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Bukowski. Inediti di ordinaria follia – Vol. 7
Bukowski. Inediti di ordinaria follia – Vol. 7
Bukowski. Inediti di ordinaria follia – Vol. 7
Ebook377 pages4 hours

Bukowski. Inediti di ordinaria follia – Vol. 7

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About this ebook

Charles Bukowski è uno degli autori più conosciuti e apprezzati della letteratura statunitense del Novecento. E il più controverso. La sua ingente produzione, che comprende romanzi, racconti e poesie, si avvale dell’imprescindibile confronto con la vita, quella autentica che Bukowski ha realmente vissuto sulla propria pelle.
La miscellanea “Inediti di ordinaria follia – Vol. 7” comprende trenta poesie e altrettanti racconti. In ognuno dei testi l’autore ha raccontato la vita vera, fatta di sofferenza, di sospetti, di compromessi ma anche di gioia, di risate e di amore. E lo ha fatto attingendo alle proprie esperienze e sensazioni, incurante delle mode stilistiche ed editoriali.
La selezione è il risultato della settima edizione del Premio Letterario Nazionale Bukowski.
LanguageItaliano
Release dateJun 21, 2020
ISBN9788832927023
Bukowski. Inediti di ordinaria follia – Vol. 7

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    Bukowski. Inediti di ordinaria follia – Vol. 7 - AA. VV.

    Racconto

    Prefazione

    Potremmo partire dai numeri, che ancora una volta confermano la fiducia che molti aspiranti scrittori ripongono nel Premio Bukowski. Potremmo affidarci alla scaramanzia, e sostenere con un po’ di orgoglio che abbiamo superato senza intoppi persino le insidie del settimo anno, per tradizione foriero di crisi o di ripensamenti.

    Preferiamo invece iniziare da un sincero e non retorico: Grazie.

    Inutile girarci attorno. L’edizione 2020 del premio Bukowski non può essere considerata come le altre. Sono stati mesi difficili, drammatici in cui ognuno di noi, chi più chi meno, si è trovato a rimescolare le proprie vite, a fare i conti con un’esperienza nuova e imprevedibile, che nessuno avrebbe mai immaginato di dover fronteggiare.

    Ne ha risentito anche il Premio (e non solo perché non ci sarà la consueta cerimonia di premiazione). Forse anche il modo in cui ci siamo posti di fronte alle opere in concorso è stato diverso. La lettura dei manoscritti ha coinciso infatti con il momento più delicato, quello del Lockdown. Abbiamo avuto più tempo a disposizione per leggere, per valutare, per entrare in sintonia (o in disaccordo) con le parole e le idee degli autori. La prima sensazione, lo ammettiamo, è stata di straniamento. I lavori, scritti in tempi non sospetti, ci hanno catapultato in un’atmosfera pre-coronavirus. Se accanto a noi il mondo veniva stravolto dall’emergenza sanitaria, il Premio Bukowski ci ha permesso non solo di evadere dal quotidiano (sarebbe riduttivo e ingeneroso); ma anche di riflettere su come la scrittura (e in senso più generale l’arte) sia ancora in grado di porsi come volano di un cambiamento propositivo, come punto di riferimento sociale e culturale.

    Ci ha fatto piacere infatti notare nei manoscritti in concorso un’attenzione maggiore rivolta a temi come la violenza sulle donne, la crisi del lavoro, il tema ambientale, il dramma dei migranti, il bullismo, la necessità di alimentare la nostra memoria storica. Temi fondamentali che l’urgenza del coronavirus ha per forza di cose spostato sullo sfondo del dibattito e dell’interesse pubblico. Voi ci avete permesso di mantenere la luce anche su queste problematiche, di ricordarci che l’emergenza sanitaria trascinerà con sé tutte quelle grandi questioni che il mondo contemporaneo non ha ancora saputo risolvere.

    Ci avete offerto domande, spunti di riflessione, possibili soluzioni. Punti di vista mai banali e ricchi di suggestioni. E proprio per questo motivo, forse ancora più degli altri anni, ci teniamo a dirvi Grazie per aver condiviso con noi il vostro affresco sul mondo.

