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della lingua, il colore ¢ la vivacit&é della rappresentazione. Nobile sem- plicita, tono calmo, unite alla pitt squisita cultura classica, che si mani- festa ad ogni riga: profondo sentimento di fede, armonica unione di fede e di scienza, di conoscenza e di vita, dedizione generosa nella spe- ranza di un’eterna ricompensa, sicura coscienza della vittoria dinanzi alle persecuzioni, cui sono sottoposti i cristiani. Tutto questo fa nel Jettore un’indescrivibile impressione e lo invita a rinnovare continua- mente la lettura».!? A DIOGNETO I paradosso della vita dei cristiani! 5. 1. I cristiani non si distinguono dagli altri uomini, né per terri- totio, né per lingua, né per vestiti. 2. Essi non abitano citta loro pro- ptie, non usano un linguaggio particolare, né conducono uno 5; genere di vita. 3. La loro dottrina non conquista di genio irrequieto duomini indagatori; né professano, come fanno alcuni, un sistema fi- losofico umano, 4. Abitando in citt& greche o barbare, come a ciascu- no é toccato in sorte, ed adattandosi agli usi del paese nel vestito, nel cibo e in tutto il resto del vivere, danno esempio di una loro forma di vita sociale meravigliosa, che, a confessione di tutti, ha dell’incredi- bile. 5. Abitano la loro rispettiva patria, ma come gente straniera; par- tecipano a tutti i doveri come cittadini, e sopportano tutti gli oneri co- me stranieri. Ogni terra straniera ¢ patria per loro, ¢ ogni patria é terra straniera. 6. Si sposano come tutti gli altri e generano figli, ma non 19. In Der Ursprung des Briefes an Dio- gret, Freiburg i, Br. 1882, 5. NORDEN E., La prosa d'arte antica, o. ¢., 1, 522, 1. Ice. 5-6 sono i pid ammirati per la per- fezione della forma e la elevatezza del pensiero, Lo stile & semplice e sobrio, ma artisticamente perfetto: una serie di af- fermazioni si susseguono in ritmo armo- nioso, accelerato progressivamente. All’i- nizio del c. 6, il ritmo si rallenta e si apte alla enunciazione calma ¢ solenne della tesi: I cristiant sono nel mondo cid che l’a- 230 n, 117 annovera lo scritto a Diogneto «fra quanto di pid brillante hanno scritto i cristiani in greco». nima é nel corpo. Lo svolgimento ritorna alle antitesi, ma in ritmo lento, ampio e maestoso, fino alla conclusione imprevi- sta, ma logica e solenne: Tanto alto é if posto che ad essi assegnd Dio, né é toro le- cito abbandonarlo. E’ la prima sicura af- fermazione della coscienza collettive del popolo cristiano di avere una missione universale ed essenziale nel mondo. A Diogneto espongono i neonati. 7. Hanno comune la mensa, ma non il letto. 8. Vivono nella carne, ma non secondo la carne. 9. Passano Ia loro vi- ta sulla terra, ma sono cittadini del cielo. 10. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro tenore di vita superano le leggi. 11. Amano tutti, e da tutti sono perseguitati. 12. Non sono conosciuti e sono con- dannati; si da loro la morte, ed essi ne ricevono vita. 13. Sono poveri e fanno ricchi molti son privi di tutto, e di tutto abbondano. 14. So- no disprezzati, e nel disprezzo trovano gloria; si fa olttaggio alla loro fama, ¢ si aggiunge testimonianza alla loro innocenza. 15. Insultati, be- nedicono;' si insolentisce contro di loro, ed essi trattano con riveren- za, 16, Fanno del bene, e sono puniti come dei malfattori; e puniti, godono, quasi si dia loro vita. 17. I Giudei fanno loro guerra come raz- za straniera ¢ gli Elleni li perseguitano; ma coloro che li odiano non sanno dire il motivo del loro odio. I cristiani anima del mondo* 6. 1. Per dirla in una parola, i cristiani sono nel mondo cid che anima é nel corpo. 