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attualita

IL NUOVO ORDO MISSAE
E L'ORTODOSSIA
1
Cipriano Vagaggini, osb
Il 30 novembre prossimo entra in vigore anche in Italia il nuovo Ordo
Missae. 11 comunicato ufficiale della CEI e stato preceduto di poco sulla
stampa dalla notizia di una lettera, ormai pubblica, dei cardinali Ottaviani
e Bacci al Santo Padre nella quale i due Eminentissimi prendono posizione
contro il nuovo documento della riforma liturgica. Questi, a loro parere,
rappresenta, sia nel suo insieme che nei suoi particolari, un impressionante
allontanamento dalla teologa cattolica della Santa Mcssa. Stante la gra-
vissima frattura che tale documento introduce, sempre a loro parcre, nella
dottrina cattolica, essi ritcngono di avcre pi u che il diritto, il dovcre, di chie-
dere, con filiale fiducia allegislatore l'abrogazione della legge stcssa, cioe,
di chicdcrc al Papa l'abrogazione delle disposizioni che impongono il nuovo
Ordo. Accusa dunque, di eterodossia in punti gravi della dottrina cattolica, in
un testo capitale di liturgia, approvato e promulgato dal Papa (Costituzione
apostolica Missale Romanum, dcl3 aprile 1969), preparato dal Consilium per
la riforma liturgica e previamente passato al vaglio, secondo l'iter consueto,
di Dio sa quante sottocommissioni e commissioni di specialisti, nonch di
altrc congregazioni romane, inclusa, naturalmente, la Congregazione per la
Fede (ex S. Ufficio), di cui il cardinale Ottaviani e Praefectus emeritus, sempre
rnolto attivo, a quanto si dice.
La stampa ha dato larga risonanza all'opinione dci due cardinali. Accusa
pesante ( Corriere della Sera); La messa eretica ( Il Candido ); Si accusa
semplicemente il Papa di eresia ( Panorama ). Sull' Avvenire Don Mario
Lodi ha fatto alcuni rilievi giustissimi dal punto di vista pastorale, ma che
non risolvono la questione di fondo, che e quella dell'ortodossia o meno.
Nemmeno l'informato articolo di Panorama (13 novembre 1969 pp. 54-55)
risolve tale problema.
A questa precisa accusa di eterodossia mossa aii'Ordo Missae intendo
qui limitarmi. 1 fedeli e il clero, nel momento che stanno per usare questi
nuovi testi e nuovi riti, hanno diritto di avere a loro disposizione gli elementi
necessari per poter farsi un'idea personaJe sulla fondatezza o meno delle
opinioni dei due cardinali.
'Da C. VAGAGGINI, 11 nuovo ~ O r d o missae e l'ortodossia, in La Rivista del
Clero Italiano 50 (1969) 688-699.
96/3(2009) Rivista Liturgica 449-459
Su che cosa dunque questi fondano le loro accuse? Qui essi si rirnetton
in tutto e per tutto a un opuscolo anonimo di 29 pp. che allegano alla loro
lettera al S. Padre: Breve esame critico del nuovo Ordo Missae
I.umcn Gentium, via Nerola 10- 00199 Roma). 1 duc cardinali non solo
sono persuasi che il prcdctto opuscolo dimostra sufficientemente la loro
posizione, ma non fanno il bcnch mnimo cenno che possa far sospettare
che cssi dissentono in qualche punto da qucsto scritto e non ne approvi
tutti i detti.
1 . TESt E UNGUAGGIO
Dai scgucnti passi, che riportiamo a titolo di esempio, il lettore potra
rendersi conto della tesi del libello, del carattere perentorio delle sue affer-
mazioni e della natura del suo linguaggio.
-Non sussistendo dunque i motivi per appoggiare questa riforma, la rifor-
ma stessa appare priva di un fondamento razionale, che, giustificandola, la
renda accettabile al popolo cattolico (p. 5).
- Il nuovo Ordo e tale da contentare in molti punti i protestanti piu mo-
dernisti " (p. 5 ).
- Nel nuovo Ordo tutto co non fa che ribadire in modo oltraggioso l'im-
plicito ripudio della fede nel dogma della Prescnza Reale (p. 14).
- l nuovi sacerdoti che, in un prossimo avvenire, non avranno ricevuto la
formazione tradizionale e che si affideranno al Novus Ordo al fine di "fare
cio che fa la Chiesa" consacreranno validamente? lecito dubitarne (p.