    Siamo sicuri (o forse ci sbagliamo, chissà) che l’edizione del prossimo anno subirà l’influenza di questa emergenza sanitaria. Questi mesi drammatici saranno (o forse lo sono già stati) per molti di voi lo spunto per trovare nuove risorse e nuove idee. Noi saremo ancora una volta pronti ad accoglierle e a valutarle, consapevoli dell’importanza crescente che il Premio Bukowski sta conquistando nel panorama letterario nazionale.

    La Giuria

    (Simona Viciani, Rosa Galli Pellegrini, Michele Nardini)

    Classifica finale

    VII ed. Premio Letterario Nazionale Bukowski

    Sezione Poesia inedita

    classificato: Alessandro Izzi - Ci scrivevamo

    classificato: Cristiano Zuccarelli - Va’ a laura’ barbun

    classificato: Vittorio Di Ruocco - La luna in fondo agli occhi

    Premio Speciale della Giuria:

    Simone Sagripanti - All’ombra di quell’ombrellone c’era tutto

    Menzione Speciale:

    Massimiliano Di Mario - Bastarda

    Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):

    Daniele Giovanni Baccaro - Fine

    Antonio Bini - Leggiadria

    Giancarlo Bozzetta - Sotto i fiori

    Devid Bracaloni - I figli del tablet

    Luca Bucciantini - Migrante 3.0

    Erika Caser - Tango

    Daria D. - Accerchiato

    Francesco D’Andrea - Ferite di luna

    Lara Della Gaspera - Un edificio collassato

    Stefano Fissi - Seduzione

    Alessandro Gelmi - Notturno impoetico

    Gabriele Ingannamorte - Posto su un gommone vista felicità

    Laura Leone - Mi piace fare le scale

    Lorenzo Meozzi - Night line

    Giacomina Nolli - Vertigine

    Rocco Pagliani - Il sentiero

    Davide Parma - Fiori d’inverno

    Andrea Patrizi - La cosa più bella

    Margherita Resta - Cara cura

    Alessio Romanini - Anfratto di rocce

    Fabrizio Rosso - 3046

    Donatella Sarchini - Gli eroi muoiono giovani

    Stefania Silvestri - Piccolo Aylan

    Giovanni Tavčar - Io amo la vita

    Paolo Zanelli - Io sono l’orso

    Sezione Racconto inedito

    classificato: Simone Nepa - Il mattatoio delle anime dannate

    classificato: Massimiliano Di Mario - Saggio sulla legge di conservazione dell’energia

    classificata: Lucia Lo Bianco - Le Donne lo dicono

    Premio Speciale della Giuria:

    Emanuela Portunato - Il racconto del partigiano Ettore

    Menzione Speciale:

    Aldo Bandinelli - La scomparsa dei dinosauri

    Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):

    Giulia Bernardi - Pastasciutta a mezzogiorno

    Patrizia Birtolo - Body Painting

    Antonio Branda - Fluffy

    Luca Bucciantini - Il tempo, la vita, la morte

    Stefano Camossi - La parodia dell’essere umano

    Erika Caser - Il ladro dei ricordi

    Daria D. - Dead pool

    Elisa Dall’Aglio - Le ragazze della psichiatria

    Deadlyluka - Luce rossa

    Andrea Fassi - La Macchina del giovane Saleri

    Umberto Galli - In cielo

    Liliana Gatto - Hotel Harena Blanca

    Giorgio Ghibaudo - Buongiorno

    Stefano Giulidori - Sicuro che non c’è un dentista?

