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Il mercato dei motori di ricerca è destinato a diventare enorme e assai diverso da com'è
ora, inglobando molte forme di raccolta dati (personali, corporativi, pubblici e privati)
attraverso varie tecnologie.
Lo scorso 17 marzo (2005), Google ha annunciato una iniziativa per creare comunità di
sviluppatori basata su APIs, suscitando non poche critiche. Cè chi ironicamente ha parlato
di “New Age Theory”, con riferimento alla svolta open source di Google. Al momento, però,
nessuno dei principali motori di ricerca sul Web usa programmi aperti (che altri potrebbero
facilmente clonare).
Se dunque la “New Age Theory” non è ancora applicabile al Web, la si può però applicare
al mercato del software. Se, da un lato, la diffusione dei programmi aperti sembra
destinata a invadere, oltre al settore dei motori di ricerca, anche quello del software
proprietario e molti altri settori commerciali, d'altra parte, il concetto di open source cambia
la natura stessa del contesto e rappresenta una seria minaccia al dominio di Microsoft sul
mercato del software, poiché offre costi più bassi, trasparenza, un modello di sviluppo
decentralizzato e prodotti all'avanguardia.
La vulnerabilità di Google è la faccia nascosta della sua efficacia e della sua impagabile
capacità di scandagliare Internet in cerca di dati e materiali. Il problema è che tutti questi
materiali restano poi sospesi nel limbo di un deposito virtuale accessibile, in teoria, a
chiunque. Se pertanto una pagina Web ha sofferto in passato di qualche problema di
sicurezza, poi risolto con le pezze opportune, un malintenzionato potrebbe risalire con
relativa semplicità alla versione più datata e non protetta, con tutte le conseguenze del
caso.
Nessuna colpa è realmente imputabile, secondo Long, alla creatura di Brin e Page. Una
maggiore attenzione a certe istanze sarebbe auspicabile, ma nelle parole dello stesso
super-esperto il vero problema è che “se non si vuole che il mondo intero veda qualcosa,
è meglio tenerla fuori dalla Rete”.
Il Lowell Sun, un giornale del Massachusetts, ha denunciato che lo staff di Marty Meehan
ha modificato la voce del parlamentare USA su Wikipedia. Meehan, nato proprio a Lowell,
è stato dal 1993 eletto rappresentante nella camera bassa del parlamento USA: su
Wikipedia erano riportate molte notizie sui suoi fondi per la campagna elettorale, la cifra
più alta di ogni rappresentante, che ammontano a 4.8 milioni di dollari. La voce su
Wikipedia è stata poi bloccata.
Ma non è certamente il primo caso: in sei mesi, sono state effettuate oltre un migliaio di
modifiche alle voci di parlamentari USA. Nel frattempo, il
principale rivale di Explorer, Mozilla Firefox, ha rilasciato una
estensione chiamata “GooglePedia” che integra in una sola
pagina il motore di ricerca di Google e le pagine interne di
Wikipedia. In particolare, l'estensione converte i link di
ricerca in Wikipedia in link di ricerca all'interno di Google e
Wikipedia va a “sistermarsi” nella zona che solitamente è
occupata dagli AdWords di Google. Googlepedia, inoltre,
permette di ricercare in Wikipedia utilizzando il noto bottone
“mi sento fortunato” di Google.
Attenzione a non confonderlo con “Wikiasari”, il nuovo motore di ricerca con cui Jimmy
“Jimbo” Wales, il fondatore di Wikipedia, ha dichiarato guerra a Google. Wales ha lanciato
ufficialmente la sua sfida a Google e Yahoo!, promettendo per i primi mesi del 2007 il
lancio di un nuovo motore basato sulla stessa natura aperta e condivisa di Wikipedia.
Wikiasari, dalla fusione del termine hawaiano “wiki” (“velocemente”) con quello
giapponese “asari” (“ricerca accurata”), si sosterrà grazie ai soldi che Amazon e altri grandi
investitori hanno pompato nelle casse di Wikia, la società fondata da Wales che gestisce
gli aspetti for-profit e commerciali delle sue innumerevoli iniziative.
Wales ha definito la ricerca online “guasta”: “Per le stesse ragioni che hanno guastato il
software proprietario: mancanza di libertà, di comunità, di credibilità, di trasparenza. Noi
cambieremo tutto questo”. L'idea, è di usare l'intelligenza e la razionalità umana, al posto
dei sofisticati algoritmi di Google.