17, nota 15).
- Nel nuovo Ordo il sacerdote appare nulla piu che un ministro prote-
stante (p. 19).
-Del secundo dei nuovi canoni (quello breve) l'opuscolo pcnsa che si sia
potuto scrivere con ragione, tra moltc altrc cose, <<che puo essere cele-
brato in piena tranquillira di coscienza da un prete che non crcda
alla transustanziazione, n alla natura sacrificale della Mcssa e che qmndr
si prcstcrebbe benissimo anche alla celebrazionc da parte di un ministro
protestante (p. 24).
- E evidente che i/ Novus Ordo non vuole piit rappresentare la Jede
Trento. A questa fede, nondimeno, la coscienza cattolica e vinco/ata m
etemo. Il vero cattolico e dunquc posto, dalla promulgazionc del
Ordo, in una tragica necessita di opzione (p. 25. I corsivi sono ncll'on-
ginalc).
Dunque, per il vero cattolico, da! momento che Paolo VI ha pub.blicato
il nuovo Ordo, il dilcmma e questo: o conservare la propria fede e
di riceverc il nuovo Ordo Missae, o accettare il nuovo Ordo e rinunzrare a a
propria fcde. E la prova di tcsi cosl singolari?
450 [130] Cipriano Vagaggini
2. LA DEFINIZIONE DELLA MESSA
l:opuscolo cerca di fondare le sue asserzioni su un gran numero di par-
ticolari. Mala sua grande macchina da guerra contro l'ortodossia del nuovo
Ordo Missae e cio che chiama la definizione" che questi avrebbe dato della
Messa nel n. 7 dcll'Institutio generalis Missalis Romani, p. 15 dcll'cdizionc
ufficiale. Si lcgge in questo numero:
Cena dominica sive Missa est sacra synaxis; seu congregatio populi Dei
in umtm convenientis, sacerdote praeside, ad memoria/e Domini celebran-
dum.
!:Opera della Regalita cosl traduce questo passo:
La Cena del Signare, ossia la Messa, e la sacra assemblea o adunanza del
popo lo di Dio, che si riunisce insieme, sotto la prcsidenza del sacerdote, per
celebrare il memoriale del Signare.
Ecco il commento dellibello:
La definizionc di Messa e dunque limitara a quclla di "cena", il che e poi
continuamente ripetuto (n. 8, 48, 55 d, 56); tale cena e inoltrc caratterizzata
dall'assemblea prcsieduta dal sacerdote, e dal compiersi del memoriale del
Signore ricordando qucllo che egli fece il Giovedi Santo. Tutto cio non
implica n la Presenza Reale, n la realta del Sacrificio, n la sacramentalit3.
del sacerdozio consacrante, n i/ valore intrnseco del sacrificio eucarstico
indipcndentcmcntc dalla prcscnza dcll'assemblea. Non implica in una parola
mssuno dei valori dogmatici cssenziali della Messa e che ne costituiscono
pertanto la vera definizione. Qui l'omissionc volontaria equivale al loro
"superamento", quindi, almeno in pratica, alla loro negazione (pp. 6-7.
Corsivi ncll'originale).
In questo commento due cose sono essenziali:
l. I:Ordo Missae nel n. 7 dell'Jnstitutio vuol darc una definizione della
Messa. E essenziale per illibello che si tratti di una definizione propriamentc
detta, nel senso scolastico, dell'ontologia teologica della Messa. Di una defini-
zione, cioe, nella quale si voglia esprimere tutto cio che appartiene all'essenza
omologica di una cosa, per cui cio che non e espresso nella definizione e
ritcnuto non appartenere a tale essenza. Da cio - e solo da cio - il libello
puo concludere che se nella definizione della Messa data dall' lnstitutio
non viene espressa n la Presenza Reale, n la realta del sacrificio, cio avviene
necessariamente per volontaria omissione, equivalente alla almeno pratica
negazione di queste dottrine.
2. Altro punto essenziale: secando l'opuscolo, nella definizione dei-
]'Q,do Missae non e implicata n la Prcsenza Reale, n la realta del sacrificio,
ecc. Pertanto, a suo parere, questc dottrine vengono negate dal nuovo Ordo
Missae.
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11 nuovo Ordo Missoe e 1' ortodossio [131) 451
11 resto, nell'opuscolo, va da s. L'intero Ordo e interpretato sotto questa
luce. 11 libello, infatti, si appella continuamente al peccato originalc della
predetta <<definizione.
