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numero 2 anno IV - 25 gennaio 2012

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L.B.G. PGT, IL BELLO URBANO E LA DEMOCRAZIA Ileana Alesso LA LIBERALIZZAZIONI DEL GENERE Guido Martinotti L AREA C E LA PERSUASIONE DI MASSA Nanni Anselmi MILANO E LA NUOVA POLITICA : LAVORI IN CORSO Raffaello Morelli DISCUTERE DELLE RIFORME: DEREGULATION LIBERALE? Maurizio Mottini ROTTAMARE LAUTO NELLA NOSTRA TESTA Massimo Cingolani RIFORME: QUALE SCALA DI VALORI Cino Zucchi IL BELLO NELLA CITT: IL DIBATTITO Franco DAlfonso ORA UNA LEGGE PER MILANO Umberto Vallara IL PUNTO SULLA DARSENA Simona Viola MR. BOITANI E LE GARE Giovanni Silvera CENSORI E CENSITI VIDEO MARIO BOTTA: MILANO, COSTRUIRE CONTRO COLONNA SONORA Jim Morrison THEE CARNIVAL OF BABYLON Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

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PGT, IL BELLO URBANO E LA DEMOCRAZIA Luca Beltrami Gadola


Limminente passaggio in Consiglio comunale delle osservazioni al PGT riapriranno il dibattito sul futuro urbanistico di Milano ma allinterno di questo dibattito se n aperto un altro, dopo lintervento di Gianni Biondillo sul Corriere della Sera ampiamente riportato sul sito dellOrdine degli Architetti, attorno allestetica della citt. Non parliamo dunque delle quantit delledificato e delledificabile, non parliamo di numero degli abitanti n della densit edilizia ma di qualcosa di difficilmente racchiudibile entro norme: il bello. Non ho nessuna intenzione di addentrarmi nel minatissimo campo dellestetica urbana ma vorrei affrontare laspetto sollevato dalla risposta che il sindaco Giuliano Pisapia ha dato alla lettera di Biondillo, ossia del rapporto tra opinioni sul bello urbano e democrazia partecipativa. In sintesi, il giudizio sul bello sarebbe racchiuso nel meccanismo di approvazione di un qualsivoglia strumento urbanistico dal PGT alla concessione edilizia e nel relativo potere consultivo o decisionale assegnato a un Consiglio di Zona o al Consiglio comunale. Ma non pu essere cos: nellesame di norme e provvedimenti di natura urbanistica la categoria del bello non compare o se compare lo fa solo molto marginalmente e per altro nelle pubbliche discussioni non ne troviamo traccia. La ragione sembrerebbe doversi ricollegare allesistenza della Commissione per il Paesaggio disciplinata dalla Delibera di Consiglio Comunale n. 24 del 29 giugno 2009: La Commissione per il Paesaggio lorgano tecnico-consultivo del Comune incaricata di valutare la qualit dei progetti con particolare riguardo al loro corretto inserimento nel contesto urbano. La Commissione esprime pareri in merito alla compatibilit paesaggistica, alla valutazione dellimpatto paesistico dei progetti, e in tutti gli altri casi previsti dalle norme vigenti.. A questa Commissione, ma solo per quanto le sia sottomesso - ed solo una parte delledificando - spetterebbe la valutazione del bello. Ma quali sono i criteri secondo i quali avvenuta la designazione dei membri di questa Commissione? Nel designarli quale mandato hanno avuto? Ci stiamo addentrando in un labirinto culturale e ideologico dal quale non facile uscire. Una sorta di traccia potrebbe derivare dalle scelte urbanistiche di natura quantitativa: se, come dice Anna Lazzarini nel suo recente saggio (1), (...) Il problema della citt contemporanea costituito proprio da una rinnovata tensione fra polis e civitas: tensione tra la volont di crescere, espandersi, accogliere popoli diversi (essere augescens) e la strenua difesa delle proprie radici, dei propri confini, dellidentit minacciata, la scelta tra questi due opposti poli determina, a mio avviso, anche alcune scelte estetiche che si collocano tra il conservatorismo, magari moderato e la spinta allinnovazione e il PGT che stiamo per approvare sembra optare, pur con grande moderazione, per la polis. Si direbbe dunque che la scelta estetica, ancorch non del tutto consapevole, sia verso una estetica moderatamente innovativa. E questo per il futuro. Per il passato le scelte fatte per la spina delle Varesine e per CityLife sono frutto di una contraddizione tra un governo cittadino - decisamente conservatore, xenofobo e razzista ma con unansia di rappresentazione di modernit, sviluppo e ambizione auto celebrativa che lha spinto verso il linguaggio estetico di una polis augescens e lessere invece politicamente profondamente calato nello spirito della civitas. Le contraddizioni si pagano, soprattutto se i segni esteriori della magniloquenza vanno a sovrapporsi a una realt di crisi economica e sociale quasi perpetuando la vecchia strategia berlusconiana della negazione della crisi. Proprio la crisi economica che stiamo attraversando e che ha arrestato lattivit edilizia, calata per il calo della domanda, ci offre i tempi della riflessione prima di una ripresa: dunque anche sul versante delle scelte estetiche e della loro dinamica possiamo permetterci un ripensamento non superficiale. (1) Anna Lazzarini,.POLIS IN FABULA Metamorfosi della citt contemporanea, Sellerio, 2011

LA LIBERALIZZAZIONE DEL GENERE Ileana Alesso


La Giunta regionale lombarda non rispetta la normativa europea, nazionale e locale quello che ha affermato due settimane fa il Consiglio di Stato che ha indirizzato linvito chiaro e inequivocabile al Presidente della Regione Lombardia. Il tema dunque prima ancora che il riequilibrio di genere la legalit. Il tutto partito da una causa avviata due anni fa al T.A.R. Lombardia quando, a seguito della tornata elettorale, venne formata una Giunta regionale composta da quindici uomini e da una sola donna in contrasto con la normativa europea e nazionale e in verit in contrasto anche con lo Statuto del 2008 della Regione Lombardia, che allart. 11 dispone il riequilibrio di genere negli organi di governo dellente e che tanto ebbe a essere pubblicizzato in una vera e propria campagna di marketing, come uno Statuto allavanguardia poich, unico caso in Italia tra gli statuti di nuova generazione, indicava lobiettivo della democrazia paritaria. Lobiettivo meglio noto come 50e50 ovunque si decide per la formazione di squadre miste composte da donne e uomini in pari misura e grado, secondo la denominazione diffusa nel 2007 dalla campagna nazionale dellUDI, Unione Donne in Italia, che promosse lomonimo progetto di legge di iniziativa popolare condiviso con molte associazioni e istituzioni milanesi. E fu grazie a esse che lo Statuto regionale, in quel momento in fase di elaborazione, fu integrato con una normativa che rese sotto questo aspetto, la Lombardia la punta di diamante delle indicazioni espresse da tempo dalla direttive e raccomandazioni della Unione Europea e dalla normativa nazionale in tema di parit di trattamento tra donne e uomini.

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Se non che allatto della sua prima applicazione dopo la tornata elettorale della primavera del 2010, lo Statuto che il legislatore regionale aveva varato due anni prima fu sconfessato e violato dalla medesima maggioranza che laveva approvato. Da qui la causa al TAR Lombardia che, con una sentenza molto criticata, interpret le norme statutarie, nazionali ed europee come semplici esortazioni e quindi non vincolanti. Da qui la prosecuzione del giudizio al Consiglio di Stato che due settimane fa, in una udienza preliminare e non ancora dibattimentale, ha voluto entrare nel merito e lanciare un messaggio molto chiaro al Presidente della Regione: meglio un rimpasto e la sostituzione di alcuni assessori che la defenestrazione di tutta la Giunta entro il prossimo 17 aprile.

Il Presidente della Regione ha colto laut-aut e ha raccolto linvito per il ripristino della legalit e mentre noi avvocati condividiamo il successo della iniziativa giudiziaria con le associazioni e le donne milanesi che abbiamo assistito in questi anni davanti al TAR e al Consiglio di Stato, viene spontaneo fare almeno tre considerazioni. La prima che il tema, la parit di opportunit tra donne e uomini e il dibattito tra i favorevoli a norme e sanzioni che le garantiscano e coloro i quali invece sono favorevoli a prassi che le introducano spontaneamente, ha messo in ombra il fatto che comunque, al di l del dibattito in corso, vi sono gi delle norme vigenti e cio delle regole da rispettare e attuare. La seconda che di fronte a questo tema, che costituisce un diritto della

persona e un dovere della istituzione, il comportamento istituzionale ha mostrato il tratto della illegalit che a mio avviso evidenzia una duplice responsabilit poich se il Presidente della Regione lha ratificata con nomine cos squilibrate nel rapporto di genere anche vero che a proporle sono stati i partiti della maggioranza di governo. E forse, con un linguaggio che in questo periodo divenuto purtroppo attuale, si potrebbe anche dire che si trattato di un comportamento istituzionale che ha avuto il tratto del privilegio di casta, del monopolio di una posizione dominante su unaltra e che in questo caso la decisione del Consiglio di Stato ha introdotto le liberalizzazioni anche nella sfera politica, favorendo la concorrenza e riducendo lo spread tra la legge e la societ civile.

L AREA C E LA PERSUASIONE DI MASSA Guido Martinotti


LArea C una iniziativa maledettamente seria, destinata a incidere molto profondamente sulle attivit e le pratiche quotidiane di molte migliaia di persone, a partire dal sottoscritto che vi risiede. stata una buona idea spostare lattenzione dallattivit con tutte le contorsioni verbali del progetto morattiano (congestion tax, Pollution tax, poi Ecopass eccetera) cui ha fatto da riscontro scarsa incisivit nella attuazione. Come ho gi scritto su ArcipelagoMilano io ritengo che il problema non potr essere risolto che con un grande salto tecnologico combinato con una incisiva innovazione nella individuazione dellarea funzionale della mobilit. Ma la politica anche larea del possibile ed saggia la decisione di proseguire con la filosofia avviata da Londra e consolidata, trasformando la cattiva imitazione morattiana in una politica reale. Ma anche un grande azzardo dellamministrazione perch incidere sulle pratiche quotidiane e sugli interessi che vi si avviluppano attorno, una delle attivit pi costose e rischiose che un politico possa intraprendere. Il bilancio richieder un tempo abbastanza lungo e le proteste si sentono subito. Le parole del Sindaco Pisapia nella lettera ai cittadini: un sacrificio per cambiare Milano corrispond(ono) di pi al patto che occorre stringere tra amministratori e amministrati per percorrere nuove strade che riescano a migliorare il benessere collettivo (http://www.ferpi.it). lunico ragionamento che si pu fare a chi per adattarsi alla nuova situazione dovr fare sacrifci. Sentite invece come (prendo dalla medesima fonte FERPI) viene presentata la cosa dai guru della comunicazione con garrula auto-compiacenza per la trovata: C sar meno traffico, C voleva un cambiamento e C metti meno tempo. Lideatore del nome e del logo, larchitetto Giulio Ceppi, in una intervista al Corriere ne spiega le motivazioni, affermando tra laltro di aver cercato una modalit di comunicazione non ieratica, n aggressiva, ma neppure flautata, o marchettara (sic). Ah, questi architetti che fanno tutti i mestieri e pontificano su tutto come se fossero competenti! Speriamo non facciano troppi danni. Ma a chi si rivolge questa comunicazione con tutte quelle buone qualit negative? Chi sta cercando di sbrogliarsi con figli, nipoti, malati o semplicemente con un aggravio di spesa che pu apparire modesto ma che in tempi di crisi pu per alcuni non pochi essere un costo marginale doloroso? Si faranno costoro commuovere dal puerile bizantinismo delle C? Non un caso che la FERPI, associazione delle pubbliche relazioni (oggi si chiamano Relatori Pubblici) una corporazione che non ha mancato di fornire tuttologi di vaglia, ma che in fatto di comunicazione ha competenza, ha espresso non malcelate riserve su questo genere di comunicazione. Eppure in tutti questi casi la teoria avrebbe suggerito un diverso approccio. Parlo del classico del 1946, Mass Persuasion, di Robert K. Merton (1). Si tratta di una ricerca condotta sul Kate Smith War Bin Drive del settembre del 1943 quando il governo americano incontrava molte difficolt a vendere i buoni del prestito di guerra (questa qui la conosco purtroppo!) e aveva investito nella campagna radiofonica per venderli, tutte le maggiori risorse artistiche disponibili, da Frank Sinatra in qua, con scarsissimi risultati. Finch la sera del 21 settembre 1943 il turno ai microfoni della CBS quello di una cantante di secondo piano, la rotondetta Kate Smith, senza offesa per nessuno, una Gigliola Cinquetti o gi di l. Miracolosamente il risultato fu uno tsunami di vendite. Kate Smith divenne la Cantante dellAmerica e Robert Merton, uno dei maggiori studiosi di opinione pubblica studi da vicino il caso con il Bureau of Applied Social Research della Columbia University, arrivando alla famosa formulazione della distinzione tra propaganda of the words, inefficace in un mondo di troppe, maltrattate, parole, e propaganda of the deeds una propaganda sostenuta invece da fatti concreti. Questa distinzione uno dei perni della comunicazione moderna e sta alla base del concetto di testimonial. In una cacofonia di offerte morali in cui attori diversi ti invitano a comperare la loro merce normativa, ha

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scarso senso e poca efficacia che io ti inviti con buone parole a fare un sacrificio per la collettivit; ma se con il mio sacrificio, con la mia azione, ti do la prova che bello morire per la patria, come dicevano gli antichi romani, allora metto in moto un meccanismo di adesione e di emulazione. Merton scopr che Kate Smith non si limitava a far cadere dallalto una esortazione, ma sacrificando se stessa in diciotto ore filate di trasmissione dietro al microfono, offriva un fatto e non solo parole e con questa distinzione gett le basi per una tecnica comunicativa di persuasione di massa molto efficace da allora ripresa largamente. Che ci sia un senso di saziet non escluso: ci sono due begli esempi: Monti e Pisapia, entrambi i quali hanno una parlata molto anomala rispetto a quella di questo periodo, direi uno stile decisamente anticafonal: non urlano e hanno una loquela per certi versi legnosa, ma se inceppano tirano avanti tranquillamente. Diciamo che proprio la parlata stentata offre un perfetto opposto ai Capezzone, Cicchitto e Quagliariello. Molte persone, anche colte, non hanno capito che questa

nuova forma comunicativa ha un successo insperato perch porta lattenzione sul ragionamento ma soprattutto lo fa proprio perch il suono delle parole non quello usuale. un vecchio trucco che ho imparato da Strehler molti anni fa, e che mi servito varie volte, se stai parlando in una sala affollata in cui c molto brusio, la reazione spontanea delloratore di alzare la voce per sopraffare il brusio, con lunico risultato di aumentarlo. Se invece abbassi di colpo il tono tutti smettono di chiacchierare per cercare di capire cosa sta succedendo. Personalmente ritengo che sia proprio questa una delle componenti della forza del nuovo, cosa che peraltro corrisponde perfettamente alle conoscenze teoriche che abbiamo sullargomento: meno parole Mi auguro che dopo anni di Padania da operetta di cartapesta, lo stile del Gran Lombardo faccia piazza pulita di queste campagne puerili basate sulle parole, e le sostituisca con la propaganda dei fatti, come si gi cominciato a fare con il blitz della finanza a Cortina. Ovviamente non bisogna avere inventato la polvere da sparo per capire che la brutta

faccia dello pseudo-roma spaventa il buon borghese, ma come evasore non fa paura a nessuno; mentre le signore di Cortina con macchine sempre pi grosse e telefonini sempre pi piccoli, non solo fanno incazzare tutti perch non pagano le rette allasilo dei figli, ma hanno veramente molto da rubare. il riccone elegante quello che mette le mani nelle nostre tasche, come ha efficacemente e fattualmente spiegato Monti, senza sprecare troppe parole, non il barbone cui diamo al massimo qualche picciolo.

(1) Robert K. Merton, Marjorie Fiske, Alberta Curtis, Mass persuasion; the social psychology of a war bond drive. Oxford, England: Harper. (1946). Purtroppo, mentre anche i bambini sanno che cosa sia un testimonial, e leditoria italiana pronta a tradurre anche il pi banale dei saggetti di un Bauman, un classico come Mass persuasion non mai stato tradotto impedendo ad architetti e a altri self-appointed comunicazionisti di imparare i fondamenti di questa scienza.