Lanciata a gennaio del 2001, Wikipedia è cresciuta vertiginosamente tra il 2002 e il 2003,
dando luogo ad una rivoluzione: dagli scontri dialettici e generazionali con l'Enciclopedia
Britannica ai politici americani che “ritoccavano” ad arte le proprie voci; dagli innumerevoli
atti di vandalismo alle accuse rivolte a Wales di gestire l'enciclopedia in modo tutt'altro che
democratico, ma tramite un ristretto numero di “editors”. Fino alla critica più comune e
forse più fastidiosa per un'enciclopedia, quella della mancanza di credibilità, legata proprio
alla sua natura specifica: chiunque può intervenire e cambiare le voci, anche chi manca
della necessaria competenza e autorevolezza.
In certi casi, Wales ha ammesso i difetti della sua creatura. In altri, ha difeso a spada tratta
il concetto di “auto-coscienza” del Web che Wikipedia vuole incarnare. Il lancio di
Wikiasari, secondo Wales confermerà il ruolo prioritario che l'intelligenza umana collettiva
potrà svolgere rispetto alle macchine e ai computer.
La sfida di Wales a Google arriva in un momento in cui la società di Mountain View, che è
già stata indicata, con circa dodici mesi d’anticipo, come il sito più visitato del 2007, sta
investendo in Cina, si prepara a gestire le inserzioni pubblicitarie anche sulla carta
stampata e vede allargarsi sempre più il divario nei confronti del rivale storico Yahoo.
Mentre, dall’Europa, arrivano notizie poco confortanti su “Quaero”, che era stato
presentato in pompa magna come la risposta del Vecchio Continente a Google: i due
paesi promotori dell'iniziativa, Francia e Germania, non sono riusciti a mettersi d'accordo e
il sottosegretario al Ministero dell'Economia e della Tecnologia di Berlino Hartmut
Schauerte ha ufficializzato l'uscita della Germania dal progetto. Quaero sopravviverà,
dicono a Parigi, mentre la Germania si imbarcherà in una nuova realtà nazionale:
“Theseus”.
Googlepedia - Wikipedia
Wikiseek - Wikipedia
WEB 3.0
Oltre a Google, a dar man forte a simili start-up c'è anche Big Blue, il cui centro ricerche
nella Silicon Valley si concentra su sofisticati sistemi di data-mining; uno di questo, il
famoso “Web Fountain”, ha consentito di determinare in anticipo i brani musicali più
venduti studiando l'andamento di vari social network affollati da giovani e studenti di
college.
Un editoriale online di Technology Review, del MIT,
chiedendosi cosa verrà dopo il Web 2.0, sostiene che
«una Internet intelligente è ancora assai lontana». Il
problema sarebbe dovuto alla mancanza di tool per
non-programmatori o l'eccessiva artificialità di certe
applicazioni centrate proprio sull'intelligenza artificiale.
Metaweb - Wikipedia
FOLKSONOMIA
Un esempio è “Technorati”, il primo motore di ricerca dedicato al mondo dei blog, giunto al
terzo anno di attività, che consente di navigare tra i post di 50 milioni di blog. Il mondo
della «folksonomia» ha dato vita al «social software», con siti basati sulla condivisione.
Oltre a “del.icio.us”, specializzato in “social bookmarking”, “YouTube” per la gestione dei
video e “Flickr” per le immagini, con un archivio di cinque milioni di foto. L'Università di
Roma La Sapienza ha messo in cantiere il progetto «Tagora» allo scopo di studiare le
dinamiche del Web del futuro. Come sostiene il sociologo dei media Derrick De
Kerckhove, occorre capire se veramente la «tagosfera» diventerà una costruzione
collettiva e libera del sapere, espressione di una vera intelligenza. Sarebbe meglio, forse,
parlare chiaramente, e chiamarla per quello che è: una guerra di informazione. Come
quella descritta da Vernon Vinge nel suo ultimo romanzo “Rainbows End”.
Folksonomy :: vanderwal.net
“Ci sono milioni di persone che hanno conoscenze utili e voglia di condividerle”, spiega
Google sul suo blog ufficiale, “il nostro obiettivo è di incoraggiare la gente che conosce un
argomento in particolare a scrivere un articolo e a pubblicarlo sulla nostra enciclopedia”.