    Alessandro Izzi - Il ponte

    Patrizia Maria Macario - La perfetta, imperfetta

    Marco Mallica - Ballata dell’amore perduto

    Mario Eleno, Manuela Muse - Storia di una bastarda

    Roberto Marsiglia - Un orgasmo al mese

    Miriam Merico - Lumache

    Selene Pascasi - L’uomo che cercava la moglie in mare

    Sandra Puccini - La matricola

    Giovanni Renella - Come un dito nel culo

    Emanuele Rizzi - La stazione dei ricordi

    Davide Torelli - Racconta, per bene

    Sezione Romanzo inedito

    classificato: Simone Pangia - Il vizio delle cose pure

    classificata: Giovanna Angela Parodi - L’estate di Angela

    classificato: Elio Forcella - Cani di strada

    Premio Speciale della Giuria:

    Alessandro Domenici - La ricerca dell’estasi

    Menzione Speciale:

    Luca Bovino - Tutta una questione di algoritmo

    Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):

    Sandro Barchielli - Vita privata

    Federico Bardanzellu - Lo zucchero nel cappuccino

    Valentina Basile - Tu

    Sara Bondioli - Ciao vento

    Luca Bucciantini - Ivo… il soldato

    Andrea Calugi - Giorni ribelli

    Paolo Cerini - Cold turkey

    Giancarlo Cotone - La sposa cinese

    Ugo Criste - Il viaggio

    Angelo de Marco - …Oltre i Servizi Segreti

    Ines Desideri - Il rovescio del tempo

    Giuseppe Sergio Gabetta - La sarta

    Erica Gibogini - I colori di una vita

    Simone Nepa - Domino, cronaca di una giornata romana

    Milvio Vincenzo Paci - Il binario morto

    Lorenzo Palaia - Se l’uomo ha paura di se stesso. Storia di Nino

    Gianluigi Pallotta - La forza ondivaga del passato

    Daniela Pasqualetti - Volare

    Federico Pavan - Badlands

    Marco Emanuele Pollano - Meridiana

    Frankie Castiglione Sabina Calabrese - Lo Scacchiere dell’Odio

    Federica Sazzini - Una Perfetta Solitudine

    Francesca Sivori - Io sono una famiglia

    Franco Sorba - Fantasmi e inganni

    Matteo Zolla - Ciancianese Football club

    Sezione Poesia

    Daniele Giovanni Baccaro

    Finalista Sezione Poesia

    Fine

    Amo

    la melodia sottilissima

    dei corvi affamati

    molto meno le formiche

    che inspirano soffocando

    pesante fumo

    di caffè.

    Antonio Bini

    Finalista Sezione Poesia

    Leggiadria

    Scalpitante

    la giovane puledra

    offre al sole

    grandi occhi dolci

    criniere al vento

    ai fiori

    labbra tremule.

    Pulsa in esubero

    la vita dentro il petto

    turgido il cuore

    indaga ogni confine

    felice d’ogni incontro

    esplora la vita.

    Trotta gioiosa

    sulle cosce snelle

    impone fronte

    mentre ancheggia fiera

    spande un respiro

    che consuma il mio.

    Resto rapito

    dall’effervescenza

    miro turbato

    le tornite forme

    sono pervaso

    dalla voce calda

    tutta la verde età

    sembra riemersa

    ma è solo un brivido

    lungo il mio corpo stanco.

    Giancarlo Bozzetta

    Finalista Sezione Poesia

    Sotto i fiori

    Guarda

    fiori spontanei, muffe rossicce

    e semafori arancio tra la nebbia

    ragazzine,

    mendicano soldi alla mano

    e cuore in gola i poveri puttanieri

    contemplarsi

    d’occhi efferati nell’ora che non passa

    -cielo bucato-

    un turnista una lucciola un kleenex macchiato

    una madre un padre neppure guardandosi.

    Camminare, notte

    quando non c’è più nessuno

    il cuore rimbomba,

    non è come passeggiare

    volontà sbiadisci, esala misericordia

    l’alba è lontana, lontano il sole

    e Dio

    caduto sotto i fiori

    nel completo silenzio

    ora che tu e io siamo la stessa cosa.

    Devid Bracaloni

    Finalista Sezione Poesia

    I figli dei tablet

    Che ne sanno i bambini dell’odore

    del pane o del ragù cotto per ore?

    Che ne sanno del gusto

    di bere senza fondo a una fontana,

    del maggese nei campi o delle bucce

    mangiate con il frutto?