MILANO E LA NUOVA POLITICA: LAVORI IN CORSO Nanni Anselmi*


Da giugno il vento tornato a fare il suo giro oppure davvero cambiato? La citt sta meglio o peggio ora rispetto a un anno fa? I nuovi milanesi si sentono pi integrati o sempre lontani e cittadini di serie B? I ragazzi che studiano, lavorano, vogliono divertirsi sentono la citt pi vicina o sempre incapace di rispondere alle loro esigenze? Gli amministratori pubblici sono ritornati credibili e affidabili agli occhi dei cittadini? Potremmo continuare allinfinito con questi interrogativi in apparenza generici ma in realt corrispondenti alla situazione di grave disagio pubblico e privato in cui stiamo vivendo. In realt mai come nei momenti di crisi profonda, di difficolt in aumento le persone sono costrette a darsi da fare, ad aguzzare lingegno per trovare vie di uscita. Cosi in ciascun ambito privato, cosi prova a essere la politica in cui situazioni e vicende immobili da tantissimo tempo, oggi sembrano avviarsi a soluzione rapida, ma purtroppo non indolore. Mai come ora la comunit dei cittadini diventa centrale per affrontare le pesanti conseguenze di provvedimenti dovuti alla gravissima crisi finanziaria attuale, ma comunque sentiti come ingiusti da larga parte della popolazione. Nei momenti di eccezionali situazioni di crisi, sempre la storia ci insegna lesempio da seguire e i sacrifici da compiere sono venuti dallalto, da chi ha responsabilit di governo e di indirizzo parlamentare. su questi terreni che si misurano le capacit di leadership e di guida politica di un Paese. Lontani da qualunquistiche invettive contro la casta, e da nostalgiche invocazioni di lider maximi, ma al tempo stesso consapevoli della crisi ormai irreversibile della attuale forma partito, riteniamo che un serio ragionamento su progetti innovativi di organizzazione democratica del consenso nel XXI secolo vada affrontato e ricercate in tempi non biblici soluzioni condivise ed efficaci. A questo fine, sicuramente come gi in passato Milano rappresenta un osservatorio politico di primissimo piano. In questa citt a partire dagli anni 80 hanno preso vita il socialismo da bere craxiano, il Tele Comando del signor B., la secessione padana della Lega. Fenomeni politici tra loro profondamente diversi e assolutamente lontani dalla nostra idea democratica di vita in comune, tuttavia espressione degliistinti animali dellindividuo competitivit, difesa del territorio, successo personale concetti da tempo sepolti sotto la coltre del duopolio Bianco/Rosso che ha guidato politicamente lItalia dal dopoguerra fino alla caduta del Muro di Berlino. Ora siamo nuovamente di fronte a una svolta epocale: cos come nel 68 e nel 93-94 anche ora i giovani, le donne, gli eterni precari, i nuovi italiani ma soprattutto i cittadini normali hanno di nuovo ritrovato la voglia e il coraggio di tornare per le strade per occuparsi in prima persona del proprio futuro, reclamando a gran voce un ruolo attivo nelle decisioni pubbliche. Il bene comune torna in primo piano quale valore guida di un rinnovato civismo che pone al centro del proprio agire il Municipio quale istituzione amministrativa pi vicina alla gente. Dalla consapevolezza di avere ritrovato un forte legame diretto con gli elettori, deve partire il nuovo corso della azione politica di Giuliano Pisapia. Anche in tempi estremamente duri come quelli che stia-

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mo attraversando, la cittadinanza ha dimostrato - e ogni giorno continua a dimostrarlo - maturit e attenzione nei confronti di provvedimenti e iniziative difficili da digerire e complessivamente sempre pronta a sostenere il cambiamento promesso e annunciato dalla nuova Amministrazione. Tuttavia questa apertura di credito non pu essere considerata a tempo indeterminato, soprattutto se vengono ripetuti errori, dilettantismi, polemiche e indecisioni che si credeva dimenticati/superati per sempre. Palazzo Marino abbia il coraggio della impopolarit, proponga alla comunit progetti sfidanti, ponga linteresse pubblico come bussola del proprio agire, ma prima di tutto muti radicalmente le modalit di rapporto con la citt, instaurando un dialogo davvero continuo, trasparente e aperto con la gente. In questi primi mesi, soprattutto mancato il metodo della comunicazione politica: timido, episodico e poco efficace. Cos facendo si mostrata solo la parte purtroppo necessariamente negativa (i sacrifici, le nuove tasse, i divieti) senza contestualmente rendere noto il progetto - il nuovo modo di concepire la

citt - e confermare la ragione per continuare a credere nelle promesse elettorali. Il tempo per correggere la rotta esiste ma occorre agire subito con un linguaggio differente e con modalit operative nuove. Di seguito riproponiamo alcune proposte del Movimento Milano Civica, utili per essere discusse insieme: 1) I luned del Sindaco: il Sindaco potrebbe incontrare a distanza via web i cittadini, per raccontare la vita e il lavoro del Comune. Non una conferenza stampa ma un dialogo pi "caldo" e cordiale; 2) La Giunta in citt: ciascun assessore - a turno - potrebbe occuparsi di una delle nove zone di Milano, costruendo ad hoc un percorso di comunicazione personalizzata sui bisogni della singola zona. I Consigli di Zona sono il contenitore istituzionale appropriato per il dialogo con la citt e con le organizzazioni presenti sul territorio (in primis, i Comitati per Pisapia). Un lavoro di coordinamento in questo senso non dovrebbe essere difficile da realizzare e in pi otterrebbe il consenso dei cittadini che si sentirebbero finalmente presi in considerazione. 3) Il Comune in diretta: davanti a Palazzo Marino o

in piazza Duomo o al Castello si potrebbero realizzare display in cui ogni giorno le principali notizie sullattivit del Comune vengono portate alla conoscenza dei milanesi. Le informazioni potrebbero essere scritte non solo in italiano ma anche in inglese, francese e in spagnolo per facilitarne la lettura ai nuovi milanesi. In ultima analisi, ci che emerge la persistente assenza di un serio e innovativo progetto di colloquio e di informazione quotidiana alla citt. In tal modo non riesce a evidenziarsi il pur rilevante sforzo quotidiano di cambiamento che Giuliano Pisapia e la sua amministrazione stanno seriamente tentando in una citt cosi complessa e piena di aspettative. Il consenso ricevuto dalla larga parte dei milanesi non pu e non deve essere messo in banca ma investito in un percorso di rinnovamento civico alimentato da quotidiani e diretti scambi informativi tra eletti ed elettori.

*presidente Movimento Milano Civica

DISCUTERE DELLE RIFORME: DEREGULATION LIBERALE? Raffaello Morelli


A fine 2011 il Presidente Monti ha ribadito il quadro. Avevo scritto, indispettendo nostalgici conformisti, che il governo Monti non era una rivoluzione liberale, tanto che aveva tassato i redditi senza pensare allo sviluppo, che richiederebbe una patrimoniale su tutti in proporzione per tagliare il debito abbassando insieme numero e livello delle aliquote fiscali. Dopo che il Presidente ha confermato la natura recessiva del Salva Italia, ha detto che lazione di governo si fonda sulle burocrazie pubbliche e bancarie con lassistenza delle categorie, ha ammesso di non escludere una patrimoniale per far fronte al debito, spero che i nostalgici rinuncino ad attribuirmi posizioni marziane. Lo spero ancor pi dopo le prime indicazioni sul Cresci Italia, pi fumo che arrosto. Per non ridurre la politica a tifo da stadio, va discusso come fare cosa per la convivenza. Sia per aiutare il governo dei tecnici, varato al buio, non lasciandolo con la sua volonterosa sobriet in balia di consiglieri avulsi dal quadro politico sociale. Sia per costruire progetti alternativi di governo del paese che diano tra diciotto mesi una scelta ai cittadini sovrani. Nel penultimo ArcipelagoMilano, un articolo fa una domanda chiave: come sia possibile uscire da una crisi determinata da una mancanza o da un non rispetto delle regole attraverso leliminazione delle regole. Oggi la discussione su questo. Tralascio che il titolo dellarticolo (Contro le liberalizzazioni) rovescia quello della rivoluzione liberale di Monti, ma prosegue lo stupro terminologico delle idee liberali (i liberali hanno inventato le regole per convivere tra diversi; le liberalizzazioni non sono assenza di regole, sono potare regole obsolete dostacolo al cambiamento). Il punto politico che eliminare regole la scorciatoia di chi vuole la sola politica di potere, per dare privilegi alle oligarchie amiche e toglierli agli avversari. Per le regole non sono tecnica, sono scelta politica. Quella liberale, sono regole per ottimizzare di continuo la convivenza di cittadini liberi e poi il controllo degli effetti, rigoroso e trasparente, delle istituzioni. Applichiamo questo criterio al governo Monti. Il Presidente ha detto di aver seguito gli impegni gi assunti con lEuropa. Perci subito la manovra di molte imposte e dopo penser alla crescita. Ha spacciato tale scelta come ineluttabile, ma non lo era. Erano ineluttabili i sacrifici, non la manovra che non era la sola possibile. Ve ne era unaltra, la patrimoniale per il drastico taglio del debito, cos da rilanciare subito lo sviluppo con il diminuire le imposte sui redditi e dare un senso ai sacrifici. Si potrebbe dire, il governo non lo pensa. Gi, solo che proprio gli impegni con lEuropa lo condurranno a una patrimoniale. Vediamo. Monti ha dichiarato che la Salva Italia porter a un 5% di avanzo primario, quindi una cifra di circa 80 miliardi. Ammettiamo che basti a pareggiare gli interessi sul debito di 1.900 miliardi. Poi c limpegno europeo della riduzione del debito del 3% allanno per venti anni. Questo 3% sono circa 57 miliardi il primo anno, 55 il secondo, 53,5 il terzo e cos via, mentre gli interessi sul residuo debito restano uguali visto landamento dellultimo

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periodo. Allora, questa riduzione con cosa si pagher? Con la patrimoniale che Monti ha fatto capire che far, magari a tappe e con altro nome. I soliti conformisti diranno prima o dopo uguale. No, molto differente. Intanto il paese paga pi interessi per la ritardata riduzione e soggiace alle aste di rinnovo. E soprattutto non si creata loccasione di ridurre le aliquote fiscali per rilanciare il PIL. Nel complesso si resta ipovedenti su globalizzazione e su sviluppo. Lo statalismo dei consiglieri ha influenzato i tecnici. Il Salva Italia zeppo di aumenti di imposte indirette, bolli, benzina, registro, energia, catasto, adempimenti. Duplica la nuova IMU, maggiora il tributo rifiuti di 0,30 euro al metro, accresce lincombere del grande fratello sulle transazioni finanziarie con la scusa di combattere levasione. Qui sono chiari i pericoli per la libert personale, sono fumosi i vantaggi (non un euro conteggiato) e si dimenticano responsabilit legislative e burocratiche (perci si enfatizza levasione). Con lIMU si esentano le attivit religiose e le socioculturali che dovrebbero essere un contributo dei

privati alla societ in aggiunta alla pubblica iniziativa e non motivo di farsi finanziare le proprie iniziative. Non si introduce, con la detraibilit fiscale, il contrasto di interessi anti evasione per le prestazioni alla persona degli autonomi, per si punta di fatto a pubblicizzare le Casse previdenziali dei professionisti sparando vincoli che lINPS non ha: aumento da trenta a cinquanta anni della copertura di sostenibilit finanziaria delle Casse. Ora, avviate le liberalizzazioni, i conformisti esultano. Ma liberalizzare non sbandierare logiche amministrative, privilegi limati, unagenzia potenziata, dubbi giochi di prestigio (srl per giovani e tribunali per imprese), divisione Eni-Snam accelerata. mutare il clima non per certe categorie ma per il sistema. sbloccare il paese. Favorendo lo sviluppo di attivit e un mercato per valutarle. Togliendo balzelli gravosi causati dalle oligarchie. Capendo che il minor gettito per i mancati accatastamenti dipende da chi, avendone compito e tecnologie, non effettua i controlli. Capendo che contribuisce allevadere chi attento alle violazioni di legge minute e non al controllo del palese divario

tra reddito e tenore di vita di fornitori di servizi di successo. Riducendo spese dellAmministrazione e aliquote fiscali. Ricordando che lo Stato equo organizza la convivenza, non i suoi vantaggi sul cittadino, specie come debitore. Sono cose del genere, oltre linsufficienza degli ammortizzatori sociali legata alla rigidit nel lavoro, quelle da correggere nei meccanismi delle regole, che, in diciassette anni e mezzo governati met per uno, hanno fatto del paese il fanalino di coda della crescita. Invece di ispirarsi al pauperismo redistributivo, si adotti una mentalit di sviluppo con il confronto tra cittadini diversi. Il futuro del paese non passa dal Fondo Salva Stati europeo ma dallattivare presto le capacit di iniziativa e il patrimonio di cultura di ognuno. Arrivarci, richiede diverse proposte per cambiare. Invece, la prospettiva politica consociativa dei pi grossi va nella direzione opposta dei nuovi privilegi. Non basta riverniciare le vecchie regole purch ci siano regole. Occorrono nuove scelte dei cittadini, visto che le vecchie regole non funzionano pi. Nel mondo lo vedono.

ROTTAMARE LAUTO NELLA NOSTRA TESTA Maurizio Mottini


Lintroduzione dellArea C trasforma la vecchia zona Ecopass (che penalizzava con pedaggio le auto pi inquinanti) in unarea con congestion charge, vale a dire un pedaggio generalizzato per lingresso con auto nella cerchia dei Bastioni. Si passa quindi da un provvedimento che tendeva a ridurre linquinamento (con risultati modesti se non per aver favorito un ricambio del parco auto) a una misura che scoraggia luso della auto. La congestione del traffico non solo causa dellinquinamento dellaria, al quale concorrono anche altre funzioni urbane come il riscaldamento, specie se con vecchi sistemi, ma pone serissimi problemi relativi alla vita sociale, civile ed economica della citt. La vita di un grande citt metropolitana ricca di attivit di servizio alleconomia e alla persona, dispone di molti luoghi per il commercio come di sedi culturali o di luoghi per il divertimento e il tempo libero. Tutte attivit e luoghi che richiedono una mobilit accettabile delle persone e anche delle merci, e che invece sono penalizzati dalla congestione. A Milano vi sono 70 auto ogni 100 abitanti (compresi neonati e centenari). Il livello della motorizzazione privata circa il doppio della media delle analoghe citt europee. Questo il frutto della mancanza o della insufficienza di politiche per la mobilit sostenibile nel nostro paese in generale ma anche della nostra area metropolitana. La mobilit affidata cos largamente allauto privata precaria, in crisi permanente, entra facilmente in collasso per un incidente sulle tangenziali o pi semplicemente nelle giornate di pioggia. Quando a giugno si chiudono le scuole c un immediato sollievo del traffico urbano, sembra che ci sia una diminuzione rilevante mentre il dato rilevato una diminuzione solo dell8%. Chiaro sintomo della situazione della fragilit della mobilit in citt, sempre sullorlo del blocco, per almeno tre quarti dellanno. La congestione compromette anche la distribuzione delle merci gi peraltro penalizzata da una eccessiva frantumazione dellofferta di trasporto merci causa della irrazionalit dei carichi medi, nonch da una insufficiente disciplina degli orari e dalla scarsa utilizzabilit delle piazzole di carico/scarico quasi sempre occupate da vetture in sosta abusiva. La crescita della densit automobilistica stata di non meno del 35% in dieci anni (escludendo le auto che si muovono pochissimo o saltuariamente). Mentre lincremento delle linee di trasporto pubblico di massa (treni e metro) stato assai pi lento. Ci sono voluti venticinque anni perch il passante ferroviario fosse completato. Solo questanno la linea gialla del metro arrivata al confine nord della citt e la verde uscita dal confine sud per arrivare ad Assago. I prolungamenti del metro fuori della vecchia cerchia daziaria sono quindi modestissimi, per cui la rete non assolutamente di livello metropolitano, e il sistema ferroviario regionale solo molto parzialmente svolge un ruolo per la mobilit metropolitana. Lelevatissima densit automobilistica non garantisce la mobilit perch

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www.arcipelagomilano.org dellArea C, isole pedonali diffuse, parcheggi interrati per residenti, difesa dei marciapiedi per i pedoni. Molte di queste infrastrutturazioni sono necessariamente compito della mano pubblica, ma alcune come i prolungamenti della Metro extra dazio possono essere realizzati anche da privati col sistema della finanza di progetto, come gi avviene per le linee 4 e 5. Una tecnica che deve essere possibilmente migliorata nelle sue procedure, come promesso dagli imminenti provvedimenti governativi per la crescita. Tutti questi provvedimenti, o almeno la maggioranza di essi, richieder tuttavia di sacrificare lo spazio riservato al traffico privato e limitazioni crescenti alluso gratuito del suolo pubblico. Per dare pi spazio, velocit e sicurezza ai pedoni, alle bici ed ai mezzi pubblici bisogner limitare e scoraggiare luso dellauto. La libert di tutti non pu essere sacrificata per la libert del singolo di muoversi con lauto. Passare alla mobilit sostenibile vorr dire avere una citt pi vivibi-

nelle ore di punta la velocit di spostamento in auto molto lenta e rallenta pure la velocit commerciale dei mezzi pubblici di superficie, che mediamente inferiore alla met di quella delle analoghe citt europee. La rilevante densit automobilistica ha anche un altro effetto negativo: la privatizzazione progressiva del suolo pubblico, con la sosta di auto non solo nelle sedi stradali ma anche sui marciapiedi e sulle aiole di tutti i viali alberati. Leffetto sulla immagine e sulla vivibilit della citt devastante. Lavvio dellArea C pu e deve essere linizio di un percorso di innovazione verso la mobilit sostenibile. Linea 4 e 5 della Metro, prolungamenti delle linee della Metro fuori della cerchia daziaria, protezione delle linee di superficie, asservimento semaforico al mezzo pubblico, integrazione tariffaria di vasta area, percorsi per le biciclette, posteggi per bici alle stazioni della Metro e di Trenord, diffusione del bikeMi e del car sharing, diffusione della mobilit elettrica, futura estensione

le, pi confortevole, pi vivace, pi bella. Ma sar un compito duro, difficile, che richieder un notevole impegno della tecnostruttura del Comune e delle societ partecipate. Ma soprattutto richieder una svolta nei comportamenti dei responsabili politici dei Comuni, a cominciare da quello di Milano, della Provincia e della stessa Regione. Insomma occorre una visione metropolitana e regionale per una mobilit sostenibile. Che le istituzioni possono avviare, ma che realizzabile solo con il contributo dei residenti e degli users della metropoli, mediante il cambiamento dei loro stili di vita e un recuperato senso civico. Di fronte a nuove normative troppo spesso c la richiesta di una deroga anzich mettere in atto nuovi comportamenti. Cos non si cambia e cambiare invece nellinteresse di tutti per uno sviluppo economico e civile della citt. Parafrasando un detto celebre, invece di domandarsi cosa Milano possa fare per noi, sarebbe bene che tutti ci chiedessimo cosa possiamo fare per Milano.