2, L’anima é diffusa in tutte le parti del corpo: anche i cristiani sono disseminati nelle citta del mondo. 3. L’anima abita nel corpo, ma non proviene dal corpo: anche i ctistiani abitano nel mondo, ma non provengono dal mondo. 4. L’anima invisibile & tacchiusa in un corpo visibile; anche i cristiani si sa che sono nel mon- do; ma la loro pietd rimane invisibile.6 5. La carne odia l’anima e le 2. 2 Cor 10,3; Rom: 8,12-13. 3. 2 Cor 69-10. 4.1 Cor 4,12. 5. Il concetto Dio anima del mondo & co- mune a Platone e agli stoici ed @ fonda- mentale nella dottrina stoica. Esso di- ventera familiare alla teologia cristiana riferito all'azione di Dio nel mondo e nel corpo mistico della Chiesa. Nel nostro testo # cristiani sono V'anima del mondo perché rappresentano un tipo superiore di morelita nella societ’ umane, alle qua- le il cristianesimo & destinato a dare una nuova fisionomia, riunendola in una uni- ca famiglie col glutine della caritd sotto Pautorita paterna di Dio. Tesi di accento attuale da cui il cristiano d’oggi pud mu- tuare i criteri di una spiritualita della sua presenza nel mondo, essa in verita ha Ie sue radici nella pit: autentica tradizione evangelica e patristica: il discorso della montagna: voi siete il sale e la luce del mondo (Mt 5,13-16); io sono la luce del mondo (Gv 8,12); le Epistole di Paolo, T'Apocaiisse ela 1 Lettera di S. Pietro. tema della missione universale del cristia- nesimo & sviluppato in Aristide (Apol., 16}, Giustino (2 Apol., 7; 1 Apol., 28,2; 45,1; Dial., 39,2), Melitone di Serdi (presso Eusebio, H. E., 4,26,7-11), Ate- nagora (Leg., 37), Tertulliano (Apol., 29,5; 40,13; 32,1), Clemente Alessandri- no (Q. d. s., 36,1-3), Otigene (C. Cels., 8,68-75; In To., 6,59(38),303; Ser. Me., 37). Pid tardi questa dottrina sara appli- cata dai soli spirituali, specie dai monaci. 6.11 tempo @ venuto in cui adoratort veraci adoreranno il Padre in spirito e verita (Gv 4,23). 234 fa guerra, senza averne ricevuto ingiuria, ma solo perché le proibisce di godere dei piaceri: anche il mondo odia i cristiani, che non gli han- no fatto alcun torto, solo perché essi s’oppongono ai piaceri. 6. L’ani- ma ama Ia carne, che l’odia, e le membra: anche i cristiani amano colo- to che li odiano. 7. L’anima & racchiusa nel corpo, ma essa stessa so- stiene il corpo: anche i cristiani sono trattenuti nel mondo come in una prigione, ma essi stessi sostengono il mondo.’ 8. L’anima immortale abita in una tenda mortale: anche i cristiani dimorano come pellegrini tra le cose che si corrompono, in attesa dell’incorruttibilita dei cieli. 9. Maltrattata nei cibi e nelle bevande, l’anima si fa migliore: anche i cristiani, puniti, si moltiplicano di giorno in giorno. 10. Tanto alto & il posto che a essi assegnd Dio, né @ loro lecito abbandonarlo. Il ctistianesimo tivelazione divina: il Verbo Incarnato Salvatore 7. 1. Come gia dissi,® la loro tradizione non ha origine terrestre; essi non stimano invenzione mortale quella che custodiscono con tanta cura, né credono che sia stata loro affidata ? amministrazione di miste- ri umani. 2. Ma Colui che & veramente Signore ¢ Creatore d’ogni cosa e Dio invisibile, Egli stesso fece scendere dai cieli fra gli uomini la Ve- rita, il Verbo santo e incomprensibile e Gli diede una stabile sede nel loro cuore; non gia, come qualcuno potrebbe figurarsi, mandando agli uomini un qualche ministro o angelo o atconte o alcuno di coloro che sovrintendono alle cose terrene, o di quelli cui é affidato il governo delle cose celesti,? ma lo stesso Artefice e Creatore dell’universo per mezzo del quale costitui i cieli e chiuse il mare nei propri confini; i cui misteri® sono fedelmente custoditi da tutti gli