    E ancora, che ne sanno dei colori

    di un ramo di ciliegio a primavera

    o del verso nei fossi della rana?

    Che ne sanno di quel che si faceva?

    Racconterò a loro di noi, sporchi

    di fango dietro a un pallone, dei vasi

    spaccati alla vicina, della noia

    dei sabati inevasi

    a guardare il soffitto per la pioggia.

    Racconterò a loro del rincaro

    a casa per le note

    prese a scuola, di come batte il cuore

    se giochi a nascondino

    e che il tempo finisce anche a un bambino.

    Aspetterò che schiudano i loro occhi

    a un mondo anticamente sempre nuovo.

    Aspetterò che sentano il bisogno

    di vendemmiare i giorni

    con cose povere, ma ancora vive,

    con cose logore, ma ancora vere.

    Sarò un padre virtuale,

    che sfogherà la fame di sapere

    se sia salubre bere a una fontana

    e divertente giocare a campana.

    Luca Bucciantini

    Finalista Sezione Poesia

    Migrante 3.0

    Al di là di inutili parole,

    come inutile sembra il tuo colore,

    pesante più dell’essere uomo,

    angosciante più dell’avere paura.

    Al di là dell’onda, che nell’oscura notte,

    piano ma inesorabile, con viscida contraddizione,

    con infame indifferenza, con perfida rassegnazione,

    cancella sguardi e contorni di una vita.

    Al di là di quel blu profondo,

    dove occhi persi cercano, frugano,

    dove cuore prega, si prostra, si arrende,

    alla paura, al ricordo… all’eterno.

    Al di là ti sembra di toccare,

    futuro e speranza di afferrare,

    e in ciò che senti,

    l’anima sorride e cede calore.

    Al di là di tutto quel passato,

    sole finalmente vedi,

    mano che si tende vedi,

    dolore servito a sperare senti.

    Tu non lo sai… ma al di là ci siamo solo noi,

    ormai migranti da sentimento e compassione,

    uomini sorretti da dubbi,

    spaventati da devastante ignoranza,

    che, con superficiale tocco e leggero soffio,

    recondita anima e traballante memoria,

    cancellano inesorabili.

    Sì! Al di là… troverai solo noi,

    con la paura di te, e con l’eterna illusione,

    che sia sufficiente tenerti lontano,

    affinché, per sempre,

    rimanga candida la nostra mano.

    Erika Caser

    Finalista Sezione Poesia

    Tango

    Stringimi

    forte come hai fatto mai.

    Stringimi,

    per le strade affollate che odorano di vita.

    Il mondo ci guarda

    amore mio…

    Nessun limite alla passione che stanotte ci ammalia

    amore mio…

    Prendimi

    e

    fammi danzare.

    Un ultimo ballo solo per noi.

    Mi hai seguita, cercata come un proibito frutto.

    Voglio respirare il tuo respiro,

    volteggiare sui miei tacchi lucenti.

    Il battito accelera,

    le gocce di sudore brillano sulla pelle

    tua, mia.

    Non c’è nessuno stasera!

    Solo le note di una melodia di un ballo argentino.

    Il profumo dei capelli sciolti accarezzati dalle tue dita.

    Fammi godere nella luce dei tuoi occhi.

    Note sensuali,

    sembrano non finire mai

    e mi portano a intrecciare il mio corpo al tuo.

    Non c’è nessuno stasera,

    amore mio!

    Solo tu, solo io!

    Daria D.

    Finalista Sezione Poesia

    Accerchiato

    Parole cerchiate di nero

    mi guardano come occhi pesti di sonno

    balliamo una danza macabra

    in queste notti insonni in cui mi sento un poeta

    e vorrei dargli un’altra vita

    prima che l’alba sorga su questi fogli di carta

    e io mi accorga di non sapere chi sono

    accerchiato dalla mia commovente illusione.

    Parole cerchiate di nero

    ci ho posato sopra tazze di espresso

    e di caffè americano

    ma non li distinguo

    di notte, tutti i caffè sono neri…

    anche i miei pensieri.

