Bukowski. Inediti di ordinaria follia – Vol. 7
By AA. VV.
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La miscellanea “Inediti di ordinaria follia – Vol. 7” comprende trenta poesie e altrettanti racconti. In ognuno dei testi l’autore ha raccontato la vita vera, fatta di sofferenza, di sospetti, di compromessi ma anche di gioia, di risate e di amore. E lo ha fatto attingendo alle proprie esperienze e sensazioni, incurante delle mode stilistiche ed editoriali.
La selezione è il risultato della settima edizione del Premio Letterario Nazionale Bukowski.
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Book preview
Bukowski. Inediti di ordinaria follia – Vol. 7 - AA. VV.
Racconto
Prefazione
Potremmo partire dai numeri, che ancora una volta confermano la fiducia che molti aspiranti scrittori ripongono nel Premio Bukowski. Potremmo affidarci alla scaramanzia, e sostenere con un po’ di orgoglio che abbiamo superato senza intoppi persino le insidie del settimo anno, per tradizione foriero di crisi o di ripensamenti.
Preferiamo invece iniziare da un sincero e non retorico: Grazie.
Inutile girarci attorno. L’edizione 2020 del premio Bukowski non può essere considerata come le altre. Sono stati mesi difficili, drammatici in cui ognuno di noi, chi più chi meno, si è trovato a rimescolare le proprie vite, a fare i conti con un’esperienza nuova e imprevedibile, che nessuno avrebbe mai immaginato di dover fronteggiare.
Ne ha risentito anche il Premio (e non solo perché non ci sarà la consueta cerimonia di premiazione). Forse anche il modo in cui ci siamo posti di fronte alle opere in concorso è stato diverso. La lettura dei manoscritti ha coinciso infatti con il momento più delicato, quello del Lockdown. Abbiamo avuto più tempo a disposizione per leggere, per valutare, per entrare in sintonia (o in disaccordo) con le parole e le idee degli autori. La prima sensazione, lo ammettiamo, è stata di straniamento. I lavori, scritti in tempi non sospetti, ci hanno catapultato in un’atmosfera pre-coronavirus. Se accanto a noi il mondo veniva stravolto dall’emergenza sanitaria, il Premio Bukowski ci ha permesso non solo di evadere dal quotidiano (sarebbe riduttivo e ingeneroso); ma anche di riflettere su come la scrittura (e in senso più generale l’arte) sia ancora in grado di porsi come volano di un cambiamento propositivo, come punto di riferimento sociale e culturale.
Ci ha fatto piacere infatti notare nei manoscritti in concorso un’attenzione maggiore rivolta a temi come la violenza sulle donne, la crisi del lavoro, il tema ambientale, il dramma dei migranti, il bullismo, la necessità di alimentare la nostra memoria storica. Temi fondamentali che l’urgenza del coronavirus ha per forza di cose spostato sullo sfondo del dibattito e dell’interesse pubblico. Voi ci avete permesso di mantenere la luce anche su queste problematiche, di ricordarci che l’emergenza sanitaria trascinerà con sé tutte quelle grandi questioni che il mondo contemporaneo non ha ancora saputo risolvere.
Ci avete offerto domande, spunti di riflessione, possibili soluzioni. Punti di vista mai banali e ricchi di suggestioni. E proprio per questo motivo, forse ancora più degli altri anni, ci teniamo a dirvi Grazie per aver condiviso con noi il vostro affresco sul mondo.
Siamo sicuri (o forse ci sbagliamo, chissà) che l’edizione del prossimo anno subirà l’influenza di questa emergenza sanitaria. Questi mesi drammatici saranno (o forse lo sono già stati) per molti di voi lo spunto per trovare nuove risorse e nuove idee. Noi saremo ancora una volta pronti ad accoglierle e a valutarle, consapevoli dell’importanza crescente che il Premio Bukowski sta conquistando nel panorama letterario nazionale.