Sostanzialmente identica e la posizione di Gianni Baget Bozzo in un
recente articulo su Renovatio ( 4 [ 1969) p. 667), la rivista notoriamente
vicina all' Arcivescovo di Gen ova, il cardinale Siri.
Cio che sorprende in tale lnstitutio, dice Baget Bozzo, e la dcfinizione di
Messa ... N ella definizionc dell' lnstitutio il carattere sacrificale e omcsso: la
prcscnza del Signorc nclla Messa non e espressa come legata al sacrificio
e al sacramento, ma come attuata ncll'assemblea stessa, definita "Chiesa
locale".
Cosa osservare su tutto questo? Anzitutto la questione se si tratta di una
definizione. Son o proprio sicuri i nostri teologi che nel n. 7 1' lnstitutio
abbia inteso dare niente meno che la definizione dell'ontologia teologica
dclla Messa, di modo che una nota omessa in tale definizione venga omes-
sa appunto perch si nega che essa appartenga all'ontologia della cosa cosl
<<definita? 1 nostri scolastici pur sanno che non ogni predicazione e defi-
nizione ncl predetto senso e che vi sono dcfinizioni descrittive o descrizioni
che si accontentano di precisare una cosa sufficientcmente, in rapporto allo
scopo immcdiatamentc perseguito, senza che per qucsto si neghi cio che nella
descrizione viene eventualmente omesso. Quale motivo aveva 1'/nstittttio di
dare al n. 7 una definizione della Messa? Si vuole proprio che un'Institu-
tio generalis Missalis Romani del 1969 sia un trattato scolastico di teologia
eucaristica? Non e forse che i nostri teologi sarebbero incapaci di leggere un
testo senza imporgli le categorie dei loro manuali fuori delle quali non sanno
a che santo votarsi? Semplici ipotesi di lavoro da controllare lealmente, ed
anzitutto da controllare sui testi.
Ora, il punto di vista dell'/nstitutio, quando ncl n. 7 propone l'incri-
minata definizione, e espresso con ogni chiarezza ncl titulo stesso che in
grassetto e maiuscoletto, troneggia sul detto numero: De structura Missae
eiusque elementis et partibus, che vale per tutto il capitolo ll: De generali
structura missae, che vale appunto per i numeri 7 e 8. Si parla dunquc di
structura, di elementis, di partibus, non di essentia, non di definitio. I nostri
teologi diranno forse: ma cosa significa structura, quando si parla di Messa?
L'onniscienza non e richiesta da nessuno. Ma da un teologo- tanto piu se
si atteggia a grande inquisitore della fede - e richiesto la cautela prima di
pronunziarsi, ed eventualmente l'umilta ncl riconoscere la propria ignoranza
nel comprendere espressioni e testi, nonch lo sforzo leale per comprendere
un'cspressione dal contesto in cui si trova.
Di quale struttura si tratta nel n. 7 a proposito della Messa? Di quella
ontologica come quando, in buona scolastica, diciamo, pcr esempio, che
l'uomo e un animale ragionevole? No, evidentemente. Per questo I'Ordo
Missae avrebbe usato le espressioni: de essentia, oppure de definitione Missae.
Si tratta semplicemente della struttura globale liturgico-rituale della :rv1essa;
della sua morfologia liturgica; della sua fenomenologia liturgico-pastorale.
452 [132] Cipriano Vogaggini
La struttura morfologica della Messa nel suo insieme (De generali structura
Missae), ecco appunto cio che vuole mettere in chiaro il n. 7 dell' /nstitutio
per poter poi comprendere le regole liturgico-pastorali che devono guidare
una buona (dal punto di vista liturgico pastorale) celebrazione della Messa:
che e lo scopo dichiarato di tutta 1' lnstitutio (n. 6).
Tale struttura morfologica della Messa non puo essere idealmente rica-
vara dalla celebrazione della Messa detta privata, senza partecipazione del
popolo. Perch tale Messa, da/ punto di vista rituale, e una forma di cele-
brazione meno perfetta. E logico che dalla Messa privata non si possono
comprendere le norme di una !mona celebrazione liturgico-pastoralc della
Messa in genere. Sebbene, come e ovvio, e come osserva esplicitamente l'ln-
stitutio nel n. 4: da/ punto di vista teologico ontologico anche tale celebra-
zione eucarstica gode sempre della sua efficacia e dignita, poich e atto di
Cristo e della Chiesa nel quale il sacerdote agisce sempre per la salvezza
del popolo. Per comprendere veramente la struttura morfologica generale
della Messa bisogna dunque partire dalla Messa cui partecipa il popolo in
normale assemblea.