    Qual era l’oceano che mi separava da te?

    Se l’avessi saputo

    non sarei salpato verso un mare di parole alla deriva

    e ora annego con loro

    sognando che sarò un grande poeta.

    Ma il caffè mi viene bene

    non è un gran talento

    lo so

    ma almeno ho qualcosa da offrirvi

    se verrete a trovarmi

    se non vi fa paura la mia compagnia.

    Francesco D’Andrea

    Finalista Sezione Poesia

    Ferite di luna

    Donne

    invocano il Dio dell’amore

    e gridano

    nel silenzio dell’anima.

    Nei labirinti

    della violenza

    non palpita il sole,

    non volano garofani rossi.

    Trasuda

    solo umiliazione,

    urla, possessione

    odio e lamenti.

    Rivoli di papaveri

    scivolano

    dagli occhi,

    dalla bocca,

    dal costato.

    Fra quelle quattro mura

    esistono uomini

    che non sanno

    cos’è la luna.

    Hanno il volto di coniglio.

    A volte

    inzuppati dall’alcol

    strillano sillabe in fiamme,

    pugni,

    sassi di dolore,

    parole sussurrate

    come schegge d’argento.

    Lucifero

    in una notte tempestosa.

    Ci sono ancora

    farfalle silenziose

    fra di noi:

    stanno soffrendo.

    Cercano

    la luce delle stelle.

    Lara Della Gaspera

    Finalista Sezione Poesia

    Un edificio collassato

    mi ha sussurrato storie

    di amori fugaci

    dal sapore di festa.

    I ragazzi senza nome

    hanno danzato mille albe

    fra le sue mura opache,

    riflettendo i corpi avidi

    nelle pozzanghere luminose

    della notte.

    Una strada laterale

    mi ha mostrato

    la donna

    che la domenica

    elemosina

    un minuto di attenzione.

    Mi ha venduto un fiore.

    Lo do alla città

    mia eterna amica.

    Mi ha raccolto molte volte

    da terra

    come un cane randagio.

    Massimiliano Di Mario

    Menzione Speciale Sezione Poesia

    Bastarda

    Firenze è bastarda

    con le sue mandrie di turisti

    e le maioliche aggrappate

    alle mansarde chiuse

    i vinaini intasati di braccia nude

    d’estate e le cannucce

    accartocciate ai piedi in pietra

    di un Giovanni dalle Bande Nere

    a due passi appena dall’Arno

    finalmente silenzioso quando torni

    a casa la sera e attraversi

    il bianco e il verde dei marmi

    anneriti dai sospiri e dalle mani sudate

    ma ai fieri intarsi delle porte preferisci

    un sasso liscio e ancora sporco

    di terra rossa lanciato

    nella noia temeraria del Mugnone

    mentre ti infili sotto archi e binari

    sulle tracce di una periferia

    così lauta di rumore e così

    avara di spazi.

    Firenze è cresciuta bastarda

    con la sua incestuosa voglia

    di trifore vetrine e taxi

    cocktail bar e pizzicagnoli

    palazzi incastonati di neon

    araldiche serrande di forni

    che si risvegliano agli angoli

    di strade troppo strette

    come le palpebre che calano

    sotto lattine di birra spacciate

    controvoglia da pachistani stanchi

    ormai troppo calde tra mani

    ubriache di noia.

    Firenze è fatta di albe

    sorte all’improvviso

    incerte e intiepidite a modo

    da fuochi fatui di falene

    che trascinano con sé

    macerie dai nomi nuovi

    fin su tra i colli

    verso gli antichi sentieri

    aggrappati alle vigne selvagge

    dove divinità etrusche della morte

    hanno seppellito con le unghie

    le loro lunghe ombre

    pellegrine di valle e di bosco

    che cercano a tentoni il mare

    germogliando nei calici baciati

    dalle labbra di bucchero

    di chi si vuole abbandonare

    al guinzaglio di un vicolo

    buio dominato da attici.