La differenza con Wikipedia, per il momento regina incontrastata del settore, è che “gli
articoli saranno firmati dall'autore e che ogni testo sarà corredato di commenti, note,
riferimenti e fotografie realizzate dagli altri internauti. Su molti argomenti, ci saranno
diversi Knol in concorrenza tra loro”, spiega Google, “l'idea-chiave dietro questo progetto è
di mettere in luce gli autori”.
Altra differenza sostanziale rispetto a Wikipedia, nata come progetto no-profit, senza
scopo di lucro, è la pubblicità. “A discrezione dell'autore, un Knol potrà avere pubblicità”,
dice Google, il cui fatturato arriva per il 99% dalle inserzioni, “se un autore sceglie di avere
pubblicità, Google gli offrirà una parte sostanziale delle entrate”.
Google sfida dunque Wikipedia sul suo stesso terreno. “L'obiettivo – ha spiegato Udi
Manber, ingegnere di Google, al Times – è quello di coprire tutti gli argomenti dello scibile
umano, dalla scienza all’intrattenimento”. Attualmente ancora in una fase iniziale a inviti,
Knol sarà aperto a tutti nel giro di pochi mesi. Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia, si è
mostrato alquanto scettico sulla bontà del servizio messo online dal sito più famoso del
mondo (260 milioni di utenti). «Mi chiedo se sia in grado di generare contenuti di qualità",
ha commentato.
BUSINESS 2.0
A chi ha detto che per Wikipedia questo è l'inizio di una trasformazione commerciale,
Wikimedia Foundation ha tenuto precisare che questi compensi non saranno l'inizio di una
consuetudine, i professionisti che presteranno la propria opera saranno pagati con i fondi
della donazione, perciò i compensi finiranno quando il progetto riguardante le illustrazioni
sarà portato a termine.
Wales dice di non prendere un centesimo («Vivo dei miei guadagni passati») e spiega che
«Wikipedia ha solo due stipendiati, il capo degli sviluppatori e il mio assistente». Gira il
mondo a tempo pieno per diffondere il suo verbo e raccogliere finanziamenti, e tiene
anche un blog dove affronta i temi relativi alla conoscenza in Rete. E dove si è fatto
mettere una foto ironica in cui è truccato da Che Guevara, con la scritta: «Viva la Wiki-
revolucion!». Beffardamente, i suoi nemici fanno circolare nel Web un'immagine assai
diversa, dove Wales - occhiali scuri, faccia da bullo e cappello da capitano - timona uno
yacht abbracciato da due ragazzone mezze nude.
Ispirato dal successo di Wikipedia, Wales ha fondato altri due progetti, a scopo di lucro,
assieme ad Angela Beesley, confluiti in “Wikia”, un network open source che un anno fa ha
tirato su 4 milioni di dollari di capitale di ventura e che dovrebbe lanciare un motore di
ricerca collaborativo e una miriade di progetti annessi. Come illustra un dettagliato report
di Business 2.0 Magazine, grazie ad un progetto no-profit, Wikipedia, Wales sta
costruendo un vasto impero globale, assolutamente “for profit”. D'altronde, le comunità
wiki attirano un alto traffico (secondo Business 2.0, collettivamente i vari siti fanno 2.5
milioni di pageviews al giorno), e si prestano a vari modelli di business 2.0, inserzioni
mirate in primis.
La visione trascinante è centrata su Wikia: usare il modello del wiki, e gli editor volontari
più affidabili, per mettere su siti super popolari e capaci di far soldi, principalmente
ricorrendo ai clic dei noti AdSense di Google. «Pur attirando una frazione degli oltre 160
milioni di visitatori unici di Wikipedia – scrive il mensile statunitense – quanto prima Wales
potrebbe ritrovarsi ricco e famoso». «Si tratta di un progetto a lungo termine», dice Jeremy
Levine, del gruppo Bessemer, uno dei partner che hanno investito oltre 4 milioni nel
progetto, insieme a Omidyar Network, Marc Andreessen, Mitch Kapor e altri, tutti net-
imprenditori.
Wikia - Wikipedia
EDIT WARS
La leggenda vuole che Wikipedia sia una vera e propria intelligenza collettiva, una mente
multipla virtuale che consente di collaborare in armonia e trasparenza per rendere
disponibile la conoscenza a tutti: se sorgono problemi questi vengono discussi
collettivamente e ognuno può dire la propria.