Pertanto, per esprimere la struttura generale della Messa (titolo del n.
7) e perfettamente corretto, anzi necessario dire:
La Messa e la sacra assemblea o adunanza del popolo di Dio, che si riu-
nisce insicme, sotto la presidenza del sacerdote, per celebrare il mcmoriale
dei Signore.
E troppo chicderc allo scclto gruppo di teologi, liturgisti e pastori
d'anime, ai quali si affidano i cardinali Ottaviani e Bacci, nonch a Baget
Bozzo di Renovario, d'imparare a leggere ed analizzare lealmente i testi
prima di fare la caccia alle definizioni e di precipitarsi contro i mulini a
vento dell'eresia nell'Ordo Missae?
3. MEMORIALE E SACRIFICIO
Ma c'e piu e meglio. Sono proprio sicuri i nostri teologi che nella de-
scrizione morfologica dell'incriminato n. 7 non venga implicato, anzi venga
omesso, il carattere sacrificale della Messa e la Presenza Reale, come essi, con
beata sicurezza, asseriscono?
Nell'incriminata definizione vi sono tre parole capitali ... memoria/e
del Signare. I nostri teologi hanno capito cio che vuol dire l'Ordo Missae
con qucste parole? Altroch, a sentir loro! Pcr l'opuscolo la celcbrazione
della cena nell'Ordo Missae e caratterizzata dall'assemblea, presieduta
da! sacerdote e dal compiersi del memoriale del Signore ricordando cio che
egli fece il Giovedi Santo {p. 6. Corsivo mio). Cosi, per l'opuscolo, il com-
picrsi del memoriale avviene semplicemente ricordando cio che Cristo fece il
Giovedi Santo. Anche pcr Baget Bozzo, nell'lnstitutio nulla ci spinge oltre
il concetto veterotestamentario di memoriale. Tale presenza pare consistere
11 nuovo <<Ordo Missae>> e l'ortodossia
[133) 453
soltanto nella ripetizione dei gesti del Signore da parte del sacerdote: una
rappresentazione simbolica e soltanto simbolica (p. 668). Cosicch i nostri
teologi non sono nemmeno sfiorati dal dubbio che nell'Institutio memoriale
possa significare qualcosa d'altro che ricordo e imitazione puramente sim-
bolica. Solo cosi, pcr loro, e ovvio che, nella famosa dcfinizione, sacrificio e
Presenza Reale sono omessi.
tvfa c'e una regola dementare nell'interprctazione dei testi. La conosce
ogni alunno di prima teologia al quale siano stati insegnati i primi principi
dell'interpretazionc di ogni testo: quando in un testo non e ovvio il signi-
ficato di una parola o di una espressione bisogna anzitutto chicdersi se tale
significato non si possa ricavare in primo luogo dal contesto immcdiato, in
secondo luogo dal contesto del libro, in terzo luogo da quello dell'autore e
finalmente da quello dell'ambiente.
Nel caso nostro, l'opuscolo e Baget Bozzo ignorano allegramente que-
sta rcgola di semplice onesta scientifica. Infatti, se prima di avventurarsi in
fantastiche accuse di etcrodossia, avessero letto la medesima lnstitutio al n.
2 - dunque 25 righe prima del passo da essi ritenuto praticamente eretico e
contaminante di spirito ereticale tutto il nuovo Ordo - avrebbcro trovato
il segucntc testo:
E di so mm a importanza che la cclebrazione della Messa o Cena del Signore,
sia disposta in maniera tale che i ministri e i fedeli, ognuno partecipandovi
secondo la propria condizione, ne ricavino piu pienamente quei frutti per
ottenere i quali Cristo Signore istitul il sacrificio eucarstico del suo Corpo e
del suo Sangue e lo affido, come memoriale del la sua passione e risurrezione,
alla sua diletta sposa, la Chiesa ... Christus Dominus sacrificium eucharisticum
sui Corporis et Sanguinis instituit, illudque, velut memoria/e passionis el
resurrectionis sttae, F.cclesiae, dilectae sponsae, concredidit (n. 2).
E dunque chiaro che per ]' Institutio, celebrazione dclla Cena, celebrazio-
ne del Sacrificio eucarstico del Corpo e del Sangue del Signore, celebrazione
del memoriale non son o separabili e che percio la celebrazione del memoriale
include necessariamente la celebrazione del sacrificio eucarstico del Corpo
e del Sangue del Signore.
