in paesi extracomunitari o ex colonie, probabilmente, figli di emigranti.
Ma tornando alla finanza islamica, possiamo senzaltro valutarla positivamente come fattore di integrazione e di multiculturalit finanziaria, ma sulla sua possibile maggiore eticit sono abbastanza perplesso. Proprio nel nostro paese la finanza cattolica e quella espressione del mondo cooperativo, avevano gli stessi presupposti e la stessa retorica, ma alla prova dei fatti hanno dimostrato di non essere molto diverse dallaltra. Basti pensare alla gestione deviata di opere assistenziali, alla bancarotta Sindona e
Banco Ambrosiano, per non parlare dello IOR, con i depositi vaticani offshore, tutte gestioni disinvolte che con la fede hanno poco a spartire. Comunque, anche il mondo cooperativo non se la passa bene, come diceva Bruno Trentin: le coop hanno perso lanima, ma non la vocazione al profitto. Le cronache sono su tutti i giornali di questi mesi, le vicende Unipol-FonSai rappresentano bene questa mutazione.
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www.arcipelagomilano.org stessa e al suo potere; Macondo sarebbe la macchina da guerra dei puri di spirito che rifiutano ogni compromesso e che si gloriano di tutte le battaglie rigorosamente perse. Insomma o rincoglioniti o fanfaroni. Gli evasi da Alcatraz e i guariti da Macondo hanno dato vita a larancionismo: un'altra via, nuova e antica allo stesso tempo, per essere di sinistra tessuta di volont di lavorare assieme, scelte di cambiamento molto pi pragmaticamente radicali di quelle sognate e mai realizzate, di volti di uomini e donne che decidono di dare e non di chiedere. DAlfonso conclude se questa volta si provasse a cambiare metodo, oltre che ricercatore, una occhiata non superficiale ai municipi arancioni potrebbe essere utile. Non pi Pericle ma Parmenide: Pisapia come la via della verit. Chiesto a Civati se fa il ticket con Boeri in Regione; risposta: Fossi matto. Chiesto a Civati se fa il ticket con Tabacci; risposta: Fossi matto. Chiesto a Civati se fa il ticket con Cavalli; risposta: Fossi matto. Civati ha letto Verga: Suocera e nuora nella stessa casa sono come due mule selvatiche nella stessa stalla, ma non Publio Sirio: Mentre si perde tempo a decidere, spesso si perde loccasione favorevole. morto Martini, rifiutando le cure. Capita a volte che le lezioni migliori si diano in punto di morte.
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www.arcipelagomilano.org aperta. Ma incomincia ad affiorare il dubbio che forse nella scatola degli attrezzi dei cattolici italiani ne manchi qualcuno.
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www.arcipelagomilano.org Larticolo di Bonessa probabilmente indotto dalla impossibilit da parte di qualche suo amico di farsi il giardinetto davanti al proprio condominio, non si giustificherebbe, altrimenti, tanto livore nei miei confronti. Le affermazioni gratuite dimostrano lassoluta ignoranza, da parte di Bonessa, dei ruoli delle Commissioni e dei Consigli di Zona e del vissuto politico/legislativo del sottoscritto. La cultura dellauto, Milano ha raggiunto un tasso di motorizzazione elevatissimo (55 auto ogni 100 abitanti contro una media europea ben al disotto delle 40 auto su 100 abitanti), non si inverte dalla sera alla mattina, eliminando con la bacchetta magica le auto, ma con azioni graduali prima persuasive e dopo punitive. Dopo la premessa vengo alle risposte. Nelle commissioni istruttorie non si decide, si illustrano e si discutono gli argomenti, che verranno portati in Consiglio per le delibere conseguenti. Nello specifico il Consiglio decise di escludere via Bronzetti per due precisi motivi: evitare una riqualificazione a spizzichi e bocconi, con un risultato estetico pessimo; consentire unulteriore alternativa di sosta ai residenti, che soffrono attualmente i disagi dovuti ai cantieri per la preferenziale del filobus 92 e del teleriscaldamento. Per quanto riguarda i parcheggi interrati, pi che sul carro dei comitati sono salito sul carro del buon senso, che mi ha suggerito, nei dieci anni passati in consiglio, di approvare diversi parcheggi in Zona 4 e di contrastare tenacemente altri, che avrebbero devastato piazze dal valore estetico immenso (Libia, Grandi) o creato danni irreparabili ai residenti circostanti (Venosa, Cipro). Bonessa pu verificare presso gli uffici di Zona 4. A quel salto nella politica retribuita ha gi provveduto Bonessa, facendosi nominare in una partecipata comunale per soli 15.300 annui, come dire predicare bene e razzolare male. (*Vicepresidente di Zona 4 e Presidente Commissione Mobilit /Ambiente)
MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org La Carmen in forma di concerto
Con un esperimento difficile e coraggioso lAuditorium ha concluso la scorsa settimana la sua prima stagione estiva. Una stagione anchessa molto rischiosa, nella Milano usualmente deserta di agosto, premiata dal fedele pubblico dellOrchestra Verdi e un po anche dal turismo straniero che ha dato un buon contributo a riempire la sala trovandovi - oltre alla buona musica - un prezioso refrigerio al terribile caldo delle ultime settimane. Esperimento coraggioso, dicevamo, perch ha affrontato - con mezzi necessariamente limitati - una delle opere pi note e amate dal pubblico
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www.arcipelagomilano.org e anche perch dare unopera in forma di concerto, con i cantanti schierati sul palcoscenico senza costumi e senza scena, vuol dire denudarla, scarnificarla, rivolgersi a un pubblico maturo o almeno molto attento e curioso; difficile perch se c unopera che pretende di essere incarnata nei suoi personaggi, di sedurre il pubblico anche con la recitazione, questa proprio Carmen con le sue atmosfere cariche di sensualit e i suggestivi ambienti di Siviglia e dei Pirenei. Ci premesso abbiamo assistito a un bello spettacolo e soprattutto a una magnifica prestazione di Tiziana Fabbricini, soprano famosa per le innumerevoli interpretazioni nella Traviata verdiana (fin dal 1990, con Muti, quando nei panni di Violetta debutt trionfalmente alla Scala) che si cimentata nellopera di Bizet - salvo errore per la prima volta in una parte dunque da mezzosoprano; non solo stata vocalmente bravissima per non dire perfetta, una grande professionista, ma ha anche recitato la parte (e si capito quanto fosse imbarazzata, allinizio, nella sensualissima Habanera e come si sciolta subito dopo, tanto che nella Sguedille era gi unattrice a proprio agio). Fa piacere vedere come Jader Bignamini, che in giugno aveva realizzato molto bene lAndrea Chnier di Giordano nella stessa forma di concerto, si sia confermato un ottimo e completo direttore dorchestra; vorremmo rimproverargli unouverture eccessivamente veloce, come purtroppo oggi duso, ma si fatto presto perdonare per lintensit con cui ha eseguito le altre pagine dellopera e in particolare per la grazia con cui ha accompagnato i cantanti. Fra questi Alberto Gazale stato molto convincente nella parte di Escamillo, un po meno - nonostante la magnifica voce - la giovanissima Aurora Tirotta in quella di Micaela. Pi difficile il discorso sulla voce tenorile di Don Jos. Sappiamo quanto siano rari oggi i tenori potenti ed eleganti insieme, soprattutto le voci duttili, capaci di adattarsi a personaggi e caratteri molto diversi fra loro. In Carmen il problema del tenore quello di essere letteralmente schiacciato da una parte dalla potenza dellavversario-torerobaritono, dallaltra dalla forza delle due donne da cui parimenti dominato: lamante, carica di femminile e sconvolgente aggressivit, e Micaela dolce ma ferma portatrice del ricatto affettivo familiare. Se Don Jos ha una voce con poco volume, morbida e sottile come quella di Marco Frusoni, non potr mai mettersi in competizione con gli altri protagonisti dellopera. Perder, come noto, la testa e s stesso, ma cos perde in partenza e non c pi storia. Vorrei aggiungere alcune considerazioni, innanzitutto sul problema della pronuncia delle parole e della chiarezza della dizione da parte dei cantanti. un argomento su cui molto stato detto e scritto e per fortuna negli