La Giuria
(Simona Viciani, Rosa Galli Pellegrini, Michele Nardini)
Classifica finale
VII ed. Premio Letterario Nazionale Bukowski
Sezione Poesia inedita
classificato: Alessandro Izzi - Ci scrivevamo
classificato: Cristiano Zuccarelli - Va’ a laura’ barbun
classificato: Vittorio Di Ruocco - La luna in fondo agli occhi
Premio Speciale della Giuria:
Simone Sagripanti - All’ombra di quell’ombrellone c’era tutto
Menzione Speciale:
Massimiliano Di Mario - Bastarda
Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):
Daniele Giovanni Baccaro - Fine
Antonio Bini - Leggiadria
Giancarlo Bozzetta - Sotto i fiori
Devid Bracaloni - I figli del tablet
Luca Bucciantini - Migrante 3.0
Erika Caser - Tango
Daria D. - Accerchiato
Francesco D’Andrea - Ferite di luna
Lara Della Gaspera - Un edificio collassato
Stefano Fissi - Seduzione
Alessandro Gelmi - Notturno impoetico
Gabriele Ingannamorte - Posto su un gommone vista felicità
Laura Leone - Mi piace fare le scale
Lorenzo Meozzi - Night line
Giacomina Nolli - Vertigine
Rocco Pagliani - Il sentiero
Davide Parma - Fiori d’inverno
Andrea Patrizi - La cosa più bella
Margherita Resta - Cara cura
Alessio Romanini - Anfratto di rocce
Fabrizio Rosso - 3046
Donatella Sarchini - Gli eroi muoiono giovani
Stefania Silvestri - Piccolo Aylan
Giovanni Tavčar - Io amo la vita
Paolo Zanelli - Io sono l’orso
Sezione Racconto inedito
classificato: Simone Nepa - Il mattatoio delle anime dannate
classificato: Massimiliano Di Mario - Saggio sulla legge di conservazione dell’energia
classificata: Lucia Lo Bianco - Le Donne lo dicono
Premio Speciale della Giuria:
Emanuela Portunato - Il racconto del partigiano Ettore
Menzione Speciale:
Aldo Bandinelli - La scomparsa dei dinosauri
Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):
Giulia Bernardi - Pastasciutta a mezzogiorno
Patrizia Birtolo - Body Painting
Antonio Branda - Fluffy
Luca Bucciantini - Il tempo, la vita, la morte
Stefano Camossi - La parodia dell’essere umano
Erika Caser - Il ladro dei ricordi
Daria D. - Dead pool
Elisa Dall’Aglio - Le ragazze della psichiatria
Deadlyluka - Luce rossa
Andrea Fassi - La Macchina del giovane Saleri
Umberto Galli - In cielo
Liliana Gatto - Hotel Harena Blanca
Giorgio Ghibaudo - Buongiorno
Stefano Giulidori - Sicuro che non c’è un dentista?
Alessandro Izzi - Il ponte
Patrizia Maria Macario - La perfetta, imperfetta
Marco Mallica - Ballata dell’amore perduto
Mario Eleno, Manuela Muse - Storia di una bastarda
Roberto Marsiglia - Un orgasmo al mese
Miriam Merico - Lumache
Selene Pascasi - L’uomo che cercava la moglie in mare
Sandra Puccini - La matricola
Giovanni Renella - Come un dito nel culo
Emanuele Rizzi - La stazione dei ricordi
Davide Torelli - Racconta, per bene
Sezione Romanzo inedito
classificato: Simone Pangia - Il vizio delle cose pure
classificata: Giovanna Angela Parodi - L’estate di Angela
classificato: Elio Forcella - Cani di strada
Premio Speciale della Giuria:
Alessandro Domenici - La ricerca dell’estasi
Menzione Speciale:
Luca Bovino - Tutta una questione di algoritmo
Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):
Sandro Barchielli - Vita privata
Federico Bardanzellu - Lo zucchero nel cappuccino
Valentina Basile - Tu
Sara Bondioli - Ciao vento
Luca Bucciantini - Ivo… il soldato
Andrea Calugi - Giorni ribelli
Paolo Cerini - Cold turkey
Giancarlo Cotone - La sposa cinese
Ugo Criste - Il viaggio
Angelo de Marco - …Oltre i Servizi Segreti
Ines Desideri - Il rovescio del tempo
Giuseppe Sergio Gabetta - La sarta
Erica Gibogini - I colori di una vita
Simone Nepa - Domino, cronaca di una giornata romana
Milvio Vincenzo Paci - Il binario morto
Lorenzo Palaia - Se l’uomo ha paura di se stesso. Storia di Nino
Gianluigi Pallotta - La forza ondivaga del passato
Daniela Pasqualetti - Volare
Federico Pavan - Badlands
Marco Emanuele Pollano - Meridiana
Frankie Castiglione Sabina Calabrese - Lo Scacchiere dell’Odio
Federica Sazzini - Una Perfetta Solitudine
Francesca Sivori - Io sono una famiglia
Franco Sorba - Fantasmi e inganni
Matteo Zolla - Ciancianese Football club
Sezione Poesia
Daniele Giovanni Baccaro
Finalista Sezione Poesia
Fine
Amo
la melodia sottilissima
dei corvi affamati
molto meno le formiche
che inspirano soffocando
pesante fumo
di caffè.
