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LUCIO SAFFARO

Opere edite e inedite

[diaforia

In copertina - V Definizione, 1964, china nera su carta gialla, 18 x 14,5 cm., Coll. Fondazione Saffaro, Bologna.

Per motivi grafici abbiamo eliminato il fondo giallo dal disegno (peraltro i fondi colorati sono molto rari nei lavori di Saffaro), che comparir nella sua integrit nellarticolo dedicato allartista e scrittore su f l o e m a (http://www.diaforia.org/floema/)

| apothk 2 | a cura di daniele poletti

LUCIO SAFFARO Opere edite e inedite

Testi critici di

Gisella Vismara Rubina Giorgi Rosa Pierno

di Gisella Vismara

Introduzione

Scrittura come ricerca. Brevi note su Dispute e Trattati di Lucio Saffaro

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La prima produzione letteraria di Lucio Saffaro, che ci risulti ad oggi editata, si colloca al principio degli anni Sessanta, precedendo, indicativamente di appena un anno, il suo esordio da pittore avvenuto a Roma, con una mostra personale curata da un intellettuale di rilievo come Francesco Arcangeli1. Sappiamo, per, che i tempi di scrittura dellautore divenivano spesso piuttosto lunghi e, a volte, poteva capitare che tra la prima gestazione, la stesura e ledizione ultima trascorressero anche dieci o ventanni. Avendo accesso diretto alle carte originali dellartista, ho potuto constatare lesistenza di innumerevoli copie del medesimo testo, per la maggior parte dattiloscritte, quasi sempre in duplice, triplice copia, il che, inoltre, grazie alle versioni corrette ed ai ripensamenti manoscritti, mi ha permesso di seguire il farsi di un pensiero saffariano dal suo primo concepimento alla sua riscrittura, fino a quello definitivo. Ci troviamo di fronte ad un Saffaro trentenne che mentre tentava la via della scrittura, esordendo nelleditoria di nicchia con LAnexeureto, strada probabilmente gi intrapresa nel privato intorno agli anni 50, contemporaneamente ormai da qualche anno, come dimostrano le datazioni di alcuni suoi oli, aveva imboccato anche quella della pittura, senza mai abbandonare, per, la sua vocazione di fisico-matematico. Saffaro si d, gi dal principio, come personalit intellettualmente sfaccettata, il cui impegno ed il particolare sguardo attento sullesistenza tutta, si muove costantemente nel tempo, in modo interdisciplinare tra letteratura, arte e scienza. Una peculiarit rara, da erudito antico che gli ha permesso di lavorare e di produrre piuttosto disinvoltamente, testi, quadri e disegni, nonch di elaborare studi matematici. Quando penso alla quantit di scritti di varia natura lasciatici dallartista, molti dei quali ancora inediti, come appunto questi che andiamo pubblicando qui su [diaforia:
Mi riferisco alla prima mostra di Lucio Saffaro, presso limportante Galleria lObelisco di Roma, curata da Francesco Arcangeli nel 1962.

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Disputa aspidociclica, Trattato della solitudine, Trattato della malinconia autunnale (1962), e Lazzurra malia, rimango sempre perplessa dal rapporto tempo-lavoro. Se si considera, infatti, che il corpus della sua riflessione letteraria, durata circa quarantanni, costitu solo una parte dellelaborato pensiero saffariano, che si accompagnava a quello pittorico e scientifico, davvero lecito interrogarsi su come lautore avesse trovato un tempo umano per elaborare una tale quantit e qualit di concetti. Se poi ci si addentra nel merito, quindi approfondendo lanalisi sul piano del valore della produzione, sorprende la capacit di Saffaro di svolgere e formulare riflessioni di profonda complessit, ma anche di estrema ricchezza linguistica, concettuale ed umana, sia nellambito dellarte visiva che di quella delle lettere, senza dimenticare larea scientifico-matematica. Ne sono testimonianza i numerosissimi riconoscimenti negli ambienti importanti della critica darte e letteraria. Di fatto, intorno ai suoi testi in versi e in prosa sono state sempre scritte parole elogiative e di stima da parte di numi tutelari del mondo delle lettere. A dimostrazione di quanto affermato, si vedano, ad esempio, i nomi prestigiosi degli autori delle Prefazioni di alcuni libri di Saffaro (Paul Ricoeur, Xavier Tilliette, Silvio Ramat, Stelio Maria Martini e tanti altri), che evidenziano nelle loro presentazioni unascendente e progressiva maturazione saffariana di tipo strutturale, linguistica e stilistica. Durante le ricerche darchivio, effettuate nella sterminata quantit di carte, appunti, documenti, dattiloscritti, taccuini, agende e libri lasciatici in custodia dopo la sua scomparsa, mi ha sempre piacevolmente sorpreso anche lemergere dellelaborazione di una scrittura matematica saffariana mai finita, che ha cercato nel confronto e nello scambio culturale con altri studiosi una perenne crescita intellettuale ed epistemologica. Un pensiero plurale, come lo defin Giovanni Accame, che credo di poter riconfermare e rintracciare anche in quel sorprendente ed inaspettato ritrovamento di una corrispondenza epistolare tra Saffaro ed Erwin Panofsky2, che diviene, al contempo, dimostrazione di una metodologia indagatrice, riflessiva, sempre aperta e dialettica; analogamente al suo contatto, a distanza, con matematici statunitensi illustri ed alla sua ricerca infinita sui poliedri, da intendersi, penso, come instancabile indagine concettuale su: essere, caso,
Lettera ancora inedita, in lingua inglese, custodita presso lArchivio della Fondazione Lucio Saffaro di Bologna, al cui sito rimandiamo per un maggiore approfondimento della figura di Lucio Saffaro. Cfr. www.fondazioneluciosaffaro.it

tempo e spazio, non tanto quali entit fisico-matematiche, ma, piuttosto, quali categorie esistenziali ed ontologiche eternamente in divenire. Oltre allammirazione per tale interdisciplinariet, agita intelligentemente dallautore in modo rizomatico, resto anche sempre impressionata di fronte allabilit dellartista di spaziare attraverso generi letterari cos differenti e complessi: disputa, trattato, teorema, lettera, dialogo, principio, lode, operetta, teoria, monologo, di fatto, appartengono tutti alla sua pi tipica elaborazione letteraria, andando a costituire unulteriore dimostrazione dellerudizione da umanista antico che, da anni, vado attribuendo a Saffaro. La riprova di ci, costituita anche dallaccumulo sterminato di libri ritrovati nellultima casa dellartista, fucina delle idee, studiolo di meditazione e spazio atemporale, in cui Lucio Saffaro si dedicava alla lettura di tale babilonia letteraria; l il suo scorrere le pagine diveniva, al contempo, sempre e, soprattutto, indagine numerologica, alfabetica, speculativa, rispetto ai rapporti interni tra linguistica, logica e costruzione lessicale, senza mai abbandonare, tuttavia, la dimensione estetica3. Petrarca, Dante, Plutarco, i Presocratici, Sofocle, Drer, Pacioli, Bach, Berenson, Leon Battista Alberti, Kerenyi, costituiscono solo alcuni dei preziosissimi e pi significativi autori di libri e di studi in cui mi sono imbattuta durante il lavoro darchiviazione e di catalogazione. In tale contesto, a fianco di questi autorevoli studiosi citati, mi pare importante restituire anche il ricordo del rinvenimento di unimmensa quantit di notes, taccuini ed agende di vario formato, ancora bianchi ed intonsi ritrovati negli scrittoi e nelle scaffalature di Saffaro; testimonianza questa, non solo di un probabile luogo fisico che avrebbe accolto altri imminenti o futuri progetti ed elaborazioni, a cui lartista andava certamente ancora pensando fino agli ultimi giorni della sua vita, ma, soprattutto, attestazione di come la mole di carta bianca, il quaderno mai usato, sono[fossero] [] la materializzazione di un orizzonte sempre pi lontano, di un futuro incolmabile4.Con tale dichiarazione Saffaro fa riferimento alla ricerca perenne, quale ragione dellesistenza tutta, il cui orizzonte diviene avvertito come lontananza, o meglio, questultima costituisce finalit meditativa e consunstanziale di un peregrinare speculativo mai finito. ___________________________
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L. Saffaro, Conversazione con G. M. Accame, intervista inedita, Bologna, 1998, p.6. Ibidem, p.3.