RIFORME: QUALE SCALA DI VALORI Massimo Cingolani


Il Governo Monti ha presentato il conto agli italiani, che lhanno accolto con moderata rassegnazione. Le difficolt del paese nella vita di tutti i giorni hanno fatto capire come non ci fossero pi altre alternative. Dopo le pensioni, ecco le liberalizzazioni, dette anche riforme a costo zero, ma che probabilmente per chi gode di privilegi hanno un prezzo molto alto. Cadono le seguenti restrizioni: divieto di esercizio di una attivit economica al di fuori di una certa zona geografica e l'abilitazione a esercitarla solo all'interno di una determinata area (ad esempio i taxi); l'imposizione di distanze minime tra le localizzazioni delle sedi deputate all'esercizio commerciale; la limitazione di una attivit economica ad alcune categorie, il divieto di commercializzazione di taluni prodotti, ma saltano i saldi liberi, si va verso laddio alle tariffe professionali, quando forse per certe pratiche era forse meglio abolire il ruolo. Ad esempio, necessario che una societ di capitali debba andare dal notaio per una variazione di indirizzo, non bastano gli uffici comunali? Eccetera, eccetera. Crediamo nelle liberalizzazioni, spiegava nemmeno un mese fa il garante della Concorrenza Catrical nella sua ultima uscita pubblica di rilievo prima di lasciare l'incarico e insediarsi a palazzo Chigi. A suo parere le liberalizzazioni avrebbero portato ad una crescita intorno all'1,5% del Pil, ovvero 18 miliardi di euro all'anno in pi di ricchezza prodotta, un volume significativo destinato poi a crescere ancora di pi col passare degli anni. Confermate in parte le previsioni di Mingardi dellIstituto Bruno Leoni che diceva:Monti ha sicuramente pi chiaro di chi l'ha preceduto che la prima emergenza tornare a crescere. Ma meno abituato a gestire il consenso. Proprio per questo motivo potrebbe stupirci con una forza "thatcheriana", o rimanere frastornato dall'incontro con la politica nel senso meno nobile della parola. Come commissario per la concorrenza, Mario Monti fu protagonista di un pezzo di storia che ha fortissimamente influenzato il futuro di Microsoft. Fu proprio lui, nel 2000, a cominciare la battaglia contro lazienda di Redmond -allora guidata da Bill Gates - accusandola di abuso di posizione dominante. Da qui lappellativo di Super Mario, che riprendeva un famoso videogioco. Nonostante queste premesse, le liberalizzazioni di gas, mercati come quello assicurativo, professioni e banche sembrano abbastanza allacqua di rosa, sempre che il parlamento non le diluisca ancora di pi. Chiss se il nascente decretone dir qualcosa sul duopolio assicurativo che allorizzonte? Infatti il processo di concentrazione tra i gruppi assicurativi Unipol e Fonsai, con la regia di Mediobanca, che a sua volta controlla le Generali sta creando un nuovo oligopolio assicurativo con solo due attori: Mediobanca e Allianz. Non a caso banche e assicurazioni sono le meno preoccupate per i provvedimenti di Monti. La separazione di Snam Rete Gas dallEni rimandata tra sei mesi. Per quanto riguarda i benzinai, il numero degli esercizi ai quali si applicherebbe leliminazione della esclusiva molto limitato. Manca la liberalizzazione dei farmaci di fascia c, lunica in grado di generare un minimo di concorrenza. Per le banche provvedimenti soft, nonostante un emendamento presentato dallItalia dei Valori poche settimane fa, abbia tentato di far cadere il divieto per le banche di vendere coperture assicurative abbinate ai prestiti e di essere esse stesse beneficiarie, considerandolo solo una pratica scorretta. Le banche sono riuscite, in cambio di una riduzione della commissione sui prelievi con il ban-

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comat, ad aprire i conti correnti per il pagamento della pensione oltre i mille euro a costo contenutoe non pi a costo zero. Praticamente fino a ora questa manovra non ha saputo incidere realmente sull'evasione, ha proposto poco sullo sviluppo, per non rischiare, in pieno stile democristiano, di

scontentare qualcuno, eccetto il sindacato, che si sperava forse addomesticabile. Anche questo come tutti i governi ha l'ambizione di durare, e pertanto deve avere il consenso dei partiti che lo sostengono / ricattano, ma sarebbe stato lecito aspettarsi che il contro ricatto (se mi fate cadere lo andate voi a spiegare

ai vostri elettori) fosse utilizzato da subito. Il rischio di trovarsi qualche taxi in pi, certamente necessario, ma non qualche monopolio in meno. C poi la possibilit, che la parte pi importante del conto alla fine lo paghino le forze di centrosinistra e in particolare il PD.

IL BELLO NELLA CITT: IL DIBATTITO Cino Zucchi


Intervengo nel dibattito sul progetto dellarea Ex Enel di fronte al Cimitero Monumentale con imbarazzo e ritardo, entrambi comprensibili dato il mio ruolo di architetto attivo in questa citt e collega del progettista dellintervento nelluniversit e nella professione. Mi spiace quindi dover ammettere che concordo con Gianni Biondillo, Marco Belpoliti, Luca Molinari e molti altri intervenuti sul tema (vedi www.ordinearchitetti.mi.it): al di l del suo programma funzionale e degli ovvi vantaggi della riqualificazione, il progetto per larea Ex Enel piuttosto mediocre sia dal punto di vista architettonico che da quello urbano, ed per certi versi unoccasione mancata per la citt in unarea molto importante. Come ogni affermazione apodittica, anche la mia si presta a una interminabile serie di repliche (o ripicche). Il punto per un altro: se quello di Biondillo, di Belpoliti e di Molinari era un giudizio di natura culturale - non vorrei usare il termine estetico per il suo carattere oggi del tutto soggettivo -, le difese dellassessore Ada Lucia De Cesaris e del sindaco Giuliano Pisapia si sono necessariamente (e giustamente) limitate a due constatazioni: la correttezza della procedura e il consenso politico sul progetto. Il giudizio qualitativo su di un romanzo, un disco, un film, un quadro nelle responsabilit di un critico. Al pubblico rimane la scelta di essere o meno daccordo con esso, ma anche quella di fruire o meno dellopera: la sorte di unopera mancata pu sempre essere quella delle bancarelle o delloblio. Purtroppo per larchitettura piantata per terra e la citt - come diceva Gio Ponti - consta delle sue architetture; quindi ogni architettura un fatto pubblico, e lassicurazione sulla correttezza del suo processo o sulla sua audience non dice ancora niente sulla sua qualit, che rimane per molto tempo dopo che il prezzo stato dimenticato. Le connivenze tra politica e affari degli anni ottanta non hanno lasciato solo degrado morale e costo sociale, ormai forse dimenticati: hanno lasciato soprattutto una serie di edifici sbagliati per collocazione, qualit architettonica, efficienza energetica e durabilit materiale, e il grande scheletro di Ponte Lambro citato da Giuliano Pisapia ne un monito di cemento. Resta il problema di come assicurare oggi a Milano quella qualit del paesaggio urbano e ambientale che le citt dEuropa hanno in vario grado integrato nel processo di sviluppo e trasformazione. Nessuna procedura, nessuna commissione, nessuna certificazione pu prescriverne lesistenza. N questa per forza assicurata dal chiamare unarchistar, che spesso il committente vede solo come strumento di generazione automatica del consenso. Esistono oggi in Italia e allestero innumerevoli piccoli e giovani studi valorosi e coltissimi (uso sempre parole di Gio Ponti) che saprebbero donare alla citt nuove architetture accoglienti e piene di sensibilit nei confronti del loro contesto. Se le procedure possono limitare i danni, la qualit vera, quella che rimane nel tempo e fa splendida una citt, solo un fatto culturale, e non pu essere ottenuta che con limpegno, con il dibattito e con la moral suasion. Speriamo nella prossima occasione, non ce ne sono poi pi cos tante nella citt consolidata.

ORA UNA LEGGE PER MILANO Franco DAlfonso


La Giunta Pisapia ha rispettato il Patto di stabilit nel 2011 dovendo affrontare un buco di bilancio maldestramente celato dalla gestione Moratti di oltre 300 milioni con meno di cinque mesi per farlo. La necessit finanziaria per il semplice pareggio nel 2012 di oltre 500 milioni di euro, inserendosi in una serie storica che ci dice senza possibilit di dubbio che le Giunte di centrodestra da almeno sei anni hanno generato un disavanzo annuale primario di almeno 350 milioni che hanno coperto utilizzando dividendi e dismissioni non pianificate, praticamente vendendosi il garage di propriet per comprare la benzina lasciando per di pi un debito a livelli stellari (oltre 4 miliardi di euro, uno dei pi alti pro capite di Italia ). Ma la situazione non rosea nemmeno a Torino se la Giunta Fassino non ha potuto rispettare il Patto a causa del debito lasciato dalle amministrazioni precedenti, politicamente omogenee peraltro, generato essenzialmente a causa dei costi delle Olimpiadi, pur con una situazione migliore sul terreno del disavanzo corrente. del tutto evidente che questo livello di disavanzo non in alcun modo ripianabile agendo esclusivamente sul piano del taglio delle spese: tra spending review e incrementi tariffari gi decisi o di fatto ineludibili, comunque effettuati con il massimo rigore anche perch avranno un effetto strutturale di risanamento di bilancio sugli esercizi successivi, certamente impossibile loperazione di risanamento di bilancio in un solo anno agendo essenzialmente sulla leva delle tasse e tariffe. Si aggiunga che indispensabile poter avviare investimenti per almeno euro 200 milioni: trasporti, ambiente e qualit della vita, cultura, assistenza esclusi e disagiati sono

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www.arcipelagomilano.org in prima approssimazione quattro ineludibili filoni di intervento. Nello stesso tempo il governo Monti ha avviato - o meglio continuato unopera di drastica riduzione del deficit corrente con una forte operazione di accentramento delle entrate e riduzione delle uscite concentrate solo ed esclusivamente sulla riduzione dei trasferimenti agli enti locali. esemplificativo lesempio della reintroduzione dellex Ici prima casa, ora Imu: lincremento di entrata interamente incamerato dal Governo centrale perch allapparente restituzione di autonomia impositiva ai Comuni corrisponde una riduzione ulteriore pi che proporzionale dei trasferimenti centrali in maniera tale che a Milano, a fronte di un aumento degli esborsi dei cittadini per tasse sulla casa di circa 500 milioni di euro il gettito comunale netto diminuisce di circa 10 - 15 milioni di euro, costringendo di fatto il Comune stesso a ragionare sulle addizionali, vale a dire un ulteriore incremento della pressione fiscale. Non molto diversamente da Tremonti il professor Monti assegna al Comune il ruolo di gabelliere per proprio conto, nel silenzio pressoch generale non solo dei federalisti che fino a qualche tempo si trovavano in ogni cantone politico, ma nellacquiescenza totale silente delle Regioni, massime la famosa Regione pi virtuosa dItalia e dEuropa - ma che dico, del mondo! - la Lombardia di Formigoni, per la quale non posso che reiterare la mia richiesta di abolizione e abrogazione del grumo neocentralista e parassitario che si addensato in questi lunghi anni di regno del Celeste Governatore. Milano tornata a essere un punto di riferimento nazionale sul piano politico, con la novit dellelezione ancora non ben compresa in tutto il suo significato del sindaco Pisapia; sul piano amministrativo, avviando il risanamento gestionale e contabile; sul piano della capacit di governo, rimettendo in moto in poco tempo la macchina arenata dellExpo 2015 e con lesperimento dellArea C, cui guarda tutta Italia e non solo. Un altro nodo ormai arrivato al pettine, perch necessit e circostanze spingono verso il prioritario rilancio dellobiettivo della Grande Milano Area metropolitana. La soppressione delle Province, il gradimento bassissimo per tutte le istituzioni che non siano il Presidente della Repubblica e il Comune, la consapevolezza che i problemi di traffico e ambiente, per citare il pi importante fra quelli fin qui affrontati in questi primi mesi, non possono essere risolti se non su scala metropolitana, la necessit di affrontare il tema trasporti oltre i limiti imposti dal confine comunale, la leadership indiscussa riconosciuta al sindaco Pisapia su tutto il territorio, tutto concorre a dire se non ora, quando?. Esiste anche un termine, il mese di aprile, oltre il quale la competenza diventer interamente regionale e le difficolt di convivenza con la leadership formigoniana renderebbe tutto molto pi complicato, a partire dalla destinazione del patrimonio della sopprimenda Provincia, sul quale gi si allunga lombra neocentralista di Palazzo Lombardia. Occorre richiedere subito al Governo una Legge per Milano che definisca un iter semplificato per la citt metropolitana e ne fissi tempi e passaggi certi, anticipando il pi possibile alcune realizzazioni. necessario, per esempio, consolidare immediatamente i poteri in materia di trasporti pubblici in capo al sindaco di Milano e questo non pu che avvenire per legge, essendo il metodo dellaccordo fra enti fallito gi troppe volte - introducendo misure per favorire lintegrazione societaria e tariffaria delle aziende di trasporto pubblico dellArea. Ma Milano deve mettersi alla testa del movimento delle autonomie locali, come sempre negli anni migliori, per ottenere la revisione del Patto di stabilit e la stipulazione di un nuovo patto per il federalismo fiscale differenziato per dimensione e importanza dei Comuni. Occorre avviare una negoziazione con il Governo centrale per ottenere un grado di autonomia finanziaria, impositiva e strategica sia attraverso lattenuazione della pressione fiscale sui contribuenti milanesi, sia attraverso leliminazione di vincoli generali (possesso municipalizzate, patto di stabilit etc) che limitano le alternative di azione del Comune, sia infine attraverso il riconoscimento dellimportanza e della criticit della realizzazione dellArea Metropolitana e dellExpo 2015. Milano pu esprimere una capacit di governo e di rilancio a patto di non essere limitata da una visione burocratica e centralista che pretende di dettarle le stesse leggi valide per Castellammare di Stabia o per la Dronero che dette i natali a Giolitti. La forza gentile dellamministrazione Pisapia dovr necessariamente dispiegarsi anche in questa direzione.

IL PUNTO SULLA DARSENA Umberto Vascelli Vallara


La situazione di degrado della Darsena conseguente allinizio e alla successiva sospensione dei lavori per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo ha dato luogo a una serie di messaggi pubblicati sulla stampa o resi noti in pubblici incontri che richiedono una valutazione delle opportunit e dei rischi sottesi alle proposte di intervento prospettate. Ovviamente i rischi sono quelli che corre la Darsena come bene culturale relativamente allintegrit del suo valore storico testimoniale e simbolico culturale. Credo che si possa legittimamente affermare che la Darsena, in quanto manufatto con una storia di oltre centocinquanta anni e soprattutto in quanto elemento costitutivo dello storico sistema dei Navigli Lombardi (ben documentato dai dialoghi Gardella / Beltrame pubblicati su ArcipelagoMilano), debba essere considerata bene appartenente al patrimonio culturale della Nazione cos come definito dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, ma anche come componente essenziale dellidentit paesistica della Lombardia tutelata dal Piano Paesaggistico Regionale A seguito di questa preliminare e prioritaria considerazione giusto chiedersi quale sia il limite delle trasformazioni ammissibili per un manufatto storico affinch conservi il suo valore di bene culturale, con riferimento a trasformazioni dimensionali, materiche, duso e soprattutto dellimmagine consolidata nella memoria della comunit di appartenenza. Comunit di appartenenza non solo locale, ma, per quanto detto, anche sovralocale. soprattutto opportuno porsi questa domanda a fronte del seguente quesito referendario che nel giugno scorso stato approvato dal 94,36 % dei votanti. Volete voi che il Comune di Milano provveda alla risistemazione della Darsena quale porto della citt e area ecologica e proceda gradualmente alla riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei Navigli milanesi sulla