ultimi tempi sono stati fatti anche molti passi avanti. Ma nel caso di Carmen, a maggior ragione perch al pari dellinglese e dello spagnolo il francese una lingua poco adatta allopera lirica (che infatti produce il meglio di s in italiano e in tedesco, si pensi solo a Verdi e a Wagner), il problema della pronuncia cruciale. In questa occasione stato veramente imbarazzante ascoltare un francese tanto approssimativo da parte di alcuni cantanti; ti fanno perdere il piacere dellascolto. Poi c il problema del pubblico dellAuditorium che come si detto fedele e affezionato, un pubblico molto caldo e oserei dire affettuoso nei confronti della sua orchestra, che esprime sempre passione ed entusiasmo. Ma spesso esagera assumendo toni da stadio, esprimendosi con urli selvaggi che fanno pensare pi al fiancheggiamento da tifo sportivo che non al consenso maturo e riflessivo; e non si pu a ogni concerto, qualunque ne sia la riuscita, battere ritmicamente i piedi sul pavimento. Nel caso dellopera lirica in concerto la cosa assume particolare rilevanza perch - trattandosi di pagine scelte - gli applausi scrosciano dopo ogni pagina e diventano decisamente molesti. Manifestazioni pi sobrie e composte, e segnali di approvazione pi graduati, gioverebbero sia al teatro che ne guadagnerebbe in autorevolezza - sia agli artisti, ai quali fa sicuramente piacere sentirsi amati, ma certamente preferirebbero avere un consenso consapevole e reale.
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Linquietante normalit delle immagini di Lassry
Elad Lassry un giovane artista israeliano che si fatto conoscere in Italia durante lultima Biennale di Venezia. Il PAC di Milano gli ha dedicato questa estate una prima grande retrospettiva, visitabile fino al 16 settembre, curata da Alessandro Rabottini. Il mondo di Lassry fatto di immagini, fotografie e video, dove niente cos facile come sembra. Le sue fotografie, spesso unite a creare collage e composizioni, sono pi finte delle immagini pubblicitarie. Niente qui lasciato al caso, tutto studiato, costruito e pensato. Perfino le cornici sono dipinte tono su tono rispetto ai colori delle immagini. Il concetto su cui bisogna insistere nello spiegare il lavoro di Lassry quello di riappropriazione dellimmagine. facile vedere come i suoi lavori siano composti da fotografie fatte dallartista stesso ma anche di immagini vintage, recuperate da vecchie riviste o vecchie cartoline. A Lassry interessa lavorare e far lavorare lo spettatore sui tanti significati che unimmagine pu avere, sulla multiformit di unimmagine, che non mai univoca ma ogni volta pu essere investita, da chi la guarda, di nuovi, diversi e contrastanti significati. Unimmagine potr avere tante forme e sensi nuovi, quanti saranno i suoi spettatori. Ecco perch queste immagini sono riprese indiscriminatamente da diverse fonti, tagliate e adattate alle nuove necessit formali senza fornire alcuna indicazione sul loro passato. Il lavoro di Lassry una riflessione sullatto del vedere, su come noi guardiamo le immagini e su come le immagini stesse sono costruite. Rappresentazioni a prima vista familiari, come uomini, donne, animali e nature morte dicono molto di pi, guardando sotto la loro superficie patinata. Da qui nasce il sottile senso ambiguo e straniante che proviamo nel vedere i lavori di Lassry. Un lavoro studiato e meditato, con tanti riferimenti alla storia dellarte,
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www.arcipelagomilano.org dalla Pop Art, al Minimalismo alle composizioni di Moholy-Nagy. Con anche, perch no, un riferimento ai pittori rinascimentali, nellopera Woman (Green Bow), in cui un mezzo busto femminile risalta su un fondale verde. Unici oggetti presenti una bottiglia, un tavolo e uno strano copricapo in testa alla donna nuda, che con quel viso aperto e delicato ricorda le antiche madonne cinquecentesche. Se tutto si basa sulla visione, non pu mancare il cinema tra gli interessi di Lassry, di cui in mostra ci sono quattro pellicole. Film in 16 mm, proiettati in un formato simile a quello