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Laspetto poi di scrittura e di struttura classica sempre stato accompagnato, nel tempo, da unaltra peculiarit, di derivazione culturale, se vogliamo biografica, attribuibile, suppongo, alle origini triestine dellartista5. Mi riferisco a quel carattere mitteleuropeo della sua scrittura, cos autentico, presente e pregnante nel nostro autore, da percorrere ed attraversare non solo i suoi numerosi testi, ma, in realt, credo, anche la sua produzione artistica, tanto da trasformarsi in un costante elemento valoriale, aggiunto e distintivo. Senza entrare nel merito e nei contenuti della scrittura saffariana, rilevo che il genere della Disputa, Saffaro lo affronter e lo tratter tra il 1971 e il 1985, dandogli una ciclicit e consequenzialit definitiva6, per poi riprenderlo, pi di dieci anni dopo, con un singolare ed anomalo titolo: cometofantica, la penultima Disputa scritta un anno prima della sua scomparsa7. Lultima, di fatto, ancora inedita, o meglio, appare in bibliografia edita, ma in realt se ne trova oggi nellArchivio solo una copia dattiloscritta, in Editio ante litteram (con la dicitura: In sette esemplari numerati da A/G a G/G) e rappresenta forse una sorta di testamento plurimo saffariano, in cui la Disputa da singolare diviene plurale; Saffaro ci lascia cos custodi delle sue ultime Dispute ternarie e monodiche8.
Tesi questa che approfondisco e sostengo in un mio scritto che accompagna il catalogo della mostra monografica tenutasi nel 2011 a Riccione, presso la Galleria dArte Moderna e Contemporanea di Villa Franceschi. Cfr. G. Vismara, Linquietudine serena dellinfinito. Per una ridefinizione critica di Lucio Saffaro in Lucio Saffaro. I luoghi segreti dellessere e del tempo, catalogo della mostra (a cura di G.Vismara), Villa Franceschi, Galleria dArte Moderna e Contemporanea, Riccione, 5 novembre 2011 - 31 gennaio 2012, Silvana Edito- riale, Milano, 2011. Come rileva Stelio Maria Martini, Saffaro lavorer in privato alla Disputa ciclica fino all85, completandola con i 360 canti che aveva previsto. Tuttavia, i libri stampati si fermano al 1976; ad oggi, editate risultano: La Disputa Ciclica, Edizioni di Paradoxos, Bolo- gna, 1971; La Disputa Ciclica II, Edizioni di Paradoxos, Bologna, 1973; La Disputa Ciclica III, Edizioni di Paradoxos, Bologna, 1974; La Disputa Ciclica IV, Edizioni di Paradoxos, Bologna, 1975; La Disputa Ciclica V, Edizioni di Paradoxos, Bologna, 1975; La Disputa Ciclica VI, Edizioni di Paradoxos, Bologna, 1976, Disputa cometofantica, Sossella editore, Bologna, 2011. Cfr. Disputa cometofantica, (a cura di G. Vismara), contributi di F. Ermini, G. Vismara, Sossella ed., Bologna, 2011. L. Saffaro, Dispute ternarie e monodiche, Edizioni di Paradoxos, Bologna, 1998. Se il libro sia davvero edito o inedito resta in dubbio, non avendo trovato alcuna copia editata; suppongo che Saffaro potrebbe averle stampate in sette copie e regalate, come sua consue- tudine, ad amici ed estimatori, ma potrebbe anche essere che il tempo umano non gli fu sufficiente nemmeno per ledizione in tiratura limitata. In mala copia, dattilografata, ci lascia scritto: In sette

Evitando di addentrarmi specificamente nella narrazione e nei contenuti di ogni singola Disputa, mi limito ad osservare come letterariamente in alcune di esse risultino presenti e riassunte molte delle caratteristiche formali e metodologiche del Saffaro scrittore pi noto: dallinserimento di termini criptici, pensiamo ad aspidociclica, o a cometofantica, appartenenti a quelli che Stelio Maria Martini ha ben definito neoformazioni dotte9, alla stampa con Edizioni di Paradoxos (Bologna, Firenze e Trieste), una triplice casa editrice immaginaria, ideata dallartista, con cui, in proprio, curiosamente ha editato tutte le sue Dispute e parte dei Trattati; a ci si aggiunga la scelta classica del genere antico, di derivazione Scolastica, che ribadisce lerudizione di un Saffaro capace di conciliare la binariet dellartificio della scrittura eraclitea10, con una formula letteraria le cui radici storiche si ritrovano in quella fondamentale e imprescindibile disputa intorno agli Universali (quaestio de universalibus). Caratteri come erudizione, classicit, sperimentalismo linguistico si potrebbero citare anche per un altro genere letterario, tanto caro a Lucio Saffaro, quale stato il Trattato, che egli avviciner in modo organico e ciclico, presumibilmente, a partire dagli inizi degli anni Sessanta. Di fatto, il Trattato della malinconia autunnale (1962), pubblicato in questoccasione, laltro Trattato resta purtroppo senza data, come spesso accade per gli inediti dellartista, ci testimonia limpegno di Saffaro verso il genere, gi a partire dagli inizi dei primissimi anni 60, facendoci sorgere il dubbio che forse, tra i tanti Trattati non stampati e ritrovati non datati, qualcosa fosse stato scritto anche a met degli anni Cinquanta, come ci indicherebbe il curioso dattiloscritto titolato: Della necessit del metafisico, delle varie possibilit di comprenderlo, del piccolo trattato sulle case metafisiche (1951)11.

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esemplari numerati da A/G a G/G; A/G sciolta; rilegate: B/G; C/G; D/G. Giovanni Accame, dopo alcune ricerche, era giunto alla conclusione che fosse un libro inedito e, quindi, insieme ci si era riproposti di editarlo; certamente la Fondazione Saffaro avr cura nel prossimo futuro di continuare la pubblicazione degli inediti e, quindi, di includere le Dispute ternarie e monodiche tra questi proget ti editoriali.
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S. M. Martini, Postfazione, in L. Saffaro, Millecinquecento. Dialoghi con Dio, Ghedina & Tassotti Editori, Bassano del Grappa, 1994, pp.72-73. S. M. Martini, op. cit., p.77. L. Saffaro, Della necessit del metafisico, delle varie possibilit di comprenderlo, del piccolo trattato sulle case metafisiche, 1951, dattilo ancora inedito, Fondazione Lucio Saffaro, Bologna.

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Un metodo di ricerca, insomma, che lo vedr impegnato per quarantanni, e che resta costante peculiarit, tra le pi precipue di Saffaro, in termini speculativi. In tal senso, anche Johann P. Kirnberger osserva che nel tempo permane un suo tipico procedimento, quello dellindefinito aumento degli scritti intorno ad un dato argomento, partendo dal vertice di una piramide, per inoltrarsi verso la sua base rovesciata in alto, alla ricerca di una base sempre pi vasta e sempre pi complessa, come attesta la proliferazione delle Dispute Cicliche[]12. Secondo la condivisibile definizione che mi pare di poter attribuire a Silvio Ramat, La novit che Saffaro apporta nello schema dellepica classica consiste nellimpiegare il trattato come [] quiete che abbraccia il suo movimento []13, instaurando cos un ritmo di simultaneit tra azione di primo piano e azione che fa da sfondo allintero poema.14 sempre Ramat ad intuire brillantemente quanto romance e commedia rappresentino, nello scrittore triestino, dei correlativi rispetto a Teoria e Trattato15; di fatto, quella situazione di conflitto tra sogno e realt, tra esperienza ed immaginazione, denunciata solitamente dalla commedia, la si ritrova, in un certo qual modo, anche nel romance, cos come nella Teoria, con il suo epilogo: la risoluzione della crisi. In questa chiave di lettura, i Trattati di Saffaro rappresentano, per lo studioso toscano, pause sistematiche e simbolicamente ricorrenti16 nella risoluzione e nello svolgimento di questa crisi conflittuale, un contributo del tutto originale e nuovo che Ramat attribuisce in modo pertinente a questa singolare scrittura saffariana. Credo di poter sostenere che lorigine di una tale

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J. P. Kirnberger, Introduzione, in L. Saffaro, Sei Trattati sul finire dellanno, Sintesi, Bologna, 1997, p. X.