    Firenze è un teatro di pietra

    e di carta una via torta quanto basta

    a smarrire la strada

    o a trovarla

    un lime spremuto a metà

    in cui rimane sospesa una goccia

    una mano che impasta tabacco

    in Canto alla Quarconia una soglia

    una Babilonia di lingue in rivolta

    permanente premute assieme

    una caviglia divorata da sciami

    di zanzare cannibali da marzo

    a dicembre un letto

    in cui dormire senza mai riposare

    accompagnati male o solitari.

    Firenze è la bestia bastarda

    e troia e infida e scaltra

    perché ha mille facce

    e non ha bisogno di te di me

    e delle mie liriche scalze

    lei ci sopporta -ci convive-

    come si fa col caldo le formiche

    e gli amanti gelosi e tu

    tu la ami con i pugni chiusi

    il sangue a fontana dagli occhi

    come si fa con certe bugie sante

    i brutti sogni di là del cuscino

    e i dannatissimi amori rimpianti.

    Vittorio Di Ruocco

    3o classificato Sezione Poesia

    La luna in fondo agli occhi

    L’aurora era ormai sorta nel tuo cuore

    dopo giornate intrise di paura

    lungo le rotte ignote dell’inganno

    sopra quel mare perso all’orizzonte.

    Sembrava estinto il mondo del dolore

    del sangue sparso sopra le preghiere

    e piaghe spalancate sui ricordi.

    E sulle onde andava la speranza

    ancora viva, quasi una presenza,

    nel viaggio temerario contro il tempo.

    Ma i buchi della notte erano abissi

    profondi più dell’ultima certezza

    di essere vicina al tuo riscatto.

    Nei giorni tenebrosi del martirio

    le lacrime raccolte tra le mani

    placarono la tua incruenta rabbia

    per le frustate infami dei negrieri

    che fecero a bocconi la tua pelle.

    Al termine del giro di torture

    stringesti sul tuo petto il suo sorriso

    e quell’inferno in terra in un istante

    disparve nelle vele del tramonto.

    E come nelle storie maledette

    bandite dalle vie della fortuna

    quando la barca si aggrappò alla riva

    vedesti un corpo esanime e scarnito

    col volto sprofondato nella sabbia.

    La cicatrice impressa sulla mano

    non ti lasciò sospesa a nessun dubbio:

    lo sposo tuo adorato, Asif Kassam,

    partito con la luna in fondo agli occhi,

    arrampicato ai lembi della vita,

    aveva addosso i segni della morte

    e un grappolo di sogni tra le dita.

    Stefano Fissi

    Finalista Sezione Poesia

    Seduzione

    L’abbelliscono con un panno vago

    di nudità, e che non viva tra noi

    ma appartenga la ninfa al sottobosco

    partecipe degli altri suoi somigli

    sorgive impertinenze de’ germogli

    corolle straripanti di fragranze.

    Strizza l’occhio al provetto senatore

    d’anni consunto e di brame represse

    lo riporta per un attimo al vigore

    che credeva lasciato ai suoi nipoti

    lo spinge per la via delle promesse

    dov’è sepolta la spoglia del giudizio.

    Lì lui perde ogni senso del pudore

    continenza deposta tra le ortiche

    s’imbeve degli effluvi della pelle

    alza gl’occhi alle stelle permissive

    respira l’ultimo afflato d’umori

    posa il capo sull’erba di rugiada.

    Si ridesta e lei sparisce tra le felci

    dolce miraggio tremula illusione

    o monito di vita non vissuta

    nei sensi che s’annebbiano di sogni

    il ricordo si dissipa tra ebbrezze

    di filamenti dorati del meriggio.

    Alessandro Gelmi

    Finalista Sezione Poesia

    Notturno impoetico

    Pioggia trasuda dagli

    aridi muri delle case,

    che sembra pianto di creta

    su volti impastati

    di cemento e d’apatia.

    Sfavillano luci artificiali

    spasmi elettrici che inondano

    le umide lingue di pece

    delle strade; non geme

    la città anche se è ormai

    morto l’ultimo sole.