Una e-mail, scritta da una ex amministratrice di Wikipedia, ha svelato una realtà diversa.
Costei premeva per bandire un utente di Wikipedia, dal curioso nickname - “!!” (doppio
punto esclamativo) - che risultava essere fin troppo molto attivo. La ex amministratrice
sospettava fosse uno di quelli che tentano di sabotare l'enciclopedia libera dall'interno,
scrivendo informazioni fuorvianti o inesatte. Ebbene: tutta la discussione relativa a tale
utente sarebbe avvenuta in una mailing list segreta, accessibile solo a pochi
amministratori, che sono poi quelli che decidono realmente lo sviluppo di Wikipedia. Altro
che intelligenza collettiva. Proprio un amministratore, pubblicando una email privata della
ex amministratrice, ha portato alla luce questa realtà parallela, che poi ha diffuso The
Register. Inoltre, quando i sospetti della ex amministratrice si sono rivelati poi infondati, è
stata costretta a dimettersi.
Nel corso del 2005, qualcuno tentò con un computer del Congresso statunitense di
modificare alcune informazioni contenute nella voce dedicata all'invasione dell'Iraq
avvenuta nel 2003: la voce fu ritoccata da qualcuno che aveva la possibilità di accedere al
Web dalla House of Representatives degli Stati Uniti, probabilmente proprio un membro
dell'amministrazione Bush, preoccupato per il calo di popolarità e consenso causato
dall'evidente inconsistenza delle prove fornite sulla presenza di armi di distruzione di
massa in Iraq e sulla connivenza - mai dimostrata - del governo di Bagdad con
l'organizzazione terroristica al-Qaeda.
Il 6/8/2005 Wikipedia smentisce: Wales pubblica una nota secondo cui ci sarebbe stato un
errore di ritraduzione (lui parlava in inglese a giornalisti tedeschi, che hanno tradotto in
tedesco, e la loro traduzione è stata poi riconvertita in inglese) e che Wikipedia non ha
alcuna intenzione di togliere la libertà universale di modifica, ma che, più semplicemente,
sta pensando di affiancare alla Wikipedia costantemente modificata e in evoluzione, una
Wikipedia “stabile”. Nel frattempo, si è andata progressivamente creando una piccola élite
di correttori volontari (in Italia sono circa 600) che valutano ogni nuova voce e ogni
modifica delle precedenti, intervenendo quando scoprono un errore, con il potere di
“messa al bando” di quegli internauti che - per scherzo, per interesse o per puro
vandalismo - tendono a introdurre falsità ed errori.
«Misure solo di facciata e senza alcuna garanzia», accusano i detrattori del sito, che si
sono riuniti in un coordinamento con base a New York e in Rete (wikipediaclassaction) con
lo scopo di intentare contro Wikipedia cause collettive per eventuali danni d'immagine
derivanti da diffamazioni apparse sull'enciclopedia. L'idea è nata all'interno di un gruppo
no-profit newyorchese, “QuakeAid”, che in passato si è ritenuto diffamato da Wikipedia:
«Dall'11 dicembre abbiamo già raccolto più di 1.500 adesioni alla causa collettiva e siamo
sicuri di portare Wales in tribunale per un risarcimento colossale», ha detto Jennifer
Monroe... «Wikipedia non solo ammette, ma addirittura incoraggia l'anonimato. E
costringe chi si ritrova diffamato a diventare un suo utente, per cancellare le bugie. È un
sistema ridicolo».
Altrettanto polemico è un altro sito, WikipediaWatch, fondato dal giornalista texano Daniel
Brandt, attivista dei diritti alla privacy. A sentire Brandt, «Wikipedia più che un’enciclopedia
è un casinò. Finché consentirà ai suoi compilatori di mantenere l'anonimato, non c'è
alcuna speranza di frenare la quantità di bugie, esaltazioni o diffamazioni a fini personali».
Secondo Frieda Brioschi, presidente di Wikimedia Italia, il diritto all'immagine è invece
garantito «dalle centinaia di volontari che, come me, ogni giorno passano almeno due ore
a controllare ogni nuova voce e ogni modifica. E a cui si può comunque scrivere, come a
un giornale, per ottenere una rettifica in tempi brevissimi». In merito alla infowar ha preso
posizione perfino "Civiltà Cattolica", la testata dei gesuiti, che ha attaccato frontalmente
quella che ha definito «una torre di Babele, il cui tallone di Achille non è solo l'inaffidabilità,
ma anche il relativismo».
