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Tale padre, tale figlio

di Mattia Bertoldi Gino compie ancora una decina di passi, poi si ferma. Si guarda intorno, valuta la pendenza della salita. Qui perfetto, considera prima di scaricare il sacco. Ripensa alle parole di suo padre. Gli capita sempre, in occasione del Tour de Suisse. Ricorda che la posizione fondamentale, ma nessuno nasce con la sfera di cristallo in mano; anche questione di fortuna, campione. L'importante trovarsi un angolo isolato ma assolato, pi o meno alla fine di una bella salita spezza gambe. Come questa. Gino si posiziona: sedia pieghevole, radio portatile, il programma dell'edizione 2011. Scarta uno dei panini preparati dalla Fede. Bresaola e radicchio, un classico. In sottofondo la cronaca della partenza, il sole fa capolino. Cosa volere di pi dalla vita? Gino mangia con calma. Con un paio di gesti le briciole scompaiono dai calzoni, prende un sorso d'acqua. ora di mettersi all'opera. Estrae dal sacco un piccolo treppiedi e una borsa nera contenente 'i ferri del mestiere', o almeno cos li chiamava pap. Con gesti lenti e calcolati, controlla che tutto sia in ordine. Non importa quanto manchi all'arrivo dei primi partecipanti, bisogna sempre essere pronti. Ricorda che la fotografia come il ciclismo, campione. Il tempismo tutto. Se scatti una fotografia a uno che si alza sui pedali, dovrai catturarlo nell'istante esatto in cui lo fa. Non puoi esitare, non c' tempo da perdere. I muscoli si tendono fino allo spasimo, la prima pedalata vigorosa e decisa, l'equilibrio ancora precario. L non trovi solo la potenza, non trovi solo lo sforzo, ma anche la determinazione, la forza di volont, l'ostinazione; anche un pizzico di follia, se vuoi. Ma se arrivi tardi, se aspetti anche un solo secondo, campione, avrai solo un atleta impegnato in una fuga. Gino ora punta l'obiettivo verso la strada. pronto. Per ammazzare il tempo, leva dal sacco un album di fotografie. Apparteneva a suo padre, glielo ha dato prima di morire. Anno per anno, Gino vede sfilare i grandi campioni del Tour de Suisse, immortalati dal suo vecchio: Gino Bartali, Hugo Koblet, Eddy Mercx, Oscar Camenzind, Lance Armstrong. Come ultima istantanea, il volto radioso di Frnk Schleck. Se un primo piano quello che cerchi, allora devi aspettare. Ciclismo uguale a fotografia, campione: ricordalo sempre. Pensa al ciclista come un avversario pi forte di te. Devi attendere che esponga il fianco, che ti mostri un punto debole. Se vedi uno che va in fuga, allora, non scattare

subito ma attendi. Questo vale sia per il ciclismo, sia per la fotografia. Devi leggere nel suo sguardo il vuoto che segue l'azione, il buio della fatica dopo il lampo dello scatto, perch quello il segno della sua personale debolezza, quello che lo distingue da chiunque altro. Cerca quel vuoto, campione, e avrai la sua anima in pugno. E su pellicola. Mancano pochi secondi, i ciclisti stanno arrivando. Gino lancia un ultimo sguardo alla prossima pagina, quasi completamente bianca. In calce, un tremolante '2012' scritto con l'esitazione di un bambino. Pap era pronto all'ennesimo Tour, si era gi preparato. Gino appoggia l'album sul sacco, poi mette mano all'apparecchio. Aspetta il necessario. Click. Perfetta. Gino pensa allo sviluppo della foto, alla pagina non pi bianca, al prossimo Tour de Suisse. Tale padre, tale figlio.

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