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H. Gardner, The art of TS. Elliot, Faber & Faber, Ltd, London, 1969, p. 163. S. Ramat, V. Lucio Saffaro: Trattato del Ritorno. Poetica dellevento come entelechia del vaticinio, in Il poema epico di Saffaro, inedito, Padova, 1981; grazie alla sigla autografa S.R., attribuisco questo lungo ed articolato saggio, trovato tra le carte di Saffaro in for- ma dattiloscritta, allo studioso e amico Silvio Ramat. Suppongo che lo scritto possa essere inedito; nella dedica, posta nellapice di una pagina, Ramat scrive, a penna blu,: Padova, 29 aprile 1981. A mio fratello, ammirazione ed affetto infiniti, S.R.. S. Ramat, Romance e commedia, correlativi rispetto a TEORIA e TRATTA TO, ibidem. Ibidem.

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passione per il Trattato, come per molte altre delle sue speculazioni erudite, arrivi a Saffaro da lontano: un tempo che non basta ritrovare nel Rinascimento, periodo di massima diffusione di questo genere, ma addirittura penso si debba andare a riscoprire la tradizione classica, aristotelica e ciceroniana, ben conosciute dal nostro artista, come testimoniano, per altro, molti dei titoli della sua curiosa biblioteca. Nei suoi Trattati si scorgono tutti gli elementi peculiari di questo modulo linguistico, tuttavia, rivisitati in una versione ad alta concentrazione simbolica e metaforica17. Nellepica saffariana, restano presenti, certo, i nodi letterari e strutturali classici della trattatistica: la dimostrazione di una tesi, o lanalisi di un problema, nelle loro versioni dialogate o espositive, in cui centrale diviene lUomo, misura di tutte le cose, con le sue virt, e dove la Sorte interviene ad ostacolare o a favorire il raggiungimento di un obiettivo. Penso, per esempio, al Trattato della virt18, in cui le sessanta virt si svolgono luna concatenata allaltra, con un linguaggio metaforico che parla per figure, toccando, a modo proprio, i temi pi cari a Saffaro: il tempo, il caso, lessere, il pensiero e linfinito. La Virtus tematica tutta umanistica, cos come la presenza del Caso che ad essa vi si oppone; due termini in antitesi che lo scrittore triestino predilige, ma che non 11 svolge mai nella loro complessit politica o civile, anzi, il piano resta sempre quello pi prettamente esistenziale, astratto, sviluppato nella sfera dellassoluto che si fa inseguimento perpetuo di perfezione metafisica. Si pensi a I trentatr tomi di mezzo del Tractatus Teleologicus, dove la sorte, la casualit, percorrono queste pagine di spinoziana memoria, divenendo elementi importanti del testo, tanto che il gesto di rinnegare la potenza nominale del caso19significa commettere un imperdonabile errore. Anche la presenza di personaggi, che animano spesso i Trattati, rientrano nel carattere classico di questo genere letterario che Saffaro pare avere compreso fino in fondo, e studiato con grande passione, tanto da potersi permettere di giocare a reinventarlo con variazioni sul motivo: ricercanti, poeti, sacerdoti, Regnanti, uguri e vati intervengono nelle contese, cos da poter disfare

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Cfr. S. Ramat, Poetica dellevento, ibidem. L. Saffaro, Trattato della virt, Edizioni di Paradoxos, Bologna, 1969.

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L. Saffaro, TOMO XXIX, Coerenza delle attese, in I trentatr tomi di mezzo del Tractatus Teleologicus, Edizioni di Paradoxos, Bologna, 1978.

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i legami della casualit20, o scrivere loroscopo perfetto21, e linizio del principio22. Se si vanno poi a considerare i titoli dei Trattati, si riscontra una delle peculiarit pi autentiche della scrittura saffariana: la matematica entra consustanzialmente nella scrittura, il numero percorre le pagine poetiche, cos come le forme geometriche e architettoniche si fanno costruzione lirica e sentimentale. Trattato del modulo (1967), I primi dodici tomi del Tractatus Teleologicus (1972), Trattato curvo della tristezza (1973), Trattati sul finire dellanno (1997), Tre trattati (1985), costituiscono solo alcune delle opere pi emblematiche a supporto di quella tesi che anche Kirnberger andava sostenendo, quando asseriva che Saffaro considera[va] la matematica come un prolungamento astratto della poesia, e la poesia come unestensione trascendente della matematica23; come del resto aveva gi argomentato acutamente Argan scrivendo che Saffaro non faceva scienza per larte o arte per la scienza, ma, come gli antichi medievali, semplicemente arte come scienza24. Tuttavia, nonostante limportante presenza di una costanza lirica, di una continuit e organicit di pensiero e di concetto, in Saffaro, ogni Trattato vive per se stesso; con ci intendo alludere al fatto che ogni testo costruito dallautore con caratteristiche grafiche, editoriali, contenutistiche, stilistiche molto differenti tra loro. Penso, sempre ad esempio, al Trattato curvo della tristezza, un unicum nella composizione saffariana, e libro che Stelio Maria Martini ha definito trattatello di logica combinatoria25, proprio per la sua bizzarra suddivisione strutturata in: termini, definizioni, teoremi, dimostrazioni, meditazioni, con la presenza di un assioma, e quaranta teoremi. Si potrebbe asserire, con un azzardo esegetico, forse, che i due teoremi chiave di tutta la poetica saffariana, su cui lautore ha indagato per una vita, si possano ritrovare racchiusi qui, tra le pagine di questo trattatello: Teorema XV. Lo spazio del pensiero la tristezza

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L. Saffaro, TOMO XXVII, in ibidem. Ibidem. Ibidem. J. P. Kirnberger, op. cit., p. XIII. Crf. G. Vismara, op. cit., p. 45. S. M. Martini, Lucio Saffaro o il suono delle sfere, in Cenacoli Esoterici n. 5, Benevento, gennaio 1990.

e Teorema XXI. Lesistenza dello spazio il tempo26. Il genere letterario del Trattato, in Saffaro, non si sviluppa mai come dimostrativo, linguisticamente sterile, costruito attraverso la logica pura, ma assume sempre un tono poetico, e mai viene meno quel rigore linguistico che contraddistingue il suo procedere lirico; non si dovrebbe dimenticare, infatti, che lo scrittore si sempre mosso nellambito di una metafisica esistenziale e dai fondamenti immanenti27 , per cui la conoscenza il pensiero dellesistenza28. Penso che lorigine di tutta questa complessit, ricerca, erudizione, che avvolge i Trattati, cos come la maggior parte della produzione saffariana, sia contenuta nella volont dellartista di di-mostrare la necessit dellinseguimento della conoscenza e nellimprescindibilit di ricercare ininterrottamente il sapere, azioni riflessive agite nella consapevolezza che il vagare speculativo sar sempre vano, spossante e logorante, perch linfinito e la verit restano impossibili raggiungimenti. Saffaro con la sua poesia apocalittica: epifania parziale o assoluta, a seconda della posizione dei simboli dialettici29sinscrive costantemente nei termini di una lucidit disarmante e di una tristezza serena. La germinazione del suo lavoro si scopre sempre l, dove non pu avvenire il conseguimento della perfezione, ed forse 13 la sua perseveranza sulla strada di questa ragione che lo fa restare lultimo testimone di un idealismo poetico ed esistenziale30.

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L. Saffaro, Trattato curvo della tristezza, Edizioni di Paradoxos, Bologna, 1973.


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S. M. Martini, Lucio Saffaro o il suono, op. cit., p. 15. L. Saffaro, Trattato curvo della tristezza, op. cit. S. Ramat, op. cit. S. M. Martini, Lucio Saffaro o il suono, op. cit., p. 13.

Trattato della solitudine


inedito, s.d.

Monumento a Keplero (Lions), 1970, china nera su cartoncino (progetto per litografia realizzata), 22,6 x 18,1 cm., Coll. Fondazione Saffaro, Bologna.

Preludio.
Lillusione, negli spaz numerosi dellinganno, raffigura le ulteriori forme della speranza e la malinconia adorna di immagini ideali. Allora le forme primitive dellesistenza, comparse sulle prode dellinconscio alla vigilia di incerti misteri, abbandonati i riti della fissit e le cerimonie della generazione, ricercano i ritmi non contradditor dellangoscia virtuale.

Antecedente.
Inutilmente il tempo sorge sulle vacue aurore della solitudine, poich unestasi apparente sigilla le circostanze dello spazio.

Finalit, termine, concordia.