Antonio Bini
Finalista Sezione Poesia
Leggiadria
Scalpitante
la giovane puledra
offre al sole
grandi occhi dolci
criniere al vento
ai fiori
labbra tremule.
Pulsa in esubero
la vita dentro il petto
turgido il cuore
indaga ogni confine
felice d’ogni incontro
esplora la vita.
Trotta gioiosa
sulle cosce snelle
impone fronte
mentre ancheggia fiera
spande un respiro
che consuma il mio.
Resto rapito
dall’effervescenza
miro turbato
le tornite forme
sono pervaso
dalla voce calda
tutta la verde età
sembra riemersa
ma è solo un brivido
lungo il mio corpo stanco.
Giancarlo Bozzetta
Finalista Sezione Poesia
Sotto i fiori
Guarda
fiori spontanei, muffe rossicce
e semafori arancio tra la nebbia
ragazzine,
mendicano soldi alla mano
e cuore in gola i poveri puttanieri
contemplarsi
d’occhi efferati nell’ora che non passa
-cielo bucato-
un turnista una lucciola un kleenex macchiato
una madre un padre neppure guardandosi.
Camminare, notte
quando non c’è più nessuno
il cuore rimbomba,
non è come passeggiare
volontà sbiadisci, esala misericordia
l’alba è lontana, lontano il sole
e Dio
caduto sotto i fiori
nel completo silenzio
ora che tu e io siamo la stessa cosa.
Devid Bracaloni
Finalista Sezione Poesia
I figli dei tablet
Che ne sanno i bambini dell’odore
del pane o del ragù cotto per ore?
Che ne sanno del gusto
di bere senza fondo a una fontana,
del maggese nei campi o delle bucce
mangiate con il frutto?
E ancora, che ne sanno dei colori
di un ramo di ciliegio a primavera
o del verso nei fossi della rana?
Che ne sanno di quel che si faceva?
Racconterò a loro di noi, sporchi
di fango dietro a un pallone, dei vasi
spaccati alla vicina, della noia
dei sabati inevasi
a guardare il soffitto per la pioggia.
Racconterò a loro del rincaro
a casa per le note
prese a scuola, di come batte il cuore
se giochi a nascondino
e che il tempo finisce anche a un bambino.
Aspetterò che schiudano i loro occhi
a un mondo anticamente sempre nuovo.
Aspetterò che sentano il bisogno
di vendemmiare i giorni
con cose povere, ma ancora vive,
con cose logore, ma ancora vere.
Sarò un padre virtuale,
che sfogherà la fame di sapere
se sia salubre bere a una fontana
e divertente giocare a campana.
Luca Bucciantini
Finalista Sezione Poesia
Migrante 3.0
Al di là di inutili parole,
come inutile sembra il tuo colore,
pesante più dell’essere uomo,
angosciante più dell’avere paura.
Al di là dell’onda, che nell’oscura notte,
piano ma inesorabile, con viscida contraddizione,
con infame indifferenza, con perfida rassegnazione,
cancella sguardi e contorni di una vita.
Al di là di quel blu profondo,
dove occhi persi cercano, frugano,
dove cuore prega, si prostra, si arrende,
alla paura, al ricordo… all’eterno.
Al di là ti sembra di toccare,
futuro e speranza di afferrare,
e in ciò che senti,
l’anima sorride e cede calore.
Al di là di tutto quel passato,
sole finalmente vedi,
mano che si tende vedi,
dolore servito a sperare senti.