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www.arcipelagomilano.org base di uno specifico percorso progettuale di fattibilit?. In vista si una sua attuazione opportuno definire le potenzialit e i limiti operativi del tema risistemazione della Darsena tenendo conto delle seguenti criticit che si presentano allo stato attuale. * Il degrado estetico ambientale conseguente allabbandono delle pratiche manutentive normalmente effettuate prima dellinizio delle opere per il parcheggio sotterraneo. A questa situazione indecorosa i cittadini singoli o associati hanno reagito con indignazione amplificata a scadenze periodiche dalla stampa, che risultata determinante per la promozione del referendum. * A fronte della corretta richiesta di restituire lacqua al bacino della Darsena, per recuperare limmagine consolidata di cui ha goduto fino al momento dellinizio delle opere di cantiere e per soddisfare alla richiesta del referendum di ripristinare la funzione di porto della citt, si sono avanzati dubbi sulla tenuta delle sponde sia idraulica quanto strutturale. Per le possibili opere di consolidamento si sono ipotizzati costi molto elevati che hanno fornito un valido argomento per proporre pi economici usi impropri, ad esempio giardinetti di quartiere. Si segnala che la Regione ha approvato recentemente il Piano Territoriale Regionale dArea dei Navigli lombardi, che comprende un manuale per la corretta manutenzione spondale elaborato da Politecnico e Soprintendenza. * Occorre chiarire cosa si intenda per area ecologica cos some viene proposta nel testo referendario. necessario ribadire che la Darsena da ritenersi prioritariamente un bene culturale e come tale ogni intervento deve essere finalizzato alla valorizzazione dei suoi caratteri storico/culturali. improponibile richiedere che la vegetazione spontanea cresciuta come forma di degrado per labbandono venga considerata un biotopo da conservare tale e quale. Si ricorda che a questa ipotesi si opporrebbe la stessa Soprintendenza alla quale compete per legge valutare lammissibilit di interventi riguardanti il patrimonio culturale assoggettato alla tutela di legge. * A proposito di beni culturali occorre considerare anche che le indagini archeologiche del 2004, preliminari alla realizzazione del parcheggio, hanno messo in vista 400 metri di mura spagnole che si trovavano interrate nella spazio tra la Darsena e viale DAnnunzio. stato portato alla luce anche il basamento ligneo della prima conca del XV secolo, questo reperto stato datato e mantenuto in acqua per evitare che la modifica delle condizioni ambientali in cui si era mantenuto fino a ora potesse comprometterne irrimediabilmente la conservazione. Allo stato attuale non esiste un progetto di ragionevole attuazione per la sua esposizione al pubblico. La Soprintendenza ritiene che mura spagnole e assito possano essere nuovamente interrati. * Occorre infine tenere conto che nel 2004 era stato bandito un concorso per la valorizzazione dellambito monumentale della Darsena vinto dal gruppo Bodin, Guazzoni, Rizzatto, Rossi. La precedente amministrazione Moratti nel 2009 aveva deciso di recedere dalla decisione di realizzare il parcheggio, dando avvio a una serie di contestazioni che sembra essersi conclusa nellottobre scorso con la sentenza del TAR della Lombardia che ha condannato limpresa costruttrice a un risarcimento e fondamentalmente ha dato via libera al Comune per il recupero della Darsena. LAssessore Castellano ha annunciato alla stampa che si rivedr il progetto Bodin discutendone a un tavolo tra diversi assessori a cui parteciper anche la societ Expo, integrandolo con il progetto della Via dacqua. Si rileva che dal 2004 le condizioni del bando hanno subito alcune significative modifiche, infatti non si avr pi un parcheggio sottostante con i relativi manufatti in superficie (accessi, sfiati, griglie, ecc.), inoltre si pone la necessit di tenere conto di tutte le criticit sopra esposte successivamente intervenute (reperti archeologici, compatibilit dellarea ecologica, tenuta delle sponde), e soprattutto delle mutate disponibilit economiche che potrebbero limitare le previsioni originarie del progetto, che nella sua sommaria esposizione consultabile su internet prevedeva anche il recupero della conca di Viarenna. La Repubblica del 20 dicembre segnala che la societ costruttrice Progetto Darsena ha presentato ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR sopra citata. LAssessore Castellano si dichiara tranquilla e ribadisce che il progetto di riqualificazione non verr fermato. A fronte della improrogabile necessit di mettere mano al recupero della Darsena prima dellapertura dellExpo 2015, credo che sia giunto il momento di comunicare ai cittadini che hanno sottoscritto il referendum le decisioni che lamministrazione comunale intende assumere pubblicando innanzi tutto il relativo progetto esecutivo non appena definito. P.S. - Il giorno 12 gennaio 2012 il Sindaco Giuliano Pisapia e lamministratore delegato di Expo 2015 Spa Giuseppe Sala hanno tenuto una conferenza stampa nel corso della quale stato presentato il piano di riqualificazione della Darsena di Milano, che riparte dal progetto vincitore del concorso nel 2004. Larchitetto Sandro Rossi ha illustrato con alcune diapositive il progetto adeguato alle mutate condizioni preliminari, soprattutto la decisione di non realizzare il parcheggio interrato. Penso si debba prendere atto della volont dellAmministrazione di affrontare la riqualificazione della Darsena, impegno confermato da un investimento previsto di circa 17 milioni di euro con i quali la Societ Expo 2015 realizzer le necessarie opere entro il 2014 nel pi complessivo quadro del progetto delle Vie dAcqua, che dispone di altri 175 milioni di euro. Alcune problematiche pi sopra esposte nel dicembre scorso (in particolare leventuale valorizzazione dei ritrovamenti archeologici) non trovano ancora una puntuale soluzione, che forse verr meglio affrontata nellincontro previsto per il 5 febbraio al Teatro Dal Verme. Per ora rimangono come riferimenti per la valutazione del progetto esecutivo per il quale si spera si abbiano successivi momenti di comunicazione della sua evoluzione verso rappresentazioni pi esplicite della qualit complessiva degli interventi. Dallattuale proposta di progetto sembra essere esclusa la riqualificazione della Conca di Viarenna, si auspica che, insieme al recupero di altre testimonianze della memoria dei Navigli in citt, possa trovare spazio nel progetto di dopoExpo al quale ha fatto cenno il Sindaco Pisapia nella conferenza stampa.

MR. BOITANI E LE GARE Vito Antonio Ayroldi

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www.arcipelagomilano.org ragionevole pensare che al cittadino utente milanese interessi poco se la linea di metr che utilizza abitualmente sia gestita da una societ privata o da una comunale. Si portati a pensare che sia interessato a tre aspetti fondamentali: a) estensione della rete rispetto al territorio, b) frequenza delle corse e accettabile comfort di viaggio, c) costo del servizio. Basta che funzioni direbbe Woody Allen, sovranit del consumatore la definizione tecnica, di stampo economico borghese, dalle pretese sapienti. I ragionamenti svolti su queste colonne e altrove a proposito di ATM e pi in generale sul TPL (trasporto pubblico locale) si dispiegano lungo due filoni di pensiero che trovano nel professore Marco Ponti e in esponenti autorevoli dellattuale Amministrazione Comunale i loro portavoce. Andando al rozzo la disputa si potrebbe condensarla cos: Il professor Ponti e la sua scuola ritengono che la gestione dellATM sia efficientabile recuperando valore anche a vantaggio del cittadino utente che potrebbe godere di tariffe migliori e di una qualit del servizio almeno equipollente a quella sino a ora garantita. Auspicano, quindi, lapertura alla concorrenza per il mercato. Il meccanismo di aggiudicazione, per essere efficiente, dovrebbe essere la gara, indetta da un soggetto terzo o sotto la sua supervisione, avendo provveduto allo scorporo della rete che, per comune avviso, dovrebbe restare in mano pubblica. La recente prospettiva di istituzione di unAutorit dei Trasporti potrebbe / dovrebbe garantire che tali gare non si riducano a esercizi di assegnazione allincumbent tramite procedura a evidenza pubblica. Laltro filone, con buone ragioni teoriche, afferma che una societ municipalizzata nel campo del trasporto pubblico una leva strategica nella mani del Comune per lo sviluppo di politiche della mobilit innanzitutto, ma pi ambiziosamente di pianificazione di un ordinato e decongestionato sviluppo urbano della citt. Luca Beltrami Gadola invitava in un passato intervento a riflettere sul fatto che il miglioramento delle performance delle Amministrazioni pubbliche locali non affatto un obiettivo chimerico ma diventa raggiungibile solo implementando adeguati strumenti di controllo e di pubblica informazione. Entrambi gli esponenti delle due scuole di pensiero portano ad esempio casi di successo, quasi tutti allestero dove quelle esperienze si sono avviate prima, a cui si ribatte con altrettanti casi di insuccesso, questi ultimi hanno la curiosa propriet di essere numerosi anche nel nostro paese, e questo temo voglia dire qualcosa. Salgari fa dire a Yanez a proposito della diffusione del consumo di tea in Europa che le peggiori abitudini sono quelle che si apprendono prima. Per superare questa disputa teorica che non avr mai un vincitore unico atteso che la teoria economica pi avveduta ha finalmente mutuato dalla Teoria dei Sistemi Complessi il concetto di Path dependance, di dipendenza cio degli effetti di una azione indotta in un sistema dalla storia degli stati precedenti del sistema stesso. Nel nostro caso sar la cornice giuridico legale che fa da sfondo al terreno concorrenziale e che ne determina le regole del gioco e le sanzioni per chi quelle regole non le rispetta a essere cruciale. In cauda venenum un esempio concreto, a pag. 18 del documento di Bilancio Consolidato ATM 2010 si legge: Il decremento del corrispettivo del Contratto di Servizio in Danimarca per 0,6 milioni di euro rispetto al 2009 conseguenza del mancato raggiungimento degli indicatori di qualit previsti dal contratto mentre lanno scorso era stato un anno positivo per effetto dellincremento dei volumi di attivit promozionali e di marketing che la societ Metroselskabet I/S, proprietaria delle metropolitana, aveva riconosciuto al gestore del servizio". Cosa ci dice questo passaggio del documento, almeno due cose: 1. che ATM alle gare vi partecipa e con successo; 2. Che sono bravissimi a produrre fuffa, tanto che i danesi li premiano per la loro attivit di "marketing" ma, quanto a rispetto dei KPI (Key Performance Indicator) sono piuttosto scarsi e per fargli capire come si sta al mondo da quelle parti, gli affibbiano una sanzione con immediato impatto sul Conto Economico, da 0,6 mln di Euro. Detto, fatto 2010 su 2009. Se credete che sia possibile fare una cosa del genere con un qualsiasi aggiudicatario di gara in Italia si facciano pure le gare, non si deve essere contrari a priori. Si inserisca per nella discussione una riflessione sulla situazione della giustizia in Italia in cui pretendere l'adempimento di un contratto molto difficile e oneroso, atteso che, con buona pace di Ichino e delle sue riforme, sono le cornici legali e il rispetto dei contratti i principali motivi della carenza di investimenti esteri in Italia. Investitori esteri che sono pronti a entrare in gioco quando quelle stesse cornici li favoriscono in modo palesemente monopolistico. Questo lo certifica Bankitalia ma chiunque abbia mai messo piede, malauguratamente, in un tribunale civile italiano credo possa aver tratto la stessa, epidermica anche se meno autorevole, impressione.

CENSORI E CENSITI Giovanni Silvera*


Si apre una scheda e si dentro una famiglia. Quella dei precisi un sollievo, perch scrivono dentro le caselle, fanno il 4 aperto, come richiesto dalle Istruzioni, e rispondono al necessario. Altre famiglie di buona volont rivelano al contrario lo smarrimento tra rimandi e parole incomprensibili - dimorava, percettore, anagrafe che non stanno nei dizionari delle persone semplici e nemmeno in quelli dei filippini o dei cinesi. La terza famiglia - tipo traccia croci impresentabili, si dimentica la data del matrimonio e lindirizzo della scuola del figlio: con grafia sgangherata il capo - famiglia dichiara linsofferenza al Censimento e moltiplica il lavoro dei Rilevatori del Comune. La scrittura indecisa degli anziani rimanda a immagini ancora pi intime, che provengono da una citt formata da un centro che gode dellattenzione di tutti e da periferie dai nomi poco usati, frequentate solamente da chi vi abita. Le schede che arrivano dai caseggiati dellanello pi esterno di Milano lasciano intravedere appartamenti modesti, il tinello e la tavola in cui si fatto spazio per compilare il modulo, la pensione e il telefono che non squilla. Vedovi e singoli sono la maggioranza dei milanesi. Milano citt di anziani, soli, al massimo in coppia, perch i figli sono via o non ci sono proprio. Al telefono risponde la moglie e quando ti presenti Comune di Milano ufficio Censimento passa lincombenza di un chiarimento al marito, a cui sono demandate le funzioni rappresentative di casa.

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www.arcipelagomilano.org Gli anziani di Milano sono gli ultimi a testimoniare migrazioni da secolo scorso, originate dal Sud o da un paese del Veneto preindustriale. Dichiarano titoli di studio leggeri, ma hanno compilato i quattro fogli con maggiore attenzione di chi ha fatto scuole altolocate. A chi in pensione non si concede di raccontare il passato e la scheda invita a dichiarare Non studio, non lavoro e non frequento corsi di studio, ma chi ha lavorato una vita spesso non ci sta a tacere le ore e i giorni passati in fabbrica o in ufficio. La scheda si riempie allora di crocette eccedenti, che il lettore digitale finger di non vedere, cancellando implacabile il passato. Milano ha poco pi di un milione e trecentomila abitanti; le famiglie sono 735.000 con una media di 1,8 componenti. Famiglie piccole confermate dai numeri. Anche i milanesi giovani che formano una famiglia sono in maggioranza singoli o coppie senza figli (per la statistica anche una persona che vive sola forma una famiglia, un principio oscuro per chi ricorda nuclei parentali daltri tempi): le schede compilate dai giovani parlano di piccoli appartamenti, di titoli di studio elevati e di professioni terziarie. Quanto ai redditi, chiss Sintuiscono quelli di chi dichiara appartamenti di centinaia di metri quadri, magari in una via di prestigio del centro. Gli stranieri formano una parte consistente della popolazione: per trovare le famiglie numerose bisogna parlare di Egitto, Cina o Sri Lanka, ma tra gli stranieri non mancano i singoli, che per lo pi coabitano tra di loro. Le famiglie dei paesi lontani sono le pi ricche di bambini, che rimarranno stranieri chiss per quanto, malgrado dichiarino la frequenza alle stesse scuole o agli asili dei nostri. Quando si telefona alla mamma o al pap per una crocetta al posto sbagliato, chiedono scusa con umilt e si affrettano a correggere, perch il Censimento la dichiarazione della loro esistenza: la cortesia con cui si esprimono rivela il desiderio di esserci e il timore di scomparire. Il Censimento continua. Oltre la revisione delle schede, gli uffici del Comune accolgono chi non ha ricevuto la propria e chi non in grado di orientarsi tra le domande. Tra giorni si andr nelle case a cercare gli smemorati e chi c, ma ancora non risulta. I Rilevatori del Censimento stanno concludendo la revisione delle schede consegnate per posta. A questa prima operazione di trattamento dei dati ne seguiranno altre, per un tempo che in una grande citt come Milano si allungher fino a primavera. *rilevatore

Scrive Massimo Giuntoli a Simona Viola


Salisburgo, inverno. Un violinista dell'orchestra del Mozarteum abita fuori citt, a circa 13 Km dal centro storico. Li percorre, andata e ritorno, in bicicletta, alla quale ha applicato dei copertoni da neve. La custodia del violino in spalla, a mo' di zaino. Il violinista si sente sicuro nel suo percorso, grazie a una rete di ciclovie urbana ed extraurbana. Ma sceglie anche di sfidare il freddo pungente dell'inverno austriaco, perch la bicicletta gli pi congeniale. Stoccolma, estate. Un contrabbassista dell'Orchestra Sinfonica della Radio Svedese percorre l'intera citt utilizzando i mezzi pubblici e trasportando con s un bagaglio di enormi dimensioni: il suo contrabbasso, contenuto in una voluminosa custodia. Non si ferma per ad alcun ostacolo, perch di ostacoli non ne trova: ogni accesso ai mezzi di superficie come alla metropolitana della citt - per altro museo sotterraneo d'arte contemporanea - reso possibile grazie ad appositi scivoli che gli consentono di trasportare il suo strumento, su una semplice e unica rotella. Milano, fate voi la stagione, poco conta. Alla vigilia dell'inaugurazione dell'AREA C, gli orchestrali del Teatro alla Scala chiedono che siano loro concessi permessi speciali per potersi recare al posto di lavoro con la propria automobile. Le conclusioni che se ne possono trarre non possono che essere di carattere trasversale, investendo tanto le responsabilit e le scelte delle amministrazioni, cos come la sensibilit e l'onest di ognuno di noi.

Scrive Osvaldo Bonzio a Simona Viola


Qualcosa di vero c' in quel che scrive la Collega Viola. Ad esempio la richiesta di Giuggioli poteva essere limitata alle mattine di ordinaria udienza (luned-venerd) o suggerire uno strumento pi efficace ancora per assicurare la corrispondenza fra temporanea esenzione e adempimento d'udienza, o magari anche di cancelleria. Ma: L'area C contribuir ad aumentare ulteriormente i costi di una Giustizia gi fin troppo costosa (io sono sostenitore della giustizia totalmente gratuita, posto che servizio di stato esclusivo e non in concorrenza; oppure si crei almeno una concorrenza).Inoltre essa potr se pur marginalmente creare ulteriori intoppi ritardi rinvii in una Giustizia gi ampiamente lenta e inefficiente. Infine, voglio proprio vedere alla fine se oltre a giornalisti e poligrafici non fruiranno di esenzione i Signori Magistrati ...