Privato della sua priorit, il pensiero, presso alle sedi dellindifferenza dissolve la propria natura e limmaginario rende partecipe della propria meditazione. Perci linizio della tristezza coincide con le asimmetriche rappresentazioni dellillusione, e in s contiene lorigine delle azioni.
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Rami e conoscenze.
In principio era data la speranza ricca di mete, e la conseguenza incipiente non si avvaleva di eventi reali, per il valore identico di ogni intrapresa, e si librava in cieli privi di orientazione. Ma apparve la vana tristezza, suscitata dalla ricerca, e le attitudini si disposero nellordine vuoto dellattesa. Insieme a vane profezie il primo evento sorse in obliquit sullorizzonte del pensiero e il rito del desiderio irraggi sulle spiagge deserte dellastrazione. Allora lesistenza, fiorita nei climi immoti della malinconia, divenne il frutto incerto di una meditazione troppo profonda.

Riti intellettuali.
lintelligenza, limite di un raro accadere, che appare come istantanea fuga di una circostanza temporale; quindi la stagione, invariante presso agli alti simulacri dellangoscia, su lidi irreali insegue lidea dai voli transfiniti. Specchi lucenti evocano linganno di quanto non ha termine. Pi spesso accade che la sapienza ottenuta nellincertezza dellaurora, evochi presso alla coscienza gli aspetti della sublime lontananza, cosicch le arpe solitarie poste a guardia dellidentico vero destate da una luminosa transizione, echeggiano fino alla prossima notte, in folli tonalit completando la teoria dellastratto. Dunque non gli attimi, indici non convenienti a una enumerazione che sfida le nulle ipotesi della speranza, ma suoni incogniti, concerti definitivi e ultime armonie danno la testimonianza dellesperienza esistenziale e pongono la multiforme saggezza dalle tristi prospettive. Ecco allora la manifestazione della speranza, in grigi spaz assisa, divenire preda dellastrazione, e la complessit generare pause gravitanti. Primitivo allora sar il suono che si udr, e le immagini, in pure contemplazioni, si protrarranno oltre lesile speculazione, fiorendo in gruppi astratti alle sponde dellassoluto.

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Sapienza della triste prospettiva.


Allorch la silente oscillazione germoglia sullimmobile attesa, lassenza assolve la propria identit nella nulla apparenza di s stessa. Triste lo spazio, ed il concetto astratto in trasparenza si asside al centro della visibilit. Nelle ore solitarie, remote sapienze indugiano sulle prospettive dello spazio, tingendo doro la visione e tristi luci irradiando. Raggi non lineari affermano la tristezza del luogo e la purezza del tempo. Linflusso teorico, ignoto

ed incipiente, colma di desiderio le chiuse in s lacune dellessere.

Linearit dellangoscia.
Ben simile allidea di unestasi priva di mutazione, in pure digradazioni, da alte sedi cogliendo lastrazione regnante, limmagine pseudoreale del desiderio in voli silenti vaga da desolati climi giungendo sullarido luogo dellintelligenza, recando in s la durata dellessere. Per queste cagioni, il puro numero diviene la prima necessit della speculazione, cosicch langoscia propria delle azioni intellettuali, suscitata dalloscillazione spirituale, o deducibile da incerte geometrie, diviene la pi semplice trasformazione delle identit spirituali.

Lemma di continuit.
Senza pausa latto del pensiero in astratte risoluzioni teorificato contiene in s la forma malinconica dellintelligenza e del desiderio.
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Speranze e meditazioni.
La teoria, ornata delle causalit multiformi, e di logiche apparenze, sublime in vista, annuncia nellocculta gloria di armonici clangori, lidentit del sogno, la parit dellessere, lanomalia dellangoscia e lintensa malinconia. Ignota, dunque, ovvero sfinge, librata sugli orli immoti della realt, sospesa nelle inquiete luci dellastrazione formale, la densit dellesistenza, procedendo sulle alture dello spazio, migra tra gli ermetici suoni di arpe identificatrici, seco recando la continuit della coscienza. Cos la solitudine, primieramente apparsa tra le vuote strutture del pensiero, in volo uniforme sopra ai poli infelici dellesistenza, gli astri puri della speranza trasmu-

ta nelle malinconiche forme dellintervallo. Terminalmente, la concessione, la falsa attinenza, la curvatura dellangoscia, rapiscono lassenza e ricche di ali effimere si innalzano nei vortici azzurri, tendendo allirraggiungibile altitudine. Questa la cagione per cui il pensiero, invertendo la propria asimmetria, cadrebbe nellalgoritmo della demenza, se lidentificazione del ragionamento non ne circoscrivesse i limiti speculativi.

Densit del tempo.


Il tempo, dispiegato nella sua spirituale natura, dotato di inquietudini. Principalmente la sua densit, propagata in campi uniformi, presso alle sponde di vacue regioni si altera e si muta in rade persistenze e intorno alle sorgenti dangoscia raggiunge intensit dalle insostenibili gravitazioni.

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Attese anteriori.
Quando linquietudine appare tra gli spalti dello spazio, il pensiero, mutate le circostanze dellessere, vaga indeciso sui lidi impari della melanconia, poich lattesa risplendeva sugli orizzonti dellesistenza, e i dardi astratti dellillusione solcavano i cieli vuoti della speranza. Remoto allora un simbolo nasceva alle pendici della coscienza, e linvocazione del desiderio veniva a infrangersi sullarea neutra dellintelletto. Queste invocazioni, dipartite da illusorie attitudini, ebbero origine nelle tristi atmosfere dellassenza.

Intelligenza, forme, propriet.


Da origini prive di tempo nascono le azioni, e sopra alle partizioni dello spazio raggiungono lidentit prima, fuggente verso le cime lucenti dellingannevole forma. Ora

dunque, principia il mutamento, librato sugli abissi, immoto al centro di avvenimenti senza ritorno. La forma primitiva dellidea vibra nella vacua spazialit dei cieli dellessere, e nella cavit del tempo compie il ciclo anomalo dellisolata natura dellesistenza. Quindi linquietudine, e lincerta apparizione apparvero veleggianti nello spazio in triste attitudine, verso lagguato predestinato al puro desiderio. Immemore della realt, lintelligenza si era affisa al puro desiderio, in aspetto di unico vero. Allora il suono modulato percorse lingannevole specularit e la sapienza si scompose nei toni non numerabili dellillusione.

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TRATTATO DELLA SOLITUDINE

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La solitudine, la cui portentosit abbiamo gi notato, celebra misteri sulle prode dellinconscio lasciando ampio spazio dopera allastrazione. fin troppo profonda su queste spiagge deserte della malinconia la meditazione. Seguendo i contorni astratti delle figure saffariane e i loro contenuti rari sia in pittura che in parola non possiamo a meno di rilevare come le costituzioni biomentali di un vivente formino per lui la realt e le sue espressioni. Una sorta di carne inconscia, simile a un elemento cosmico come lacqua o laria o il fuoco, permea la sua individualit portandola a vibrare fino a renderla capace di captare il sensibile del non-sensibile, di mutare in esprimibile linesprimibile. Lartista afferma che remote sapienze sono in grado di tingere doro le visioni, tristi luci irradiando. Conferma di una luminosit della tristezza e dellessenziale fatto che la tristezza pu rendere visibili le visioni. E anche langoscia pu esercitare potere creativo quando trasforma le incertezze intellettuali in immagini spirituali. Ed chiaro che un tale esercizio pu comportare insuperabile malinconia dellintelligenza e del desiderio. Saffaro avverte la densit inquietante del tempo che emette allascolto suoni ermetici di arpe identificatrici di stati della coscienza suoni che suscitano meditazioni e anche speranze. Ma a volte le speranze sono minate dagli affetti quando si ergono come torri che hanno spalti. E non sembra esser bene la clausura degli affetti che potrebbe portare la sapienza a scomporsi nei toni dellillusione facendo decadere il pensiero ai poli infelici dellesistenza. Lo straordinario che lartista che tanto evoca tristezza e malinconia ami la presenza e non lassenza, la pienezza (pur geometrica) del corpo armonioso nel quale la malinconia comunque luce per la contemplazione. Il nichilismo cade per lui sotto lalgoritmo della demenza.

Rubina Giorgi

Disputa aspidociclica*
inedito, s.d.

*Disputa aspidociclica stata rinvenuta tra le carte di Lucio Saffaro cos come la presentiamo, dal Canto V al Canto IX

Interno di San Bartolomeo, 1976, china nera su cartoncino, 47 x 36,5 cm.,Coll. Fondazione Saffaro, Bologna.