Se questo testo, che si trova ncl contesto immediato del passo incrimi-
nato, non bastava ai nostri autori, potevano informarsi dal contesto del libro
ed aprire l'Ordo Missae alla quarta Prece Eucarstica (p. 132 dell'edizione
uificialc). Li, subito dopo le parole della consacrazione e del comando del
Signore: Fate questo in memoria di me, si legge:
Pen:io, Signorc, celebrando ora il memorialc della nostra rcdenzionc, ri-
cordiamo la morte di Cristo e la sua disccsa agli infer, confcssiamo la sua
risurrczionc e la sua ascensionc alla tua dcstra e, aspcttando il suo ritorno
nclla gloria, ti offriamo il suo Corpo e il suo Sangue, sacrificio a te g r a d i t ~
per la salvezza del mondo. Guarda, o Signare, la Vittima che tu stcsso ha
prepara ro alla tua Chicsa ... Redemptionis nostrae memoria/e nunc celebran-
tes ... offerimus tibi eius Corpus et Sanguinem, Sacrificium tibi acceptabtle
454 [134] Cipriono Vogoggini
et toti mundo salutare. Respice, Domine, in !lostiam quam Ecclesiae tuae
ipse parasti ... .
Basta dunque saper leggere i testi per persuadersi almeno di questo: che
per il nuovo Ordo non vi e celebrazione del memoriale del Signore senza
l'offerta del sacrificio eucarstico del suo Corpo e del suo Sangue e che cio
va alla salvezza del mondo. Memoriale, per l'Ordo Missae e concetto piu
largo di quello di semplice sacrificio, perch si riferisce a tutta !'opera sal-
vatrice del Signore e in specie anche alla sua risurrezione; ma, per lo stesso
Ordo non vi e celebrazione del memoriale senza la celebrazione e l'offerta
del sacrificio del Corpo e del Sangue di Cristo presupponente la presenza
eucarstica della Vittima che Dio stesso preparo per la sua Chicsa.
Ogni onesto lettore puo giudicare che razza di credito meriti il giudizio
teologico dello scelto gruppo di teologi, liturgisti e pastori d'anime che
cadono in simili enormira.
4. MEMORIALE ED EUCHARISTICUM MYSTERIUM
1 nostri teologi, che accusano di spirito eretico o d'eresia la definizione
della Messa nell' lnstitutio perch non ne eomprendono il testo ignorando
il contesto immediato e il contesto del libro del passo incriminato, possono
permettersi con altrettanta disinvolta allegria, di ignorare il contesto dell'au-
tore. Non si sono chiesti cioc se, per caso, que! Consilium per la riforma
liturgica da essi tanto sospettato, non avesse spiegato in altre occasioni il suo
pensiero sul senso di memoriale e, in genere, su quella teologa eucarstica
che, non rientrando in tutto e per tutto negli schemi dei loro manuali, e
causa, per loro, di tanto disorientamento. Ora, tale documento esiste ed e
1' lnstructio de cultu mysterii eucharistici: Eucharisticum Mysterium del 25
maggio 1967. Preparara da! Consilium, promulgara dalla Congregazione dei
Riti, passo anche, come al solito, anzi piu del solito, al vaglio della Congre-
gazione per la Fede.
N e voglia Baget Bozzo opporre 1' lnstructio Eucharisticum Mysterium
aii'Enciclica Mysterium Fidei. Come potrebbero esserci tra di esse contrad-
dizioni di dottrina dopo il vaglio di cui si diceva? Vi e, e vero, un accento
alquanto diverso ncl modo di presentare l'insieme della stessa dottrina, in
primo luogo per il semplice fatto dell'intento diverso dei due documenti. La
Mysterium Fidei e un documento anzitutto polemico che doveva giustamen-
te mcttere in risalto quegli aspetti della dottrina cattolica che erano posti in
pericolo in alcune teorie dell'epoca (transfinalizzazione).
. La Eucharistiwm Mysterium, intendendo anzitutto dare norme pra-
ttche intorno all'eucaristia ai cattolici in pacifico possesso della loro fede,
si preoccupa, semmai, di richiamare su questo punto la dottrina cattolica
considerara ncll'armonia reciproca di tutti i suoi clementi, senza particolari
accentuazioni polemiche. Essa dice chiaramcntc (nn. 2 e 3 g) che tale e il
suo intento.