Risposta di Wales: «Stiamo attraversando una crisi di crescita. Fino a tre anni fa
arrivavano poche centinaia di nuove voci alla settimana: ora le modifiche sono quasi un
milione e mezzo al giorno, in tutte le lingue, quindi il controllo diventa molto più difficile».
L'idea di costringere a una registrazione gli internauti che vogliono scrivere su Wikipedia
dovrebbe servire proprio a ridurre il numero dei post, eliminando all'origine chi non ha un
minimo di motivazione. Wales fa sapere inoltre che sono in corso riflessioni su altre
possibili forme di moderazione: «Ad esempio, stiamo valutando se in alcuni casi le nuove
voci o le modifiche possano essere pubblicate in differita, anziché immediatamente, per
consentire un minimo di verifica a priori».
Da un punto di vista politico, Wales si dichiara seguace di Ayn Rand, scrittrice e filosofa
russo-americana, partita da una critica al totalitarismo comunista e approdata ad un
radicale individualismo, iper-capitalismo e anti-statalismo, il cui pensiero pare abbia
influenzato l'ex segretario della Federal Reserve, Alan Greenspan. La Rand è
consideratala fondatrice della corrente filosofica chiamata “oggettivismo”, anti-idealista,
secondo cui la realtà esiste a prescindere dalla mente (teoria che può dirsi
abbondantemente superata, ndr), che esalta la razionalità, la scienza, l'egoismo. Dunque,
Jimbo pare un liberista estremo, assai lontano dai teorici del Web sociale e solidale, che
pure apprezzano l'esperimento wikipediano. «Ma le idee personali di Wales non
influenzano l'enciclopedia e non interessano chi collabora al sito», dice Frieda Brioschi,
«noi abbiamo solo una regola, oltre al rispetto del copyright: la ricerca di un punto di vista
neutrale. Questa è l'unica linea politica di Wikipedia».
Ma è proprio attorno all' “oggettivo assoluto” (che, proprio grazie alla rete, sappiamo non
esistere, ndr) che su Wikipedia si combattono ogni giorno battaglie furibonde a colpi di clic:
nella versione italiana, temi come le foibe, Scientology, la guerra in Iraq o l'arbitraggio di
Ceccarini in Juventus-Inter del '98 sono oggetto di infinite modifiche a seconda dei punti di
vista. A volte le “edit- wars”, come vengono chiamate, costringono gli amministratori del
sito a sospendere temporaneamente il diritto di modifica in diretta: chi vuole fare
cambiamenti, può solo proporli nella pagina di discussione.
Wikipedia:Edit war
“I ragazzi prendono gli articoli di Wikipedia per oro colato - ha spiegato un'insegnante -
questa è la mia preoccupazione”. Conferma, la direttrice della biblioteca del Centenary
College: “I ragazzi gravitano intorno alle cose più facili, è un arduo compito insegnare loro
a compiere ricerche accurate e approfondite”. Sandra Ordonez, a capo del settore
comunicazione di Wikimedia Foundation, ha detto: “Non è una fonte di prima mano e al
college è sconsigliabile citare un'enciclopedia. Il migliore modo di utilizzare Wikipedia - ha
spiegato la Ordonez - è usarla per farsi un'idea generale degli argomenti”. Gli
approfondimenti e le verifiche devono invece essere lasciate ai ragazzi che, in questo
modo, potrebbero contribuire ad affinare le voci dell'enciclopedia libera, rimettendo in
circolo quanto imparato.
In Olanda, il Ministero della Giustizia ha deciso di vietare l'uso di Wikipedia ai suoi 30mila
dipendenti, per via delle eccessive modifiche, apportate dai lavoratori durante le ore
d'ufficio, ai contenuti dell'enciclopedia virtuale. La decisione è arrivata in seguito alla
pubblicazione di un report pubblicato dal magazine Intermediar, secondo cui alcune
modifiche facevano riferimento alla vita privata di qualche politico o deridevano il profilo di
persone coinvolte in casi criminali. Come ha affermato Ivo Hommes, portavoce del
Ministero, «si tratta di una misura temporanea, nel frattempo verrà avviata un'inchiesta
sull'uso e l'abuso che i nostri dipendenti fanno di Wikipedia». Ognuno può modificare in
maniera anonima Wikipedia, ricorda la rivista. Ma è possibile anche risalire al momento
esatto in cui l'inserimento è stato effettuato e all'indirizzo IP della postazione dove si
trovava il diretto interessato. Le modifiche riportate da Intermediar hanno interessato 821
computer provenienti dal Ministero della Giustizia. Ci sono, però, oltre un centinaio di
interventi anche su PC di altri ministeri.
