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alimentazione e comportamento
Tratto da www.crime-times.org Vol. 4, No. 1, 1998.
Pagine 1, 2,3,4.
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Dieta e aggressività.
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vitamina B6, vitamina C, ferro, magnesio e triptofano”.
Questi fatti, sostiene “persuadono che sarebbe
importante valutare un approccio nutrizionale nel
trattamento della sindrome del comportamenti
aggressivo”.
Dieta e umore.
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di selenio.
Wayne C. Hawkes e Linda Hombostel hanno
recentemente condotto un simile esperimento negli Stati
Uniti, studiando gli effetti dell’assunzione e della carenza
di selenio in 11 uomini sani. “L’aggiunta del selenio alla
dieta dei nostri volontari non ha avuto alcun effetto su
loro umore” dicono, apparentemente perchè i soggetti
statunitensi in partenza avevano già maggiori livelli di
selenio rispetto a quelli britannici. “Ad ogni modo”
continuano “abbiamo notato che se toglievamo la
maggior parte di selenio dalla loro dieta, peggiorava
l’umore di quei volontari che prima della ricerca
registravano un livello di selenio più basso degli altri.
Questo fenomeno era simile a quello dello studio
britannico, in cui l’umore delle persone con i livelli di
selenio più bassi migliorava fornendogliene di più”.
Anche bassi livelli di triptofano possono favorire la
depressione. Nel 1997, K. A. Smith et al. hanno studiato
15 donne che in passato avevano sofferto di grave
depressione ma che non stavano più prendendo gli
antidepressivi. Ai soggetti furono somministrati due tipi di
bevande a base di aminoacidi, una contenente triptofano
e l’altra no, e i loro sintomi depressivi vennero misurati
prima e sette ore dopo l’assunzione delle bevande. “Le
bevande non contenenti triptofano produssero una
riduzione del 75% della concentrazione plasmatica di
triptofano” riferiscono i ricercatori. “Dopo aver bevuto
questa bevanda, 10 delle 15 donne manifestarono
sintomi depressivi temporanei ma clinicamente
significativi.” Nessuna variazione di umore venne
registrata quando le pazienti bevvero la mistura
contenente triptofano.
Dieta e criminalità.
Oltre a influenzare l’umore, l’aggressività e i sintomi
dell’iperattività, l’alimentazione ha avuto un ruolo anche
nell’aumento del quoziente intellettivo di alcuni bambini.
Dato che l’iperattività, l’iperaggressività, la depressione e
il QI sono associate alla criminalità, alcuni ricercatori
stanno investigando sulla possibilità che l’alimentazione
possa o meno influire nel trattamento dei criminali (e in
particolare quelli giovani). Al Finora la ricerca, anche se
condotta in modo abbastanza irregolare, ha dato risultati
incoraggianti.
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Nei primi anni ’80, Stephen Shoenthaler ha iniziato un
nuovo programma alimentare in una dozzina di
riformatori. I dati che ha raccolto hanno dimostrato che in
seguito a queste variazioni dietetiche, che hanno
interessato 8076 delinquenti minorenni, le istituzioni
hanno registrato una diminuzione del 47% dei
comportamenti antisociali incluse aggressioni,
insubordinazione, tentati suicidi, e violazioni generali
delle regole. Shoenthaler nota, inoltre, che “più violento
era il comportamento dei soggetti prima della variazione
alimentare, maggiore è stato il miglioramento”.
In uno studio tipico, Shoenthaler ha aggiunto dei
supplementi alla dieta di 71 ospiti di un riformatorio di
stato. Durante la fase di trattamento -uno studio
incrociato a “doppio cieco” (in cui sia i soggetti esaminati
che gli sperimentatori ignorano informazioni importanti
che potrebbero influenzare pesantemente i risultati,
n.d.t.), controllato con placebo- Shoenthaler riportò che
“in generale la violenza era diminuita del 66%: da 306
episodi a 104. Gli episodi totali di allontanamento senza
permesso e di fuga calarono dell’84%: da 79 a 13,
mentre gli episodi di distruzione o furto di proprietà dello
stato diminuirono del 51%: da 49 a 24.” Conclude che
“l’esperimento ha dimostrato, in modo abbastanza
convincente, che la supplementazione a dosi non
rischiose comunque può dare una riduzione significativa
della violenza e del comportamento antisociale nei
minorenni detenuti.”
I risultati preliminari delle attuali ricerche di Shoenthaler
hanno corroborato queste prime scoperte.
Sono necessari ulteriori dati.
I ricercatori che stanno studiando gli interventi a livello
dietetico per i bambini con disturbi comportamentali,
adolescenti disagiati e adulti antisociali sono esaltati dal
costante aumento di prove del fatto che questi semplici
accorgimenti possono avere un profondo impatto, ma
anche frustrati dalla mancanza di interesse da parte di
quasi tutti gli esponenti dell’ambiente medico.
“Sfortunatamente l’idea che il comportamento disturbato
e il crimine in particolar modo siano essenzialmente il
risultato di fattori sociali avversi è così profondamente
radicato nella società umana che coloro che tentano di
condurre studi sui fattori non sociali, come le diete
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carenti, si trovano davanti a un percorso pieno di ostacoli”
ha recentemente commentato il ricercatore Derek Bryce-
Smith. “I comprovati collegamenti tra alimentazione e
comportamento hanno una seria necessità di essere
trattati con urgenza, e che la loro importanza venga
riconosciuta”.
Fonti
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