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11 nuovo <<Ordo Missae e l'ortodossia
[135) 455
Orbcne, se i nos tri teologi prima di schiamazzarc concitati per il suppo-
sto irrompere dei galli devastatori nella sacra arce dell' ortodossia, avcssero
letto la F.ucharisticum Mysterium, avrcbbero potuto accorgersi che il loro
incubo non e che un sogno.
Tra le altre cose, al n. 3 a, che ha per titolo: Praecipua capita doctrinae in
his documentis notanda, (si tratta dei grandi ultimi documenti cucaristici del
Magistero) avrehbcro potuto leggere il segucnte testo conclusivo sui rapporti
tra sacrificio, memoriale, cena o con'vito nella Messa:
Vnde Missa, sive Cena Dominica, est simul et inseparabiliter:- sacrificium,
quo sacrificium crucis perpetuatur; - memoria/e mortis et resurrectionis
Domini dicentis: "hoc facite in mcam commemorationem" (Le 22,19);- sa-
crum convivium in quo, per communionem corporis ct sanguinis Domini,
populus Dei bona sacrificii paschalis partecipat, rcnovat novum foedus semcl
in sanguine Christi a Deo cum hominibus factum, ac fidc et spc convivium
eschatologicum in rcgno Patris praefigurat ct praevcnit, mortem Domini
annuntians "donec veniat" (corsivo mio).
Calmi, signori. I galli non stanno per entrare nell'arce sacra. Svegliatevi
e ... imparate le regole elemcntari dell'interpretazione d'un testo.
5. LE NUOVE GROmSCHE MOOAUT DEU'OFFERTA
Partcndo dal fondamento che si e visto, la costruzione dei nos tri architet-
ti teologi non poteva cssere che spettacolare. Ecco la prima conseguenza che
Baget Bozzo deduce dalla definizione che ha letto ncl n. 7 dell' lnstitutio:
L'assemblea cristiana e definita semplicemente "Chiesa locale": manca qua-
lunque riferimento al vescovo, che e ('elemento che permctte di distinguerc
tra un'assemblea di cristiani ed una Chiesa localc (p. 667).
Senonch il n. 7 dell'Institutio non definisce n l'assemblea cristiana,
n la Chiesa locale, perch non definisce niente. Dice semplicemente che
dell'assemblea- o adunanza- locale della santa Chiesa, quando e riunita
sotto la presidenza del sacerdote, per celebrare il memoriale del Signo re, <<vale
in modo eminente la promessa di Cristo "dove sono due o tre ... ". Chiunque
avra cercato di capire cosa significhi per l'Institutio celebrare il memoriale
del Signore, non avra difficolta, credo, ad amrnettere la verita di questa af-
fermazione. Se Baget Bozzo avesse difficolra, rilegga il n. 26 della Lumen
Gentium. Il suo scandalo che nel n. 7 deli'Institutio rnanchi qualunque
riferirnento al vescovo, proviene semplicemente dal fatto che presuppone
arbitrariamente che il n. 7 abbia voluto definire l'assemblea cristiana o la
Chiesa locale. Tuttavia ammetto che Baget Bozzo e curiosamente generoso
quando tace la non meno scandalosa mancanza di qualunque riferimento al
Papa, certo non meno necessario del riferimento al vescovo in una defini-
zione della Chiesa locale. Non sara che ncl teologo di Renovatio covino
456 [136} Cipriano Vagaggini
subdolc mire protcstami negatrici del primato Pontificio e dclla necessi
dclla comunione con il Papa?
Seconda conscguenza dedotta da Baget Bozzo: la formale opposizione
tra il modo in cui la Messa e definita dal Concilio (a partire dalla Presenza
Reale di Cristo nelle specie eucaristiche e poi a partire dalla sua presenza nel
sacerdote) e dall' lnstitutio che la definisce, pensa il nostro, a part re dalla
presenza di Cristo nella comunita locale. l: lnstitutio definisce la Messa a
partire dall'ultima, mentre il Concilio l'ha definita a part re dalle due prime
(p. 668). Ossessione delle dcfinizioni. M a 1' lnstitutio non definisce come
vorrebbc Hagct Bozzo. Volendo descrivere la morfologa liturgico-rituale
dclla Messa, essa doveva necessariamente partire dall'assemblea, sebbene
- come fa appunto - dall'assemblea riunita per celebrare il memoriale dei
Signore in cui si attualizza la presenza eucarstica di Lu.