A proposito di neo-nazisti: sono sbarcati sul Web clonando l'interfaccia grafica di Wikipedia
con “Metapedia”, che si dichiara a “marcata vocazione europeista”, e si prefigge la “difesa
delle radici contro l'omologazione culturale” e la “contrapposizione ai nuovi imperi”. Per il
momento consiste di qualche centinaio di voci.
Di idee vincenti Rose ne sa qualcosa, visto che a trent'anni è già a capo di tre aziende
californiane che operano sul web. Ma, soprattutto, è il creatore di “Digg”, la piattaforma
online che permette agli utenti del web di votare una notizia, lasciando così che sia
l'intelligenza collettiva a far emergere i contenuti di maggiore interesse per il lettore. In
questo modo, Rose ha inaugurato un modello riproposto in numerosi servizi e integrato
perfino nei siti web dei quotidiani. «Noi in Digg guadagniamo semplicemente dalla
pubblicità presente sul sito, lavoriamo in quaranta persone, non ci sentiamo una grande
azienda e penso che questo sia importante», ha sottolineato.
Dan Rose, vicepresidente di Facebook, popolare sito di social networking, ha parlato delle
ultime disavventure della sua azienda. «Lo stesso giorno in cui abbiamo presentato la
nuova piattaforma di pubblicità di Facebook - ha spiegato Rose - abbiamo introdotto
Beacon, un servizio per segnalare in tempo reale agli amici gli acquisti online che ogni
utente faceva. È stato immediatamente percepito come una violazione della privacy
personale e come un uso commerciale dei dati degli utenti. L'unica cosa che potevamo
fare a quel punto era ripensare il servizio con occhi esterni. Abbiamo sbagliato, ma
abbiamo reagito tempestivamente, siamo contenti di questo». La morale è chiara: è
necessaria un'elevata attenzione quando si maneggiano servizi come Facebook o
MySpace.
“Quasi sempre” - ha fatto notare un altro ospite di Le Web 3, il designer francese Philippe
Starck - “si è ben disposti nei confronti dell'evoluzione”. Secondo Starck, critico
dell'esasperata enfasi innovatrice del web 2.0, “l'importante è che non si realizzi per il fine
stesso di produrre, ma che qualsiasi azione si inserisca all'interno di una visione più
grande”.
LE WEB 3
Digg
Wikia
AskWiki
Metapedia
Jimmy Wales
Expert System
WikipediaWatch
IL FUTURO DI MICROSOFT
“Una compagna per la vita di tutti”. All'International Consumer Electronic Show di Las
Vegas (CES), una delle più
importanti convention di elettronica,
l' “imperatore” Bill Gates ha
pronunciato il suo ultimo discorso
in qualità di presidente della
Microsoft Corporation, leader
mondiale dell'industria software.
D'ora in poi, dice, si dedicherà
completamente alla filantropia.
La Microsoft, dal canto suo, sta lavorando alla tecnologia “Sync”, per ascoltare musica e
telefonare in auto, che dal 2009 sarà disponibile su tutte le auto Ford, Mercury e Lincoln,
ad una nuova tecnologia che, grazie a un’intesa con ABC e Walt Disney, consentirà di
scaricare da Internet produzioni cinematografiche e televisive mediante la sua consolle per
videogiochi Xbox, mentre la piattaforma “Mediaroom”, consentirà, grazie ad un accordo
con le emittenti TNT e Showtime, di assistere ad eventi sportivi scegliendo l’angolo di
visuale preferito. La stessa piattaforma sarà usata dalla NBC userà per trasmettere su
Internet le Olimpiadi di Pechino, dando la possibilità di personalizzare la visione delle gare
da diverse postazioni.
Attraverso l'interazione vocale e i comandi digitali, Microsoft entrerà non solo nelle
automobili, ma anche nella vita di tutti i giorni, ad esempio consentendo agli utenti di fare
acquisti a distanza. Mentre “Surface”, il maxi-computer “touch-screen” lanciato la scorsa
primavera, diventerà sempre più strumento in dotazione ai negozianti per disegnare in
pochi secondi modelli e prototipi su misura.
