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Io sto seduto ad un tavolino con Mauro e due belle bionde. Medie. Heineken credo.

Almeno questo
dichiara il bicchiere di plastica che le contiene ma il sapore che lasciano in bocca non mi convince
appieno.
Un cartellone ci informa che i quattro omini che stanno mettendo a posto gli strumenti sono i “Blow
Out” e tra cinque minuti ci proporranno il loro repertorio di (cito testualmente) “musica Rock
contemporanea”.
Il gruppo dei “Blow Out” è composto da chitarra (fender telecaster) basso (sempre fender) tastiere
(roland e yamaha) batteria (yamaha) e relativi omini atti a suonare questi strumenti, più il cantante.
I musicisti avranno una trentina d’anni ciascuno, il cantante una quindicina di più.
I Blow Out iniziano a suonare e noto con piacere la loro bravura.
Il primo pezzo che ci propongono è Once dei Pearl Jam
Poi il cantante inizia (naturalmente) a cantare e noto con sommo dispiacere che non è all’altezza.
Gran bella voce, per carità, intonatissimo, per carità ma, puttana miseria non c’entra un cazzo.
Come posso spiegarvi ciò a cui io e Mauro (le due bionde sono andate via in fretta) abbiamo
assistito? Non è semplice.

Ho trovato:
Chiudete gli occhi per un attimo ed immaginate lo stadio di Wembley la sera in cui i Queen tennero
uno dei loro più bei concerti, mi pare fosse l’86.
Comunque, immaginate questo stadio gremito di gente ed un palco buio. Totalmente buio.
Si spengono anche i riflettori e d’un tratto anche tutto lo stadio viene immerso nell’oscurità.
Immaginate dopo i primi oh di stupore il silenzio assoluto che avvolge la gente che fissa un punto
indefinito dove dovrebbe esserci un palco.
Immaginate che questo silenzio venga rotto da un giro di basso. Ed il buio sul palco venga
squarciato da un fascio di luce che inquadra il bassista, ma non un bassista qualunque, diciamo
ROGER WATERS.
Immaginate che al secondo giro al basso si aggiunga la batteria. Con annesso raggio luminoso che
vada a posarsi sul batterista, ma non un batterista qualunque, diciamo STEVE COPELAND.
Immaginate che al terzo giro al basso ed alla batteria si aggiunga la tastiera. Con relativo raggio
fotonico ad illuminare il tastierista, ma non un tastierista qualunque, diciamo REY MANZAREK.
Immaginate che al quarto giro al basso, alla batteria ed alla tastiera si aggiunga la chitarra. Con
immediata luminescenza del chitarrista che, come avrete capito non è un chitarrista qualunque ma è
il chitarrista: JIMMY PAGE.
A questo punto il pubblico sta impazzendo. Ed il perché l’avrete intuito. Un supergruppo del genere
non si è mai visto nella storia del rock ed è li solo per loro e sta suonando un pezzo storico : Smoke
on the Water. Ormai i musicisti ci sono tutti. Manca soltanto il cantante.
Il pubblico si chiede chi sarà mai a mettere la sua voce a disposizione di questo incredibile gruppo.
C’è qualcuno che si sbilancia in previsioni: “Secondo me è Ozzy Osbourne”, “No secondo me è
James Hetfield”, “Ma va sarà Marylin Manson”, “Che cazzo dici Marylin Manson, scommetto 10
euro che è Bon Jovi”, “20 che è Robbie Williams”, “50 che è Bono”, “100 che è Samuel Bruno
Romano” (questa era Uaz)
D’un tratto l’oscurità si impadronisce di nuovo del palco mentre i musicisti continuano a suonare.
E’ il momento.
Non ci sono cazzi.
Infatti un faro sparaflescia il pubblico che rimane abbagliato e stordito per una frazione di secondo.
Ecco, secondo voi chi c’è lì sul palco a cantare SMOKE ON THE WATER accompagnato da
ROGER WATERS, STEVE COPELAND, REY MANZAREK e JIMMY PAGE?
Ve lo dico io:
Mino Reitano.
Ci siete rimasti di merda?
E’ quello che è successo anche a me quando il cantante dei Blow Out ha aperto bocca ed ha
intonato la prima strofa di Once…

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