Tu non lo sai… ma al di là ci siamo solo noi,
ormai migranti da sentimento e compassione,
uomini sorretti da dubbi,
spaventati da devastante ignoranza,
che, con superficiale tocco e leggero soffio,
recondita anima e traballante memoria,
cancellano inesorabili.
Sì! Al di là… troverai solo noi,
con la paura di te, e con l’eterna illusione,
che sia sufficiente tenerti lontano,
affinché, per sempre,
rimanga candida la nostra mano.
Erika Caser
Finalista Sezione Poesia
Tango
Stringimi
forte come hai fatto mai.
Stringimi,
per le strade affollate che odorano di vita.
Il mondo ci guarda
amore mio…
Nessun limite alla passione che stanotte ci ammalia
amore mio…
Prendimi
e
fammi danzare.
Un ultimo ballo solo per noi.
Mi hai seguita, cercata come un proibito frutto.
Voglio respirare il tuo respiro,
volteggiare sui miei tacchi lucenti.
Il battito accelera,
le gocce di sudore brillano sulla pelle
tua, mia.
Non c’è nessuno stasera!
Solo le note di una melodia di un ballo argentino.
Il profumo dei capelli sciolti accarezzati dalle tue dita.
Fammi godere nella luce dei tuoi occhi.
Note sensuali,
sembrano non finire mai
e mi portano a intrecciare il mio corpo al tuo.
Non c’è nessuno stasera,
amore mio!
Solo tu, solo io!
Daria D.
Finalista Sezione Poesia
Accerchiato
Parole cerchiate di nero
mi guardano come occhi pesti di sonno
balliamo una danza macabra
in queste notti insonni in cui mi sento un poeta
e vorrei dargli un’altra vita
prima che l’alba sorga su questi fogli di carta
e io mi accorga di non sapere chi sono
accerchiato dalla mia commovente illusione.
Parole cerchiate di nero
ci ho posato sopra tazze di espresso
e di caffè americano
ma non li distinguo
di notte, tutti i caffè sono neri…
anche i miei pensieri.
Qual era l’oceano che mi separava da te?
Se l’avessi saputo
non sarei salpato verso un mare di parole alla deriva
e ora annego con loro
sognando che sarò un grande poeta.
Ma il caffè mi viene bene
non è un gran talento
lo so
ma almeno ho qualcosa da offrirvi
se verrete a trovarmi
se non vi fa paura la mia compagnia.
Francesco D’Andrea
Finalista Sezione Poesia
Ferite di luna
Donne
invocano il Dio dell’amore
e gridano
nel silenzio dell’anima.
Nei labirinti
della violenza
non palpita il sole,
non volano garofani rossi.
Trasuda
solo umiliazione,
urla, possessione
odio e lamenti.
Rivoli di papaveri
scivolano
dagli occhi,
dalla bocca,
dal costato.
Fra quelle quattro mura
esistono uomini
che non sanno
cos’è la luna.
Hanno il volto di coniglio.
A volte
inzuppati dall’alcol
strillano sillabe in fiamme,
pugni,
sassi di dolore,
parole sussurrate
come schegge d’argento.
Lucifero
in una notte tempestosa.
Ci sono ancora
farfalle silenziose
fra di noi:
stanno soffrendo.
Cercano
la luce delle stelle.
Lara Della Gaspera
Finalista Sezione Poesia
Un edificio collassato
mi ha sussurrato storie
di amori fugaci
dal sapore di festa.
I ragazzi senza nome
hanno danzato mille albe
fra le sue mura opache,
riflettendo i corpi avidi
nelle pozzanghere luminose
della notte.
Una strada laterale
mi ha mostrato
la donna
che la domenica
elemosina
un minuto di attenzione.
Mi ha venduto un fiore.
Lo do alla città
mia eterna amica.
Mi ha raccolto molte volte
da terra
come un cane randagio.