Ancora una definizione.
Le lctture liturgiche, dice Bagct Bozzo (p. 668), vcngono definitc- ci sia-
mo!- "maximi momenti" della :Messa (sic!) ncll'lnstitutio (n. 9). Con tanti
rimandi alla Sacrosanctum Concilium come dimenticare che il "maximc"
connota la la prescnza del Signorc sotto le specic cucaristiche in distinzione
di tuttc le altrc forme di prcscnza?.
Cosl, per Baget Bozzo, il fatto che 1' lnstitlltio al n. 9 dice: " lectiones
verbi Dei, qua e elementum maximi momenti liwrgiae praebent ... " insinue-
rebbe la recondita ereticalc tcndenza di anteporre nella Messa, e contraria-
mente alla Costituzione Sacrosanctum Concilium, l'importanza della lettura
della Bibbia a quella della Presenza Reale. Naturalmente, Baget Bozzo, ip-
notizzato dall'idea di scoprire lo spettro del protestantesimo dietro tutte le
definizioni che vede abbondantemente sparse, come altrettante trappole,
attraverso tutta 1' lnstitutio, nonch ipnotizzato dall'idea di mettere l'Ordo
1l1issae, in contraddizione con il Concilio, non si e accorto che l'espres-
sione: ... lectiones verbi Dei, quae elementum maximi momenti liturgiae
praebent (Institutio n. 9), proviene dalla Costituzione Sacrosanctum Con-
cilium. Questa, al n. 29, dice: Maximum est momentttm sacrac Scripturae
in Liturgia celebrando. E in questa frase, che fa parte di un contesto dove
non si fa nessun paragone con l'importanza rispettiva della Prcsenza Reale
nella Mcssa, non c'e da sospettare, evidentemente, nessun senso eterodos-
so. 11 che vale perfettamentc anche dclla frase del n. 9 dell' lnstitlltio. Baget
Bozzo, in vece non la pcnsa cosl, perch il maximi del n. 9 dell' lnstitutio,
gli ricorda il maxime ( praesens adest) sub speciebus eucharisticis, del n. 7
della Costituzionc. Si ammircra il finissimo fiuto filologico e critico di Baget
Bozzo. Non c'e che dire: il senso dell'ortodossia e dclla sana remrc.Jatio nella
Chicsa fa miracoli.
Basta, basta. Chiedo scusa al lcttorc. Volevo solo mostrare con csempi
concrcti illivcllo tcologico dell'articolo di Renovatio. Giudichi illcttore
stcsso.
Lo stcsso lettore giudichi anche dcllc altre cose amene - oltrc a quellc
sulle eresic contcnute nclla dcfinizionc della Messa - che si possono leg-
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11 nuovo Ordo Missae e l'ortodossia [137] 457
gerc ncll'opuscolo che ha avuro la fortuna di trovare il picno appoggio dei
cardinali Ottaviani e Bacci.
Pcr illibcllo (p. 9) la lode di Dio ncl nuovo Ordo e SComparsa dall'of-
fcrtorio. l'cr l'opuscolo, cosl, le nuovc formule dell'offcrtorio: Benedictus es
Domine Deus universi ... - vedi Ordo p. 84 nn. 19 e 21 - non includono la
lodc di Dio. La berakah biblica, pcr.l'opuscolo, non e lode di Dio.
La mcdcsima lode, pcr illibcllo, e <<scomparsa anche lbl Prcfazio che,
ncl ciclo domcnicalc non sara piu qucllo dclla Santissima Trinita, riservato
ora alla sola festa e che quindi sara pronunziato una sola volta l'anno (p.
9). Cosl, pcr 1' opuscolo, la lodc di Dio si trova, tra tutti i prcfazi, solo in
qucllo della Santissima Trinita.
Secondo l'opuscolo:
Ncl Nov11s Ordo si snatura l'offcrta in una spccic di scambio di doni tra
l'uomo e Dio; l'uomo port.< il panc e Dio lo cambia in "p.me di vit.<"; l'uomo
porta il vino e Dio lo cambia in "bcvanda spirituale" ... Supcrtluo notare l'as-
soluta indcterminatezza dclle due formule "panis vit.<e" e "potus spiritualis",
che possono significare qualunquc cosa (p. 10).