Bill Gates non ha dubbi: con o senza di lui, Microsoft è destinata a dominare ancora.
“Negli ultimi dodici mesi, da quando abbiamo annunciato il progetto”, dice Jimmy Wales,
“abbiamo essenzialmente sviluppato la piattaforma. Nel frattempo ci ha raggiunto nel team
Jeremie Miller (il fondatore di “Jabber”, il principale instant massaging per la piattaforma
GNU/Linux) che ha assunto il ruolo di Chief Technical Officer (CTO) del progetto. Insieme
a lui lavorano altre quattro persone stipendiate. Abbiamo inoltre comprato “Grub”, un
progetto promosso dal motore di ricerca “Looksmart”, e ne abbiamo resi pubblici i
sorgenti, in modo tale che chiunque lo desideri può contribuire alla crescita di Wikia
Search o quantomeno sappia come funziona”.
Ma come si presenta Wikia Search all'utente? “Gli utenti possono fare una ricerca come la
farebbero su Google. E possono registrarsi così come lo farebbero su un qualsiasi social
network, con una pagina dove gestire il proprio profilo e cercare amici fra gli altri utenti
registrati. Una volta fatta una ricerca, l'utente può aggiungere una propria definizione ai
risultati che il motore di ricerca offre, allo stesso modo con cui si può aggiungere una voce
nuova su Wikipedia. Inoltre, può decidere se e quanto il risultato corrisponde a ciò che
stava cercando utilizzando una scala da 1 a 5. Tutti questi dati vengono archiviati e
serviranno al motore di ricerca per offrire risultati sempre migliori”.
Ci vorranno comunque almeno due anni perché Wikia Search possa competere con
Google. Nel frattempo, lo scatenato Wales ha anche inaugurato di recente il servizio
“Pediaphon”, che trasforma i testi presenti su Wikipedia in in file audio e podcast da
lasciare sul proprio hard disk o da ascoltare con il lettore Mp3 (per il momento solo nelle
lingue inglese, tedesco e francese). Un simile servizio è offerto anche da “Spokentext”,
che permette di dare la voce a qualsiasi documento di testo (file di Word, file Html, e-mail,
presentazioni Powerpoint, Txt, Rss).
PI 02 aprile 2009
Selezionare le migliori risorse a partire da molteplici motori può essere in effetti un lavoro
complicato per l'utilizzatore: l'avvento di altri strumenti, come l'engine per la ricerca tra i
video o quello per i libri, può rendere la ricerca più complessa e meno immediata di quanto
desiderato. Perché dunque non lasciare che siano gli algoritmi e le macchine a farlo per
l'utente? Una idea nata per caso si è trasformata in una sfida: se all'utente si chiede
semplicemente di inserire un nome o una parola da cercare, dietro le quinte si dovranno
interrogare tanti database quanti tipi di risultati si sceglie di inserire nella ricerca.
Bisognerà poi trovare un metodo per mescolare i risultati, continuando però a seguire una
logica che permetta di collocare ai primi posti i risultati migliori per ciascuna richiesta. Una
sfida anche e soprattutto tecnologica, per garantire quella velocità di feedback che è stata
il cavallo di battaglia di Altavista prima e di Google poi. Ci sono voluti circa 100 ingegneri al
lavoro per tre lunghi anni per portarla a termine, ed è stato necessario anche rivedere
l'infrastruttura informatica che permette al motore di BigG di funzionare.
A Mountain View sostengono di avercela fatta: la homepage in lingua inglese oggi appare
diversa, con alcuni link che si sono spostati alla sommità della pagina stessa e con altri
nuovi comparsi lì accanto. Leggermente differente anche la pagina dei risultati, che
consente di avviare la riproduzione dei filmati indicizzati direttamente senza dover visitare
altre pagine (ma per il momento questa funzione si limita ai video presenti su YouTube e
Google Video). Anche mappe e news, con tanto di immagini esplicative, compaiono ora in
linea con gli altri contenuti. Ma le novità non si fermano qui: Google è ora anche “più
bravo” a capire cosa sta cercando esattamente l'utente, aggiungendo alla pagina risultati
ritenuti utili anche se non direttamente collegati alla chiave di ricerca inserita. Sono inoltre
allo studio altre funzionalità: ad esempio, per collocare un risultato nel preciso arco
temporale in cui è stato creato, oppure per aumentare la personalizzazione della ricerca
seguendo l'ispirazione e i desideri dell'utilizzatore.