Scrive Bruno Ambrosi a Simona Viola


Sembrerebbe di s. Ma davvero tutti vorremmo essere esentati dal ticket dingresso in Area C? Fortunatamente no. Concordo con il contenuto dellintervento, perch il Sindaco e la Giunta non vengano sommersi dalle richieste delle diverse Caste. Circa un mese fa il neoeletto Presidente dellOrdine deI Medici di Milano ha scritto analoga richiesta di esenzione per i medici che devono entrare in Area C per visitare i propri pazienti. Ma di quali medici si parla? I dipendenti degli ospedali pubblici e privati (medici e paramedici) hanno gi ottenuto esenzioni, in quanto soggetti a turni di guardia notturni. Ma anche in questi casi si voluto dimenticare che i turni di notte iniziano dalle 20 o 20.30 o 21, a seconda dei reparti e del tipo di attivit. Poi, finita la guardia al mattino il medico o infermiere di turno escono da Area C

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www.arcipelagomilano.org e vanno dove credono. Certo possono esserci le reperibilit urgenti per taluni (pochi) specialisti, ma allora basterebbe che chi stato chiamato a rientrare prima delle 19.30, chiedesse la propria esenzione certificata dalla Direzione Sanitaria entro le 24 ore successive, come tutti. In quanto ai medici di medicina generale, ritengo che gli assistiti che vivono in area C hanno scelto in prevalenza medici vicino alla propria abitazione e, quindi, probabilmente anchessi residenti in Area C. Chi, poi, ci assicura che il costo del ticket non venga poi richiesto al paziente stesso, come probabilmente faranno altri fornitori di servizi e interventi domiciliari (idraulici, elettricisti ecc.)? Soprattutto se a domicilio dovesse essere richiesto lintervento di un medico in libera professione. Anche in questi casi basterebbe regolarizzare il proprio pagamento entro le 24 ore senza che esistano concessioni generalizzate a tutte le Caste, perch allora, come scrive Simona Viola, esistono, anche dipendenti comunali, militari, vigili del fuoco, dipendenti delle ASL (medico iscritto allOrdine dei Medici di Milano)

Scrive Franco Morganti ad ArcipelagoMilano


Confesso che mi ero notevolmente stupito del contenuto degli articoli di Franco DAlfonso sul numero di fine danno di Arcipelago. In particolare di quello dal titolo perentorio Contro le liberalizzazioni, che ci porta indietro di un secolo, quando i poveri milanesi non potevano disporre dellenergia elettrica dominata dalloligopolio elettrico e la municipalizzata dellenergia rispondeva a criteri di equit e di welfare. Per fortuna nel nuovo anno ArcipelagoMilano pubblica due articoli di Andrea Boitani e Marco Monti che ci riportano al secolo in cui viviamo. Ringrazio gli autori. Peccato che DAlfonso sia assessore al Comune di Milano in questo secolo.

RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Un novecento da godere
un vero peccato che il pubblico milanese, anche il pi attento e il pi preparato, spesso non si renda conto della ricchezza dellofferta musicale della sua citt, anche al di fuori dei soliti circuiti (Auditorium, Conservatorio, Dal Verme, Scala), con concerti che talvolta sfuggono anche a noi e che ci capita nostro malgrado di trascurare nella rubrica in coda a questa nota. Domenica scorsa, per esempio, nella deliziosa Palazzina Liberty inondata di sole e circondata dal bel giardino di largo Marinai dItalia, stata inaugurata la breve ma intensa stagione di Milano Classica, diretta da Gianluca Capuano ma promossa e guidata dalla infaticabile Maria Candida Morosini, che ci accompagner fino a giugno con una serie di ottimi concerti di musica da camera. Questo primo concerto era dedicato al novecento e in particolare a due grandi musicisti per certi versi molto simili tra loro nonostante abbiano vissuto in luoghi fra loro molto distanti: Nino Rota (1911-1979) e Bohuslav Martinu (1890-1959), due vite egualmente brevi vissute a ventanni di distanza luna dallaltra, entrambi misconosciuti per lungo tempo. Di Rota conosciamo quasi solo i temi con i quali ha accompagnato un numero impressionante di film, ma ben poco abbiamo ascoltato dellenorme e magnifica produzione sinfonica e cameristica; Martinu ebbe una certa celebrit negli ultimi anni di vita e subito dopo la scomparsa, poi cadde misteriosamente nelloblo. Protagonista del concerto il Trio Albatros Ensemble inusualmente composto da flauto (Stefano Parrino), violino (Francesco Parrino) e pianoforte (Alessandro Marangoni), molto affiatati e soprattutto appassionati, con alle spalle un percorso ormai ventennale e un evidente inclinazione per la musica moderna e contemporanea che appunto con passione e competenza riuscito a comporre un programma di grande interesse e soprattutto di estrema godibilit. ormai scontato - ce ne siamo accorti troppe volte che quando si accostano una allaltra musiche di epoche e di culture molto diverse fra loro, si fa molta fatica ad apprezzarne i linguaggi e le poetiche e si finisce per prediligere ci che gi si conosce e si ama e a essere infastiditi da quanto ci culturalmente pi lontano. Ma se nello stesso concerto si resta allinterno di ununica atmosfera, della stessa aura, ci si immerge pi facilmente in essa, se ne viene coinvolti e la musica - anche la meno conosciuta viene assimilata con maggiore facilit ed empatia. Cos accaduto per le due Sonate (H. 254 del 1937 ed H. 291 del 1942) di Martinu, piene di nostalgia per la patria boema dalla quale ha dovuto vivere lontano, e per il Trio di Rota, del 1958, con il suo elegiaco andante sostenuto dagli inattesi accenti slavi. Tutti e due sono stati negli Stati Uniti (Rota negli anni trenta come studente, Martinu negli anni quaranta come compositore gi affermato) e cos in entrambi si trovano delle contaminazioni jazzistiche che danno un sapore di freschezza e di giovialit alle loro composizioni. Peccato che il Trio Albatros forse per un ammiccamento nei confronti del pubblico (purtroppo poco numeroso e non molto giovane) abbia voluto concludere con un banale potpourri di temi musicali cinematografici di Rota, ovviamente magnifici ma molto male assortiti e ancor peggio integrati tra loro. Con grande acutezza invece lAlbatros ha introdotto al centro del concerto, fra i pezzi dei due autori principali, una interessante opera di Alessandro Solbiati - un compositore contemporaneo, cinquantaseienne lombardo, non molto eseguito, docente di composizione al Conservatorio milanese - scritta solo tre anni fa per lo stesso Ensemble tanto da portarne il nome. Albatros la strumentazione di un Canone a due voci tratto dallArte della Fuga di Bach, che

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www.arcipelagomilano.org prevede luso - oltre che del violino di vari flauti (da quello basso in do fino allacutissimo ottavino) e del pianoforte usato talvolta pizzicandone le corde anzich percuotendole. Un pezzo molto suggestivo che ha coniugato in modo esemplare il rigore armonico e contrappuntistico di Bach con il linguaggio contemporaneo, portandoci con mano a toccare queste contiguit di cui si parla molto spesso nelle chiose alla musica contemporanea ma quasi sempre, allascolto, si fatica a verificare. Brava Milano Classica e bravo il direttore Capuano che ne sceglie il programma e i protagonisti; ci permettiamo solo di sussurrare che a nostro avviso la musica non andrebbe commentata dai musicisti (caso mai dai critici e dagli storici), cos come i quadri non vengono mai spiegati o illustrati dai loro autori, e che anche per i concerti vale il motto Ofel fa el to mest. Musica per una settimana * mercoled 25 al Conservatorio (Societ dei Concerti) il pianista Rudolf Buchbinder esegue le Sonate di Beethoven numeri 1, 10, 13, 17 e 18 * gioved 26, venerd 27 e domenica 29 allAuditorium (Orchestra Verdi) tutto Mozart diretto da Helmuth Rilling: Sinfonie n. 39 (K. 543) in mi bemolle maggiore e n. 40, K. 550 in sol minore e Sinfonia Concertante per fiati in mi bemolle maggiore K. 297 * luned 30 al Conservatorio (Serate Musicali) concerto del chitarrista Manuel Barrueco che esegue musiche di Bach, Domenico Scarlatti, Sierra ed Albeniz * marted 31 al Conservatorio (Societ del Quartetto) il pianista Eugeni Bozhanov esegue un programma omnibus con musiche di Chopin, Schubert, Debussy, Skrjabin e Liszt * gioved 26 e sabato 28 al Teatro Dal Verme (Pomeriggi Musicali), un concerto totalmente incentrato sulla musica ebraica, diretto da Giampaolo Bisanti con il baritono Timothy Sharp e Silvia Chiesa al violoncello, con il Concerto per violoncello e orchestra di Gil Shohat, la Chanson hbraque e le Deux melodies hbraques per voce e orchestra di Maurice Ravel, e la Sinfonia n. 8 (dalle sinfonie giovanili) di Felix Mendelssohn Bartholdy. Alla Scala, intanto, una settimana molto ricca e cio: * gioved 26 la Filarmonica della Scala, direttore e solista Barenboim, con un programma dedicato interamente alla Spagna e a Ravel che si conclude con il celebre Bolero * venerd 27 e mercoled 1 repliche dei Racconti di Hoffmann, di Offenbach, diretti da Marko Latonja con la regia di Robert Carsen * domenica 29 la Filarmonica di San Pietroburgo - diretta da Temirkanov, con Elisso Virsaladze al pianoforte - esegue lOuverture del Barbiere, il Concerto per pianoforte e orchestra di Schumann e la terza Suite di ajkowskij * luned 30 infine, il tenore Ian Bostridge, accompagnato al pianoforte da Julius Drake, in un magnifico programma di lieder di Schumann e di Brahms.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Brera mai vista: due lavori di Gerolamo Giovenone
In un mese in cui molte mostre stanno per giungere al termine (Artemisia Gentileschi, Oro dai Visconti agli Sforza e lArte Povera nella sua sede milanese), continua lesposizione di capolavori della Pinacoteca di Brera con il ciclo Brera mai vista. Fino a marzo sar possibile vedere due dipinti su tavola dellartista vercellese Gerolamo Giovenone (1490 1555). Le due opere, unAssunzione della Vergine e una grande ancona raffigurante la Madonna con il Bambino e i santi Giacomo, Giuseppe, Marta e donatore, rappresentano due momenti diversi e successivi della carriera dellartista. Giovenone nasce e cresce in una vera e propria stirpe dartisti: il padre Amadeo era maestro di legname, cos come lo fu il fratello, mentre furono pittori il fratello minore del Giovenone, Giuseppe (allievo e poi collaboratore di Gaudenzio Ferrari), e i figli di Gerolamo stesso, Giuseppe il Giovane e Giovanni Paolo. La formazione di Giovenone avviene quindi in un contesto caratterizzato dalle esperienze familiari e locali, ed stata infatti ipotizzata una formazione presso Martino Spanzotti, documentato a Vercelli a fine Quattrocento, e il suo discepolo Defendente Ferrari, con il quale collabora in diverse occasioni nei primi decenni del Cinquecento. Presto per lo stile di Giovenone cambia, venendo condizionato dallincontro con Gaudenzio Ferrari, che aveva gi operato a Vercelli per la prima volta agli inizi del secolo. Linfluenza di Gaudenzio si avverte nelle opere di Gerolamo fin da subito, ma diventa particolarmente importante in quelle del decennio successivo, quando sono ripetutamente documentati i rapporti del maestro valsesiano con la famiglia Giovenone. A questa fase appartiene lAssunzione della Vergine, giunta a Brera nel 1903/1904 con il dono della collezione del mercante Casimiro Sipriot, e che si ipotizza dipinta per la cappella dellAssunta in San Marco a Vercelli. Nel 1525 infatti il testamento di Nicolino de Lancis ne disponeva la decorazione, destinando agli eredi duecento fiorini per la realizzazione di unancona entro sei anni. Ma un nuovo artista si inserisce sulle scene vercellesi negli anni trenta, dominata a tutto tondo dai Giovenone: Bernardino Lanino, giovane pittore allievo e collaboratore di Gaudenzio Ferrari che diviene presto il pi importante divulgatore della poetica gaudenziana. I rapporti di Lanino con la famiglia Giovenone sono documentati dal 1530, e diventano via via pi fitti fino ad arrivare al matrimonio, dieci anni dopo, tra la figlia di Gerolamo, Dorotea, e il Lanino. Inizia da questo momento un intenso rapporto di scambio tra suocero e genero, del quale esempio la Madonna con il Bambino e i santi Giacomo, Giuseppe, Marta e donatore (ca. 1543), entrata in Pinacoteca nel 1808 con le soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi e gi in Santa Maria delle Grazie a Novara. Limpostazione ha infatti numerosi punti di contatto con la pala dipinta da questultimo per la cappella della Maddalena in San Francesco a Vercelli (1543, ora alla National Gallery di Londra). Il motivo del baldacchino, inoltre, si trova nella Madonna con il Bambino, santi e ange-

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www.arcipelagomilano.org li, opera di Lanino per la chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Borgosesia. Nel paesaggio si riconosce invece il Sacro Monte di Varallo Sesia come si presentava allepoca, opera in cui gioc la parte del protagonista lo stesso Gaudenzio Ferrari. Un artista dal linguaggio sobrio e misurato, forse privo di grandi invenzioni ma che incontr grande favore da parte della committenza, come dimostra la fiorente bottega vercellese. Due opere provenienti dai depositi della Pinacoteca ed esposte per la prima volta al grande pubblico. Brera mai vista - fino al 18 marzo 2012 - Orari: 8.30 -19.15 da marted a domenica. chiuso luned - Biglietti: 6,00 intero, 3,00 ridotto

Da de La Tour ai graffiti. Evoluzione di un progetto


Se vi piaciuto Georges de La Tour, lartista francese che dipinse LAdorazione dei Pastori e il San Giuseppe Falegname esposti a Palazzo Marino durante le feste, e siete rimasti affascinati dallallestimento e dallatmosfera crepuscolare che vi aleggiava, potrebbe piacervi anche la nuova iniziativa creata dal Comune di Milano in collaborazione con ENI, legata s a de la Tour ma tutta incentrata sulla street art. Il progetto si intitola Scambio dautore, e coinvolge sei giovani artisti italiani: Ivan, Pao, Nais, Tawa, TVboy e Seacreative, alle prese con la luce, l'ombra e i contrasti cromatici, fili conduttori tra il maestro francese e i giovani artisti che ne hanno reinterpretato i temi dei suoi dipinti notturni. Per tutta la notte del 9 gennaio gli artisti, provenienti da differenti ambiti come la street art, la poesia, larte pop, i graffiti, lillustrazione e la pittura in genere, hanno dipinto con colori acrilici la struttura all'interno della Sala Alessi di Palazzo Marino costruita per allestire le opere di de La Tour. La performance, durata 17 ore circa, e il backstage, sono stati visibili in streaming via internet sul sito www.lucisullarte.it. Gli artisti coinvolti nel progetto sono tutti di Milano e nonostante la giovane et (tra i 30 e i 35 anni), si sono tutti distinti allinterno del panorama artistico nazionale per mostre, performance e pubblicazioni. Il progetto promosso dall'associazione culturale Art Kitchen che produce e sviluppa progetti ed eventi artistici, culturali e creativi con il fine di diffondere l'arte, creare esperienza tra artisti e pubblico e creare nuovi ambiti di confronto e ricerca. Come riporta il sito internet dellassociazione La filosofia di Art Kitchen nasce da un verso poetico scritto di getto da Ivan su un cavalcavia di Milano nel 2001. Chi getta semi al vento far fiorire il cielo. Il muro verr riallestito allinterno dello spazio culturale Superground, un luogo, nato dalle ceneri di una vecchia mensa operaia, che ospita attivit artistiche, sociali, culturali e teatrali. Ma che significato ha il muro? Perch stata fatta questa scelta di recupero/riutilizzo dellallestimento? Il muro in questo caso visto come un simbolo, un qualcosa che collega e unisce la notte con il giorno (i notturni di de La Tour- la performance fatta di notte e i giorni in cui il muro sar visibile), il centro di Milano con la periferia dove il muro verr esposto, il passato di Georges de La Tour con il presente di sei artisti contemporanei. Insomma un progetto dove l'arte diventa il trait d'union tra il passato, simboleggiato dal pittore francese e il presente di sei artisti dei nostri giorni, ma anche tra i capolavori dellarte antica e moderna e il mondo tutto in divenire, creativo e magmatico dellarte contemporanea. Scambio dautore Spazio Superground, via Bussola 4 - dal 14 Gennaio al 31 Gennaio 2012 - Ingresso libero tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00

Lo stato dellarte
Il 2011, si sa, non stato unottima annata: crisi economica, crisi di governo, tagli, recessione, lacrime, sangue e rivolte. Al mondo dellarte non andata poi molto meglio. Lex ministra Gelmini che taglia - anzi non taglia le ore di storia dellarte nelle scuole ma in qualche modo riduce e camuffa qua e l, ridistribuendo e cancellando varie sperimentazioni scolastiche legate al patrimonio artistico, la cosa che pi di tutte ci caratterizza e ci rende famosi nel mondo. Oppure la triste sorte toccata ad alcuni resti dellincantata e preziosissima Pompei. Ci che non ha fatto il Vesuvio nel 79 d.C. lo hanno fatto lincuria e il disinteresse totale dei contemporanei. Per non tralasciare poi quello che successo a un artista come Ai Wei Wei. Imprigionato per 81 giorni con laccusa formale di evasione fiscale. Certo non per la sua opera di denuncia contro il regime della Repubblica Popolare Cinese. E nel Paese in cui il buon senso non sempre vince, ecco che, per unoperazione valida come la mostra Brera incontra il Puskin, si pensato bene di mettersi i bastoni tra le ruoteda soli. Ovvero, per mancanza di custodi e personale, la mostra e alcune sale della Pinacoteca sono state chiuse a singhiozzo, o del tutto, appunto perch da una parte il Ministero non ha soldi per pagare nei giorni festivi il personale, e dallaltra perch la societ organizzatrice non ritiene di dover provvedere al pagamento dei custodi necessari nei giorni festivi. Cos chi ci va di mezzo sempre il visitatore, a cui vengono annullate le prenotazioni e impedito lingresso, oltre che il buon nome dellistituzione. Certo, non tutto andato per forza nel verso sbagliato. Ci sono stati anche episodi fortunati come il buon andamento delle mostre di Palazzo Reale su Arcimboldo, sugli Impressionisti della Collezione Clark, e attualmente su Artemisia Gentileschi e Cezanne, anche se le punte di visitatori raggiunte dalla mostra di Dal dello scorso anno sono ormai inarrivabili. Chiss come andr a finire poi la sottile e sempre latente rivalit tra Celant e Bonito Olivo, Arte Povera contro Transavanguardia. Chi sbancher alla fine? I magnifici 5 di ABO o le sperimentazioni materiche del gruppo del 67? E cos tra un Kapoor in mostra alla Besana, non sempre funzionante (la sua ruota di cera ha avuto diversi problemi che hanno portato alla chiusura della mostra in alcuni momenti); una Biennale con un Padiglione Italia ingombro di artisti di ogni sorta e genere, a sorpresa arriva a Milano la Lisson Gallery, prestigiosa e strafamosa galleria londinese, unistituzione di gran successo che nellanno della crisi sbarca in citt in via Zenale. Vero che su ammissione della direttrice Annette Hoffman, i collezionisti sono per il 50% stranieri. Ma laltro 50% tutto italiano. La stessa Italia della crisi? S, con mille nascoste e sottili sfaccettature. Ma questo il bello del mondo dellarte. Variet, ricchezza e miseria. E allora non resta che augurarsi, per il 2012, che la situazione non solo migliori a livello istituzionale ed eco-

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www.arcipelagomilano.org nomico, ma anche che lavoratori, artisti e addetti ai lavori non siano pi costretti a occupare il PAC per far sentire la propria voce e i propri bisogni.