elementi cosmici. Da Lui il sole trasse la misura da osservare nel quotidiano corso; a Lui ubbidisce la luna, cui Egli impone di splendere la notte, a Lui ubbidi- scono gli astri, che seguono il corso della luna. Da Lui fu ordinata e 7 Ul Tibiletti riti Sap 1,7, sensi essenziali, data [intima analogia tra l’azione del pneuma stoico e quella cosmica dello Spirito di Dio. Ne deriva che lo Spirito di Dio agisce nel mondo non solo direttamente, ma anche mediante i cristiani, conseguentemente a quella partecipazione tra tutti gli esseri, che nella Stoa é detta “‘siapatia’’, Gli uo- mini nel cristianesimo sono solidali col mondo cteato, parte della cteazione divi- 232 na, che, ferita dal peccato, attende una ricreazione con cieli nuovi e terra nuova ge. Azione cosmica, 41). 8. Sopra alc. 5,3. lude alle numerose e complicate se- rie di eoni, che, seconde le teorie gnosti- che emanano dal Dio supremo e sono pteposti a diverse mansioni, come al go- vyerno dei pianeti. Cf IRENEO, A. H. Ai. 10. Ciod le cui misteriose leggi... A Diogneto delimitata ¢ gerarchicamente disposta ogni cosa: i cieli ¢ le cose che sono nei cieli, la terra e le cose che sono nella terra, il mare € le cose che sono nel mare, il fuoco e l’aria, l’abisso, il mondo superiore, il mondo inferiore e quello che sta in mezzo.!! Questi Egli mandd lo- ro.!? 3, Forse, potrebbe ragionare qualeano degli uomini, Egli fece cid per tiranneggiarli e intimorirli e abbatterli? 4. No certamente; ma Jo mando in tutta mitezza ¢ bonta, come un re manda il suo figlio; lo mandd come Dio, e come uomo tra gli uomini; lo mandé perché vuole salvare, perché vuole persuadere, non gia petché vuole forzare con la violenza; la violenza infatti non si addice a Dio. 5. Lo mandé perché vuole chiamare, non perché vuole perseguitare; lo mandd spinto da amore, non da rigore di giudice. 6. Poiché a giudicare lo mandera in avvenire; e chi potra allora sostenere la sua venuta? ...!? 7, Non vedi tu i cristiani gettati alle fiere, perché rinneghino il Signore, e non vin- ti? 8. Non vedi che quanti pid martiri si fanno tanto pit si moltiplica il numero di quelli che rimangono? 9. Queste non sembrano opete di un uomo: é la potenza di Dio. Queste sono le prove della sua presenza. Tnettitudine della filosofia. Necessita della Rivelazione 8. 1. Chi infatti fra tutti gli uomini conosceva che cosa fosse Dio, prima che Egli stesso venisse? 2, Vortai tu accettare i discorsi vuoti e sciocchi di quei filosofi, invano creduti, dei quali alcuni dissero che % Dio il fuoco (chiamario Dio quel fuoco in cui dovranno andare essi), altri Yacqua, altri invece qualcuno degli elementi creati da Dio?!* 3. Davvero che se qualcuno di questi loro ragionamenti fosse accetta- bile, si potrebbe similmente provare, ad una ad una, che anche tutte 11, CE 1 Cor 15,27-28; Ef 1,22. La termi- aologia allude alle teorie gnostiche. 12. Nota che il Verbo non & un essere su- bordinato, tna & l’artefice e creatore del- Luniverso. Non troviamo nell’A Diogne- to né il subordinazionismo, tanto comu- ne agli apologisti, né il modalismo. E’ ve- to che alcuni attributi (ineffabile, incom- prensibile, creatore, demiurgo, ordina- tore del mondo) sono riferiti ora al Padre e ofa al Figlio; ma questo non vuol dite che l’Autore non distingua le Persone di- vine, ma semplicemente che le operazio- ni_ad extra implicano Pasione comune delle Persone. Egli ha un esatto concetto del Padre ¢ del Figlio, anche se il suo lin- guaggio non ha quella precisione che sara gtaduale conquista della scienza teologi- ca, Nell'A Diogneto non & nominato !o Spirito Santo, 13, Nel manoscritto una nota mazginale indica una lacuna. 