BigG va dunque avanti verso la personalizzazione dei servizi per gli utenti: le ultime novità,
come Web History, mostrano appunto la direzione in cui si muove lo sviluppo, cioè fornire
risultati tagliati su misura per chi utilizza il servizio, senza che l'innovazione disorienti o
complichi la vita di chi sceglie Google per le proprie ricerche. La concorrenza però storce il
naso, domandandosi come mai non riceva le stesse attenzioni che Google ottiene ogni
volta che presenta una novità. Eckart Walther, vicepresidente di Yahoo!, ad esempio, ha
rivendicato ben tre anni di lavoro sul modello orizzontale del proprio motore di ricerca. Il
motivo, ribattono gli esperti, c'è: Google riesce ancora a stare un passo avanti a tutti,
grazie a progetti innovativi come CLIR (Cross-Language Information Retrieval), ma,
soprattutto, è un grande polo di attrazione di investimenti pubblicitari. La recente
acquisizione dell'azienda Double Click, uno dei principali operatori della pubblicità online in
America, per 3,1 miliardi di dollari, lo conferma.
GOOGLE SUPREMACY
Secondo uno studio della Graz University, Austria, a cura di un team guidato dal Prof.
Hermann Maurer, a capo dell'Institute for Information Systems and Computer Media
(IICM), Google, il più grande e più popolare motore di ricerca su Internet, rappresenta un
grave pericolo: si starebbe trasformando in una sorta di Grande Fratello orwelliano
creando degli inaccettabili monopoli in molte aree del web.
Secondo gli autori del libro “Luci e Ombre di Google Futuro e Passato dell'Industria dei
Metadati” (Feltrinelli 2007), ci troviamo di fronte ad un colosso, un sistema incredibilmente
pervasivo di gestione delle conoscenze composto da strategie di marketing aggressivo e
oculata gestione della propria immagine, propagazione di interfacce altamente
configurabili e tuttavia implacabilmente riconoscibili, cooptazione di metodologie di
sviluppo del Free Software, utilizzo di futuribili sistemi di raccolta e stoccaggio dati. Il
campo bianco di Google in cui inseriamo le parole chiave per le nostre ricerche è una
porta stretta, un filtro niente affatto trasparente che controlla e indirizza l'accesso alle
informazioni. In quanto mediatore informazionale, Google si fa strumento di gestione del
sapere e si trova quindi in grado di esercitare un potere enorme.
Cosa si nasconde dietro il motore di ricerca più consultato al mondo? Quello che da molti
era stato definito e osannato come il miglior strumento per districarsi tra le maglie di
Internet, pare celare molti segreti ai suoi utenti. Si va dalla scansione delle e-mail del
servizio Gmail alla indicizzazione proposta da Google che sembra in realtà non dare tutte
le risposte richieste dall’utente, fino a ipotesi di violazione della privacy collettiva. Criticare
Google attraverso una disamina della sua storia, la decostruzione degli oggetti matematici
che lo compongono, il disvelamento della cultura che incarna, significa muovere un
attacco alla tecnocrazia e alla sua pervasività sociale.
Das IICM
GNU GRUB
Pediaphon
Spokentext
Searchology
Search Wikia
RAINBOWS END
Ancor prima, nel 1981, il romanzo “True Names” di Vinge aveva già
evocato un mondo virtuale immersivo chiamato “the Other Plane”
(l'Altro Piano). Nel 1995, Kevin Kelly osservava sulle pagine di
Wired: “Molti veterani di internet citano True Names come una
influenza seminale riguardo le loro idee di net-politica... è diventato
un cult anche tra gli hackers, ha anticipato tutto, dai giochi interattivi
in rete a Neuromancer e Matrix”.
Nel 1984 e nel 1986, Vinge colpì ancora con un paio di romanzi più
tardi pubblicati insieme col titolo “Across Realtime”, in cui Vinge
proponeva che il progresso tecnologico sarebbe presto accellerato
verso un picco di tale intenso cambiamento da rendere l'umanità
irriconoscibile. La sua descrizione di tale metamorfosi, che egli
stesso definì “singolarità”, ha guidato in seguito molte visioni dello sviluppo tecnologico del
21imo secolo.
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