CANTO V Loggettivazione del tempo solo un atto generale, un attributo infinito del pensiero, un contributo azzurro dellinderogabile complessit circolare dellio. Chi sapr scrutare nel fondo apparente del nulla, presto scoprir la funzione retrograda che mantiene in equilibrio leternit insieme alle sue fasi reciproche e scorger i remoti cilindri del caso. La mirabile percorrenza anticipata, la numerabile opulenza dellidentit, render chiara la sosta divina, la risonante concomitanza finale delle coscienze e della memoria.

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CANTO VI Cadde lazzardo misterioso, la ripetuta potenza della memoria che aveva sfidato le maglie delleternit, e cess cos il suono di ponente, il sogno del pianeta di mezzo. La griglia corsa del pensiero si arrest tra le concavit del sonno: il ricordo si era ormai trasformato nellanticipo misto delle occasioni dellio. Avviata allorizzonte sinistro, la fuga dei numeri trascin sul mare la fede di regresso, la parte intera delle concordanze vive della coscienza.

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CANTO VII Al centro della notte si costitu lidea apofantica, la frase universale che poteva controllare la memoria del cosmo. Recinta di antiassiomi e di pure caratteristiche, si dissolse appena formata tra le rovine incipienti dei ricordi. Ma la stele contrassegnata, eretta su una logica ancora secolare, custodisce per sempre i simboli ultravalenti delle connessioni ultime della verit.

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CANTO VIII Attirare la penultima falda del tempo nellagguato levogiro della coscienza, era lultima speranza del fastigio trascendentale, lo zenit segreto del mondo. Cos nuovi nomi sarebbero stati approntati per le derivazioni del pensiero, e nuovi anelli donati alle cifre della memoria di Dio. Il rimpianto del caso, fero e attento, gi si erge dogmatico sulle rive transeunti del gran rogo dellio.

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CANTO IX Primo il fato, secondo il sogno terzo lio: la fontana stabilita solo unepitome della memoria, una divina perlustrazione dell antichit. La statua che sorregge il reciproco degli orizzonti del tempo cela tra le sue crespe il ferrigno manoscritto del caso, lindivisibile argomento regale. Chi toglier lidolo profetico dal cavo segreto dellingrandimento, otterr i nomi di giada, gli eletti simboli di gioia e preferenza.

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DISPUTA ASPIDOCICLICA

La memoria sfida le maglie delleternit partendo dalla complessit circolare dellio. forse a causa dellio che memoria e coscienza ora concordano ora no. Ma se allio data la forza di bruciare sul gran rogo, allora la memoria potr estendersi allintero cosmo e a Dio. Non ve n certezza nel ferrigno manoscritto del caso.

Rubina Giorgi

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Trattato della malinconia autunnale


inedito, 1962

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Da lungi, da una torre remota, facevamo inutili segnali. Chi eravamo allora? Ricordo che YLS disse, nella verde stupefazione dei boschi: - lungi da noi, altri esistono senza conoscerci; come triste laugurio portato dal vento, oltre le colline, nella pallida ombra dei cieli notturni! Le mie poesie qui, ora, sono inutili, e questi ruscelli valgono solo per la loro realt. Vieni, stendiamoci sui prati!- [inoltriamoci]* Ma i fragili ponti erano spezzati, la rovina del tempo, accumulatasi sul rapido raggio del futuro, consunse le azioni ancora da venire, volgeva al nulla il nostro desiderio.

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*Verbo alternativo inserito da Saffaro nel manoscritto

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Cos, ancora per molti giorni, vagammo da questa parte dei boschi, dando nome agli alberi, e cantando la sera, la triste canzone daddio. Quando YLS, infine, si spense nellultima luce del settimo giorno, e sparve oltre limmagine, io quasi riconobbi me stesso, nella trasparenza del cielo: ma era gi tardi

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Trattato della malinconia autunnale (prima del 28.I.1962)

Il Primo degli Haijin


1965

Copertina originale del libro, uscito per le edizioni dellautore.

Il triste raggio del tempo incide sullarea lunare silenti crisantemi dargento

II

Per grigie acque di mare altissimo un vento batte la torre invariante

III

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Si sfoglia lattesa damore; nubi ponentine declinano nel perso trionfo del vespero

IV

Lombra fluviale ci reca londa segreta della tristezza

Cade il polo transitivo oltre cicli di gloria e la sorgente del tempo

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VI

Sul mare di ponente navi di porfido preservano lattesa

VII

Oh, lulivo segreto, sulla dolce collina, custodia di sogni!

VIII

Dramma, resa e desiderio idea, numero, figura; dardo, autunno e confluenza

IX

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gi finito il sottile giuoco falontino, sulle rive fugaci dello Xinthos

Tra i muri degli orti e i verdi rampicanti si perde lora destate

XI

Attende lauriga sul limitare del bosco: suoni amorosi chiamano il profondo desiderio

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XII

Dai moli delleternit si distacca una vela fragile variante marina

XIII

La rete lunare ha interposto un vano disegno; segretamente ti cerco lungo catene di sogni

XIV

Tra le ombre vuote del mondo il tuo sorriso come uneco di perla

XV

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La cuspide astrale tramonta nel nulla gridi di angoscia ripetono i nomi del tempo

XVI

Nella camera di Narciso il giuoco si svolge in velari dastrazione

XVII

Ho appeso la corona al tempio di Eleusi, la sera della vittoria

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XVIII Lalbero assoluto si estende glorioso nel segno doriente

XIX*

Navigli marmorei alla ricerca del tempo sul mare di mercurio

XX

Un petalo di memoria triste come la sera di un antico approdo

XXI Quieto mistero dellalfabeto, teorico giardino

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*NOTA - In memoria dellesperimento compiuto il 1879 allAccademia Navale di San Francisco.

XXII

Termina in breve lovale pausa temporale, finzione estrema dellesistenza

XXIII

Il fuoco dominante, i simboli, il carro e la moneta

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XXIV

La densa frangia del tempo si dissolve furtiva in tenui frane dargento

IL PRIMO DEGLI HAIJIN


Qui, in proposizioni poetiche brevi e cristalline caratteristica della forma haiku cui Saffaro si ispira , unattesa amorosa simbatte in luci vesperali. Sono luci, inclinazioni del giorno, che insieme avvicinano e mantengono lontano lamato il quale forse non verr riconosciuto. Colori e ombre sono fluidi come marine onde segrete di un passaggio incognito. Una dolce collina dulivi a custodia di un tale passaggio: sono forse triadi come idea, numero, figura o dramma, resa, desiderio gli astratti protagonisti del passaggio marino?*. Vi anche un fiume. Il profondo desiderio damore si esterna in suoni che legano il paesaggio in un unico essere circolare di soavit risonante. Vi anche una luna, che favorisce il sogno. naturale cogliere un vago sorriso come uneco di perla. La calma apparente precipita in gridi di angoscia e il cielo sereno cade nel nulla. C Narciso nella sua camera: forse lui che attendeva temendo la desiderabile perdita del suo io. C un grandalbero assoluto e glorioso nel segno doriente l dove si nasce e si acquisisce saggezza. Compaiono, gi noti alle carte saffariane, i navigli alla ricerca del tempo: immobili come marmo sul mare innavigabile perch qualche ostacolo di ambigua natura mercuriale insorge. Cade un petalo di memoria: il vespero cede alloscurit della sera. Ma noi ci occupiamo del teorico giardino dellalfabeto. E nellintervallo delloscurit si accendono i simboli (sui quali tanto ci interrogammo un tempo con lartista) e cedono parte della loro luce. Il tempo infatti si fa frange (o tenui frane) dargento. Si cita in fine un esperimento del 1879, perduto alla nostra memoria, dellAccademia Navale di San Francisco, che sigilla la chiarit misteriosa di questo testo. Il turbamento che si manifesta dimprovviso nella composizione serena consapevolezza che la serenit piena non concessa agli umani ma che la coscienza del turbamento, della caduta, condizione per lesperienza della gioia che irradia dalle altitudini ineffabili le bellezze e gli amori.

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Rubina Giorgi

*Saffaro

diceva i miei pensieri filosofici pronti per una filosofia marina.

XII Trattati Costanti


1973

Copertina originale del libro, uscito per le edizioni dellautore.