14. Allude ai filosofi naturalisti della scuola ionica: Talete riconobbe come principio fondamentale dell’universo Vacqua, Eraclito il fuoco, Anassimene Varia, Anassimandro Vépeirom, materia indefinita, indistruttibile, fluida, che 2 poco a poco si condensd. 233 Ie altre cose sono dio. 4. Ma queste sono storielle prodigiose e inganni dj ciarlatani. 5. Nessuno degli uomini vide mai e conobbe Dio, ma Egli ci riveld se stesso. 6. Si riveld attraverso la fede per mezzo della quale soltanto @ dato di vedere Dio. 7. Infatti Dio, Signore e Creatore dell’universo, che ha fatto ogni cosa € I’ha disposta in ordine, non solo si é mostrato amico degli uomini, ma é stato anche longanime. 8. Tale fu sempre Egli, ed &, e sara, benigno e buono, incapace di ira, verace, il solo buono.!5 Avendo Egli concepito un grande e ineffabile dise- gno, lo comunicd soltanto al Figlio."6 10. Per tutto il tempo dunque in cui teneva nel mistero e custodiva il suo sapiente proposito, pareva che Egli non si curasse e non pensasse a noi. 11. Ma quando per mezzo del suo Figlio diletto, riveld ¢ rese manifesto cid che aveva preparato fin dal principio, ci offri contemporaneamente ogni cosa: e di parteci- pare dei benefici suoi, e di vederli e di intenderli; chi di noi aveebbe mai potuto aspettarselo? Perché il cistianesimo sorse cosi tardi.!’ II piano della redenzione 9. 1. Dopo d’aver dunque gid disposto ogni cosa in se stesso € con il Figlio, Dio lascid che noi, nel tempo precedente alla venuta del Sal- vatore, sviati da ogni sorta di passioni e di piaceri,!® ci lasciassimo ad arbitrio nostro trasportare dai movimenti disordinati. Non gia che Egli godesse dei nostri peccati, ma li tollerava; Egli non approvava quell’epoca d’iniquita, ma preparava la presente di giustizia; affinché 15. Il piano (“‘oikonomia”) delle rivela- dalla quale i pagani hanno tratto Ja pro- zione ¢ redenzione, del quale [’autore trattera anche nel capitolo seguente, ¢ ef- fetto unicamente dell’amore divino, co- me ha gta detco al c. 8,4-5. Nota con quanto sentimento |’autote esprime que- sta verita fondamentale della pit’ pura tradizione evangelica. 16. E’ il mistero dell’incarnazione. L’au- tore prepara l’argomento del capitolo se- guente: Perché il cristianesimo sorse cost 17. Due erano le accuse dei pagani nel II secolo al riguardo: in primo luogo ci in- novare in materia religiosa, e quindi, in una civilt’ classica conservatrice, appari- re come contestatori di ogni autorita. Ad essa gli apologisti rispondevano affer- mando che il cristianesimo era antico, in quanto crede della religione d'lsraele, 234 ptia saggezza. In secondo luogo, il cri- stianesimo era sotto tardi. If Marrou in Pproposito osserya: «E’ la nozione stessa di economia (oikonomia), d’un interven- to dell’Eterno nella storia dell’umanita, @una teclogia del tempo e della storia, nozione essenziale ad un cristianesimo autentico, che la mentalit&’ cost profon- damente astorica dell’antichita si trovava rata a contestare» (in A Diognéte, 203); ef PASQUATO O., Idee ispiratrici agostiniane in un manoscritto inedito di H. 1, Marrou: «Préparation @ ‘'La théologie de Phistoire”», in AA. VV., Congreso ister. nazionale su S. Agostino nel XVI centena- rio della conversiane, Roma 15-20 settem- bre 1986. Atti, Vol. I (= SEA 26), Ro- ma 1987, 381-404. 