Massimiliano Di Mario
Menzione Speciale Sezione Poesia
Bastarda
Firenze è bastarda
con le sue mandrie di turisti
e le maioliche aggrappate
alle mansarde chiuse
i vinaini intasati di braccia nude
d’estate e le cannucce
accartocciate ai piedi in pietra
di un Giovanni dalle Bande Nere
a due passi appena dall’Arno
finalmente silenzioso quando torni
a casa la sera e attraversi
il bianco e il verde dei marmi
anneriti dai sospiri e dalle mani sudate
ma ai fieri intarsi delle porte preferisci
un sasso liscio e ancora sporco
di terra rossa lanciato
nella noia temeraria del Mugnone
mentre ti infili sotto archi e binari
sulle tracce di una periferia
così lauta di rumore e così
avara di spazi.
Firenze è cresciuta bastarda
con la sua incestuosa voglia
di trifore vetrine e taxi
cocktail bar e pizzicagnoli
palazzi incastonati di neon
araldiche serrande di forni
che si risvegliano agli angoli
di strade troppo strette
come le palpebre che calano
sotto lattine di birra spacciate
controvoglia da pachistani stanchi
ormai troppo calde tra mani
ubriache di noia.
Firenze è fatta di albe
sorte all’improvviso
incerte e intiepidite a modo
da fuochi fatui di falene
che trascinano con sé
macerie dai nomi nuovi
fin su tra i colli
verso gli antichi sentieri
aggrappati alle vigne selvagge
dove divinità etrusche della morte
hanno seppellito con le unghie
le loro lunghe ombre
pellegrine di valle e di bosco
che cercano a tentoni il mare
germogliando nei calici baciati
dalle labbra di bucchero
di chi si vuole abbandonare
al guinzaglio di un vicolo
buio dominato da attici.
Firenze è un teatro di pietra
e di carta una via torta quanto basta
a smarrire la strada
o a trovarla
un lime spremuto a metà
in cui rimane sospesa una goccia
una mano che impasta tabacco
in Canto alla Quarconia una soglia
una Babilonia di lingue in rivolta
permanente premute assieme
una caviglia divorata da sciami
di zanzare cannibali da marzo
a dicembre un letto
in cui dormire senza mai riposare
accompagnati male o solitari.
Firenze è la bestia bastarda
e troia e infida e scaltra
perché ha mille facce
e non ha bisogno di te di me
e delle mie liriche scalze
lei ci sopporta -ci convive-
come si fa col caldo le formiche
e gli amanti gelosi e tu
tu la ami con i pugni chiusi
il sangue a fontana dagli occhi
come si fa con certe bugie sante
i brutti sogni di là del cuscino
e i dannatissimi amori rimpianti.
Vittorio Di Ruocco
3o classificato Sezione Poesia
La luna in fondo agli occhi
L’aurora era ormai sorta nel tuo cuore
dopo giornate intrise di paura
lungo le rotte ignote dell’inganno
sopra quel mare perso all’orizzonte.
Sembrava estinto il mondo del dolore
del sangue sparso sopra le preghiere
e piaghe spalancate sui ricordi.
E sulle onde andava la speranza
ancora viva, quasi una presenza,
nel viaggio temerario contro il tempo.
Ma i buchi della notte erano abissi
profondi più dell’ultima certezza
di essere vicina al tuo riscatto.
Nei giorni tenebrosi del martirio
le lacrime raccolte tra le mani
placarono la tua incruenta rabbia
per le frustate infami dei negrieri
che fecero a bocconi la tua pelle.
Al termine del giro di torture
stringesti sul tuo petto il suo sorriso
e quell’inferno in terra in un istante
disparve nelle vele del tramonto.
E come nelle storie maledette
bandite dalle vie della fortuna
quando la barca si aggrappò alla riva
vedesti un corpo esanime e scarnito
col volto sprofondato nella sabbia.
La cicatrice impressa sulla mano
non ti lasciò sospesa a nessun dubbio:
lo sposo tuo adorato, Asif Kassam,
partito con la luna in fondo agli occhi,
arrampicato ai lembi della vita,
aveva addosso i segni della morte
e un grappolo di sogni tra le dita.
Stefano Fissi
Finalista Sezione Poesia
Seduzione
L’abbelliscono con un panno vago
di nudità, e che non viva tra noi
ma appartenga la ninfa al sottobosco
partecipe degli altri suoi somigli
sorgive impertinenze de’ germogli
corolle straripanti di fragranze.