delle fotografie, proiezioni che sono unanalisi lenta e inesorabile dei soggetti ripresi, che sono coreografati e quasi a disagio davanti alla cinepresa, che li fissa imperterrita. In mostra anche unopera site specific, Untitled (Wall, Milan Blue), 2012, che unisce architettura, oggetti in ceramica e fotografie, in un succedersi spaziale che rende tutto uguale, ma che in realt cos non . Piccole, ma significative, le variazioni tra luno e laltro. Un percorso tra immagini perfette e patinate, in una narrazione che unisce pubblicit, glamour e ritratto, ma che non fa mai dimenticare allo spettatore lambiguit e la falsit di tutte le immagini, anche di quelle allapparenza pi naturali. Elad Lassry. Verso una nuova immagine PAC, ingresso gratuito. Fino al 16 settembre ORARI luned 14.30 - 19.30, da marted a domenica 09.30 19.30, gioved 09.30 22.30
LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Ti dico che non ho sognato
di Carmelo Pistillo Edizioni Bietti, Milano, 2012 pp. 137, euro 16,00
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Cosa nasconde la nostra anima, sempre in bilico tra bene e male? Anche luomo pi virtuoso tentato dal male, che sinsinua tra le pieghe della pelle e penetra nelle narici come un alito freddo. La natura umana segnata dal peccato sin dalla sua origine, unombra che ci accompagna tragicamente durante la vita. A differenza di altri testi scritti con uno stile basso e volgare, il filosofo Carmelo Pistillo ci presenta il peccato con eleganza poetica, senza per privarlo di quel piccante sapore che ci lascia a bocca aperta. Una domanda sosta sulla punta della lingua: Io cosa avrei fatto? Pare di smarrirsi nei gironi infernali della Divina Commedia, insieme a Didone, a Francesca, a Pier delle Vigne, che la ragione sommettono al talento. Le figure perdenti e in malafede, che esplodono dallopera di Pistillo, sono vittime delle loro passioni con un exemplum negativo, che, tuttavia, seduce il lettore.
Questultimo non chiamato in causa per declamare una condanna senza appello, e nemmeno per nutrirsi della vita daltri, che si dipana tra le righe del libro, ma per riflettere di fronte ai drammi a cui inevitabilmente soggetto. Linferno di Carmelo Pistillo diviso in sedici episodi, da leggere uno alla volta: un viaggio tra la miseria umana, che pesca nel pozzo profondo delle esperienze individuali. In almeno una di quelle storie, ci si ritrova scoperti con le mani nel sacco, come ladri al mercato degli specchi. La nostra immagine riflessa si sovrappone a quella dei personaggi descritti: Thrse, Vinciguerra, Abigaille, che per lungo tempo hanno sottomesso sentimenti e compresso pulsioni sino a giungere, quasi inconsciamente, a progettare un piano di fuga da loro stessi. Noi non siamo diversi da loro. Le loro storie, che di primo acchito giudichiamo severamente e distanziamo per di-
fesa, non sono molto lontane dalle nostre, da quello che non vogliamo mostrare agli altri. Nondimeno, la vergogna della nostra natura ci rende riluttanti verso lunica verit: siamo creature fragili. Bruno, che non mai stato un campione fra le lenzuola, n in seno alla vita sociale, deve arrendersi di fronte al suo limite, e Bionda, la moglie adultera, spera di uccidere la voce della coscienza con una punta di fiamma, ma vede solo un anticipo dinferno. Cos anche lex venditore di auto, nellamarezza degli ultimi giorni di vita, sputa lava rancida. il giaciglio coniugale a ricevere gli avanzi delluomo che ha lottato col niente. il letto, lultimo domicilio di chi rimasto fedele a se stesso, di chi ha esibito i denti solo a difesa dei propri averi e della grazia ricevuta lungo la strada terrena. (Cristina Bellon)
TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org la rubrica riprender nel numero del 12 settembre
CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org La kryptonite nella borsa
di Ivan Cotroneo [Italia, 2011, 96] con Valeria Golino, Luca Zingaretti, Cristiana Capotondi, Libero de Rienzo, Luigi Catani