Botticelli apocalittico allAmbrosiana


Botticelli incontra Botticelli. Succede a Milano, in una straordinaria occasione di confronto organizzata dalla Pinacoteca Ambrosiana. Ecco dunque Apocalittico Botticelli, una mostra curata da don Alberto Rocca, Dottore della Biblioteca Ambrosiana, che mette a confronto un Botticelli di casa, con la Madonna del Padiglione gi parte della collezione milanese, e la Nativit mistica, della National Gallery di Londra. Un prestito esclusivo reso possibile dallinvio a Londra del Ritratto di Musico di Leonardo da Vinci che per la prima volta esce dai confini italiani. Lopera del genio fiorentino uno dei pezzi fondamentali dellesposizione Leonardo da Vinci pittore alla corte di Milano gi definita la mostra del secolo. Perch questa definizione cos forte, apocalittico addirittura, in riferimento al pittore fiorentino? Botticelli stesso lo spiega con una enigmatica frase scritta in cima alla sua Nativit mistica: Questa pittura, sulla fine dellanno 1500, durante i torbidi dItalia, io, Alessandro, dipinsi nel mezzo del tempo dopo il tempo, secondo lXI di san Giovanni nel secondo dolore dellApocalisse, nella liberazione di tre anni e mezzo del diavolo; poi sar incatenato nel XII e lo vedremo [precipitato] come nel presente dipinto. Spiega cos don Rocca: I torbidi dItalia fanno riferimento al travagliato periodo attraversato da Firenze e dalla penisola in quegli anni: nel 1492 mor Lorenzo il Magnifico e Firenze fu scossa dalla predicazione di Fra Gerolamo Savonarola, dai toni fortemente moraleggianti e apocalittici, e, dopo la morte sul rogo di questultimo, dalla seconda invasione francese del 1499 e dalla minaccia portata a Firenze nel 1500 da Cesare Borgia. in questo clima, a cavallo tra i due secoli, che matura il dipinto, vero testamento spirituale dellartista, segnato da un profondo travaglio interiore, ben simboleggiato dai movimenti delle figure, frenetici e concitati, lontani dallequilibrio delle opere di et medicea. Unopera accattivante e dipinta in un momento storico travagliato, e che forse per questo, stata scelta dal Cardinale Angelo Scola come copertina della lettera di Natale che verr consegnata nelle case dei milanesi durante le benedizioni natalizie. Ma Botticelli fu anche pittore lieve e delicato, che seppe regalarci oltre alla ultra nota Primavera e alla Nascita di Venere, anche opere dallambientazione familiare e raccolta, come la Madonna del Padiglione. Il dipinto, donato alla Pinacoteca nel 1837, mostra una scena intima e tenera, in cui siamo invitati dagli angeli che scostano le cortine, a entrare e a far parte del mistero della nascita di Cristo, in un luogo in cui tutto indica la perfezione e lintegrit virginale di Maria: il padiglione stesso, con la sua forma circolare, ci indica la sua perfezione; il muretto, di derivazione fiamminga come il paesaggio, richiama un hortus conclusus; e infine, i fiori bianchi suggeriscono lidea della purezza della Vergine. Due opere che ben si adattano alle feste natalizie e allatmosfera, un po inquieta, dei nostri tempi. Apocalittico Botticelli- Pinacoteca Ambrosiana fino al 5 febbraio 2012 - Biglietto + Pinacoteca + Mostra Leonardo e il Codice Atlantico Intero: 15 Ridotto: 10 - Da Marted a Domenica dalle 10.00 alle 18.00.

Abo e la Transavanguardia italiana


ABO (Achille Bonito Oliva) vs Germano Celant. I due giganti della critica darte si sfidano con due mostre diversissime ma non troppo nella citt meneghina. Se Celant ha proposto la sua Arte Povera sparsa per lItalia, con sede principale presso la Triennale, ABO propone una grande retrospettiva sulla sua Transavanguardia, con seguito di mostre personali in giro per lItalia. Cinque i protagonisti di ieri e di oggi, riuniti sotto letichetta di Transavanguardia proprio da Bonito Oliva alla fine degli anni 70: Cucchi, Chia, Clemente, Paladino e De Maria. Di ciascuno dei cinque protagonisti raccoglie 15 opere, selezionate dal curatore in collaborazione con gli artisti, scegliendole tra le loro pi significative, inedite o particolari. Teorizzata nel 1979 da Achille Bonito Oliva con un saggio su Flash Art e da questi presentata per la prima volta al pubblico alla XIII Rassegna internazionale darte di Acireale, la Transavanguardia ha la propria consacrazione ufficiale nella sezione Aperto 80 della 39 Biennale di Venezia, segnando un punto di rottura con le ricerche minimaliste, poveriste, processuali e concettuali che avevano dominato gli anni Sessanta e Settanta. Un movimento artistico che sin dal suo nascere ha saputo e voluto puntare sullidentit della cultura italiana, inserendola a pieno titolo, e con una sua peculiare originalit, nel dibattito culturale internazionale degli ultimi quarantanni. Nello stesso tempo ha portato larte contemporanea italiana a un livello di attenzione, da parte di collezionisti, musei e critici stranieri, del tutto nuovo. Allidealismo progressista delle neoavanguardie il nuovo movimento risponde con il ritorno alla manualit dellarte e alle sue tradizioni. Allutopia del modernismo e del moderno in cui tutto internazionale, multinazionale e globalizzato, la Transavanguardia, nel suo trans-attraversamento di linguaggi, tecniche e scelte, oppone il genius loci del singolo artista, ossia il territorio del suo immaginario, nonch una rivalutazione del proprio nomadismo culturale e delleclettismo stilistico, che si nutre di memorie del passato (vedi i riferimenti longobardi beneventani di Paladino) e di citazioni dalla storia dellarte, contribuendo cos al pi generale processo di rielaborazione della Storia e della soggettivit avviato negli anni ottanta. Levento milanese ruota attorno ad alcune tematiche comuni, che attraversano le diverse poetiche dei cinque artisti: il ritorno alla manualit della pittura, delle tecniche semplici e primitive, il narcisismo dellartista, il doppio e laltro, la violenza, la natura, lincertezza della ricerca, linconscio, limmagine tra disegno e astrazione, il tutto in bilico tra bi e tridimensionalit. La mostra raccoglie in tutto 66 opere: 44 provenienti da musei, fondazioni, gallerie e collezioni private italiane, e 22 da musei e collezioni europee. Si potranno mettere cos a confronto le opere dei cinque artisti, appartenenti s a ununica corrente ma sicuramente diversi nella propria ricerca personale: le cupole, i fiori e i colori sgargianti di De Maria; i

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www.arcipelagomilano.org dipinti un po espressionisti e alla Bacon di Francesco Clemente, nella sua visone dellarte come catastrofe; i riferimenti a Chagall, Picabia, Picasso e De Chirico di Sandro Chia; le memorie storiche, tra forme organiche, simboliche e arcaiche di Mimmo Paladino; infine i riferimenti alla morte e alla decadenza fatti da Enzo Cucchi, in una profusione di teschi e immagini precarie sui suoi fondali desertici. La mostra di Palazzo Reale parte di un ciclo progressivo di sei mostre dedicato alla Transavanguardia. In concomitanza con la mostra milanese, sei importanti istituzioni italiane organizzeranno alcune giornate di approfondimento sulla Transavanguardia presiedute da uno dei cinque filosofi del comitato scientifico composto da Massimo Cacciari, Giacomo Marramao, Bruno Moroncini, Franco Rella, Gianni Vattimo, e contestualmente esporranno le opere della Transavanguardia presenti nelle loro collezioni. Alle giornate di studio prenderanno parte critici darte, curatori e direttori di musei. Di seguito il calendario delle giornate ancora a venire: Le mostre personali saranno ospitate in altrettante citt italiane tra le pi rappresentative della storia e dellidentit italiana, oppure legate alle vicende stesse della Transavanguardia. Le varie mostre saranno incentrate sulla recente produzione dei singoli protagonisti, partendo da un primo nucleo di opere storiche per poi seguire levolversi nel tempo e gli esiti ultimi delle loro ricerche artistiche. 1 marzo 2012, ROMA - MIMMO PALADINO: Roma, ex-GIL di Luigi Moretti, a cura di Achille Bonito Oliva e Mario Codognato e lorganizzazione di Civita. Marzo 2012, PALERMO - FRANCESCO CLEMENTE: Palermo, Palazzo Sant'Elia, a cura di Achille Bonito Oliva e Francesco Gallo e lorganizzazione di Civita. Transavanguardia-Palazzo Reale, fino al 4 marzo 2012 Orari: luned 14.30 - 19.30, marted, mercoled, venerd e domenica 9.30 19.30, gioved e sabato 9.30 - 22.30 Biglietti: 9,00 intero, 7,50 ridotto

25 anni di Pixar a Milano


Dopo il MOMA di New York e un tour internazionale, finalmente arrivata a Milano PIXAR 25 anni di animazione. Un viaggio nel mondo dellimmaginazione che affasciner bambini ma non solo, alla scoperta di come si creano i personaggi animati pi amati del grande schermo. Oltre settecento opere, un viaggio attraverso la creativit e la cultura digitale come linguaggio innovativo applicato allanimazione e al cinema: dal primo lungometraggio dedicato a Luxo Jr. (1986) ai grandi capolavori come Monster & Co (2001), Toy Story (1, 2 e 3), Ratatouille (2007), WALL-E (2008), Up (2009) e Cars 2 (2011). Molti non sanno che la maggior parte degli artisti che lavorano in Pixar utilizzano i mezzi propri dellarte (il disegno, i colori a tempera, i pastelli e le tecniche di scultura), come quelli dei digital media dice John Lasseter, chief creative officer di Walt Disney and Pixar Animation Studio e fondatore di Pixar. Quando si pensa ai film danimazione, difficilmente ci si immagina artisti armati di matita e pennello, intenti a disegnare storie e personaggi. Nel mondo Pixar, invece, proprio cos. Gli artisti utilizzano i mezzi tradizionali: matite, dipinti, pastelli e sculturine, per creare i loro personaggi, cos come altrettanti numerosi sono gli artisti che impiegano esclusivamente i mezzi digitali. Ma in questo caso, lecito parlare di arte? I disegni, le bozze e le maquettes, hanno una tale importanza artistica da essere esposte in sedi ufficiali come i musei, in questo caso il PAC di Milano? Si potrebbe cos cadere in un tranello: tutta arte quella che luccica? Se definiamo larte come processo o prodotto dellorganizzazione e dellassemblaggio di oggetti per creare qualcosa che stimoli unemo-zione o una risposta, allora chiaro che tutti gli oggetti nella mostra Pixar sono proprio questo e, quindi, rispondono alla definizione di arte. I nostri film sono fatti da artisti e i nostri artisti, come qualsiasi altro artista, scelgono strumenti che consentono loro di esprimere le loro idee e le loro emozioni pi efficacemente. Una ampia variet di media e tecniche rappresentata nella mostra: disegni a matita e pennarello, dipinti in acrilico, guazzo e acquarelli; dipinti digitali; calchi; modelli fatti a mano; e pezzi in media digitali. Alcuni dei nostri artisti, di formazione tradizionale, hanno aggiunto dipinti digitali alla loro raccolta per esprimere qualcosa che non avrebbero potuto esprimere con qualsiasi altro mezzo, spiega esaustivamente Elyse Klaidman, direttore della Pixar University e Conservatore degli archivi. Riflessione importante questa, perch molto spesso i film Pixar contengono rimandi stilistici, citazioni e omaggi ai percorsi classici e da sempre riconosciuti della storia dellarte moderna e contemporanea. In tal senso, rappresentano il tentativo di continuare un discorso puramente artistico sulla ricerca della prospettiva, della spazialit e della rappresentazione verosimile che affonda le sue radici nelle esperienze del Rinascimento, Leon Battista Alberti su tutti. E una sorta di bottega rinascimentale, per citare Lasseter (sua madre era insegnante di storia dellarte e da sempre lo ha istruito in questa materia), che unisce artisti diversi e i fondamenti e le radici della storia dellarte a quelle che sono le pi nuove e originali invenzioni tecnologiche, con contaminazioni verso i linguaggi pi contemporanei. Strumenti che rendono i film Pixar, agli occhi dei loro creatori e spettatori, opere darte totali, concetto sostenuto dalle avanguardie del primo Novecento che, con le sperimentazioni su pellicola e nuovi ritrovati, si erano auspicate una svolta nella creazione e nella fruizione di unopera audiovisiva. La Pixar quasi 100 anni dopo, riesce a raggiungerla. Degna di nota, allinterno di questo straordinario laboratorio che spiega passo passo la creazione di un filmdalla nascita di un personaggio, alla scelta dei colori, alla creazione 3D dei movimenti, alla colonna sonora sicuramente lo zootropio, disco rotante su cui si muovono i personaggi 3D di Toy Story, ognuno in una diversa posizione, e che fatto girare ad altissima velocit e con laiuto di un flash, permette allo spettatore di cogliere lintera sequenza dei movimenti dei personaggi, impressionando limmagine sulla retina dellocchio, in un fluire di immagine continuo e affascinante. Pixar. 25 anni di animazione PAC Padiglione di Arte Cotemporanea, fino al 14 febbraio 2012 Orari: luned 14.30 19.30. Marteddomenica 9.30 19.30 . Gioved 9.30 22.30 biglietti: 7,00, ridotto 5,50

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Brera incontra il Puskin. Capolavori dal museo russo


Sono capolavori di inestimabile valore e importanza le diciassette opere provenienti dal museo Puskin di Mosca ed esposte, fino al 5 febbraio, nelle sale XV e XII della Pinacoteca di Brera. Lesposizione, promossa dal Ministero per i Beni e le Attivit Culturali italiano, dal Ministero della Cultura e dei Media della Federazione Russa e dal Museo Pukin, nata in occasione dellAnno della Cultura Italia-Russia, e ha permesso, oltre allesposizione di Brera, anche lorganizzazione di una mostra sul Caravaggio che lo Stato Italiano presenter al Pukin a partire dal 22 novembre. Mostre da record, per nomi e assicurazioni: il valore assicurativo dei dipinti va ben oltre il miliardo di dollari. Tutte le opere in mostra provengono dalle collezioni di Sergei ukin e Ivan Morozov, i due collezionisti russi che agli albori del Novecento diventarono, con la loro passione per larte, testimoni degli artisti, dei movimenti e dei fermenti artistici che caratterizzarono lEuropa tra Otto e Novecento. Un periodo doro ineguagliabile, che permise ai due colti e brillanti collezionisti di visitare gli atelier dei pittori, di scegliere e commissionare ad hoc dipinti per i loro palazzi. Collezioni di inestimabile valore che furono fatte affluire nel museo Puskin al momento della sua creazione. Grandi mercanti e viaggiatori, ukin e Morozov, in anni diversi, divennero i migliori clienti delle pi importanti gallerie di Parigi, come Druet, Durand-Ruel, Kahnweiler e Vollard, uomini che decretarono la fortuna di artisti come Monet e Cezanne, e che divennero amici e confidenti degli artisti stessi e dei loro collezionisti. Una scelta tutta personale quella dei due gentiluomini russi, che non seguirono le mode ma anzi le anticiparono, comprando e sostenendo artisti al tempo ben poco famosi. Come spesso accade, i collezionisti si legarono in particolar modo ad alcuni artisti, creando un rapporto unico e speciale che permise la nascita di capolavori assoluti, quali i famosissimi Pesci rossi di Matisse, dipinto nel 1911 per ukin, che divent il patron dellartista. Con ben trentasette dipinti acquistati, ukin dedic il salone centrale della propria abitazione alle opere di Matisse, che dispose personalmente i dipinti per lamico mecenate. Ma ukin non si occup solo di Matisse. Un altro dei suoi artisti favoriti fu Picasso, del quale divenne, dopo una prima fase di incertezza, un grande sostenitore, comprando pi di cinquanta tele. Anche Ivan Morozov fu un grande collezionista, ammiratore di Cezanne e cliente affezionato di Ambrosie Vollard, mercante gallerista - soggetto spesso ritratto dallo stesso Cezanne. Di propriet Morozov fu anche lo splendido Boulevard des Capucinnes di Monet, che segn la svolta di Morozov come collezionista, e che da quel momento in poi ag tanto in grande da superare talvolta lo stesso ukin. In quindici anni riusc a raccogliere oltre duecento opere attraverso le quali possibile leggere levoluzione della pittura francese moderna. Tanti gli artisti e le opere presenti in mostra. Pregevole La ronda dei carcerati (1890) di Vincent Van Gogh, come anche Eiaha Ohipa (Tahitiani in una stanza. Non lavorare!), 1896, di Gauguin, dal gusto esotico e misterioso; le sempre grandiose Ninfee bianche di Monet, Le riva della Marna. (Il ponte sulla Marna a Creteil) di Cezanne, e la Radura nel bosco a Fontainebleau di Sisley. Ma il percorso non si esaurisce qui, proseguendo anzi in una panoramica esaustiva dellevoluzione dellarte di inizio Novecento. Oltre ai gi citati Pesci Rossi di Matisse, da segnalare sicuramente sono il Ritratto di Ambroise Vollard (1910) di Picasso; la Veduta del ponte di Svres, 1908, di Henri Rousseau detto il Doganiere e La vecchia citt di Cagnes (Il castello), 1910, di Derain. Unoccasione unica per vedere grandi capolavori da uno dei principali musei russi, nella cornice dei grandiosi capolavori dellarte del passato conservati a Brera.