Strizza l’occhio al provetto senatore
d’anni consunto e di brame represse
lo riporta per un attimo al vigore
che credeva lasciato ai suoi nipoti
lo spinge per la via delle promesse
dov’è sepolta la spoglia del giudizio.
Lì lui perde ogni senso del pudore
continenza deposta tra le ortiche
s’imbeve degli effluvi della pelle
alza gl’occhi alle stelle permissive
respira l’ultimo afflato d’umori
posa il capo sull’erba di rugiada.
Si ridesta e lei sparisce tra le felci
dolce miraggio tremula illusione
o monito di vita non vissuta
nei sensi che s’annebbiano di sogni
il ricordo si dissipa tra ebbrezze
di filamenti dorati del meriggio.
Alessandro Gelmi
Finalista Sezione Poesia
Notturno impoetico
Pioggia trasuda dagli
aridi muri delle case,
che sembra pianto di creta
su volti impastati
di cemento e d’apatia.
Sfavillano luci artificiali
spasmi elettrici che inondano
le umide lingue di pece
delle strade; non geme
la città anche se è ormai
morto l’ultimo sole.
E in questa sera senza poesia
è un vociare d’anime indistinte
che scorre lento sulla pelle
senza attraversarmi
è un silenzio
che uccide sull’asfalto
la voglia di uscire da me stesso.
Gabriele Ingannamorte
Finalista Sezione Poesia
Posto su un gommone vista felicità
Tempo gloria e libertà,
negli occhi tuoi antichi di bimbo
riecheggia il grido furente
dalle pupille color terra
intrise del sangue rappreso dei ricordi violenti
di un’infanzia dolorosa
di un’adolescenza perduta
di un popolo,
disperso dall’avidità dei pochi
dall’ipocrisia dei molti,
e dall’indifferenza di tutti
proteggerai per sempre
la tua pelle d’adulto
ingabbiata da quel maledetto salvagente
ch’ancor ogni notte ti soffoca tra le lenzuola,
che non ti permette d’andare a fondo
e che pur stringi stretto come quel panno
che t’accompagnava nei tuoi candidi sonni
di bambino.
Alessandro Izzi
1o classificato Sezione Poesia
Ci scrivevamo
Ci scrivevamo,
quando era buio,
parole d’azzurro e di nero,
mimando discreti,
nel volo di mani,
il soffio di luce dei mastri vetrai.
Ci scambiavamo,
quando era freddo,
parole di fuoco su pagine arse,
aprendo orizzonti di fumo
che nemmeno il vento
ha col tempo dissolto.
Chiedetelo a lui
il senso del verbo.
Chiedete alla brezza
come nutrisse la brace,
mangiando distanze,
sfamando silenzi.
Io ora mi chiedo:
sarebbe lo stesso
a scriverci oggi?
Avremmo imparato anche noi
questa corsa feroce
di lettere e grigio?
Ci avrebbe detto
chi siamo?
Che cosa vogliamo?
E durerebbe ancora,
come tuttora perdura,
questo cercarti
tra i fogli più bianchi?
Laura Leone
Finalista Sezione Poesia
Mi piace fare le scale
Mi piace fare le scale
a piedi
guardare i tappeti
sentire gli odori davanti agli usci
farmi aspettare.
Faccio le scale
lento
leggo i nomi ai campanelli
le porte mi guardano
anche di spalle, mi seguono
fino alla prossima rampa.
Salgo, le mani in tasca e il mento in alto
non tocco il passamano
lo osservo da lontano
poi al quinto piano m’appoggio.
Quanto sei freddo,
non ti tocca più nessuno?
Mi piace fare le scale
guardare fuori dalle finestre il mare
raramente
il cortile interno più di sovente
in città
di piante e panni appesi e oggetti strani
lavatrici, e ombre
dietro le tende.
Faccio le scale e ho sempre il fiatone,
un po’ è l’emozione.
Mi piace
farmi aspettare
prolungare l’attesa
rotolare in alto giù dall’androne
un missile al rallenty,
moviola a spirale.
Primo piano profumo d’arrosto,
continua al secondo mi pare
o è la fame
scompare al piano superiore
e quel signore del terzo
lui non ha cucinato
è impegnato a meditare
mi distraggo pensando,
e io più salgo e più mi manca il fiato.