18, Tit 3,3; cf Rom 3,21-26. A Diogneto in quel tempo che, per le nostre proprie opere, eravamo immeritevoli di vivere, ne fossimo fatti degni ora per la bonta di Dio; e, dopo di aver dato prova palese che, per quanto stava in noi, eravamo incapaci di entrare nel regno di Dio, ne diventassimo capaci per Ia potenza di Lui. 2. Quando dunque la nostra ingiustizia giunse al colmo, e fu pie- namente dimostrato che Ie spettavano come ricompensa la punizione ela morte, venne il tempo predestinato da Dio per manifestare poi la sua bontd e potenza — o I’immensa benevolenza el’amore di Dio ver- so gli uomini! —, allora Iddio non ci ebbe in odio, né ci respinse, né ci portd rancore, ma si mostrd longanime, sopportd, e pieno di com- passione, prese Egli stesso su di sé i nostri peccati, Egli stesso diede il proprio Figlio,!? come riscatto pet noi, il santo per i peccatori, l’in- nocente per, i malvagi, il giusto per gli ingiusti, Yincorruttibile per i soggetti a corruzione, l'immortale per i mortali. 3. Che altro mai avrebbe potuto cancellare i nostri peccati, se non la Sua giustizia? 4. In chi avremmo potuto essere giustificati noi, trasgressori della leg- ge ed empi, se non unicamente nel Figlio di Dio? 5. O dolce sostituzio- ne, 0 ininvestigabile disposizione, o inattesi benefici: l’iniquita di mol- ti doveva essere nascosta in un solo giusto; la giustizia di uno giusto doveva giustificare molti ingiusti! 6. Avendoci dunque, nel precedente tempo, convinti della incapacit’ della nostra natura a conseguire Ja vi- ta, ed avendoci ora mostrato il Salvatore, capace di salvare cid che era impossibile, Egli volle, con queste due prove, ispirarci fiducia nella sua bonta, affinché noi lo ritenessimo come nostro sostentatore, padre, maestro, consigliere, medico, mente, luce, onore, gloria, forza, vita e non avessimo a preoccuparci del vestito e del nutrimento.?! 19. Rom 8,32. 20. 1 Pe 3,18. 21. La soluzione che |’Autore, profonda- mente imbevuto di S. Paolo, da alla do- manda perché il cristianesimo some cost tardi, ha le sue radici in Rom 2,4; 3, 25-26 e Gal 3,22-25. Ma essa t ripensata ¢ riplasmata in modo tutto personale ¢ originale e rivestita d’un lirismo sentito ed efficace. Alla tesi ottinista della peda- gogia divina (Ireneo, Origene, ec.) se- condo cui la storia della salvezza e de! po- polo d'Israele rappresenta la graduale educazione di una élite scelta in seno al- Pumanita quale preparazione ad accoglie- fe convenientemente la predicazione evangelica, I'Avtore contrappone la tesi pessimista: il lungo periodo della non at- tuazione del progetto di Dio il tem della pazienza di Dio per far comy re agli uomini peccatori fa necessits di Dio per la salvezza (cf MARROU HL, A Diognéte, 204-205). La litania finale fa Peffetto d’una delle svariate dossologie con cui i primi scrittori della Chiesa coro- navano le loro argomentazioni, I benefici della fede: conoscere Dio, imitarlo nella carita, partecipare al regno dei cieli, evitare il fuoco eterno 10. 1. Che se tu pure avrai desiderio di questa fede, otterrai tosto anche la conoscenza del Padre. 2. Dio infatti amd gli uomini;?? per essi cred il mondo, a loro sottopose tutte le cose che sono sulla terra, a loro diede la ragione e Pintelletto, a loro soli concesse di volgere lo sguardo in alto, verso di Lui;?> li formd a sua immagine, mando il Suo Figlio unigenito,4 promise un regno nei cieli e lo dara a coloro che lo avranno amato. 3. E quando lo avrai conosciuto di qual gioia non credi tu che sarai ricolmo? O come amerai Colui che per primo ti amd!?> 4. E amandolo, tu diventerai imitatore della sua bonta. Non meravigliarti se un uomo pud divenire imitatore di Dio.?6 Lo pud, perché Egli lo vuole. 