Brera incontra il Pukin. Collezionismo russo tra Renoir e Matisse fino al 5 febbraio Biglietto solo Pinacoteca: 6,00 Intero, 3,00 Ridotto - Biglietto Pinacoteca + Mostra: 12,00 Intero, 9,00 Ridotto - Orario di apertura: h 8.30-19.15 dal marted alla domenica

Le Gallerie dItalia nel cuore di Milano


Dopo il Museo del Novecento, apre a Milano, in centro che pi centro non si pu, un altro museo destinato a diventare una realt importante del panorama artistico milanese. Hanno infatti debuttato in pompa magna le Gallerie dItalia, museopolo museale in piazza Scala, ospitato negli storici palazzi Anguissola e Brentani, restaurati per loccasione. Un avvenimento cittadino, che ha avuto unintera nottata di eventi e inaugurazioni dedicate. Si iniziato con Risveglio, videoproiezione sui palazzi di piazza Scala, a cura di Studio Azzurro, ispirate allomonimo dipinto Risveglio (190823) di Giulio Aristide Sartorio (di propriet della fondazione Cariplo), artista liberty e simbolista, esposto allinterno del museo. C stato poi un incontro con il filosofo Remo Bodei, con una riflessione sul bello e sul valore dei musei, per poi passare alle visite gratuite per il grande pubblico del Teatro alla Scala. Una serata fitta dimpegni, che si protratta fino alluna di notte, per permettere ai tanti visitatori in fila nonostante la pioggia battente, di visitare gratuitamente il nuovo museo. E in effetti valeva la pena di aspettare per vedere le tredici sezioni di questo museo che comprende, cronologicamente e per temi, tanti capolavori del nostro passato per approdare poi ai Futuristi. Un ideale partenza per visitare poi il vicino Museo del Novecento. Un museo voluto e creato, nonostante i tempi poco propizi, da Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo, da sempre attente allarte e alla cultura, che grazie al progetto architettonico di Michele de Lucchi, ospita 197 opere dellOttocento italiano, in particolare lombardo, delle quali 135 appartenenti alla collezione darte della Fondazione Cariplo e 62 a quella di Intesa Sanpaolo. Il percorso espositivo di 2.900 mq, curato da Fernando Mazzocca, propone un itinerario alla scoperta di una Milano ottocentesca, assoluta protagonista del Romanticismo e dellindustrializzazione, ma anche di altre scuole artistiche e correnti. Aprono il percorso i tredici bassorilievi in gesso di Antonio Canova, che gi di per s varrebbero la visita, ispirati a Omero, Virgilio e Platone; si passa poi ad Hayez e alla pittura romantica, con il suo capolavoro I due Foscari; largo spazio stato dedicato a Giovanni Migliara e Giuseppe Molteni, per passare a

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www.arcipelagomilano.org Gerolamo Induno; alla sezione dedicata al Duomo di Milano e alle sue vedute prospettiche e quella dedicata ai Navigli. Se a palazzo Anguissola tutto era un trionfo di stucchi, specchi e puttini, lambientazione cambia quando si passa al contiguo palazzo Brentani, con la pittura di genere settecentesca, i macchiaioli, con Segantini e Boldini, i divisionisti, il Simbolismo di Angelo Morbelli e Previati, per arrivare allinizio del 900 con quattro dipinti di Boccioni, ospitati in un ambiente altrettanto caratteristico ma pi neutro e museale. Al centro, nel cortile ottagonale, troneggia un disco scultura di Arnaldo Pomodoro. Ma non finita qui. Al settecentesco Palazzo Anguissola e alladiacente Palazzo Brentani, si affiancher nella primavera del 2012 la storica sede della Banca Commerciale Italiana, che ospiter la nuova sezione delle Gallerie e vedr esposta una selezione di opere del Novecento. Insomma un progetto importante che, in un momento di crisi e preoccupazione globale, vuole investire e rilanciare arte, cultura e il centro citt, facendo di piazza della Scala un irrinunciabile punto di riferimento, un salotto cittadino adatto ai turisti, ma, si spera, non solo. Gallerie dItalia piazza della Scala - entrata libera fino allapertura della sezione novecentesca del Museo, prevista nella primavera 2012 Orari: Da marted a domenica dalle 9.30 alle 19.30. Gioved dalle 9.30 alle 22.30. Luned chiuso

Cezanne e les ateliers du midi


Palazzo Reale presenta, per la prima volta a Milano, un protagonista indiscusso dellarte pittorica, colui che traghetter simbolicamente la pittura dallImpressionismo al Cubismo; colui che fu maestro e ispiratore per generazioni di artisti: va in scena Paul Cezanne. Sono una quarantina i dipinti esposti, con un taglio inedito e particolare, dovuto a vicende alterne che hanno accompagnato fin dallorigine la nascita di questa grande esposizione, intitolata Czanne e les atliers du midi. E appunto da questo titolo che tutto prende forma. Lespressione ateliers du midi fu coniata da Vincent Van Gogh, il cui progetto ero quello di creare una comunit di artisti riuniti in Provenza, una sorta di novella bottega, in cui tutti avrebbero lavorato in armonia. Un progetto che, come noto, non port mai a termine, ma dal quale Rudy Chiappini e Denis Coutagne, curatori della mostra, hanno preso spunto per delineare il percorso artistico di Cezanne. La mostra un omaggio al grande e tenace pittore solitario, nato ad Aixen-Provence, luogo al quale fu sempre attaccato, e che nei suoi continui spostamenti tra il paese natio, Parigi e lEstaque, cre quella che da sempre stata considerata la base dellarte moderna. Il tema portante dellesibizione riguarda lattivit di Cezanne in Provenza, legata indissolubilmente ai suoi ateliers: prima di tutti il Jas de Bouffan, la casa di famiglia in cui Cezanne compie le sue prime opere e prove giovanili; la soffitta dell'appartamento di Rue Boulegon; il capanno vicino alle cave di Bibmus; i locali affittati a Chteau Noir; la piccola casa a l'Estaque, e infine il suo ultimo atelier, il pi perfetto forse, costruito secondo le indicazioni del pittore stesso, latelier delle Lauves. Luoghi carichi di significato e memoria, in cui il maestro si divise, nelle fasi della sua vita, tra attivit en plein air, seguendo i consigli degli amici Impressionisti, e opere sur le motiv, una modalit cara a Cezanne, che della ripetizione ossessiva di certi soggetti ne ha fatto un marchio di fabbrica. Opere realizzate e rielaborate allinterno dello studio, luogo di creazione per ritratti, nature morte, composizioni e paesaggi. Ma latelier anche il luogo della riflessione per Cezanne, artista tormentato e quasi ossessivo nel suo desiderio di dare ordine al caos, cercando equilibrio e rigore, usando soprattutto, secondo una sua celebre frase, il cilindro, la sfera e il cono. In natura tutto modellato secondo tre modalit fondamentali: la sfera, il cono e il cilindro. Bisogna imparare a dipingere queste semplicissime figure, poi si potr fare tutto ci che si vuole. Una mostra che vanta prestiti importanti (quale un dipinto dallHermitage); che coinvolge una istituzione importante come il Museo dOrsay, e che ha nel suo comitato scientifico proprio il direttore del museo e il pronipote dellartista, Philippe Cezanne. Con un allestimento semplice ma accattivante, merito anche dei grandi spazi, il visitatore potr scoprire i primi e poco noti lavori del maestro francese, le opere murali realizzate per la casa paterna e i primi dipinti e disegni ispirati agli artisti amati, come Roubens, Delacroix e Courbet. Dal 1870 Cezanne trascorrer sempre pi tempo tra Parigi, in compagnia dellamico di scuola Emile Zola, e la Provenza. Nascono quindi inediti soggetti narrativi, usando lo stile en plein air suggeritogli da Pissarro. Si schiariscono i colori e le forme sono pi morbide: ecco le Bagnanti, ritratte davanti allamata montagnafeticcio Sainte Victorie. Stabilitosi quasi definitivamente in Provenza, eccolo licenziare alcuni dei suoi paesaggi pi straordinari, con pini, boschi e angoli nascosti, tra cui spiccano quelli riguardanti le cave di marmo di Bibemus, luogo amato e allo stesso tempo temuto da Cezanne, che vedeva nella natura il soggetto supremo, il principio dellordine, ma che al tempo stesso poteva essere anche nemica e minaccia. Capolavori della sua arte sono anche i ritratti, dipinti in maniera particolare e insolita. Sono ritratti di amici e paesani, di gente comune che Cezanne fissa su tela senza giudicare n esprimere pareri, figure immobili ed eterne, come le sue nature morte. E sono proprio queste le composizioni pi mature, tra cui spicca per bellezza Il tavolo di cucina - Natura morta con cesta, (1888-1890), dalle prospettive e dai piani impossibili, con una visione lontanissima dalla realt e dal realismo imitativo, con oggetti ispirati s da oggetti reali, tra cui le famosissime mele, ma reinventati in chiave personale. Una mostra dunque densa di spunti per comprendere lopera del pittore di Aix, complementare alla mostra del Muse du Luxembourg di Parigi, intitolata Cezanne et Paris, che indagher invece gli anni parigini e approfondir il rapporto tra Cezanne, gli Impressionisti e i post Impressionisti. Czanne e les atliers du midi. Fino al 26 febbraio, Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. sab. 9.30-22.30. Costi: intero euro 9, ridotto euro 7,50.

I Visconti e gli Sforza raccontati attraverso i loro tesori

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www.arcipelagomilano.org In occasione del suo primo decennale, il Museo Diocesano ospita, fino al 29 gennaio, una mostra di capolavori preziosi e di inestimabile valore, intitolata Loro dai visconti agli Sforza. Una mostra creata per esplorare, per la prima volta in Italia, levoluzione dellarte orafa a Milano tra il XIV e il XV secolo, attraverso sessanta preziose opere tra smalti, miniature, arti suntuarie, oggetti di soggetto sacro e profano, provenienti da alcuni tra i musei pi prestigiosi del mondo. I Visconti e gli Sforza sono state due tra le famiglie pi potenti e significative per la storia di Milano. Con la loro committenza hanno reso la citt una tra le pi attive dEuropa artisticamente e culturalmente. Una citt che ha ospitato maestranze e botteghe provenienti da tutta Europa, che qui si sono trasferite per soddisfare le esigenze di una corte sempre pi ricca e lussuosa, che chiedeva costantemente oggetti preziosi e raffinati per auto celebrarsi e rappresentarsi. Oltretutto non va dimenticato che a Milano e dintorni due erano i cantieri principali che attiravano artisti di vario tipo: il Duomo, iniziato nel 1386 su commissione viscontea, e il castello di Pavia, iniziato nel 1360 per volere di Galeazzo Visconti. Due in particolare sono le figure a cui ruotano intorno le vicende milanesi del periodo, uomini forti che costruirono le fortune delle loro famiglie e che furono anche committenti straordinari: Gian Galeazzo Visconti e Ludovico il Moro. Gian Galeazzo fu il primo dei Visconti a essere investito del titolo ducale, comprato dallimperatore di Boemia nel 1395, titolo che legittim una signoria di fatto che risaliva al 1200. Laltra figura di rilievo fu Ludovico il Moro, figlio del capitano di ventura Francesco Sforza, che sposa la figlia dellultimo Visconti, dando inizio cos alla dinastia sforzesca. Ludovico il Moro, marito di Beatrice dEste, fu uomo politico intraprendente ma soprattutto committente colto e attivo, che chiam presso la sua corte uomini dingegno come Leonardo Da Vinci, Bramante e molti altri tra gli artisti pi aggiornati del panorama europeo. La mostra prende inizio da due inventari, quello dei gioielli portati in dote da Valentina Visconti, figlia di Gian Galeazzo, andata in sposa a Luigi di Turenna, fratello del re di Francia; e quello dei preziosi di Bianca Maria Sforza, figlia di Ludovico il Moro, andata in sposa allimperatore Massimiliano I. Proprio questi elenchi hanno permesso di ricostruire lentit del tesoro visconteo-sforzesco, e di ricostruire e di riunire insieme i principali oggetti per questa mostra. Il percorso si snoda tra pezzi di pregiata fattura, come gli scudetti di Bernab Visconti, zio di Gian Galeazzo, che ci mostrano una delicata tecnica a smalto traslucido; oppure la preziosa minitura con una dama, opera di Michelino da Besozzo, forse il pi importante miniatore del secolo, che con tratti fini e delicati ci mostra una dama vestita alla moda dellepoca, con maniche lunghe e frappate e il tipico copricapo a balzo, espressione modaiola delle corti lombarde. Lavoro da mettere a confronto con il fermaglio di Essen (opera in dirittura di arrivo), pezzo doreficeria finissima, una micro scultura rappresentante la stessa enigmatica dama. Altro pregevole pezzo sicuramente il medaglione con la Trinit, recante il nuvoloso visconteo, emblema della famiglia, dipinto in smalto ronde bosse, tecnica tra le pi raffinate e costose. Proprio gli smalti sono una delle tecniche pi rappresentative delloreficeria visconteosforzesca, con un ventaglio di tipologie vario e virtuosistico, attraverso cui le botteghe milanesi erano conosciute in tutta Europa. Ma daltra parte Milano aveva una lunga tradizione smaltista alle spalle, basti pensare allaltare di Vuolvino, nella basilica di santAmbrogio. Uno dei passatempi preferiti della corte erano le carte: ecco dunque sei bellissimi esemplari di Tarocchi, provenienti da Brera, interamente coperti di foglia doro, punzonati e dipinti, testimonianza unica e ben conservata della moda, dei costumi e delle tecniche dellepoca. Dalla dinastia viscontea si passa poi a quella sforzesca, con reliquari e tabernacoli che si ispirano al duomo di Milano per struttura e composizione, opere di micro architettura in argento e dipinte in smalto a pittura, come il Tabernacolo di Voghera o quello Pallavicino di Lodi. Ma la miniatura a farla da padrone, con il messale Arcimboldi, che mostra Ludovico il Moro, novello duca di Milano circondato dal suo tesoro; il Libro dOre Borromeo, famiglia legata a doppio filo a quella dei duchi di Milano; e il Canzoniere per Beatrice dEste, opera del poeta Gasparo Visconti, con legatura smaltata che ripropone fiammelle ardenti e un groppo amoroso, il nodo che tiene uniti i due amanti, raffigurazione illustrata di un sonetto del canzoniere. Anche Leonardo gioca la sua parte, indirettamente, in questa mostra. Il maestro si occup infatti anche di smalti, perle, borsette e cinture, che alcuni suoi allievi seguirono nelle indicazioni, come ci mostrano lanconetta con la Vergine delle rocce del museo Correr o la Pace proveniente da Lodi. Insomma un panorama vario e ricco che mostra tutto il lusso e la raffinatezza di una delle corti pi potenti dEuropa. Oro dai Visconti agli Sforza. Fino al 29 gennaio - Museo Diocesano. Corso di Porta Ticinese 95. Orari: tutti i giorni ore 10-18, chiuso luned. Costo: 8 intero, 5 ridotto, marted 4 .