Trattato della Sovrapposizione

La sovrapposizione delle memorie conduce a quello stato memorabile del tempo che sopravviene ai ricordi e alle anomalie dellattesa. Infatti proprio della permanenza degli oggetti naturali convertirsi in allegorie e profondi versori, quegli ideali pi prossimi al calco convesso che determina la misura assoluta e contigue decadenze. Se gli ausil trapassano in simboli, grandi recite sostengono lanalisi vespertina, e il numero dei molti si accresce di vane assenze. Allora possibile accedere ai favori del vero e aumentare lidolo della parvenza. Su questi indici convenienti si giuoca il mito attivo della identit, e il nome delle azioni viene assegnato secondo il computo massimo delle proposizioni.

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Lemma sulle Proposizioni


La numerazione delle proposizioni si arresta ad ogni taglio reale nel campo degli eventi; elise le coincidenze, restano vaste espressioni e il fastoso codice delle finte decisioni: per cui, chi volesse adempiere limmaginario prevalere del caso, otterrebbe in sorte lo specchio bivalente del vuoto e della tristezza. Alla sovrapposizione si aggiunge il mito costante dellimmagine, e la forma tolta dal precedente. Questa duplice convoluzione trattiene il potere del tempo e lo isola nella riunione degli atti incompiuti. Pi fervente la nomologia delle circostanze, che richiede gli onori del predicato e contempla la somma fi-

nale degli avvenimenti. Nelle sue ultime partizioni la sovrapposizione non si distingue da quella astrazione dei sentimenti che gi da prima aveva superato i modelli dellapprendimento e riconosciuto tutti i gradi della tristezza: cos che indifferente volgersi alla considerazione della malinconia, o alla vuota animazione dei principi.

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Trattato dei Sogni Contigui

Luniforme corso dellirreale si spezza quando il sogno, periodica prevalenza dellevento, accampa i suoi rami araldici. Allora, poich stata spostata la matrice delle cose, si odono suoni mitologici e il neutro clangore della realt; e solo allora alla sorte convengono la prescrizione degli atti e la gloria rituale del ripetuto. I sogni, che avvengano nella disposizione astratta cos armonizzata, si congiungono per lintervallo vuoto e unificano il regredire del tempo. La loro dislocazione si compie lungo segreti perimetri e la causalit che ne discende raccoglie mirabili attitudini. Valgono ancora i teoremi minori della tristezza, ma la replica dellangoscia si compone in estremi modelli. Cos il procedere delle evenienze contiene sempre la propria eventualit e si compie lungo linerte circonferenza della progressione che contiene tutti gli atti e tutte le azioni; lultimo raggio della realt elide il varco sopranumerario e verifica la totalit degli ordini dellesaudimento. Primo e significante, il titolo del sogno si muta nel sogno stesso e segue linvariabile; enunciati e corollari segnano il trionfo e la massima elongazione dellidentit.

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Trattato del Minimo Trionfo

Si accede alle chiaroveggenze dl minimo trionfo quando il pensiero, raccolte le scorte teoriche, ottiene lindipendenza della forma e procede verso sostegni e archetipi. Da allora la gloria consegue unitarie vicende e la corona equivale alla trascenenza del segno. Lastratto dominio dei nomi accetta la verifica di nominalit superiori e tra i tanti sceglie quel distintivo ostendere che accerta il culmine di se stesso. Dividere lauspicio detiene perci la potenza del passato, e il passaggio delle memorie diviene soltanto il calcolo vuoto e costante dellesistenza.

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Trattato della Sostanza Aritmetica

sufficiente lintervallo della conoscenza per lassunzione del significato: la desinenza vuota dei numeri si compone per se stessa lungo linaudito transito della sostanza.

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Trattato dellAumentazione

Laumentazione consegue ai moti del pensiero e promuove i postulati. Questo ascendere per successive imitazioni limita linflusso delle cause e libera le simmetrie maggiori.

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Trattato della Concupiscenza delle Cause

Quando la curva remota dellattesa interseca se stessa, si origina la decisione che ripiega in eventi vuoti, e toglie alle azioni le vestigia dellinerzia del tempo. In queste sovrabbondanti frazioni della potenza del nome compaiono presto rischi celesti e resti preservati. Chi adempia allevo eccentrico compie passi prestabiliti e sfiora lasta epimenidea. Le raggiere dellattimo formano dense stasi e dispongono il campo armonico. Oltre linvenzione dichiarata la quantit, la cognita e relativa tempesta del desiderio astratto.

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Trattato del Contorno


Il contorno si pone l dove il pensiero ha scelto il conforto e la coincidenza richiede la circostanza massima. proprio infatti della falsa aspettativa diramarsi in silenz e fasi inosservate, e aumentare lo spettacolo della riposta astrazione. Per queste vie pi agevolmente si raggiungono i limiti gi dichiarati della cognizione, e si affrettano i grandi esemplari e la riduzione somma di tutte le cose. Solo dal misterioso cilindro senza latitudine potremmo dedurre la pi alta proriet dellangoscia, se la fede nelle categorie dellunicit non intervenisse a disciogliere la storia e a covertire i legami del caso in pi definitive incertezze. La consuetudine degli inizi perduti ha gi deviato troppe volte linnovazione generale dei ricordi per non stabilire condizioni pi che congiunte, e per impedire alla giusta mole del tempo di riflettersi nellanteriorit.

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Trattato della Consapevolezza Implicita

Coloro che estendono i ripari della memoria e fanno del tempo linstabile aggiunta della coscienza, avvertono per primi il sorgere dei giudizi e il mutamento della costellazione senza nome. Per queste nomenclature inconciliabili vige una sola costanza: quella del preferito, la discontinua legge del calcolo e del rimando che preserva lazione permutandone le sorti nel rinvio reciproco degli intendimenti.

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Trattato di Rappresentazione

Riponete i resti invincibili del giudicato e fatevi uguali allo svolgersi degli eventi; qui riposa la fragile espressione che riassume i segreti del percorso e del rescritto.

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Trattato dellAffinit
Laffinit nulla quando lincontro si svela massimo per una sola volta, e svaria nella molteplicit conseguente dei minori. Da questi stadi di attesa assoluta, da queste perduranti ipotesi di solitudine discendono le grandi azioni senza realt, quelle definizioni sempre meno convertibili in eventi, che cadono nella glorificazione astratta e si precisano nella grandiosit. A questa proporzione tra lagire e limpeto vuoto della conoscenza si raccordano i sogni della trascendenza e lindice segreto della tristezza. Pi oltre si leggono i responsi negativi della sorte, e lindicibile provvede ai ricordi del pensiero. Ora dato il nome profondo dellattesa, e il suo termine affidato allanalisi del tempo: i resti della memoria si accrescono senza posa di quantit incalcolabili.

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Trattato della Determinazione


Avviene che latto circolare declini e affidi la propria gloria alle neutre indagini della storia. Allora tutti i determinati risalgono alla causa remota di quella trascendenza e si dispongono ulteriormente nellinaccessibile. Fondato letimo primo accadono ancora ausili secondar e lidea numerosa della discendenza; a questi trionfi laterali si aggiungono infine le epistrofi e i talenti del tempo. Cos discendono quelle variet immense della giustizia mondana e si traslano mutevoli verso le confinarie verit finali dellassoluto.

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Trattato dei Concatenati

Solo la sfida vittoriosa delle immagini trattiene il centro dello stile e innesta i simboli e la figura: seguono cadenze e toni e la tessitura del tempo svela la pausa superiore dellestensione. Qui confitta lequivalente argomentazione, la totalit perenne che precede ogni pensiero e rinnova la giusta epitome concorde: ai concordanti, innumeri e soli, acclamati dal grigio silenzio della attesa, lasciato il concatenamento uguale della costanza, e la successiva rete uniforme degli atti universali.

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Teoria dello Spostamento


Nel Trattato dellAumentazione la l corsiva mobile, per cui il suo spostamento produce la variante Questo ascendere per successive

limitazioni imita linflusso delle cause e....