5. La felicit’ infatti non consiste nel domi- nare sul prossimo, nel voler essere da pid di coloro che sono pit deboli, nell’essere ricco e fare violenza agli inferiori; non si pud imitare Dio con questi atti, che sono estranei alla grandezza sua. 6. Ma colui che catica sulle sue spalle il fardello del prossimo e cerca, in quelle cose in cui é superiore, di beneficare l’inferiore, colui che, fornendo ai biso- gnosi le cose ricevute da Dio, &, per i beneficati, come un dio,’ co- stui & imitatore di Dio. 7. Allora, pur trovandoti in terra, ti sara dato di vedere che Dio regna nel cielo; allora incomincerai a manifestare imisteri di Dio e ammirerai e amerai coloro che sono torturati, perché non vogliono rinnegare Dio. Allora tu condannerai ’inganno ¢ l’errore del mondo, quando avrai imparato a vivere veramente nel cielo, quan- do disprezzerai quella che quaggiti ¢ creduta morte, e temerai invece la vera morte, quella riservata ai condannati al fuoco eterno, destinato 22. C£ Gv 3,16, 1 Go 4,9. 23. Uconcetto dell’uomo nato per gidgrda- re il cielo comune alla letteratura - na (Senofonte, Platone, Aristotele, Ovi- dio ¢ moltissimi altri) ¢ alla cristiana (Giustino, Clemente Alessandrino, Mi- nucio, Cipriano, ecc.). Molto diffuso, quantunque non sempre accolto, anche Taltto concetto, espresso nel versicolo, dell’“omo centro dell'universo (antropo- centrismo). 24.1 Gv 4,9. 25. Cf 1 Gv 4,19. L’Autore usa ‘“‘agape”” per rappresentare sia l’amore di Dio per noi (10,2), fase discendente, sia l’amote ticonoscente dell’uomo verso Dio (10,3-4), fase ascendente. 26. Cf Ef 5,1. Peco ar Forse in in questa espressione ’é I del comico latino Cecilio te Bene Ep., X,104): Homo bo- se Deus, si suum officiune sciat, Cf an- che GREGORIO NAZIANZENO, Gr., 14,26-27: Sii per lo sventurato un dio, imitando la misericordia di Dio. Infatti nulla 'yomo ha di cost divino come’ il be- neficare. La dottrina della carita ¢ della imitazione di Dio, espressa dall'Autote con impronta tutta personale, ha le sue radici in Ef 5,1 € in Gv 13,34.35; 1 Go 3,16; 4,21. A Diogneto a tormentare sino alla fine coloro che gli saranno consegnati. 8. Quan- do tu avrai conosciuto quel fuoco, allora ammirerai e chiamerai beati quelli che affrontano per Ja giustizia il fuoco temporale (...).78 TI Logos vero maestro > 11. 1. Non sto dissertando di strani argomenti, né faccio assurde investigazioni; ma, fattomi discepolo degli Apostoli, divengo maestro delle genti; quanto mi fu tramandato trasmetto fedelmente a quelli che si fanno discepoli della verita. 2. Chi infatti, rettamente istruito e di- venuto amico del Verbo, non si studiera d’imparare in modo chiaro cid che, per mezzo del Verbo, fu chiaramente mostrato ai discepoli? Ad essi apparendo, lo manifestd il Verbo stesso, parlando francamen- te, non compreso dagli increduli, ma spiegandosi ai discepoli, che da Lui ritenuti fedeli, conobbero i misteri del Padre. 3. Per questo Egli mando il Verbo, perché apparisse al mondo. E il Verbo, disprezzato dal popolo (giudaico), annunciato dagli Apostoli, fu creduto dalle gen- ti?° 4, Egli @ fin dal principio,?! & apparso nuovo, e fu riconosciuto antico, e sempre nuovo tinasce nel cuore dei santi>? 5. Egli é in eter- no, ritenuto oggi Figlio,» per mezzo di Lui la Chiesa si arricchisce, ela grazia, dispiegandosi si moltiplica nei santi, infondendo intelletto, svelando i misteri, preannunciando i tempi, allietandosi per i credenti, donandosi a coloro che la ricercano, e non infrangono i giuramenti del- la fede, né oltrepassano i confini segnati dai padri24 6. Allora si in- neggia al timore della legge, riconosciuta la grazia dei profeti, é sal- damente fondata la fede dei Vangeli, @ conservata la tradizione degli Apostoli ed esulta la grazia della Chiesa. 