    E in questa sera senza poesia

    è un vociare d’anime indistinte

    che scorre lento sulla pelle

    senza attraversarmi

    è un silenzio

    che uccide sull’asfalto

    la voglia di uscire da me stesso.

    Gabriele Ingannamorte

    Finalista Sezione Poesia

    Posto su un gommone vista felicità

    Tempo gloria e libertà,

    negli occhi tuoi antichi di bimbo

    riecheggia il grido furente

    dalle pupille color terra

    intrise del sangue rappreso dei ricordi violenti

    di un’infanzia dolorosa

    di un’adolescenza perduta

    di un popolo,

    disperso dall’avidità dei pochi

    dall’ipocrisia dei molti,

    e dall’indifferenza di tutti

    proteggerai per sempre

    la tua pelle d’adulto

    ingabbiata da quel maledetto salvagente

    ch’ancor ogni notte ti soffoca tra le lenzuola,

    che non ti permette d’andare a fondo

    e che pur stringi stretto come quel panno

    che t’accompagnava nei tuoi candidi sonni

    di bambino.

    Alessandro Izzi

    1o classificato Sezione Poesia

    Ci scrivevamo

    Ci scrivevamo,

    quando era buio,

    parole d’azzurro e di nero,

    mimando discreti,

    nel volo di mani,

    il soffio di luce dei mastri vetrai.

    Ci scambiavamo,

    quando era freddo,

    parole di fuoco su pagine arse,

    aprendo orizzonti di fumo

    che nemmeno il vento

    ha col tempo dissolto.

    Chiedetelo a lui

    il senso del verbo.

    Chiedete alla brezza

    come nutrisse la brace,

    mangiando distanze,

    sfamando silenzi.

    Io ora mi chiedo:

    sarebbe lo stesso

    a scriverci oggi?

    Avremmo imparato anche noi

    questa corsa feroce

    di lettere e grigio?

    Ci avrebbe detto

    chi siamo?

    Che cosa vogliamo?

    E durerebbe ancora,

    come tuttora perdura,

    questo cercarti

    tra i fogli più bianchi?

    Laura Leone

    Finalista Sezione Poesia

    Mi piace fare le scale

    Mi piace fare le scale

    a piedi

    guardare i tappeti

    sentire gli odori davanti agli usci

    farmi aspettare.

    Faccio le scale

    lento

    leggo i nomi ai campanelli

    le porte mi guardano

    anche di spalle, mi seguono

    fino alla prossima rampa.

    Salgo, le mani in tasca e il mento in alto

    non tocco il passamano

    lo osservo da lontano

    poi al quinto piano m’appoggio.

    Quanto sei freddo,

    non ti tocca più nessuno?

    Mi piace fare le scale

    guardare fuori dalle finestre il mare

    raramente

    il cortile interno più di sovente

    in città

    di piante e panni appesi e oggetti strani

    lavatrici, e ombre

    dietro le tende.

    Faccio le scale e ho sempre il fiatone,

    un po’ è l’emozione.

    Mi piace

    farmi aspettare

    prolungare l’attesa

    rotolare in alto giù dall’androne

    un missile al rallenty,

    moviola a spirale.

    Primo piano profumo d’arrosto,

    continua al secondo mi pare

    o è la fame

    scompare al piano superiore

    e quel signore del terzo

    lui non ha cucinato

    è impegnato a meditare

    mi distraggo pensando,

    e io più salgo e più mi manca il fiato.

    Inciampo e rido

    mi aggrappo all’intonaco scrostato

    che è a forma di gatto

    o di drago,

    è a forma di nuvola,

    è difforme.

    Intonaco.

    Scrostato.

    Mi piace fare le scale

    annusare l’umido

    non avere fretta

    di arrivare

    sentire una tivvù

    e un telefono squillare

    e se la porta è chiusa, quando arrivo, bussare.

    Poco prima, sull’ultimo scalino, guardarmi indietro

    e dubitare.

    Che abbia sbagliato portone?

    Lorenzo Meozzi

    Finalista Sezione Poesia

    Night line

    La notte mi ingoia

    lo fa sempre

    lo fa spesso

    lo fa anche adesso.