Gli occhi di Peppino (Luigi Catani) sono limmagine che apre La kryptonite nella borsa, opera prima di Ivan Cotroneo, autore dellomonimo romanzo che si messo dietro la macchina da presa per adattare personalmente il proprio testo. Gli occhi ingenui e spaesati di Peppino sono nascosti da occhiali troppo grandi per il suo viso ma le lenti, spesse come fondi di bottiglia, sono lunico strumento che gli permette di osservare nitidamente il mondo che lo circonda. Questi occhi guardano la sua famiglia unita dallamore come sentimento dominante ma nel pieno di una tempesta a causa dei tradimenti del padre e dei suoi zii, Titina (Cristiana Capotondi) e Salvatore (Libero de Rienzo), ribelli e disinibiti, in continuo conflitto con dei genitori tradizionalisti. Nonostante lammirevole ma sterile sforzo di suo padre (Luca Zingaretti), leducazione di Peppino in mano alle donne della famiglia. I suoi occhi fotografano il genere femminile dellItalia dei primi anni settanta espresso dal regista attraverso il confronto generazionale tra la madre Rosaria (Valeria Golino), la zia e la nonna. Nonna Carmela rappresenta tenacemente la vecchia generazione, parla poco ma comanda con lo sguardo. Titina, la zia irrequieta, alla continua ricerca di nuove esperienze. Infine, c mamma Rosaria, la sua apparente fragilit sembra racchiudere ogni stereotipo del genere ma colei che riesce a compiere unevoluzione, impersonando il prototipo della donna che combatte e sgomita per la propria libert. In questa burrasca, Peppino rimane spesso senza degli appigli affettivi. Solo grazie alla sua fantasia e alla mitizzazione di un cugino che si crede Superman riesce a creare un modello che lo aiuti a comprendere limportanza di trovare la propria identit. Lomologazione e lemarginazione sono la vera kryptonite. Marco Santarpia I n sala a Milano: AriAnteo Conservatorio 5 settembre 2012
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Quasi amici di Olivier Nakache ed Eric Toledano [Intouchables, Francia, 2011, 112] con: Franois Cluzet, Omar Sy
Andiamo a respirare un po, chiede Philippe (Franois Cluzet) a Driss (Omar Sy). Driss, ragazzone di colore dal fisico scultoreo, il nuovo badante di Philippe, aristocratico francese costretto a passare il resto della sua vita su una sedia a rotelle. Uno un ai margini della societ: da poco uscito di galera, disoccupato e affondato nelle bassezze della banlieue parigina; laltro ricco, colto e dai modi eleganti e ricercati. Philippe, da quando rimasto tetraplegico, trattato coi guanti: gesti e parole sono ponderate in maniera da non turbarlo, ma producono leffetto esattamente opposto; si sente diverso, inutile. Driss quei guanti non li vuole infilare: la sua superficialit si trasforma in pragmatismo estremo, i suoi modi diretti e un po rozzi trasmettono a Philippe un nuovo senso di libert. Olivier Nakache ed Eric Toledano scrivono una favola che ha le sue radici nella vita reale: Quasi amici [Intouchables, Francia, 2011, 112] tratto dallautobiografia di Philippe Pozzo di Borgo [Il diavolo custode, Ponte alle Grazie] che percorre la sua esistenza fino allincidente del 1993 che lo paralizza quasi totalmente. Alla ricerca di un nuovo badante, Philippe incontra (o, meglio, scontra) Driss (Abdel, in realt) e grazie a lui va a sbattere contro un mondo completamente opposto al suo. La contrapposizione tra i due personaggi il cemento che i registi utilizzano per dare forma a una commedia il cui leitmotiv un tema delicato che mai in questo caso scivola nel piagnisteo o nel perbenismo. Certo, la commedia degli opposti e una buona parte della sceneggiatura di Nakache e Toledano non profumano di nuovo, cos come non stupisce la popolarit raggiunta dal film in Francia (e fuori), grazie alla leggerezza attraente. Ma lessere leggero non per forza da vedere in maniera negativa; la leggerezza la marcia in pi di Quasi amici: e questa leggerezza proprio ci che serve a Philippe per rompere la sua gabbia immobile e respirare un po. Paolo Schipani In sala: UCI Cinemas Bicocca, UCI Cinemas Certosa, Palestrina, UCI Cinemas Lissone, UCI Cinemas Como.
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