Si alludc ai rncdesimi tcsti del nuovo offcrtorio. L'autorc, che ia dcll'iro-
nia sulla tcologia che includono e se nc scandalizza, ignora, manco a dirlo, il
passo del Concilio Vaticano Il (Gaudium et spes n. 38 fine):
Un pcgno di questa speranza (dclla libcrazione dclla creatura e dell'uomo
da! pcccato pcr divcnt.tre una oblazione accetta a Dio) e un viatico per il
carnmino il Signorc lo ha lasciato ai suoi in qucl Sacramento della fede ncl
quale gli elemcnti naturali coltivati dall'uomo vcngono tramutati ncl Corpo
e nel Sangue glorioso di Lui, in un banchctto di comunionc fraterna che e
pregustazione del convito del ciclo.
L'autorc dcll'opuscolo non ha il minimo sospctto che tale idea (il concct-
to del divimtrn commercium applicato all'cucaristia) e csprcssa abbondantc-
mentc nclle liturgic antichc e rnodernc, e esscnzialc nel canonc romano tra-
dizionalc, ed e inclusa nella formula: <<Offcrimus tibi ... de tuis donis ac datis,
alla qualc pare che il nostro tcologo non abbia mai riflcttuto. In quanto alle
parole <<panis vitae, <<potus spiriru.llis l'autorc, non si e accorto che sono
sostanzialmcnte, tra gli altri, del canone romano: ... ujferimus tibi ... panem
vitae aeternae et calicem salutis perpetuae. Vcdi anche Gv 4,48.55.
E vcro che l'espressione presa pcr s sola, e indeterminata. Ma l'autorc non
ha riflettuto perch, aquesto punto dclla Mcssa, l'Ordo l'abbia prefcrita: per
non anticipare indcbitamentc ['idea che dcvc csscre esprcssa ncl canone sres-
so, come lo e cffettivamcntc in tutti i canoni dcll'Ordo, all'cpiclesi prima della
consacrazione: ... ut corpus et sanguis fiant Domini nos tri ]e su Christi.
Per l'autorc dcll'opuscolo (p. 20), ncl nuovo Ordo in un sol caso,
dclla Missa sine populo, ci si dcgna di ammettcrc che la Messa e "actio Chnsn
ct Ecclcsiac" (n. 4). L'autorc non ha letto il n. 1 dcli'lnstitutio in cui sin dal
principio si dice che ogni Messa e azionc di Cristo e dclla Chiesa: <<Celebra-
tia ut ttctio Christi et populi Dei biaarchice ordinati ... . Inolrrc, ha
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inreso esauamente a rovescio il senso del n. 4, in cu, evidentemente, si vuol
Jire che anche una Messa senza popolo e sempre actio Christi et Ecclesiae,
come ogni altra messa.
Anche qui: non conrinuiamo; non ne vale proprio la pena. L'autore chia-
ma <<grottcschc le nuovc modalita dell'offenorio neii'Ordo Missae. Giudichi
il lcttore a chi meglio si applichi questo aggettivo.
. . .
Mi si permettcra di non formulare giudizi pcrsonali sui cardinali Ot-
taviani (anni 79) e Bacci (anni 84) che dopo lunga riflessione e preghiera
hanno crcduto di dover farc co che han no fatto. Ogni prudente leuore ha gia
fauo in proposito il suo giudizio. I faui ricordati bastano. Basta aggiungere,
semmai, che il cardinale Bacci e recidivo. Si ricordi la tunica stracciata di
Tito Casi ni. I faui sono tristi e di essi chi ama la Chiesa non ha da rallcgrarsi.
Tuttavia, niente scoraggiamento, per carita. E una piccola, piccolissima, bur-
rasca di mezza stagionc in questa magnifica primavera che- personalmente
ne sono convinto, nonostante tuttc le nubi momcntanee- sta diffondendosi
nella Chicsa. Anche in questo piccolo episodio Dio purifica la sua Chiesa che
di purificazione ha bisogno, come dimostra la possibilita. che i suaccennati
fatti abbiano potuto ancora prodursi.
A noi basta ricevere il soffio primaverile, che spira da! nuovo Ordo
Missae, con animo dilatato, cum gaudio Spiritus Sancti. La Chiesa, ai figli che
chiedono pane non ha dato uno scorpione, questo e ceno. Ha dato, invecc,
un cibo e una bevanda fortissimi. Con questi il popolo di Dio potra sempre
ristorare le sue forze ncl deserto usque ad mentem Dei Horeb.
Milano, 9 novembre 1969
11 nuovo Ordo Missae e 1' ortodossia [139] 459

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