    Mi mastica forte

    e mi sputa in città dal peso enorme

    e dai nervi scoperchiati.

    A ogni sputo di città

    c’è un nuovo peso da amalgamare

    partendo dai tetti

    fino alle strade

    partendo dalle insegne fino ai sogni.

    Sull’asfalto dove si affolla la gente

    si affollano le debolezze

    la mia anarchia sofferente

    la mia scommessa con il futuro.

    L’alcol santifica la gola

    lubrifica lo stomaco

    tutto mi parla di noi

    io il soggetto

    il noi la specificazione

    miseri e scrostati

    abbandonati a ululare alla luna

    con lo smog che ci stupra

    fino ai polmoni.

    La notte mi ingoia

    ogni tanto mi dà sua sembianza

    mi sento scuro

    mi sento oscuro.

    Fumo alle pareti

    l’idiota di turno

    che passa e ti guarda

    il primo che guarda

    è sempre il più debole

    è l’affascinato, lo stordito

    lo schiavo della tua bellezza

    il suddito dei tuoi occhi ribelli

    che vive perché il tuo cuore batte

    e il suo si affanna e batte di rimando.

    Non voltarti mai

    se ne accorgerebbe.

    Giacomina Nolli

    Finalista Sezione Poesia

    Vertigine

    è una confusione di sensi

    la bocca vede quello che gli occhi dicono

    il naso tocca quello che la mano odora

    un valzer degenerato si ripete all’infinito

    se la testa prova quello che il cuore pensa

    quando l’acqua rompe gli argini

    il fiato si fa corto e io

    non scendo più da questa vertigine

    Rocco Pagliani

    Finalista Sezione Poesia

    Il sentiero

    Nel roveto uno stretto sentiero

    a colmare la distanza

    tra me e me.

    L’anima confitta

    nello scuro cunicolo,

    imprigiono le parole,

    fauno saltellante

    fra giochi illusori di specchi

    e trastulli di fievoli lampi.

    Lacerato, disgregato

    nell’alterno riflesso

    di sogno e verità,

    ho fermato il passo

    a blandire la mia pena.

    Nell’aria ferita

    dal gracchio dei corvi,

    a schernire il destino negato,

    mi ostino a sperare

    che l’ansito del mare,

    il sussurro del vento,

    l’aroma della terra lustra di pioggia

    e la corona dei monti innevati,

    rilucente al trascolorare del giorno,

    tappezzino di nuovi ricordi

    l’atroce abbandono

    e mi rendano

    il perduto sentore della vita.

    Davide Parma

    Finalista Sezione Poesia

    Fiori d’inverno

    Minuti

    in boccio

    stanno

    punti

    al colmo d’esili steli

    stretti e chiusi

    curvano

    le verdi gambe

    al soffio dell’inverno

    dormono

    adesso

    e nel minimo vigore cullando

    sognano

    altro

    vento

    sopra le corolle

    quando

    alla luce

    di un’alba madida

    s’apriranno

    per danzare

    agili e duri

    nella verde distesa

    dei prati

    Andrea Patrizi

    Finalista Sezione Poesia

    La cosa più bella

    la cosa più bella di prendere il treno

    è guardare le teste che vanno su e giù

    ondeggiando

    a ritmo instabile

    di chi si addormenta.

    la cosa più bella

    di andare al ristorante

    è non dover lavare i piatti.

    la cosa più bella

    del giorno

    è che puoi dormire

    mentre gli altri

    impazziscono.

    la cosa più bella della notte è impazzire

    mentre i veri matti

    dormono beati.

    la cosa più bella del mondo

    è il silenzio

    alle cinque e mezza del mattino.

    la cosa più bella

    di quest’alba è

    bianca nuda e sdraiata

    accanto a me.

    Margherita Resta

    Finalista Sezione Poesia

    Cara cura

    Sento suonare la tua chitarra.

    Dove sei

    amore mio,

    quando insegui

    la coda delle cose.

    E provi e riprovi i

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