Inciampo e rido
mi aggrappo all’intonaco scrostato
che è a forma di gatto
o di drago,
è a forma di nuvola,
è difforme.
Intonaco.
Scrostato.
Mi piace fare le scale
annusare l’umido
non avere fretta
di arrivare
sentire una tivvù
e un telefono squillare
e se la porta è chiusa, quando arrivo, bussare.
Poco prima, sull’ultimo scalino, guardarmi indietro
e dubitare.
Che abbia sbagliato portone?
Lorenzo Meozzi
Finalista Sezione Poesia
Night line
La notte mi ingoia
lo fa sempre
lo fa spesso
lo fa anche adesso.
Mi mastica forte
e mi sputa in città dal peso enorme
e dai nervi scoperchiati.
A ogni sputo di città
c’è un nuovo peso da amalgamare
partendo dai tetti
fino alle strade
partendo dalle insegne fino ai sogni.
Sull’asfalto dove si affolla la gente
si affollano le debolezze
la mia anarchia sofferente
la mia scommessa con il futuro.
L’alcol santifica la gola
lubrifica lo stomaco
tutto mi parla di noi
io il soggetto
il noi la specificazione
miseri e scrostati
abbandonati a ululare alla luna
con lo smog che ci stupra
fino ai polmoni.
La notte mi ingoia
ogni tanto mi dà sua sembianza
mi sento scuro
mi sento oscuro.
Fumo alle pareti
l’idiota di turno
che passa e ti guarda
il primo che guarda
è sempre il più debole
è l’affascinato, lo stordito
lo schiavo della tua bellezza
il suddito dei tuoi occhi ribelli
che vive perché il tuo cuore batte
e il suo si affanna e batte di rimando.
Non voltarti mai
se ne accorgerebbe.
Giacomina Nolli
Finalista Sezione Poesia
Vertigine
è una confusione di sensi
la bocca vede quello che gli occhi dicono
il naso tocca quello che la mano odora
un valzer degenerato si ripete all’infinito
se la testa prova quello che il cuore pensa
quando l’acqua rompe gli argini
il fiato si fa corto e io
non scendo più da questa vertigine
Rocco Pagliani
Finalista Sezione Poesia
Il sentiero
Nel roveto uno stretto sentiero
a colmare la distanza
tra me e me.
L’anima confitta
nello scuro cunicolo,
imprigiono le parole,
fauno saltellante
fra giochi illusori di specchi
e trastulli di fievoli lampi.
Lacerato, disgregato
nell’alterno riflesso
di sogno e verità,
ho fermato il passo
a blandire la mia pena.
Nell’aria ferita
dal gracchio dei corvi,
a schernire il destino negato,
mi ostino a sperare
che l’ansito del mare,
il sussurro del vento,
l’aroma della terra lustra di pioggia
e la corona dei monti innevati,
rilucente al trascolorare del giorno,
tappezzino di nuovi ricordi
l’atroce abbandono
e mi rendano
il perduto sentore della vita.
Davide Parma
Finalista Sezione Poesia
Fiori d’inverno
Minuti
in boccio
stanno
punti
al colmo d’esili steli
stretti e chiusi
curvano
le verdi gambe
al soffio dell’inverno
dormono
adesso
e nel minimo vigore cullando
sognano
altro
vento
sopra le corolle
quando
alla luce
di un’alba madida
s’apriranno
per danzare
agili e duri
nella verde distesa
dei prati
Andrea Patrizi
Finalista Sezione Poesia
La cosa più bella
la cosa più bella di prendere il treno
è guardare le teste che vanno su e giù
ondeggiando
a ritmo instabile
di chi si addormenta.
la cosa più bella
di andare al ristorante
è non dover lavare i piatti.
la cosa più bella
del giorno
è che puoi dormire
mentre gli altri
impazziscono.
la cosa più bella della notte è impazzire
mentre i veri matti
dormono beati.
la cosa più bella del mondo
è il silenzio
alle cinque e mezza del mattino.
la cosa più bella
di quest’alba è
bianca nuda e sdraiata
accanto a me.
Margherita Resta
Finalista Sezione Poesia
Cara cura
Sento suonare la tua chitarra.
Dove sei
amore mio,
quando insegui
la coda delle cose.
E provi e riprovi i