XII TRATTATI COSTANTI


In movenze, che sono vera e propria ascesi del pensiero, parole e proposizioni si separano dal loro comune e comunicativo significare per attingere linusitata purezza delle immagini intemporali. Tali immagini richiedono per s una tela si abbia presente larte pittorica accanto a quella poetica, matematica-musicale e teologico-mistica di Lucio Saffaro tutta nuova e soprattutto vuota. Ma non basta: linquietudine nellasceta dellimmagine non si placa fin tanto che gli affetti malinconia, desiderio, tristezza, amore, angoscia non si mutino in plaghe geometriche dello spazio e la loro denotazione non acquisisca del tutto nuove connotazioni ispirate alle straordinarie vicende del rapporto del tempo con leterno. In virt di tale rapporto il sogno pervade la realt al punto che diviene breve il passo tra reale e irreale, e anzi diviene priva di significato la distinzione. Di qui un campo illimitato si apre alle operazioni dellastrazione suprema per lartista-poeta attivit della mente. E lastratto dominio dei nomi accetta la verifica di nominalit superiori. Il lettore iniziato segue il convertirsi degli oggetti in allegorie, che non sono per storie bens tratti della coscienza potrebbero anche dirsi miti investiti di temporalit volta alleterno e di memoria che delleterno serba le tracce. Il tempo avanza e regredisce, fondando cos le variazioni complesse del ricordo. Nel ricordo agiscono gli affetti, come dicevamo trasmutati, transumanati: malinconia e tristezza non restano dolente sentire ma partecipano alle architetture dellessere pensiamo allo splendore triste del mare saffariano e al grigio luminoso che lo evoca, grigio che insieme allazzurro delle figure pittoriche scandisce prossimit e distanze, voci e silenzi, delle divinit amate, degli amici perduti. Che perduti debbono essere per essere conquistati alla durevole presenza. Vi sono pure inizi perduti forse a causa di rimando delle aspettative che impedisce di risalire agli inizi. Tuttavia il rimando pu risultare favorevole ad affinit che spingono a solitudini elettive abitate da i resti della memoria e dallimpeto generosamente vuoto, aurorale, della conoscenza. In tali solitudini si erigono lodi e forse statue allindicibile. inoltre in esse che accadono e si danno a conoscere eventi grandiosi ineffabili congiunzioni dellessere e del nulla e loro glorificazioni. La storia degli umani pu venirne annullata. Rubina Giorgi

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Lazzurra mala
inedito, s.d.

Ipostasi LIV, 1953, china nera su carta, 7,1 Saffaro, Bologna.

x 10,2 cm., Coll. Fondazione

Lazzurra mala __________ Lalbero-assioma Il bosco era percorso da una frase di luce indomita [che separava le nuove immagini e le innalzava nella lontananza. Vo- [caboli indecifrabili

Il bosco era percorso da una frase di luce indomita che separava le nuove immagini e le innalzava nella lontananza. Vocaboli indecifrabili sembravano definire una solitudine corrotta, intessuta di malinconie marine. Lalbero millenario che in quel giorno veniva trasformato in modello assiomatico

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Postfazione

di Rosa Pierno

Lucio Saffaro: malinconia edita e inedita

Anteponiamo al percorso di lettura dei testi editi e inediti messi a disposizione dalla Fondazione Lucio Saffaro, nella persona di Gisella Vismara (e per la cura di Daniele Poletti), un riguardo al tema che essi indagano: la malinconia, che, anche in assenza di una prossimit temporale di elaborazione degli scritti analizzati, pu essere riconosciuto come un tema centrale e ineludibile: unimmagine che designa larmamentario visivo della poetica saffariana. La malinconia un labirinto da cui si trova difficilmente luscita se non forse a costo del dissolvimento dellio (Trattato della malinconia autunnale, 1962). Nellinedito Trattato della solitudine (privo di data), uno svolgimento del tutto apparente, che finge di individuare i modi dellautoillusione con i mezzi razionali, va in realt a disegnare la mappa dellillogico, svuotando 69 persino i concetti astratti: anche qui osserviamo la malinconia erodere le costruzioni testuali di Saffaro. La sua scrittura mima landamento filosofico per saggiare che cosa resta quando allinterno di esso si lascino coesistere e collidere errori e incongruenze. Sarebbe proprio latto contrario al tentativo dello Stagirita di tenere ferma la distinzione dei molti sensi dellessere. in questo senso che per noi la scrittura di Saffaro si distingue dalla filosofia per farsi pi accogliente ed essere pi compromissoria. Lapparente conduzione razionale raggiunta tramite lutilizzo di terminologia tecnica opera un capovolgimento degno di un congegno scenotecnico, trasforma linteriorit in paesaggi innestando aggettivi come pietre preziose su sostantivi disincarnati: arido, desolati, silenti. E che forse sia pi facile concretizzare analogicamente linteriorit come un paesaggio che come un coacervo di spinte emozionali, intellettive, immaginarie non la sola ragione di siffatto periodare, poich il motivo principale che Lucio Saffaro sta scrivendo con le voci dei Presocratici, sta inscenando le aurorali immagini che i primi sapienti hanno dovuto coniugare: gli elementi (il fuoco, lacqua), il ruolo di ciascuna potenza intellettiva, gli enti geometrici e quelli matematici in un collage che se appare spesso incongruente o giustapposto nella

prosa dei primi, in Saffaro emulsionato da una lingua che rifuggendo la linearit logica, riesce a rimpastare in maniera propulsiva tali eterogenei elementi. Poich la sfida questa: come altrimenti riprendere il lascito, mettersi alla prova in quanto scrittore sapiente? Ed ecco che se nelle prove presocratiche da incerte geometrie si traggono identit spirituali, questo ora non sar pi sufficiente. La lente metter a fuoco il prodotto della coscienza che si vuole liberare dalle spire del caos, dopo, naturalmente, averlo inglobato. Ma, daltronde, esiste lastratto? E possibile separare il concetto dal sensibile? E il suddetto tentativo, se ostinatamente perpetuato, non comporta una insanabile malinconia dovuta alla perdita della sfera esistenziale? Lintelligenza stessa avrebbe questo retrogusto, riecheggerebbe questo velenoso aspetto. E il desiderio non farebbe che rimpolparlo con nuovo impeto. Lessere risulterebbe in ogni caso indivisibile da una consunstanziale malinconia, la quale farebbe virare ogni teoria in sinistro risultato. La solitudine del sapiente ne sarebbe intrisa. Se volando in cieli iperuranici, la malinconia fosse capace di tendere verso fondi infiniti, nei vortici azzurri, tendendo allirraggiungibile altitudine, sarebbe per anche cagione della curva discendente dello stesso pensiero, fino alla demenza, se esso non avesse, appunto, consapevolezza dei propri limiti. Cadrebbe in questa sorta di spazio deformante anche il tempo (percepito o pensato che sia) per cui ci che si pu pensare come perfettamente divisibile e sempre uguale, pu deformarsi sotto effetto della malinconia e addirittura acquistare una intensit dalle insostenibili gravitazioni. In ogni caso per Saffaro la malinconia ha una precisa origine, essa si forma negli interstizi dove le illusioni e le false speranza allignano. Esse disegnano un luogo inesistente, solcano i cieli vuoti della speranza, quantunque il desiderio non riesca a penetrare larea neutra dellintelletto. Ma la causa prima, diremmo, lassenza, le sue tristi atmosfere, diradate e impoverite rispetto alla rigogliosa incessante esistenza. Il che se vale come critica al caos vale anche come critica allastratto. E dinanzi a questo incolmabile paradosso lintellettuale a tutto tondo non si sottrae. In ogni caso, potremmo addirittura rilevare un antiaristotelismo niente affatto paludato in Saffaro: Da origini prive di tempo nascono le azioni, e sopra alle partizioni dello spazio raggiungono lidentit prima, fuggente verso le cime lucenti dellingannevole forma. Le azioni che sono allorigine per Aristotele, situandosi