7. Se non rattristerai questa gtazia, tu cooscerai cid che il Verbo spiega per mezzo di coloto che 28. Cf Mart. Polyc., 11,2: Tu mi minacci un fuoco che brucia per un'ora e tosto si spegne, perché non conosci il fuoco del fu- taro giudizio e della pena eterna che ¢riser- vata agli empi. Anche in questo capitolo conclusive abbiamo una prospettiva pie- namente evangelica: da bona parte Ja vi- sione radiosa Tegno dei peri buo- ni, ¢ dall’altra la minaccia del fuoco eter- no per i cat 29. Testo originale (FUNK F. X.) e tra- duzione italiana dei cc. 11-12 sono presi da BOSIO G., I Padri Apostolici, 0. c., I, 328-333. 30. Cf 1 Tins 3,16, 31. Cf Go 1,1; 1 Go 1,1; 2,13-14. V’au- tore allude alla preesistenza del Verbo. 32. Santi il termine usato nei primi se- coli per indicare i cristiani. 33. Cf Sal 2,7; Mt 3,17. Lroriginale greco ha sémezon; per Vinterpretazione di «og- giv nel senso di «eternamentes, cf il co di LAMPE G. W. H., A Patristic Greek Lexikon, Oxford 19785, p. 1232. 34. Cf GIROLAMO, Ep., 63,2 ad Theoph.: Nobis nibil est antiquius quam Christi iura (= le leggi) servare, nec pa- trum transire terminos. Egli vuole, quando vuole. 8. Di quanto infatti, per volonta del Verbo che ce lo comandava, fummo mossi a parlare non senza fatica, per amore delle cose a noi rivelate, noi vi facciamo partecipi. Conoscenza e vita 12. 1. Se v’imbatterete in questa dottrina e I’ascolterete con zelo, conoscetete cid che il Signore dona a coloro che Jo amano rettamente, poiché sarete divenuti ux paradiso di delizie> avendo fatto sorgere in voi stessi un albero rigoglioso, meravigliosamente fecondo, ed essendo ornati voi stessi di frutti svariati. 2. Poiché in questo luogo fu piantato Palbero della conoscenza e della vita;?> non gia V'albero della conoscen- za, ma la disobbedienza da la morte. 3. Non é infatti oscuro quello che fu scritto, che Dio da principio piantd in mezzo al paradiso l'albero della conoscenza e della vita, indicando la vita attraverso la conoscenza, Ma, non avendone saputo usare con purezza, per l’inganno del serpen- te, i primi uomini furono denudati. 4. Poiché non vi é vita senza cono- scenza, né conoscenza salda senza vita vera: per questo ambedue gli alberi furono piantati vicino. 5. Avendo compresa la forza (di questa unione), ’Apostolo, biasimando la conoscenza che, senza la verit& dei precetti, si sforza verso la vita, dice: la scienza gonfia, l'amore invece edifica>” 6, Difatti, chi ritiene di sapere qualche cosa, senza possede- re quella scienza verace che testimoniata dalla vita, non sa nulla, ma & ingannato dal serpente, perché non ama Ja vita. Chi invece unisce Ja conoscenza al timore ed aspira alla vita, costui pianta nella speranza ed attende il frutto. 7. Sia tuo cuore la conoscenza,”* e vita il Verbo verace accolto in te. 8. Di Lui portando (in te) l’albero e desiderando- ne il frutto, abbonderai sempre di cid che si desidera presso Dio e che il serpente non tocca, e I'inganno non contamina; neppure Eva allora @ corrotta, ma é riconosciuta vergine.® 9. Appare la salvezza, gli Apostoli sono ricolmati di sapienza, s’avvicina la Pasqua del Signore e si realizzano i tempi, e s’accordano con ordine e s’allieta il Verbo, che ammaestra i santi, per mezzo di Lui viene glorificato il Padre; a Lui sia gloria nei secoli. Amen. 35, Gen 2,15; 3,24; Gioele 2,3. 36. Gen 2,9. 37, 1 Cor 8, 1. 38. Cio’: sii tutto ripieno di conoscenza divina. 39. Se tu pianterai nel tuo cuore la vita @ la conoscenza largita dal Verbo, otter- rai l’immunita dal peccato; con tale cono- scenza ¢ vita, neppure Eva si sarebbe la- 23Q sciata corrompere ¢ sarebbe rimasta ver- gine. L'autore alluderebbe ad una colpa carnale di Eva. Il Funk (Patres Apostolici, nota al 2. c.) in Eva vergine troverebbe un’allusione # Maria SS. (cf GIUSTI- NO, Dial, 100,5; IRENEO, A. H., 3,33,3); col pure il Marrou, pp. 239-240, A Diognéte, n. 1.

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