Artemisia Gentileschi. Vita, amori e opere di una primadonna del 600


Artemisia Lomi Gentileschi stata una delle numerose donne pittrici dellarte moderna, ma la sola, forse, ad aver ricevuto successo, notoriet, fama e commissioni importanti in quantit. Ecco perch la mostra Artemisia Gentileschi -Storia di una passione, ospitata a Palazzo Reale e da poco aperta, si propone di ristudiare, approfondire e far conoscere al grande pubblico la pittora e le sue opere, per cercare di slegarla allepisodio celeberrimo di violenza di cui fu vittima. S perch il nome di Artemisia spesso associato a quello stupro da lei subito, appena diciottenne, da parte del collega e amico del padre, Agostino Tassi, che la violent per nove mesi, promettendole in cambio un matrimonio riparatore. Donna coraggiosa, che ebbe il coraggio di ribellarsi e denunciare il Tassi, subendone in cambio un lungo e umiliante processo pubblico, il primo di tal genere di cui ci siano rimasti gli atti scritti. La mostra, quasi una monografica, si propone anche di dare una individualit tutta sua alla giovane pittrice, senza trascurare per gli esordi con il padre, lingombrante e severo Orazio Gentileschi, amico di Caravaggio e iniziatore della figlia verso quel gusto caravaggesco che tanto fu di moda; o senza tralasciare lo zio, fratello di Orazio, Aurelio Lomi, pittore manierista che tanto fece per la nipote. Il percorso si snoda dunque dalla giovanile formazione nella bottega paterna, per una donna pittrice ai tempi non poteva essere altrimenti,

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www.arcipelagomilano.org per arrivare alle prime opere totalmente autonome e magnifiche, dipinte per il signore di Firenze Cosimo II de Medici. La vita di Artemisia fu rocambolesca e passionale. Dopo il processo a Roma si spost a Firenze con il neo marito Pietro Stiattesi, e fu l che conobbe i primi successi fu la prima donna a essere ammessa allAccademia del Disegno di Firenze- e un grande, vero amore, Francesco Maria Maringhi, nobile fiorentino con cui avr una relazione che durer per tutta la loro vita. Dati, questi, che si sono recuperati solo in tempi recentissimi grazie a uno straordinario carteggio autografo di Artemisia, del marito e dellamante. E proprio le lettere sono state un punto di partenza importante per nuove attribuzioni, scoperte e ipotesi su dipinti prima nel limbo delle incertezze. In mostra ci sono quasi tutte le opere pi famose di Artemisia (peccato per un paio di prestiti importanti che non sono arrivati): le due cruente e violentissime Giuditte che decapitano Oloferne, da Napoli e dagli Uffizi, lette cos spesso in chiave autobiografica (Artemisia-Giuditta che decapita in un tripudio di sangue Oloferne/Agostino Tassi); le sensuali Maddalene penitenti; eroine bibliche come Ester, Giaele, Betsabea e Susanna; miti senza tempo come Cleopatra e Danae, varie Allegorie e Vergini con Bambino. Ma Artemisia fu famosa anche per i suoi ritratti, di cui pochi esempi ci sono rimasti, come il Ritratto di gonfaloniere o il Ritratto di Antoine de Ville, cos come per i suoi autoritratti. Le fonti ce la raccontano come donna bellissima e sensuale, pienamente consapevole del suo fascino e del suo ruolo, che amava dipingersi allo specchio e regalare queste opere ai suoi ammiratori. Cos la mostra si snoda tra Firenze, da cui i coniugi Stiattesi scappano coperti dai debiti, per arrivare a Roma, Venezia, Napoli e perfino in Inghilterra, dove la volle il re Carlo I. Una vita ricca di passioni, appunto, come lamore per la figlia Palmira, che diverr anchessa pittrice e valido aiuto nella bottega materna che Artemisia aprir a Napoli fin dagli anni Trenta del Seicento, ricca di giovani promettenti pittori come Bernardo Cavallino. Una vita ricca anche di conoscenze e amicizie importanti: ventennale il rapporto epistolare con Galileo Galilei, conosciuto a Firenze, con Michelangelo il Giovane, pronipote del genio fiorentino, e anche con una serie di nobili e committenti per cui dipinse le sue opere pi celebri: Antonio Ruffo, Cassiano dal Pozzo, i cardinali Barberini e larcivescovo di Pozzuoli, per il quale fece tre enormi tele per adornare la nuova cattedrale nel 1637, la sua prima vera commissione pubblica. Insomma una donna, una madre e unartista straordinaria, finalmente messa in luce in tutta la sua grandezza, inquadrata certo nellalveo del padre Orazio e di quel caravaggismo che la resa tanto famosa, ma vista anche come pittrice camaleontica e dallinventiva straordinaria, capace di riproporre uno stesso soggetto con mille varianti, secondo quella varietas e originalit per cui fu, giustamente, cos ricercata. Artemisia Gentileschi. Storia di una passione - Fino al 29 gennaio Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. e sab. 9.3022.30. Intero: 9,00. Ridotto: 7,50

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Perch gli Ogm
a cura di Elio Cadelo Palombi Editore, 2011 pp. 175, euro 12,00
Pronti per limminente rivoluzione biotecnologica? Il progresso non ha il volto della morte, fa paura a chi non lo conosce. Gli Organismi Geneticamente Modificati non rappresentano soltanto il futuro dellagricoltura, ma anche di unumanit che si avvia verso forme di organizzazione nuove e sempre pi complesse dove il cibo e lenergia giocheranno sempre pi un ruolo determinante per la pace e lo sviluppo. quello che afferma Elio Cadelo, giornalista scientifico del Giornale Radio Rai, nel libro da lui curato: Perch gli OGM. I saggi raccolti nel volume sono scritti da importanti personalit: da Corrado Clini, ministro dellambiente, a Luigi Rossi dellENEA, ad Alessandro Vitale del CNR e molti altri. Tutti affrontano il tema da vari punti di vista: etico, psicologico, genetico, politico, economico, medico, con lintento di far chiarezza e di abbattere le paure irrazionali create dalla disinformazione. Gli OGM commercializzati sino a oggi non presentano alcun rischio per la salute umana e per l'ambiente. Il grano Creso, usato in Italia da almeno quarantanni per fare la pasta e il pane, un prodotto modificato geneticamente come pure il pomodoro ciliegino'. In Asia, il golden rice, un tipo di riso modificato multivitaminico, ha salvato milioni di bambini dalla pellagra. Ci che troviamo dal fruttivendolo o nei supermercati lo dobbiamo alla fatica e allintelligenza delluomo che ha domato la natura, in principio selvaggia e ostile. Lopinione diffusa che la natura sia un hortus conclusus da rispettare in una sua ipotetica forma originaria quasi utopica e comunque da smentire. La natura non immutabile, bens in continua trasformazione per opera del caso o delluomo. Le statistiche dimostrano una umanit in continua crescita e un drammatico numero di persone che soffrono la fame. Alla domanda di pi cibo e di una migliore qualit della vita, gli scienziati hanno sempre risposto con proposte che si sono trasformate in impulsi per leconomia e spesso hanno modificato la societ civile e gli indirizzi della politica. Secondo i dati della Fao e della Banca mondiale riportati nel libro, molti paesi poveri hanno risposto al problema della fame e si sono aperti alla crescita economica grazie allagricoltura OGM. Allo stato attuale, le superfici coltivate nel pianeta con OGM raggiungono i 150 milioni di ettari e sono minutamente regolate da norme leggi sopranazionali, internazionali, nazionali e regionali. I miracoli della genetica avranno effetti che si ripercuoteranno in tutti i settori. Lintenzione non solo quella di migliorare la resistenza di alcune piante ai parassiti, ma addirittura quella di creare nuove specie vegetali in grado di disinquinare lambiente, di produrre farmaci, vaccini ed energia alternativa. Gli OGM rappresentano una risorsa del futu-

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ro: sta a noi scegliere, con prudenza e responsabilit, quali e quante op-

portunit cogliere tra quelle proposte dalla scienza. (Cristina Bellon)

TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Senza famiglia


di Magdalena Barile, regia Aldo Cassano con Matteo Barb, Natascia Curci, Giovanni Franzoni, Nicola Stravalaci, Debora Zuin assistente alla regia Antonio Spitaleri, scene Petra Trombini, luci Anna Merlo, costumi Lucia Lapolla, audio Luigi Galmozzi, organizzazione Giulia Telli, produzione Crt Teatro
Forse non tutti sono fatti per essere liberi? Questo sembra chiederci Magdalena Barile con il suo Senza famiglia, storia di una donna che, estremizzando gli insegnamenti della madre (che predica libert, indipendenza ed emancipazione femminile), finisce per uccidere il marito e i due figli. La scrittura graffiante, un cast di bravi attori e la regia di Aldo Cassano, molto attento al ritmo e ai tempi comici, danno vita a uno spettacolo che riesce a suscitare nel pubblico grande interesse e a mantenerlo vivo col giusto dosaggio di movimento, musiche, energia e cambio di costumi per tutta la sua durata. Sinizia coi due nipoti sui pattini a rotelle che spingono come pazzi la nonna su una carrozzina, finch questa non li ferma, puntando loro contro una P38, e comincia a raccontare la storia di un padre che, per insegnare al figlio a non fidarsi di nessuno, lha fatto buttare dallalto di una scala senza poi prenderlo. La cifra tragicomica continua quando la nonna, dopo essere morta, risorge e decide di insegnare alla figlia tutto quello che, in vita, non stata capace di trasmetterle. La donna, infatti, sposata con un marito gretto e insignificante (fin troppo?), soprannominato dalla nonna Minus Abens, e si dedica con eccessiva abnegazione alla vita familiare e ai due figli, una ragazza che vorrebbe tagliarsi la testa con il trinciapolli e un ragazzo convinto di essere una donna. I nipoti adorano la nonna, alla quale assomigliano per un cosiddetto spirito di ribellione molto pi che alla madre e al padre; non a caso la nonna interpretata (bene) da un uomo, Giovanni Franzoni. Gli esercizi di libert proposti dalla nonna durante una villeggiatura al mare sembrano riuscire nel tentativo di cambiare radicalmente (in modo affatto realistico, ma coerente con la cifra volutamente grottesca dello spettacolo) la donna che in quello che sembra essere un happy end decide di restare sulla scala dalla quale ha deciso di non buttarsi. Sembra un lieto fine perch la donna, a differenza del bambino della storia con cui la nonna ha aperto lo spettacolo, non ha bisogno di buttarsi e di non essere presa dal genitore e sembra aver raggiunto senza troppi traumi unautonomia e unautosufficienza una vera e propria libert che sembrava per lei irraggiungibile. Ma Magdalena Barile per fortuna non vuole come sembrerebbe a un certo punto fare la morale e neppure elogiare indiscriminatamente unidea forse un po datata di emancipazione e libert, ma vuole offrire al pubblico un paradosso con cui interrogarsi; la donna, infatti, in overdose da indipendenza, torna a essere schiava, stavolta dellapprovazione della madre morta, per ottenere la quale decide di uccidere il marito e i figli. Fino a che punto, allora, una libert innaturale si pu trasformare in una non-libert ancora maggiore? Cosa significa, nel 2012, per le donne, essere emancipate? giusto per i ragazzi seguire dei modelli, ed giusto scegliersi questi modelli allinterno della propria famiglia? Cosa significa essere liberi? Possono esserlo tutti? O forse nessuno, dal momento che esserlo vorrebbe dire conformarsi a unidea preesistente propria (come fa la nonna), o suggerita da altri (come fa la figlia) di libert? CRT Teatro, dal 12 al 22 gennaio In scena Al Teatro Elfo Puccini dal 24 gennaio al 5 febbraio Il Mare di e con Paolo Poli e Cassandra, da Christa Wolf con Ida Marinelli. Al Teatro Grassi fino al 5 febbraio La modesita di Rafael Spregelburd, regia di Luca Ronconi. Al Teatro Strehler fino al 28 gennaio Eretici e corsari, regia di Giorgio Gallione. Al Teatro Franco Parenti fino al 29 gennaio Il memorioso, con Massimiliano Speziani, regia di Paola Bigatto; e dal 24 al 28 gennaio Sul concetto di volto nel figlio di Dio di Romeo Castellucci (Socetas Raffaello Sanzio). Al Crt Teatro fino al 29 gennaio Ombre Wozzek di Claudio Morganti. Al Teatro Litta fino al 4 febbraio Money transfer di Antonio Sixty. Al Teatro Manzoni fino al 29 gennaio Due di noi di Michael Frayn, regia di Leo Muscato. Allo Spazio Tertulliano fino al 5 febbraio Tito Andronico da William Shakespeare, regia di Fulvio Vanacore. Al Teatro Out/Off fino al 5 febbraio Mia figlia vuole portare il velo di Sabina Negri, regia di Lorenzo Loris. Al Tieffe Menotti continua fino al 29 gennaio lOtello, regia di Massimo Navone. Al Teatro Ringhiera fino al 29 gennaio Romeo e Giulietta, regia di Serena Sinigaglia.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org La talpa


di Tomas Alfredson [Gran Bretagna, Francia, Germania, 2011, 127]

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con Gary Oldman, Colin Firth, Tom Hardy, Benedict Cumberbatch


Il cigolio di una porta anticipa la comparsa di un uomo dai capelli scompigliati e dallo sguardo preoccupato. Non si fidi di nessuno Jim, soprattutto nelle alte sfere. Questo invito alla diffidenza di Controllo (John Hurt), nome in codice del capo dei servizi segreti britannici, indirizzato al suo uomo diretto a Budapest anche l'incipit pi raffinato e misterioso che Tomas Alfredson potesse mettere in scena per introdurci a queste due ore di immersione nel torbido ed enigmatico mondo dei servizi segreti. Nel 1973, in piena guerra fredda, una talpa si inserita a tal punto nell'organizzazione britannica da averne ottenuto il controllo e il totale monitoraggio delle attivit. Il fallimento di Controllo nell'operazione di smascheramento e le relative dimissioni di George Smiley (Gary Oldman) rappresentano le condizioni necessarie affinch quest'ultimo possa impersonare la figura del liberatore. In un sistema reso totalmente marcio da un cancro in continua espansione l'unica cura pu venire dall'esterno. Questo pacato agente segreto esattamente l'antitesi del noto collega dei servizi britannici James Bond. Niente macchine di lusso, niente peripezie, niente seducenti conquiste ma un antieroe che usa la sua perspicacia per raggiungere il risultato, avendo nella moglie, scostante e infedele, il suo unico tallone d'Achille. Il personaggio, frutto della penna di John Le Carr, davvero il pi vero e umano esemplare in grado di confutare gli innumerevoli stereotipi del genere. La scacchiera, su cui il regista si sofferma pi volte, la metafora delle modalit operative di Smiley. Nessun ricorso alla violenza, nessuna azione istintiva o azzardata, solo una serie di mosse che ricordano una partita a scacchi. Egli sa dall'inizio che una pedina muove a favore dell'avversario ma l'intento di Alfredson proprio quello di mostrarci un uomo solo che grazie alle sue straordinarie doti di intelligenza e acutezza riesce a neutralizzare l'avversario fino allo scacco matto finale. Marco Santarpia In sala a Milano: Colosseo, The Space Cinema Odeon, Plinius Multisala, Orfeo, UCI Cinemas Bicocca.

Tre colori: film bianco


di Krzysztof Kieslowski [Francia/Polonia/Svizzera, 1994, 89] con: Zbigniew Zamachowski, Julie Delpy, Janusz Gajos
Karol (Zbigniew Zamachowski) sta per entrare in un tribunale di Parigi, la moglie Dominique (Julie Delpy) ha chiesto il divorzio. Mentre osserva il cielo, casualmente, una colomba gli sporca la giacca. Per caso, appunto. Inizia cos Tre colori: Film bianco [Trois couleurs: Blanc, Francia/Polonia/Svizzera, 1994, 89], secondo film della trilogia di Krzysztof Kieslowski (gli altri sono Tre colori: Film blu e Tre colori: Film rosso). Karol, polacco, abbandonato a Parigi con la sua grossa valigia e lamore per Dominique ancora trepidante; non un amico, tanto meno un soldo per tornare nella sua cara Polonia. La vita di Karol scandita da accadimenti imprevisti, ed di nuovo il fato a fargli incontrare Mikolaj (Janusz Gajos): connazionale attraverso il quale riesce a ritornare in patria da clandestino. Per Kieslowski sembra sia il caso a governare lesistenza: luomo impotente davanti al destino. Per, a guardar bene, Karol non rimane inetto: sul palco della vita, dove i suoi movimenti sono decisi da quel master che tira i fili del burattino, scopre la bellezza della possibilit. Tutto possibile, dice Mikolaj a Karol. Anche crearsi una nuova strada che prescinda dal sentimento amoroso per Dominique. Ma lamore per la donna un ingrediente immancabile la cui scintilla si tiene viva per mezzo del ricordo: il candido vestito da sposa di Dominique segno indelebile e ricorrente nella sua memoria. Allo stesso modo, lamore il secondo ingrediente oltre al caso che insaporisce Tre colori: Film bianco. Lo stesso amore che laveva umiliato, deriso, quel sentimento palpitante che, spezzandosi, gli aveva distrutto il cuore. Kieslowski, assieme con Krzystof Piesiewicz, racconta il restauro del rapporto tra Karol e Dominique: rotto e, lentamente, ricostruito; proprio come la statua frantumata che Karol porta sempre con s e, con devozione, ripara tenendo vivo il ricordo di Dominique. Le cicatrici causate dal loro Amore non hanno sete di vendetta, non serve nemmeno il perdono, i due vivono rimbalzando tra gli ostacoli del caso. Di nuovo, tra questi ostacoli, emerge la possibilit: si rincontrano, fanno lamore e si separano nuovamente. Questa volta, per scelta di Karol. Ma in quella separazione che si accorgono che la distanza non cos incolmabile: il silenzio collega i loro occhi lontani, nella luce fioca di una prigione le mani di Dominique si muovono riempiendo il silenzio con una richiesta damore per Karol. Nella delicatezza di quei gesti ritroviamo leleganza con cui Kieslowski racconta luomo nella costruzione del proprio destino. Paolo Schipani In sala: dal 14 al 29 gennaio rassegna su Krzysztof Kieslowski; consulta il programma sul sito dello Spazio Oberdan

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MARIO BOTTA: MILANO, COSTRUIRE CONTRO

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