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prima della potenza, e che sarebbero un sinonimo di forma e si riferiscono a entit concrete, in Saffaro identificano invece un essere che sindirizza verso una non individuabile forma sempre in mutamento. Saffaro sembra propendere per una plutoniana visione che vede la coincidenza dellidea e del vero, dellidea e dellessere. Anche se mai raggiungibili. Ma in agguato il desiderio, che travolge il pensiero e che gli fa agognare il vero in sua funzione. Ecco che ci sembra lapidariamente scolpita la definizione saffariana di melanconia come insufficienza dellideale a causa del tocco avvelenato del desiderio (esistenza) che causa la scomposizione nei toni non numerabili dellillusione. Da cui comprendiamo anche che lideale astratto genera illusioni a causa della sua inafferrabilit. Ci non sorprende se abbiamo ben presenti i dipinti, gli studi sulle coniche e sui poliedri di Saffaro. La sua forte propensione a matematizzare e ad astrarre trova uno zoccolo insormontabile nel caos dellesistente in forma di desiderio, ma anche nellimpossibile perfetto raggiungimento dellideale. Ma a guardare bene nel meccanismo astrattivo che distilla il reale tramutandolo in concetto, ci si avvedr presto che persino sulle pi alte vette del pensie- 71 ro, agiscono le rotelle del caso, come pare registrato nellinedito Disputa aspidociclica (privo di data). Lio stesso si configura come sinonimo di caos, confortato com dallinsistenza della memoria, la quale propone il transeunte come imperituro. Lo scenario disegnato da Saffaro straordinariamente motile, formalizzabile in inesausto oscillare: pensiero, ricordo, sonno, io, numeri, fede concorrono a definire sul mare vie intrecciantesi in cui se non agevole individuare la via principale per trarsi dal labirinto, non nemmeno difficile individuare concordanze, essendo la coscienza sempre attiva. Tutto ci che astratto, puro, si schianta contro la memoria, come se questultima fosse il ricettacolo di ogni spuria considerazione, elemento vagante e informe. Ma sempre, Saffaro, salva la logica che con i suoi simboli custodisce per sempre / i simboli ultravalenti delle / connessioni ultime delle verit. Sebbene in agguato, sempre attivi, allo stesso modo, siano i tentativi di travolgere i traguardi assoluti, ancora attuati dalla memoria, dallio, dal caso, che invero largomento reale contro la logica. Ma, per Lucio Saffaro, il lavorio intorno alle entit astratte non riesce a liberarsi dalla malinconia. Le vediamo indissolubilmente legate gi nei primi tre versi

della silloge Il primo degli Haijin, Edizioni di Paradoxos, Bologna, 1965: Il triste raggio del tempo incide sullarea lunare silenti crisantemi dargento in cui il tempo, la luna, i crisantemi si riferiscono alla rappresentazione geometrica o materica, mentre assistiamo a una collisione con gli aggettivi con cui si accompagnano, poich facenti riferimento alla coscienza. Il tono si fa elegiaco, si carica di note di rimpianto. Tono presente anche nei due fogli inediti che Daniele Poletti ha raccolto per condividerli con noi: Lazzurra mala e Trattato della malinconia autunnale. Addirittura parrebbe che Saffaro voglia esplorare quel terreno paludoso in cui la malinconia per ci che perduto sembra essere lunico orizzonte esperibile: Lombra fluviale ci reca londa segreta della tristezza 72 Fa la sua comparsa una terminologia che sembra di prestito heideggeriano quando questultimo si accosta alla poesia, a cui Saffaro aggiunge termini metafisici: idea, numero, figura, eternit, mescolandoli con termini emozionali, desiderio, amore, fragilit, sogno, sorriso. E come una mappa dove figurano nomi, anzich le linee frante delle coste, i quali vanno a elencare le occorrenze degli elementi eterogenei che formano il nostro mondo esistenziale. Al di l del motivo ispiratore della silloge, la tragica spedizione nel mare siberiano organizzata nel 1879 dallAccademia Navale di San Francisco, altro elargitore di temi visivi la Grecia antica: orizzonte sempre presente in Saffaro: da l veniamo, l ritorniamo e la memoria interseca i piani, rendendo tutto presente e interagente. Affrontando XII Trattati Costanti, Edizioni di Paradoxos, Bologna, 1973, avremo in ogni modo gi messo a registro lesistenza di due poli tra cui oscillando si muove la ricerca di Lucio Saffaro: tra misura assoluta e contigue decadenze, tra vero e parvenza si disegna, infatti, la carta della malinconia. Su questi indici convenienti si giuoca il mito attivo della identit, e il nome delle azioni viene assegnato secondo il computo massimo delle proposizioni. Dove il linguaggio non ha poco peso nella creazione di questi mondi indefiniti e sfuggenti. Ma il vuoto e la tristezza spettano soltanto a colui che voglia adempiere limmaginario prevalere del caso. Per Saffaro

non c scelta: la via segnata, se non si vuole cadere in finte decisioni o nella totale dispersione. Malinconia pare accompagnarsi esclusivamente ai principi giacch sarebbe lo stadio ultimo dei tanti inferiori gradi della tristezza. Non esiste per nemmeno via salvifica, semmai esista la via del vero, poich il trofeo conquistato appunto la malinconia. Anche se notiamo che Saffaro anzich a Platone, che descrive la malinconia come un furore, come quel desiderio che ci spinge a riconoscere la bellezza divina, ci sembra, in questo caso essere pi vicino alla definizione aristotelica: questultimo per primo aveva postulato la connessione tra lumore malinconico e lo spiccato talento artistico e scientifico: solo luomo malinconico pu elevarsi alle maggiori altezze, egli per soggetto ad alterazioni confinanti con la pazzia. Se riuscita e dissipazione consistono per Aristotele nel medesimo uomo, egli aveva per piena coscienza dei molti stati intermedi fra i due poli. Crediamo di ravvisare in Saffaro la volont di esperire le diramazioni e i modi, di voler conoscere le vie per le quali si realizzano questi passaggi graduali. E forse saremmo tentati di dire che questo modo equivale a una chiusura del cerchio, e che, per quanto strano, lidentit finisca col coincidere con linvariante e crediamo sia questo uno degli esisti pi filosoficamente sorprendenti di 73 Saffaro, il quale non vuole certo seguire una via logica, ma una via propriamente letteraria, anche se ricca di stimoli e citazioni filosofiche. Luniforme corso dellirreale si spezza con lingresso in un disposizione astratta e armonizzata, ma lungo linerte circonferenza della progressione si salda con tutti gli atti e le azioni. Il pensiero slegandosi dalle catene della forma procede verso archetipi e il segno accede alla trascendenza. I numeri stessi transitano per la sostanza, prima di svuotarsi. In tal guisa, il pensiero limita le cause e libera le simmetrie maggiori. Finalmente, giunti a questo stadio, le cose sono eventi vuoti liberi dalle vestigia del tempo. Si giunge al desiderio astratto. Daltronde, ci che inconciliabile e discontinuo preserva lazione permutandone le sorti nel rinvio reciproco degli intendimenti, cos nel rendersi uguali allo svolgersi degli eventi consiste il metodo che consente la traversata. Ora sar il caso di precisare che Saffaro indica proprio in questa resistenza la via risolutiva: un modo c, dunque, e consiste nello svuotare gli eventi, nello scavare dal di dentro lazione, nel tentare di raggiungere traguardi di conoscenza che svuotino il pensiero dal ricordo e che corrispondano alla scala della trascendenza e della tristezza graduali, lasciando progressivamente e vuotamente accumulare gli incalcolabi-

li resti della memoria. Fin qui abbiamo tentato di seguire il non semplice linguaggio messo a punto da Saffaro che, al fine di non perdere la complessit degli elementi coinvolti dallanalisi, deve necessariamente restituirne le molteplici valenze e sovrapposizioni, per la qual cosa spesso non agile per il lettore seguirne le evoluzioni e involuzioni. Quello stile che, daltra parte, crea i propri simboli e le proprie figure, determinando le proprie immagini. Siamo entrati in un cavo mondo dove la totalit perenne, il silenzio dellattesa, il concatenamento uguale della costanza dominano incontrastati: siamo nella rete uniforme degli atti universali, in cui la malinconia dissolta. Tutto ci sarebbe riassumibile, naturalmente, in linguaggio matematico: Nel Trattato dellAumentazione la l corsiva mobile, per cui il suo spostamento produce la variante Questo ascendere per successive limitazioni imita linflusso delle cause e. Dalla rappresentazione (imitazione secondo il linguaggio platonico) alla limitazione: quasi uno strumento matematico che limando e vuotando si avvicina a un limite, e se pure ci porta alle pi alte vette del pensiero astratto non ci libera per dal sospetto che la malinconia sia ivi effettivamente eliminata. Sembrerebbe pi un desiderio astratto che un raggiunto stato.

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Indice

5 Introduzione - Scrittura come ricerca. Brevi note su Dispute e Trattati di Lucio Saffaro, Gisella Vismara 17 Trattato della solitudine, inedito, s.d. 22 Nota di Rubina Giorgi 25 Disputa aspidociclica, inedito, s.d. 30 Nota di Rubina Giorgi 32 Trattato della malinconia autunnale, inedito, s.d. 39 Il Primo degli Haijin, 1965 47 Nota di Rubina Giorgi 51 XII Trattati Costanti, 1973 64 Nota di Rubina Giorgi 67 Lazzurra mala, inedito, s.d. 69 Postfazione - Lucio Saffaro: malinconia edita e inedita, Rosa Pierno

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